IL MEDAGLIONE DI NEMESI
URLANDO CONTRO IL CIELO
TRENTADUESIMO CAPITOLO
Mime era davanti a
lei, ma non era più lui, non era il Mime che ricordava e cui voleva bene. Non
era più suo fratello.
Ad uno schiocco
delle dita di Ares l'intero esercito, fino ad allora dietro Mime, s'avanzò
nella sala, circondando i cavalieri.
Con la sua voce
imperiosa, e con una punta di disprezzo, Ares parlò al suo generale:
-
Generale Mime, non voglio più vedere queste
persone. Incarico te personalmente di distruggere quell'insulsa sacerdotessa.
-
Agli ordini, mio signore!
Quella non era la
sua voce! Non era la voce gentile e musicale di Mime. Non era più la voce cui
era affezionata.
L'esercito era
abbastanza vasto, con una trentina di cavalieri, di basso rango perché con le
armature rosse, e tre generali, oltre a Mime, con l'armatura nera come la
notte.
Solo questi ultimi
potevano essere un reale problema, sarebbe stato facile far si che gli altri
non nuocessero senza ucciderli, erano sotto controllo mentale.
I tre generali si
fecero avanti e si presentarono:
-
Io sono Share, generale di Ares, cavaliere
della distruzione!
-
Io sono Peel, generale di Ares, cavaliere
del dolore!
-
Io sono Vanèsa, generale di Ares, cavaliere
della morte!
I tre cavalieri
erano uno di fianco all'altro.
Il primo che aveva
parlato era un uomo alto e robusto. L'armatura lo ricopriva completamente,
impedendo di scorgere il corpo, e lasciando scoperto solo il volto e il capo.
Aveva un viso giovanile e crudele, negli occhi scuri un'espressione altera e
quasi viziata, incorniciata da corti capelli marroni.
Il secondo, Peel,
aveva l'armatura più ridotta rispetto al primo, piena di spuntoni e lame, che
contrastavano con la forma liscia ed elegante di quella di Share. Il cavaliere
del dolore era un ragazzetto, poco più giovane di Rix, tarchiatello ma in
splendida forma. Aveva la pelle scura e abbronzata, i capelli e gli occhi neri
e sadici con sfumature rossastre.
L'ultimo cavaliere
era una splendida ragazza bionda con gli occhi totalmente rossi e molto
piccoli. La sua armatura era molto succinta, ma ispirava tutto tranne amore.
Era perfetta come cavaliere della morte, la sua figura era tanto chiara ad
eterea da sembrare uno degli spiriti che vagano all'infinito per quelle terre.
Ma Rix non li
guardava. Non le interessava chi fossero o cosa volessero. In quel momento era
importante solo che lei parlasse con Mime, che gli facesse capire la verità,
che gli dicesse, finalmente, che loro erano fratello e sorella, che erano nati
dalla stessa madre, che lei non aveva mai conosciuto e di cui non sapeva
nemmeno il nome.
La battaglia
intorno a lei era cominciata. Megrez stava sfidando Share, cavaliere della
distruzione; Hyoga era stato attaccato da Vanèsa, cavaliere della morte, e
Mentres tentava di bloccare Peel, cavaliere del dolore.
Lei non sentiva
nulla, vedeva solo il dolce Mime che estraeva la sua spada dal fodero e gliela
puntava contro.
-
Non voglio combattere contro di te Mime!
-
Allora morirai!
Non era lui!
Le si scagliò
contro con la spada sguainata, e l'avrebbe colpita in pieno se Mentres non
l'avesse tirata via.
-
Cosa diavolo hai intenzione di fare? Vuoi
farti uccidere ora che hai quasi raggiunto il tuo scopo?
-
Non voglio fargli del male!
La sua voce era
piena di pietà e amore. Voleva bene al suo caro fratellino.
-
Allora parlagli! Sai farlo benissimo. E se
non vuole ascoltarti canta!
-
Ma...
-
Niente ma! Vai e riportalo da noi!
Mentres si tuffò
nella battaglia, già molto violenta, lasciando Rix con più domande che
risposte.
-
Ti sei decisa a combattere?
Il tono di Mime
era canzonatorio e impaziente. Per lui, ormai, era solo un obiettivo da
distruggere. Non poteva sopportarlo! Non sopportava che l'uomo che le aveva
negato tutto fin dalla nascita, le portasse via l'unico legame con la sua
famiglia. Non poteva sopportarlo!
-
Si. Ma sarà peggio per te!
-
Io non ne sarei così sicuro.
Le due spade
cozzarono forte: quella di Mime non raggiungeva certo la spada nera impugnata
da Rix per bellezza e potenza, ma in quanto a resistenza era un'ottima arma.
-
E tu saresti un generale di Ares?
-
Cosa hai da dire? Ti sto tenendo testa!
-
Un vero guerriero del dio della guerra mi
avrebbe già sconfitto. No! Tu non sei dei loro. Tu sei semplicemente Mime di
Benetnasch, cavaliere di Odino; mio amico!
-
No! Non è vero! Non so di chi tu stia
parlando!
-
Sto parlando di te Mime! Sto parlando della
persona più cara che ho al mondo. Sto parlando dell'umico amico che mi ha
aiutato quando ne avevo bisogno!
-
Tu tenti solo di confondermi!
Le spade cozzarono
violentemente, sembrava quasi che Mime non volesse usare i suoi poteri.
Nemmeno lui sapeva
perché. Aveva uno strano timore per quella ragazza e avrebbe voluto disfarsi di
lei al più presto, ma qualcosa lo frenava, voleva sentire ciò che diceva,
voleva sapere, voleva... ricordare!
