MARIUCCIA Storia, Cronaca, Leggenda

Negli ultimi anni del settecento, nell’attuale piazza Cesare Battisti di Torre Annunziata, a pochi chilometri da Napoli, vi era una taverna molto frequentata da gente del popolo, gestita da tale Mariuccia, donna sola, slanciata ed energica, che gli avventori avevano trovato un certo giorno nell’esercizio al posto dell’ex gestore Gennarino, di cui si era dichiarata nipote, dopo che questi era misteriosamente scomparso e che molti ritenevano relegato in una qualche prigione borbonica per le sue malcelate idee repubblicane. La stessa Mariuccia, tra una mescita e l’altra, si abbandonava spesso a discutere di politica con alcuni frequentatori del locale, non nascondendo le sue propensioni antiborboniche; insomma ,vi erano sufficienti elementi per ritenere il luogo una sorta di fucina di idee rivoluzionarie tale da suscitare sospetti e sorveglianza, anche se discreta, da parte delle autorità.

I sospetti divennero certezza quando nel gennaio 1799 venne proclamata la Repubblica Partenopea; in quella piazza i festeggiamenti popolari furono più intensi che altrove e, nella cantina, Mariuccia ,visibilmente felice, offriva vino a volontà in un’atmosfera di generale tripudio. E fu nella stessa piazza che il popolo innalzò subito dopo l’albero della libertà ,costituito da un palo sulla cui cima era posto un berretto frigio, copricapo dei repubblicani durante la rivoluzione francese, già usato dagli antichi persiani e dai liberti ( ex schiavi) della Roma imperiale.

Dopo qualche giorno, però, i clienti dell’osteria trovarono l’ingresso chiuso e nessuna notizia di Mariuccia, situazione che si protrasse fino al luglio dello stesso anno, il tempo, cioè, della durata della repubblica, poiché poco tempo dopo la restaurazione del potere borbonico il locale riaprì: ma

gli avventori vi trovarono una Mariuccia diversa, triste, avvilita, delusa dalla caduta di quella che era sembrata una grande speranza di cambiamento. Nel frattempo l’albero era stato abbattuto e sostituito da un crocifisso di legno ( sostituito da uno di ferro nel 1919 e tuttora esistente).

Ancora pochi giorni e una mattina tre uomini in borghese, non si sa se gendarmi o amici, vennero a prelevare Mariuccia con una carrozza dirigendosi rapidamente verso Napoli, tra lo stupore impotente di quanti assistettero alla scena; e quando si sparse la notizia vi furono i commenti più vari: l’avrebbero imprigionata ? Era stata rapita? Sarebbe stata impiccata? Ne parlavano quasi tutti con apprensione, non mancando, comunque, qualche raro commento di soddisfazione.

La notizia arrivò dopo qualche giorno : sulla strada tra Ercolano e Portici era stata fermata una carrozza senza guida, apparentemente vuota, che i cavalli continuavano a trainare per inerzia. La sorpresa si era avuta aprendo gli sportelli, poiché all’interno erano stati trovati i corpi dei tre uomini che avevano prelevato Mariuccia, uccisi a colpi di spada, ma della donna nessuna traccia, né mai in seguito si ebbero notizie sulla sua sorte. Le ipotesi su quanto era veramente accaduto furono tante: alcuni sostenevano che la donna fosse stata liberata da amici i quali avevano ucciso le guardie che l’avevano arrestata, altri erano convinti che i tre uomini, amici di Mariuccia, stavano tentando di condurla in qualche luogo segreto per sottrarla all’imminente arresto, venendo poi intercettati dai gendarmi che li avevano uccisi, portando via la rivoluzionaria per relegarla in una cella di chissà quale prigione del regno. Ma la fantasia dei popolani volle far assurgere l’episodio a leggenda, perché alla fine prevalse in essi il convincimento che la donna fosse stata liberata dalla spada dell’arcangelo Michele , giustiziere divino, e portata in cielo da cui ritornerebbe periodicamente vagando alla ricerca dello smarrito albero della libertà.