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Leone XIII
Grande è la Nostra gioia


Roma, 20 settembre 1891

Grande è la Nostra gioia alla vista di questo terzo pellegrinaggio degli operai cattolici francesi alla tomba dei Santi Apostoli. Il ricordo dei vostri precedenti pellegrinaggi e della vostra devozione, figli carissimi, è ancora ben vivo nella Nostra mente, ed eccovi, più compatti che mai, nuovamente riuniti intorno a Noi. Voi ritornate, in rappresentanza dei numerosi compagni di lavoro, guidati e portati alla Nostra presenza, come le volte scorse, da questo degno e zelante Cardinale così attento ai vostri interessi e assistiti da questi preti e da questi devoti laici che voi riconoscete come i vostri migliori amici, sempre attenti ai vostri bisogni, sempre pronti ad occuparsi di voi.

Questa sollecitudine della Francia cristiana ad inviare, ad intervalli tanto ravvicinati, legioni di pellegrini nella città eterna, perché possano pregare nei suoi santuari e ricevere la benedizione del Vicario di Gesù Cristo, riempie il Nostro animo di consolazione e di speranza. Che può esserci di più consolante del vedere i fedeli figli della primogenita della Chiesa, questi padroni e questi operai, che cercano, in uno slancio religioso di fede e di amore, di rendere saldi, ogni giorno di più, i legami che, da tanti secoli li uniscono alla loro comune madre, la Santa Chiesa Romana! E, d’altra parte, che cosa può esserci di più fecondo e di più promettente per un futuro colmo di felici risultati! Vi si ravvisa, senz’ombra di dubbio, un frutto di quello spirito che soffia, quando vuole, sulle nazioni e sugli individui, e Noi sappiamo che Dio non lascia mai le sue opere incompiute.

È tuttavia un sentimento ben preciso, figli carissimi, lo abbiamo appena appreso, che vi porta ai Nostri piedi. Vi spingeva il desiderio di esprimere a viva voce la vostra filiale riconoscenza per la parola Apostolica che Noi abbiamo recentemente indirizzato al mondo in vostro favore.

Ci tornano sinceramente graditi i vostri ringraziamenti, e Ci rallegriamo di aver potuto contribuire in modo efficace alla valorizzazione della classe operaia con questo atto del Nostro compito di Pastore universale delle anime. I vostri ringraziamenti Ci giungono come primizie, perché siete voi i primi rappresentanti del mondo del lavoro che Noi accogliamo dopo la pubblicazione della Nostra Enciclica, ed è la Francia cattolica ad inviarli, sempre prima in generosità. La Nostra soddisfazione è ancora più grande, dal momento che conosciamo i vostri più profondi sentimenti, dettati da una adesione e da una sincera obbedienza agli insegnamenti della Chiesa e del suo Capo.

Figli cari, voi avete ascoltato questi insegnamenti. Di fronte ai pericoli sociali sempre più minacciosi, Noi abbiamo alzato la voce per mostrare, alla luce del Vangelo e della sana ragione, dove albergava la salvezza e l’unica strada che permetteva di giungervi.

Noi abbiamo proclamato un dato di fatto incontrovertibile: la questione operaia e sociale non potrà mai trovare una vera e pratica soluzione nelle leggi puramente civili, anche le migliori. Si tratta di una soluzione che, per sua natura, è legata ai principi della perfetta giustizia, che postula l’adeguata corrispondenza del salario al lavoro. Nasce dunque da un’esigenza di coscienza e comporta, anzitutto, un atto di responsabilità verso Dio.

