PROLOGO: L’ISOLA D’ANROMEDA- NASCITA D’UNA GUERRIERA!
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CDZ – LA SAGA DI EFESTO

Note dell’autrice:
Minako è un personaggio di mia invenzione mentre tutti gli altri appartengono a Kurumada e agli aventi diritto! Se fossero miei sarei ricca, felice e…GENIALE^O^. (NdM Evidente mente sono qualità che non mi appartengono ^_-)

PROLOGO: L’ISOLA D’ANROMEDA- NASCITA D’UNA GUERRIERA!

Su un’isola del Pacifico numerosi ragazzi si stavano allenando per diventare Saint.
Chi fossero esattamente i Saint, nessuno lo sa, ma questi ragazzi s’allenavano con costanza e dedizione.
L’isola di cui vi parlo è l’Isola d’Andromeda.
I ragazzi combattevano giornalmente tra loro per ottenere la sacra armatura d’Andromeda, ma neanche loro sapevano esattamente cosa facevano!
Il più abile tra loro era un piccolo giapponese dagli occhi verde mare.
Era arrivato sull’isola quando aveva sette anni ed era stato allenato come gli altri per divenire cavaliere.
Quanti di loro fossero lì per loro scelta era impossibile dirlo, ma tutti davano il meglio di sé in quella lotta per la sopravvivenza.
Il loro insegnante era Albione, uomo dotato di polso e capace d’intuire le reali doti d’ogni suo alunno.
Quel giapponesino, per quanto cercasse di non dare nell’occhio, attirava la sua attenzione, esattamente come altre due sue alunne: June e Minako. La prima, veloce e scaltra, si era subito affezionata al ragazzino castano che appariva così fragile e l’aveva sempre protetto; l’altra, più distaccata, si limitava a fare ciò che le era richiesto, ma da quando era giunta all’isola non aveva socializzato con nessuno.



Albione guardò il sole tramontare e disse ai suoi alunni d’andare a riposarsi. Minako osservò l’uomo per qualche istante, poi tornò a guardare il mare.
Albione le si avvicinò e chiese perché non fosse andata a riposare e lei rispose che non aveva fatto niente e non aveva bisogno di riposo.
Quant’era testarda quella ragazza!
Albione si sedette accanto a lei e cominciò a parlare:
- Sai, mi ricordo ancora con terrore il giorno che sei giunta sull’isola!- esclamò lui.
- Come mai?- gli domandò la ragazza- Fai addirittura fatica a ricordare i nomi dei tuoi alunni!
- Acida come al solito.- notò lui- Comunque voglio dirti lo stesso perché mi spaventai quel giorno che ti vidi.
Albione si sdraiò e, guardando il cielo che si tingeva di blu, continuò:
- Era una giornata ventosa, come questa. Ricordo quella nave blu e bianca che si avvicinava, aveva qualcosa di minaccioso e di amorevole al tempo stesso…- a quel punto Minako si girò per guardarlo in faccia- … ricordo che molti ragazzini erano già arrivati e che anche Shun percepì quella strana forza e si rintanò tra le braccia di June… Ricordo come piangevi quando tua madre ti fece scendere su quest’isola… eppure non opponevi resistenza, eri rassegnata…sì, rassegnata, non avevi né la voglia né la forza di combattere.
- Ero spaventata.- s’intromise Minako- Mia madre, la persona che più amavo al mondo, mi stava lasciando su un’isola pericolosa, letale per una bambina di soli sei anni!
- Già, ma quando ti vidi avrei giurato che non avresti resistito più di una settimana! Invece eccoti qui, accanto a me: distaccata ma combattiva!- Albione fece una breve pausa- Da quando sei qui non ti sei mai legata a nessuno … Perché?
Per la prima volta in vita sua, Minako fu felice d’indossare la maschera da sacerdotessa. Quella domanda a bruciapelo l’aveva colpita più di quanto s’aspettasse.
Era una bugia, lei si era affezionata a qualcuno, ma non l’aveva mai dimostrato apertamente.
Guardò nuovamente l’orizzonte, ormai buio, pensando alle persone che più amava…
- Allora?- chiese leggermente spazientito Albione mettendosi ritto a sedere.
- C’è qualcuno…- rispose lei a voce bassa e Albione non la udì, o forse finse di non averla udita.
- È tardi - concluse - va a riposarti anche se non sei stanca.
Minako si girò per guardare la sagoma dell’uomo che si allontanava.
“C’è qualcuno” ripete tra sé “e sei tu…”.



