Martedì, 21 Novembre 2000
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Firenze, studenti in corteo sotto la pioggia
Laura Montanari

"Allora si parte o no?". Firenze, ore 9,15. 1.500-2.000 studenti in piazza San Marco (secondo le stime della questura, 4.000 secondo gli studenti), pieno centro storico, sotto la pioggia. Una pioggia battente. Sono lì, come avevano annunciato, per manifestare in corteo contro la riforma dei cicli, contro la riforma dell'università, contro la censura ai libri di storia, per un diritto allo studio a cui "siano applicate delle tariffe sociali" (libri meno costose, no al divieto di fare le fotocopie ai libri etc.).
Il tam tam studentesco racconta che da domani alcune scuole saranno occupate o in autogestione. Altre hanno soltanto convocato le assemblee di istituto, poi si vedrà.

Ore 9,30. Tutto è pronto per partire, ma manca il tradizionale furgoncino che spara musica rave a tutto volume. "Aspettate, sono andati a cercare una candela perchè s'è bloccato il generatore" strilla un ragazzo al corteo che comincia a muoversi anche senza l'Opel bianco che fa da battistrada. Si srotolano gli striscioni, il primo dice: "God save the PresiDE", un altro porta una stella rossa con su scritto collettivo, è di un liceo scientifico. Si comincia a camminare: cerate, cappelli, pioggia a dirotto. "Basta vivere nel silenzioso bianco - si legge su un lenzuolo issato in testa al corteo - vogliamo una scuola in cui si respirano colori".

Un boato, un clacson, applausi la folla si apre e sbuca dalle retrovie il furgone-guida con uno studente sul tetto che riprende la manifestazione con una videocamera. Un ragazzo butta lo zaino dentro alla Opel, un cinturino finisce nella cinghia del generatore. “Oh no, l’hai messo fuoriuso un’altra volta”. “Ragazzi dobbiamo cantare qualcosa” grida uno. Il corteo va avanti fra “Bella ciao” e un “Se non cambierà/ lotta dura sarà”. Altri venti minuti e il generatore torna in funzione, musica e microfono alla protesta studentesca. “Contro la scuola dei padroni dieci, cento, mille occupazioni…”. Dalle fila del Castelnuovo si alza un “Salt 1/Salt2/ Salt3/attento Berlinguer che salti pure te”. E’ un attimo, il coro

Si arriva davanti al provveditorato. Fischi e slogan. “Non vogliamo queste riforme, non vogliamo una università che mette sbarramenti e numero chiuso ai corsi che allontana gli studenti invece di accoglierli e di istruirli” dice Francesco, del Saffi. “La scuola deve mettere al centro di tutto lo studente e suoi bisogni – riferisce un altro – il diritto allo studio va difeso e invece qui i libri costano sempre più cari e poi fanno una legge per cui non puoi fotocopiare più di tot pagine. Allora prevedano tariffe agevolate per gli studenti, ci siano anche abbonamenti a basso prezzo per chi viaggia in bus per andare a scuola”. “Non vogliamo occupare solo per il gusto di fare una protesta – racconta una ragazza dell’istituto d’Arte di porta Romana – quest’anno vogliamo che l’occupazione crei qualcosa e che sia produttiva. Noi probabilmente bloccheremo la didattica, ma se i prof vorranno entrare e tenere magari un seminario o una lezione su un tema specifico concordato con i ragazzi potranno farlo”.

Scrive in un documento l'Assemblea dei collettivi: "Siamo contro le riforme che mirano a trasformare l'istruzione pubblica in formazione sottomessa alle logiche di mercato". A cominciare dal riordino dei cicli che scrivono gli studenti "frammenta i percorsi formativi e li individualizza non in base ai bisogni e i desideri degli studenti, bensì a seconda delle richieste del mercato del lavoro". Tra le rivendicazioni del movimento anche un no deciso alla nuova legge sul Copyright.