IL MEDAGLIONE DI NEMESI

UNA STRANA SENSAZIONE…

SEDICESIMA PARTE

 

Il mattino arrivò quando i ragazzi erano da poco addormentati sulla spiaggia. Ma si dovettero alzare per salutare la dea e il loro amico Seiya che partivano per Atene.

La giornata passò molto tranquillamente perché erano tutti molto stanchi dopo la nottata.

Così passò una settimana abbastanza tranquilla, ebbero notizie dell'arrivo di lady Saori e di Seiya al Grande Tempio, e seppero che nessun attacco si era verificato in quella zona.

Ma durante la settimana, tutti, o quasi, notarono qualcosa di strano in Trix. Era come assente, e spesso molto fredda nei discorsi.

Insomma cosa ti prende? È una settimana che ti comporti come uno zombie!

Scusami Iò. Non so che cos'ho. È una stana sensazione che avverto dalla sera della festa. È come se qualcosa m'impedisse di ridere e scherzare.

Ma non era tutto qui. Non percepiva più i pensieri di Mime e Megrez. Non era stanchezza, ormai era quasi certa che fosse un'influenza esterna, ma non voleva parlarne, finché non fosse stata sicura. Era inutile mettere tutti in agitazione per semplici sensazioni……

Vedi!! Non mi ascolti neanche!!

Scusami, scusami. Non ce la faccio più……

Si gettò fra le braccia calde e confortanti di Hyoga. Lui l'accolse con molta gioia, l'aveva sentita distante in quel periodo, troppo distante; ma ora la sua anima era in pace, non era per lui che si era allontanata. Ciò non cambiava il fatto che ultimamente Rilis fosse molto stana. E ancora non capiva perché, lui non aveva nessuna sensazione.

Purtroppo le sensazioni di Bellatrix erano, ancora una volta, fondate. Qualcuno, qualcuno con un cosmo stano e inafferrabile si aggirava per le terre di Asgard. E non era venuto in pace.

Quella mattina Mime s'alzo presto dal letto. Non era ancora riuscito a riconquistare Trix, quel maledetto russo era sempre tra i piedi!

Non sapeva perché si fosse alzato così presto. Una sensazione. Una stana sensazione lo aveva svegliato. Non trovò nulla di strano, ma ormai non aveva più sonno, così si vestì e fece per scendere a preparare la colazione, quando notò un foglio sotto la porta.

Un tuffo al cuore. E se fosse di Trix?

Lo prese tra le mani tremanti per l'emozione e lo aprì.

No. Non era della sua Trix, non era la sua scrittura. Ma cosa era?

Una poesia. Era una poesia di un certo Federico Garcìa Lorca. Lo conosceva, era un poeta del '900 spagnolo.

La poesia s'intitolava "Potessero le mie mani sfogliare" e diceva così:

Pronunzio il tuo nome

nelle notti scure,

quando sorgono gli astri

per bere dalla luna

e dormono le frasche

dalla macchie occulte.

 

E mi sento vuoto

di musica e di passione.

Orologio pazzo che suona

antiche ore morte.

 

Pronunzio il tuo nome

in questa notte scura,

e il tuo nome risuona

più lontano che mai.

 

Più lontano di tutte le stelle

e più dolente della dolce pioggia.

T'amerò come allora

qualche volta? Che colpa

ha mai questo mio cuore?

 

Se la nebbia svanisce,

quale nuova passione m'attende?

Sarà tranquilla e pura?

 

Potessero le mie mani

sfogliare le luna!!

 

Alla fine della pagina era aggiunto a penna un piccolo commento.

"per le anime in pena per una donna, come la tua e la mia. Un amico."

Che stano, ricevere quel biglietto aveva quasi affievolito la sua pena. Non si sentiva più solo anche se non sapeva chi fosse lo sconosciuto "amico".

Ma sapeva che aveva ragione. Era quasi pronto a seguirlo ad occhi chiusi. Era troppo sapere che qualcun altro sapeva cosa stava passando e che fosse nelle sue stesse condizioni. Che stano sentimento provava per quello sconosciuto.

Buongiorno Mime!!

Era tardi ormai. Mime era rimasto a lungo nella sua camera a leggere e rileggere la poesia. Voleva dirlo a qualcuno, ma appena incrociò Shiryu per le scale quell'idea gli passò dalla mente e uno ben peggiore e più atroce prese il suo posto.

