Una stranissima sensazione si
impadronisce di noi quando dall’aereo contempliamo le acque azzurre del
Bosforo, il canale tra due mari che divide Istanbul. E’ qui che finisce
l’Europa, è qui che comincia l’Asia... Posta a cavallo di due
continenti, Istanbul sa di essere stata la Bisanzio dei Greci, la
Costantinopoli dei Romani e la capitale dell’impero Ottomano. Più di un
millennio fa, i Cinesi la chiamavano già la “Città delle città”.
Frenetica e rumorosa Istanbul
è oggi un fantastico labirinto di vicoli, interrotto
da grandi viali caotici. Venditori di pannocchie arrosto e kebab,
banchetti di pelletteria e tessuti si affollano in un disordine
elettrizzante del quartiere più turistico, famoso e ricco di storia della
città: Sultanahmet. Qui, in poco più di 2 km2 di terra, trovano posto la
Moschea Blu, la Chiesa di Aya Sofya, il Palazzo Topkapi e il Bazar.
Partiamo dal Palazzo Topkapi,
il palazzo dei sultani costruito sul luogo dell’acropoli bizantina:
immenso, sfarzoso, con splendidi giardini. Una visione indimenticabile è
l’Harem (a pagamento), come pure la sala dove sono custodite le reliquie
di Maometto (il mantello, due spade e una lettera). Sapientemente
restaurato, l’enorme harem risulta sacrificato dal modo in cui si è
costretti a visitarlo: davanti una guida, dietro un’altra conducono il
gregge in una visita “lampo” in una lingua vagamente somigliante
all’inglese. Da non perdere è anche la visita al Tesoro. Le vetrine più
sfarzose dei gioiellieri di
Parigi non sono nulla in confronto a quelle che espongono soltanto una
parte delle ricchezze accumulate dai sultani. Dalle terrazze si gode una
splendida vista sul Corno d’Oro e sul Bosforo.
Davvero interessante è la
Chiesa di Santa Sofia (Aya Sofya). E’ il simbolo del trionfo
dell’impero bizantino: fu per più di un millennio il più grande
monumento religioso del mondo cristiano (S. Pietro venne iniziata soltanto
nel XV secolo). Niente sembrava essere all’altezza della chiesa della
Divina Saggezza (Aya Sofia in turco), divenuta poi, per assonanza, Santa
Sofia (in realtà la chiesa non fu mai consacrata ad alcun santo).
Impossibile, uscendo da Santa
Sofia, non andare alla Moschea Blu che, con i suoi sei minareti, è
considerata a ragione la moschea più elegante di Istanbul.
La Moschea Blu è qualcosa di favoloso: i tappeti che la
ricoprono completamente la rendono più calda e accogliente rispetto alle
chiese cattoliche pavimentate di marmo e granito, favorendo il
raccoglimento dei fedeli. Le migliaia di piastrelle di colore blu che le
sono valsi il soprannome di Moschea Blu, ricoprono tutti i muri e dal
soffitto pende un lampadario maestoso.
Se avete ancora del tempo a
vostra disposizione vi consigliamo di fare una gita sul Bosforo: negoziate
l’affitto di una imbarcazione e se siete un gruppo discretamente
numeroso, otterrete una barca tutta per voi. Fate anche un breve giro del
Bazar che non dista molto dal centro. Non potete perdervelo ma non pensate
di fare “affari d’oro”.
Per raggiungere la Cappadocia
si passa solitamente da Ankara, la capitale. Il treno notturno, malgrado
le nostre aspettative, parte da Istanbul e arriva ad Ankara con una
precisione svizzera, nonostante nove ore e mezza di viaggio attraverso un
paesaggio desertico di arbusti, colline lontane, cattedrali di roccia
verticali e assurde industrie isolate dal mondo. Qui visitiamo il museo
delle civiltà anatoliche, una moderna esposizione di reperti collezionati
da tutti gli scavi dell’Asia minore e poi via di nuovo in viaggio verso
la Cappadocia.
