liceo rodolico - rassegna stampa

La sicurezza? A scuola è materia poco studiata

Pubblichiamo l'inchiesta apparsa sul periodico settimanale "Il Salvagente", n. 20 del 16/23 maggio 2002 a firma di Enrico Cattaneo riguardante la sicurezza nelle scuole.

Roma, 24 maggio 2002


Testo articolo

I risultati del nostro sondaggio: nella maggioranza degli istituti scolastici le norme di comportamento in caso d’incendio sono in gran parte eluse. 

C’è un incendio, ragazzi! Ma è solo per finta. La campanella suona più a lungo del solito: due squilli brevi e uno lungo, è il segnale che bisogna lasciare in fretta l’edificio. Senza farsi prendere dal panico, però! Tutti in fila dietro l’insegnante, seguite i cartelli e sarete al sicuro!

Forse non lo sapevate, ma a scuola i vostri figli imparano anche l’arte della fuga. Sono le esercitazioni che, per legge, devono preparare gli studenti a comportarsi correttamente nelle emergenze, e che possono salvare la vita in caso di fuoco, terremoto, alluvione.

Un obbligo solo di carta? La sorpresa è che nell’82,5 per cento degli istituti esiste già la buona abitudine di allenarsi all’evacuazione, anche se una scuola su 5 ancora manca all’appello, e solo poche fanno il bis - due prove annue - come vorrebbe la legge.

È uno dei dati che emergono da un sondaggio che Il Salvagente ha condotto intervistando decine di capi d’istituto di scuole elementari, medie e superiori da Palermo a Bolzano. Su un centinaio di questionari inviati, hanno risposto in 57.

Ed ecco gli altri risultati. Il 15,8 per cento dei presidi ammette l’impreparazione del personale scolastico in caso d’incendio, contro l’83,2 per cento che giura che bidelli e insegnanti sanno usare gli estintori. In 3,5 scuole su 100 manca ancora la segnaletica delle vie di fuga, uno degli obblighi della prevenzione più semplici ma più utili e quasi a costo zero. Quasi uno studente su 10 (8,8 per cento) non ha ricevuto informazioni a scuola su come comportarsi nelle emergenze.  

Un a nno da Verona

Un ragazzo su 5, dicevamo (il 17,5 per cento che non hanno fatto le prove di fuga), non ha sperimentato come e dove fuggire, e rischia - speriamo di no! - di fare la stessa fine di Laura, la ragazza quindicenne che un anno fa morì nel rogo della sua scuola in provincia di Verona: aveva cercato di scappare, ma dal lato sbagliato. In quell’episodio, peraltro, gli studenti si trovarono sbarrata la via di fuga da una porta di sicurezza bloccata, ancora in attesa di collaudo.  

Parola di preside

Danno i brividi, perciò, quelle scuole - una su 3, secondo le risposte - ancora senza scale antincendio o con uscite d’emergenza tuttora mancanti o inservibili (nel 14 per cento dei casi). Un altro 14 per cento denuncia l’impianto elettrico non a norma, cioè a rischio scossa. E la stima è ottimistica, perché non comprende le scuole che non hanno restituito il questionario.

Alla fine dei conti, due su tre (63,2 per cento) non passano nemmeno il primo esame della sicurezza, cioè sono da bocciare in almeno uno dei sette requisiti - dalle scale antincendio alle esercitazioni, dalla formazione del personale all’informazione degli allievi - che non possono mancare in una scuola sicura.

Lascia pensare il silenzio di tutti quei presidi, quasi la metà, che non hanno risposto alla scheda di rilevazione. Semplice dimenticanza o, come si dice a Napoli, qualcuno ha “il mariuolo in corpo”, la coscienza sporca? Molti capi d’istituto, però, hanno parlato, eccome! Hanno scritto di scuole vecchie e fatiscenti, calcinacci cadenti, barriere architettoniche, uscite strette e insicure. Tutti pericoli puntualmente segnalati a Comuni e Province, cui spetta la manutenzione. Ma praticamente caduti nel vuoto, perché spesso la risposta si fa attendere anni e anche per riparare il soffitto della palestra tocca mettersi in lista d’attesa.

