fenomenologia della malinconia
La profonda gentilezza della malinconia, tiene su un palmo di mano, fa piovere denti di leone sul ritratto monocromo di ogni cosa.
Un sospetto disperante sfiora le forme, riempie di sabbia lo sguardo, che prende la sembianza privativa della possibilità.
Malinconia è sapere di sapere. Malinconia è non sapere. Malinconia
è sapere che è lo stesso.
E' uguale ovunque tu vada: hai tutta la tua vita alle spalle, come sempre, ma
oggi questo pensiero è un pensiero che annichilisce.
Quando il tempo sembra questa misera strada a una corsia e a senso unico, senza bivii o tornanti che preparino il nuovo o incontri che aprano al sole nel solitario scivolar via della monade; allora la malinconia pianta il suo vessillo sulla terra che s'inaridisce e pone archetipi terrori alla soglia del cuore.
Affezione dell'immobilità: in un mondo che ha i confini del corpo, in
un mondo privato del valore del movimento le paure dipanano ogni minuto la rappresentazione
allegorica della morte, dell'insensatezza e dell'abbandono d'ogni cosa.
Il minimo spostamento della mano, o il passar dalla camera da letto alla cucina
è un viaggio d'Ulisse deprivato del ritorno e del suo patimento.
L'aria fa attrito, e, in balìa del corpo stupido che ha eseguito la sua
mossa inutile, rimaniamo a guardare la decomposizione del ricordo.
Le espressioni dei volti altrui è come se si svuotassero di definizione e dettaglio, e raggiungessero gli animali in un silenzioso dolore inesprimibile, o ondeggiassero sulla superficie dei campi schiacciati dalla volontà di un vento tiranno.
Cerca allora nella mente buia le rappresentazioni d'infantile tenerezza, di gioia umile andata fra i vapori d'una cameretta e d'una culla; ma le api hanno messo i pungiglioni, i gatti unghie, i cani denti.
L'amore che sapevi sottratto agli eventi e agli accidenti è diventato
un commercio di corpi e interessi.
E tu ricordi una purezza andata, un giardino estinto di colori incondizionati,
la voce e le mani di tua madre e quell'amore che hai dovuto cercare altrove
e hai trovato solo finché hai patito la vita, e da solo.
Hai cercato la Bellezza, o la Bontà, o la Verità che sostituissero
quell'Eden microscopico, e ne hai trovato brandelli dispersi e frammisti alla
ruvidezza dell'Alterità.
Quel desiderio di purezza ha così reso te Altro.
Hai apparecchiato la mente e sei stato a guardare i lividi toni di un Universo
declinante e il silenzio sproporzionato del tuo corpo che invecchia.