Ecco i testi del maestrone!!

 

 

 

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  1. 100, Pennsylvania Ave.

  2. Acque

  3. Addio

  4. Al trèst

  5. Al trist

  6. Amerigo

  7. Antenòr

  8. Argentina

  9. Asia

  10. Auschwitz

  11. Autogrill

  12. Autunno

  13. Ballando con una sconosciuta

  14. Bisanzio

  15. Black-out

  16. Bologna

  17. Canzone dei dodici mesi

  18. Canzone della bambina portoghese

  19. Canzone della triste rinuncia

  20. Canzone della vita quotidiana

  21. Canzone delle colombe e del fiore

  22. Canzone delle domande consuete

  23. Canzone delle osterie di fuori porta

  24. Canzone delle ragazze che se ne vanno

  25. Canzone delle situazioni differenti

  26. Canzone di notte

  27. Canzone di notte n°2

  28. Canzone di notte n°3

  29. Canzone per Anna

  30. Canzone per Piero

  31. Canzone per Silvia

  32. Canzone per un'amica

  33. Canzone quasi d'amore

  34. Cirano

  35. Culodritto

  36. Di mamme ce n'è una sola

  37. Dio è morto

  38. Don Chisciotte

  39. Dovevo fare del cinema

  40. Due anni dopo

  41. E un giorno...

  42. Æmilia

  43. Eskimo

  44. Fantoni Cesira

  45. Farewell

  46. Giorno d'estate

  47. Gli amici

  48. Gulliver

  49. Ho ancora la forza

  50. I fichi

  51. Il 3 dicembre del '39

  52. Il bello

  53. Il caduto

  54. Il compleanno

  55. Il frate

  56. Il matto

  57. Il pensionato

  58. Il sociale e l'antisociale

  59. Il tema

  60. Il vecchio e il bambino

  61. Incontro

  62. Inutile

  63. Inverno '60

  64. Keaton

  65. La ballata degli annegati

  66. La collina

  67. La fiera di San Lazzaro

  68. La Genesi

  69. La locomotiva

  70. La verità

  71. Lager

  72. L'albero ed io

  73. L'atomica cinese

  74. L'avvelenata

  75. Le cinque anatre

  76. Le piogge d'aprile

  77. Le ragazze della notte

  78. Lettera

  79. Libera nos Domine

  80. L'isola non trovata

  81. L'orizzonte di K.D.

  82. L'ubriaco

  83. Lui e lei

  84. Luna fortuna

  85. L'uomo

  86. Milano (poveri bimbi di)

  87. Mondo nuovo

  88. Noi

  89. Noi non ci saremo

  90. Non bisognerebbe

  91. Nostra signora dell'ipocrisia

  92. Ophelia

  93. Parole

  94. Per fare un uomo

  95. Per quando è tardi

  96. Piccola città

  97. Piccola storia ignobile

  98. Primavera '59

  99. Primavera di Praga

  100. Quattro stracci

  101. Quello che non

  102. Radici

  103. Samantha

  104. Scirocco

  105. Shomèr Ma Mi-llailah

  106. Signora Bovary

  107. Stagioni

  108. Statale 17

  109. Stelle

  110. Talkin' Milano

  111. Talkin' sul sesso

  112. Tango per due

  113. Ti ricordi quei giorni

  114. Un altro giorno è andato

  115. Vedi cara

  116. Venerdì santo

  117. Venezia

  118. Via Paolo Fabbri 43

  119. Von Loon

  120. Vorrei


100, Pennsylvania Ave.

La strada dalla Pennsylvania Station sembrava attraversasse il continente
come se non tornasse più all' indietro, ma andasse sempre avanti ad occidente
fra tombe in ferro-vetro, pianura, pali e gente.
E indietro invece e in fretta ci tornai, ma in certi miei momenti forse oziosi
mi chiedo dove sei e che cosa fai e come passi i tuoi giorni noiosi,
io che non ti risposi in questa casa mia che sai e non sai.
E immagino tu e lui, due americani sicuri e sani, un poco alla John Wayne,
portare avanti i miti kennedyani e far scuola agli indiani:
amore e ecologia lassù nel Maine.
E là insegnare alla povera gente per poco o niente, vita quasi pia,
fingendo o non sapendo proprio niente di quello che può ancora far la CIA,
santi dell'occidente, per gli USA, e così sia...
Mi ha detto chi t' ha vista là da poco che sei rimasta quella che eri allora,
un po' più vecchia, ma quasi per gioco e forse solo appena un po' signora,
vorrei vederti ora perchè il ricordo mi diventa fioco...
E provo a immaginare in un momento per ridere di stare qui con te,
ma sarebbe poi stato un cambiamento? Ci penso, ma non sento
che un' altra ancora ha i soliti perché...
Però tu sai che è il gioco d' un istante perchè da allora già lo sentivamo
che possibilità ce ne son tante per quei due tipi che allora eravamo:
io son quasi importante, tu cosa sei, e chi siamo?
Ma forse almeno tu hai conservato quell' ideale che avevamo in testa,
probabilmente in te cenni ha lasciato,ogni cosa alla lunga mi molesta
e cerco un' altra festa e poi le feste in fondo mi han stancato...
Poi erano ideali alla cogliona fatti coi miti del '63,
i due Giovanni e pace un po' alla buona, Ramblas di Barcellona,
la prima crisi dura dentro in me...
Io credo che sappiamo che è diverso se le cose son state poi più avare,
le accetti, tiri avanti e non hai perso se sono differenti dal sognare
perchè non è uno scherzo sapere continuare.
E scusami se sono qui a pensare a te, alle tue parole e ai tuoi sorrisi,
come il "Matto" fra carte da giocare può risolvere un attimo di crisi,
anche se allora smisi, ora vado, e "via andare"...
Non voglio far felice proprio adesso tua madre che odiò l' italiano istrione
quando disse a tuo padre che era un fesso lui e il liberal-progresso
e urlò "rivoluzione!".
Son cose spero che perdonerai com' io ti ho perdonato ormai a quest' ora,
come se fossi solo un piantaguai, il "but I love him" che gli urlasti allora,
così ti canto ancora in questa casa mia che sai e non sai...


Acque

L' acqua che passa fra il fango di certi canali
tra ratti sapienti e pneumatici e ruggine e vetri
chissà se è la stessa lucente di sole o fanali
che guardo oleosa passare rinchiusa in tre metri.
Si può stare ore a cercare se c'è in qualche fosso
quell' acqua bevuta di sete o che lava te stesso
o se c'è nel suo correre un segno od un suo filo rosso
che leghi un qualcosa a qualcosa, un pensiero a un riflesso.
Ma l' acqua gira e passa e non sa dirmi niente di gente, me, o di quest' aria bassa,
ottusa e indifferente cammina e corre via lascia una scia e non gliene frega niente...
E cade su me che la prendo e la sento filtrare,
leggera infeltrisce i vestiti e intristisce i giardini,
portandomi odore d' ozono, giocando a danzare,
proietta ricordi sfiniti di vecchi bambini,
colpendo implacabile il tetto di lunghi vagoni,
destando annoiato interesse negli occhi di un gatto,
coprendo col proprio scrosciare lo spacco dei tuoni
che restano appesi un momento nel cielo distratto.
E l' acqua passa e gira e colora e poi stinge, cos'è che mi respinge e che m' attira;
acqua come sudore, acqua fetida e chiara, amara senza gusto né colore.
Ma l' acqua gira e passa e non sa dirmi niente di gente, me, o di quest' aria bassa,
ottusa e indifferente cammina e corre via lascia una scia e non gliene frega niente...
E mormora e urla, sussurra, ti parla, ti schianta,
evapora in nuvole cupe rigonfie di nero
e cade e rimbalza e si muta in persona od in pianta
diventa di terra, di vento, di sangue e pensiero.
Ma a volte vorresti mangiarla o sentirtici dentro,
un sasso che l' apre, che affonda, sparisce e non sente,
vorresti scavarla, afferrarla, lo senti che è il centro
di questo ingranaggio continuo, confuso e vivente.
Acque del mondo intorno di pozzanghere e pianto, di me che canto al limite del giorno,
tra il buio e la paura del tempo e del destino freddo assassino della notte scura.
Ma l' acqua gira e passa e non sa dirmi niente di gente, me, o di quest' aria bassa,
ottusa e indifferente cammina e corre via lascia una scia e non gliene frega


Addio


Nell'anno '99 di nostra vita
io, Francesco Guccini, eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d'altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,
io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni...

E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo "vero"
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l'umiltà...

Io, figlio d'una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d'elementari ed uno d'università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà...

Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d'imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l'unica fede il cui sperare...

Nell'anno '99 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch'io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile...
mio amico..


Al trèst

A m sun desdé stamatéina l'è primavéra ma al piòv
a m sun desdé stamatéina l'è primavéra ma al piòv,
a n pos purtéret fòra anch sl'lè dmanga
perchè a n gh'ò ménga al vsti nòv,
a n gh'ò ménga al vsti nòv, oh sé...
A gh'era tò péder sù l'òss, a I m'à dmandè quand a té spòs,
ma gh'era tò péder sù l'òss, a I m'à dmandè quand a té spòs
mé, ch'a fagh fadiga a magnér per mé,
péinsa mò béin s'a x'foss in dò,
péinsa mò béin s'a x'foss in dò...
E quand l'é gnuda tò médra a gh'ò dmandé in dòv t'ér té,
Ho dét, quand l'é gnuda tò médra a gh'ò dmandé in dòv t'ér té, oh sé,
la m'ha rispòst ch'tér andéda via
con un ch'al gh'à più sòld che mé,
con un ch'al gh'à più sòld che mé, oh sé...
E mé a sun ché in mez a la stréda séinza savéir csa pòsia I fé
l'é bròtt débòn sté a la dmanga a bsaca vòda e séinza té
e intant a m piòv sòvra a la testa
e a sòn tòt mòi còmm un pulséin,
a sòn tòt mòi còmm un pulséin, oh sé...
A sòn da sòl d'lòngh a la stréda e a zigh dabòun còmm un putéin,
A sòn da sòl d'lòngh a la stréda e a zigh dabòun còmm un putéin,
l'é primavéra ind al lunari,
ma a pér che invéren sia turné
l'é primavéra ind al lunari,
ma a pér che invéren sia turné, oh sé..


Al trist

A m sun desdé stamatéina l'è primavéra ma al piòv
a m sun desdé stamatéina l'è primavéra ma al piòv,
a n pos purtéret fòra anch sl'lè dmanga
perchè a n gh'ò ménga al vsti nòv,
a n gh'ò ménga al vsti nòv, oh sé...
A gh'era tò péder sù l'òss, a I m'à dmandè quand a té spòs,
ma gh'era tò péder sù l'òss, a I m'à dmandè quand a té spòs
mé, ch'a fagh fadiga a magnér per mé,
péinsa mò béin s'a x'foss in dò,
péinsa mò béin s'a x'foss in dò...
E quand l'é gnuda tò médra a gh'ò dmandé in dòv t'ér té,
Ho dét, quand l'é gnuda tò médra a gh'ò dmandé in dòv t'ér té, oh sé,
la m'ha rispòst ch'tér andéda via
con un ch'al gh'à più sòld che mé,
con un ch'al gh'à più sòld che mé, oh sé...
E mé a sun ché in mez a la stréda séinza savéir csa pòsia I fé
l'é bròtt débòn sté a la dmanga a bsaca vòda e séinza té
e intant a m piòv sòvra a la testa
e a sòn tòt mòi còmm un pulséin,
a sòn tòt mòi còmm un pulséin, oh sé...
A sòn da sòl d'lòngh a la stréda e a zigh dabòun còmm un putéin,
A sòn da sòl d'lòngh a la stréda e a zigh dabòun còmm un putéin,
l'é primavéra ind al lunari,
ma a pér che invéren sia turné
l'é primavéra ind al lunari,
ma a pér che invéren sia turné, oh sé..


Amerigo

Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d' orzo.
Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde
in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo.
Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola.
Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio,
un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola.
Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe
e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo,
parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il fatalismo".
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina
e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le Havre,
e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina.
L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata,
l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il destino,
l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata,
l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.
L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache,
un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra.
Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello
e Pàvana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino,
l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.
E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera,
per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera,
sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri.
Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita,
l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia sottile,
l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita,
e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per fucile.
Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già vecchio,
sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo
e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo


Antenòr

Si chiamava Antenòr e niente, si chiamava Antenòr e basta
perchè per certa gente non importa grado o casta,
importa come vivi, ma forse neanche quello,
importa se sai usare bene il laccio od il coltello...
Antenòr uscì di casa, uscì di casa quella sera,
garrivano i suoi pensieri come fossero bandiera,
ma gli occhi erano fessura e il viso tirato a brutto,
come all' età in cui credi d'aver fatto quasi tutto...
Un cavallo nitrì, ma quando? Una donna rise, ma dove?
La luna uno scudo bianco, un carro le stanghe in alto,
chitarra, ozio, parole, chitarra, ozio, parole,
la pampa un ricordo stanco, un mare quell'erba nera,
può darsi fosse romantico, ma lui non lo sapeva,
ma lui non lo sapeva, ma lui non lo sapeva...
Quella donna rideva ad ore, quella luna solo uno sputo
e per quel cavallo non avrebbe speso anche un minuto,
è difficile far rumore sulle cose che ci hai ogni giorno,
le tue braghe, il tuo sudore e l'odore che porti attorno...
La cantina era quasi vuota, scarsa d' uomini e d' allegria:
se straniero l' avresti detta quasi piena di nostalgia.
Nostalgia ma di che cosa, d' un oceano mai guardato,
di un' Europa mai sentita, d' un linguaggio mai parlato?
Antenòr chiese da bere e scambiò qualche saluto,
calmo e serio danzò tutto il rituale ormai saputo
uomo e uguale coi suoi pari quasi pari con gli anziani,
come breve quella sera, come lunghi i suoi domani.
Proprio allora qualcuno entrando nella luce da dentro al buio
lo insultò appena sussurrando, ma sembrava che stesse urlando
come per uno schiaffo, come per uno sputo...
Antenòr lo guardò sorpreso, lo studiò e non lo conosceva
e il motivo restò sospeso fra la gente ferma in attesa
e lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva.
Poi sentì di una donna il nome, già scordato o non conosciuto
quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto;
guardò gli uomini per cercare occhi, dialogo, spiegazione,
ma se non trovò condanne, non trovò un'assoluzione...
Antenòr uscì di fuori bilanciando il suo coltello
per danzare malvolentieri passi e ritmi del duello:
una donna non ricordata ed un uomo mai visto prima
lo legavano tra loro come versi con la rima.
Fintò basso e scartò di lato, quanti sguardi sentì sul viso
si sentì migliore e stanco, si sentì come un sorriso
che serata tutta al contrario, proprio niente da ricordare,
puntò il ferro contro il viso, vide il sangue zampillare.
Tutto quanto era stato un lampo, Antenòr respirava forte
fece il gesto di offrir la mano, guardò l'altro e capì pian piano
che tutto era stato invano, che l'altro cercava morte
e capì che doveva farlo, farlo in fretta perchè non c' era
un motivo per ammazzarlo, l' altro cadde e non rispondeva
e lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva.
Antenòr lo guardò cadere, sentì dire "la colpa è mia",
sentì dire "è stato un uomo", sentì dire "fuggi via!"
La giustizia disse "bandito", ma un poeta gli avrebbe detto
che era come l' Ebreo errante, come il Batavo maledetto...
Quante volte ci è capitato di trovarci di fronte a un muro,
quante volte abbiam picchiato, quante volte subito duro,
quante cose nate per sbaglio, quanti sbagli nati per caso,
quante volte l' orizzonte non va oltre il nostro naso,
Quante volte ci sembra piana, mentre sotto gioca d'azzardo,
questa vita che ci birilla come bocce da biliardo,
questa cosa che non sappiamo, questo conto senza gli osti,
questo gioco da giocare fino in fondo a tutti i costi..


Argentina

Il treno, ah, un treno è sempre così banale se non è un treno della prateria
o non è un tuo "Orient Express" speciale, locomotiva di fantasia.
L' aereo, ah, l' aereo è invece alluminio lucente, l' aereo è davvero saltare il fosso,
l' aereo è sempre "The Spirit of Saint Louis" ,"Barone Rosso"
e allora ti prende quella voglia di volare che ti fa gridare in un giorno sfinito,
di quando vedi un jumbo decollare e sembra che s' innalzi all'infinito.
E allora, perchè non andare in Argentina? Mollare tutto e andare in Argentina,
per vedere com'è fatta l'Argentina...
Il tassista, ah, il tassista non perse un istante a dirci che era pure lui italiano,
gaucho di Sondrio o Varese, ghigna da emigrante, impantanato laggiù lontano.
Poi quelle strade di auto scarburate e quella gente anni '50 già veduta,
tuffato in una vita ritrovata, vera e vissuta,
come entrare a caso in un portone di fresco, scale e odori abituali,
posar la giacca, fare colazione e ritrovarsi in giorni e volti uguali,
perchè io ci ho già vissuto in Argentina, chissà come mi chiamavo in Argentina
e che vita facevo in Argentina?
Poi un giorno, disegnando un labirinto di passi tuoi per quei selciati alieni
ti accorgi con la forza dell' istinto che non son tuoi e tu non gli appartieni,
e tutto è invece la dimostrazione di quel poco che a vivere ci è dato
e l' Argentina è solo l' espressione di un' equazione senza risultato,
come i posti in cui non si vivrà, come la gente che non incontreremo,
tutta la gente che non ci amerà, quello che non facciamo e non faremo,
anche se prendi sempre delle cose, anche se qualche cosa lasci in giro,
non sai se è come un seme che dà fiore o polvere che vola ad un respiro.
L' Argentina, l' Argentina, che tensione! Quella Croce del Sud nel cielo terso,
la capovolta ambiguità d' Orione e l' orizzonte sembra perverso.
Ma quando ti entra quella nostalgia che prende a volte per il non provato
c'è la notte, ah, la notte, e tutto è via, allontanato.
E quella che ti aspetta è un' alba uguale che ti si offre come una visione,
la stessa del tuo cielo boreale, l'alba dolce che dà consolazione
e allora, com'è tutto uguale in Argentina! Oppure, chissà com'è fatta l' Argentina,
e allora... "Don't cry for me, Argentina"..


Asia

Fra i fiori tropicali, fra grida di dolcezza, la lenta, lieve brezza scivolava
e piano poi portava, fischiando fra la rete, l' odore delle sete e della spezia.
Leone di Venezia, Leone di San Marco, l' arma cristiana è al varco dell' Oriente:
ai porti di ponente il mare ti ha portato i carichi di avorio e di broccato.
Le vesti dei mercanti trasudano di ori, tesori immani portano le stive;
si affacciano alle rive le colorate vele, fragranti di garofano e di pepe.
Trasudano le schiene schiantate dal lavoro, son per la terra mirra, l' oro e incenso.
Sembra che sia nel vento su fra la palma somma il grido del sudore e della gomma.
E l' Asia par che dorma, ma sta sospesa in aria l' immensa, millenaria sua cultura:
i bianchi e la natura non possono schiacciare i Buddha, i Chela, gli uomini ed il mare.
Leone di San Marco, leone del profeta, ad est di Creta corre il tuo vangelo;
si staglia contro il cielo il tuo simbolo strano: la spada e non il libro hai nella mano.
Terra di meraviglie, terra di grazie e mali, di mitici animali da bestiari;
s' arriva dai santuari, fin sopra all' alta plancia, il fumo della gangia e dell'incenso.
E quel profumo intenso è rotta di gabbiani, segno di vani simboli divini
e gli uccelli marini additano col volo la strada del Katai per Marco Polo.


Auschwitz (La canzone del bambino nel vento)

Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà..


Autogrill

La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR...
Bella, d' una sua bellezza acerba, bionda senza averne l' aria,
quasi triste, come i fiori e l' erba di scarpata ferroviaria,
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere...
Basso il sole all' orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina,
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io.... sentivo un' infelicità vicina...
Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di tè...
Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."
Terminò in un cigolio il mio disco d' atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell' aria al neon e pesa,
sovrastò l' acciottolio quella mia frase sospesa,
"ed io... ", ma poi arrivò una coppia di sorpresa...
E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d' ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai..


Autunno


Un'oca che guazza nel fango,
un cane che abbaia a comando,
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade...

Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi,
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari...

L'autunno ti fa sonnolento,
la luce del giorno è un momento
che irrompe e veloce è svanita:
metafora lucida di quello che è la nostra vita...

L'autunno che sfuma i contorni
consuma in un giorno più giorni,
ti sembra sia un gioco indolente,
ma rapido brucia giornate che appaiono lente...
Odori di fumo e foschia,
fanghiglia di periferia,
distese di foglia marcita
che cade in silenzio lasciando per sempre la vita...

Rinchiudersi in casa a aspettare
qualcuno o qualcosa da fare,
qualcosa che mai si farà,
qualcuno che sai non esiste e che non suonerà...

Rinchiudersi in casa a contare
le ore che fai scivolare
pensando confuso al mistero
dei tanti "io sarò" diventati per sempre "io ero"...

Rinchiudersi in casa a guardare
un libro, una foto, un giornale
e ignorando quel rodere sordo
che cambia "io faccio" e lo fa diventare "io ricordo"...
La notte è di colpo calata,
c'è un'oscurità perforata
da un'auto che passa veloce
lasciando soltanto al silenzio la buia sua voce...

Rumore che appare e scompare,
immagine crepuscolare
del correre tuo senza scopo,
del tempo che gioca con te come il gatto col topo...

Le storie credute importanti
si sbriciolano in pochi istanti:
figure e impressioni passate
si fanno lontane e lontana così è la tua estate...

E vesti la notte incombente
lasciando vagare la mente
al niente temuto e aspettato
sapendo che questo è il tuo autunno...
che adesso è arrivato..


Ballando con una sconosciuta

Con gesti da gatto infilava sui tetti le antenne,
in alto d' estate sui grattacieli della periferia
come un angelo libero, in bilico sulla città.
"Non c'è solo il vento", diceva, "anche la luce può portarti via,
se hai tempo da perdere e dentro la giusta elettricità,
e se da sempre ti aspetti un miracolo."
Captare è un mestiere difficile in questa città,
nel cielo ricevere, trasmettere e poi immaginarsi qualunque cosa,
per ferire il silenzio che tutti hanno dentro di sé.
Ma lui credeva nelle ferite e si sfiorava, si toccava nel cuore con la mano nervosa,
guardando le nuvole correre via impazienti da lì,
da quel tetto sospeso sugli uomini...
Finché un giorno un' antenna ribelle ai programmi di quiz
fece sparire le strisce e nel cielo, trasmise l'immagine della Madonna,
una donna normale, non male, che disse così:
"Io spengo la luce, se vuole io posso fare una musica più forte del vento,
posso anche uscire dal monitor, dalla gravità,
potremmo ballare anche subito se lei non ha fretta e non vuole tornare laggiù."
E noi siamo sempre veloci a cambiare canale,
ma coi piedi piantati per terra, guardando la vita con aria distratta,
senza entrare nel campo magnetico della felicità,
felicità che sappiamo soltanto guardare, aspettare, cercare già fatta,
quasi fosse anagramma perfetto di facilità,
barando su un' unica lettera...
Conoscevo quell' uomo e per questo racconto di lui,
è sparito da allora e nessuno ha scoperto dov'è,
ma un dubbio, un sospetto od un sogno io almeno ce l' ho:
provate a passare in una sera d' estate vicino ai grattacieli di periferia,
provate a sentire, captare, trasmettere..


