Stralci dalla conferenza eccezionale studi terrestri

   Da un lato sta tutto l'insieme delle comunicazioni.
   E quindi i tubi di scarico, le strade, le autostrade, i condotti fognari, le vene e le arterie, le frequenze radiofoniche, i campi magnetici, i fiumi, le linee telefoniche, le traiettorie delle palline da tennis e di quelle da ping pong, i personal computer, la posta pneumatica, il linguaggio verbale, le pallottole, e anche quel guardarsi languido che hanno certi umani quando vorrebbero comunicare sospendendo la comunicazione, i pochi messaggi nelle poche bottiglie che vanno a zonzo nella solitudine ocenanica (a propostito, inutile che vi ci precipitiate se ne vedete una: son quasi tutte vuote di biglietto e d'intenzione: sono poveri cristi abbandonati ai flutti per caso e mai per amore) etc.

   C'è appunto tutto questo materiale impiegato secondariamente, materiale ferroso, plastico o transitorio, che sembra star lì, o sembra essere espresso per colmare rapidamente inquietudini o manchevolezze passeggere che guastano il buon sonno e la meditazione; insomma quello che da noi s'inquadrerebbe come difetto di progettazione o fabbricazione o esito.
   E invece c'è questa cosa che ho scoperto, facendo gran fatica ad allargare la mente quel tanto che basta per poterlo davvero credere: questi medium, queste transizioni, queste abominevoli infrazioni estetiche da loro sono permanenti.

   E' roba che rimane lì, sta lì, e se viene rimossa è solo per essere sostituita da modelli più efficienti.
   Giustamente vi sorprendete.
   Da noi ciò che si muove, ciò che presuppone sdoppiamento o scissione - e si voglia tenere presente quanto rare siano sul nostro pianeta persino le conferenze, in specie le conferenze allargate come questa - ciò che è privato di consistenza, di essere (per usare un loro termine) è un evidentissimo segno di malfunzionamento, segno indiscutibile che la nostra salute, la nostra intelligenza (che incredibilimente gli umani considerano due cose ben separate e coltivano separatamente, spesso l'una a discapito dell'altra) hanno subito un influsso nocivo o si son sfibrate per contaminazione o con uno scopo pulviscolare, o un senso liquido e devono così essere rapidamente ricostituite presso i nostri ospedali pubblici.
   Chi fra voi ricorda la Terra ducento anni fa? Chi ricorda le montagne, le pianure, i paesi?
   Quella larghezza, ampiezza, quella vicinanza alla terra che spesso non ci faceva distinguere le coltivazioni dai loro coltivatori.
   Guardate ora queste diapositive. Guardate i pali. Guardate i fili.
   Non c'è un solo atomo su questo pianeta che sia capace di ricordare della vita di ogni altro.
   Gli umani pensano di vivere indipendentemente, e si conformano a tale pensiero. Vivono indipendentemente. Non saprei spiegarlo meglio. Ma in qualche modo ce la fanno.
   Il prezzo è questo. Guardate ancora.
   Gli umani comunicano.

   Il fruscìo dei loro cavi è quanto chiamano cultura.

 

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