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Coordinamento Romano per la Jugoslavia


UNIVERSITÀ PARALLELA, NEMMENO PARLARNE

(da "NOVOSTI", Francoforte-Belgrado, 20/10/1997)

Discutiamo con il Rettore dell'Università di Pristina, il professor Dr. Radivoj Papovic, sulle possibilità della normalizzazione delle lezioni in lingua albanese.

- Le manifestazioni studentesche vengono organizzate dai separatisti schipetari e l'obbiettivo è da anni lo stesso: Repubblica del Kosovo. Con i capi dell'Università schipetara parallela non ci può essere dialogo perchè questa come istituzione non esiste.
L'accordo sulla normalizzazione dell'insegnamento in lingua albanese, firmato dal Presidente Slobodan Milosevic e da Ibrahim Rugova, non lo ritengo altro che un'opportunità per applicare le leggi esistenti. L'accordo sottintende che gli schipetari devoro ritornare al loro lavoro ed in generale all'ordine, al rispetto della Costituzione e delle leggi di questo Stato.

Così spiega per "Novosti" il Rettore dell'Università di Pristina, prof. Dr. Radivoj Papovic, conosciuto come uomo senza "peli sulla lingua".
D. - Con quel documento è stato previsto il ritorno all'Università di Pristina degli studenti schipetari, perchè possano studiare nella loro madre lingua?

R. - L'università è espressione della statalità. L'insistenza dei separatisti sulla propria Università non è casuale. Ottenere una loro Università significa per essi fare un passo avanti verso l'obbiettivo finale. Se lo Stato acconsentisse alle lezioni in albanese, dalle elementari fino all'Università, legalizzerebbe il separatismo nella Pubblica Istruzione. Così si formerebbero i presupposti per demolire le istituzioni della Serbia, le sue leggi e la sua Costituzione.
Non c'è un unico caso al mondo che in uno stesso Stato esistano due sistemi diversi di Pubblica Istruzione, perciò perchè devono esistere da noi? Sono sicuro che nessuno sarebbe disposto a parlare delle conseguenze di ciò, nè ad accettarle. Si pone anche la domanda: per quale Stato si formerebbe questa classe dirigente, per la Serbia o per l'Albania? Se si legalizzasse il programma separatista, la risposta sarebbe chiara. Noi questo non lo possiamo permettere. La nostra Università è aperta a tutti i cittadini. Nessuno viene iscritto secondo nazionalità o religione, ma semplicemente come studente. L'unico criterio è la qualità. E questa è la norma per la quale continueremo ad adoperarci.
Nessuno deve impegnarsi per una Università "etnicamente pulita" - ma questo è precisamente il caso dell'attuale Università illegale, dove gli studenti, gli insegnanti e l'amministrazione sono esclusivamente albanesi. È l'unico caso al mondo. Perciò non possiamo accettare questa richiesta, visto anche che gli albanesi studiano in tutte le Università del nostro paese. [Scuole in lingua albanese - con i programmi della Jugoslavia - sono previste dalla legislazione per il Kosmet fino alle medie superiori, ma sono disertate in blocco dagli albanesi; anche nella Vojvodina esistono scuole "miste", con insegnamento in serbocroato ed ungherese, normalmente frequentate dalla minoranza ungherese; n.d.crj]

D. - Che ne pensa della possibilità di formare Università private per l'istruzione in albanese?

R. - Per quanto riguarda le Università private, la legislazione è chiara. Gli albanesi, come anche gli altri nel nostro paese, possono aprire Università private secondo gli standard preposti dalla legge. Però loro non vogliono. Non vogliono fare niente di quello che la legge concede loro. [Interessante a questo proposito l'opinione espressa dal leader radicale, il nazionalista serbo Vojslav Seselj: "Che aprano, se vogliono, la loro Università, ma che la costruiscano con i loro soldi! Vorrei sapere chi riconoscerà i loro diplomi..."; n.d.crj]

D. - Come commenta la richiesta dell'Unione studentesca schipetara per la "liberazione" degli impianti universitari e scolastici "occupati" [dalle autorità scolastiche ed accademiche ufficiali] ?

R. - Questa richiesta di per se stessa già dice molto. Il fatto che chiedano a noi di liberare gli spazi istituzionali "occupati" dimostra che ci ritengono occupatori della nostra terra. Questa prepotenza supera ogni limite di tolleranza. Non è più questione di opinioni, ma di attività ostile. Perciò lo Stato ha l'obbligo, nell'ambito delle norme legali, di fare quello che deve e che bisogna fare.

D. - Come valuta le ultime manifestazioni degli studenti schipetari, dei loro professori ed altri cittadini [ottobre 1997] ?

R. - Non bisogna attribuire le manifestazioni degli estremisti albanesi all'Unione degli studenti indipendenti. Senz'altro gli organizzatori sono i capi dirigenti secessionisti. Questi sono sempre uniti e d'accordo nella realizzazione dell'obbiettivo fondamentale, e cioè la "Repubblica del Kosovo". D'altronde è noto che queste manifestazioni, più o meno grandi, si svolgono con continuità praticamente dal 1980. Questa è soltanto un'ondata ostile con chiare tendenze separatiste. Personalmente ritengo che sia molto più facile fermare l'ostilità separatista in questo momento, visto che ora il potere è nelle mani dello Stato centrale, cosa che non era nel 1981. La polizia di allora, formata dalle varie nazionalità jugoslave, per il 95% sosteneva le manifestazioni dei separatisti. Per fortuna oggi non è così.

D. - Lei come Rettore dell'Università di Pristina accetterebbe di parlare con i dirigenti dell'Università parallela schipetara?

R. - Innanzitutto non esiste nessuna "Università albanese". Esiste soltanto un movimento ostile organizzato contro il popolo serbo e contro lo Stato, negli scantinati e nelle case private, che loro chiamano "Università". La loro attività è illegale, ed è rivolta contro la Serbia. Qualunque dialogo con i "dirigenti" di questa "istituzione" inesistente è fine a se stesso, impossibile ed inaccettabile.

D. - Ha paura di diventare di nuovo bersaglio degli attacchi schipetari?

R. - La vostra domanda dimostra chi è veramente minacciato in queste terre. Avete mai avuto occasione di rivolgere questa domanda ai capi del movimento separatista? A me l'avete posta con ragione!

M. Vuksanovic


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