Questa regione offre al
visitatore uno degli spettacoli più strani del mondo. Si procede lungo
una dorsale ed ecco all’improvviso comparire davanti a noi una vallata,
disseminata di sorprendenti sagome appuntite. Lo spettacolo è qualcosa di
fantastico, semplicemente irreale. Da non perdere sono le chiese scavate
nella roccia del monastero di Göreme, il paesaggio lunare di Avanos, la
città sotterranea di Kaymakli, un eccezionale esempio di ingegneria
civile del XII secolo cristiano, le case scavate nella pietra sul cono di
tufo di Üçhisar e, soprattutto i così detti “Camini delle fate”.
Queste splendide ed affascinanti formazioni di origine carsica sono
situate in prossimità del villaggio di pietra di Çavušin. Consigliamo
vivamente di visitare il luogo poco prima del tramonto o all’alba per
godere di tutte le sfumature cromatiche della roccia che vanno
dall’arancio intenso, al rosa pallido, al bianco.
Prima di raggiungere le coste
del Mar Egeo ci fermiamo a Pamukkale, che in turco significa “castello
di cotone”, uno dei luoghi più sorprendenti della Turchia. Dalla
montagna scaturiscono sorgenti di acqua calda che ha eroso la roccia
calcarea per migliaia di anni modellandola in cascate pietrificate dalle
strane forme, terrazze e stalattiti di un biancore abbagliante. Visitiamo
anche l’antico sito termale di Hierapolis, con una notevole necropoli e
un teatro di epoca romana molto ben conservato. Lasciamo la splendida
Pamukkale e ci spostiamo verso la costa del Mar Egeo le cui limpide acque
coroneranno con un meritato relax balneare il nostro viaggio. Ci
sistemiamo a Bodrum, l’antica Alicarnasso, patria dello storico Erodoto
e soprattutto famosa per il suo Mausoleo definito una delle Sette
Meraviglie del mondo antico. Arriviamo
verso il tramonto e la primissima impressione è quella di arrivare
a Capri... La baia è magnifica e le casette bianche conferiscono alla
città un’aria vagamente africana; i negozi alla moda e quelli di
souvenir continuano a moltiplicarsi, lussuosi yacht stazionano pigramente
nel porto.
Da visitare il Castello di
San Pietro, costruito nel XV secolo per i Cavalieri di Rodi, ottima anche
la vista sulla baia. Non lasciatevi tentare dalla visita al Mausoleo,
vicino al centro ma completamente in rovina, è difficile immaginarlo al
massimo del suo splendore.
Risalendo la costa
dell’Egeo incontriamo l’antica Efeso, principale sito archeologico
della Turchia, terza città per grandezza dell’impero romano. Acropoli,
templi, la via di Marmo, ricoperta da grandi lastroni, il teatro
magnificamente conservato e la famosissima biblioteca di Celso
superbamente ricostruita, testimoniano la storia di una delle più
importanti città della Turchia e dell’impero romano. Se avete un po' di
tempo fermatevi ad Aphrodisias ma moderate i vostri entusiasmi: bella città
romana posta in un ambiente dolce e bucolico. La visita si traduce in un
gigantesco puzzle, in quanto gran parte dei resti originali sono stati riuttilizzati
in altre costruzioni. Degno di nota è solo lo stadio che poteva ospitare
fino a 30.000 persone.
L’ultima tappa ci porta ad
Izmir, l’antica Smirne. Secondo porto e terza città del paese Izmir è
un enorme, moderno agglomerato urbano malsano e inquinatissimo. Un ultimo
raki, il classico liquore all’anice allungato con acqua fredda con gli
amici e il mattino presto ci vede all’aeroporto pronti per tornare alla
nostra vita anche se ci rendiamo conto che qualcosa rimarrà per sempre.
Fra un anno, dieci, cinquanta anni, in uno di quei momenti inspiegabili
qualcosa tornerà a galla: un profumo, un colore una sensazione un déja
vu.