LETTERATURA ITALIANA: IL QUATTROCENTO

 

Luigi De Bellis

 


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Il Quattrocento


La letteratura in volgare

Il Quattrocento umanista (sec. XV) riportò in auge l'uso della lingua latina classica con particolare riferimento al modello ciceroniano e molti letterati espressero chiaramente un certo disprezzo per i grandi Trecentisti che avevano scritto in volgare. Qualcuno arrivò al punto di definire Dante "poeta da ciabattini e da fornai". Ma non mancarono voci di dissenso nei confronti di un tale atteggiamento, di una tendenza che appariva già allora anacronistica, antistorica. Ci fu chi, come Leonardo Bruni, ammise la superiorità del volgare sul latino e chi, come Leon Battista Alberti, riconobbe la grandezza della lingua latina ma non la sua superiorità sul volgare. Anzi l'Alberti promosse, nel 1441, un concorso pubblico di poesia in volgare sul tema della "vera amicizia". A questo concorso parteciparono numerosi poeti, ma a nessuno fu decretata la vittoria ed assegnato il premio (una corona d'alloro in argento, da cui il nome di "certame coronario" dato al concorso). Tuttavia l'invito a poetare in volgare incontrò il favore di tanti letterati,sicché nella seconda metà del secolo ci fu un vero e proprio trionfo del volgare,che fu adottato dalle personalità letterarie di maggior rilievo: Lorenzo de' Medici, Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo, Angelo Poliziano e Jacopo Sannazaro



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