Era come se un odio aspro e violento contro tutti quelli che circondavano Trix si fosse impossessato di lui. Stava per attaccare il giovane cavaliere del dragone, ma qualcosa, come un lampo di coscienza lo fermò.

Corse via dal castello senza salutare nessuno. Correva, correva, non pensava più a nulla se non a correre.

Si fermò solo quando arrivo alla fonte dell'acqua calda. Ricordi. Ricordi dolci come il viso legato ad essi. Trix!! Lì, sola, come l'ultima volta……come la prima……

Mime!!

Trix era sorpresa di vederlo lì. Stava piangendo. Ancora una volta, come spesso le capitava ultimamente, come mai le era capitato in tutti i passati anni. Non aveva mai pianto per ragioni personali; o, almeno, non aveva mai avuto motivo per farlo!

Vedere Mime le ricordò la stana sensazione che nei giorni prima l'aveva allontanata da Hyoga e dagli altri. Non sapeva perché, ma solo Mime le ricordava quella stana sensazione.

Cosa ci fai qui?

Non lo so……

Mime era più confuso di lei. Incontrarla non era nei suoi programmi.

E non era nei programmi neanche di chi lo stava seguendo.

Non parlarono. Nessuno dei due sapeva cosa dire. Trix avrebbe volto, con tutta se stessa, spiegare a Mime il perché di quello che era avvenuto il giorno in cui era andata via ad Asgard, ma non n'aveva il coraggio. Non era ancora pronta!

Mime avrebbe voluto dichiarale tutto il suo amore, avrebbe voluto e non gli mancava certo il coraggio; ma qualcosa di strano e oscuro lo bloccò. L'odio di poco prima era tornato a galla, non odiava Trix, non avrebbe mai potuto odiare la creatura più dolce del mondo, ma odiava chiunque le stesse vicino. Lei era sua, e solo sua.

Un urlo richiamò l'attenzione dei due giovani. Uno strano urlo proveniente dal castello. Corsero verso l'imponente costruzione con la paura nel cuore. Ma al loro arrivo una scema da comici gli si mostrò davanti agli occhi:

Artax era steso a terra da un calcio che un'impaurita Freya gli aveva sferrato per la paura che lui le aveva fatto prendere arrivandole da dietro e facendole il solletico sulla schiena.

Tutto il castello, perfino la sacerdotessa Hilde, era corso nella sala d'ingresso e, alla scena presentatagli, ora rideva come un pazzo.

Anche Trix e Mime appena giunti scoppiarono a ridere. L'urlo sentito era quello di Freya che ora si affannava a chiedere scusa ad Artax ancora sorpreso per la forza del calcio della ragazza. L'odio di Mime era scomparso. Almeno in superficie………

Nell'ombra dell'esterno del castello una stana scena si sarebbe presentata ad un osservatore attento:

Un uomo giovane, alto e imponente con uno spendente fisico atletico e scolpito, e con degli splendidi capelli lunghi neri con riflessi rossicci bellissimi e due occhi rossi che, tutto ispiravano tranne dolcezza e tranquillità, s'avvicino, sempre coperto dall'ombra, ad un uomo più basso di lui con un mantello nero che ne celava il corpo e il viso lasciando visibili solo alcuni ciuffi ribelli d'uno splendido blu notte, che sicuramente incuteva timore e rispetto

Allora? A che punto siamo generale?

Ci siamo quasi maestà. I suoi sentimenti stanno mutando rapidamente. Un'altra poesia con un invito e cadrà sotto il nostro potere, è un romantico con spirito da poeta. Uno stupido insomma!……

Bene. Voglio che quest'operazione sia conclusa al più presto possibile, quello sciocco ragazzo innamorato ci consegnerà il medaglione e la sacerdotessa su un unico piatto……

Non dimenticatevi il mio premio!

Non lo farò, non temere; appena finito con lei, sarà tutta tua. Non mi serve una sciocca donna mortale.

Grazie mio sire!

Dicendo questo i due uomini si lasciarono, uno tornò al suo palazzo dorato nell'elisio e l'altro riprese a studiare le sue prossime mosse. Mime sarebbe presto stato dell'armata d'Ares.