-
Non sto tentando di confonderti! A questo ci
ha già pensato Ares e il suo oscuro potere. Caccialo! Caccialo via dalla tua
testa e torna quello di un tempo!
La voce del dio,
cupa e pericolosa, raggiunse i due sovrastando il clamore della battaglia dei
cavalieri contro i tre generali, gli unici rimasti dell'esercito di Ares:
-
E perché dovrebbe tornare ad essere quello
di un tempo? Per far si che tu lo respinga nuovamente? Per tornare a soffrire?
-
Allora... allora è vero!
-
Certo che è vero piccolo Mime! Io, il tuo
dio Ares, ti ho sottratto alla vita solitaria e dolorosa che facevi prima, per
colpa sua!
-
Non è vero Mime! Non ascoltarlo!
-
Ascolta invece! Tu eri solo quando ti ho
trovato! Eri solo perché lei ti aveva rifiutato. Dopo tutto quello che avevi
fatto per lei, ti aveva rifiutato. Per chi poi? Per uno stupido cavaliere di
Atena! Vendicati! Vendicati di lei e di quegli stupidi cavalieri!
-
No, non ascoltarlo. Io... io non potevo
amarti. Non come volevi tu.
Mime non capiva
più chi ascoltare. Non era più sicuro di nulla e di nessuno. Nella sua mente si
erano fatti largo tanti ricordi soffocati. Alcuni erano bellissimi, e la
maggior parte riguardavano proprio la ragazza che gli era difronte, ma
altrettanti erano quelli bui e dolorosi, e anche quelli riguardavano per la
maggior parte quella strana guerriera.
Non capiva più
nulla.
-
Basta ora! Non sono il vostro burattino!
Voglio sapere la verità. E la voglio sapere da te!
I suoi splendidi
occhi erano puntati su Rix. Era quello che sperava.
-
Io ti ho amato, ma ora non posso più. Ho
scoperto che sei mio fratello, che siamo nati dalla stessa madre, pur avendo
padri diversi.
-
Non è possibile. L'avrei saputo, io ho
conosciuto la mamma...
-
A lei era stato detto che ero morta. Ero la
figlia del male, i sacerdoti non potevano permettere che crescessi con voi e
che vi contaminassi con il mio potere oscuro. Non sono potuta restare con te e
al mamma. Lui non me lo ha concesso.
Mime non sapeva
cosa fare. Gli era quasi impossibile credere che la donna che aveva amato per
così tanto tempo, e così intensamente fosse sua sorella. Tanti ricordi si
facevano largo nella sua mente, molti felici e molti tristi. Non riusciva a
crederci.
-
E sia Mime! Se non mi crede il tuo cervello...
mi crederà il tuo cuore!
Rix assunse una
posizione d'attacco. Sembrava sul punto di scagliarsi contro Mime, ma non lo
fece. Fece nascere dal suo cuore e dai suoi ricordi più cari e nascosti una
melodia, melodia che Mime non poteva non riconoscere!
Uno dei pochissimi
ricordi della sua infanzia era legato a quella canzone... un bimbo vicino a lei
piangeva, qualcuno lei si avvicina e la prende in braccio. Passeggiava e
intanto cantava:
-
Come vedi sono qua monta su non ci avranno
fin che questo cuore non creperà ruggine di parte o di età c'è una notte
tiepida vecchi blues da fare insieme in qualche posto accosterò quella là sarà
la nostra casa ma credo che meriti di più, e intanto io sopra io bé ti offro di
ballarci su una canzone di cent'anni almeno... urlando contro il cielo! Non saremo
delle star ma se a noi questi giorni fatti di un'andate per un week-end il
futuro pieno c'è non si può sempre perdere, per cui giochiamoci certe luci non
puoi spegnerle... se il purgatorio è nostro per lo meno... urlando contro il
cielo! Fantasmi sulla A14 dal finestrino passa odor di mare diesel merda morte
vita, il patto è stringerci di più prima di perderci forse ci sentono lassù è
un po’ come sputare via il veleno...urlando contro il cielo! Contro il cielo...
contro il cielo... contro il cielo... contro il cielo!
-
Come... come fai a conoscerla? Era la
canzone della mamma! Me la cantava da piccolo.
-
La cantava anche a me!
Gli occhi di Trix stavano
per piangere, se non fosse riuscita a convincerlo lo avrebbe dovuto uccidere;
altrimenti lui avrebbe ucciso lei e tutti gli altri.
Mime non riusciva
più a parlare, la voce gli moriva in gola. Lasciò cadere dalle mano la spada e
guardo Rix, la sua Rix... sua sorella.
-
Rix...sorella!
Rix gli corse
incontro e si abbracciarono piangenti. Per la prima volta avevano una famiglia
su cui contare.
-
No! Tu non puoi tradirmi! Non puoi tradire
il dio della guerra!
-
Certo che posso! Tu sei stato il primo a
tradirmi! Tu mi hai raccontato un mucchio di bugie, tu mi hai strappato
l'affetto di mia sorella per tutto questo tempo. Preparati a subire la nostra
vendetta. Mia e... di mia sorella.
Dicendo questo
guardava quegli splendidi occhi che amava tanto intensamente. Ora sapeva il
perché, ora sapeva spiegarsi il comportamento di Trix, sola a portare un peso
di entrambi. Ora sapeva come amarla, senza ferire nessuno dei due. Ora sapeva.
(la canzone
presente nel testo è "urlando contro il cielo" di Luciano Ligabue)