Bisanzio

Anche questa sera la luna è sorta
affogata in un colore troppo rosso e vago,
Vespero non si vede, si è offuscata,
la punta dello stilo si è spezzata.
Che oroscopo puoi trarre questa sera, Mago?
Io Filemazio, protomedico, matematico, astronomo, forse saggio,
ridotto come un cieco a brancicare attorno,
non ho la conoscenza od il coraggio
per fare quest' oroscopo, per divinar responso,
e resto qui a aspettare che ritorni giorno
e devo dire, devo dire, che sono forse troppo vecchio per capire,
che ho perso la mia mente in chissà quale abuso, od ozio,
ma stan mutando gli astri nelle notti d' equinozio.
O forse io, forse io, ho sottovalutato questo nuovo dio.
Lo leggo in me e nei segni che qualcosa sta cambiando,
ma è un debole presagio che non dice come e quando...
Me ne andavo l' altra sera, quasi inconsciamente,
giù al porto a Bosphoreion là dove si perde
la terra dentro al mare fino quasi al niente
e poi ritorna terra e non è più occidente:
che importa a questo mare essere azzurro o verde?
Sentivo i canti osceni degli avvinazzati,
di gente dallo sguardo pitturato e vuoto...
ippodromo, bordello e nordici soldati,
Romani e Greci urlate dove siete andati...
Sentivo bestemmiare in Alamanno e in Goto...
Città assurda, città strana di questo imperatore sposo di puttana,
di plebi smisurate, labirinti ed empietà,
di barbari che forse sanno già la verità,
di filosofi e di eteree, sospesa tra due mondi, e tra due ere...
Fortuna e età han deciso per un giorno non lontano,
o il fato chiederebbe che scegliesse la mia mano, ma...
Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile,
segreto e ambiguo come questa vita,
Bisanzio è un mito che non mi è consueto,
Bisanzio è un sogno che si fa incompleto,
Bisanzio forse non è mai esistita
e ancora ignoro e un' altra notte è andata,
Lucifero è già sorto, e si alza un po' di vento,
c'è freddo sulla torre o è l' età mia malata,
confondo vita e morte e non so chi è passata...
mi copro col mantello il capo e più non sento,
e mi addormento, mi addormento, mi addormento..


Black-out

La luce è andata ancora via, ma la stufa è accesa e così sia,
a casa mia tu dormirai, ma quali sogni sognerai
con questa luna che spaccherà in due le mie risate e le ombre tue,
i miei cavalli ed i miei fanti, il tuo Hesse sordo ed i tuoi canti,
tutti i ghiaccioli appesi ai fili, tutti i miei giochi e i tuoi monili,
i campanili, i pazzi, i santi e l'allegria.
E non andrà il televisore, cosa faremo in queste ore?
Rumore attorno non si sente, gochiamo a immaginar la gente,
corriamo a fare gli incubi indiscreti, curiosi d' ozi e di segreti,
di quei pensieri quotidiani che a notte il sonno fa lontani
o che nel sogno sopra a un viso diventan urlo od un sorriso,
il paradiso, inferno, mani, l' odio e amore.
Avessi sette vite a mano in ogni casa entrerei piano
e mi farei fratello o amante, marito, figlio, re o brigante
o mendicante o giocatore, poeta, fabbro, Papa, agricoltore.
Ma ho questa vita e il mio destino, e ora cavalco l'appennino
e grido al buio più profondo la voglia che ho di stare al mondo:
in fondo è proprio un gran bel gioco a far l'amore tanto e non bere poco.
E questo buio, che sollievo, ci dona un altro medioevo,
io levo dall' oscurità tutta la nostra civiltà,
velocità di macchine a motore, follia di folla e di rumore
e metto ritmi più lontani, di bestie, legni, suoni umani,
odore d'olio e di candele, fruscìo di canapi e di vele,
il miele, il latte, i pani e il vino vero.
Ma chissà poi se erano quelli davvero tempi tanto belli
o caroselli che giriamo per l' incertezza che culliamo
in questa giostra di figure e suoni, di luci e schermi da illusioni,
di baracconi in bene o in male, di eterne fughe dal reale
che basta un po' d' oscurità per darci la serenità,
semplicità, sapore, sale e ritornelli.
Non voglio tante vite a mano, mi basta questa che viviamo,
comuni giorni intensi o pigri, gli specchi ambigui dei miei libri,
le tigri della fantasia, tristezza ed ottimismo ed ironia.
Ma quante chiacchiere stavolta, che confusione a ruota sciolta,
lo so che è un pezzo che parliamo, ma è tanto bello, non dormiamo,
beviamo ancora un po' di vino, che tanto tra due sorsi è già mattino.
Su sveglia e guardati d' attorno, sta già arrivando il nuovo giorno,
lo storno e il merlo son già in giro, non vorrai fare come il ghiro...
Non c'è black-out e tutto è ormai finito e il vecchio frigo è ripartito,
con i suoi toni rochi e tristi scatarra versi futuristi...
Lo so siam svegli ormai da allora, ma qualche cosa manca ancora...
finiamo in gloria amore mio che dopo, a giorno fatto, dormo anch'io..


Bologna

Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale,
Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana...
Bologna per me provinciale Parigi minore:
mercati all' aperto, bistrots, della "rive gauche" l' odore
con Sartre che pontificava, Baudelaire fra l' assenzio cantava
ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancillare.
Però che Bohéme confortevole giocata fra casa e osterie
quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie...
Oh quanto eravamo poetici, ma senza pudore e paura
e i vecchi "imberiaghi" sembravano la letteratura...
Oh quanto eravam tutti artistici, ma senza pudore o vergogna
cullati fra i portici cosce di mamma Bologna...
Bologna è una donna emiliana di zigomo forte,
Bologna capace d' amore, capace di morte,
che sa quel che conta e che vale, che sa dov' è il sugo del sale,
che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita...
Bologna è una ricca signora che fu contadina:
benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina,
che sa che l' odor di miseria da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perchè sa la paura.
Lo sprechi il tuo odor di benessere però con lo strano binomio
dei morti per sogni davanti al tuo Santo Petronio
e i tuoi bolognesi, se esistono, ci sono od ormai si son persi
confusi e legati a migliaia di mondi diversi?
Oh quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente,
cantando canzoni che è come cantare di niente...
Bologna è una strana signora, volgare matrona,
Bologna bambina per bene, Bologna "busona",
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto,
rimorso per quel che m' hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato..


Canzone dei dodici mesi

Viene Gennaio silenzioso e lieve, un fiume addormentato
fra le cui rive giace come neve il mio corpo malato, il mio corpo malato...
Sono distese lungo la pianura bianche file di campi,
son come amanti dopo l'avventura neri alberi stanchi, neri alberi stanchi...
Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino, ma nei convitti e in piazza
lascia i dolori e vesti da Arlecchino, il carnevale impazza, il carnevale impazza...
L'inverno è lungo ancora, ma nel cuore appare la speranza
nei primi giorni di malato sole la primavera danza, la primavera danza..
Cantando Marzo porta le sue piogge, la nebbia squarcia il velo,
porta la neve sciolta nelle rogge il riso del disgelo, il riso del disgelo...
Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta la penitenza vana,
l'ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già lontana, la guardi, è già lontana...
O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è questa vita mia.
Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare.
Con giorni lunghi al sonno dedicati il dolce Aprile viene,
quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele, che ti chiamò crudele...
Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi dopo fatto l'amore,
come la terra dorme nella notte dopo un giorno di sole, dopo un giorno di sole...
Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera,
il nuovo amore getti via l'antico nell' ombra della sera, nell' ombra della sera...
Ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore,
mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore, brindo a Cenne e a Folgore...
Giugno, che sei maturità dell'anno, di te ringrazio Dio:
in un tuo giorno, sotto al sole caldo, ci sono nato io, ci sono nato io...
E con le messi che hai fra le tue mani ci porti il tuo tesoro,
con le tue spighe doni all' uomo il pane, alle femmine l' oro, alle femmine l' oro...
O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è questa vita mia.
Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare...
Con giorni lunghi di colori chiari ecco Luglio, il leone,
riposa, bevi e il mondo attorno appare come in una visione, come in una visione...
Non si lavora Agosto, nelle stanche tue lunghe oziose ore
mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore, di vino e di calore...
Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull' età,
dopo l' estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità...
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità...
Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza:
nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza, prepari mosto e ebbrezza...
Lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze,
lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi basse, fumano nubi basse...
O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è questa vita mia.
Diverso tutti gli anni, e tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare...
Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti,
lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti...
Cade la pioggia ed il tuo viso bagna di gocce di rugiada
te pure, un giorno, cambierà la sorte in fango della strada, in fango della strada...
E mi addormento come in un letargo, Dicembre, alle tue porte,
lungo i tuoi giorni con la mente spargo tristi semi di morte, tristi semi di morte...
Uomini e cose lasciano per terra esili ombre pigre,
ma nei tuoi giorni dai profeti detti nasce Cristo la tigre, nasce Cristo la tigre...
O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è questa vita mia.
Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
che non sai mai giocare, che non sai mai giocare..


Canzone della bambina portoghese

E poi e poi, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose.
E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco di verità fatte di formule vuote...
E tutti, sai, ti san dire come fare,
quali leggi rispettare, quali regole osservare, qual'è il vero vero...
E poi, e poi, tutti chiusi in tante celle fanno a chi parla più forte
per non dir che stelle e morte fan paura...
Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese,
non c'eran parole, rumori soltanto come voci sorprese,
il mare soltanto e il suo primo bikini amaranto,
le cose più belle e la gioia del caldo alla pelle...
Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare...
O sogni o visioni, qualcosa la prese e si mise a pensare,
sentì che era un punto al limite di un continente,
sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte...
E in questo sentiva qualcosa di grande
che non riusciva a capire, che non poteva intuire,
che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, quell' oceano infinito...
Ma il caldo l'avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire
e fu solo del sole, come di mani future;
restaron soltanto il mare e un bikini amaranto...
E poi e poi, se ti scopri a ricordare, ti accorgerai che non te ne importa niente
e capirai che una sera o una stagione son come lampi, luci accese e dopo spente
e capirai che la vera ambiguità
è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini...
E poi, e poi, che quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere,
ma il qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere, vivere e poi, poi vivere
e poi, poi vivere..


Canzone della triste rinuncia

Le luci dentro al buio sono andate via e l' allegria comprata è già sparita,
il giorno dopo è sempre la malinconia che spezza la magia di un' altra vita.
La forza che ti lega è grande più di te, l' anello al collo si stringe sempre più:
non dare più la colpa al mondo o a lei per la rinuncia triste a quello che non sei...
Lo sai cosa vuol dire stare giorni interi a buttar via nel niente solo il niente;
fai mille cose, ma sono sempre i tuoi pensieri che scelgono per te diversamente.
Son stanco d' aver detto le cose che dirò, di aver già fatto le cose che farò,
ma è tardi, troppo tardi, piangere ormai sulla rinuncia triste a quello che non fai...
Credevo l' incertezza possibilità e il dubbio assiduo l' unica ragione,
ma quali scelte hai fatto in piena libertà: ti muovi sempre dentro a una prigione...
Non è la luce o il buio né l' ero ed il sarò, non è il coraggio che ti fa dir "vivrò",
è solo un' altra scusa che usare vuoi per la rinuncia triste a quello che non puoi...
Non voglio prender niente se non so di dare, io e chissà chi decidono ciò che posso,
non ho la voglia o la forza per poter cambiare me stesso e il mondo che mi vive addosso...
E forse sto morendo e non lo so capire o l' ho capito e non lo voglio dire,
rimangono le cose senza falso o vero, e la rinuncia triste a quello che io ero..


Canzone della vita quotidiana

Inizia presto all' alba o tardi al pomeriggio,
ma in questo non c'è alcuna differenza,
le ore che hai davanti son le stesse, son tante,
stesso coraggio chiede l' esistenza..
La vita quotidiana ti ha visto e già succhiato
come il caffè che bevi appena alzato
e l' acqua fredda in faccia cancella già i tuoi sogni
e col bisogno annega la speranza
e mentre la dolcezza del sonno si allontana,
inizia la tua vita quotidiana...
E subito ti affanni in cose in cui non credi,
la testa piena di vacanze ed ozio
e non sono peggiori i mali dei rimedi,
la malattia è la noia del lavoro:
fatiche senza scopo, furiose e vane corse,
angosce senza un forse, senza un dopo,
un giorno dopo l' altro il tuo deserto annuale,
con le oasi in ferragosto e per Natale,
ma anno dopo anno, li conti e sono tanti
quei giorni nella vita che hai davanti..
Ipocrisie leggere, rabbie da poco prezzo,
risposte argute date sempre tardi,
saluti caldi d' ansia, di noia o di disprezzo
o senza che s' incrocino gli sguardi,
le usate confidenze di malattie o di sesso
dove ciascuno ascolta sol se stesso:
finzioni naturali in cui ci adoperiamo
per non sembrar di esser quel che siamo.
Consolati pensando che inizia e già è finita
questa che tutti i giorni è la tua vita...
Amori disperati, amori fatti in fretta,
consumati per rabbia o per dovere
che spengono in stanchezza con una sigaretta
i desideri nati in tante sere,
amori fatti in furia, ridicolo contrasto,
dopo quei film di fasto e di lussuria,
rivincita notturna dove, per esser vero,
l' uno tradisce l' altro col pensiero:
son questi che tu vedi, che vivi e che hai d' attorno
gli amori della vita d' ogni giorno...
Le tue paure assidue, le gioie solitarie,
i drammi che commuovon te soltanto,
le soluzioni ambigue, i compromessi vari,
glorie vantate poi di tanto in tanto,
i piccoli malanni sempre più numerosi,
più dolorosi col passar degli anni,
la lotta vuota e vana, patetico tentare
di rimandare un poco la vecchiaia...
E poi ti trovi vecchio e ancor non hai capito
che la vita quotidiana ti ha tradito..


Canzone delle colombe e del fiore

Amore, s'io fossi aria, le tue rondini vorrei,
per guardarmele ogni minuto e farle volare negli occhi miei,
quelle rondini bianche e nere che anche mute dicono tanto:
tutta la gioia di mille sere ed un momento solo di pianto
ed un momento solo di pianto ed un momento solo di pianto
ed un momento solo di pianto...
Amore, mai sarò stanco di bermi tutto il tuo miele,
quando ridi o quando mi parli in me si gonfiano mille vele ;
quando un sogno od un tuo segreto ti fan seria e sembri rubata,
guizzan pesci tra i tuoi due fiori, rivive l' anima mia assetata
rivive l' anima mia assetata, rivive l' anima mia assetata
rivive l' anima mia assetata...
Amore, pensa s'io avessi una torre colombaria
per far posare le tue due colombe stanche di volare in aria,
vederle alzarsi dritte nel cielo e atterrare fra le mie mani
per carezzarle dentro ai miei oggi e baciarle fino a domani
e baciarle fino a domani, e baciarle fino a domani
e baciarle fino a domani...
Amore, nel mio giardino vorrei fiorisse la tua rosa
perché l' anima mia si perda dove il corpo rinasce e riposa,
quella rosa di primavera sempre rorida di rugiada,
misteriosa come la sera, balenante come una spada
balenante come una spada, balenante come una spada,
balenante come una spada....
Amore, colomba, fiore, amore fragile e forte,
sfrontatezza e pudore, compagna di gioia e sorte,
sapore amaro e dolcezza, con l' arcobaleno fra le dita,
vorrei perdermi nel tuo respiro, vorrei offrirti questa mia vita
vorrei offrirti questa mia vita, vorrei offrirti questa mia vita,
vorrei offrirti questa mia vita...


Canzone delle domande consuete

Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente
come se il tempo per noi non costasse l' uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente
non avessero stessa amarezza di sale.
Tu non sai le domande, ma non risponderei
per non strascinare parole in linguaggio d' azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei,
dicon tanto un silenzio e uno sguardo...
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che sarò domani,
non parlare non dire più niente, se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi, alle mani...
Non andare... vai... Non restare... stai... Non parlare... parlami di te...
Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,
trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse,
come un prato coperto a bitume.
Rimanere così, annaspare nel niente,
custodire i ricordi, carezzare le età;
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente
del diritto alla felicità...
Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perchè?
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te,
aver tutto, ma non il domani...
Non andare... vai.. Non restare... stai... Non parlare... parlami di te...
E siamo qui spogli in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che


Canzone delle osterie di fuori porta

Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta,
ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta:
qualcuno è andato per età, qualcuno perché già dottore
e insegue una maturità, si è sposato, fa carriera ed è una morte un po' peggiore...
Cadon come foglie o gli ubriachi sulle strade che hanno scelto,
delle rabbie antiche non rimane che una frase o qualche gesto,
non so se scusano il passato per giovinezza o per errore,
non so se ancora desto in loro, se m' incontrano per forza, la curiosità o il timore...
Io ora mi alzo tardi tutti i giorni, tiro sempre a far mattino,
le carte poi il caffè della stazione per neutralizzare il vino,
ma non ho scuse da portare, non dico più d'esser poeta,
non ho utopie da realizzare: stare a letto il giorno dopo è forse l'unica mia meta...
Si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina,
ma non provo più quando la guardo quello che provavo prima.
Ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio,
il giorno è sempre un po' più oscuro, sarà forse perché è storia, sarà forse perché invecchio...
Ma le strade sono piene di una rabbia che ogni giorno urla più forte,
son caduti i fiori e hanno lasciato solo simboli di morte.
Dimmi se son da lapidare se mi nascondo sempre più,
ma ognuno ha la sua pietra pronta e la prima, non negare, me la tireresti tu...
Sono più famoso che in quel tempo quando tu mi conoscevi,
non più amici, ho un pubblico che ascolta le canzoni in cui credevi
e forse ridono di me, ma in fondo ho la coscienza pura,
non rider tu se dico questo, ride chi ha nel cuore l'odio e nella mente la paura...
Ma non devi credere che questo abbia cambiato la mia vita,
è una cosa piccola di ieri che domani è già finita.
Son sempre qui a vivermi addosso, ho dai miei giorni quanto basta,
ho dalla gloria quel che posso, cioè qualcosa che andrà presto, quasi come i soldi in tasca...
Non lo crederesti ho quasi chiuso tutti gli usci all'avventura,
non perché metterò la testa a posto, ma per noia o per paura.
Non passo notti disperate su quel che ho fatto o quel che ho avuto:
le cose andate sono andate ed ho per unico rimorso le occasioni che ho perduto...
Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta,
ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta:
qualcuno è andato per formarsi, chi per seguire la ragione,
chi perché stanco di giocare, bere il vino, sputtanarsi ed è una morte un po' peggiore..


Canzone delle ragazze che se ne vanno

Le strade sono aperte ed il momento viene sempre: sapessi quante volte l'ho vissuto!
Stagione di canzoni, di facili emozioni: un' altra volta ancora abbiamo chiuso.
T' invidio perchè ancora hai molte pagine da aprire
di un libro che ho già letto e che tu devi ancor scoprire,
ma quando capirai che cerchi un libro che non c'è,
allora ti ricorderai di me...
C'è Shangri-La che attende perchè il nodo che ti prende per te c'è ancora tutto da inventare.
Vedrai questi tuoi giorni in un minuto di ricordi e quanti giorni hai ancora da incontrare.
Invidio i tuoi paesaggi che non so e non vedrò mai,
rimpiango le ragioni per cui ancora piangerai,
ma quando piangerai te stessa e ciò che è dentro in te,
allora ti ricorderai di me...
Già Superman non vola sui tuoi sogni della scuola, Mandrake e Wiz son solo falsi maghi, cosmogonie segrete che credevi ormai complete si stan riempiendo adesso di presagi.
Già temi che il giullare getti maschere e casacca
e mostri il vero volto dietro al velo della biacca,
ma quando vedrai meglio quello che dicevo a te,
allora ti ricorderai di me...
Ma eroi, profeti, miti, santi, bambole e banditi ti rapiranno ancora tante volte
o tu li aspetterai e non verranno mai, per una aperta chiudi cento porte.
Ed io chi sono stato nelle fantasie che vivi?
Poeta od ubriaco nei racconti per gli amici,
ma quando picchierai la testa contro ai tuoi perchè
allora ti ricorderai di me...
Le ore sono andate e le parole consumate attendon le parole che verranno.
Castelli e primavere che hai creduto di vedere non sai se son durante un' ora o un anno.
Son pronti i tuoi misteri: chiama ciò che non conosci,
già corri dove ho corso, verso nuove strade e voci,
ma se vorrai capire tutto questo che cos' è,
allora ti ricorderai, allora ti ricorderai, allora ti ricorderai di me..


Canzone delle situazioni differenti

Andammo i pomeriggi cercando affiatamento,
scoprivo gli USA e rari giornaletti.
Ridesti nel vedermi grande e grosso coi fumetti,
anch' io sorrisi sempre più scontento.
Poi scrissi il nome tuo versando piano sulla neve
la strana cosa che sembrava vino,
mi aveva affascinato il suo colore di rubino:
perché lo cancellasti con il piede?
La scatola meccanica per musica è esaurita,
rimane solo l' eco in lontananza,
ma dimmi cosa fai lontana via nell' altra stanza,
ma dimmi cosa fai della tua vita.
O sera, scendi presto! O mondo nuovo, arriva!
Rivoluzione, cambia qualche cosa!
Cancella il ghigno solito di questa ormai corrosa
mia stanca civiltà che si trascina.
Poi piovve all' improvviso sull' Amstel, ti ricordi?
Dicesti qualche cosa sorridendo;
risposi, credo, anch' io qualche banalità scoprendo
il fascino di un dialogo tra i sordi.
Tuo nonno era un grand' uomo, famoso chissà cosa,
di loro si usa dire "è ancora in gamba".
Mi espose a gesti e a sputi quella "weltanshauung" sua stramba
puntando come un indice una rosa.
Malinconie discrete che non sanno star segrete,
le piccole modeste storie mie,
che non si son mai messe addosso il nome di poesie,
amiche mie di sempre, voi sapete!
Ebbrezze conosciute già forse troppe volte:
di giorno bevo l' acqua e faccio il saggio.
Per questo solo a notte ho quattro soldi di messaggio
da urlare in faccia a chi non lo raccoglie.
Il tuo patrigno era un noto musicista,
tuo padre lo incontravi a qualche mostra.
Bevemmo il tè per terra e mi piaceva quella giostra
di gente nelle storie tue d' artista.
Mi confidasti trepida non so quale segreto
dicendo "donna" e non "la cameriera".
Tua madre aveva un forte mal di testa quella sera:
fui premuroso, timido, discreto.
E tu nell' altra stanza che insegui i tuoi pensieri,
non creder che ci sia di meglio attorno:
noi siamo come tutti e un poco giorno dopo giorno
sciupiamo i nostri oggi come ieri.
Ma poi che cosa importa? Bisogna stare ai patti:
non voglio il paradiso né l'inferno.
Se a volte urlo la rabbia, poi dimentico e mi perdo
nei mondi dentro agli occhi dei miei gatti.
Uscimmo un po' accaldati per il troppo vino nero,
danzammo sulla strada, già albeggiava.
Sembrava una commedia musicale americana,
tu non lo sai, ma dentro me ridevo..


