IL MEDAGLIONE DI NEMESI

ASCALFO, GRANATA E POLIFEMO

VENTOTTESIMO CAPITOLO

 

Thor e Seiya non avevano avuto tempo di aggiungere altro, parlando con Megrez, che già i due cavalieri di Efesto li avevano attaccati.

Appena il loro amico si fu allontanato a sufficienza, senza che quei due odiosi cavalieri se n'accorgessero, iniziarono a fare sul serio.

Pegasus fece esplodere tutta la rabbia che aveva represso fino a quel momento nel suo solito colpo, il fulmine di Pegasus.

Thor, come al solito, non andò tanto per il sottile e si scagliò a testa bassa contro il gigantesco Polifemo.

Credete di spaventarci? Voi non conoscete la nostra potenza!

Allora mostracela, Granata, invece di parlare!

Come preferisci cavaliere di Pegasus! Se vuoi morire in fretta è un tuo diritto!

Quel cavaliere era insopportabile, borioso e pieno di sé al punto da capire neanche la vera potenza di chi gli era difronte. Pegasus s'avvide che quel cavaliere era tanto sicuro di batterlo che non aveva minimamente prestato attenzione al suo cosmo che cresceva.

Preparati a morire, cavaliere di Atena! Colpo delle formiche!

Improvvisamente cento, mille formiche uscirono da quel terreno brullo e sterile e si avvinghiarono all'armatura di Seiya.

Queste sono formiche carnivore, dagli soltanto pochi minuti e di te non resterà che il ricordo!

Quello che diceva era vero, Seiya le sentiva mordere la sua armatura e la sua pelle. Cadde in ginocchio per un assalto improvviso ai polpacci. Ma non si sarebbe arreso.

Concentrò il suo cosmo, raggiungendo, come al Grande Tempio, come ogni volta che n'aveva avuto bisogno, il settimo senso.

Solo allora, quando era troppo tardi, Granata s'accorse del suo cosmo sproporzionato. Sbiancò, non poteva credere che quel cosmo provenisse dal cavaliere che era ai suoi piedi, per le sue fedeli formiche carnivore.

Seiya s'alzò, a fatica, guardò sprezzante il suo avversario e gli disse con tono leggermente derisorio:

Cosa c'è cavaliere di Efesto? Hai perso la tua baldanza?

L'armatura di Pegasus, in gravi condizioni a causa dei morsi famelici delle formiche, si scompose, riformandosi poco distante, mentre sul corpo, ormai ricoperto di ferite e sangue, di Seiya si compose, in perfetto ordine, la sacra armatura d'oro del Sagittario.

Cos…? Cos'è quella?

Come? Pretendi di battere un cavaliere di Atena e non riconosci un'armatura d'oro, quando la vedi? Fammi proseguire e ti risparmierò. È Ares che voglio colpire, non tu né il tuo dio.

No! Granata della formica non si è mai arreso, e mai lo farà! Non sarà il materiale della tua armatura a salvarti! Le mie formiche divoreranno anche questa!

Lo credi sul serio?

Il cosmo di Seiya esplose in un bagliore lucente. Bastò solo quello a far morire le piccole formiche di Granata, e per far finire il loro padrone a gambe all'aria.

Ora preparati, cavaliere! La furia del cavaliere di Pegasus sta per raggiungerti! Fulmine di Pegasus!

Com'era prevedibile Granata non resistette alla furia e alla potenza del colpo, e spirò in pochi istanti.

Seiya era stanco, sia per aver richiamato l'armatura d'oro, sia per i morsi delle formiche, che erano più profondi di quanto egli credesse; appena fu sicuro che granata non poteva più nuocere a nessuno svenne accanto.

Nel frattempo Artax stava subendo, uno dopo l'altro i colpi di Ascalfo del Barbagianni. A dispetto del suo aspetto, infatti, il cavaliere di Demetra era potentissimo.

La maggioranza dei suoi colpi, però, notò Artax, si basavano sulle enormi ali della sua armatura.

Fu allora che gli venne in mente il piano vincente.

Cosa fai, cavaliere di Asgard? Non mi attacchi? Come vuoi! Lo farò io, ma questa sarà l'ultima volta!

Artax era ridotto molto male, quella zona era ricca di massi e spuntoni rocciosi, e ormai lui li aveva marchiati tutti con il suo sangue.

Ascalfo si preparò ad effettuare il colpo che aveva già ridotto in quelle condizioni il povero cavaliere di Odino. Questa volta però lui era pronto a riceverlo!

Ali del barbagianni!

Nevi di Asgard!

Il getto ghiacciato che si sprigionò da Artax non racchiuse il cavaliere, tanto che, in un primo momento, egli credette che il cavaliere avesse fallito:

Cavaliere, mi sorprendi! Sei così mal ridotto da non riuscire ad effettuare neanche un colpo? Avrei dovuto finirti prima, senza farti soffrire tanto!

Forse non hai visto bene dov'era diretto il mio colpo!

Un brivido freddo scese lungo la schiena di Ascalfo. Voltò di scatto l'orribile viso verso la sua spalla destra e si bloccò, vedendo che Artax non aveva fallito, anzi! Le sue ali erano racchiuse per sempre in due blocchi di ghiaccio eterno, impossibile da sciogliere se non per un altro cavaliere dall'energia fredda molto potente.

Bravo! Sei riuscito a bloccare la mia arma principale, ma non l'unica! Preparati al mio colpo più potente che porrà fine alla tua scomoda esistenza! Danza di Persefone!