Per parecchi giorni i ragazzi furono costretti a sfidarsi tra loro per il possesso dell’armatura d’Andromeda.
Shun fu tra quelli che si batterono per l’armatura. June, protettiva come sempre, non faceva che incitarlo, mentre Albione osservava il combattimento con grande attenzione… gli sembrava d’intravedere il cosmo d’Andromeda alle sue spalle…era un’illusione?!
Minako era distante, ma riusciva ad avvertire ogni azione dei due combattenti come se fosse stata presente. Aveva dodici anni e non si era mai chiesta come facesse, lo sentiva e basta.
Il tramonto stava scendendo anche su quella giornata… quella, però, era una giornata speciale, se Shun (come prevedeva la ragazzina) avesse vinto i vari scontri, sarebbe stato sottoposto al rito d’Andromeda…
“Cos’è il rito d’Andromeda?” si domandò la ragazzina. Ad un tratto senti esplodere qualcosa… un…un…come lo aveva chiamato Albione?… sì, un cosmo!
Era una cosa d’infinita potenza ma d’ancor più vasta potenzialità! Aprì gli occhi di scatto…come faceva lei a saperlo?
Corse fino alla parte dell’isola dove si svolgevano gli scontri e vide Shun accanto a Redha.
Shun aveva vinto, era chiaro!
Dopo la proclamazione del vincitore, Shun fu portato tra gli scogli e legato con delle catene a questi ultimi.
Minako seguì il ragazzo con lo sguardo poi, vinta dalla curiosità, s’avviò anche lei.
Quando vide il ragazzino legato credette d’impazzire dal dolore, poi le onde iniziarono ad alzarsi e sovrastare il corpo del ragazzino.
- NOOOOOOOOOOO!- urlò a squarciagola, ma il rumore delle onde che s’infrangevano sugli scogli coprì il suo grido di dolore…
“Perché ho la sensazione d’aver già urlato così?” si chiese mentre non riusciva a trattenere le lacrime che cadevano dalla maschera; poi sentì nuovamente quel cosmo così vasto, vide le onde ritirarsi e il ragazzino con la sua armatura.
Lo guardò incredula ed a stento si trattenne dal corrergli incontro ed abbracciarlo; invece June non si trattenne e lo abbracciò desiderando ardentemente trasmettergli tutto il suo affetto.
Minako, rasserenata, se ne andò, ma molti dubbi s’affollavano nella sua giovane mente…



Shun sorrise al maestro e lo ringraziò per i suoi insegnamenti, poi sorrise a June e la ringraziò per essergli stata vicina in tutto quel tempo.
Il maestro gli consigliò d’andare a riposare e lui, come suo solito, ubbidì.
Mentre andava nella sua stanza gli parve di sentire un cosmo amichevole… si voltò… conosceva quel cosmo! Lo aveva sentito anche durante il rito!



Minako si nascose dietro una sporgenza rocciosa proprio poco prima che Shun potesse vederla.
“Perché mi nascondo?!” si domandò “Non sto facendo niente di male!”.
Nonostante questi pensieri fossero fondati, lei non ebbe il coraggio di mostrarsi ed aspettò che il ragazzino andasse in camera sua e si addormentasse.
Non si mosse dal suo nascondiglio finché non fu più che certa che il ragazzino dormiva. S’avvicinò, entro nella sua stanza e posò un fiore sul comodino del ragazzo, poi se ne andò.
- Chi sei?- domandò Shun alzandosi di scatto.
Minako non rispose e corse fuori della stanza, seguita da Shun.
- Fermati!- le disse- Non voglio farti del male voglio solo sapere chi sei!
Ma chi fosse non lo seppe mai perché la ragazzina riuscì a sfuggirgli senza troppo sforzo.
Minako, una volta sicura di non essere seguita, andò in camera sua e s’addormentò.



Shun tornò nella sua stanza, non era riuscito a capire a chi appartenesse quel cosmo che sentiva così vicino al suo. Forse era solo una sua impressione...
- Domani chiederò consiglio ad Albione- disse, mentre rientrava in casa.