Canzone di notte

Ore confuse nella notte, la malinconia non è uno stato d' animo,
le vite altrui si sono rotte e sembra non esista più il tuo prossimo.
Ti vesti un poco di silenzio, hai la dolce illusione di esser solo,
son macchine che passano od è il vento, o sono i tuoi pensieri alzati in volo.
I tuoi pensieri un po' ubriachi, danzando per le strade si allontanano,
ti son sfuggiti dalla mano e il giorno sembra ormai così lontano
e il giorno sembra ormai così lontano...
Mattino o notte, hai perso il tempo, la malinconia ti sembra di toccarla,
ma forse è l'ora dell' avvento e chiami l' ironia per aiutarla.
E forse c'è qualcuno che ora muore, e forse c'è qualcuno che ora nasce,
qualcuno compie un crimine d' onore, passeggiano sui viali le bagasce.
Bagasce sono i tuoi ricordi che fra canzoni e vino ti disturbano,
che ti molestano pian piano e il giorno sembra ormai così lontano,
e il giorno sembra ormai così lontano....
Mattino o notte, cosa importa? I giorni sono nuvole distratte.
Suonerò l'ora alla tua porta e l' orologio è il sangue tuo che batte.
Quando verrà il tempo di partire l' ora avrà il medesimo colore:
sembra sempre un poco di morire nel momento eroico dell'amore...
Se ridi o piangi è sempre uguale, le cose nel ricordo poi si sfumano,
il sacro si unirà al profano e il giorno sembra ormai così lontano
e il giorno sembra ormai così lontano....
Mattino o notte, dentro e fuori, sei certo o cerchi la consolazione?
Son bianco e nero sol colori, o facce ambigue della tua prigione?
Cerchi sempre ciò che ti è lontano, dopo dici: "Tutto è relativo,"
ma l' ironia e il dolor dicono invano che sei certo solo di esser vivo.
Ma c'è ancor tempo per pensare, per maledire e per versare il vino,
per pianger, ridere e giocare e il giorno sembra ormai così vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino..


Canzone di notte n. 2

E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
e voglio in questo modo dire "sono"
o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
o forse perchè ancora c'è da bere
e mi riempio il bicchiere..
E l' eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
in cui ciascuno chiude la sua pena,
in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
a dir "Dove ho sbagliato?"
Eppure fa piacere a sera
andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
e due canzoni fatte alla leggera
in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
il fatto che sei triste o che t'annoi
e tutti i dubbi tuoi...
Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar "normalità",
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrò pecora nera!
Saranno cose già sentite
o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
e poi, voi queste cose non le dite,
poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
poi è bene essere un poco diffidente
per chi è un po' differente...
Ma adesso avete voi il potere,
adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
gli dei, i comandamenti ed il dovere,
purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
ignorano quel tarlo mai sincero
che chiamano "Pensiero"...
Però non siate preoccupati,
noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
Gli anarchici li han sempre bastonati
e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
non scampa, fra chi veste da parata,
chi veste una risata...
O forse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno...
E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
o forse per sentirmi meno solo
o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
che danno quell' ipocondria ben nota,
poi... la bottiglia è vuota..


Canzone di notte n. 3

Esistenza, che stai qui di contrabbando,
come un ladro sempre pronta per fuggire,
ogni età chiude in sé i crismi dello sbando, sbaglio e intuire,
coi suoi giochi di carambola e rimando, prendere e offrire,
ma si muoia solo un po' di quando in quando,
ma sia poco a poco che si va a morire...
Ogni giorno è un altro giorno regalato,
ogni notte è un buco nero da riempire,
ma per quanto non l' ho mai visto colmato, così per dire,
resta solo l' urlo solito gridato, tentare e agire,
ma si pianga solo un po' perché è un peccato
e si rida poi sul come andrà a finire...
Lo capisco se mi prendi per le mele,
ma ci passo sopra, gioco e non mi arrendo,
ogni giorno riapro i vetri e alzo le vele, se posso prendo,
quando perdo non sto lì a mandar giù fiele e non mi svendo
e poi perdere ogni tanto ci ha il suo miele
e se dicono che vinco stan mentendo
perché quelle poche volte che busso a bastoni,
mi rispondono con spade o con denari,
la ragione diamo e il vincere ai coglioni, oppure ai bari,
resteremo sempre a un punto dai campioni (tredici è pari),
ma si perda perché siam tre volte buoni
e si vinca solo in sogni straordinari...
Ah, quei sogni, ah, quelle forze del destino
che chi conta spingerebbe a rinnegare,
ci hanno detto di non fare più casino, non disturbare:
canteremo solo in modo clandestino, senza vociare,
poi ghignando ce ne andremo pian pianino
per sederci lungo il fiume ad aspettare...
Quello che mi gira in testa questa notte
son tornato, incerta amica, a riferire,
noi immergenti, noi con fedi ed ossa rotte, lasciamo dire:
ne abbiam visti geni e maghi uscire a frotte per scomparire...
Noi, se si muore solo un po' chi se ne fotte,
ma sia molto tardi che si va a dormire..


Canzone per Anna

La luce incerta della sera getta fantasmi ed ombre sulla tua finestra,
non pensi o non vorresti più pensare.
Bambine in fiore con sorrisi ambigui che lungo i colli si faranno cupi,
rincasano veloci per mangiare.
E tu, che hai già conosciuto questo gioco,
non sai più com'era in quel passato,
non sai se sorridere od urlare.
Non sei più bella come un tempo quando cercò il tuo corpo quello di un compagno,
dimmi se fu paura o fu piacere.
Ma adesso senti il tempo che ti abbraccia come qualcosa che ti segna in faccia,
che non si vede ma che sai d' avere
E' come quel male a cui non si dà il nome,
un' ossessione circolare
fra la volontà ed il non potere.
Brandelli di canzoni, frasi e televisioni parlano dalle finestre aperte,
in un telegiornale qualcuno il bene o il male denuncia, auspica, avverte;
frasi del quotidiano ti sfiorano pian piano ed entrano senza toccarti
s' infilano negli angoli della tua casa suoni che tu non sai.
Un uomo in canottiera, dietro ad una ringhiera, innaffia dei fiori cittadini.
Un grido e un pianto acuto già spenti in un minuto segnalano tragedie di bambini,
odori di frittate e minestre riscaldate combattono lo smog di un diesel,
un fuoristrada assurdo che romba per partire e non va mai.
E tu sei sola sola sola sola, ti senti sola sola sola sola e pensi a un figlio temuto che ora non hai.
Ma dura un attimo quel tuo pensiero, atomo incerto in mezzo al falso e al vero,
per lasciar posto ai giorni che vivrai...
Niente "se" e "forse", fra le occasioni avute e perse
restano solo ore scomparse,
di certo hai solo quello che farai...
La luce incerta della sera fonde col buio che entra, e presto si confonde tutto,
come a chi guarda senza un fuoco;
la luce accendi e in viso si disegna forse un sorriso che le labbra spiega
come se fosse stato tutto un gioco...
Fa niente, danno in TV un programma intelligente,
ci vuole un tè aromatico e bollente
e poi che il sonno arrivi a poco a poco..


Canzone per Piero

Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo un po' retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.
Ma d' illusioni non ne abbiamo avute, o forse si, ma nemmeno ricordo,
tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.
Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare perché ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.
Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.
Dopo l'inverno e l' angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l' avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.
Il mio Leopardi, le tue teologie: "Esiste Dio ?" Le risate più pazze,
le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.
Poi quell' amore alla fine reale tra le canzoni di moda e le danze:
"E' in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare."
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l' estate.
Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand' io vado a letto.
Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso
più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male..


Canzone per Silvia

Il cielo dell' America son mille cieli sopra a un continente,
il cielo della Florida è uno straccio che è bagnato di celeste,
ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste
il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente.
E fuori c'è una strada all' infinito, lunga come la speranza,
e attorno c'è un villaggio sfilacciato, motel, chiese, case, aiuole,
paludi dove un tempo ormai lontano dominava il Seminole,
ma attorno alla prigione c'è un deserto dove spesso il vento danza.
Son tanti gli anni fatti e tanti in più che sono ancora da passare,
in giorni e giorni e giorni che fan mesi che fan anni ed anni amari;
a Silvia là in prigione cosa resta? Non le resta che guardare
l' America negli occhi, sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari...
Già, l' America è grandiosa ed è potente, tutto e niente, il bene e il male,
città coi grattacieli e con gli slum e nostalgia di un grande ieri,
tecnologia avanzata e all' orizzonte l' orizzonte dei pionieri,
ma a volte l' orizzonte ha solamente una prigione federale.
L' America è una statua che ti accoglie e simboleggia, bianca e pura,
la libertà, e dall' alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione,
per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione
perché di questa piccola italiana ora l' America ha paura.
Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare,
paura delle idee di gente libera, che soffre, sbaglia e spera.
Nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera...
Il cielo dell' America son mille cieli sopra a un continente,
ma il cielo là rinchiusi non esiste, è solo un dubbio o un' intuizione;
mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione
e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente.
Mi chiedo cosa pensi alla mattina nel trovarsi il sole accanto
o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia
o quando un acquazzone all' improvviso spezza la monotonia,
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto...
Mi chiedo ma non riesco a immaginarlo: penso a questa donna forte
che ancora lotta e spera perché sa che adesso non sarà più sola.
La vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole
"che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte",
"che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte",
"che sempre l' ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte"..


Canzone per un'amica ( in morte di S.F.)

Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...
Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava,
non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...
Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...
Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita,
quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...
Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa,
quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...
Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte:
sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...
Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...
Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi..


Canzone quasi d' amore

Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo...
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi...
Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d' azione o di parola,
volando come vola il tacchino...
Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d' orgoglio, mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c'è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno...
Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell' energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato...
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri... coglioni!
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale...
D' altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d' aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare... grattarsi!


Cirano

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.
Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!
Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!
Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...
Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo... Cirano.


Culodritto

Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare...
Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari
di longobardi, di celti e romani dell' antica pianura, di montanari,
reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi,
di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi,
anche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade
e non saprai che sapore ha il sapore dell' uva rubato a un filare,
presto ti accorgerai com'è facile farsi un' inutile software di scienza
e vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza...
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
e che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, Culodritto...
dammi ancora la mano, anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto...
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare..


Di mamme ce n'è una sola

[parlato]
Devo confessare, poi che ho avuto anch'io, veramente, un periodo in cui da... da bello di balera, cioè, non ero molto bello, in realtà, no, allora, mi ricordo, con... con agghiacciante terrore, che circolavo con una giacca di jersey blu con dei risvoltini azzurri, qui, filettati, occhiale nero e cravatta rossa con i titoli dei giornali in cima, che è una cosa... Giuro. Giuro, ho fatto anche questo, ho fatto anche questo. Ero molto giovane, però, e... no, da questo periodo però viene tutta la mia conoscenza di canzoni di... direi, d'epoca. E anch'io ho concepito un certo periodo in cui ho scritto canzoni di questo genere. E' stata una specie di crisi, no? E una di queste è una canzone che... così, direi, risolve un annoso problema, cioè quello che riguarda la mamma...
Come una capinera, sono in terra straniera,
ma quando penso al mio cielo e al mio casolare mi par di morir.
Or che la mamma è lontana, la mia chitarra romana,
la pizza napoletana, l' azzurra marina, ahimè, più non ho,
e allor come in sogno venuta, la bianca testina canuta
mi porta al mio vecchio quartiere, fra i glicini in fiore e mi canta così...
[parlato]
Refrain:
Di mamme ce n' è una sola, ma caro figliolo, di babbo uno solo non sempre ce n' è, lalalala,...
la mamma sol ti consola, la piccola casa, l' angusta dimora, par quella d' un re.
Figliolo, ora sei lontano da me: laggiù sono ricchi e di mamme ne han tre...
ma la tua mamma è italiana e ne val cento da sè!
[parlato]
Seconda strofa, che tira all'erotismo:
Più d' una donna procace ha simulato l'amor
con un suo bacio mendace, promessa fallace di un attimo sol.
Via quell' amor mercenario, vattene femmina ignuda!
Ogni tuo bacio sensuale è un bacio di Giuda al sapor di champagne.
Che cosa cercavo laggiù, fra azzurre e sensuali abat-jours,
[parlato]
C' è tutto !
ritorno al mio vecchio quartiere, fra i glicini in fiore e ti canto così...
[parlato]
Everybody, con sentimento:
Le mamme son tutte belle, anche se vecchierelle son come le stelle che brillan nel ciel. lalalala,
le mamme son tutte bianche, son curve e stanche; io voglio tornare, mamma, da te.
Se un dì me ne andai non lo voglio far più, io voglio tornare per sempre laggiù
dalla mia mamma italiana... eh ?...e non lasciarla mai più..


Dio è morto

Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perché noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto..


Don Chisciotte

[ Don Chisciotte ]

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

[ Sancho Panza ]

Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

[ Don Chisciotte ]

Salta in piedi, Sancho,  è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo
,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo
,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

[ Sancho Panza ]

A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

[ Don Chisciotte ]

Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista
,
l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

[ Sancho Panza ]

Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

[ Don Chisciotte ]

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

[ Insieme ]

Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami
,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte!


Dovevo fare del cinema

Certo, ha ragione il signore se dice che siamo in un film
dell' ultimo periodo,
dove i banditi pentiti confessano se non li processano
e così fra le macchie di sangue la vita è la solita
e fa "audience" se in più c'è la scena del killer che vomita.
Sa com'è? E' bello fare del cinema
anche se, lì da imputato, c'è qualcuno che crede di esser nel cinema muto,
è bello fare del cinema,
ma piuttosto che sparare siam rimasti nascosti a guardare.
A guardare cos'è che ci aspetta alla fine del tunnel,
dei riflussi riflessi su certi pacchetti di Camel,
quando tutto è soltanto un riassunto di modi di dire,
quattro quarti di noia disposta comunque a finire;
l' inflazione però non finisce e ci rende cattivi,
non c'è niente che valga la pena e così siamo vivi.
Ma che cos'è che ci fa fare del cinema?
Forse questa depressione o l' istinto di conservazione.
Noi, si va a fare del cinema,
quando vivere è un problema rifacciamo da capo la scena...
Sì, devo dire che ha proprio ragione il signore,
c'è una crisi tremenda che investe l' intero settore;
è che il pubblico vuole si parli più semplicemente,
così chiari e precisi e banali da non dire niente.
Per capire la storia non serve un discorso più grande:
signorina cultura si spogli e dia qui le mutande.
Sa com'è, lei, deve fare del cinema,
mica roba pervertita, ma un soggetto che serva alla vita;
facciamo tutti del cinema,
ma piuttosto che parlare si rimanga nascosti a pensare...
Ma il gestore di un piccolo cine di periferia
mi diceva che è tutta la vita che aspetta un' idea,
un' idea piccolina che verso il finale si evolve
nella madre di tutte le storie, l' idea che risolve;
quel soggetto che senti nell' aria e potrebbe arrivare
proprio quando hai già chiuso il locale e cambiato mestiere:
sa com'è, è bello fare del cinema,
tanto, sa, facciamo tutti del cinema...


Due anni dopo

Visioni e frasi spezzettate si affacciano di nuovo alla mia mente,
l'inverno e il freddo le han portate, o son cattivi sogni solamente.
Mattino verrà e ti porterà
le silouhettes consuete di parvenze;
poi ti sveglierai e ricercherai
di desideri fragili esistenze...
Lo specchio vede un viso noto, ma hai sempre quella solita paura
che un giorno ti rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura.
E ancora non sai se vero tu sei
o immagine da specchi raddoppiata;
nei giorni che avrai però cercherai
l'immagine dai sogni seminata...
L'inverno ha steso le sue mani e nelle strade sfugge ciò che sento.
Son trine bianche e neri rami che cambiano contorno ogni momento.
E ancora non sai come potrai
trovare lungo i muri un' esperienza;
sapere vorrai, ma ti troverai
due anni dopo al punto di partenza...
E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto;
non sai però se sono vere o sono dentro all' anima soltanto;
nei sogni che hai, sai che canterai
di fiori che galleggiano sull'acqua.
Nei giorni che avrai ti ritroverai
due anni dopo sempre quella faccia...
La la la la..


E un giorno...

E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo...

E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l'età che s'invola...

E tuo padre ti sembra più vecchio e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare...
di andare e restare...
E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand'eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina...

E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
persi in mezzo ai tuoi libri e regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi...

E tuo padre ti sembra annoiato e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi e con te sta perdendo il contatto...
E tua madre lontana e presente sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire...
che sogni gestire...
Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c'è solo il dolce ad attenderti, ma molto d'amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande...

I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici...

Sentirai che tuo padre ti è uguale, lo vedrai un po' folle, un po' saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato.."


Æmilia

Le Alpi, si sa, sono un muro di sasso, una diga confusa, fanno tabula rasa
di noi che qui sotto, lontano, più in basso, abbiamo la casa;
la casa ed i piedi in questa spianata di sole che strozza la gola alle rane,
di nebbia compatta, scabrosa, stirata che sembra di pane
ed una strada antica come l' uomo marcata ai bordi dalla fantasie di un duomo
e fiumi, falsi avventurieri che trasformano i padani in marinai non veri...
Emilia sdraiata fra i campi e sui prati, lagune e piroghe delle terramare,
guerrieri del Nord dai capelli gessati, ne hai visti passare!
Emilia allungata fra l' olmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante
e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante.
Lungo la strada fra una piazza e un duomo hai messo al mondo questa specie d' uomo:
vero, aperto, finto, strano, chiuso, anarchico, verdiano... brutta razza, l' emiliano!
Emilia sognante fra l' oggi e il domani, di cibo, motori, di lusso e balere,
Emilia di facce, di grida, di mani, sarà un grande piacere
vedere in futuro da un mondo lontano quaggiù sulla terra una macchia di verde
e sentire il mio cuore che batte più piano e là dentro si perde...
passeggia un cane e abbaia al vento un uomo...
Ora ti saluto, è quasi sera, si fa tardi, si va a vivere o a dormire da Las Vegas a Piacenza,
fari per chilometri ti accecano testardi, ma io sento che hai pazienza, dovrai ancora sopportarci..


Eskimo

Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman la maturità...
Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso capirai...
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...
E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!
Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò...
Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perché mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me...
Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos...
E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai,
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai...
Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!
E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può...
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'Hi-Fi...
Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perché
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità...
Perché a vent' anni è tutto ancora intero, perché a vent' anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu...
E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è perso o no a quei party...
Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai..


Fantoni Cesira

Si... si chiamava Fantoni Cesira, era la figlia d' un alcolizzato
che non aveva mai in tasca una lira e per il vino avea tutto lasciato,
lavoro e casa, figlia e consorte, che non potendo scordar col bere,
perché era astemia, la sua triste sorte, si tirò un colpo nel '53.
Povera giovane rimasta orfana mentre suo padre si ubriacava
trovò lavoro in una fabbrica e sul lavoro ogni tanto sognava,
sognava panfili, pellicce ed abiti, non più la fabbrica, ville e piscine,
la dolce vita, il bel mondo dei principi, come le dive che vedeva al cine.
Ma quel bel sogno sarebbe rimasto soltanto un sogno mai realizzato,
quando in paese nel giorno del santo un gran veglione fu organizzato,
ci furon musiche, canti e allegria, danze e coriandoli, spumante e suoni,
poi a mezzanotte una scelta giuria fece "miss tette" Cesira Fantoni.
Le circondarono il petto e le spalle con nastri e fasce di seta scarlatte
su cui era scritto con lettere d'oro "evviva sempre le mucche da latte",
le regalarono trenta garofani, un "necessaire" similoro da viaggio,
quattro biglietti con sconto per cinema, cinque flaconi di shampoo in omaggio.
La sera stessa a Fantoni Cesira si presentò, assai distinto, un signore.
Disse: "Permette? Il suo viso m' attira; voglia scusarmi, sono un produttore...
Se lei permette, io l' accompagno, a far del cine c'è un gran guadagno",
ma quella sera non certo del cine il produttore s'interessò.
La brava giovane per far del cinema consentì a perdere la castità,
ma non per questo si perse d'animo: le rimaneva Cinecittà!
Lasciò il moroso, piantò il lavoro, comperò un "topless" per mostrare il seno,
fece mandare suo padre in ricovero e arrivò a Roma con il primo treno.
Cento anticamere fece Cesira e visitò una decina di letti,
un onorevole che la manteneva le fece fare un romanzo a fumetti,
ebbe da amanti tre o quattro negri, due segretari, tre cardinali,
si spogliò nuda a fontana di Trevi e qualche sera batteva sui viali.
La brava giovane campava bene, ma ormai sentiva il richiamo dell'arte:
qualunque cosa lei avrebbe donato sol per avere in un film una parte.
Se ne andò a letto con tre produttori, studiò dizione, bel canto, regia,
mimica, scenica, recitazione e apparve nuda in un film di Golia.
Si è sistemata Fantoni Cesira, fra letto e seno guadagna milioni:
ha cominciato a studiar da signora e si fa chiamare Cesy Phantoni (col ph),
si è messa stabile, ed è l'amante di un produttore molto influente,
tre o quattro film le produrrà, e un "premio Strega" glielo scriverà.
Lui è già sposato, ma che cosa importano queste sciocchezze se si hanno i quattrini,
presto nel Messico si sposeranno, potranno fare tanti bambini.
E la morale di questa storia al giorno d'oggi non è tanto strana:
per aver soldi, la fama e la gloria bisogna essere un poco puttana!


Farewell

E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
come si sente la voglia di vivere
che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:
un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.
Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.
Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino;
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
la città addormentata non era mai stata così tanto bella.
Era facile vivere allora ogni ora,
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.
Non fu facile volersi bene, restare assieme
o pensare d' avere un domani e stare lontani;
tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
un ricordo lucente e durissimo come il diamante
e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
rivedersi era come rinascere ancora una volta.
Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
e il peccato fu creder speciale una storia normale.
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.
"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...
Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate
con qualcosa di fragile come le storie passate:
forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè
ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me..


Giorno d' estate

Giorno d'estate, giorno fatto di sole,
vuote di gente son le strade in città,
appese in aria e contro i muri parole,
ma chi le ha dette e per che cosa chissà.
I manifesti sono visi di carta che non dicono nulla e che nessuno più guarda,
colori accesi dentro ai vicoli scuri,
sembrano un urlo quelle carte sui muri,
sembrano un urlo quelle carte sui muri...
Giorno d'estate, giorno fatto di vuoto,
giorno di luce che non si spegnerà;
sembra d' andare in un paese remoto,
chissà se in fondo c'è la felicità.
Un gatto pigro che si stira sul muro, sola cosa che vive, brilla al sole d'estate;
si alza nell'aria come un suono d'incenso,
l'odore di tiglio delle strade alberate,
l'odore di tiglio delle strade alberate...
Giorno d'estate, giorno fatto di niente,
grappoli d'ozio danzan piano con me,
il sole è un sogno d'oro, ma evanescente,
guardi un istante e non sai quasi se c'è.
Dentro ai canali l'erba grassa si specchia, cerchi d'ombra e di fumo sono voci lontane;
nell'acqua il sole con un quieto barbaglio
brucia uno stanco gracidare di rane,
brucia uno stanco gracidare di rane...
Giorno d'estate senza un solo pensiero,
giorno in cui credi di non essere vivo,
gioco visivo che non credi sia vero
che può svanire svelto come un sorriso.
Vola veloce ed iridato un uccello come un raggio di luce da un cristallo distorto:
vola un moscone e scopre dietro a un cancello
la religiosa sonnolenza d' un orto,
la religiosa sonnolenza d' un orto..


Gli amici

I miei amici veri, purtroppo o per fortuna,
non sono vagabondi o abbaialuna,
per fortuna o purtroppo ci tengono alla faccia:
quasi nessuno batte o fa il magnaccia.
Non son razza padrona, non sono gente arcigna,
siamo volgari come la gramigna.
Non so se è pregio o colpa esser fatti così:
c'è gente che è di casa in serie B.
Contandoli uno a uno non son certo parecchi,
son come i denti in bocca a certi vecchi,
ma proprio perchè pochi son buoni fino in fondo
e sempre pronti a masticare il mondo.
Non siam razza d' artista, nè maschere da gogna
e chi fa il giornalista si vergogna,
non che il fatto c' importi: chi non ha in qualche posto
un peccato o un cadavere nascosto?
Non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione
è invecchiar bene, anzi, direi... benone!
Per quello che ci basta non c'è da andar lontano
e abbiamo fisso in testa un nostro piano:
se e quando moriremo, ma la cosa è insicura,
avremo un paradiso su misura,
in tutto somigliante al solito locale,
ma il bere non si paga e non fa male.
E ci andremo di forza, senza pagare il fìo
di coniugare troppo spesso in Dio:
non voglio mescolarmi in guai o problemi altrui,
ma questo mondo ce l' ha schiaffato Lui.
E quindi ci sopporti, ci lasci ai nostri giochi,
cosa che a questo mondo han fatto in pochi,
voglio veder chi sceglie, con tanti pretendenti,
tra santi tristi e noi più divertenti,
veder chi è assunto in cielo, pur con mille ragioni,
fra noi e la massa dei rompicoglioni..


