nel
bene e nel male
Il
Rodolico nelle cronache del quotidiano locale "La Nazione"
18.9.2001 Liceo Rodolico partenza anticipata, ma un ponte lungo a primavera |
Vacanze
lunghe e ponti estesi, così allo scientifico Rodolico si ripagherà
il sacrificio imposto ai ragazzi. Per i quali, unici a Firenze, la
prima campanella dell'anno ha squillato il 10 anziché il 17
settembre. "Una settimana che darà i suoi frutti – dice la
preside Erina Cini – non appena i ragazzi dovranno affrontare le
prove per l'azzeramento dei debiti scolastici". Il
provvedimento è stato infatti predisposto per dare una mano a chi
avrebbe dovuto poi rimediare qualche materia. "Inoltre
abbiamo già stabilito le date in cui queste giornate saranno
restituite nel corso dell'anno – aggiunge la preside – li
accoderemo alle festività di inizio novembre e al ponte 25
aprile–1 maggio. Ottenendo così due settimane filate di
vacanza". Non si nasconde che l'idea di tornare dietro i
banchi qualche giorno prima, è nata anche per recuperare il tempo
perduto in occasione di una eventuale e molto probabile
occupazione. La dirigente Cini ricorda che la succursale di via
Baldovinetti è stata consegnata in tempo dalla Provincia.
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21.11.2001 Liceo Rodolico, scuola-igloo E i professori dicono: «Uscite» Scuola-igloo? No, grazie. E i primi a dire «no» sono stati i professori del liceo scientifico Niccolò Rodolico di via Senese. Che, incredibile ma vero, invertendo la nota tendenza dell'«alunno scioperante», si sono posti loro per primi il problema del freddo nelle aule, offrendo agli studenti l'opzione di uscire per protesta. E, di conseguenza, di non continuare a fare lezione. Così trentuno classi, per un totale di circa settecento ragazzi hanno detto «basta» alle stallattiti in classe verso le dieci di ieri e se ne sono usciti perchè «dentro — dicevano— fa troppo freddo e da troppi giorni». «E' una situazione insopportabile — tuona una ragazza di quinta — ma non è uno sciopero, è un'azione spontanea che mette in risalto un disagio. Dentro le classi fa freddo per troppo tempo». Cosa vuol dire, scusa? «Vuol dire che il termosifone, non si sa perchè, lo accendono solo verso le dieci — risponde un altro — E prima è stato tutta la notte spento. Per cui le classi sono gelide. Così stamattina (ieri, ndr) i professori ci hanno detto che se entro le dieci e cinque non avessero acceso i termosifoni, saremmo potuti tornare a casa. Ed è quello che abbiamo fatto. Anzi che stiamo per fare». «Io i termosifoni li ho toccati alle dieci e cinque — prosegue uno studente di quinta con le gote rossissime — ed erano gelidi. Credo che accenderli dopo le dieci sia provocatorio. Anzi, che sia un'azione contro di noi». «Senti — si inserisce un'altra ragazza — noi siamo in quinta che è all'ultimo piano. Alla terza ora è arrivata una professoressa dicendo che i termosifoni erano freddi e che si poteva anche uscire, se volevamo. E che avevamo ragione a protestare». E voi? «Noi siamo usciti perchè non ne potevamo più». «E lo sai — ribadisce un'altra — che la bibliotecaria sta in una stanza enorme? Hai idea di che freddo faccia là dentro? Si è portata la stufetta da casa per sopravvivere. Ma si può andare avanti così?». «Patti chiari e amicizia lunga — dice con veemenza un ragazzo — noi studenti dobbiamo lavorare e studiare al caldo. E la colpa di questo disagio, se c'è, non si sa di chi sia». Riassumendo: i liceali della Rodolico da una settimana soffrono il freddo in classe e la loro arrabbiatura va di pari passo a quella dei professori. Che hanno messo qualcosa di più di un semplice avallo alla protesta. Dice Remo Giorgini, vice preside e professore di matematica: «E' dalla scorsa settimana che l'impianto di