La favola di Natale
Un Natale… "bollente"!


di Giovanna Gandolfi


Carissimi lettori grandi e piccini, il Natale si avvicina e, come di consueto, anche quest'anno ho da raccontarvi un'altra storia che ha per protagonista il nostro vecchio amico Babbo Natale....

"Che annata strana! Tra qualche giorno sarà la vigilia di Natale e, di neve, neanche l'ombra! E poi, che caldo!!"
Babbo Natale era un po' preoccupato: non si era mai visto un tempo così a Dicembre, meno che mai nel Nord della Finlandia; non solo non nevicava, ma i campi erano ricoperti da un fitto manto di erba verdissima, i meli erano in fiore e l'acqua del ruscello cantava allegramente con voce cristallina e scorreva veloce verso valle, dato che non si era formato lo strato di ghiaccio che di solito, in quel periodo dell'anno, frenava la sua corsa.
Tutti gli animali della tundra boccheggiavano, la lingua a penzoloni, sdraiati pigramente sull'erba; perfino i piccoli elfi di Babbo Natale, addetti alla fabbrica dei giocattoli da donare ai bimbi la notte della Vigilia, lavoravano a fatica e, di tanto in tanto, si fermavano esausti, tergendosi il sudore dalla fronte.
"No, no, così proprio non va, tutta la Natura soffre, il lavoro va a rilento, vorrei tanto sapere cosa sta succedendo!"
Babbo Natale già cominciava a perdere la calma, ma quando un piccolo elfo arrivò correndo trafelato, urlando che il Grande Ghiacciaio d'Argento stava cominciando a sciogliersi, decise che era l'ora di intervenire.
Bisognava risalire alla causa di quella temperatura innaturale, così strana per la stagione invernale… inverno… certo! la Fata Inverno!
Chi meglio di lei poteva sapere cosa stava succedendo?
Dovete sapere che il castello della Fata Inverno si trovava sulla cima più alta della Montagna Ghiacciata, a mille miglia dal villaggio del buon Babbo Natale, ed era praticamente inaccessibile perché era circondato da una miriade di stalattiti e stalagmiti di ghiaccio, che bloccavano il passo a chiunque tentasse di avvicinarsi.
Ma il tempo stringeva, ed il nostro eroe dalla barba bianca capì che non poteva più indugiare: si sarebbe recato personalmente sulla Montagna Ghiacciata: la Fata Inverno era una sua vecchia amica e l'avrebbe certamente accolto con riguardo.

Detto fatto: sellò Saetta, la più veloce delle sue 12 magiche renne, raccomandò agli elfi di continuare con i giocattoli, e partì.
Sebbene Saetta "volasse" (nel vero senso della parola!), il viaggio durò parecchie ore; finalmente, al calar del sole, apparvero le torri del castello, ma... al posto della fredda tramontana, spirava un tiepido venticello primaverile, e poi… dov'erano le alte colonne di ghiaccio che di solito sbarravano la strada ai visitatori?

Il mistero si faceva sempre più fitto, quando Babbo Natale e Saetta si videro correre incontro un piccolo folletto vestito di bianco, che li aveva riconosciuti.

"Ciao piccolo, siamo venuti per… ma che ti è successo?!" - esclamò Babbo Natale, vedendo il faccino triste e sconsolato del minuscolo omino.
"Sciagura, disgrazia, tragedia! La nostra regina, la Fata Inverno, sta molto male, ha la febbre altissima, e fino ad ora non c'è stato nulla, né medico né medicina, in grado di curarla!" - ed il folletto scoppiò in un pianto dirotto.
La febbre alta? Ma certo! Ecco svelato il mistero di quella temperatura così strana! La febbre della Fata Inverno aveva
"surriscaldato" l'intera Natura, stravolgendone le condizioni metereologiche.
Bisognava assolutamente trovare il modo per far sì che la regina del Ghiaccio guarisse al più presto!
Una medicina, un potente antidoto, ecco quello che ci voleva!
Ma chi avrebbe potuto prepararlo? Mah!
Ad un tratto, ebbe un'idea: avrebbe chiesto consiglio all'autorevole Gufo dei Ghiacci, la cui saggezza era rinomata in tutto il Polo Nord; ma lo era anche il suo carattere

burbero e scontroso, tanto che nessuno osava avvicinarglisi, se non in caso di estrema gravità.