Gulliver

Nelle lunghe ore d' inattività e di ieri
che solo certa età può regalare,
Samuele Gulliver tornava coi pensieri
ai tempi in cui correva per il mare
e sorridendo come sa sorridere soltanto
chi non ha più paura del domani,
parlava coi nipoti, che ascoltavano l' incanto
di spiagge e odori, di giganti e nani,
scienziati ed equipaggi e di cavalli saggi
riempiendo il cielo inglese di miraggi...
Ma se i desideri sono solo nostalgia
o malinconia d' innumeri altre vite,
nei vecchi amici che incontrava per la via,
in quelle loro anime smarrite,
sentiva la balbuzie intellettuale e l' afasìa
di chi gli domandava per capire.
Ma confondendo i viaggi con la loro parodia,
i sogni con l' azione del partire,
di tutte le sue vite vagabondate al sole
restavan vuoti gusci di parole...
Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
dei viaggi persi nella sua memoria,
intuiva con la mente disattenta del gigante
il senso grossolano della storia
e nelle precisioni antiche del progetto umano
o nel mondo suo illusorio e limitato,
sentiva la crudele solitudine del nano,
sentiva la crudele solitudine del nano
nell' universo quasi esagerato,
due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
"da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare, da tempo e mare,
da tempo e mare non s' impara niente..."


Ho ancora la forza


Ho ancora la forza che serve a camminare,
picchiare ancora contro per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia !"

E ho ancora la forza di guardarmi attorno
mischiando le parole con due pacchetti al giorno,
di farmi trovar lì da chi mi vuole
sempre nella mia camicia...

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
e al mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un
motivo o l'altro so rifare...

E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantire...

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro,
di far la conta degli amici andati e dire:
" Ci vediam più tardi ..."

E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare...

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
col mondo sono andato
e col mondo son tornato sempre vivo...


I fichi

[parlato]
La canzone, onestamente, come testo non è un granchè. Però ci ho messo tutta... una grande ouverture musicale. Quindi attendete, vado ad eseguire l'ouverture... [Suona]
L'ouverture mi è riuscita un...un 60%, che non è una brutta percentuale, percè...no, eeh, no no... [Suona]
E' che io a questo punto avrei dovuto fare un do, ma il do non è una nota facile, il do è una nota...
Beethoven che era Beethoven il do ci prendeva un 80% delle volte, anzi ha scritto una decima sinfonia senza do perchè mi fa rabbia, ma la società "Gli amici delle sette note" non gli ha mai permesso di pubblicare. E il tempo di questa canzone è un tempo... il tempo è un tempo: carina questa!
Il tempo è un tempo, ma, il tempo un tempo era...
Ah, un momento: bisogna spiegare a quelli di sotto che il microfono che dovrebbe essere qui è qui e il microfono che dovrebbe essere qui è qui. Il fatto che qui e qui in italiano si dica nello stesso modo
complica orrendamente le cose però... Va beh, insomma, il tempo un tempo era... un valzer moderato, ma col passare del tempo, e te dai... ha acquistato una precisa coscienza politica ed è diventato un valzer decisamente di sinistra. Ah ah aah! Virtuosismi? Ma vorrei l'applauso. [Suona]. Temo che questa chitarra sia orrendamente scordata, ma il pezzo è giusto con la chitarra orrendamente scordata. La canzone potrebbe ricordare a qualcun..., la canzone si chiama "I fichi", potrebbe ricordare a qualcuno "I crauti". "I crauti" è una canzone scritta tanti anni fa, una canzone... si fa per dire, che faceva....
Io non capisco la gente...
[parlato]
eh, te fai sì sì con la testa: la conosci? E' la tua canzone preferita! Te a un certo punto vai col tuo moroso e dici "Senti suonano i crauti, è la nostra canzone!"... No, un momento c'è della gente cosi' eh! Io...
Io non capisco la gente...
[parlato]
questo e' un valzer con una precisa coscienza politica. Non è, c'è, c'è, è... ma è... lei mi dica ha una...
che non ci piacciono i crauti...
[parlato]
Ecco la mia canzone è molto diversa. Fa:
Io non capisco la gente
eh lo so, va beh, d'altra parte
che non ci piacciono i fichi:
Già diversa!!Già diversa!!
l' han detto persino gli antichi
sì ai fichi ed abbasso i bigné.
[parlato]
Virtuosismo. C'è questo sol che è... è un mi bemolle, comunque... Lo abbassiamo? Lei cosa dice? Lo abbassiamo? Ma siiii... Ma siii.... Seconda strofa nella quale si va a spiegare l'ontologia del fico, ovvero la vera, reale essenza del fico. Che non e' da tutti, insomma, cioè... Notate che quando faccio il virtuosismo mi abbasso con la spalla sinistra perchè mi viene ehm più facile... Peccato che nel disco non lo vedranno che mi abbasso con la spalla sinistra, ma... [Suona] Eh? Cosa viene adesso?! [continua a suonare]
I fichi son quella cosa
pregevoli assieme al prosciutto,
mangiabili in parte o del tutto
da soli o sia pure in alcun..
[parlato]
A fewbody, mi dicono gli anglosassoni..
Mangiabili in piedi o a Verona
a letto, al mattino, in stazione,
dovunque dà gioia... il melone,
ma questa è un' altra canzon...
Mangiabili in verno o d' estate
e fino l' autunno inoltrato,
ma allora c' ha il nome cambiato
e si chiamano marron-glaceés...
[parlato]
Quando uno è bravo....
Ma quando è maturo e sugoso
allora è il momento del fico
ch'e buono sì che non vi dico...
Oh rabbia, che ormai l' ho già dett!
[parlato]
La canzone, vi sarete resi conto che è di grande serietà e di grande impegno. E' una canzone scientifico-morale e in questa strofa io vado a spiegare le prove scientifiche della beneficità del fico per gli esseri umani. Vai!! [Musica] Ehm, l'ho detto prima di Beethoven che non... Se qualcuno mi tenesse un dito qua!
Il fico fa bene alla vista...
Stupiti!Vi vedo stupiti..
gli uccelli ne mangian quintali
e... quasi nessuno ha gli occhiali,
ma questo è un segreto di poc.
Ma questo è soltanto uno scherzo
di quello che giova in salute:
su in Svezia che han larghe vedute...
anche sui 30, 40 centimetri
i fichi la mutua li dà...
[Musica e parlato]
Eh?! Un applauso ma per cortesia! Se ce ne fosse bisogno, successive prove della beneficità del fico in natura...
Te prova ad andar sotto a un camions
oppure va sotto a un tranvai,
poi va sotto a un fico e vedrai
di quanto starai tu più ben...
[parlato]
Controindicazioni...
Ma attenti a non far come quello
che in preda a pensieri lubrichi
andò sotto a un camions di fichi:
non puro può far molto mal...
[parlato]
Con... con grande vostro e mio dolore, soprattutto vostro, ma anche mio, siamo giunti al finale che vi spiegherà la parte direi... ehm... la parte direi della canzone.
Ma ormai sono giunto alla fine
e vi ho visto d'accordo e contenti:
fra un fico e un cazzotto nei denti
ognuno ormai sceglier saprà...
[Applausi]

Non è tanto per me, quanto per i fichi!


Il 3 dicembre del '39

Il tre dicembre del trentanove a stare al mondo volli provar:
mio padre uomo ligio al partito nome Benito mi volle dar.
Mia madre, santa donna di Dio, aggiunse un Pio per contentar
uno zio prete che per commosso ringraziamento mi battezzò...
Appena giunto su questa terra ci fu la guerra e il genitor
che fu dei primi ad andar via dall'Albania mai più tornò:
mia madre allora cercò lo zio per dirgli "Pio, che mangerà?"
Egli rispose di aver pazienza; "La Provvidenza, vi aiuterà..."
La provvidenza ci ha poi aiutati con i soldati della Wermacht,
poi dopo l'8 seguii gli eventi, e fui parente dello zio Sam:
mia madre, donna di gran pietà, cercò in politica verginità...
sulla sua porta ci scrisse "Mary", scordai la lupa, mi chiamai Jack...
Quarantacinque, finì la guerra, ma in questa terra pace non c'è,
il parabellum fanno cantare per festeggiare la libertà :
mia madre allora che fiutò l'aria fu proletaria e si sposò
un pezzo grosso del C.L.N. e io divenni "Benski-Stalin"...
I giorni passano, i tempi cambiano, i fronti cadono, la piazza calmasi,
restaurazione, televisione, boom economico, seicento Fiat...
Mia madre, donna di grande amore, sentì nel cuore l'error di un dì:
fu clericale, democristiana, e nella lana fede trovò...
Ora ho una fabbrica, solo un affanno: un miliardo all'anno appena mi dà!
Io son per la D.C., ma di sinistra e socialista diventerò...
Mia madre donna ormai d'età morì in odore di santità...
Io chiesa, nobili e terzo stato sempre ho fregato solo per me...


Il bello

Bello col vestito della festa, bello con la brillantina in testa
bello, con le scarpe di coppale e l'andata un po' per male, ed in bocca il riso amar...
Le donne treman quando monto la Gilera, fremono aspettando alla balera,
muoion spasimando nell'attesa che ad un mio cenno d'intesa io le stringa nel "casché"
Modestamente: olè!
Poi mi decido e avanzo tra la folla, lalala, e con un fischio invito la più bella, lalala:
lei mi stramazza sulla spalla, poverina, quell' odor di brillantina è il profumo dell'amor
e mentre il tango dolcemente vola sussurro piano: "bambola, il tuo nome!"
Risponde dolce "Sguazzinelli Argìa, sto qui in fondo alla via al centoventitrè..."
Dimenticavo: olè!
Bello con la mossa, olè, dell'anca, bello mentre turbina la danza,
bello con lo sguardo vellutato ed il labbro corrucciato e la voluttà nel cor!
Oh, la stringo forte in una spastica carezza e nello spasimo una costola si spezza,
ma che m'importa, poiché sono quasi un mito
questo è il minimo tributo che una donna pagar dè...
Sono fatale: olè!
Tace il violino, si tace la chitarra, lalala, sazio d'amore la risbatto sulla panca, lalala,
lei sta piangendo il suo dolore, poverina, quell' odor di brillantina non scorderà mai più...
Mentre la notte tenebrosa impera, risalto al volo sulla mia Gilera:
per questa sera ho troppo amato e sono stanco,
la notte tutto in bianco non posso fare perchè
sono anemico! Olè!


Il caduto

Io, nato Primo di nome e di cinque fratelli,
uomo di bosco e di fiume, lavoro e di povertà,
ma uomo sereno di dentro, come i pesci e gli uccelli
che con me dividevano il cielo, l' acqua e la libertà...
Perché sono in prigione per sempre, qui in questa pianura
dove orizzonte rincorre da sempre un uguale orizzonte,
dove un vento incessante mi soffia continua paura,
dove è impossibile scorgere il profilo d' un monte ?
E se d' inverno mi copre la neve gelata
non è quella solita in cui affondava il mio passo
forte e sicuro, braccando la lieve pestata
che lascia la volpe, o l' impronta più greve del tasso...
Ho cancellato il ricordo e perché son caduto,
rammento stagioni in cui dietro ad un sole non chiaro
veniva improvviso quel freddo totale, assoluto
e infine lamenti, poi grida e bestemmie e uno sparo...
Guarda la guerra che beffa, che scherzo puerile,
io che non mi ero mai spinto in un lungo cammino
ho visto quel poco di mondo da dietro a un fucile,
ho visto altra gente soltanto da dietro a un mirino...
E siamo in tanti coperti da neve gelata,
non c'è più razza o divisa, ma solo l' inverno
e quest' estate bastarda dal vento spazzata
e solo noi, solo noi che siam morti in eterno...
Io che guardavo la vita con calmo coraggio,
cosa darei per guardare gli odori della mia montagna,
vedere le foglie del cerro, gli intrichi del faggio,
scoprire di nuovo dal riccio il miracolo della castagna...


Il compleanno

Non è proprio il giorno del tuo compleanno,
però è di domenica che le feste si fanno
e di sera tuo padre vuol stare a guardar la TV
Hai messo il vestito modello francese
che è quasi costato la paga d'un mese...
L'amica ti ha detto dov'è il parrucchiere
che è caro, ma è tanto bravino,
tua madre ti ha fatto la torta di riso,
darai un po' di vermut e un poco di vino,
su "Grazia" hai imparato a ricevere gli ospiti e ormai
aspetti che inizi la grande giornata,
la sala migliore è di già illuminata,
ti guardi allo specchio, sei un po' emozionata perché
lui verrà...
Arrivano i primi in ritardo di rito,
l'amica migliore ti ha copiato il vestito
e attorno a sé sparge il suo fascino e odor di "Chanel".
Ti han fatto il regalo, son stati carini,
il disco di moda ed i cioccolatini.
La zia dalla porta ti manda i cugini:
"perché non volete i bambini"?
Si mettono i dischi, si balla allacciati,
c'è un po' di penombra, son tutti accoppiati,
arriva la torta, si ride e si scherza ed ormai
il tempo è passato e la grande giornata
è quasi finita e non è cominciata:
hai visto che lui la tua amica ha baciato e da te
non verrà...
Non piangere il giorno del tuo compleanno,
gli amici ti guardano, cosa diranno,
tra un po' se ne andranno e tuo padre starà alla TV...
Non hai più il vestito modello francese,
le luci di sala non sono più accese,
la festa è finita e son tante le spese
e siam solo ai primi del mese.
L'amica migliore ti ha già salutato,
appena lei è uscita anche lui se n'è andato,
ti ha appena guardato per correre fuori con lei.
Consolati e pensa che il tuo compleanno
ritorna fra poco, soltanto fra un anno,
gli amici gentili un regalo faranno, ed il tuo tempo va
e non tornerà...


Il frate

Lo chiamavano "il frate", il nome di tutta una vita,
segno di una fede perduta, di una vocazione finita.
Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza,
mentre la malizia dei bimbi rideva della sua saggezza...
Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e amare,
parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e Schopenhauer.
E parlava, parlava, con me che lo stavo a sentire
mentre la sera d'estate non voleva morire...
Viveva di tutto e di niente, di vino che muove i ricordi,
di carità della gente, di dei e filosofi sordi...
Chiacchiere d' un ubriaco con salti di tempo e di spazio,
storie di sbornie e di amori che non capivano Orazio...
E quelle sere d' estate sapevan di vino e di scienza,
con me che lo stavo a sentire con colta benevolenza.
Ma non ho ancora capito mentre lo stavo a ascoltare
chi fosse a prendere in giro, chi dei due fosse a imparare...
Ma non ho ancora capito, fra risa per donne e per Dio,
se fosse lui il disperato o il disperato son io...
Ma non ho ancora capito con la mia cultura fasulla
chi avesse capito la vita chi non capisse ancor nulla...


Il matto

Mi dicevano il matto perché prendevo la vita
da giullare, da pazzo, con un' allegria infinita.
D' altra parte è assai meglio, dentro questa tragedia,
ridersi addosso, non piangere e voltarla in commedia.
Quando mi hanno chiamato per la guerra, dicevo:
"Beh, è naja, soldato!" e ridevo, ridevo.
Mi han marchiato e tosato, mi hanno dato un fucile,
rancio immondo, ma io allegro, ridevo da morire.
Facevo scherzi, mattane, naturalmente ai fanti,
agli osti e alle puttane, ma non risparmiavo i santi.
E un giorno me l' han giocata, mi han ricambiato il favore
e dal fucile mi han tolto l' intero caricatore.
Mi son trovato il nemico di fronte e abbiamo sparato,
chiaramente io a vuoto, lui invece mi ha centrato.
Perché quegli occhi stupiti, perchè mentre cadevo
per terra, la morte addosso, io ridevo, ridevo?
Ora qui non sto male, ora qui mi consolo,
ma non mi sembra normale ridere sempre da solo, ridere sempre da solo!


Il pensionato

Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare,
l' odore quasi povero di roba da mangiare,
lo vedo nella luce che anch' io mi ricordo bene
di lampadina fioca, quella da trenta candele,
fra mobili che non hanno mai visto altri splendori,
giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori,
fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:
mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani.
Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina
aprire la persiana, tirare la tendina
e mentre sto fumando ancora un'altra sigaretta,
andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta
e poi lo incontro ancora quando viene l' ora mia,
mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:
"Buon giorno, professore. Come sta la sua signora?
E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora..."
Mi dice cento volte fra la rete dei giardini
di una sua gatta morta, di una lite coi vicini
e mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso,
di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso...
Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita,
a tutti i volti visti dalla lampadina antica,
a quell' odore solito di polvere e di muffa,
a tutte le minestre riscaldate sulla stufa,
a quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo,
a come da quel posto si può mai vedere il mondo,
a un' esistenza andata in tanti giorni uguali e duri,
a come anche la storia sia passata fra quei muri...
Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
la vita, com'è fatta e come uno la gestisce
e i mille modi e i tempi, poi le possibilità,
le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
e ancora mi domando se sia stato mai felice,
se un dubbio l' ebbe mai, se solo oggi si assopisce,
se un dubbio l' abbia avuto poche volte oppure spesso,
se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso...
Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo
di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:
non posso o non so dir per niente se peggiore sia,
a conti fatti, la sua solitudine o la mia...
Diremo forse un giorno: "Ma se stava così bene..."
Avrà il marmo con l' angelo che spezza le catene
coi soldi risparmiati un po' perché non si sa mai,
un po' per abitudine: "eh, son sempre pronti i guai" .
Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:
"Piacere", "E' mio", "Son lieto", "Eravate suoi parenti?"
E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena:
soltanto un' impressione che ricorderemo appena...


Il sociale e l' antisociale

Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
non m'importa dei giudizi della gente.
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
odio guerre ed armamenti in generale.
Odio il gusto del retorico, il miracolo economico
il valore permanente e duraturo,
radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
frigo ed auto non c'è "Ford nel mio futuro"!
E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
attenzione da me state alla lontana:
non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza grana...
Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
i rumori, gli impegnati intellettuali.
odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
coi vestiti e le camicie tutte uguali
che non sanno che parlare di automobili e di moda,
di avventure estive fatte ai monti e al mare,
Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego,
mentre io mi metto quello che mi pare...
Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
non ho quello che si dice un posto al sole;
non mi piaccion le gran dame, preferisco le mondane
perchè ad essere sincere son le sole...
Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia...
Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In un'isola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare...
Non amo viver con tutta la gente, mi piace solo la gente "bene":
come si dice comunemente "bene si nasce non si diviene"...
c'è chi nasce per le scienze o per le arti: io sono nato solamente per i party la lalalala...lalalala
Amo oltremodo parlare male, fare il maiale con le ragazze,
la Pasqua vado in confessionale e tutte quante per me vanno pazze
perchè fra i "bene" poi non conta l'astinenza, basta ci sia soltanto l'apparenza la lalalala...lalalala
Quindi non curo la mia intelligenza, la gente bene con questo non lega,
ma alle canaste di beneficenza so sempre tutto sull'ultimo"Strega":
l'intelligenza c'è sol coi milioni e ammiro i film di Monica e Antonioni la lalalala...lalalala
Sono elegante ed è inutile dire che le mie vesti son sempre curate
perchè senz'altro è importante vestire, perchè è la tonaca che fa il frate...
In fondo poi due cose hanno importanza e sono il conto in banca e l'eleganza la lalalala...lalalala
Andiamo matti per cocktail e feste, amo oltremodo le donne mondane:
non fraintendete non parlo di "quelle", star con la gente più in basso sta male...
non ho rapporti con i proletari... soltanto a tarda notte lungo i viali la lalalala...lalalala...lalalala
Ma non trascuro la scienza umanista e si può dire che sono impegnato,
anzi alle volte sono comunista, ma non mi sono sempre interessato:
la lotta delle classi sol mi va per far bella figura in società la lalalala..lalalala...
Non si può dire che sia clericale, come Boccaccio amo rider dei frati,
ma ossequio sempre lo zio cardinale e vado a messa nei dì comandati.
Il mio credo vi dico brevemente: pensare a ciò che può dire la gente la lalalala...lalalala...lalalala
La gente "bene" è la mia vera patria, la gente "bene" è il mio unico Dio,
l'unica cosa che ho sempre sognata, la sola cosa che voglio io...
è solo essere un bene sempre ed ora e tutto il resto vada alla malora la lalalala...lalalala
la lalalala.. lalalala..


Il tema

Un anno è andato via della mia vita, già vedo danzar l' altro che passerà.
Cantare il tempo andato sarà il mio tema perchè negli anni uguale sempre è il problema:
e dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi,
cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i visi che si sono persi,
canterò soltanto il tempo...
Ed ora dove sei tu che sapevi ridare ai giorni e ai mesi un qualche senso.
La giostra dei miei simboli fluisce uguale per trarre anche dal male qualche compenso:
e dirò di pietre consumate, di città finite, morte sensazioni,
racconterò le mie visioni spente di fantasmi e gente lungo le stagioni
e canterò soltanto il tempo...
E via, e via, e via parole vane che scivolano piane dalle chitarre
e se ne vanno e vibrano, non resta niente, un suono che si sente e poi scompare...
E sono qui sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi,
e cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i visi che si sono persi,
e canterò soltanto il tempo...


Il vecchio e il bambino

Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera...
L' immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell' uomo e delle stagioni..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"


Incontro

E correndo mi incontrò lungo le scale, quasi nulla mi sembrò cambiato in lei,
la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già rosseggiava la città
già nostra e ora straniera e incredibile e fredda:
come un istante "deja vu", ombra della gioventù, ci circondava la nebbia...
Auto ferme ci guardavano in silenzio, vecchi muri proponevan nuovi eroi,
dieci anni da narrare l'uno all' altro, ma le frasi rimanevan dentro in noi:
"cosa fai ora? Ti ricordi? Eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno, mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia...
E le frasi, quasi fossimo due vecchi, rincorrevan solo il tempo dietro a noi,
per la prima volta vidi quegli specchi, capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway,
il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste:
la mia America e la sua diventate nella via la nostra città tanto triste...
Carte e vento volan via nella stazione, freddo e luci accesi forse per noi lì
ed infine, in breve, la sua situazione uguale quasi a tanti nostri films:
come in un libro scritto male, lui s' era ucciso per Natale,
ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio:
povera amica che narravi dieci anni in poche frasi ed io i miei in un solo saluto...
E pensavo dondolato dal vagone "cara amica il tempo prende il tempo dà...
noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...
restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno:
siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno..."


Inutile

A Rimini la spiaggia com'è vuota, quasi inutile di marzo,
deserta dell' estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera
e noi, senza nemmeno un poco d' ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento,
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato,
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia:
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato, l' aria una stanza grigia...
Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
naufragi di catrame e di lattine arrugginite:
parlare era soltanto un altro inutile delitto contro le nostre vite...
Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
O di quel fritto misto dato lì con malagrazia naturale?
A chi è triste di suo come un limone già adoperato
dà ancora più tristezza mangiar male...
E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
la notte, già una cosa andata via, il mattino perso
e il pomeriggio forse già sciupato...
Però malgrado tutto si era stati bene assieme,
così, senza un futuro, in incertezza intenerita.
Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme e poi cambiarsi vita?
Ma se fossimo stati un' altra coppia fra le tante
avremmo trasformato tutto in quella poca gioia
o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante l' urlare della noia?
Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
da prendere così come veniva, senza calcolare il resto;
ci salutammo in fretta e in fretta anch' io feci ritorno:
di marzo si fa sera ancora presto...


