IL MEDAGLIONE DI NEMESI
LA VERA POTENZA DELLA MUSICA
TRENTASEIESIMO CAPITOLO
I fratelli erano
finalmente riuniti. Ora sapevano casa fare; dovevano seguire il loro destino.
Nel frattempo gli
ultimi atti di un'aspra battaglia si svolgeva alle loro spalle.
I tre generali del
dio della guerra erano sicuramente molto forti, ma stavano pian piano perdendo
terreno contro i cavalieri, che a vedere Rix e Mime nuovamente insieme avevano
ripreso vigore e forza d'animo.
Tuttavia anche i
generali non demordevano. L'unico che sembrava più in difficoltà era Share, il
generale della distruzione. Megrez con la sua spada d'Ametista gli stava dando
filo da torcere. Hyoga e Mentres erano un po’ più in difficoltà, ma resistevano
egregiamente entrambi. A vederli combattere insieme non si sarebbe mai detto
fossero rivali in amore, fortunatamente riuscivano a lasciare le questioni
personali fuori dal campo di battaglia.
Rix e Mime erano
uno accanto all'altro, pronti a combattere. Insieme.
L'armatura di Mime
era tornata quella di Odino e la lira gli era ricomparsa tra le mani.
Rix aveva assunto
una posizione stana: era come se imbracciasse qualcosa, la mano destra
all'altezza della spalla, e la sinistra difronte al ventre, con le dita morbide
ma tese. Sembrava avesse tra le mani una chitarra.
-
Ares. Padre. Tu hai deciso di metterci al
mondo in due…
Stavano parlando
all'unisono, e quelle parole sembravano una condanna.
-
…tu hai deciso di dividere il nostro potere
in modo che non potesse nuocere a nessuno. Quella è stata la tua condanna. Ora
il nostro potere è tornato ad essere uno solo!
Un'esplosione di
luce ed energia accompagnò le ultime parole. Tutto si fermò, i generali e i
cavalieri interrompettero per un breve periodo la loro lotta per assistere
all'unione dei cosmi dei musici maledetti.
Quando la penombra
tornò ad avvolgere l'immensa sala i due erano scomparsi. Nulla poteva ricordare
la loro presenza, solo una leggerissima melodia, tanto leggera da essere appena
udibile.
Ares era
tesissimo. Concentrato al massimo per scorgere ogni più piccolo segnale sulla
postazione dei nemici non faceva orami più caso ad alimentare i cosmi dei suoi
generali, che stavano ormai per soccombere. Lo sguardo, rosso vivo, quasi da
pazzo, con una vena di cattiveria e crudeltà, vagava da una parte all'altra
della sala, cercando un segno… un piccolo segnale e li avrebbe potuti
distruggere.
All'improvviso la
voce alta e imperiosa di Rix lo fece sobbalzare visibilmente:
-
Ci cerchi con gli occhi, padre? Non hai
capito che noi non siamo cose visibili…
Mime seguì la voce
della sorella:
-
Noi siamo cose udibili… ascolta…forse ci
troverai così!
-
Smettetela traditori!!! Venite fuori!
Mostratevi e combattete!!
-
Noi stimo combattendo!
La musica cambiò
bruscamente, si fece notevolmente più udibile e più intensa, quasi rabbiosa.
Ares, finalmente
scese dal piedistallo che prima era occupato dal trono-armatura; girò per la
stanza come una furia, tentando di non ascoltare. Sapeva cosa volevano fare,
sapeva perfettamente qual era il loro intento. Volevano farlo impazzire,
volevano farlo uscire di senno. Ma non ci sarebbero riusciti! No! Non poteva
permetterlo!
Si sedette a
terra, incrociò e gambe e chiuse gli occhi, tentando di uscire da quella realtà
per escludere tutto e tutti.
Non ci riuscì. Un
colpo di spada lo raggiunse al viso e fece saltare l'enorme elmo, assieme ad
una bella ciocca di capelli neri.
-
Maledetti! Uscite fatevi vedere!
Nulla. Solo
quell'orribile musica che gli penetrava il cervello. Non la sopportava! Non
aveva mai sopportato la musica, ma questa oltrepassava tutti i limiti.
Un altro colpo di
spada, proveniente, all'apparenza, dal nulla lo colpì in pieno petto, lasciando
un profondo solco nell'oro sfavillante della corazza.
Ancora, sulla
gamba, ma questo non era un colpo di spada, sembravano più fili sottilissimi ma
resistentissimi. Fatto sta' che il gambale sinistro si frantumò sotto i suoi
occhi increduli.