Fa da cartina di tornasole un altro dato della nostra indagine: il 28 per cento delle scuole è senza manutenzioni straordinarie da oltre un biennio.

Una campanella d’allarme confermata dal primo Rapporto sicurezza del ministero dell’Istruzione pubblicato, senza grande rilievo, proprio in questi giorni: a spulciarlo con attenzione (la sintesi è riportata nell’articolo dedicato proprio all’indagine ministeriale) si scopre uno scandaloso 70 per cento di sedi scolastiche senza certificato antincendio e un 57 per cento senza certificato di agibilità. E che le aule siano il set ideale per infortuni e disgrazie lo dicono anche gli 80mila incidenti grandi e piccoli registrati in un anno dall’Inail, dal semplice scivolone alle emergenze più gravi. 

Zero lire

Eppure, nonostante queste statistiche da terzo mondo, l’ultima Finanziaria non ha dato una lira né un euro alla legge 23 per l’edilizia scolastica, che fino all’anno scorso ha distribuito 1.500 milioni di euro agli enti locali. La scadenza ultima per mettere a norma le scuole, già ampiamente prorogata per non mettere nei guai i presidi con responsabilità civili e penali, è ormai prossima: il 31 dicembre 2004. Ma per completare i lavori servirebbero altri quattrini - altri 3.000 milioni di euro, secondo alcune stime, che Comuni e Province non hanno. Proprio ora, però, lo Stato ha chiuso il rubinetto.

Troppi gli edifici scolastici che sono in stato fatiscente

C’è chi, come alla elementare Manzi di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, dice che “la scuola sarebbe da buttare giù e ricostruire”. Con questa paradossale motivazione anzi, direttrice e consiglio di istituto, hanno ufficialmente deciso di non rispondere al questionario de “Il Salvagente”. “Siamo ai ferri corti con l’amministrazione comunale”, spiegano. “Le esercitazioni antincendio le facciamo, mettiamo i segnali di fuga, ma l’edifico è vecchio e fatiscente, l’archivio pieno di carte a rischio incendio. Al Comune però dicono che hanno tempo fino al 31 dicembre 2004 per metterci a norma. Sempre a Civita, nel Secondo Circolo, la Materna sta nel seminterrato di una scuola media, in locali che dovevano servire da archivio”.

È solo uno dei gridi di allarme che arrivano dai dirigenti scolastici. Tanta buona volontà, ma ci si scontra con strutture obsolete ed enti locali che non intervengono, spesso, perché non hanno soldi in cassa. Le scuole, infatti, sono di proprietà di Comuni (dalle materne alle medie) e Province (le superiori): spetta a loro provvedere alla manutenzione.

Innumerevoli le segnalazioni che partono dalle scuole: vetrate non antischeggia, porte cadenti, muretti senza protezione… è, per esempio, la lista delle doglianze dalle elementari Collodi di Torino.

Da Nord a Sud la musica non cambia, e lo stesso male affligge le scuole di ogni ordine e grado. Lamentano una sede scolastica non idonea, fra i tanti, il liceo ginnasio Galvani di Bologna, l’istituto comprensivo (elementari e medie) Duca D’Aosta di Napoli, la media Caio Duilio di Ostia Lido (Roma), il linguistico Rosselli di Gallarate (Milano), il secondo circolo elementare di Rho (sempre in provincia di Milano), all’elementare Brin di Livorno.

Stessa solfa al liceo scientifico Archimede di Roma, “nato per uso abitazione e adattato a scuola”. Al Messedaglia di Verona, un altro scientifico, “l’edificio è antico, ci sono calcinacci cadenti oltre alla strada pericolosa”. “Gli edifici nella zona della stazione, qui a Milano, sono vecchi”, dice il direttore delle elementari di viale Zara, Gabriele Marognoli. “Più che singole opere, preoccupano la manutenzione, i cornicioni pericolanti. A volte si arriva all’ingiunzione della Asl”.

Alla Toti, a Cagliari, la direttrice ha segnalato da ottobre “gravi crepe nei muri della scuola materna. È veramente pericoloso. Il problema è la mancanza di risorse da parte dell’amministrazione, in più ci si mettono le lungaggini burocratiche”.