Inverno '60

Le nove di sera, domenica sera d'inverno,
fa freddo, c'è nebbia,
in fondo alla strada s'è accesa l'insegna
"Blue Garden: si balla ".
Qualcuno ha già aperto le grandi vetrate d'ingresso,
canterà Baby Silver,
qualcuno giù in sala accenna sul piano un motivo di blues...

Si veste un cameriere, è domenica sera,
si annoda un orchestrale la cravatta in seta nera,
e indossa il capo orchestra la giacca in lamè blu...

Nel bar di luci e specchi col ghiaccio dentro ai secchi
c' è un giovane invecchiato che non sorride più....
Le dieci di sera, domenica sera d'inverno
che gocciola fumo,
ma dentro alla sala il caldo dimentica
il resto del mondo...
L'orchestra ha finito un brano dal ritmo latino,
" Cuban cha-cha-cha "
singhiozza il clarino seguendo il ricamo di note in " Stardust "...

Bisogna divertirsi, è domenica sera,
c'è da dimenticare la noia pesa e nera,
c'è da dimenticare la favola che fu...

Potere dire " vivo ! " sull'onda d'un motivo
stringendosi una donna che non si vedrà più...
E' l'una passata, domenica sera d'inverno,
ormai lunedì,
persone che sciamano macchiano il buio di risa
e rimpianti,
l'insegna violenta i visi che mordono freddo
di atroce blu-neon,
poi a un tratto si spegne e non resta che il suono dell'oscurità...

C'è da ricominciare un'altra settimana
strascinando nei giorni l'attesa quotidiana,
scordando e stemperando la tua precarietà...

La notte sale adagio, la strada è di un randagio
che annusa i suoi fantasmi e abbaia alla città...


Keaton

Lo chiamavamo Keaton quel pianista,
naturalmente perché non sorrideva mai,
mentre noi ci ammazzavamo di risate
a vederlo là, come un parafulmine, dritto contro un cielo di guai;
guai di tasca a violoncello, guai d' amore,
guai da vita distratta e disperata
che ricamavano dentro al suo stupore
una tela affascinante, ma un po' troppo delicata...
Keaton si presentò come un jazzista,
appassionato e puro, in stile Rete Tre,
coi pregiudizi di chi si sente artista
perché non faceva soldi, lui, con le canzoni, come me,
ma non mi accompagnava poi malvolentieri,
eravamo due grandi acrobati della malinconia
e poi, poi dobbiamo farne di mestieri
noi che viviamo della nostra fantasia...
Parlavamo poi molto in quelle sere,
in qualche bar, dopo il concerto, insonni e morti,
di politica, ciclismo, storie vere
e di come i "Weather Report" erano forti
e di come era importante fra la gente
non essere solo musica e parole
e di come era importante che la gente
non fosse una massa di persone sole...
Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton?
Sei poi andato in malora, Keaton?
Lo sai che ti sto venendo a cercare?
Keaton, ah, Keaton, perché stanotte, Keaton,
proprio stanotte, Keaton, avrei bisogno di sentirti suonare...
S' illuminava poi come di colpo
lungo l' effimero consueto di una sera,
s' illuminava di una gioia grande
quando si avvicinava a una tastiera
e preferiva quelle un poco usate,
quelle in cui tutti mettono le mani,
quelle ingiallite dal tempo, un po' scordate
dall' ignoranza e dalla passione degli umani...
E poi una volta abbiamo litigato
per una donna prima sua e poi mia,
lui coi suoi guai, io col mio quasi peccato,
sconfitti entrambi dalla gran malinconia;
ci siamo persi quasi senza una parola,
ma tutti e due con più rabbia che rimpianto,
come i bambini che si fan dispetti a scuola,
come due vecchi che si sono amati tanto...
Poi ho provato a rintracciarlo dappertutto,
chiedendo a più d' un dirigente supponente,
telefonando all'Arci-caccia, all'Arci-tutto,
ma di Keaton sembra non sia rimasto niente.
Se se ne parla è nel ricordo di un momento,
qualcuno dice che l' ha visto, ma lontano,
e tutti, tutti con un gran sorriso spento
come per dire: "Era un ragazzo troppo strano".
Ah, Keaton, Keaton, che fine hai fatto, Keaton?
Se mi vedessi col mio trench stile Bogart, Keaton,
sotto la pioggia che ti vengo a cercare...
Keaton, ah, Keaton, perchè mi manca, Keaton,
questa notte mi manca la tua voglia di star qui a suonare...
E finalmente un chissacchì non mi delude,
forse, però non sa, probabilmente,
è in una provincia lontana come una palude
dai nostri discorsi di suonare fra la gente;
una provincia come una sconfitta,
meno che essere una minoranza dignitosa,
e una palude è certo troppo fitta
di voli di zanzara per suonarci qualche cosa....
Lo trovo e sembra che non sia più Keaton,
anche se è contento di vedermi.
"Sembrava facile toccarlo con un dito", dice,
"ma il cielo ci ha voluto tutti fermi".
E finalmente ride, ma ride tanto ed è ingrassato
e giura troppo che non sta poi male,
il jazz ormai se l' è dimenticato:
ci son parole, tempi e ritmi anche dentro un ospedale...
E nel lasciarmi all' inizio della sera:
"E' come", dice, "alla fine del cinema muto,
c'è il sonoro, non serve una tastiera..."
Ci salutiamo nel silenzio più assoluto...
Ed esco fuori con i miei giornali
e non ho voglia di ridere per niente,
ho un treno che mi aspetta alla stazione,
mi dà fastidio anche il rumore della gente...
Ah, Keaton, Keaton!
Keaton, quello vero, l' ultima volta che l' hanno visto passeggiava
lungo le strade e per il vento di Roma
durante le pause di un film con Franchi e Ingrassia.
Aveva in corpo mille litri di alcool,
la faccia la solita, senza allegria;
si ubriacava ogni giorno con la troupe borgatara
alla faccia della cirrosi epatica,
perchè lui ci teneva al suo pubblico,
più che al suo fegato,
e gli elettricisti sono gente simpatica;
gli urlavano infatti "anvedi s'è forte 'sto Keaton!",
bevendo il bianco misterioso dei colli di Roma
o quello forte del sud che fa assaggiare l' infinito
a tutta la gente di bocca buona...


La ballata degli annegati

Il fiume racconta leggende mentre veloce va al mare,
le narrano piano le onde e i pioppi le stanno a ascoltare.
Non tutti le posson sentire, bisogna esser stanchi del mondo,
gettarsi nell'acqua e morire, dormire per sempre sul fondo.
Ascolta !
Le sue parole d'amore nell'acqua ora sono sincere,
da quando tu dormi qua sotto hai sognato che mai, mai lui ti ha lasciato.
Bisogna venirci di sera con l'animo oppresso dal pianto
per sentire la nenia leggera di un triste e di un lugubre canto.
Chi sei? Il mio nome era Gianni, nuotavo a vent'anni appena,
ma qui avrò sempre vent'anni. E tu? Mi prese una piena
su a monte, non fui mai trovato. E tu? Da solo una sera,
per me era peso il passato e l'acqua sembrava leggera.
Riposa,
dimentica quello che è stato, il tempo quaggiù s'è fermato
ormai tu non puoi che dormire e ascoltare le storie del fiume che va verso il mare.
Il fiume racconta leggende mentre veloce va al mare,
le ascoltano gli annegati e al vento le fanno cantare,
e al vento le fanno cantare, e al vento le fanno cantare...


La collina

Dove finisce la città, dove il rumore se ne va,
c'è una collina che nessuno vede mai
perché una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall' eternità...
Nessuno mai la troverà la strada, forse in altra età
si è conosciuta, ma l' abbiam scordata ormai:
l' abbiam scordata e si è perduta lungo i giorni della vita dall'eternità...
Forse l' abbiam vista nel passato, ma il ricordo se n'è andato dalla mente.
Cercala negli angoli del sogno per portarla lungo il mondo del presente.
Oh, se solamente io potessi rivederla com'è adesso per un'ora!
So di fiori grandi come soli ma mi sfuggono i colori, ancora.
Ricordo che alla sommità c'è un uomo che sta sempre là,
per impedire che qualcuno cada giù
da quella magica collina, dalla parte che declina e non ritorni più...
Anch'io tra i fiori, tempo fa, giocavo sulla sommità
con i compagni miei, dentro alla segale,
ma il prenditore non mi ha scorto quando son caduto al mondo per l'eternità...


La fiera di San Lazzaro

[parlato]
Una bolognese me la fate fare? E anche questa è una canzone ecologica. Esisteva in quel di San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, una fiera mercato molti anni fa, di prodotti ortofrutticoli. A quei tempi così belli e felici eccetera non esisteva il denaro e ogni scambio avveniva in natura. E... uno andava là con queste cose, si scambiava e tornava a casa contento, no? La canzone nella fattispecie narra la storia di un giovinetto che va là, con due piccioni da vendere, scambia i due piccioni con la giovinetta con quello che ne segue...
'A san sté a la Fiera di S. Làsaro, oilì, oilà,
'a san sté a la Fiera di S. Làsaro, oilì, oilà,
a' i' ò cumpré du' béi pisòn, com' eren béii, com' eren bòn,
a' i' ò cumpré du' béi pisòn, com' eren béii, com' eren bòn
[parlato]
Molto facile: dice "Sono stato alla fiera di San Lazzaro oilì, oilà, ho comperato due bei piccioni, com' erano belli, com' erano buoni!"
La selta fòra 'na ragassòla, oilì, oilà,
[parlato]
Cioè balza una giovinetta
la selta fòra 'na ragassòla, oilì, oilà...
"Ma c'sa vliv pi 'du pisòn?", com' eren béii, com' eren bòn,
"ma c'sa vliv pi 'du pisòn?", com' eren béii, com' eren bòn...
[parlato]
"Cosa volete per i due piccioni ?" domanda la ragazza. E il giovine che non sa cosa volere... cioè probabilmente il piccione era merce proibita che non poteva essere scambiata in pubblico, difatti i giovani se la scambiano nascostamente
'A l'a purté dentr'a una pòrta, oilì, oilà,
la portai dentro a una porta, oilì, oilà,
sò la stanèla, zò i bragòn, com' eren béii, com' eren bòn,
sò la stanèla, zò i bragòn, com' eren béii, com' eren bòn....
[parlato]
Cioè, mi dispiace che voi non abbiate capito, probabilmente: è una danza, una... una danza rituale, fallica, molto antica. "Su la sottana, giù le braghe" dice... la canzone. C'è questo bel movimento così no, "tac tac". Mentre i giovini sono lì che si scambiano il piccione... compare il terzo incomodo, il voieur, che poi è una voies: che è una laida vecchiaccia.
La sélta fòra 'na brèda v'sciassa, oilì, oilà.
sélta fòra 'na brèda v'sciassa, oilì, oilà
"Ma c'sa fé 'du spurcassciòn, com' eren béii, com' eren bòn,
ma c'sa fé 'du spurcassciòn, com' eren béii, com' eren bòn..."
[parlato]
Molto meravigliata la vecchia, dice: "cosa fate, sporcaccioni!?". Il giovane sorpreso in questa... ( il pubblico suggerisce "fragranza" ) esatto, batte tutti i... cioè... dicevo ultimamamente che a Monaco non è ancora prevista come.. come specialità olimpionica l' arcitura della fessa... Sono tre secondi e due... zip! E' un lampo! Velocissimo. Tre secondi e due decimi. E dice la prima cosa che gli passa per la testa:
Siamo qui che giochiamo alla merla oilì, oilà,
siamo qui che giochiamo alla merla oil...
[parlato]
Ma la vecchia non si fa ingannare da queste cose, la vecchia... eh eh, dice "ragazzo mio, io ai miei eh!". Dice "voi non state giocando alla merla, buffoncelli! Altro gioco..."
"Seh, la merla i mi cojon com' eren béii, com' eren bòn,
seh, la merla i mi cojon com' eren béii, com' eren bòn..."
[parlato]
Questo stacco della lingua m...i mi ... "Cojon, seh la merla i mi cojon" vuol dire "Sì la merla i miei quaglioni".... I quaglioni sono delle quaglie... La vecchia dice "Sì, la merla i miei quaglioni...", no? Sii....
Poi la vecchia ricorda, col Leopardi "Le rimembranze" dicevamo, vero?
"Anca mè, quand'a l'era giuv'nassa, oilì, oi...
[parlato]
Quando ero giovinazza, no?
anca mè, quand'a l'era giuv'nassa, oilì, oilà...
A' n'ò ciapé di bi pzulon , com' eren béii, com' eren bòn
A' n'ò ciapé di bi pzulon , com' eren béii, com' eren bòn..."
[parlato]
Cioè "ne ho presi dei pezzoloni..." Ora, si ignora esattamente cosa sia il pezzolone. Il pezzolone potrebbe essere... vedi tu, un sacerdote di questo culto piccionico che esisteva a San Lazzaro. Oppure, pare però da alcuni studi più recenti che il pezzolone sia un' antica misura bolognese: esisteva il braccio, la pertica e il pezzolone, che grosso modo...
Però la vecchia nel finale svela il suo laido retroscena; non nel senso buono della parola, cioè... è discutibile il senso buono..., trattandosi del retroscena della vecchia... Però c'è da spiegare cos'è prima il fittone. Chiamasi "fittone" il normale paracarro, cioè quelle cose così, no...?
"E anc' adesso che son' una v'sciàssa, oilì, oilà
e anc' adesso che son' una v'sciàssa, oilì, oilà....
'a' m' la sfrài contr' i fittòn, com' eren béii, com' eren bòn,
'a' m' la sfrài contr' i fittòn, com' eren béii, com' eren bòn..."


La Genesi

[parlato]
Una canzone molto più... più seria e più impegnata, oserei dire impegnatissima, una canzone che
mi è stata ispirata, a me succede poche volte, però questa canzone mi è stata ispirata
direttamente dall'alto. Ero lì, nel mio candido lettino... e ho sentito una voce che diceva "Francesco",
dico "socc..., chi è?"... dico "eh?", diceeeeee "svegliati sono il tuo Dio." E allora così, in questo modo sollecitato, ho pensato di, di... fare un' opera musicale colossale e mettere in musica l'Antico Testamento. Per ora sono riuscito a fare soltanto la Genesi... che è la vera storia della creazione del mondo...
Per capire la nostra storia bisogna farsi ad un tempo remoto:
c'era un vecchio con la barba bianca, lui, la sua barba, ed il resto era vuoto.
Voi capirete che in tale frangente quel vecchio solo lassù si annoiava,
si aggiunga a questo che, inspiegabilmente, nessuno aveva la T.V. inventata...
Beh, poco male, pensò il vecchio un giorno, a questo affare ci penserò io:
sembra impossibil, ma in roba del genere, modestia a parte, ci so far da Dio!
"Dixit", ma poi toccò un filo scoperto, prese la scossa, ci fu un gran boato:
come T.V. non valeva un bel niente, ma l' Universo era stato creato...
Come son bravo che, a tempo perso, ti ho creato l'Universo!
Non mi sembra per niente male, sono davvero un tipo geniale!
"Zitto, Lucifero, non disturbare, non stare sempre qui a criticare!
Beh sì, lo ammetto, sarà un po' buio, ma non dir più che non si vede un tubo!"
[parlato]
"Che sono parolacce che non sopporto!", disse il vecchio a Lucifero. "E poi se c'è una cosa e un'altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l' Universo se sei capace! Che me at dig un quel... disse il ve..." Era d' antica origine modenese da parte di madre il ve... "Io parlo chiaro: pane al pane, vino al vino, anzi vin santo al vin santo. Sono buono e bravo, ma se mi prendono i cinque secoli me at sbat a l' inferen, com'è vero Dio!"
Ma poi volando sull' acqua stagnante e sopra i mari di quell' Universo,
mentre pensava se stesso pensante in mezzo a quel buio si sentì un po' perso.
Sbattè le gambe su un mucchio di ghiaia dopo una tragica caduta in mare,
quando andò a sbattere sull' Himalaya il colpo gli fece persino un po' male...
Fece crollare anche un gran continente soltanto urtandolo un poco col piede:
si consolò che non c'era ancor gente e che non gli era venuto poi bene.
Ma quando il buio gli fece impressione, disse, facendosi in viso un po' truce:
"diavol d' un angelo, avevi ragione! Si chiami l' Enel, sia fatta la luce!"
Commutatori, trasformatori, dighe idroelettriche e isolatori,
turbine, dinamo e transistori per mille impianti di riflettori,
albe ed aurore fin boreali, giorni e tramonti fin tropicali.
"Fate mo' bene che non bado a spese, tanto ho lo sconto alla fine del mese..."
[parlato]
"Te Lucifero non ti devi interessare come faccio ad avere io lo sconto alla fine del mese. Ma cosa vuol dire corruzione, una mano lava l' altra, come si dice; vuoi che uno nella mia posizione non conosca nessuno? Però intanto, ragazzi, andateci piano perchè la bolletta la portano a me. M' avete lasciato accesa la luce al polo sei mesi, sei mesi, no, sei mesi! Grazie, c'era freddo, i surgelati li debbo pur tenere da qualche parte! Adesso la tenete spenta sei mesi come ... e poi quei ragazzi lì, come si chiamano quei ragazzini che vanno in giro con quella cosa? Aureola si chiama? No no, am pies menga, no no no, ragazzi quelle cose li, io vi invento il peccato di superbia e vi frego tutti eh, adesso ve lo dico, bisogna guadagnarsele... a parte il fatto che non mi adorate abbastanza... no no no Lucifero, è inutile che tu mi chiedi scusa: adorare significa non dovere mai dire mi dispiace! Tientelo in mente... Voi, ecco, io vi do ogni dieci atti di adorazione vi do un buono, ogni dieci buoni voi mandate la cartolina che il 6 gennaio... che poi ci ho tutta un'altra idea in testa per la... facciamo Aureolissima che è una festa che mi sembra molto bella. Piuttosto Lucifero, non sgamare, vieni qua ragazzo... Com' è, mi hanno detto che hai stampato un libro... Il Libretto Rosso dei Pensieri di... oh, bella roba il libretto rosso dei pensieri di Lucifero! Ragazzi mi spiace... ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono un socialdemocratico anch' io? avanti al centro contro gli opposti estremismi! ...eh ma, ...no no no, non ci siamo mica qua: se c' è uno che può pensare anzitutto sono io ... e non tirare mica in ballo mio figlio, quel capellone, con tutti i sacrifici che ho fatto... per me lui lì finisce male... ah me, me a tal deg ... finisce male. E attento che te e lui, io ho delle soluzioni per voi che non vi piaceranno, per Dio! E non guardarmi male che qui dentro "per Dio" lo dico come e quando mi pare!"
Ma fatta la luce ci vide più chiaro: là nello spazio girava una palla.
Restò pensoso e gli parve un po' strano, ma scosse il capo: chi non fa non falla.
Rise Lucifero stringendo l' occhio quando lui e gli angeli furon da soli:
"Guarda che roba! Si vede che è vecchio: l'ha fatto tutto schiacciato sui poli!"
Per riempire 'sto bell'ambiente voglio metterci tante piante.
"Forza, Lucifero, datti da fare, ordina semi, concime e trattore,
voglio un giardino senza uguali, voglio riempirlo con degli animali!
Ma cosa fa 'sto cane che ho appena creato? Boia d'un Giuda, m' ha morsicato!
[parlato]
"Piuttosto fallo vedere da un veterinario, che non vorrei aver creato anche la rabbia, già così...cos'è che non ho creato? Lo sapevo: l'uomo non ho creato! Grazie, mi fate sempre fare tutto a me, mi tocca sempre fare! Qua se non ci sono io che penso a tutto.. va beh, nessuno è perfetto... sì, lo so che sono l'Essere Perfettissimo Creatore e Signore. Grazie! Adesso ti trasformo in serpente così impari, striscia mo' lì! Viuscia via!"
E portarono al vecchio quello che c' era rimasto ... c'era un po' di formaggio e due scatolette di Simmenthal, cioè lui li mise assieme e poi...
Prese un poco di argilla rossa, fece la carne, fece le ossa,
ci sputò sopra, ci fu un gran tuono ed è in quel modo che è nato l'uomo...
[parlato]
Era un venerdì 13 dell'anno zero del Paradiso!


La locomotiva

Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l'immagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli...
Conosco invece l'epoca dei fatti, qual' era il suo mestiere:
i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,
i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch' esso un mito di progresso
lanciato sopra i continenti,
lanciato sopra i continenti,
lanciato sopra i continenti...
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano:
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite,
sembrava avesse dentro un potere tremendo,
la stessa forza della dinamite,
la stessa forza della dinamite,
la stessa forza della dinamite..
Ma un' altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali"
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l' aria
la fiaccola dell' anarchia,
la fiaccola dell' anarchia,
la fiaccola dell' anarchia...
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,
un treno di lusso, lontana destinazione:
vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava un treno pieno di signori,
pensava un treno pieno di signori,
pensava un treno pieno di signori...
Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione,
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore:
dimenticò pietà, scordò la sua bontà,
la bomba sua la macchina a vapore,
la bomba sua la macchina a vapore,
la bomba sua la macchina a vapore...
E sul binario stava la locomotiva,
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva,
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d' acciaio,
con forza cieca di baleno,
con forza cieca di baleno,
con forza cieca di baleno...
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto.
Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura,
il mostro divorava la pianura...
Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta,
nessuno immaginava di andare verso la vendetta,
ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
"notizia di emergenza, agite con urgenza,
un pazzo si è lanciato contro al treno,
un pazzo si è lanciato contro al treno,
un pazzo si è lanciato contro al treno..."
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria:
"Fratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!"
E intanto corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice,
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice,
della grande consolatrice,
della grande consolatrice...
La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta...
con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava,
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo:
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava,
lo raccolsero che ancora respirava...
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia!


La verità

La voce triste del silenzio abbraccia gli angoli del tempo,
si è fatto giorno, ed è già sera e dove è andata primavera?
I camions corrono lontani, mi tengon fermo le tue mani.
Le fughe sono ormai finite sulle autostrade ormai ingiallite,
risate a vuoto si sono spente sui visi noti della gente.
Le frasi storiche son dette, le mani nobili son strette,
la mia canzone è morta già, qualcuno forse ascolterà
cercando assieme a me la verità...
Un suono triste di chitarra si sta spargendo lento in aria,
vorrei capire i miei pensieri, in sogni all'alba veritieri.
Nell'aria stanca della sera c'è un'illusione che par vera,
si son perduti anche i rumori in forme vaghe di colori.
Non sappiam più che cosa dire, ma non c'è niente da sentire,
ogni discorso si è perduto nell'urlo dolce di un minuto
e mentre l'ora se ne va, lontana sembra la città
e forse cogli un po' di verità...
Parole a vuoto son passate nel cielo breve dell'estate,
la saga falsa degli amori è già finita come i fiori.
Ma i venditori di illusioni han già cantato le canzoni,
le sale buie splenderanno e i nuovi amori nasceranno.
Nelle auto in corsa lungo i viali risplendon simboli sociali,
la corsa solita riparte, il tempo mescola le carte,
la mano ancora passerà e c'è chi perde o vincerà,
ma in quattro re non hai la verità...
Le spiagge morte, all'improvviso, si sono aperte in un sorriso,
si è sparso piano nella brezza un dolce odore di tristezza.
Il tamburino ha già suonato, ma il suo ricordo si è spezzato
e un vento denso di paura ha già percorso la pianura.
Il cavaliere morirà, il suo scudiero non saprà,
parole vuote come occhiaie si seccano sulle pietraie
e mentre il corvo volerà e l'acqua in pioggia ricadrà
nel nulla sfuma ormai la verità
nel nulla sfuma ormai la verità
nel nulla sfuma ormai la verità
nel nulla sfuma ormai la verità...