Artax improvvisamente si ritrovò in un incubo. Quel colpo però non ebbe effetto su di lui! Era simile al fantasma diabolico di Ikki, fece finta di cadere a terre in preda all'orrore, aspettando che Ascalfo si avvicinasse, per poterlo colpire.

Il cavaliere di Demetra era soddisfatto del suo operato, aveva steso quel cavaliere come gli era stato ordinato, e ora avrebbe fatto lo stesso con i suoi compagni fuggiti! Camminò lentamente mentre si avvicinava al cadavere di quel povero cavaliere. Quasi gli dispiaceva per lui.

Si chinò per assicurarsi che la vita fosse volata via dal quel corpo, quando un colpo, la tempesta di fuoco, lo raggiunse al petto.

Artax s'alzò in piedi, debolissimo, ma vincitore.

Come…come hai fatto a…a non subire la danza di Persefone?

Il tu colpo è molto più debole di quello del mio compagno, con cui mi sono allenato ultimamente, in vista di questa battaglia! Addio Ascalfo.

Un altro colpo raggiunse Ascalfo, per l'ultima volta.

Seiya era appena svenuto accanto al corpo di Granata, quando Thor fermò i ripetuti colpi che si stavano scambiando lui e Polifemo.

Se vuoi posso lasciarti seppellire il corpo del tuo compagno.

Non ne ho la minima intenzione! Quello stupido si è lasciato battere da un ragazzino, peggio per lui!

Ma è il tuo compagno! Come puoi essere così duro e insensibile?

Non sono fatti tuoi cavaliere di Asgard, e ora vorrei tornare al nostro scontro, o vuoi tirarti indietro?

Per tutta risposta Thor estrasse le sue asce rotanti e gliele scagliò contro. Polifemo scansò la prima traiettoria, ma fu colpito alle spalle quando queste tornarono indietro, perdendo l'unico coprispalla della sua armatura e ferendosi gravemente ad entrambe le braccia.

Nonostante questo sembrò non risentire minimamente del colpo.

E' tutto qui quello che sai fare? Mi aspettavo di meglio!

Thor si fece prendere dalla rabbia e tentò di colpirlo ripetutamente con le braccia del titano, ma Polifemo era incredibilmente agile, nonostante la sua stazza.

Al fine il cavaliere di Odino tornò lucido e decise che se non poteva batterlo con colpi energetici, lo avrebbe steso con la forza bruta.

Quando iniziò a colpirlo Polifemo, con tono soddisfatto, gli disse:

Finalmente hai capito come voglio batterti!

O come vuoi essere battuto!

Ne dubito cavaliere, nessuno ha mai sconfitto Polifemo!

E nessuno ha mai sconfitto Thor di Asgard!

Sarà divertente! Infondo non ho nulla contro di te!

Allora perché non mi fai proseguire?

Perché voglio divertirmi un po’!

Thor capì che era inutile tentare di parlare con lui, era troppo preso dalla forza fisica per capire le sue ragioni.

Ma il cavaliere di Efesto era più forte di quanto s'aspettasse, e al fine erano entrambi stanchi e feriti gravemente.

Fammi passare e ti risparmierò, cavaliere di Efesto! Ora mi sono stancato di giocare!

Meglio così. Almeno adesso t'impegnerai un po’ di più! Stavo cominciando ad annoiarmi!

La sua voce era tanto cupa e cavernosa che faceva vibrare il terreno sotto i loro piedi. Thor si era ormai convinto che Polifemo non avesse nessun colpo segreto, ma usasse solo la forza fisica in battaglia. Quindi, probabilmente, non riusciva a percepire i cosmi, o per lo meno era poco avvezzo ad utilizzare il suo, così gli venne in mente un'idea. La forza del cosmo è portentosa, se fosse riuscito ad espandere il suo al massimo avrebbe potuto amplificare i suoi colpi poco alla volta, in modo che l'avversario non si rendesse conto di quello che succedeva.

Così si scagliò alla carica contro il gigante. Cominciò a colpirlo con il solito ritmo, ma aumentando, a poco a poco il suo cosmo da cavaliere. Come previsto il barbaro Polifemo non s'accorse di questa strategia e, gradatamente cominciò ad incassare colpi su colpi.

L'armatura di Polifemo era distrutta, mentre quella di Thor, era si ammaccata in diverse parti, ma era intera e lo proteggeva alla perfezione dai radi colpi che l'avversario riusciva ad infliggergli. Ormai il cavaliere di Efesto poteva solo difendersi, non riuscendo più ad attaccare.

Quando Thor era convinto che avrebbe, purtroppo, dovuto ucciderlo, Polifemo parlò, con una voce indebolita dai colpi:

Cavaliere, ferma i tuoi colpi! Ammetto la sconfitta, ti lascio il passo verso la reggia di Ares. Risparmiami!

Si cavaliere, non voglio ucciderti!

Così dicendo Thor si avviò verso il povero Seiya, ancora svenuto, per proseguire con lui la corsa.

Non fu una percezione particolare, forse solo il sesto senso avvisò il cavaliere di Odino del pericolo. Si girò con uno scatto, giusto in tempo per schivare un calcio che gli avrebbe staccato in tronco la testa.

E' questa la tua lealtà? Non meriti che ti risparmi la vita! Braccia di titano!

Con questo Thor colpì l'infame Polifemo, uccidendolo all'istante.