IL MEDAGLIONE DI NEMESI
L'INGANNO
TRENTUNESIMO CAPITOLO
La scena era stata
terribile per tutti i cavalieri. Quello che era successo dinanzi ai loro occhi
poteva significare solo una cosa: erano stati ingannati tutti, e per tanto
tempo. Bellatrix non aveva mai avuto intenzione di combattere Ares, al
contrario li aveva usati per arrivare a lui, e per ottenere il potere del male.
La ragazza aveva
riposto la rossa spada nel fodero, dietro il gigantesco trono nero, e si era
accomodata sul bracciolo destro dello stesso, invitando, con un gesto
provocante e lusinghiero della mano, il padre a sedersi al suo posto.
Questo, essendo un
dio, anche essendo suo padre, dimostrava solo pochi anni più di lei, e certo
quella bellissima ragazza non gli era del tutto indifferente; infatti le si
avvicinò e le sussurrò all'orecchio
-
Se tu non fossi mia figlia……
-
Cosa vuoi che importi? Sei un dio, puoi fare
quello che vuoi!
-
Se è per questo da adesso tu sei una
semi-dea, e continuando così, ti farò diventare una dea molto presto. Basterà
farti bere il nettare delle sacre coppe dell'Olimpo! Dopo potremmo dedicarci ad
altre e più divertenti attività, ora, però, voglio sbarazzarmi di alcune
persone fastidiose e totalmente inutili!
Aveva alzato il
tono della voce in modo da farsi sentire dai cavalieri in fondo alla sala.
In tutto quel
frattempo Mentres era rimasto inginocchiato ai piedi del trono. Dopo l'ultima
affermazione Ares rivolse il suo sguardo infuocato verso il generale, e con
aria di estrema superiorità gli disse:
-
Tu hai commesso un grave errore, sai qual è
la pena!
-
Padre! Non è stata tutta colpa sua, e poi
potrebbe tornarci utile, è un abile guerriero, nonché il possessore
dell'elemento fuoco. Sono convinta che saprà ricambiarci se lo lasceremo in
vita!
Ares restò pensieroso
per alcuni istanti.
-
Come vuoi. Ma tu sappi renderci il grande
favore concessoti! Comincia con l'eliminare quegli stupidi cavalieri in fondo
alla sala!
-
No padre!
-
Come sarebbe no?
Rix si alzò
tranquillamente dalla sua posizione sul bracciolo del trono, afferrò la spada
maledetta e cominciò ad avvicinarsi, sempre con molta calma, ai cavalieri.
-
Se non ti dispiace, vorrei avere io questo
compito! Comincio ad annoiarmi!
Ares non rispose,
ma si sistemò più comodamente per godersi la scena.
Rix aveva uno strano
sguardo, nessuno dei cavalieri l'aveva mai vista così. Era bellissima, era come
se la cattiveria che era dipinta sul volto abbellisse ancora di più il suo
corpo. Avvicinandosi, con il suo fare sensuale e placido, aveva poggiato la
lama della spada il diagonale sul petto, e l'accarezzava con due dita, lunghe e
aggraziate come sempre.
I cavalieri non
erano in fila, ma alcuni avanti e alcuni più dietro. Hyoga si trovava dietro,
Ikki e Shun erano quelli più avanti.
Passandoci vicino
Rix lanciò una furtiva occhiata al cavaliere della fenice, dicendogli:
-
Bella questa spada, vero? È un dono del
sommo Zeus a mio padre. Dandogliela gli profetizzò che questa spada avrebbe
ucciso una divinità, ma che solo i suoi eredi diretti avrebbero potuto
impugnarla.
Perché sta dicendo questo? Non capisco
-
Non lo immagini Ikki? Ti eri forse
dimenticato che posso leggere nella mente di chiunque?
Passò oltre. Ora i
suoi occhi erano puntati sulla persona più fragile del gruppo, quello che aveva
ricevuto un colpo durissimo proprio dalla persona che amava più di se stesso:
Hyoga.
Era più indietro
rispetto agli altri, perché era indietreggiato durante la trasformazione della
sua amata Bellatrix, non aveva resistito a quella scena.
Lo sguardo della
donna che aveva difronte non somigliava minimamente a quello di cui si era
innamorato, ma, non sapeva perché, aveva ancora fiducia in quegli occhi
rossastri. La ragazza era orami vicinissima, si bloccò a circa due metri dal
povero cavaliere del cigno, immobile per paura o per rimorso di averla aiutata
ad arrivare lì.
La spada si staccò
dal petto dove era adagiata, e la mano di Rix la distese in modo che la punta
mirasse al cuore del cavaliere. la voce, quando parlò, aveva uno stranissimo
tono: non era uguale a prima, ma nessuno l'aveva mai sentito usare da Trix.