Lager

Cos'è un lager?
E' una cosa nata in tempi tristi, dove dopo passano i turisti,
occhi increduli agli orrori visti... "non gettar la pelle del salame!"...
Cos'è un lager?
E' una cosa come un monumento e il ricordo assieme agli anni è spento,
non ce n'è mai stati, solo in quel momento, l' uomo in fondo è buono, meno il nazi infame!
Ma ce n'è, ma c'è chi li ha veduti o son balle di sopravvissuti?
Illegali i testimoni muti, non si facciano nemmen parlare!
Cos'è un lager?
Sono mille e mille occhiaie vuote, sono mani magre abbarbicate ai fili,
son baracche, uffici, orari, timbri e ruote, son routine e risa dietro a dei fucili,
sono la paura, l' unica emozione, sono angoscia d' anni dove il niente è tutto,
sono una pazzia ed un' allucinazione che la nostra noia sembra quasi un rutto,
sono il lato buio della nostra mente, sono un qualche cosa da dimenticare,
sono eternità di risa di demente, sono un manifesto che si può firmare...
E un lager, cos'è un lager?
Il fenomeno ci fu. E' finito! Li commemoriamo, il resto è un mito!
l'hanno confermato ieri giù al partito, chi lo afferma è un qualunquista cane!
Cos'è un lager?
E' una cosa sporca, cosa dei padroni, cosa vergognosa di certe nazioni,
noi ammazziamo solo per motivi buoni... quando sono buoni? Sta a noi giudicare!
Cos'è un lager?
E' una fede certa e salverà la gente, l' utopia che un giorno si farà presente
millenaria idea, gran purga d' occidente, chi si oppone è un giuda e lo dovrai schiacciare!
Cos'è un lager?
Son recinti e stalli di animali strani, gambe che per anni fan gli stessi passi,
esseri diversi, scarsamente umani, cosa fra le cose, l' erba, i mitra, i sassi,
ironia per quella che chiamiam ragione, sbagli ammessi solo sempre troppo dopo,
prima sventolanti giustificazioni, una causa santa, un luminoso scopo,
sono la furiosa prassi del terrore sempre per qualcosa, sempre per la pace,
sono un posto in cui spesso la gente muore, sono un posto in cui, peggio, la gente nasce...
E un lager...
E' una cosa stata, cosa che sarà, può essere in un ghetto, fabbrica, città,
contro queste cose o chi non lo vorrà, contro chi va contro o le difenderà,
prima per chi perde e poi chi vincerà, uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità, chi fra voi kapò, chi vittima sarà
in un lager?


L' albero ed io

Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo,
non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà.
Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio;
voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio.
Ed in inverno nel lungo riposo, ancora vivo, alla pianta vicino,
come dormendo, starò fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino.
E a primavera, fra mille richiami, ancora vivi saremo di nuovo
e innalzerò le mie dita di rami verso quel cielo così misterioso.
Ed in estate, se il vento raccoglie l'invito fatto da ogni gemma fiorita,
sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita.
E così, assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l'albero e io
sempre svettanti, in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio.


L' atomica cinese

Si è levata dai deserti in Mongolia occidentale
una nuvola di morte, una nuvola spettrale che va, che va, che va...
Sopra i campi della Cina, sopra il tempio e la risaia,
oltrepassa il Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va, e va, e va...
Sopra il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli,
sopra le bandiere rosse, sui ritratti dei profeti,
sui ritratti dei signori
sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori...
Sta coprendo un continente, sta correndo verso il mare,
copre il cielo fino al punto dove l' occhio può guardare e va, e va, e va...
Sopra il volo dei gabbiani che precipitano in acqua,
sopra i pesci che galleggiano e ricoprono la spiaggia e va, e va, e va...
Alzan gli occhi i pescatori verso un cielo così livido,
le onde sembra che si fermino, non si sente che il silenzio
e le reti sono piene
di cadaveri d'argento...
Poi le nuvole si rompono e la pioggia lenta cade
sopra i tetti delle case, tra le pietre delle strade,
sopra gli alberi che muoiono, sopra i campi che si seccano,
sopra i cuccioli degli uomini, sulle mandrie che la bevono,
sulle spiagge abbandonate una pioggia che è veleno
e che uccide lentamente, pioggia senza arcobaleno
che va, che va, che va, che va, che va!


L' avvelenata

Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...
Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...
Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...
Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...
Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!
Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!
Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!
Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!


Le cinque anatre

Cinque anatre volano a sud: molto prima del tempo l'inverno è arrivato.
Cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato, contro il sole velato...
Nessun rumore sulla taiga, solo un lampo un istante ed un morso crudele:
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere ed una preda cadere...
Quattro anatre volano a sud: quanto dista la terra che le nutriva,
quanto la terra che le nutrirà e l' inverno già arriva e l' inverno già arriva...
Il giorno sembra non finire mai; bianca fischia ed acceca nel vento la neve:
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve e con un volo ormai greve...
A cosa pensan nessuno lo saprà: nulla pensan l'inverno e la grande pianura
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che dura, con un gridare che dura...
E il branco vola, vola verso sud. Nulla esiste più attorno se non sonno e fame:
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare, verso il sud che ora appare...
Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo arrivare,
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare, che bisognava volare,
che bisognava volare, che bisognava volare...


Le piogge d' aprile

Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile che in mezz' ora lavavano un' anima o una strada
e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile bucando la terra dura e nuova come una spada?
Ma dove quelle piogge in primavera quando dormivi supina, e se ti svegliavo ridevi,
poi piano facevi ridere anche me con i tuoi giochi lievi?
Ma dove quelle estati senza fine, senza sapere la parola nostalgia,
solo colore verde di ramarri e bambine e in bocca lo schioccare secco di epifania?
Ma dove quelle stagioni smisurate quando ogni giorno figurava gli anni a venire
e dove a ogni autunno quando finiva l' estate trovavi la voglia precisa di ripartire?
Che ci farai ora di questi giorni che canti, dei dubbi quasi doverosi che ti sono sorti
dei momenti svuotati, ombre incalzanti di noi rimorti,
che ci potrai fare di quelle energie finite, di tutte quelle frasi storiche da dopocena;
consumato per sempre il tempo di sole e ferite,
basta vivere appena, basta vivere appena...
E ora viviamo in questa stagione di mezzo, spaccata e offesa da giorni agonizzanti e disperati,
lungo i quali anche i migliori si danno un prezzo e ti si seccano attorno i vecchi amori sciagurati,
dove senza più storia giriamo il mondo ricercando soltanto un momento sincero,
col desiderio inconscio di arrivare più in fondo per essere più vero...
Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile? Io qui le aspetto come uno schiaffo improvviso,
come un gesto, un urlo o un umore sottile fino ad esserne intriso,
io chiedo che cadano ancora sul mio orizzonte angusto e avaro di queste voglie corsare,
per darmi un'occasione ladra, un infinito o un ponte per ricominciare...


Le ragazze della notte

Che cosa cercano le ragazze della notte, trucco e toilettes che si spampanano piano
come il ghiaccio va in acqua dentro al tumbler squagliandosi col caldo della mano,
e frugano con gli occhi per vedere un viso o un' ombra nell' oscurità
o per trovare qualcuno a cui ripetere le frasi solite di quell' umanità...
Ma chi aspettano le ragazze della notte in quei bar zuppi di alcolici e fiati,
di uomini vocianti che strascinano pacchi di soldi forse male guadagnati,
le vedi appendersi adoranti e innaturali a quei califfi cui io non darei una lira;
chissà se sognano vite più normali mentre la notte gira gira gira...
E si mettono a cantare un po' stonate quando qualcuno va a picchiare un piano,
canzoni vecchie, storie disperate, gli amori in rima di un tempo già lontano
e si immedesimano in quelle parole scritte per altre tanto tempo fa,
"Bella senz' anima", "Quando tramonta il sole",
"Suona un' armonica", "Ne me quitte pas", "Ne me quitte pas"...
Che cosa dicono le ragazze della notte a quei baristi ruffiani e discreti
che si chinano preteschi sul bancone per confessare chissà quali segreti
e poi guardano in controluce a un bicchiere e agili danzano versando un liquore;
quanto da dire e quanto c'è da bere mentre la notte macina le ore...
Oh, come amo le ragazze della notte così simili a me, cosi diverse,
noi passeggeri di treni paralleli, piccoli eroi delle occasioni perse,
anche se so che non ci incontreremo, ma solamente ci guardiamo passare,
anche se so che mai noi ci ameremo con il rimpianto di non poterci amare...
Finché anche dai vetri affumicati spinge la luce ed entra all' improvviso
e autobus gonfi di sonni arretrati passano ottusi nel mattino intriso
di edicole che espongono i giornali pieni di fatti che sappiamo già,
di cappucci e brioche e dei normali rumori che ha al mattino una città...
Ma dove vanno le ragazze della notte che all' alba fuggono complice un taxi,
stanche di tanto, piene del rimorso d' avere forse detto troppi sì,
ma lo scacciano presto ed entra in loro solo un filo di spossatezza leggera,
che le accompagnerà lungo il lavoro, che condurrà diritto fino a sera...
Ma chi sono le ragazze della notte...


Lettera

In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole.
All' una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l' indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda,
ma nell' intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d' un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l' inverno per desiderare una nuova estate...
Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,
di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare...
Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull' erba verde fantastico piano sul mio passato,
ma l' età all' improvviso disperde quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco, troppo vicine o troppo distanti...
Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
l' arsura sana degli assetati, la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale l' affanno e l' ansimo dopo una corsa,
l' ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa... che chiami... vita...


Libera nos Domine

Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d' ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine...


L' isola non trovata

...ma bella più di tutte l' isola non trovata, quella che il Re di Spagna s' ebbe da suo cugino,
il Re di Portogallo, con firma suggellata
e "bulla" del pontefice in Gotico-Latino...
Il Re di Spagna fece vela cercando l' isola incantata,
però quell' isola non c'era e mai nessuno l'ha trovata:
svanì di prua dalla galea come un' idea,
come una splendida utopia, è andata via e non tornerà mai più...
Le antiche carte dei corsari portano un segno misterioso
e ne parlan piano i marinai con un timor superstizioso:
nessuno sa se c'è davvero od è un pensiero,
se, a volte, il vento ne ha il profumo è come il fumo che non prendi mai!

[ripresa nel finale dell' album:]
Appare, a volte, avvolta di foschia, magica e bella,
ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via,
tingendosi d'azzurro, color di lontananza...
Il Re di Spagna fece vela cercando l'isola incantata...


L' orizzonte di K.D.

K.D. si svegliò quel mattino e guardò le cose accanto a lei,
gli occhi ancor velati dalle briciole dei sogni
mentre il sonno scompariva accanto a lei lentamente,
il sonno scompariva accanto a lei...
K.D. si affacciò alla finestra, vide il mondo solito ad di là:
svaniva il suo orizzonte sulla ruggine del ponte
dove il fiume scompariva e la città finiva,
dove il fiume scompariva...
K.D. non seppe mai dire che sensazione la prese,
sentì il suo corpo svanire, le braccia eran ali rapprese.
Pianse qualcuno lontano che forse non conosceva
ed il suo pianto pian piano quell'orizzonte scioglieva...
Ma poi sorrise sorpresa di quella stupida ebbrezza,
il suo orizzonte tornato reale
le dava la solita sua sicurezza,
solita sua sicurezza...
Quando anche noi qualche volta ci sentiam tristi per niente
forse c'è K.D. che piange lontana,
fantasma che è in noi e ci accompagna per sempre,
che ci accompagna per sempre,
che ci accompagna per sempre!


L' ubriaco

Appoggiato sulle braccia, dietro al vetro d' un bicchiere,
alza appena un po' la faccia e domanda ancora da bere.
I rumori della strada filtran piano alle pareti,
dorme il gatto sulla panca e lo sporco appanna i vetri.
Cade il vino nel bicchiere poi nessuno più si muove
e non sai se fuori all'aria ci sia il sole oppur se piove.
E quell'uomo si ricorda e, per uno scherzo atroce,
quasi il vino gli dà forza, l'illusione gli dà voce.
E si alza sulle gambe, sbarra gli occhi e poi traballa,
come con i riflettori sopra il gesto delle braccia..
La la la la la la ..
Ma si ferma all'improvviso e ricade giù a sedere,
torna l'ombra sul suo viso, torna il vino nel bicchiere.
E lontano, oltre, nel tempo, una folla misteriosa
è scattata tutta in piedi, grida: "Bravo, bene, ancora!"
Son tornati i riflettori sul suo viso e sulle mani,
si alza e accenna ad un inchino per quei pubblici lontani.
E più forte tra quei muri quella voce ora si è alzata
e fa tintinnare i vetri e rimbalza sulla strada...
La la la la la la.. La la la la la la ..


Lui e lei

Lui e lei s'incontrano nel giorno mentre la città d'attorno sembra nuova.
Lui e lei riscoprono le cose che credevano perdute nella noia.
Tutto il piacere di sentirsi chiedere la propria breve vita,
la frase conosciuta, la storia già narrata.
Lui e lei, a leggere i poeti che nessuno al mondo poi leggerà mai.
Lui e lei, riempire di sospiri lunghe pause di pensieri mentre il suono del silenzio li accompagna...
Lui e lei s'incontrano d'accordo nel consueto vecchio posto d'ogni giorno.
Lui e lei ritrovano ogni cosa che già il tempo ha ricoperto con la noia.
Ed ogni giorno ormai sentirsi raccontare la storia conosciuta,
la frase risaputa, la propria morta vita.
Lui e lei, a leggere un giornale, camminando lungo il viale verso casa.
Lui e lei, riempire di pensieri, lunghe pause piene d'ira mentre il vuoto del silenzio li accompagna...


Luna fortuna

Notte calda come tante vicino al fiume che canta,
aria piena del barlume di un lume fioco in distanza
e di lucciole sfuggenti con cui la notte si ammanta.
E si ammanta di fantasmi o di un ricordo lontano,
mentre al buio della notte che mi trascina per mano
cerco i segni delle piante che mi circondano piano.
Piano, all' ombra della notte, mi sembri fatta di fumo,
sento appena il tuo calore ed il tuo strano profumo
con l' odore del tuo corpo e in questo io mi consumo.
Ma dal monte all' improvviso spunta la bianca luna
e ogni cosa in un istante schiarisce e non è più bruna:
questa luna esagerata ci procurerà fortuna.
La fortuna di un amante è un fiore d' esile stelo,
una favola inquietante, fugace e fragile velo,
il respiro di un istante che scomparirà nel cielo.
Cielo e luce all' infinito come se fosse di giorno,
mondo magico fiorito che mi risplende d' intorno,
io ti sfoglio con le dita e indovino il tuo contorno.
Il contorno del tuo corpo ora si è fatto reale,
è qualcosa bianco e vero, bello da far quasi male
e si insinua in un pensiero che all' improvviso m' assale:
contro il cielo trasformato sorride un' altra luna,
ma io so quale è la vera, l' altra non è più nessuna:
questa nuova luna piena mi procurerà fortuna...


L' uomo

Senza l'ultima parola, frase saggia da citarsi,
piegò il capo sul cuscino quasi per addormentarsi,
senza un grido, senza un nome, senza motti, senza un suono,
nè il rumore di battaglie, era morto un altro uomo,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì,
per dove non sapremo mai.
mai, mai, mai, mai, mai...
C' era buio nella stanza, di malato un greve odore
e una lieve, pazza danza di mosconi in amore;
lievi ronzan le preghiere, poi qualcuno se n'è accorto:
si alzò atroce nella sera, solo un chiaro grido: "E' morto!"
Restò solo qualcosa che volò
nell' aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai
mai, mai, mai, mai, mai...
Svelti accorrono gli astanti: "Com'è morto?", "Com'è andata?"
Sfrigolava ormai sui pianti la candela già bruciata;
gli composero le braccia, si ravviò la rada chioma,
ondeggiava sulla faccia del rosario la corona:
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Si frugò dentro ai ricordi di una vita ormai finita,
si guardò dentro ai cassetti colmi di carta ingiallita:
"Questa foto è per la figlia." "L'orologio qui a chi tocca?"
"Meglio gli chiudiate gli occhi." "Meglio chiudergli la bocca."
Restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai
mai, mai, mai, mai, mai...
Si riuniscono i parenti, si rincorrono i ricordi,
già si parla delle spese, già si senton pianti sordi:
qualche spicciolo lasciato provocò parole accese
che volarono sul letto e copriron le candele;
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Uno schiaffo fa tacere anche i giochi dei bambini,
son calate le serrande, neri sfilano i vicini.
Le ghirlande hanno gettato la tristezza sulle scale,
fra i parenti addolorati se ne scende il funerale,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Una vita: quante cose dice il prete in due parole;
lo ringraziano gli astanti, via l'inverno, c'è già il sole,
chiacchiere, risate lievi, vanno per il cimitero,
restan fiori con le scritte, resta al vento un drappo nero,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai, mai...


Milano (poveri bimbi di)

Quando son nato io pesavo sei chili,
avevo spalle da uomo e mani grandi come badili.
Quando son nato io eran davvero tempi cupi
e le mie strade erano piene di iene e di lupi.
Quando son nato io la morte stringeva la vite
e la gente del mondo ingoiava cordite...
Poveri bimbi di Milano, coi vestiti comprati all' Upim,
abituati ad un cielo a buchi che vedete sempre più lontano.
Poveri bimbi di Milano, così fragili, così infelici,
che urlate rabbia senza radici con occhi tinti e con niente in mano.
Poveri bimbi di Milano, derubati anche di speranza,
che danzate la vostra danza in quello zoo metropolitano.
Poveri bimbi di Milano, con fazzoletti come giardini,
poveri indiani nella riserva, povere giacche blu questurini...
Quando son nato io c' era la fame nera
e la vita d' ognuno tirava il lotto ogni sera.
Quando son nato io le città erano cimiteri
e la primavera sbocciava sopra ai morti di ieri.
Quando son nato io alla fine ci fu gran festa
e l' uomo si svegliò dal sonno, aprì gli occhi e rialzò la testa...
Poveri bimbi di Milano dall' orizzonte sempre coperto,
povera sete di libertà costretta a vivere nel deserto.
Poveri bimbi di Milano dalle musiche come un motore,
col più terribile dei silenzi la solitudine del rumore.
Poveri bimbi di Milano, figli di padri preoccupanti
con un esistere da nano e nella mente sogni giganti.
Poveri bimbi di Milano, numerosi come minuti,
viaggiatori di mete fisse, spettatori sempre seduti...
Quando son nato io, come capita a tutti,
il tempo uguale e incurante imponeva i suoi frutti.
Quando son nato io nel rogo di San Silvestro
si bruciava il passato e il peccato col resto.
Quando rinasceremo, come il sogno d' un uomo,
bruceremo il futuro in piazza del Duomo...

 


Mondo nuovo

Corre veloce, ma in che senso
il nostro tempo sconosciuto e strano
e i nostri occhi spaventati
guardano ciò che ci circonda
e non sanno credere ad un tecnico sortilegio che
pian piano e indifferente ci rapina
e ci trascina verso una realtà
che non vedremo mai (fra entità sconosciute e computers)
che non vedremo mai (fra le schede cifrate e le città)
che non vedremo mai...
E corre l' uomo confuso verso
ciò che neanche lui capisce,
chi ha programmato la sua vita
non sa chi sia e dove; ma che
importa, se solo questo lo fa
già dubitare del suo equilibrio
e aperta è già la strada oscuramente
verso una nuova realtà
che non capirà mai ( fra entità sconosciute e computers )
che non capirà mai ( fra le schede cifrate e le città )
che non capirà mai...
E non sapremo perché e come
siamo di un' era in transizione
fra una civiltà quasi finita
ed una nuova inconcepita.
Se quasi nessuno ormai più crede,
quale mai sarà la nuova fede,
quali mai saran le nuove mete
che spegneranno la nostra eterna sete
di poter essere sé...
Anche se poi qualcuno soccomberà
io non so dire chi fra noi due sarà
quest' uomo nuovo
che avvince anche me
nel mondo nuovo che
noi non vedremo mai ( fra entità sconosciute e computers )
noi non vedremo mai ( fra le schede cifrate e le città )
noi non vedremo mai...


Noi

Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
e piove solo sabbia per le strade e sui muri
c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
che inizia non sai dove e passa cento porte.
Noi che lasciamo tutto,
noi per volare in alto,
noi per cercare una città
dove i cieli non sono così scuri e le strade hanno suoni
e vedi sogni e immagini nelle strade e sui muri.
Quando i cieli diventano più scuri e in bocca hai solo rabbia
e piove solo sabbia nelle strade e sui muri
c'è bisogno di gente molto forte per fare assieme il viaggio
che inizia non sai dove e passa cento porte.
Noi che lasciamo tutto,
noi per volare in alto,
noi per cercare una città
che non ha tempo, ma solo prati verdi e il cielo a vibrazioni
e la pioggia a canzoni esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo... nana nanana
esiste solo...


Noi non ci saremo

Vedremo soltanto una sfera di fuoco,
più grande del sole, più vasta del mondo;
nemmeno un grido risuonerà e solo il silenzio come un sudario si stenderà
fra il cielo e la terra, per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.
Poi per un anno la pioggia cadrà giù dal cielo
e i fiumi correranno la terra di nuovo
verso gli oceani scorreranno e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
e in alto nel cielo splenderà l'arcobaleno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.
E catene di monti coperte di nevi
saranno confine a foreste di abeti:
mai mano d' uomo le toccherà, e ancora le spiagge risuoneranno delle onde
e in alto, lontano, ritornerà il sereno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.
E il vento d'estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.
E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
e ancora la terra sarà popolata;
fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
ma noi non ci saremo...


Non bisognerebbe

Non bisognerebbe mai ritornare:
perchè calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi,
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell' ombra che eri tu
e non avrai quell' ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi;
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
Eppure come un cane che alza il muso e annusa l' aria
batti sempre la tua pista solitaria
e faccia dopo faccia e ancora traccia dopo traccia
torni dove niente ti aprirà le braccia...
E rimpiangere, rimpiangere mai.
Come piovigginano le vecchie cose:
perchè fra i libri schiacciare rose
di risa paghe e piene delle spose?
E buttar via un' incognita e uno scopo,
trascurare il giorno dopo
come se chiudesse sempre;
studiar la stessa pagina di storia
conosciuta già a memoria,
date e luoghi impressi a mente.
Ma gocciola da sempre sul bagnato, tesoriere dei tuoi giorni,
di chi ha preso e di chi ha dato.
E ora dopo ora e dopo un attimo ed ancora
la poetica consueta è "dell' allora"...
Primo, non ricordare,
perchè i ricordi sono falsati,
i metri e i cambi sono mutati
per la spietata legge dei mercati.
E' come equilibrarsi sugli specchi,
ad ogni occhiata un po' più vecchi,
opachi, muti e deformanti.
Frugare dentro ai soliti cassetti
dove non c'è quel che ci metti
e mai le cose più importanti.
E invece come tutti sempre lì a portarli addosso, a ricercare
quel sottile straccio rosso
che lega il tempo assente ed il presente e nella mente,
tutto questo poi ci si confonderà,
tutto questo poi ci si...
Non bisognerebbe mai ricordar


Nostra signora dell' ipocrisia

Alla fine della baldoria c'era nell' aria un silenzio strano,
qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano;
alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria
ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un' ombra di malattia.
Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar già si scorgeva
e fra biscotti sponsorizzati videro un anchorman che piangeva
e poi la nebbia discese a banchi ed il barometro segnò tempesta,
ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa...
Il mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male
che la festa era ormai finita e ormai lontano il carnevale
e proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri: "Ci vuol pazienza! Siempre adelante ma con juicio!"
E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell' Ipocrisia
perchè una mano lavasse l' altra, tutti colpevoli e così sia!
E minacciosi ed un po' pregando, incenso sparsero al loro Dio,
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io...
La domenica di Mezza Quaresima fu processione di etere di Stato
dai puttanieri a diversi pollici dai furbi del " chi ha dato ha dato "
ed echeggiarono tutte le sere, come rintocchi schioccanti a morto,
amen, mea culpa e miserere, ma neanche un cane che sia risorto
e i cavalieri di tigri a ore e i trombettieri senza ritegno
inamidarono un nuovo pudore, misero a lucido un nuovo sdegno:
si andò alle prime con casto lusso e i quiz pagarono sobri milioni
e in pubblico si linciò il riflusso per farci ridiventare buoni...
Così domenica dopo domenica fu una stagione davvero cupa,
quel lungo mese della quaresima, rise la iena, ululò la lupa,
stelle comete ed altri prodigi facilitarono le conversioni,
mulini bianchi tornaron grigi, candidi agnelli certi ex-leoni.
Soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l' usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano per poi rimetterlo sempre là, in basso!
Poi tutto tacque, vinse ragione, si placò il cielo, si posò il mare,
solo qualcuno in resurrezione, piano, in silenzio, tornò a pensare...


