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Il Corriere di Firenze, che ha promosso la costituzione di un laboratorio di giornalismo anche nella nostra scuola, ha invitato, dopo gli attentati in America, a scrivere sulla guerra. Alcuni testi sono stati inviati al giornale, altri verranno inviati; nel frattempo li pubblichiamo su questa pagina |
Uomini e donne, di J. Vicini |
Partendo da
"Domani" di Vauro, di G. Mascalchi |
La guerra e la pace, di A. Cataldi |
Tra l'indifferenza,
e la sofferenza, la guerra di M. Desideri |
uomini e donne ognuno con la sua storia da raccontare, ognuno con persone che gli volevano bene, ognuno con qualcosa d’incompiuto lasciato sulla terra, ognuno con più di un motivo per vivere
di Jacopo Vicini - 2a A
Come è difficile scrivere qualcosa sulla guerra, senza diventare banali e scontati. La guerra è brutta, sanguinosa, terrificante. Questo tutti (o quasi tutti) lo sanno, ma forse pochi sanno cosa è la pace, un qualcosa di fragile e delicato, forse irraggiungibile per il genere umano. La pace, così difficile da creare ma così facile da distruggere, è qualcosa di reale o un sogno racchiuso nell’animo di ognuno di noi? Per
me è difficile, se non impossibile, dare una risposta. Impulsivamente,
spinto dalla speranza e dalla fiducia nella vita che ogni adolescente
possiede, sarei portato a rispondere che la pace può esistere e che se
ogni essere umano raggiungesse una certa armonia con se stesso, uno
stato di serenità e imperturbabilità, che è poi la pace interiore,
tutto sarebbe più semplice. Ma poi penso alla guerra tra bande, alle
guerre di religione, all’attentato alle Twin Towers, ai bombardamenti
sull’Afghanistan ed allora provo un grande sgomento e mi sento
incapace di trovare spiegazioni di fronte ad un mondo di difficoltà e
divergenze. E niente si ferma, il mondo deve continuare a vivere! Nella confusione, nell'odio e nella
incomprensione ogni giorno muoiono decine e decine di innocenti, ed
ognuno di loro è solo un numero di una catena tristemente infinita;
lentamente vengono identificate, ognuno ha un nome ed una storia. E'
proprio questo l’aspetto che mi ha portato a riflettere profondamente:
quando cioè le vittime, da semplici numeri, si trasformano in uomini e
donne, ognuno con la sua storia da raccontare, ognuno con persone che
gli volevano bene, ognuno con qualcosa d’incompiuto lasciato sulla
terra, ognuno con più di un motivo per vivere.
PARTENDO DA “DOMANI” DI VAURO di Giorgio Mascalchi - IV B Anche l’articolo di Vauro, noto vignettista, fa riflettere sull’inutilità della guerra. In questo periodo, da dopo il 7 ottobre, sembra quasi banale parlarne e spesso tendo a pensare che alcuni lo facciano perché “fa fino”. Purtroppo però non si tratta di mettere i cerchi in lega all’automobile o di comprarsi il vestito nuovo. Si tratta di persone che muoiono. Di fronte a una cosa così brutta e assurda, uomini che uccidono uomini, ci sono differenti tipi di reazioni: c’è chi si inorridisce, chi pensa “ma allora non si capisce nulla”, che crede che sia inutile, chi non riesce a capire come si fa, chi potrebbe pensare che gli animali si combattono tra loro e così fa anche l’uomo che non è altro che un animale. Io sono cristiano, sicché ho ricevuto una educazione d’un certo tipo e non d’un altro. Mi è sempre stato insegnato, ma lo ritrova chiunque nel Genesi, che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Quindi Dio in qualche modo ha creato l’uomo superiore agli animali. Crescendo mi è stato detto di non prendere letteralmente la Bibbia, ma di capirne i concetti. Sicché potrei aver torto. A scuola però, studiando prima le Scienze e la Storia e poi anche la Filosofia, ho visto che la superiorità dell’uomo non è una particolarità dei cristiani. Esempi: a Scienze mi hanno detto che l’uomo si differenzia dalle scimmie per alcuni aspetti fisici, come il bacino e la spina dorsale, ma soprattutto