Anche tra gli edifici nuovi, ci sono quelli costruiti “in economia”, come scrivono all’istituto comprensivo via di Dragona di Roma, che “a pochi anni dalla consegna richiedono interventi di manutenzione su intonaco, cornicioni, impianti elettrico, cornicioni, impianti elettrico, idraulico, termico e altro”.

“Mancano i fondi”, scrive chiaro e tondo il responsabile per la sicurezza dell’Istituto professionale di Bologna, dove la scala antincendio è un sogno. La pensano allo stesso modo alla direzione didattica del XVIII circolo di Verona (elementari): “Sono pochi i soldi stanziati per le scuole in Italia”.

L’adeguamento delle vecchie scuole procede a macchia di leopardo. Al liceo scientifico Rodolico di Firenze, ad esempio, le uscite di emergenza sono a norma “fuorché la porta principale non dotata di maniglioni antipanico e apertura verso l’esterno”. Il problema, quindi, è “l’abbandono dell’edifico in tempi ristretti”. Alla scuola media Toscani di Chiari (Brescia) manca il certificato antincendio dei vigili del fuoco. All’istituto comprensivo Balabanoff di Roma, l’impianto elettrico è fuori norma e non si fanno manutenzioni importanti da più di due anni.

Alla media Mattia Presti di Catanzaro insufficiente sicurezza vuol dire “fili elettrici scoperti, cavi volanti, materiali ammucchiati, barriere architettoniche, calcinacci cadenti”.

Altro che autonomia: “Dobbiamo attendere l’intervento del Comune anche per riparare una tapparella o un rubinetto che perde”, spiega la preside Giovanna Morittu della media Tasso-Boiardo di Ferrara. “Da anni chiediamo all’amministrazione che ci dica se il nostro impianto elettrico è a norma. Credo che lo sia, ma non ci hanno mai fornito la certificazione”.

A volte, anche i soldi non bastano. All’Istituto tecnico commerciale De Fonseca Pimentel di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, “ci siamo trasferiti da un anno in un edificio nuovo di zecca, costato 7 miliardi di lire - racconta il preside Carmine Ortale - ma le scale esterne antincendio e le porte antipanico sono ancora chiuse: attendiamo il collaudo”. A riassumere il quadro ci pensa Vincenzo Trailo, dirigente della media statale Vicentini di Chieti: “C’è scarso interesse del Comune; mancanza di una cultura della sicurezza tra operatori scolastici e famiglie; mancanza di fondi delle scuole; nessun potere decisionale, ma solo responsabilità in capo ai dirigenti scolastici”.

Il Ministero “Non c’è da stare allegri”

Quel che si può fare da soli, allora, si fa. Come alle elementari di viale Cesare Battisti a Recanati (Macerata): “Durante l’anno, abbiamo svolto due esercitazioni, sia per il rischio incendi, sia per quello sismico. Abbiamo un piano di evacuazione a misura di bambini, realizzato da loro e rivolto a loro”. 

Le scuole sono sicure oppure no? Cosa dicono i dati ufficiali? In attesa dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, ancora in alto mare, il ministero dell’Istruzione ha sfornato un’indagine sulla “Cultura della sicurezza nella scuola”. Il rapporto, fresco di stampa e il primo di questo genere, fa il punto in 100 pagine sullo stato di applicazione della legge 626/94 antinfortuni. Le statistiche confermano che non c’è da stare allegri: la maggioranza degli edifici scolastici non ha il certificato antincendio né l’agibilità, per non parlare degli scivoli per i disabili, un miraggio; un addetto alla sicurezza su 3 non ha ricevuto una preparazione specifica; il 70 per cento degli istituti non ha nominato un medico competente. Soprattutto al Sud, ma non solo, la sicurezza fa acqua da tutte le parti.

