P

IL MEDAGLIONE DI NEMESI

 

L'ULTIMO OSTACOLO

VENTINOVESIMO CAPITOLO

 

Erano appena arrivati Shiryu e Mizar, quando Rix, seguita da Mentres, si diresse verso il palazzo con una strana luce negli occhi, che tutti notarono.

 

Non rivolse la parola a nessuno, s'incamminò senza neanche aspettarli.

 

-         Aspetta Rix! Shun ci aveva fatto promettere di essere tutti insieme, prima di entrare!

-         E credete che Ares aspetti i loro comodi?

-         Rix! Non è da te parlare così!

-         E cosa né sai tu di me, Shiryu!

 

Queste ultime parole era state rivolte con tanta irruenza e amara ironia da spiazzare del tutto i presenti. Solo Mentres non ne rimase colpito.

 

-         Ma Rix…

 

Le parole di Hyoga gli morirono in gola, quando si accorse dell'enorme cosmo che si avvicinava. Aveva le impronte cosmiche proprie delle divinità, ma non era il cosmo di Ares, n'era sicuro; era un cosmo buono e gentile, quasi come il sole che sorge.

 

-         Chi è? Chi può avere un cosmo tanto forte, eppure così gentile?

-         Eos!

 

Mentres parlò per la prima volta da quando erano tutti insieme, la sua voce era melodiosa, ma dura e sprezzante nello stesso tempo.

Lui e Rix si guardarono per un attimo e poi s'incamminarono verso sud, dalla parte opposta al palazzo, facendo segno agli altri di non seguirli.

 

In quello stesso istante un bagliore arancio con sfumature violette attirò la loro attenzione. Una densa nube di foschia si creò nel punto da cui era provenuta la luce.

Erano tutti con il fiato sospeso. Qualcosa si mosse all'interno della nube, e una figura femminile e graziosa si fece avanti.

 

Era una dea, ora n'erano sicuri. Fluenti capelli rosati le arrivavano ai piedi e un'espressione dolce ma decisa riempiva gli occhi, anch'essi rosati, e le dolci labbra. Nella sua armatura era splendente. Era tra il grigio e l'azzurro, con i bordi e le fini decorazioni dorate. Una falce di luna le spuntava dietro la schiena, e una gonna metallica, lunga fino alle caviglie le copriva le gambe. Era pronta a battersi, con il sorriso sulle labbra.

 

Poco prima che iniziasse a parlare, arrivarono correndo Shun e Ikki. La donna aspettò che fossero arrivati entrambi prima di cominciare a parlare.

 

-         Salve cavalieri! Io sono l'ultimo ostacolo che dovrete superare per raggiungere la sala del trono di Ares, ma non sarà per niente facile battermi. Io sono Eos, la dea dell'aurora!

 

 

Nessuno osò fiatare, la paura attanagliò i loro animi per pochi, lunghissimi istanti. Al fine Shun e Shiryu si fecero avanti.

 

-         Ci batteremo noi con te, Eos. Uno per volta, naturalmente.

-         Come preferite! Ma nessuno si muoverà di qui se non riuscirete ad uccidermi……

 

Dicendo questo alzò le braccia verso l'alto e, dietro di lei, comparve un muro trasparente, che sembrava di fuoco, a protezione dell'ingresso al palazzo.

 

-         ……e come saprete non potete uccidere una divinità!

 

Scoppiò in una risata sarcastica e crudele. Aveva però qualcosa di strano, che alcuni cavalieri notarono.

 

-         Perché lo fai?

-         Prima presentati cavaliere. Non mi piace parlare agli sconosciuti!

-         Io sono Shun, cavaliere di Andromeda!

-         Il fedele cavaliere di Atena! Bene. Vuoi sapere perché lo faccio? E perché dovrei dirtelo?

-         Hai detto tu che ci ucciderai, consideralo un mio ultimo desiderio!

-         E sia! Lo faccio per amore, e questo ti basti!

-         Credi sul serio che Ares sia capace di amare?

-         Tu chi sei, impertinente cavaliere?

-         Io sono Mizar, cavaliere di Odino.

-         Non sono faccende vostre! Ora combattete, sono stanca di parole!

 

Dicendo questo indietreggio di qualche passo, mettendosi in posizione di difesa, lasciando l'iniziativa al cavaliere di Andromeda, che si era fatto avanti.

 

Le catene erano agitate come mai lo erano state prima, non solo per Eos, ma anche per la vicinanza di Ares. Shun, dopo un'iniziale indecisione attaccò la dea dell'aurora con la catena di attacco, tentando d'immobilizzarla.

 

La dea lo guardo con sguardo deciso e rese inutilizzabile la catena con un

raggio di luce, proveniente dalla sua mano, che per poco non incenerì la punta triangolare.

 

-         questo è uno dei mie colpi più scarsi, e già ti ho fermato, cosa credi di fare quando deciderò di fare sul serio?