Beh, quale caso poteva essere più grave di questo?
La sera stessa Babbo Natale ed il folletto bianco saltarono in sella a Saetta e si diressero verso il bosco dove abitava il saggio Gufo.
Il quale se ne stava, silenzioso e corrucciato, appollaiato sul ramo di un immenso abete.
"Chi va là?" - tuonò minaccioso, sentendo qualcuno avvicinarsi.
"Siamo amici, caro saggio Gufo; sono Babbo Natale accompagnato da un folletto della Fata Inverno, e… abbiamo un problema!"

Al sentire il nome della Fata Inverno, il vecchio bisbetico uccello cambiò tono: "La nostra buona regina? Cosa c'entra con voi? Le è forse successo qualcosa?"
Così Babbo Natale raccontò al Gufo tutta la vicenda e gli chiese un consiglio sul da farsi.
"Povera Fata Inverno, la febbre alta! Beh, adesso che me lo fate notare, in effetti fa un po' caldino! Ascoltate bene: per far sì che la buona Fata guarisca, dovete recarvi sul Picco di Diamante, quella montagna laggiù, vedete. Là troverete un fiore, una meravigliosa stella alpina; raccogliete dai suoi petali tre gocce di rugiada, con le quali bagnerete le labbra della Regina: vedrete che guarirà all'istante! Ma attenzione: tutto questo dovrà avvenire all'alba, perché è allora che si forma la rugiada, e terminare prima che il sole sia alto nel cielo! Su, adesso andate, e domattina partite di buon'ora!"
Babbo Natale ed il folletto bianco erano raggianti: avevano la soluzione del problema!
Quella sera andarono a dormire molto presto ed il mattino seguente partirono che non era ancora giorno, in sella alla buona e paziente renna Saetta.
In men che non si dica, raggiunsero il Picco di Diamante, dove trovarono, ai piedi di un maestoso salice piangente, una stella alpina così candida, ma così candida, che irradiava una magica luce abbagliante.
Con mano tremante di meraviglia, Babbo Natale raccolse su una foglia tre gocce di rugiada lucenti come il cristallo e, facendo molta attenzione a non farne cadere neppure una, salì nuovamente in sella a Saetta, che spiccò il volo verso il Palazzo di Ghiaccio, dove la Fata Inverno giaceva a letto malata.

Con mano tremante di meraviglia, Babbo Natale raccolse su una foglia tre gocce di rugiada lucenti come il cristallo e, facendo molta attenzione a non farne cadere neppure una, salì nuovamente in sella a Saetta, che spiccò il volo verso il Palazzo di Ghiaccio, dove la Fata Inverno giaceva a letto malata.
Presto, bisognava far presto, il sole era quasi alto nel cielo! Saetta volò come mai aveva fatto prima, e riuscì a giungere al capezzale della Regina appena in tempo. Non appena le tre gocce di rugiada bagnarono le sue belle labbra, la Fata Inverno aprì gli occhi e sorrise: la febbre era passata, era guarita! Immediatamente l'aria si fece più fredda, il tiepido venticello si mutò in tramontana, e dolci fiocchi di neve cominciarono a cadere dal cielo e a ricoprire ogni cosa di un silenzioso manto bianco.
Grazie al buon Babbo Natale la Natura era salva!

E anche il Natale, perché… cosa mai sarebbe stato il Natale senza neve? Buon Natale a grandi e piccini!

I RACCONTI DI ZEUS

Sommario n° 58 - dic. '01