le forme tra di noi diventano animali
Ma davvero a me piaceva parlare del tempo.
No, non solo sub specie philosophiae per vaticinarne un'imminente scomparsa,
o per riflettere sulla tintura di finito che in noi non basta a calafatare certe
falle d'interminato.
No, il tempo mi piaceva nella sua facies esteriore: che vi fosse il sole
al posto delle nuvole, che piovesse invece che fioccare, che tu fossi il raggio
che mi avrebbe trafitto piuttosto che l'imprevisto dipanarsi del gomitolo del
caso.
Era il riflesso cromatico, che trasportava e non diceva, che suggeriva senza
distinzione. Alimentava il fuoco della vita estinguendo i concreti paralleli,
lavorando con mani d'artista alla forma dei miei eventi.
S'era luminoso la pelle apriva i recettori. S'era scuro la malinconia invadeva
i pensieri, ricostruendo mondi giusto con il movimento ottuso delle palpebre.
Comunque prevedevo il tempo, e, impegnato nel giro infinito, sentivo il sole
immobile. Non v'era vita lì, non ve n'era del genere domandante, ché
vita sarebbe equivalso a domande, e se domandi giri girando, senza catini di
sostegno.
Piuttosto, del sole vedevo le spiagge lontane, ch'erano qui, e l'instabilità
della risacca che mangia se stessa, e vedevo il movimento dei tuoi occhi, lontani
eppure ad un palmo dai miei, la tua pelle a tiro di polpastrelli, la tua voce
che scaldava esaurendosi sempre un po'. La stanchezza era propria del tempo.
Non ero io, occhio fisso. E neppure il sole, stella uguale.
Era il tempo in mezzo, e le forme tra noi, che diventavano ora animali, ora
simboli, e fluttuavano come melodie di flauto fra sterpaglie arse.
Non erano neppure le nuvole.
Anche attraverso esse catturavo la luce, perché non mi muovevo, il sole
neppure, sì come facevano i nostri corpi, ansanti. E le nuvole, beh,
tenere commedianti, velo di Maya, palpebre inquiete - semplicemente ci lasciavano
respirare quella dilatazione nel cui intervalli cadeva il nostro amore.
Sotto l'albero delle ciliegie davamo nomi alle nuvole.
Tra una pausa e l'altra il sole ci accevava, interrompendo l'intermittenza delle
pulsazioni.
Ed eravamo una cosa sola.