-         Non eri tu quella stanca di parlare?

 

 

Raramente Shun si faceva prendere dalla collera, ma quella divinità lo mandava su tutte le furie. Non capiva il perché, forse era il suo cosmo gentile, oppure il destino di sofferenza che riusciva ad intravedere nei suoi occhi rosa; non capiva perché ma voleva eliminarla, non per passare, ma per sottrarla alle sofferenze che travagliavano il suo fragile animo.

 

Nel frattempo Megrez si era avvicinato a Hyoga.

-         Che fine ha fatto Trix?

-         Non lo so. Si comporta in modo strano da quando abbiamo incontrato Mentres. Stanno combinando qualcosa…

-         …qualcosa che non mi piace per niente! Senza di lei non riusciremo a superare Eos.

-         Come fai a dirlo, senza averci provati?

-         Trix sola conosce la tecnica del "closing". È l'unico modo per battere una divinità immortale.

-         La tecnica del cosa?

 

I due continuarono a parlare, mentre anche la catena di difesa di Andromeda finiva quasi incenerita.

-         Ora basta cavaliere! sono stanca di giocare, mi libererò di voi con un solo colpo.

 

Si concentrò, elevò le mani fin sopra la splendida chioma e pronunciò il nome del devastante colpo:

-         Alba del mattino!

 

Una luce immensa, arancio con sfumature viola, come quelle del cosmo di Eos, si sprigionò da tutto il corpo della divinità, travolgendo e facendo finire al tappeto con ferite, più o meno gravi; ma non morti.

 

-         Siete più resistenti di quanto immaginasi! Pazienza, userò due colpi al posto di uno!

 

Si accinse a eseguire nuovamente l'alba del mattino, quando qualcosa, alle spalle dei cavalieri, attirò la sua attenzione.

 

-         Finalmente, sacerdotessa Bellatrix! Ti aspettavo!

-         Non mi sembra ti sia annoiata nell'attesa! Come fai a conoscermi?

-         Non ha importanza. Devo solo eliminarti.

-         Sicura di riuscirci?

 

Il tono di Rix era stranamente derisorio e irriverente. Né Hyoga né, tantomeno, Megrez o nessun altro riusciva a capire cosa avesse in mente. Il suo sguardo era freddo e crudele, mai l'avevano vista così.

 

Rix si posizionò lateralmente, rispetto ad Eos, alzò il braccio e fece scaturire dalla mano una rete di ghiaccio, come aveva fatto prima con Mentres, ma questa volta aveva sulle labbra uno strano sorriso superbo e altero.

 

La rete, appena si fu posata sul corpo della dea si sciolse come neve al sole.

 

-         credevi di poter intrappolare il sole che sorge con del ghiaccio? Sei una stupida!

-         Mai quanto te! Ares non ti amerà mai, potrai fare tutto quello che ti ordina, ma lui non ti vorrà mai. E quando non gli servirai più, ti butterà via!

-         Basta! Fai silenzio stupida ragazzina! Tu non capisci nulla!

-         Offendi pure, questo non cambierà la verità dei fatti. E lo sai meglio di me!

 

Shun non riusciva a capire, stava ferendo nel profondo quella donna, eppure continuava. Non avrebbe mai immaginato che Rix potesse essere così crudele. Sembrava lei la cattiva della situazione.

 

-         Basta! Sono stanca delle tue insinuazioni! Muori! Ultima falce di luna!

 

Eos si voltò di scatto e insieme al suo urlo si sprigionò un fascio energetico dalla falce di luna che la sua armatura aveva sulla schiena.

Il colpo prese in pieno la sacerdotessa. Tutti pensarono che la sua morte fosse ormai accertata, erano tutti disperati per la perdita della loro cara amica, più degli altri Hyoga si vide cadere il mondo addosso. L'unico che ebbe la freddezza per osservare che Mentres non aveva fato una piega, fu Mizar.

 

Una risata cattiva e quasi sadica si levò dal centro della luce; quando questa si dissolse Rix comparve, tra gli esulti generali, ancora in perfetto stato, senza neanche un graffio.

 

-         Sono stanca di giocare, Eos. Voglio dare una lezione prima a te, e poi a quel farabutto di Ares!

 

Assunse una strana posizione, con le braccia incrociate sul petto, la testa bassa e gli occhi chiusi. Eos capì cosa stava per fare e si scagliò contro di lei tentando di fermarla.

 

-         No! Non farlo! Vi farò passare! Ti prego!

 

Rix con voce dura e cattiva parlò, tenendo ancora la testa bassa.

-         non mi sono mai piaciuti i codardi! CLOSING!

 

L'urlo sovrastò il gemiti delle anime dei dintorni, e il suo cosmo superò, per alcuni istanti, quello di Ares.

Un unico, piccolissimo, raggio luminoso, proveniente direttamente dal cuore di Bellatrix, raggiunse Eos, facendola sparire.