Ophelia

Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia,
la piccola Ophelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza,
nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni,
nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, di veglia e di sonno.
Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti
ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore.
Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato,
nei guizzi che la trota fa cambiando di colore?
Perché hai indossato la veste più pura, perché hai disciolto i tuoi biondi capelli?
Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi, non belli?
Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia?
Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi o lo sa sol la tua dolce pazzia?
Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere,
ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto...
Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo,
ma forse sai e lo dirai con magiche parole...
Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo,
ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi...
Ophelia, lalalalalalala.....


Parole

Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate
e quante ancora lette e poi sentite,
a raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate,
sputate, a tanti giri, riverite,
adatte alla mattina, messe in abito da sera,
all' osteria citabili o a Cortina e o a Marghera.
Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle
e in aria le facciamo rimbalzare
e se le cento usate sono in fondo sempre quelle
non è importante poi comunicare,
è come l' uomo solo che fischietta dal terrore
e vuole nel silenzio udire un suono, far rumore.
Mio caro amore, si è un po' come commessi viaggiatori
con campionari di parole e umori a ritmi di trecento e più al minuto;
amore muto, beati i letterari marinai, così sul taciturno e cerca guai,
così inventati e pieni di coraggio...
Io non son quei marinai, parole in rima ne ho già dette
e tante, strano, ma ne faccio dire
nostalgiche, incazzate, quanto basta maledette,
ironiche quel tanto per servire
a grattarsi un po' la rogna, soffocati dal collare
adatto per i cani o per la gogna del giullare.
Poi andare sopra un palco per compenso o l' emozione:
chi non ha mai sognato di provare?
Sia chi ha capito tutto e tutto sa per professione
ed ha un orgasmo a scrivere o a fischiare,
sia quelli che ti adorano fedeli, senza intoppi,
coi santi non si scherza, abbasso il Milan, viva Coppi!
Amore sappi, beato chi ha le musiche importanti,
le orchestre, luci e viole sviolinanti, non queste mie di fil di ferro e spago;
amore vago, mi tocca coi miei due giri costanti
fare il make-up a metonimie erranti: che gaffe proprio all'età della ragione...
E sì son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi,
Voltaire non ci ha insegnato ancora niente,
è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure si ruggisce veramente
ed io del topo sovrastrutturale me ne frego;
chi sia Voltaire, mi dite? Va beh, dopo ve lo spiego.
E se pensate questi i vaniloqui di un anziano,
lo ammetto, ma mettiamoci d' accordo
conosco gente pìa, gente che sa guardar lontano
e alla maturità dicon sia sordo
perchè i rincoglioniti d' ogni parte odian parecchio
la libertà e la chiamano "vagiti", o "ostie" d'un vecchio.
Amore a specchio, è tanto bello urlare dagli schermi,
gettare a terra falsi pachidermi coprendo ad urla il vuoto ed il timore.
Qui sul mio onore, smetterei di giocar con le parole,
ma è un vizio antico e poi quando ci vuole per la battuta mi farei spellare...
E le chiacchiere son tante e se ne fan continuamente,
è tanto bello dar fiato alle trombe
o il vino o robe esotiche rimbomban nella mente,
esplodono parole come bombe,
pillacchere di fango, poesie dette sulla sedia,
ghirlande di semantica e gran tango dei mass-media.
Dibattito in diretta, miti, spot, ex-cineforum,
talk-show, magazine, trend, poi T.V. e radio,
telegiornale, spazi, nuovo, gadget, pista, quorum,
dietrismo, le tangenti, rock e stadio
deviati, bombe, agenti, buco e forza del destino,
scazzato, paranoia e gran minestra dello spino.
Amore fino, lo so che in questo modo cerco guai,
ma non sopporto questi parolai, non dire più che ci son dentro anch' io,
amore mio, se il gioco è essere furbo e intelligente
ti voglio presentare della gente e certamente presto capirai...
Ci sono, sai, nascosti dietro a pieghe di risate
che tiran giù i palazzi dei coglioni,
più sobri e più discreti e che fan meno puttanate
di me che scrivo in rima le canzoni,
i clown senza illusione, fucilati ad ogni muro,
se stan così le cose dei buffoni sia il futuro.
Son quelli che distinguono parole da parole
e sanno sceglier fra Mercuzio e Mina,
che fanno i giocolieri fra le verità e le mode,
i Franti che sghignazzano a dottrina
e irridono ai proverbi e berceran disincantati:
"Frà Mina e Frà Mercuzio son parole, e non son frati !"


Per fare un uomo

E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' inverno è tornato, l' estate è finita,
la morte e la vita rimangono uguali,
la morte e la vita rimangono uguali...
Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
per fare un bimbo un' ora d'amore,
per una vita migliaia di ore,
per il dolore è abbastanza un minuto,
per il dolore è abbastanza un minuto...
E verrà il tempo di dire parole
quando la vita una vita darà
e verrà il tempo di fare l' amore
quando l' inverno più a nord se ne andrà,
quando l' inverno più a nord se ne andrà...
Poi andremo via come fanno gli uccelli
che dove vanno nessuno lo sa,
ma verrà un tempo e quel cielo vedremo
quando l' inverno dal nord tornerà,
quando l' inverno dal nord tornerà...
E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' estate è passata, l' inverno è alle porte,
la vita e la morte rimangono uguali,
la vita e la morte rimangono uguali...


Per quando è tardi

Quando è tardi e per le strade scivolano sguardi
di gente che ha sol fretta di tornare e i cinema si chiudono ed i caffè si vuotano,
per le strade, assieme al freddo e ai tristi canti opachi,
sono rimasti gli ultimi ubriachi,
un ciondolare stanco verso il nuovo bianco giorno che verrà...
Si discute delle rivoluzioni mai vissute
e degli amori fatti di bevute e di carriere morte nel bicchiere
nelle sere a gambe aperte con il mondo in mano
cantando mentre sputano lontano
come se fosse in faccia all'universo...
E li vedi, girare lenti strascicando i piedi,
parlare forte a tutti od a nessuno
o piangere aggrappati ai muri, stanchi e addormentati.
L'ora vola e il vino amico o ammazza o li consola
e il vino li fa vivere o morire
e la tristezza solita o li uccide o se ne va...
E li vedi, girare lenti strascicando i piedi,
persone strane, sogni a cui non credi,
stagliarsi contro il cielo che si imbianca; nella stanca
mattina che si riempie già di vita,
piangendo un'altra notte che è finita,
attendere, non sai dove, quando il buio tornerà,
attendere, non sai dove, quando il buio tornerà,
attendere, non sai dove, quando il buio tornerà...


Piccola città

Piccola città, bastardo posto,
appena nato ti compresi o fu il fato che in tre mesi mi spinse via;
piccola città io ti conosco,
nebbia e fumo non so darvi il profumo del ricordo che cambia in meglio,
ma sono qui nei pensieri le strade di ieri, e tornano
visi e dolori e stagioni, amori e mattoni che parlano...
Piccola città, io poi rividi
le tue pietre sconosciute, le tue case diroccate da guerra antica;
mia nemica strana sei lontana
coi peccati fra macerie e fra giochi consumati dentro al Florida:
cento finestre, un cortile, le voci, le liti e la miseria;
io, la montagna nel cuore, scoprivo l' odore del dopoguerra...
Piccola città, vetrate viola,
primi giorni della scuola, la parola ha il mesto odore di religione;
vecchie suore nere che con fede
in quelle sere avete dato a noi il senso di peccato e di espiazione:
gli occhi guardavano voi, ma sognavan gli eroi, le armi e la bilia,
correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West...
Sciocca adolescenza, falsa e stupida innocenza,
continenza, vuoto mito americano di terza mano,
pubertà infelice, spesso urlata a mezza voce,
a toni acuti, casti affetti denigrati, cercati invano;
se penso a un giorno o a un momento ritrovo soltanto malinconia
e tutto un incubo scuro, un periodo di buio gettato via...
Piccola città, vecchia bambina
che mi fu tanto fedele, a cui fui tanto fedele tre lunghi mesi;
angoli di strada testimoni degli erotici miei sogni,
frustrazioni e amori a vuoto mai compresi;
dove sei ora, che fai, neghi ancora o ti dai sabato sera?
Quelle di adesso disprezzi, o invidi e singhiozzi se passano davanti a te?
Piccola città, vecchi cortili,
sogni e dei primaverili, rime e fedi giovanili, bimbe ora vecchie;
piango e non rimpiango, la tua polvere, il tuo fango, le tue vite,
le tue pietre, l'oro e il marmo, le catapecchie:
così diversa sei adesso, io son sempre lo stesso, sempre diverso,
cerco le notti ed il fiasco, se muoio rinasco, finché non finirà...


Piccola storia ignobile

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,
che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,
che non merita nemmeno l' attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare,
se tu te la sei voluta, a loro non importa niente,
te l' avevan detto che finivi male...
Ma se tuo padre sapesse qual' è stata la tua colpa rimarrebbe sopraffatto dal dolore,
uno che poteva dire "guardo tutti a testa alta", immaginasse appena il disonore,
lui che quando tu sei nata mise via quella bottiglia per aprirla il giorno del tuo matrimonio,
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia,
se solo immaginasse la vergogna,
se solo immaginasse la vergogna,
se solo immaginasse la vergogna...
E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione, buone scuole e poca e giusta compagnia,
allevata nei valori di famiglia e religione, di ubbidienza, castità e di cortesia,
dimmi allora quel che hai fatto chi te l' ha mai messo in testa o dimmi dove e quando l'hai imparato
che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato...
E tua madre, che da madre qualche cosa l' ha intuita e sa leggere da madre ogni tuo sguardo:
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita, che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio.
Però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta o dirle che provavi anche piacere,
questo non potrà capirlo, perchè lei, da donna onesta,
l' ha fatto quasi sempre per dovere,
l' ha fatto quasi sempre per dovere,
l' ha fatto quasi sempre per dovere...
E di lui non dire male, sei anche stata fortunata: in questi casi, sai, lo fanno in molti.
Sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa, ti ha lasciata, ma ti ha trovato l' indirizzo e i soldi,
poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo e poi non sei neanche minorenne
ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo:
noi non siamo perseguibili per legge,
noi non siamo perseguibili per legge,
noi non siamo perseguibili per legge...
E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo desiderando quasi di morire,
presa come un animale macellato stavi urlando, ma quasi l' urlo non sapeva uscire
e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi davvero sola fra le mani altrui,
che pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
di tuo padre, di tua madre e anche di lui,
di tuo padre, di tua madre e anche di lui?
Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi, non vedo proprio cosa posso fare.
Dirti qualche frase usata per provare a consolarti o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare".
E' una cosa che non serve a una canzone di successo, non vale due colonne su un giornale,
se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare...


Primavera '59

La giapponese rise con i semi in mano
poi, con un gesto lieve, in aria li gettò,
al volo di piccioni che, planando piano,
con remiganti aperte al suolo si allargò...

La piazza di San Marco si fermò un istante,
Firenze, in primavera, quasi scomparì
e rimanesti solo, là, nell'inquietante
primavera dei vent'anni che nell'anima fiorì...

E andasti ad aspettarla con il cuore in gola
e dentro un'emozione antica ti bruciò...
Sciamavano ragazze fuori dalla scuola
riempiendo quella strada che s'illuminò

di voci, risa, grida, gioventù e richiami,
ma la sua voce chiara il nome tuo chiamò:
ti corse incontro accesa, ti afferrò le mani,
vi guardaste silenziosi e poi forte ti abbracciò...

E credevate che
sarebbe stato eterno quell'amore,
quel fiore non avrebbe mai visto l'inverno,
quel giorno non sarebbe mai mutato in sera,
per voi sarebbe stata sempre, sempre primavera...
Adesso dove sei, bimba d'allora,
con i tuoi sedici anni e il tuo sorriso ?
Chissà se senti che ti pensa in questo autunno,
che consuma ora piano
anche il ricordo del tuo viso ?
Ma i giovani s'illudono d'essere immortali
e che ogni storia duri per l'eternità;
non sanno quanti fili, trame occasionali,
si tessono o svaniscono in casualità...

Una stagione muore, un'altra prende il volo,
sai quando inizia, non se e quando finirà,
ma è bella l'illusione di un momento solo,
quella luce che ti abbaglia, anche se si spegnerà...

Ma allora, a pranzo in una trattoria,
scrutando ansiosi il tempo che passava,
poi un cinemino, persi in galleria,
per qualche bacio che però bastava...

Di corsa al treno per il tuo ritorno,
l'ultimo bacio lungo il marciapiede:
tanto veloce volò via quel giorno,
poco quel tempo da passare assieme...

Di ritornare forse le giurasti
mentre era ferma, immobile nel pianto:
parole perse, so che non tornasti
da quella donna allora amata tanto...
E tutto è solo un episodio, un giorno,
un uscio chiuso che non si aprirà,
una partenza che non ha ritorno
come il tempo in questo autunno,
che la nebbia scioglierà...
... ed io rimasi solo, là, nell'inquietante
atmosfera dell'autunno, che quest'anima ferì....


Primavera di Praga

Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita,
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga,
ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce...
Son come falchi quei carri appostati,
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.
Quando la piazza fermò la sua vita,
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga...
Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga...


Quattro stracci

E guardo fuori dalla finestra e vedo quel muro solito che tu sai.
Sigaretta o penna nella mia destra, simboli frivoli che non hai amato mai;
quello che ho addosso non ti è mai piaciuto, racconto e dico e ti sembro muto,
fumare e scrivere ti suona strano, meglio le mani di un artigiano
e cancellarmi è tutto quel che fai;
ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare
e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai!
Non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità,
ma maturo o meno io ne ho abbastanza della complessa tua semplicità.
Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, coi tuoi "also sprach" di maturazione
o è un' illusione pronta per l'uso da eterna vittima di un sopruso,
abuso d' un mondo chiuso e fatalità;
ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare,
ma non raccontare a me che cos'è la libertà!
La libertà delle tue pozioni, di yoga, di erbe, psiche e di omeopatia,
di manuali contro le frustrazioni, le inibizioni che provavi qui a casa mia,
la noia data da uno non pratico, che non ha il polso di un matematico,
che coi motori non ci sa fare e che non sa neanche guidare,
un tipo perso dietro le nuvole e la poesia,
ma ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare:
fare l' amore, tirare tardi o la fantasia!
La fantasia può portare male se non si conosce bene come domarla,
ma costa poco, val quel che vale, e nessuno ti può più impedire di adoperarla;
io, se Dio vuole, non son tuo padre, non ho nemmeno le palle quadre,
tu hai la fantasia delle idee contorte, vai con la mente e le gambe corte,
poi avrai sempre il momento giusto per sistemarla:
le vie del mondo ti sono aperte, tanto hai le spalle sempre coperte
ed avrai sempre le scuse buone per rifiutarla!
Per rifiutare sei stata un genio, sprecando il tempo a rifiutare me,
ma non c'è un alibi, non c'è un rimedio, se guardo bene no, non c'è un perchè;
nata di marzo, nata balzana, casta che sogna d' esser puttana,
quando sei dentro vuoi esser fuori cercando sempre i passati amori
ed hai annullato tutti fuori che te,
ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri,
persa a cercar per sempre quello che non c'è,
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'è,
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'è...


Quello che non...

La vedi nel cielo quell' alta pressione, la senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d' un fiato che il dio dell' inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano? Lo senti quel suono di un piano,
di un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perché di cortili bagnati, di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite, di lettere ormai non spedite?
Lo vedi il rumore di favole spente? Lo sai che non siamo più niente?
Non siamo un aereo né un piano stonato, stagione, cortile od un prato...
Conosci l' odore di strade deserte che portano a vecchie scoperte,
e a nafta, telai, ciminiere corrose, a periferie misteriose,
e a rotaie implacabili per nessun dove, a letti, a brandine, ad alcove?
Lo sai che colore han le nuvole basse e i sedili di un' ex terza classe?
L' angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita...
Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,
lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo...
Si fa a strisce il cielo e quell' alta pressione è un film di seconda visione,
è l' urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..."


Radici

La casa sul confine della sera
oscura e silenziosa se ne sta,
respiri un' aria limpida e leggera
e senti voci forse di altra età,
e senti voci forse di altra età...
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l'anima che hai,
se vuoi capire l'anima che hai...
Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te,
come il fiume che ti passa attorno,
tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei,
lentamente, giorno dopo giorno
ed io, l'ultimo, ti chiedo se conosci in me
qualche segno, qualche traccia di ogni vita
o se solamente io ricerco in te
risposta ad ogni cosa non capita,
risposta ad ogni cosa non capita...
Ma è inutile cercare le parole,
la pietra antica non emette suono
o parla come il mondo e come il sole,
parole troppo grandi per un uomo,
parole troppo grandi per un uomo...
E te li senti dentro quei legami,
i riti antichi e i miti del passato
e te li senti dentro come mani,
ma non comprendi più il significato,
ma non comprendi più il significato...
Ma che senso esiste in ciò che è nato dentro ai muri tuoi,
tutto è morto e nessuno ha mai saputo
o solamente non ha senso chiedersi,
io più mi chiedo e meno ho conosciuto.
Ed io, l'ultimo, ti chiedo se così sarà
per un altro dopo che vorrà capire
e se l'altro dopo qui troverà
il solito silenzio senza fine,
il solito silenzio senza fine...
La casa è come un punto di memoria,
le tue radici danno la saggezza
e proprio questa è forse la risposta
e provi un grande senso di dolcezza,
e provi un grande senso di dolcezza...


Samantha

Samantha scende le scale di un policentro attrezzato comunale,
trentanni e poi l' appartamento sarà suo, o meglio,
dei suoi genitori che ogni mese devono strappare il mutuo da uno stipendio da fame,
ma Milano è tanto grande da impazzire
e il sole incerto becca di sguincio, in questa domenica d' aprile,
ogni pietra, ogni portone ed ogni altro ammennicolo urbanistico,
ma Samantha saltella, non sa d' avere lunghe gambe da cervo
e il seno, come si dice, in fiore, teso, sopra a un corpo ancora acerbo
e Samantha, Samantha ancora non sa d' avere un destino da modella
e corre allegra lungo i graffiti osceni delle scale quasi donna, quasi bella.
E fuori: Milano muore di malinconia, di sole che tramonta là in periferia,
di auto del ritorno, famiglie, freni e gas di scarico.
Lontano il centro è quasi un altro mondo, San Siro un urlo che non cogli a fondo,
ti taglia un senso vago di infinito panico.
Spunta un gasometro dietro a muri neri, oziosi vagolano i tuoi pensieri
e in aria il cielo è un qualche cosa viola carico...
Andrea è giù nel cortile, jeans regolari e faccia da vinile,
giacca a vento come dio comanda e legata al polso la bandana, un piede contro al muro e lì
l' aspetta perchè vuol parlarle, niente, forse d' amore, ma non sa che dire,
con le parole quasi lombarde che non sanno uscire
e si accende rabbioso una Marlboro di alibi
e si guardano di sbieco, appena un cenno istintivo di saluto,
ma a Samantha batte il cuore da morire mentre Andrea rimane muto;
e lei ritornerà con le MS per suo padre steso davanti a qualche canale
e lui mediterà al bar dietro a una birra che la vita può far male...
E Milano sembra che sia li a abbracciarsi quei due che non sapranno più parlarsi,
solo sfiorarsi in un momento vago e via.
Samantha presto cambierà quartiere per un destino che non sa vedere,
e Andrea diventerà padrone d' una pizzeria.
Ed io, burattinaio di parole, perchè mi perdo dietro a un primo sole,
perchè mi prende questa assurda nostalgia?


Scirocco

Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco
che trasforma la realtà abusata e la rende irreale,
sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco
e in via dei Giudei volavan velieri come in un porto canale.
Tu dietro al vetro di un bar impersonale,
seduto a un tavolo da poeta francese,
con la tua solita faccia aperta ai dubbi
e un po' di rosso routine dentro al bicchiere:
pensai di entrare per stare assieme a bere
e a chiaccherare di nubi...
Ma lei arrivò affrettata danzando nella rosa
di un abito di percalle che le fasciava i fianchi
e cominciò a parlare ed ordinò qualcosa,
mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi
e le lacrime si aggiunsero al latte di quel tè
e le mani disegnavano sogni e certezze,
ma io sapevo come ti sentivi schiacciato
fra lei e quell' altra che non sapevi lasciare,
tra i tuoi due figli e l' una e l' altra morale
come sembravi inchiodato...
Lei si alzò con un gesto finale,
poi andò via senza voltarsi indietro
mentre quel vento la riempiva
di ricordi impossibili,
di confusione e immagini.
Lui restò come chi non sa proprio cosa fare
cercando ancora chissà quale soluzione,
ma è meglio poi un giorno solo da ricordare
che ricadere in una nuova realtà sempre identica...
Ora non so davvero dove lei sia finita,
se ha partorito un figlio o come inventa le sere,
lui abita da solo e divide la vita
tra il lavoro, versi inutili e la routine d' un bicchiere:
soffiasse davvero quel vento di scirocco
e arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare
dietro alla faccia abusata delle cose,
nei labirinti oscuri della case,
dietro allo specchio segreto d' ogni viso,
dentro di noi...


Shomèr Ma Mi-llailah

La notte è quieta senza rumore, c'è solo il suono che fa il silenzio
e l' aria calda porta il sapore di stelle e assenzio,
le dita sfiorano le pietre calme calde d' un sole, memoria o mito,
il buio ha preso con se le palme, sembra che il giorno non sia esistito...
Io, la vedetta, l' illuminato, guardiano eterno di non so cosa
cerco, innocente o perchè ho peccato, la luna ombrosa
e aspetto immobile che si spanda l' onda di tuono che seguirà
al lampo secco di una domanda, la voce d' uomo che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...
Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace,
non so più dire da quanto sento angoscia o pace,
coi sensi tesi fuori dal tempo, fuori dal mondo sto ad aspettare
che in un sussurro di voci o vento qualcuno venga per domandare...
e li avverto, radi come le dita, ma sento voci, sento un brusìo
e sento d' essere l' infinita eco di Dio
e dopo innumeri come sabbia, ansiosa e anonima oscurità,
ma voce sola di fede o rabbia, notturno grido che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...
La notte, udite, sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato,
sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato...
Ma io veglio sempre, perciò insistete, voi lo potete, ridomandate,
tornate ancora se lo volete, non vi stancate...
Cadranno i secoli, gli dei e le dee, cadranno torri, cadranno regni
e resteranno di uomini e di idee, polvere e segni,
ma ora capisco il mio non capire, che una risposta non ci sarà,
che la risposta sull' avvenire è in una voce che chiederà:
Shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell
shomèr ma mi-llailah, shomèr ma mi-lell, shomèr ma mi-llailah, ma mi-lell...


