IL MEDAGLIONE DI NEMESI

GLI INFERI

VENTITREESIMO CAPITOLO

 

Quella sera Hyoga rimase con lei. Non se la sentiva di rimanere da sola. Era stato duro per lei veder partire tutti gli allievi. Per quattro lunghi anni erano stati la sua famiglia, e ora non li avrebbe visti per molto tempo.

La mattina si alzarono entrambi molto presto.

Rix portò Hyoga un po’ in giro per il piccolo paesino ai piedi del monte dove sorgeva il tempio, presentandogli, ogni tanto, qualche montanaro con la faccia simpatica e sorridente.

Quando tornarono i ragazzi erano già in piedi e avevano preparato la colazione, mettendo in subbuglio la cucina.

Cos'è questa storia? Non sapevo sapeste cucinare!

Abbiamo dovuto arrangiarci, non possiamo certo andare sempre al ristorante!

Buongiorno!

Ben svegliato, pelandrone! Mancavi solo tu!

Come mai così tardi Megrez? Di solito sei il primo la mattina!

Ciao Trix. Non so, non mi sento molto bene. Temo di essermi raffreddato.

Ma come! Vivi ad Asgard e ti raffreddi per una brezza di montagna? Ma sei strano!

Non dirlo a me!

 

Rix spezzo il discorso girando il capo verso la finestra con un'espressione perplessa.

Che c'è? Altri guai?

No, anzi. Ma non capisco perché sia venuto oggi. È presto.

Venuto, chi?

Shaka. Gli ho chiesto di aiutarmi per portarvi tutti negli inferi domenica, ma oggi è venerdì.

Dicendo così, e nella sorpresa generale dei ragazzi, Rix si diresse alla porta del retro e andò ad accogliere il nuovo arrivato.

 

Shaka era appena comparso difronte al portone del tempio di Nemesi. Percepiva i cosmi dei suoi amici e quello di Rix che si avvicinava, perciò aspettò placidamente che la ragazza facesse la sua comparsa.

Shaka! Cosa ci fai qui?

Gli disse correndogli incontro

Mi hai chiesto tu di venire, e per un amica accorro subito.

Grazie, sei un tesoro!

Lo abbraccio e si salutarono. Intanto anche gli altri erano arrivati. Avevano delle espressioni così perplesse che Rix non poté evitare di ridere, e, stranamente, anche Shaka abbozzò ad un sorriso.

Scommetto che volete un chiarimento!

Chi? Noi? Con queste facce?

Non ti azzardare più a farmi il verso!

Comunque, ciao Shaka. È molto che non ci vediamo.

Shun e Hyoga si fecero avanti e salutarono il vecchio compagno. Ikki, schivo come il solito, si limitò a fare un cenno con la testa che il cavaliere della vergine ricambiò, anche con gli occhi chiusi.

Allora, vieni dentro. Io devo ancora far colazione.

Se non vi spiace mi unisco al gruppo.

Ma figurati, così tu spieghi e io mangio!

Ho l'impressione che nello scambio non ci guadagnerò molto!

Tra le risate entrarono nella sala da pranzo. Dopo le presentazione con i cavalieri di Asgard, Shaka iniziò a raccontare di come si erano conosciuti.

Fu dopo la guerra al Grande Tempio. Voi bronze saint eravate tornati a Nuova Luxor con lady Saori e noi cinque cavalieri d'oro eravamo rimasti alle nostre case. Io non sono mai stato abituato a restare inattivo per troppo tempo, così dopo le battaglie partii per un viaggio di meditazione.

Tanto per cambiare!!

In questo viaggio, che durò pochissimo per la verità, sono arrivato qui a Ramnunte e ho incrociato la sacerdotessa.

Da allora siamo rimasti in contatto, così, avendo bisogno di un aiuto per portarvi tutti con me negli inferi, l'ho chiamato.

 

 

I seguenti due giorni passarono in un lampo. I ragazzi si allenarono tutti insieme, Rix e Shaka rimasero in meditazione a lungo per rafforzarsi in vista del viaggio. Il mattino successivo all'arrivo di Shaka arrivarono anche Seiya con lady Saori e Shiryu con Alcor e Mizar; Syria era rimasto ad Asgard per difendere la celebrante di Odino.

Hilde avrebbe voluto raggiungerli, ma il suo compito non le permetteva di allontanarsi da Asgard, così si accontentò di scrivere una lettera che fece commuovere Rix, e perfino il freddo Megrez.

 

La domenica mattina arrivò annunciata da un potente e terribile temporale.

Sembra quasi che voglia impedirci di arrivare a lui.

Hyoga e Rix erano ancora sotto le calde coperte, la tensione era visibile negli occhi scuri di Rix. Si… i suoi occhi… erano cambiati ultimamente. Hyoga non sapeva perché, e non era riuscito a capire quando era avvenuto il cambiamento, ma quando s'era accorto era tardi. Sembrava quasi avesse una pena nel cuore che non riusciva a esprimere neanche con la disperazione.

Prima di partire, però, voleva sapere… doveva sapere!

Rix……

No, non c'è bisogno che finisci. So già cosa vuoi dirmi…

Io non riesco a pensare di dover partire senza sapere cosa ti è successo. Ti prego, ho bisogno di sapere……

Aveva gli occhi lucidi e il cuore in tumulto. Rix non poteva più rifiutarsi. Sotto le coperte cercò le sue mani, le strinse e se le portò vicino alla guancia; erano diventate fredde per la tensione.

Lo guardò negli occhi e le parole uscirono come un torrente in piena direttamente dal suo cuore.

 

Quando entrarono nel tempio l'unico ad essere già arrivato era Shaka.

Buongiorno cavalieri. Pronti?

Diciamo di si…

Sia Rix e sia Hyoga indossavano le armature. Quando arrivarono tutti gli altri si disposero in cerchio intorno alla statua della dea Nemesi.

Stavano per iniziare il trasferimento quando una voce li fermò.

Aspettate. Voglio venire con voi.

No.

Come?

No, milady. È troppo pericoloso, e in quanto sacerdotessa della dea Nemesi e vostra protettrice vi vieto assolutamente di venire con noi.

Ma Ares è un dio. Potreste aver bisogno di me!

No. E non si discute. Mi spiace, non vorrei mai mancarle di rispetto, ma farò di tutto per evitare di esporla a rischi inutili. Non ci sarà bisogno del suo aiuto, non si preoccupi per noi.

Ma…

Atena. Credo che le parole della sacerdotessa Bellatrix siano giuste. Non si preoccupi, in caso di pericolo la contatterò io telepaticamente.

 

 

Con malcelata inquietudine lady Saori si fece indietro e il rituale riprese.

I cavalieri svuotarono la mente, come gli era stato ampiamente raccomandato da Rix e da Shaka.

I due si concentrarono al massimo, i loro cosmi raggiunsero i limiti consentiti dalle reciproche costellazioni; i cavalieri si sentirono avvolgere e penetrare dai loro cosmi, caldi e freddi, vicini ma distaccati allo stesso tempo.

Una strana sensazione colpì tutti, si sentirono scossi fin dagli angoli più remoti del loro animo.

Chiusero gli occhi e quando li riaprirono erano negli inferi. La terra di Ares.