Il mattino dopo, quando Minako si svegliò, s’accorse subito d’una presenza al suo fianco. S’alzò di scatto, poi riconobbe nell’ombra misteriosa il suo amato maestro.
- Maestro, cosa ci fate qui?- gli domandò stupita.
- Niente, volevo parlarti.- rispose il biondo insegnante sedendosi sul letto della ragazzina.
- Di cosa?- la curiosità della ragazza aveva raggiunto il limite.
- Cos’hai fatto ieri?- gli occhi castani del maestro riuscirono ad incontrare quelli della moretta anche sotto la maschera.
- Niente…
- Davvero non ti è successo niente e non ti sei accorta di niente?
- C’è stato il sacro rito… di cos’altro avrei dovuto accorgermi?- domandò tra lo stupito ed il sognante… il suo maestro era lì con lei, era così raro!
- Non hai avvertito il tuo cosmo?- le chiese il ragazzo guardando un punto indefinito.
- Co…cosa…?- la moretta aveva finalmente capito cosa le era successo il giorno prima…
Raccontò tutto al maestro e lui le accarezzò dolcemente la testa…
- Ora sappiamo qual è il tuo cosmo, piccola guerriera!
- Qual è?- chiese con un filo di voce.
- Cassiopea, madre d’Andromeda, guiderà a tua strada! Non importa quante e quali difficoltà affronterai, potrai sempre fare affidamento di essa!
- Ma… maestro…non ho superato nessuna prova…
- Invece sì, sei stata scelta e riconosciuta! Ne abbiamo avuto la prova ieri!- poi, il dolce sguardo di Albione si diresse verso qualcuno che era al di fuori della stanza- Entra pure Shun.
Minako si sentì in trappola, ma il maestro la tranquillizzò:
- Va tutto bene, Minako. Sta tranquilla!
- Sì…- annuì la ragazza mentre guardava quel bel ragazzo castano che varcava la porta della sua stanza.
- Ciao.- disse timidamente Shun avvicinandosi.
- Ciao.- rispose lei sorridente.
Passarono molti istanti senza che nessuno parlasse, ma i cosmi dei tre interagivano tra loro.
Minako guardò il maestro e gli chiese:
- Dov’è la mia armatura?
- Nessuno lo sa- rispose guardandola- da tempo immemore è stata smarrita, sarà compito tuo ritrovarla…
- Allora parto subito!- disse con entusiasmo la ragazza.
- Ma…- cercò d’obbiettare Albione.
- Niente ma- continuò lei decisa- partirò oggi stesso.- così dicendo s’alzò e cominciò s mettere a soqquadro la stanza.
- Oggi non ci sono navi.- le disse Shun dolcemente.
- Come lo sai?- chiese lei incuriosita e delusa al tempo stesso.
- Anch’io volevo partire oggi e tornare a Tokyo da mio fratello, ma oggi non ci sono navi.
- Uffa!
- Partiremo domani. C’è una nave all’alba.
- Va bene- disse sorridente.



L’indomani i due si congedarono dal maestro e partirono: Shun diretto a Tokyo e Minako in cerca della sua armatura.
Al momento dei saluti Minako sentì venirle meno tutta la sua determinazione: aveva solo dodici anni e andava in cerca d’un’ armatura perduta da tempo immemore! Sarebbe riuscita a trovarla e tornare dal suo maestro?!
Albione le sollevò il mento con due dita e le sorrise:
- Ce la farai!
- Sì…- “e lo farò per te.” Concluse mentalmente.
- È ora d’andare.- disse June staccandosi a malincuore da Shun.
- A presto!- disse Shun sorridendo e scomparendo all’interno della nave.
Minako lo guardò in silenzio e lo seguì…



Shun era molto felice! Finalmente avrebbe rivisto suo fratello!
- Come mai ridi da solo?- le chiese la sua compagna di viaggio.
- Minako, finalmente potrò riabbracciare Ikki! Quanto ho sognato questo momento!
- Già…- sospirò.
- Dopo che avrai trovato l’armatura devi assolutamente venire a trovarmi! Voglio proprio presentarti il mio fratellone! Neanche immagini quanto siete simili in certi aspetti!
- Se la troverò.
- La troverai sicuramente!- esclamò il giovane convinto.
- Shun, guardiamo in faccia la realtà! Sono una ragazzina di dodici anni che va in giro per il mondo alla ricerca di una cosa che neanche i migliori sono riusciti a trovare sino ad oggi!
- E allora? Tu ce la fari sicuramente!



“Tu ce la farai sicuramente!” ripensava Minako nella sua cabina. Anche lei aveva detto qualcosa di simile a qualcuno che amava…ma a chi?
Quella notte i sogni di Minako furono molto confusi… sognò una donna ed una ragazza…
Non riusciva a vedere il volto di nessuna delle due eppure era convinta di conoscerle intimamente! Poi, tra le ombre confuse del sogno, riconobbe l’immagine di un’armatura… Una ragazza inginocchiata teneva tra le mani un cerchio… CASSIOPEA!
Appena comprese che stava sognando la sua armatura si risvegliò.
Dopotutto non era così impossibile che fosse lei a ritrovare l’armatura dopo secoli, pensò sorridendo.
La mattina dopo approdarono ad un porto dell’India e Shun e Minako si separarono pieni di sogni e di speranze per il futuro.

continua