La legislazione umana, prendendo in considerazione solo gli aspetti esteriori degli atti umani nei rapporti sociali, non ha la capacità di tenere nel dovuto conto le esigenze della coscienza. Inoltre, questa questione chiama in causa la carità, oltrepassa la giustizia e ricorda la comune dignità della natura umana resa ancora più grande dalla Redenzione del Figlio di Dio. Ne deriva che solamente la religione, con i suoi dogmi rivelati e i suoi precetti divini, possiede il diritto d’imporre alle coscienze la perfetta giustizia e le leggi della carità con tutti i relativi obblighi, ed è la Chiesa il tramite e l’interprete legittimo di questi precetti e di questi dogmi. È dunque in quest’ambito, nell’azione della Chiesa raccordata alle risorse ed agli sforzi dei poteri pubblici e della saggezza umana, che occorre cercare la risposta di ogni problema sociale.

Questi insegnamenti, ed altri che vi fanno riferimento, li abbiamo affidati alla Nostra Lettera Enciclica con quella ricchezza di particolari che meritavano, e abbiamo avuto la consolazione di vedere che il seme della Nostra parola non è caduto in un terreno ingrato, e che, con l’aiuto di Dio, porterà ovunque i suoi frutti.

Alcune persone che dirigono industrie importanti, sia singolarmente, sia nel corso di riunioni e di congressi, hanno già preso in esame le modalità per mettere in pratica quegli insegnamenti e quei consigli che li riguardano. Anche i governi non sono rimasti insensibili alla Nostra Enciclica: nutriamo quindi la speranza che sia per loro un lume che li guida in un affare che, a buon diritto, li preoccupa.

Si passi dunque all’azione in ogni luogo e, senza perdere tempo prezioso in aride discussioni, si realizzi nei fatti ciò che, per quanto concerne i principi, non può dar luogo a controversie. Se tuttavia si ravvisassero punti non ben definiti in ordine all’attuazione, ed è cosa inevitabile in questioni così complesse, occorre lasciare al tempo e all’esperienza il compito di chiarirli.

Quanto a voi, figli carissimi, possa questo pellegrinaggio confermarvi nelle vostre convinzioni religiose. Voi avete diritto a quella libertà che vi è necessaria per adempiere i vostri doveri di cristiani: avete perciò diritto al riposo domenicale. La libertà e il riposo vi sono accordati dai vostri padroni cristiani. Approfittatene per santificare il giorno del Signore e per attirare su di voi e sulle vostre famiglie le benedizioni del cielo.

Nel lavoro mostratevi diligenti e laboriosi, docili e sottomessi, rispettosi ed obbedienti, cristiani e fedeli in ogni cosa. Evitate i rapporti con gli uomini perversi, soprattutto con quelli che, con l’ingannevole nome di socialisti, non hanno altro intento che di sovvertire l’ordine sociale con grande danno della classe operaia. Unitevi invece con quelli che condividono le vostre buone intenzioni. Date vita con questi e con i vostri padroni cristiani, sotto l’alto patrocinio dei Pastori delle vostre diocesi e con il consiglio dei vostri sacerdoti così dediti alla vostra causa, ad associazioni e a circoli dove potrete trovare, come in una seconda famiglia, assieme alla gioia di un sano divertimento, saggi suggerimenti nelle vostre difficoltà, aiuto e forza nelle vostre lotte, coraggio e sostegno nelle vostre malattie e nella vostra vecchiaia.

Padri di famiglia, prendetevi cura dei vostri figli: sforzatevi di offrire loro un’educazione morale e cristiana e, con le vostre sagge economie, procurate loro un avvenire tranquillo e sicuro.

Di ritorno nella vostra bella patria, figli carissimi, dite ai vostri colleghi, ai vostri amici, ai membri delle vostre famiglie che il cuore del Papa, come quello di Gesù Cristo, di cui è Vicario, è sempre con i sofferenti e con i diseredati di questo mondo. Nel frattempo Noi impartiamo agli assenti e a quelli che sono riuniti intorno a Noi in questo luogo, ma soprattutto a voi lavoratori e operai, direttori e imprenditori, sorveglianti e cappellani, preti e laici, organizzatori e membri di questo pellegrinaggio, come pegno del nostro particolare affetto e con tutto il cuore, la Benedizione Apostolica.


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