riscaldamento non parte all'ora programmata. L'intervento del tecnico inizia quando già siamo a scuola e sono circa le dieci. Oggi (ieri, ndr) sono riuscito a mandare in classe i ragazzi dicendo che se il termosifone non funzionava entro l'ora dell'intervallo sarebbero usciti. E così è stato». Anche per dovere di cronaca mettiamo una mano sul termosifone della scuola: è caldo e sono le 11,30. «Beh, ora sì — risponde Giorgini — ma prima no. E la cosa non poteva andare avanti. La protesta di oggi è solo per il riscaldamento mal funzionante. Forse i ragazzi si aspettavano un intervento più rapido della ditta appaltatrice». E lei che pensa, scusi? «Onestamente anche io mi auspicavo qualcosa di più veloce. In fondo quando si entra la mattina sono sui 14 gradi e durante il giorno si raggiungono i 24. Dieci gradi fanno la differenza». Però, scusi. Perchè i ragazzi per protesta escono da scuola alle dieci e mezzo invece di entrare alla stessa ora che troverebbero l'ambiente più caldo? «Mah, a questo non avevamo proprio pensato». di Titti Giuliani Foti 22.11.2001 Una
lettera
di studenti
Gli studenti della VB hanno tutto il diritto di chiedere una rettifica, ma
di che cosa dovremmo scusarci'? Forse di aver segnalato un loro problema
che, fortunatamente, è stato poi risolto? Gli «errori» che imputano
alla nostra cronista sono a dir poco veniali (sì, è vero, non erano le
prime tre ore ma le prime due) e non mettono certo in discussione la
fondatezza dell'articolo che ha scritto con professionalità sulla base di
una serie di testimonianze registrate. Da qui a parlare di «indecente
manipolazione» della realtà e ad evocare addirittura la tragica morta di
una nostra collega uccisa in Afganistan francamente ce ne corre, e molto.
Ci consentiranno, dunque, di non accettare la loro lezione, improntata ad
una severità, ad un'asprezza di giudizi e a un tono «cattedratico» che
francamente sorprende da parte di giovani. 11.6.2000
Parecchie dozzine di uova, svariati chili di farina, aggiungere
una consistente dose di stupidità: la frittata è fatta.
La recente moda di chiudere l'anno scolastico lanciando uova a destra e a manca come proiettili impazziti e alzando bianche nuvole di farina come funghi di esplosioni, ieri ha raggiunto l'apice al liceo Rodolico dove sono dovute intervenire addirittura le forze dell'ordine per placare gli animi. Un po' di anni fa, nel '68, quando i lanciatori di oggi erano ancora ben lontani dall'essere nati, gli studenti volevano la "fantasia al potere". Era un modo per scardinare il grigiore dell'istituzione scolastica troppo chiusa e autoritaria non essendo in grado di essere autorevole. Oggi quegli studenti hanno figli che ritengono simpatico e fantasioso sporcare tutto sprecando uova e farina. Dimostrando così di non avere rispetto né per le persone né per le cose. Non essendo capaci di usare ironia e fantasia, scendono sul piano greve della volgarità e del vandalismo. Si gettano per terra uova e farina in spregio alle centinaia di milioni di persone che muoiono di fame. Si assalgono i passanti indifesi o qualche compagno di classe isolato imponendo la legge del branco. Quanti cervelli all'ammasso dietro a mode, miti e idiozie. Sembra che l'imperativo sia esagerare, spingersi sempre più spesso oltre i limiti dell'accettabile. I gavettoni a Ferragosto devono affogare la vittima, non bagnarla. Le schiumate da barba per Carnevale devono sommergere la vittima, non sfiorarla. La fine dell'anno scolastico non può essere una festa dove si fa un po' di casino, deve trasformarsi in una guerriglia di cui vantarsi nei tre mesi di ozio estivo. Trent'anni dopo, la fantasia è stata soppiantata dall'imbecillità. Cocente delusione. di Francesco Matteini 6.6.2000
10.1.2002
11.1.2002 |