L’indagine. Si basa sulle dichiarazioni delle stesse scuole: 9.728 sulle 10.824 esistenti in Italia. Non hanno risposto alle domande del ministero il 30 per cento circa degli istituti della Campania e il 20 per cento della Calabria. Il 95 per cento dei capi d’istituto dichiara di aver valutato i rischi come prevede la legge, il 92,5 per cento ha redatto il relativo documento, il 91,5 ha predisposto un piano di evacuazione. “Ma questi sono gli adempimenti di base che dovevano essere conclusi in tutte le scuole entro il 31 dicembre 2000, e senza i quali i presidi rischiano grosso”, spiega Mario Di Costanzo, responsabile dell’Edilizia scolastica al dicastero di viale Trastevere. “Si può dire che queste pratiche sono state ultimate quasi dappertutto, sacche di ritardo si notano nell’attività di formazione”.

I dati parlano chiaro. Quattro istituti su 10 non hanno completato l’Abc della sicurezza, l’infarinatura di base per tutti i lavoratori e gli studenti attraverso opuscoli e Cd-rom. Nelle scuole con laboratori pericolosi, appena il 29 per cento ha nominato il medico competente (clamoroso il caso della Sardegna, dove solo in 3,4 scuole a rischio su 100 c’è il dottore). Solo 2 scuole su 3 hanno svolto corsi di formazione, ma con forti differenze tra regione e regione: si va dal 40 per cento della Sardegna, al 50 della Calabria, al 90 della Liguria, prima della classe. “I soldi per la formazione, 40 miliardi di lire nel 2001, sono stati stanziati solo ad aprile dell’anno scorso ed erogati a dicembre”, ammette Di Costanzo. “Anche la convenzione nazionale con i vigili del fuoco risale allo scorso ottobre. Per fortuna, siamo riusciti a trovare altri 40 miliardi per la formazione per il 2002”.

Preoccupano anche le strutture. Un 10,7 per cento degli edifici scolastici non riceve manutenzioni da 5 anni o più. Quattro volte su 10, Comuni e Province non rispondono agli Sos delle scuole e non provvedono agli interventi richiesti; sei volte su 10, le ispezioni di vigili del fuoco e Asl si concludono con un verbale, ovvero trovano impianti non a norma e cose che non vanno. Un drammatico 73,2 per cento dei plessi scolastici non è in possesso del certificato di prevenzione incendi. Il 57 per cento non ha l’agibilità statica né quella igienico sanitaria. In 70 sedi su cento ci sono barriere architettoniche. Una su 3 non ha le scale di sicurezza (37 per cento) né impianti elettrici a norma (36,1 di “no” a livello nazionale, 57 per cento in Sardegna e Molise, 44,5 nel Lazio). In un caso su 5 - un dato analogo al nostro - mancano le porte antipanico e non si fanno le prove di fuga.

Enti locali senza più soldi e il governo si tira fuori

Abbiamo raccolto sul tema della sicurezza nelle scuole opinioni e proposte di operatori, esperti del settore, sindacalisti e rappresentanti dei genitori.

Sul tema della sicurezza degli edifici scolastici abbiamo raccolto interventi e proposte di operatori ed esperti del settore.

Massimo Mari, Cgil scuola: “Comuni e Province devono mettere a norma gli edifici scolastici entro la fine del 2004, ma non hanno più fondi. Il nuovo governo non ha più finanziato la legge per l’edilizia scolastica. È un fatto gravissimo e una situazione di pericolo per 10 milioni di persone tra allievi e docenti che frequentano le scuole. Servono investimenti sulla sicurezza e un approccio meno superficiale all’informazione, inserendo la sicurezza nei curricula scolastici, come il governo e le istituzioni si erano impegnate a fare nella Carta 2000 solennemente approvata a Genova: la cultura della sicurezza dobbiamo insegnarla a scuola, perché entri nella coscienza profonda dei futuri lavoratori e dei futuri imprenditori”.

Massimo Di Menna, Uil Scuola: “La questione della messa a norma delle scuole va considerata una emergenza da risolvere con interventi straordinari, come per i Mondiali di calcio o il Giubileo. Finché non si farà l’anagrafe degli edifici scolastici, con il quadro completo di cosa c’è da fare in ogni scuola, sarà però difficile agire per la messa a norma e finalizzare davvero gli interventi. A volte si interviene male: ho visto con i miei occhi, a Ischia, una scala antincendio che, invece di portare verso l’esterno, scendeva dritta a muro”.

