1985: EVOLUZIONE E CRONACA DI UN INVERNO SPECIALE

La situazione in Italia, con riferimenti dettagliati a Prato e in Toscana

                  di Francesco Albonetti

1-20 DICEMBRE 1984. Il mese è andato avanti sonnacchioso e mite, un’appendice autunnale con temperature piuttosto elevate per il periodo (Firenze 17,4° il giorno 16, Torino17,6° l’11). Per buona parte del mese dominava l’anticiclone delle Azzorre, fondendosi spesso con quello africano. La situazione si dava una mossa intorno al 19-20: una perturbazione atlantica riusciva a sfondare, fermandosi sull’Italia come fronte occluso e depressione annessa. Questa figura si allungava, perché strozzata ai fianchi sia dall’anticiclone atlantico, che nel frattempo richiudeva la strada a ovest, sia dall’Orso russo-siberiano,

che cominciava a protendersi verso est. Conseguenza: il tempo peggiorò e, dopo un paio di giorni miti e piovosi, con lo spostamento verso ovest di tutto il sistema (alta pressione atlantica compresa), si passava sotto correnti fredde moderate, di marca polare marittima.

 

 

 

   

     La fontana del Bacchino (Prato) l’8 gennaio 1985

 


 

 

21-27 DICEMBRE. Mentre la depressione si spostava verso sud-est, ma senza colmarsi mai del tutto, i due anticicloni si chiudevano e si fondevano, consentendo un notevole raffreddamento, più sensibile sul centro-nord. Il 26 dicembre si registravano minime di – 6,4° a Firenze e – 10° a Bolzano. Nel frattempo però, una nuova separazione dei due anticicloni, consentiva a un fronte atlantico nord-occidentale di trovare un pertugio, disponendosi più o meno nella stessa posizione della perturbazione precedente (quella del 19-20). Il nuovo fronte provocava nevicate non particolarmente intense al nord e sulla Toscana: a Prato i 3-5 cm posati la mattina del 27 vennero sciolti dalla pioggia nel corso della giornata. Più significativa la precipitazione a Pistoia.

28-31 DICEMBRE. Quella perturbazione che sembrava così moderata e destinata ad essere stritolata dai potenti anticicloni dinamico atlantico e termico russo, fu invece determinante per il tempo futuro. Il 28 si formava una depressione con minimo sulla Sardegna. Fra il 29 e il 31 la depressione diventava enorme, una figura mai vista prima e più vista dopo l’85. Un’immensa figura rotoria, il cui minimo oscillava fra l’estremo sud e la Libia, che comprendeva tutta l’Europa mediterranea e quella balcanica e quasi l’intera Africa settentrionale. Frattanto, tutto il nord-Europa passava sotto regime anticiclonico. Le conseguenze di questa singolare figura furono: piogge torrenziali (con parecchi danni) all’estremo sud, interessato dalle correnti sciroccali che pescavano dal Sahara. A Catania il 29 cadevano 81 mm di pioggia. Venti tesi di bora e tramontana al centro-nord, con episodi nevosi ancora modesti, soprattutto nelle zone più interne del centro. Il vento a Prato spirava così forte per tre giorni che, fra il giorno e la notte, l’escursione termica si limitava a 1-2°. Durante questi giorni la pressione al suolo si manteneva alta: 1020 millibar circa, ma con forte gradiente isobarico (ecco spiegati i forti venti). Solo a sud di Roma i valori di pressione scendevano sotto i 1013.

 

Inconsueti giochi di ghiaccio in via Tacca (Prato)


La nevicata dell’8 gennaio ‘85 in via della Fonderia (Prato)

 

1-12 GENNAIO 1985. Ecco la fase storica. Fra il 31 dicembre e il primo gennaio 1985 la pressione subiva un brusco calo su larghissima scala. Nell’arco di 48 ore a Prato si passava dai 1022 ai 1000 hectopascal. Cosa era successo? Un’anomala risalita verso nord dell’anticiclone atlantico, aveva consentito a un fronte freddo con depressione annessa di scendere verso sud dalla penisola Scandinava, con rapidità inaudita. Questa figura il primo gennaio si fondeva con la mega-depressione afro-mediterranea, innescando una sorta di immensa "bomba" meteorologica. In pratica, rispetto a una settimana prima la situazione quasi si capovolgeva e tutta l’Europa era in depressione. L’aria fredda, con fronti annessi, cominciava a venire giù sia dalla porta della bora che dalla valle del Rodano. Paradossalmente, in un primo momento ci fu un certo miglioramento: fino al 4 gennaio solo il mar Tirreno, la Corsica, la Sardegna, le coste toscane e laziali fino alla Campania, venivano investite da moderati peggioramenti, con rovesci nevosi anche a quote basse (isola d’Elba). Altrove sembrava un tempo invernale anticiclonico: cielo limpido con forte irraggiamento (minime di – 10° in molte località del nord, fra – 5° e – 8° al centro).

