Futuro
Ho
fatto un giro attorno alla statua. Ma forse era la statua che girava attorno
a me. Anzi, è stato uno scatto. Io m'ero appisolato
nella tua presenza. Sentivamo l'acqua zampillare, poi devo essermi assopito.
Hai fatto in tempo a tirare fuori i fiori dal vaso; i fiori
che sporgendo dal vaso erano colori. Hai fatto bene; l'odore delle radici putrefatte,
dell'acqua batteriologica e dei topi morti sarebbe presto giunto alle mie narici.
E Dio, non ne avrei mai capito la provenienza.
Ho annusato le tue corolle per mesi, mi son sfiorato il volto
con i tuoi petali, ho carezzato le tue morbide profumate foglie. Poi ti ho messa
in un vaso accanto alla porta, certo di passarvi ogni giorno. E sempre, ad ogni
passaggio, ti ho lasciato sedurmi. Mi hai sedotto con il tuo sorriso floreale,
con il tuo oscillare festoso all'azione dei ventilatori.
Ricordo quella volta che catturasti un grosso ragno e ricordo
come me lo offristi. Chiudesti i petali, di scatto, soffocandolo. Riaprendoti,
il sangue era solo un bacio, per me.
Sono stato via da allora. Un viaggio di vita, perché
ristare m'uccideva. Sono uscito di sera; dormivi e non ti ho svegliata. Sì,
ho scritto e tu hai riscritto. Poi hai scritto tu, e io ho riscritto.
Mi avevi sempre parlato della tua vita, anzi forse mi hai
sempre e solo parlato della tua vita. Quel dolce suono, l'ho ancora nelle orecchie.
Il ricordo della tua adolescenza come fosse mia, dei tuoi mille amanti, dei
tuoi infiniti vortici attorno al centro di te stessa. Io ero una decorazione
della cornice, e ti guardavo da lontano, e potevo sporgermi a baciarti, se lo
volevo, se lo volevi. E tu lo volevi sempre, come me.
Poi, un giorno, hai inizato a parlare di me. Dapprima con
discorsi ornati di forse e probabilità, poi introducendo un sinistro
tempo presente, poi in ultimo iniziasti a proteggere i sogni in cassaforte per
terrore del futuro.
E il futuro è arrivato. Era un biglietto, sotto la
porta di casa. Poggio le valigie e leggo.
E' tutto un inganno. Tu non sei mai esistito.