-
sai, in fondo ti devo ringraziare. Mi sono
divertita tantissimo……
Hyoga crollò, i
suoi occhi si riempirono di lacrime. Era stato usato, era stato preso in giro
dalla persona per cui avrebbe dato la vita.
Ma qualcosa di
inaspettato e insperato avvenne in quell'istante. Rix si voltò di scatto,
puntando con la spada proprio Ares, suo padre. La sua voce tornò quella dura e
determinata, ma dolce e melodiosa della sacerdotessa Bellatrix, e con quella
voce tuonò:
-… si, mi sono
divertita a prenderti in giro!
Un raggio
rossastro partì dalla spada, tanto lucente di luce rossa da sembrare
incandescente.
Una luce bianca e
rossa racchiuse l'intera figura della giovane guerriera, facendola riapparire,
pochissimi istanti dopo, con indosso la sua solita armatura, anche se ancora
con capelli e occhi non riconoscibili, a causa del potere contaminante
dell'arma che aveva in mano.
-
caro padre, non avrai pensato che fossi qui
per aiutarti? Sono venuta solo per ringraziarti della vita che mi hai costretto
a vivere.
Stava avanzando
nella sala, alzando la voce e conferendogli sempre maggior rabbia e vigore,
difronte ad un dio della guerra più sconvolto che mai. Il colpo di Rix non gli
aveva provocato particolari danni, se non una bruciatura nel vestito, ma veder
sfumare in quel modo l'occasione di divenire sovrano del mondo celeste, più che
di quello terreno, lo aveva lasciato interdetto.
-
ti ringrazio per avermi separato da mia
madre, ti ringrazio per avermi negato l'affetto di una famiglia, ti ringrazio
per avermi fatto vivere quando volevo morire e ti ringrazio di avermi fatto
sentire morta quando volevo vivere!
La voce si era
ormai trasformato in un grido di dolore e gli occhi si erano riempiti di
lacrime di rabbia. Tutti i dolori della sua vita le passavano nella mente, e
tutto, riflettendoci, era colpa di quell'unico uomo che ora aveva davanti, se
lui non avesse scelto lei per quella stupida leggenda avrebbe avuto una madre,
un padre, una famiglia.
Ora aveva
l'occasione per fargliela pagare, e non se la sarebbe certo fatta sfuggire!
I cavalieri, dopo
un istante si resero conto della situazione: non erano stati usati, Rix non gli
aveva mai mentito, e gli voleva bene, voleva bene a tutti loro, altrimenti li
avrebbe uccisi. Rix era tornata!
Le labbra, sottili
e crudeli, eppur sensuali, di Ares presero la forma di un ghigno, una specie di
risata meschina e crudele.
-
Sei riuscita a prenderti gioco di me! Brava
i miei complimenti! Si vede che sei mia figlia, ma non dimenticare che sono un
dio…
un lampo dorato
provenne improvvisamente dal trono nero, che si scompose e formò la sacra
armatura dorata del dio della guerra.
Era maestoso e
terrificante. I lunghi capelli neri e rossastri stridevano con il dorato
dell'armatura. Questa era di stupenda fattura: le spalle erano coperte da
enormi spalliere semi sferiche sormontate da due pericolosissime lame; altre,
altrettanto affilate, spuntavano dall'elmo, dalla cintura e dalla base
inferiore delle spalliere. Lo scudo era grandissimo e finemente lavorato, tanto
lucente d poter accecare un avversario troppo vicino, e tanto robusto da dare
l'impressione di resistere anche alla sacra Excalibur. Infine stringeva in mano
la sua arma leggendaria: l'ascia di Ares. Quest'asta era molto gracile alla
vista, ma nascondeva in sé un potere tale da permettere la distruzione della
terra con pochi colpi.
-
E soprattutto non dimenticare che non sono
solo!
Un cosmo potente,
ma come se contenuto, comparve improvvisamente alle spalle dei cavalieri, ormai
rimotivati alla lotta. A questo seguirono tanti cosmi più piccoli e certamente
poco pericolosi.
-
il mio esercito sta per arrivare! Ma credo
che il mio generale più fedele basterà da solo a togliervi di mezzo!
Il portone si
spalancò all'improvviso, investendo i presenti con un getto d'aria fredda,
satura delle urla delle anime dannate. Un intero esercito si trovava dietro
quella porta, e a capo c'era una conoscenza dei cavalieri, e, soprattutto, di
Rix
Lei era sicura che
quell'ignobile dio avrebbe tirato in ballo la persona contro cui non avrebbe
mai combattuto: Mime.