Ma la sera del 4 un fronte freddo riusciva a invorticarsi con rimonta di correnti da sud-ovest in quota. La prima grande nevicata ricopriva tutta la Toscana, l’Umbria e il nord-est. La perturbazione portava una storica nevicata a Roma (25 cm) il giorno della Befana e fra il 5 e il 6 tutta l’Italia da Roma in su era bianca, comprese le zone costiere lungo il Tirreno e lungo l’Adriatico. Neve anche in Sardegna, fino a Cagliari. Non era finita. Mentre il Burian, in diretta dalle steppe siberiane, soffiava gelido e impetuoso, il flusso atlantico che nel frattempo scorreva in modo anomalo all’altezza del Marocco, inviava un emissario caldo verso il nostro Mediterraneo. Nacque la perturbazione che fra l’8 e il 9 s’invorticava sull’Italia, provocando una delle tre più forti nevicate del secolo su molte regioni: dai 30 cm al mezzo metro di neve a Firenze come in Ancona, a Perugia come a Bologna. Adriatico bianco fino a Bari, Tirreno solo fino a Roma, con spruzzatine più a sud, dove le temperature però risalirono un po’, a causa dei venti di scirocco che spiravano sulla parte orientale della depressione.

Seguivano giorni di gelo intensissimo, anche se la pressione – questa volta per cause evidentemente termiche – risaliva. Fra l’11 e il 12 gennaio – con cielo sereno, calma di vento e suolo innevato - si registravano record del freddo di portata storica.


 

Tormenta di neve alla fermata dell’autobus l’8 gennaio ‘85 (via Bologna, Prato)

13- 17 GENNAIO. Il 13 e 14 arrivava l’ennesima perturbazione, questa volta dalla Francia, annunciata con grande enfasi e allarmismo. In realtà, in Toscana l’apporto nevoso aumentava solo di poco (qualche centimetro), segnando la fine del grande gelo. Il fronte formava una nuova depressione, ma a differenza delle volte precedenti si disponeva lungo fino all’Africa, con un minimo sulla Sardegna e un altro addirittura nel deserto tunisino, favorendo il richiamo dello scirocco sulla penisola. Per la Toscana era la fine del sogno. Dal 14 in poi pioveva ininterrottamente per una decina di giorni, con graduale risalita delle temperature. La neve, salvo qualche fenomeno occasionale misto a pioggia, lasciava la pianura per tornare a casa sua: in montagna.. Al nord, invece, iniziava la festa. In questi giorni Milano, Torino, Bologna, Trento e, in un primo momento anche Genova e Venezia, venivano letteralmente sepolte, fino a un metro di neve. Il 23 gennaio l’Atlantico dominava la scena. A Firenze Peretola si toccavano i 19°, dopo lo storico – 23° del 12 gennaio.

 

I RECORD DI QUEI GIORNI

Firenze Peretola - 23°

Brescia Ghedi - 19,4°

Rimini Miramare - 17.2°

Bologna B. Panigale - 16,4°

Perugia - 15,8°

Bolzano - 15,7°

Milano Linate - 14,4°

Udine Rivolto - 14,6°

Venezia Tessera - 12°

Pescara - 11,6°

Roma Urbe - 9,8°

Trieste - 7,5°

Genova Sestri - 6,8°

 

A Prato minima – 12,8° l’11 gennaio. Sotto i – 10° anche il 10 e 12 gennaio, sotto i – 8° il 7 e 8 gennaio. Dal 5 all’11 gennaio, massime sempre sotto lo zero, con una massima più bassa di – 3.2° durante la tormenta dell’8 gennaio. A Firenze l’Arno ghiacciato e con la neve sopra attirò decine di pattinatori e curiosi: non accadeva dalla metà del 1700. La prima decade di gennaio si chiuse a Prato con una media di – 1,9° (media normale 5,8°). Se il mese fosse cominciato con la terza decade di dicembre, sarebbe stato il più freddo del secolo. Purtroppo l’ultima decade di gennaio ha sciupato tutto e il mitico gennaio ’85 è stato superato nel secolo scorso almeno da altri tre mesi.


 

 

                          L’Arno ghiacciato a Firenze nel gennaio 1985 (foto Pineider)


 

L’escalation del freddo all’aeroporto di Firenze Peretola