Le cose come sono in sé
Le
cose come sono in sé.
Ne ho vista qualcuna; leggera e sfumata dava l'impressione
della forma dietro coltri di polvere luccicante.
Facevi per prenderla, tendevi le mani con aerea voluttà
ed -ecco- spire t'aggredivano, trascinandoti via e lasciandoti paura nella respirazione.
Un sogno, ovviamente. Come tutti i sogni non sfugge mai all'attenzione
di quei doganieri svizzeri che sono i risvegli.
In una vita - capita un paio di volte incontrare nei sogni
gente meravigliosa, te ne innamori, e, quando senti che la luce ti richiama
con marziale necessità alla sua pesantezza determinata, provi a stringerla,
a nasconderla dentro i vestiti, incatenarla al tuo amore.
Ma ecco, tutto ciò che puoi fare è serbarla
nel cuore e poi devolverla all'oblio della vita.
Ma
qualcosa rimane. Qualcosa ch'è della stessa sostanza del sogno ma che
si traduce in esperienza di coscienza.
La sua ombra noi riusciamo a trasportarla.
Sarebbe facile liquidare la problematicità che pensare
implica facendo ricorso alle antinomie.
Da un lato l'ombra, dall'altro la luce; da uno il bene dall'altro
il male, o, come nei questionari che oggi ci definiscono in qualunque forma
di schedario, da un lato il sì e dall'altro il no.
Se esistiamo davvero, esistiamo fra le fiamme dell'inferno
e i cirri del paradiso, troppo alti per le prime e troppo bassi per le seconde.
La coscienza è contrasto perpetuo, progressione uniforme di variazioni;
è chiaroscuro, agrodolce.
Così è tutto quanto ospitiamo in mente e cuore.
Ogni volta che de-finiamo de-cidiamo, operiamo
con un bisturi sulla realtà, recidiamo l'infinita gamma delle possibilità
in un punto reale ma irrealmente sezionabile e sezionato. Irreale perché
la formellina angusta ch'è presente nella nostra mente, proiettandosi
sul mondo e operando con le scelte, si rende più grande e più
potente della totalità del mondo, più influente della totalità
stessa delle scelte possibili.
Da un lato la nostra scelta diverrà vita, ovvero realtà;
si conformerà ad una decisione che, una volta de-cisa si cristallizzerà
nella bruta evidenza di avere prodotto degli effetti reali, dall'altro renderà
il mondo che percorriamo un luogo necessariamente angusto.
E' come se la vita fosse una reggia scintillante di ricchezze
e tesori, e noi, scegliendo, non facessimo altro che buttare via roba, piuttosto
che accumularla.
E scegliere, ovviamente si deve, in qualche modo, giacché
soggiaciamo al tempo e siamo scagliati in un direzione che, a ben guardare,
è la nostra stessa vita, e la nostra stessa morte.
Ma non dovremmo mai dimenticare che scegliere altro non è
che perseguire il nostro bene, se non assoluto almeno relativo, e solo a questo
costo noi preferiamo l'utile al bello, preferiamo ciò che da frutti a
ciò che raffigura tutti i frutti possibili e ci lascia vivere nella pienezza
dell'ancora insondato, nella speranza del reperimento meraviglioso.
Quando scegliamo, nutriamo sempre poi l'illusione di potere
sempre scegliere. Diciamo: beh, per ora ho deciso così, poi si vedrà.
Ci risulta sempre indispensabile sapere di poter cambiare idea o muoverci altrimenti.
E invece la realtà che abbiamo trovato prima di decidere non è
minimamente la stessa di quella che ci si staglia attualmente davanti agli occhi.
Forse lo abbiamo dimenticato, ma la realtà adesso si
è tutta conformata alla nostra scelta, e ha escluso le possibilità
che ora vorremmo tardivamente ripescare.
Vivere è come camminare su una superficie di ghiaccio
sottile. Ogni scelta è determinante.
E tu sei una creatura magnifica.
La tua lettera mi ha sorpreso e deliziato perché non
credo di aver trascurato quelle due o tre cose importanti di te ch'è
essenziale conoscere; piuttosto non credo di averne afferrata nessuna, come
di te così di me, di non aver deciso nulla che abbia l'evidenza dell'acquisizione
e la fondatezza dell'analisi cartesiana.
Semplicemente, non credo in queste cose e non credo alle parole.
Se
potessimo mai prenderne una, metterla sotto il microscopio della nostra più
acuminata intelligenza, spaccarla in 4 come un capello nessuna linfa ne uscirebbe,
nessun senso che non fosse la vita a stessa a portare al posto suo.
Ovviamente non sei solo quanto dici come io non sono solo
quanto immagini.
Non esiste nulla che sia solo istinto come non esiste niente
che sia solo ricerca o amore di conoscenza.
Rassegnamoci dunque a doverci sempre definire, e per gioco,
mai sul serio, perché quel gioco è la cosa più seria di
cui siamo capaci.
Perché creare castelli di sabbia è la nostra
più autentica professione di esseri umani; li progettiamo, li costruiamo,
li abitiamo e li demoliamo quando diventano troppo piccoli o troppo grandi.
Il nostro tempo è questo gioco inesauribile, e il nostro
amore è sostanzialmente diverso dalla vita che, alla fine, concorriamo
a costruire.
E
non lo afferriamo mai, ma gli costruiamo attorno ogni giorno centinaia di vite
impossibili.