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NO A RITORSIONI INDISCRIMINATE ANCHE CONTRO GLI ASSASSINI
«La Bibbia: chiunque ucciderà Caino lo sconterà sette volte»

[dall'intervento del Cardinale Marini in Sant'Ambrogio]

La Stampa 7/12/2001

I temi indicati nel titolo di questo discorso hanno accompagnato da sempre l´umanità, da quando Caino alzò la mano proditoriamente su Abele e lo uccise (Gen 4,8) e da quando Dio dichiarò: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte» (Gen 4,15), fino alla parola di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (Gv 14,27). Ma in questi mesi, a partire dall´11 settembre, tali temi sono ritornati di bruciante attualità. (...) Molte sono le interrogazioni gravi che si pone oggi l´uomo della strada di fronte alle notizie e alle immagini televisive di questi mesi e di questi giorni. La prima riguarda gli autori dei gesti di terrorismo, a partire dai più clamorosi e micidiali, in particolare quelli connessi col suicidio dell´attentatore, ed è la domanda sul perché. Perché un essere umano può giungere a tanta crudeltà e cecità? Ci si chiede in quali oscuri meandri della coscienza possano albergare tali sentimenti di odio, di fanatismo politico e religioso, quali risentimenti personali e sensi di umiliazione collettiva possano essere alla radice di simili folli decisioni. Nulla e nessuno potrà mai giustificare questi atti o dare loro una qualunque parvenza anche larvata di legittimazione. Ma ci dobbiamo anche chiedere: ci siamo noi tutti davvero resi conto nel passato, rispetto ad altre persone e popoli, quanto grandi ed esplosivi potessero a poco a poco divenire questi risentimenti e quanto nei nostri comportamenti potesse contribuire e contribuisse di fatto ad attizzare nel silenzio vampate di ribellione e di odio? (...) Ma emerge con insistenza anche una seconda domanda, questa di natura piuttosto politica e militare: il tipo di operazioni che si vanno facendo contro il terrorismo sarà efficace? Servirà davvero a scoraggiare i terroristi, a chiudere gli episodi macabri degli uomini-bomba, a creare le condizioni per un superamento delle cause di tante inquietudini? (...) Anche a questa domanda non osiamo dare qui una risposta. Essa è però connessa strettamente con la seguente. La terza domanda è di tipo etico: ciò che si è fatto e si sta facendo contro il terrorismo specialmente a livello bellico rimane nei limiti della legittima difesa, o presenta la figura, almeno in alcuni casi, della ritorsione, dell´eccesso di violenza, della vendetta? E´ chiaro che il diritto di legittima difesa non si può negare a nessuno, neppure in nome di un principio evangelico. Ma occorre una continua vigilanza e un costante dominio su di sé e delle proprie passioni individuali e collettive per far sì che nella necessaria azione di prevenzione e di giustizia non si insinui la voluttà della rivalsa e la dismisura della vendetta. Si era avuta l´impressione che questi princìpi di cautela fossero presenti nei primi giorni della reazione ai terribili attentati dell´11 settembre. Ma ora a che punto siamo? Non ha forse l´ansia di vittoria e il dinamismo della violenza preso la mano diminuendo la soglia di vigilanza sulle azioni di guerra che potrebbero essere non strettamente necessarie rispetto agli obiettivi originari e soprattutto colpire popolazioni inermi? E´ qui che il principio della legittima difesa viene messo gravemente in questione: esso non può essere impunemente scavalcato senza creare più odi e conflitti di quanto non pretenda risolverne. Sembra questo in particolare il caso, è doloroso dirlo, di quanto continua a succedere in maniera crescente in Medio Oriente. Da una parte un terrorismo folle e suicida contro cittadini pacifici e anche tanti bambini, un terrorismo che non conduce da nessuna parte e che suscita un crescendo di ira, indignazione e orrore. Dall´altra atti di rappresaglia, che è difficile definire ancora come operazioni di legittima difesa, che colpiscono popolazioni inermi, e anche qui tanti bambini. Vi si aggiungono in più vere e proprie azioni belliche, di fronte alle quali anche l´osservatore più imparziale e sinceramente desideroso e convinto del bisogno di una piena sicurezza per il paese che così agisce, non riesce più a cogliere quale sia quella strategia della pace e della sicurezza che pure è sempre nel desiderio di tutto quel popolo la cui sopravvivenza è essenziale per il futuro della pace nella regione e nel mondo intero. Queste domande sono nel cuore di tanta gente e su di esse vi sarebbe ancora tanto da discutere. Ma esse, pur facendo riferimento a elementi etici di estrema gravità, non sono di competenza solo e spesso neanche in prima istanza della Chiesa. Non spetta alla Chiesa dare l´ultimo giudizio pratico su atti di cui solo pochi conoscono le modalità ultime e precise. Sollevando interrogativi come quelli espressi sopra non ho voluto tanto esprimer giudizi definitivi quanto aiutare me e voi a riflettere seriamente e soprattutto stimolare i competenti e i responsabili a pesare ogni loro opinione e azione su una bilancia di rigorosa giustizia e di rispetto dei diritti umani di ognuno (...). Sono pochi a conoscere a fondo tutti i dati disponibili sui terroristi, i loro progetti, le loro risorse. Poche sono le notizie che realmente filtrano sugli atti di guerra e le loro conseguenze, la natura delle resistenze e gli ambiti delle strategie. Le autorità politiche e militari responsabili ? me ne rendo conto ? pagano qui una misura ardua di solitudine a fronte di decisioni che coinvolgono la vita di milioni di persone. Per questo è tanto più prezioso il controllo democratico stabile e metodico esercitato dai Parlamenti e da una opinione pubblica intelligente e non faziosa, correttamente informata prima sul varo e poi sulla conduzione degli eventuali interventi (...).