Domenico Didonna, Codacons Puglia: “Le leggi sull’antinfortunistica e sull’igiene risalgono a cinquanta anni fa, al 1955. Ma le scuole non sono mai state adeguate. La novità della legge 626 è che ha indicato chi è responsabile. La messa a norma delle strutture è stata prorogata al 2004, ma questo non vuol dire che nel frattempo non si deve fare nulla: il dirigente scolastico deve individuare le alternative per evitare pericoli. Il piano di rischio, la formazione e l’informazione vanno comunque fatti”.

C’è da fidarsi delle risposta rassicuranti di molti presidi? Il dirigente dell’associazione è scettico: “Spesso chi dichiara di aver provveduto alla formazione ha semplicemente utilizzato un Cd autodidatta, senza fare dei veri corsi qualificanti, ad esempio, presso i vigili del fuoco o la croce rossa. Provate a chiedere a un insegnante come si interviene con un idrante... E pochissime scuole hanno inserito la cultura della sicurezza nel piano dell’offerta formativa, cioè nelle ore di lezione”.

Neppure le strutture apparentemente a norma sono sempre affidabili: “Non serve avere le porte d’emergenza se poi le si chiude a chiave per paura che gli studenti si allontanino: per questo, deve esserci la vigilanza dei bidelli, che devono anche verificare ogni mattina se il maniglione antipanico funziona e se gli estintori sono carichi (verificando che l’ago sia sul verde), e ogni mese che la messa a terra elettrica sia a posto premendo il pulsante di prova”.

Raffaele Balsamo, responsabile edilizia scolastica Regione Campania: “Sta per partire una lettera con cui avvisiamo i Comuni che la legge 23 del ’96 per la messa a norma degli edifici scolastici non è stata rifinanziata per il 2002 e che c’è pericolo anche per il 2003. I Comuni, quindi, dovranno far fronte alle spese o con indebitamento proprio o utilizzando fondi regionali. Ma alcuni non hanno soldi, stanno facendo la spartizione della veste di Cristo, cioè tirano una coperta sempre troppo piccola”.

Sandro Lucchetti, Legambiente: “Le scuole più a rischio? Secondo la nostra ultima ricerca sull’ecosistema scuola, chi ha più problemi sono gli studenti di Genova: nelle scuole dell’obbligo, 155 edifici su 230 contengono ancora amianto, 28 si trovano a meno di 200 metri da aree industriali, 16 sono accanto a elettrodotti, 33 sono vicinissimi a autostrade o superstrade, 10 a meno di 50 metri da distributori di benzina. Bisogna pretendere che gli ambienti dove gli studenti passano gran parte della giornata siano salubri, appellandosi ai Comuni e chiedendo verifiche alle Unità sanitarie locali e alle Agenzie regionali per l’ambiente”.

Andrea Vittuari, coordinamento sicurezza e prevenzione di Bologna: “Nella provincia di Bologna siamo tendenzialmente a posto. Da noi opera il servizio di prevenzione provinciale, una task force di architetti e ingegneri che fa sopralluoghi, prende contatto con gli enti locali per coordinare gli interventi, dà consulenza tecnica ai presidi. Il problema è che manca un analogo coordinamento nazionale e che le scuole non sanno a chi rivolgersi. È inutile che Asl e vigili del fuoco vadano a fare ispezioni, verbali e multe, che non risolvono niente, se manca la pianificazione. Servirebbe che il ministero istituisse un servizio di prevenzione in tutta Italia”.

Donatella Poselli, Unione genitori di Roma: “A Roma nelle scuole dell’obbligo va meglio. Nell’ultimo anno il Comune ha aperto molti cantieri. Ci sono operai che girano per i corridoi ma i disagi sono a fin di bene. Alle superiori, invece, la situazione è drammatica per la qualità degli edifici e per i mancati investimenti per tanti anni. I genitori hanno il diritto di segnalare il degrado alle autorità competenti, anche attraverso le associazioni, o al limite con una denuncia alla procura della Repubblica. È importante chiedere che sia istituita nella scuola la commissione per la sicurezza, che ha il potere di verificare pericoli e messe a norma, e che comprenda anche i rappresentanti dei genitori”.