IL MEDAGLIONE DI NEMESI

UNA NOTTE DI STELLE E PAROLE

VENTUNESIMO CAPITOLO

 

Non riusciva proprio a prender sonno quella notte. Non capiva il perché ma sembrava quasi che qualcuno la stesse chiamando.

S'alzò, indossò una leggera vestaglia lunga sopra il suo pigiamino a bretelline, che tutto ispirava tranne una sacerdotessa sacra, e uscì dalla camera.

I corridoi erano silenziosi e oscuri. Non ci fece caso, qualcosa stava chiamando, qualcosa che conosceva bene ma che non voleva ancora accettare. Com'era possibile che fosse lì? Ma soprattutto com'era possibile che non se ne fosse accorta fino ad allora?

Entrò nella sala principale del tempio. Si avvicinò all'altare, e finalmente riuscì ad inchinarsi e a pregare difronte la statua della dea. Avrebbe potuto farlo prima, ma ci teneva ad essere sola. Finito di pregare si sistemò nella prima fila di sedie davanti al'altare. Aspettandolo.

Tutti gli altri dormivano profondamente. Non s'udiva suono nelle camere e nei corridoi. Nulla avrebbe disturbato il loro incontro.

 

Sulla strada per il tempio una figura oscura camminava piano, quasi con riverenza per quei luoghi.

Mi fa uno strano effetto tornare qui. È qui che tutto è iniziato, qui l'ho conosciuta, qui mi sono innamorato di lei, qui ho deciso di seguire Ares. E ora sono qui per cercare di portarla con me. Quello stupido del generale ha ceduto l'animo per lei, io sono stato così furbo da tenermela, senza sarei stato alla mercé di quello squilibrato di Ares. Non m'interessa che fine farà il mondo. Voglio solo che lei sia con me. Per sempre.

Era finalmente giunto difronte ai cancelli dal tempio. Oltrepassò il cancello e si ritovò nel grande giardino. Quanti ricordi. I giochi in estate, gli inconti d'allenamento tra loro che finivano sempre in una gran risata, gli insegnamenti agli allievi, il su sguardo quella sera……

Il tempio ora s'ergeva dall'oscurità in tutta la sua grandezza. Non si soffermò oltre. Ora doveva entrare e affrontarla.

 

Era lì da pochi minuti. Stava cercando d'immaginare cosa volesse da lei quando entrò, in silenzio, come un'ombra.

buonasera!

Il suo tono era fredde, distaccato. Non sapeva ancora se la sua anima fosse ancora in lui, o se fosse di completo dominio di Ares.

buonasera sacerdotessa!

La saluto con un inchino e poi lo ripetè difronte all'altare.

hai ancora il coraggio d'incinarti difronte alla dea Nemesi? Ipocrita.

Disse queste parole con un tono di disgusto misto a dolore. S'alzo delicatamente dalla sedia e lo raggiuse.

io non ho mai tradito al mia dea.

Con che coragio puoi dire ciò?

 

Ora nei suoi occhi si leggeva solo rabbia. Una rabbia immensa. Rabbia per quelle false parole, rabbia per non averlo saputo fermare, rabbia per non aver il coraggio di ucciderlo.

non ho mai giurato fedeltà ad Ares, e mai lo farò.

Allora……

Le lacrime lottavano per uscire dai suoi occhi, erano lacrime di rabbia, di dolore, di tristezza. Invece la voce dello sconosciuto non tradiva nessun sentimento.

allora……

ripetè con voce rotta,cercando disperatamente di non piangere

…perché te ne sei andato? Perché mi hai tradito?

Perché……

Per la prima volta la sua voce tremava, insieme al suo corpo, ancora nascosto dal lungo mantello.

Con un gesto lento, delicato, quasi timoroso, spostò il lungo cappuccio dalla testa lasciando finalmente liberi i lunghi capelli blu notte.

Voltò lo sguardo verso Rix, aveva gli occhi, di uno splendido blu, lucidi e le bellissime labbra tremanti. Troppa e troppo forte l'emozione che provava a rivedere lo sguardo della sacerdotessa perso nei suoi occhi.

- perché? Perché, Mentres?

perché ti amo……

 

Rix si girò di scatto. Non poteva, non poteva sentir più quelle parole. Perché tutti quelli che s'innamoravano di lei avevano un destino così cupo e triste? Sarebbe successo anche al povero Hyoga?

Stava pensando a questo quando due braccia forti e viliri la cinsero da dietro. Rix tremò, chiuse gli occhi e pregò che tutto quello non fosse vero. Il viso di Mentres si poggiò sulla sua spalla. Rix piegò il capo verso il basso, pregando ancora più intensamente. Mentres assaporò l'odore del dolce profumo della sacerdotessa, era molto tempo che non lo sentiva ma non era cambiato.

perché allora mi hai tradito?

Perché questo è l'unico modo per averti.

Non è vero, e……

Un dito le si posò sulle labbra, stavano tremando entrambi. Mentres le tolse delicatamente, con dolcezza, la leggera vestaglia che portava sopra il lungo pigiama e le diede un casto bacio sulla spalla. Lei tremò più forte al contatto con le sue morbide labbra. Mentres si rimise il capuccio e s'avviò all'uscita. Lei restò immobile difronte all'altare, non sapendo cosa fare, come reagire. Prima di varcare il portone del tempio le disse:

Non rinuncerò mai a te, qualsiasi cosa succeda. È una promessa!

Il portone si chiuse con un rumore sordo, ma lei non lo sentì. S'accasciò al suolo e pianse lacrime amare. Era colpa sua. Era tutta colpa sua.

Non sapeva da quanto fosse lì a piangere. S'alzò, decise di reagire. Uscì nel fresco della nottte.

Camminò per tutto il magnifico giardino del tempio, fino ad arrivare alla scogliera sul mare. Il cielo era pieno di stelle, passando tra gli alberi non se n'era accorta prima. Le lacrime le risalirono agli occhi.

Come? Come aveva potuto non accorgersi di nulla? Non capire i sentimenti di quel ragazzo… quel cavaliere… quel uomo con cui aveva condiviso tutto lì al tempio. Se non avesse avuto lui si sarebbe lasciata andare quando aveva saputo la verità su Mime e lei.

Non lo aveva certo mai illuso. Non riusciva a capire perché, e come, avesse finito per innamorarsi di lei, lo aveva sempre creduto un amico sincero e nulla di più. Le stelle erano tante, forse erano tante quante le lacrime che ora sgorgavano dai suoi occhi. Forse…