per l’intelligenza; a Storia ho visto che da sempre l’uomo non s’è accontentato delle cose necessarie per vivere ma ha cercato di fare anche qualcos’altro come le incisioni rupestri, gli utensili e i monili. Tutte cose che gli animali non fanno; a Filosofia ho studiato i pensieri di molti uomini che spesso erano discordi tra loro, ma tramite la ragione volevano tutti arrivare alla Verità. E la capacità di ragionare non è tipica degli animali. Perché quindi l’uomo dovrebbe uccidersi per risolvere alcuni problemi? Non si potrebbe discutere? Questa cosa viene insegnata da tutti i genitori a tutti i bambini. Perché poi gli adulti al potere se ne scordano? Non gliel’hanno insegnata l’educazione le loro mamme? Si vede di no. E poi una cosa ancora più brutta è che alcuni decidono di fare la guerra, e altri vanno a combattere. Per non parlare di chi muore. Nelle guerre moderne la maggior parte dei morti è tra i civili, poi i combattenti, poi chi decide. Ma se combattesse chi decide, farebbe come Piero o come “l’uomo che aveva lo stesso identico umore, ma la divisa d’un altro colore”? LA GUERRA E LA PACE
di Antonio Cataldi - 2 a Si
vis pacem para bellum Il
motto dei Romani era : "Si vis pacem para bellum": per espandere
il proprio dominio, Roma aveva fatto molte guerre e cosi per mantenere la
sicurezza dell' impero e quindi la pace doveva avere sempre i confini
protetti militarmente. Ci
piaccia o no la storia dell' umanità è tutta fatta di guerre di
conquista e di periodi di pace, in accordo con il motto dei Romani. Oggi
l' occidente sta vivendo una situazione di insicurezza e, per assicurarsi
la pace, sta facendo una guerra contro un nemico invisibile: il
terrorismo. L'
intervento pesante degli Stati Uniti e degli alleati ha provocato
discussioni e dibattiti su quanto sia giusto questo intervento. Le
opinioni emerse sui giornali,alla televisione, in famiglia, e anche fra
amici sono in linea di massima tre: c'è chi è assolutamente contrario
alla guerra, ma non riesce a proporre una soluzione alternativa; chi è
favorevole all' intervento, perché incapace di trovare una soluzione
diversa e infine chi non sa scegliere. Certamente
la guerra è orribile, specialmente per gente innocente già provata dalla
miseria, da altre guerre e dalla dittatura, però è speranza di tutti che
sia efficace per scacciare i Talebani in poco tempo, anche se non si può
sapere quando il terrorismo potrà essere sconfitto. In
questo caso positivo è il fatto che il mondo occidentale si è accorto e
ha esplicitato il fatto che non si può più trascurare la situazione dei
paesi più poveri, e dunque, se vorremo una pace, l' unica possibilità
sarà quella di prepararla TRA L’INDIFFERENZA, E LA SOFFERENZA, LA GUERRA. di Marco Desideri II A -Gli
schiavi litigavano in cambusa per il pane, quando la nave affondò,
morirono in silenzio. -Gli
schiavi litigavano in cambusa per il pane, noi eravamo sul ponte ,a
festeggiare cosa? -Gli
schiavi litigavano in cambusa per il pane, erano legati, noi ci salvammo. -“Addio
mondo crudele, oggi me ne vado, cento se ne vanno”. Non so se sono
soddisfatto, NO. Chi può dirlo ? uno su dieci… -Hai
visto la gente terrorizzata, hai sentito cadere le bombe? No…come mi sta
questo? -Gli
americani hanno vinto il
terrorismo, 1.234.000 morti, 77.300 mutilati, la borsa come va ? -
Lo spreco - i morti di fame
L’ipocrisia - la Guerra
L’indifferenza - La sofferenza
La deformazione - la normalità
Le possibilità - l’unica strada
Lavora! - non, posso fare altrimenti
Il ricco - Il povero. Padre:
Figlio, oggi comincia una guerra, contro quel signore, vinceremo. Figlio:
Ma perché quei signori volano, e gli altri guardano il cielo? Padre:
Non chiedermelo, quelli con il turbante sono cattivi. Figlio:
Perché sono cattivi? Padre:
Hanno commesso un atto
gravissimo, un Attentato. Figlio:
Perché? Padre:
Bèh,
non so……
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