-
Ora basta!
Imbracciò la sua
lancia e cominciò a farla volteggiare sopra la testa. Nel frattempo altri due
colpi gli distrussero il gambale destro e le due lame sopra le spalliere. Non
importava. Tra poco li avrebbe avuti tra le mani, e quella sarebbe stata la più
gradita delle vendette.
Al fine, con
un'esplosione cosmica spaventosa, piantò la lancia nel pavimento della sala.
Un terremoto
scosse la terra. La sala cominciò a cadere in frantumi. Enormi calcinacci si
staccarono dall'altissimo soffitto, cadendo nel bel mezzo della sala.
Tutti, compresi i
moribondi generali, tentarono di precipitarsi fuori per non essere colpiti, ma
Ares, con un raggio giallastro bloccò la porta. I cavalieri erano in trappola. Troppo
deboli per attaccare Ares, troppo stanchi per proteggersi dalle macerie.
-
Allora. Rix, Mime non venite ad aiutare i
vostri amici? Preferite che li faccia fuori io?
-
Sei solo un cane!
Rix era apparsa
nel mezzo della sala. Era determinata a salvare i suoi amici, e ad uccidere
quell'essere basso e meschino che li usava come esche.
-
Che peccato! È troppo tardi!
Un altro colpo al
terreno con l'asta della guerra e un intero pezzo di soffitto si staccò, cadendo
addossò ai cavalieri.
Quasi tutti
riuscirono ad evitarlo, scansandosi chi da un lato che dall'altro. Le uniche
vittime furono proprio due generali di Ares: Vanèsa e Share, troppo stanchi per
difendersi.
-
Come? Come puoi sacrificare i tuoi stessi
guerrieri?
Il suo tono era
molto, troppo arrabbiato. Non poteva concepire un dio che sacrificasse i suoi
guerrieri per la vittoria.
-
ne troverò altri. Intanto mi accontenterò di
pareggiare i conti… uccidendo te!
Un raggio rosso fuoco
venne emesso dall'asta della guerra, e avrebbe raggiunto Rix dritta al cuore se
qualcosa non si fosse messo in mezzo…qualcosa, o qualcuno.
Nessuno si rese
conto di ciò che era successo finché non fu tutto finito.
Megrez, il cavaliere
di Odino, si era messo volutamente sulla traiettoria del colpo di Ares,
salvando Rix con il suo sacrificio.
S'accasciò
all'indietro, finendo tra le braccia di Bellatrix, ormai in fin di vita.
Rix era sconvolta,
perché si era sacrificato? Lei avrebbe potuto evitare quel colpo, lei sarebbe
sopravvissuta. lui aveva perso la vita.
Piangente,
distrutta, si era inginocchiata, prendendo la testa del moribondo Megrez sulle
ginocchia; con un filo di voce gli chiese tra le lacrime:
-
perché? Megrez perché lo ha fatto?
-
Perché… perché… mi ero promesso di non
dirtelo ma… io ti amo! Sei stata tutto per me! Ricordati di me…ti prego no
odiarmi!
-
Come potrei odiarti! Sarai sempre nei miei
pensieri te lo prometto!
-
Grazie…
-
Megrez io…
Non finì la frase.
Megrez era morto! La voce falsa ed ipocrita di Ares risuonò nell'aria, mentre
calcinacci e polveri continuavano a crollare dal soffitto e dalle enormi
colonne:
-
Se questa scena lacrimevole è terminata,
avremmo uno scontro da finire!
Rix alzò gli occhi
pieni di lacrime, ma altrettanto pieni di rabbia. Le era tornata in mente la
leggenda:
…i gemelli vinceranno il male, ma perderanno un pezzo del loro
cuore…
Era per colpa sua
se Megrez era morto. Era per colpa sua se tutti loro erano in pericolo.
Non poteva
sopportare oltre quel dio.
-
Adesso basta!
Si alzò, lasciando
a terra il povero Megrez, esanime; continuava a stringere, ora convulsamente
per l'enorme rabbia, la spada maledetta, quella che lei sapeva essere l'unica
arma con cui poteva essere ucciso un dio.
-
Adesso basta, Ares! Ora vedrei il vero potere
della musica, e ti pentirai di avermi messa la mondo!
Rix venne avvolta
da un cosmo rosso ed esplosivo. Era stanca di quella storia. L'avrebbe fatta
finita, per lei, per la sua vita, per quella di suo fratello e quelle dei loro
amici, ma anche in memoria di quella sacrificata di Megrez. Un pezzo del loro
cuore era andato perso; ora Ares doveva morire!