Signora Bovary

Ma che cosa c'è in fondo a quest' oggi
di mezza festa e di quasi male,
di coppie che passano sfilacciate
come garze stese contro il secco cielo autunnale,
di gente che si frantuma in un fiato
senza soffrire, senza capire
e i tuoi pensieri sono solo uno iato
tra addormentarsi e morire...
Ma che cosa c'è in fondo a questa notte,
quando l' ora del lupo guaisce
e il nuovo giorno non arriva mai, mai
e il buio è un fischio lontano che non finisce
di minuti lunghi come il sudore,
di ore che tagliano come falci
e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa
che tutti prendono a calci...
Ma cosa c'è, cosa c'è...
atrii a piastrelle di stazioni secondarie,
strade più strade di avventure solitarie,
clown nella notte,
valigie vuote,
piene di trucchi per tragedie immaginarie...
...telecomandi per i quotidiani inferni,
battute argute di architetti postmoderni,
amanti andate,
piaceri a rate,
pallottolieri per contare estati e inverni...
Ma che cosa c'è proprio in fondo in fondo,
quando bene o male faremo due conti,
e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio
e diremo "... un momento, aspetti..." per non essere mai pronti,
signora Bovary, coraggio, pure
tra gli assassini e gli avventurieri,
in fondo a quest' oggi c'è ancora la notte,
in fondo alla notte c'è ancora, c'è ancora....


Stagioni

Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...

Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...

Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...

"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "

E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...

"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...

Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...

Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,

da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !


Statale 17

Statale 17, il sole cade a picco,
tre giorni sulla strada, nessuno che mi carichi, nessuno che si fermi
mentre tu chissà se aspetti me,
mentre qui l'asfalto che si scioglie brucia i tacchi alle mie scarpe:
sono a terra, senza un soldo, chissà mai se arriverò da te...
Statale 17, com'è lunga da far tutta,
romba svelto l'autotreno, questo cielo ancor sereno sembra esplodere d'estate
mentre tu chissà se pensi a me,
mentre qui mi sento solo al mondo senza un cane che mi cerchi:
son sudato e sono sporco, chissà mai se arriverò da te...
Statale 17, sembri esplodere di sole,
Statale 17, alzo il dito inutilmente,
Statale 17, lungo nastro di catrame:
la gente bene dorme, sei deserta all'orizzonte
a quest'ora non c'è un cane che mi voglia prender su...
Statale 17, sei triste nella sera,
non alzo più la mano, cammino piano piano sulla strada ormai deserta
mentre tu chissà se aspetti ancora,
mentre qui la strada che si sperde sembra un letto di cemento:
sono mortalmente stanco chissà mai se arriverò da te...


Stelle

Ma guarda quante stelle questa sera fino alla linea curva d' orizzonte,
ellissi cieca e sorda del mistero là dietro al monte:
si fingono animali favolosi, pescatori che lanciano le reti,
re barbari o cavalli corridori lungo i pianeti
e sembrano invitarci da lontano per svelarci il mistero delle cose
o spiegarci che sempre camminiamo fra morte e rose
o confonderci tutto e ricordarci che siamo poco o che non siamo niente
e che è solo un pulsare illimitato, ma indifferente.
Ma guarda quante stelle su nel cielo sparse in incalcolabile cammino:
tu credi che disegnino la traccia del destino?
E che la nostra vita resti appesa a un nastro tenue di costellazioni
per stringerci in un laccio e regalarci sogni e visioni,
tutto sia scritto in chiavi misteriose, effemeridi che guidano ogni azione,
lasciandoci soltanto il vano filtro dell' illusione
e che l' ambiguo segno dei Gemelli governi il corso della mia stagione
scontrandosi e incontrandosi nel cielo dello Scorpione ?
Ma guarda quante stelle incastonate: che senso avranno mai, che senso abbiamo?
Sembrano dirci in questa fine estate: siamo e non siamo
e che corriamo come il Sagittario tirando frecce a simboli bastardi,
antiche bestie, errore visionario, segni bugiardi.
C' erano ancora prima del respiro, ci saranno alla nostra dipartita,
forse fanno ballare appesa a un filo la nostra vita
e in tutto quel chiarore sterminato, dove ogni lontananza si disperde,
guardando quel silenzio smisurato l' uomo... si perde...


Talkin' Milano

[parlato]
F: Vuoi fare il Talkin' ?
A: Facciamo il Talkin, ma... sai parlare ?
F: Se so parlare...Come lo facciamo?
A: Facciamo così: fai la prima strofa tu, va bene, che poi seguo io, fai un' altra tu poi seguo io e così via...
F: Comincio io?
A: Sì...
Partiamo di sera verso Milano, io, Antonio, l'americano,
Boy-Boy il cane, quattro chitarre, Dodo Veroli, niente ragazze:
Quelle le troviamo su,
meno Boy-Boy che legge Linus,
lui va solo a bracchette!
[parlato]
A: My turn, but I' ll do a little different.
Late last night when the moon was high we keep the boat, Boy-Boy and I,
with a loaded car right up the brim wouldn't want to leave out any of my women.
So took along seven harmonicas, six guitar,
five cigars, four extras, three bottles of Bourbon,
two bottles of wine, one lump of sugar...
from a cappuccino, naturalmente...
[parlato]
A: Provi tu, Francesco? Ma devo consigliarti: se fai come hai fatto prima dobbiamo rifare tutto...
F: Va bene...
Mangiamo un panino, trovato il dormire, ci restano in tasca duemila lire,
tra plettri un po' usati, venti cerini, sei sigarette e due tesserini
dell' autobus naturalmente...
Boy-Boy che non sa guidare li userà per andare a donne,
pardon, a cagnette!
[parlato]
A: This is the next thing that happened...
Your "autostrada" was all turn turning with a car wadlen like a land of turtle,
and then two I' ve forgotten to mention before, yeah: Francesco e Antonio kneelin' on the floor,
said you were kneelin',
sat there are prayin'
but it wasn't the name of the Pope they were sayin'...
F: Tardi la notte, dormendo ho sognato che Bob Dylan ero diventato,
giravo il mondo con la chitarra e Ursula Andress era la mia ragazza.
Triste risveglio:
c'era Alan con me!
"It was a bad dream."
[parlato]
A: Wasn' t a dream... Penso che potrei far migliore il mio italiano, però...
Tardi la notte, dormendo ho sognato che Barry McGuire ero diventato,
giravo il mondo con la chitarra, Brigitte Bardot era la mia ragazza...
Triste risveglio:
c' era Francesco con me!
It was a wet dream...
[parlato]
A: Prova in Inglese, Francesco, dai...
F: Some say Milano is like your town, lots of people running around,
but none worrying about when late 'cause when they get there they still got their way...
People and the rechange:
just a few building arrange here in Milano...


Talkin' sul sesso

[parlato]
Volete del gran sesso...è richiesto a piene mani, a veh, se volete ve lo do. La canzone sul sesso non è una vera canzone, per chi non la conosce... è un blues parlato, è un talking blues che... parla di questo problema che, chi più, chi meno, ci attanaglia tutti. Io fui attanagliato dal problema del sesso una volta, mi sembra nel... '52, però ne conservo buona memoria, ancora, per poterne parlare...
Se c'è una cosa di moda adesso, fatto sicuro è proprio il sesso;
[parlato]
quello a vagoni...
anche Alighieri col sesso prendo, e la "Divina Commedia" a dispense vendo:
"la carne in fiamme, peccatori e peccatrici, sensazioni paradisiache!"
[parlato]
E vendono, eh? Ma moltissimo!
Comunque alla scuola media statale hanno iniziato un piano di educazione sessuale:
sembra impossibile, eppure è vero, ed è voluto dal Ministero.
[parlato]
Non ci credete? Andate e vedete, hanno già stanziato due miliardi per comperare i cavoli!
Ma questo fatto dell' educazione non è ben visto dalla nazione:
"morte alla pillola atea e nociva! Per l' aspirina si gridi evviva!"
[parlato]
Che poi fa lo stesso effetto: non bisogna prenderla prima o dopo, bisogna prenderla... "invece"! E passano anche quei noiosi mal di testa...come disse Maria Antonietta...
Italia per bene, sii sveglia, sii desta, intendi l'orecchio, solleva la testa! Ah, ah...
I giovani d' oggi han scoperto, vergogna, chi porta i bambini, non è la cicogna!
[parlato]
Vedo sempre dei visi meravigliati a questo punto. Io non lo so come sia.. Fatto anticattolico e comunista! Il ministero delle cicogne è in crisi!
Ho visto in giro un pìo proclama che al religioso buon sess... eh, buon senso chiama.
Fare l' amore fa male al cuore! Dov' entra il sesso, metaforicamente parlando, entra il dottore!
[parlato]
E non si parli soprattutto di antifecondativi! Visto che i bimbi nascono sotto ai cavoli, al massimo di anticrittogamici! Ma c'è sempre qualcosa che dà un dolore... a qualcuno...
La corruzione, quand'è iniziata, non c'è più niente che può fermarla...
[parlato]
E lì, dice: facile... uno comincia e poi non smette più, capisc mia... è difficilissimo fermarlo. Degli amici, delle sere, trattenuti per le spalle: "Do... ma dove vuoi andare?" "Io ci vado, io ci va..." "Ma no... sta' con noi..." "No... no..." Così, scene terrificanti, veramente. No, capisci... uno comincia con quelle cose leggere che fa verso i sedici-diciassette anni, poi si abitua, prende il vizio e non c'è più niente da fare, eh? Diventa un drogato.
E dà l' assuefazione! Dà: perdita della memoria, perdita dei riflessi, poca voglia di lavorare e vengon dei buchi così... della pelle, da tutte le parti: un mio amico li ha avuti...
E poi che faccia male è verissimo: c'è stato un rapporto americano, tipo quello sul fumo. Avete... sapete quel famoso rapporto sulle sigarette? Dice che scopare fa male da morire. I dottori consigliano di farlo... almeno col filtro. Dice... si sente un po' meno, però... la salute ne guadagna!
La corruzione quand' è iniziata non c'è più niente che può fermarla:
tutti di sesso siamo ammalati ed al divorzio si è già arrivati!
[parlato]
"Ciò che Dio unisce l' uomo non sciolga!" Cioè, è molto meglio un pìo colpo di pistola, che col fatto del delitto d'onore con un mese e mezzo sei fuori e te ne fotti!
E quindi uniamoci gridando al mondo: "a morte il sesso, serpente immondo!
Basta l'amore! Fate la guerra... sano rimedio per questa terra...
Non più sovrappopolazione!
Non più divorzi!
La coscienza è a posto!
E ci penseranno i superstiti!"


Tango per due

Coppia che sta silenziosa, un po' rigida e in posa, a ballare, una sera:
la vita è solo una cosa rimasta indietro non c'è più, ma c'era;
composta e indomenicata, eleganza sfuocata raggiunta a fatica,
l' oggi ha cambiato facciata, ma di quell' ieri passato io so
che tante ne potreste raccontare e il ricordo stempera e non guasta
quante cose e facce da narrare che come si dice un romanzo non basta,
nate con un rapido "a domani", continuate in giorni di "si" e "no",
lampi sotto cieli suburbani e raffica il tango che vi presentò...
Lui biella, stantuffo, leva, muscoli, grinta, officina, sole
lei, lei quiete, chitarra, vela, segreti, donna, calore, vio


Ti ricordi quei giorni

Ti ricordi quei giorni? Uscimmo dopo le canzoni per camminare piano.
Ti ricordi quei giorni? Gli amici bevevano vino, qualcuno parlava e rideva,
noi quasi lontano, vicino a te, vicino a me e ci parlammo, ognuno per
lasciare qualcosa, per creare qualcosa, per avere qualcosa.
Ti ricordi quei giorni? I tuoi occhi si incupivano, il tuo viso si arrossava
e ti stringevi a me nella mia stanza (quasi un respiro)
poi mi dicesti: Basta... perché non voglio guardarti... perché ho paura ad
amarti..." e dicesti, e dicesti, e dicesti... Le tue parole quasi io non ricordo
più ma nemmeno tu ricordi niente. Ora dove sei, e che gente vede il tuo viso
e ascolta le tue parole leggere, le tue sciocchezze leggere, le tue lacrime leggere,
come una volta? Che cosa dici ora quando qualcuno ti abbraccia e tu nascondi la
faccia, e tu alzi fiera la faccia e guardi diritto in faccia come allora?
Qui un poco piove, un poco il sole; aspettiamo ogni giorno che questa estate
finisca che ogni incertezza svanisca e tu? Io non ricordo più che voce hai.
Che cosa fai? lo non credo davvero che quel tempo ritorni ma ricordo quei giorni...
ma ricordo quei giorni... ma ricordo quei giorni... ma ricordo…


Un altro giorno è andato

E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito,
quanto tempo è ormai passato e passerà?
Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri:
l' oggi dove è andato l' ieri se ne andrà.
Se guardi nelle tasche della sera
ritrovi le ore che conosci già,
ma il riso dei minuti cambia in pianto ormai
e il tempo andato non ritroverai...
Giornate senza senso, come un mare senza vento,
come perle di collane di tristezza...
Le porte dell'estate dall' inverno son bagnate:
fugge un cane come la tua giovinezza.
Negli angoli di casa cerchi il mondo,
nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e l' alba non vedrà
e dove corra il tempo chi lo sa?
Nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili
corron dietro a delle Silvie beffeggianti,
si è spenta la fontana, si è ossidata la campana:
perchè adesso ridi al gioco degli amanti?
Sei pronto per gettarti sulle strade,
l' inutile bagaglio hai dentro in te,
ma temi il sole e l' acqua prima o poi cadrà
e il tempo andato non ritornerà...
Professionisti acuti, fra i sorrisi ed i saluti,
ironizzano i tuoi dubbi sulla vita,
le madri dei tuoi amori sognan trepide dottori,
ti rinfacciano una crisi non chiarita:
la sfera di cristallo si è offuscata
e l' aquilone tuo non vola più,
nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi
e il tempo passa e fermalo se puoi...
Se i giorni ti han chiamato tu hai risposto da svogliato,
il sorriso degli specchi è già finito,
nei vicoli e sui muri quel buffone che tu eri
è rimasto solo a pianger divertito.
Nel seme al vento afferri la fortuna,
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...
E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito,
quanto tempo è ormai passato e passerà!
Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada,
il domani come tutto se ne andrà:
ti guardi nelle mani e stringi il vuoto,
se guardi nelle tasche troverai
gli spiccioli che ieri non avevi, ma
il tempo andato non ritornerà,
il tempo andato non ritornerà,
il tempo andato non ritornerà...


Vedi cara

Vedi cara, è difficile a spiegare,
è difficile parlare dei fantasmi di una mente.
Vedi cara, tutto quel che posso dire
è che cambio un po' ogni giorno, è che sono differente.
Vedi cara, certe volte sono in cielo
come un aquilone al vento che poi a terra ricadrà.
Vedi cara, è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...
Vedi cara, certe crisi son soltanto
segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire.
Vedi cara certi giorni sono un anno,
certe frasi sono un niente che non serve più sentire.
Vedi cara le stagioni ed i sorrisi
son denari che van spesi con dovuta proprietà.
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...
Non capisci quando cerco in una sera
un mistero d' atmosfera che è difficile afferrare,
quando rido senza muovere il mio viso,
quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare,
quando sogno dietro a frasi di canzoni,
dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà...
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...
Non rimpiango tutto quello che mi hai dato
che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora,
anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perchè
questo tempo dura ancora.
Non cercare in un viso la ragione,
in un nome la passione che lontano ora mi fa.
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...
Tu sei molto, anche se non sei abbastanza,
e non vedi la distanza che è fra i miei pensieri e i tuoi,
tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco,
tu sei paga del tuo gioco ed hai già quello che vuoi.
Io cerco ancora e così non spaventarti
quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua!
Sii contenta della parte che tu hai,
ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa.
Cerca dentro per capir quello che sento,
per sentir che ciò che cerco non è il nuovo o libertà...
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...


Venerdì santo

Venerdì Santo, prima di sera, c'era l'odore di primavera;
Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto;
Venerdì Santo, piene d'incenso sono le vecchie strade del centro
o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera.
Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente
Venerdì Santo, anche l'amore sembra languore di penitenza
Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia,
poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo...
Venerdì Santo, prima di sera, c'era l'odore di primavera;
Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto;
Venerdì Santo, piene d'incenso sono le vecchie strade del centro
o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera.
Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente
Venerdì Santo, anche l'amore sembra languore di penitenza
Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia,
poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo...


Venezia

Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare,
la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti,
che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente,
che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera...
Stefania era bella, Stefania non stava mai male,
è morta di parto gridando in un letto sudato d' un grande ospedale;
aveva vent' anni, un marito, e l' anello nel dito:
mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti...
Venezia è un' albergo, San Marco è senz' altro anche il nome di una pizzeria,
la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.
Stefania d' estate giocava con me nelle vuote domeniche d' ozio.
Mia madre parlava, sua madre vendeva Venezia in negozio.
Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare,
però non ti puoi risvegliare con l' acqua alla gola, e un dolore a livello del mare:
il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre
c'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo la sirena di Mestre...
Stefania affondando, Stefania ha lasciato qualcosa:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino, Stefania ha lasciato un bambino.
Non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male
vederla morire ammazzata, morire da sola, in un grande ospedale...
Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità:
del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega!
Stefania è un bambino, comprare o smerciare Venezia sarà il suo destino:
può darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti...


Via Paolo Fabbri 43

Fra "krapfen" e "boiate" le ore strane son volate,
grasso l' autobus m' insegue lungo il viale
e l' alba è un pugno in faccia verso cui tendo le braccia,
scoppia il mondo fuori porta San Vitale
e in via Petroni si svegliano,
preparano libri e caffè
e io danzo con Snoopy e con Linus
un tango argentino col caschè!
Se fossi più gatto, se fossi un po' più vagabondo,
vedrei in questo sole, vedrei dentro l' alba e nel mondo,
ma c'è da sporcarsi il vestito e c'è da sgualcire il gilet:
che mamma mi trovi pulito qui all' alba in via Fabbri 43!
I geni musicali preannunciati dai giornali
hanno officiato e i sacri versi hanno cantati,
le elettriche impazziscono, sogni e malattie guariscono,
son poeti, santi, taumaturghi e vati:
con gioia e tremore li seguo
dal fondo della mia città,
poi chiusa la soglia do sfogo
alla mia turpe voglia.... ascolto Bach!
Se solo affrontassi la mia vita come la morte,
avrei clown, giannizzeri, nani a stupir la tua corte,
ma voci imperiose mi chiamano e devo tornare perché
ho un posto da vecchio giullare qui in via Paolo Fabbri 43!
Gli arguti intellettuali trancian pezzi e manuali,
poi stremati fanno cure di cinismo,
son pallidi nei visi e hanno deboli sorrisi
solo se si parla di strutturalismo.
In fondo mi sono simpatici
da quando ho incontrato Descartes:
ma pensa se le canzonette
me le recensisse Roland Barthes!
Se fossi accademico, fossi maestro o dottore,
ti insignirei in toga di quindici lauree ad honorem,
ma a scuola ero scarso in latino e il "pop" non è fatto per me:
ti diplomerò in canti e in vino qui in via Paolo Fabbri 43!
Jorge Luis Borges mi ha promesso l' altra notte
di parlar personalmente col "persiano",
ma il cielo dei poeti è un po' affollato in questi tempi,
forse avrò un posto da usciere o da scrivano:
dovrò lucidare i suoi specchi,
trascriver quartine a Kayyam,
ma un lauro da genio minore
per me, sul suo onore, non mancherà...
Se avessi coraggio, se aprissi del tutto le porte,
farei fuochi greci e girandole per la tua fronte,
ma sai cosa io pensi del tempo e lui cosa pensa di me:
sii saggia com' io son contento qui in via Paolo Fabbri 43!
La piccola infelice si è incontrata con Alice
ad un summit per il canto popolare,
Marinella non c' era, fa la vita in balera
ed ha altro per la testa a cui pensare:
ma i miei ubriachi non cambiano,
soltanto ora bevon di più
e "il frate" non certo la smette
per fare lo speaker in TV.
Se fossi poeta, se fossi più bravo e più bello,
avrei nastri e gale francesi per il tuo cappello,
ma anche i miei eroi sono poveri, si chiedono troppi perchè:
già sbronzi al mattino mi svegliano urlando in via Fabbri 43!
Gli eroi su Kawasaki coi maglioni colorati
van scialando sulle strade bionde e fretta,
personalmente austero vesto in blu perché odio il nero
e ho paura anche d' andare in bicicletta:
scartato alla leva del jet-set,
non piango, ma compro le Clark,
se devo emigrare in America,
come mio nonno, prendo il tram!
Se tutto mi uscisse, se aprissi del tutto i cancelli,
farei con parole ghirlande da ornarti i capelli,
ma madri e morali mi chiudono,
ritorno a giocare da me:
do un party, con gatti e poeti,
qui all' alba in via Fabbri 43!


Von Loon

Von Loon, uomo destinato direi da sempre ad un lavoro più forte
che le sue spalle o la sua intelligenza non volevano sopportare
sembrò quasi baciato da una buona sorte
quando dovette andare;
sembra però che non sia mai entrato nella storia,
ma sono cose che si sanno sempre dopo,
d' altra parte nessuno ha mai chiesto di scegliere
neanche all' aquila o al topo;
poi un certo giorno timbra tutto un avvenire
od una guerra spacca come una sassata,
ma ho visto a volte che anche un topo sa ruggire
ed anche un' aquila precipitata...
Quanti anni, giorno per giorno, dobbiamo vivere con uno
per capire cosa gli nasca in testa o cosa voglia o chi è,
turisti del vuoto, esploratori di nessuno
che non sia io o me;
Von Loon viveva e io lo credevo morto
o, peggio, inutile, solo per la distanza
fra i suoi miti diversi e la mia giovinezza e superbia d' allora,
la mia ignoranza:
che ne sapevo quanto avesse navigato
con il coraggio di un Caboto fra le schiume
di ogni suo giorno e che uno squalo è diventato,
giorno per giorno, pesce di fiume...
Von Loon, Von Loon,
che cosa porti dentro, quando tace
la mente e la stagione si dà pace?
Insegui un' ombra o quella stessa pace l' hai in te?
Vorrei sapere
che cosa vedi quando guardi attorno,
lontani panorami o questo giorno
è già abbastanza, è come un nuovo dono per te?
Von Loon, Von Loon,
a cosa pensi in questo settembrino
nebbieggiare alto che macchia l' Appennino,
ora che hai tanto tempo per pensare, ma a chi?
Vai, vecchio, vai,
non temere, che avrà una sua ragione
ognuno ed una giustificazione,
anche se quale non sapremo mai, mai!
Ora Von Loon si sta preparando piano al suo ultimo viaggio,
i bagagli già pronti da tempo, come ogni uomo prudente,
o meglio, il bagaglio, quello consueto, di un semplice o un saggio,
cioè poco o niente
e andrà davvero in un suo luogo o una sua storia
con tutti i libri che la vita gli ha proibito,
con vecchi amici di cui ha perso la memoria,
con l'infinito,
dove anche su quei monti nostri è sempre estate,
ma se uno vuole quell' inverno senza affanni
che scricchiolava in gelo sotto le chiodate scarpe di un tempo,
dei suoi diciottanni,
dei suoi diciottanni...


Vorrei

Vorrei conoscer l' odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell' aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.
Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo e dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero,
come se amici fossimo sempre stati.
Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci
e i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri
e lo vorrei
perchè non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...
Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c'è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d' un rabbuiarsi e del tuo gioire;
vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
e per farmi da te spiegare cos'è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l' universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell' Appennino dove risuona
fra gli alberi un' usata e semplice tramontana
e lo vorrei
perchè non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...
Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l' oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all' infinito
e lo vorrei
perchè non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...