La poltrona

Uno sviluppo demografico vertiginoso

a cura di Carlo Barretta






L'entroterra del tredicesimo Municipio ha conosciuto nell'ultimo decennio uno sviluppo demografico vertiginoso, accompagnato da un'esplosione edilizia in gran parte spontanea ed in misura molto ridotta, regolamentata.
È stato terreno di conquista per speculatori, imprenditori poco onesti, abusivi di necessità (pochi in vero), usurai e politicanti vari.

Il quadro complessivo, oggi sotto i nostri occhi, è di una edificazione disordinata, raffazzonata e difficilmente riconducibile all'aspetto di un vero nucleo urbano.
Il tessuto viario, stretto e tortuoso, è simile a quello delle trincee durante la grande guerra, piuttosto che alle necessità di una città moderna, ove circolano migliaia di autovetture.
I servizi, logico supporto della vita quotidiana, sono estremamente carenti o fatiscenti. Collegamenti urbani cervellotici, nati sotto la spinta di gruppi di pressione o per interessi di questo o di quel notabile.
Scuole, poche e mal distribuite.
Strutture sanitarie che rassomigliano più a centri di primo intervento dopo un terremoto, che ad un moderno ed efficiente poliambulatorio.
La qualità della vita in un contesto simile, non può che essere particolarmente scadente e rende questa parte del territorio romano simile ad una città dormitorio.
L'aggregazione sociale non riesce a costituirsi ed i rapporti interpersonali sono episodici e sfilacciati.
È una polveriera pronta ad esplodere e l'insediamento di nuove etnie e di nuovi bisogni, potrebbe innescarne la miccia.
A fronte di una tale situazione, l'unica cosa che la pubblica amministrazione riesce a fare, oltre a gestire lo status quo, è di elaborare, in maniera quasi industriale, nuovi strumenti urbanistici mai armonizzati fra di loro.
Per anni abbiamo discusso e lavorato intorno agli artt. 11, strumento composito, costituito da capitali pubblici e privati, con alla base una serie di opere pubbliche fondamentali per la vita cittadina, ben 49, comprendenti nuove strade, scuole, stazioni ferroviarie, passanti viari, luoghi di cultura ed intrattenimento, campi sportivi.
Sembrava che questo territorio, finalmente, potesse fare un salto di qualità. Anni di discussioni, modifiche continue, per poi arrivare all'approvazione. Tutto finito, direte voi, giammai!
Quanto approvato dall'allora Circoscrizione e dal Comune di Roma, giace disatteso presso la Regione Lazio.
I cambiamenti politici avvenuti negli ultimi anni, hanno creato una forte contrapposizione fra le due amministrazioni, mentre i cittadini ne fanno quotidianamente le spese.
È una vera vergogna che non trova giustificazione alcuna.
Nel frattempo, qualche buontempone, prepara nuovi progetti e crede di poter spostare le quote urbanistiche, non assegnate a Tormarancia, per la vibrata protesta dei residenti, su Macchia Palocco.
Il tutto condito con la promessa dei tanto sospirati servizi.
Come se tutto ciò non bastasse, assistiamo alla cementificazione di Stagni di Ostia e al probabile cambiamento della destinazione d'uso dei palazzoni sulla via di Acilia, vero mostro edilizio.
Se tutto ciò dovesse realizzarsi, oltre 30mila abitanti andrebbero a rimpinguare la nostra popolazione, con le catastrofiche conseguenze che si possono immaginare.
Bisogna far sentire forte il rifiuto dei residenti, quelli di Tormarancia hanno dimostrato che certe battaglie possono essere vinte, noi non dobbiamo essere da meno.

La poltrona
Sommario n° 63 - Mag. '02