ISTINTI E DOTI NATURALI

L’etologia insegna che tutti i comportamenti degli animali selvatici hanno come unico fine la conservazione della specie; nel perseguire questo fine essi si sono supportati da alcuni istinti fondamentali:

Ogni animale selvatico fisicamente e psichicamente sano ha quindi doti naturali atte a servire i tre istinti fondamentali. Nel canide selvatico queste doti naturali sono:

aggressivita

tempra

impulso_predatorio

temperamento

L’aggressività è la capacità istintiva di attaccare con violenza per procurarsi il cibo o per reagire in caso di minaccia. Essa può essere rivolta verso i propri simili, si parla in tal caso di aggressività intraspecifica, oppure verso animali di altre specie ed è questa l’aggressività extraspecifica.

E’ importante avere presente che il canide selvatico è un "predatore selvatico", in quanto vive all’interno di un branco costituito dai suoi con specifici. Il branco è strutturato gerarchicamente, esiste cioè un leader, sia per i maschi sia per le femmine, un suo diretto sottoposto, un sottoposto del sottoposto e così via.

Proprio per creare e mantenere questo ordinamento gerarchico è necessaria un’altra aggressività intraspecifica che, si badi bene, non sfocia quasi mai in scontri cruenti, ma molto spesso si risolve in comportamenti ritualizzati di dominanza e di sottomissione. Essenzialmente l’aggressività intraspecifica serve a determinare la posizione di ciascun individuo all’interno del branco, posizione che non è statica, ma può mutare se qualche giovane esemplare si ritiene pronto per sfidare animali di rango superiore. Ristabiliti i ruoli, le regole sono rispettate in quanto il branco può sopravvivere solo se ciascuno adempie i propri compiti.

Il maschio leader ha poteri assoluti che gli sono riconosciuti in virtù delle sue doti, infatti, solo un soggetto fisicamente e psichicamente forte può rivestire tale ruolo. Esso solitamente guida la caccia e reagisce con prontezza e determinazione a situazioni in cui ravvisa pericolo per sé e per il branco.

L’aggressività intraspecifica si rivolge inoltre verso con specifici appartenenti ad altri branchi; spesso si scatenano lotte per il predominio su territorio e ciò porta come conseguenza una maggiore coesione all’interno del branco stesso.

Per tempra si intende la capacità di sopportazione di stimoli negatici, quali il dolore fisico o forti pressioni psicologiche.

L’impulso predatorio induce all’inseguimento, alla cattura e all’uccisione di tutto ciò che si comporta da preda. La capacità di uccidere e di mangiare piccole prede è innata, mentre l’uccisione di grosse prede necessita di insegnamento. Nessuno insegna ai cuccioli di lupo a cacciare una lucertola, essi lo fanno spontaneamente quando, in assenza della madre, escono dalla tana ed esplorano il mondo circostante. Una volta cresciuti iniziano a seguire la madre a caccia senza rivestire alcun ruolo se non quello di spettatori. Imparano così a prendere in considerazione come prede anche animali di più grandi dimensioni che fino ad allora non avevano scatenato in loro l’impulso predatorio. Rimarranno apprendisti per lungo tempo e, osservando gli adulti, svilupperanno le loro attitudini.

Nella caccia a grandi animali non si parla più di istinto predatorio puro, in quanto entrano in campo tempra, aggressività, coraggio e combattività.

Il temperamento è la motilità psicofisica di un individuo, quindi il piacere di muoversi, la curiosità, la velocità di risposta a stimoli di vario genere, la ricerca di nuovi stimoli.

 

 

Tutte queste doti naturali sono presenti anche nel cane domestico, in gradi differenti a seconda della razza cui il soggetto appartiene o, all’interno di ciascuna razza, a seconda degli individui. Esse però non arrivano mai a completa maturazione; sotto il profilo psichico il cane domestico resta un eterno cucciolo, sempre pronto a imparare, a giocare e a ripagare il nostro affetto.

A questo si è giunti grazie a una selezione durata millenni che ha permesso all’uomo di fissare nelle varie razze una serie di caratteristiche psicomorfologiche infantili.

Alcuni studiosi parlano al riguardo di una "dote" acquisita, la neotenia, e hanno classificato le varie razze sia per l’aspetto, sia per la psiche, raggruppandole in base alle analogie che si possono riscontrare con i vari stadi di sviluppo del cucciolo di lupo.

Rifacendoci a questa teoria possiamo dire che il nostro dobermann si ferma a uno stadio di maturazione di un cucciolo di lupo di pochi mesi (circa 3) con un comportamento sociale già evoluto.

Esso pertanto riconosce precise gerarchie; è disposto a sottomettersi e ubbidire, dipende ancora affettivamente dal padrone per cui è sempre pronto al gioco e disponibile ad apprendere; tutto ciò lo rende un cane facilmente addestrabile.

IL LINGUAGGIO DEL CANE

E’ possibile creare un buon rapporto con il proprio cane solo se siamo in grado di comprenderci reciprocamente. A tal fine è bene tenere presente che gli esseri umani dispongono di un linguaggio verbale molto articolato, difficilmente comprensibile ai nostri amici cani. Essi infatti giungono a comprendere il significato di una limitata quantità di parole, se usate singolarmente o associate in numero limitato e sempre nello stesso ordine.

Il cane sa cogliere molte informazioni dal nostro atteggiamento complessivo, dal tono di voce, dal nostro stato d’animo e dai movimenti, anche impercettibili che noi facciamo non intenzionalmente.

Molti esseri umani hanno perso la capacità di osservazione e troppo spesso ci limitiamo alla comprensione del significato di quanto il nostro interlocutore afferma verbalmente, anche se ciò è negato dall’espressione del volto, dall’atteggiamento degli arti, dal tono della voce.

A tutto ciò sono particolarmente attenti i nostri cani, abilissimi nel capire le nostre intenzioni e i nostri umori prima ancora che noi stessi li esprimiamo a parole.

Spesso dobermann in addestramento eseguono gli esercizi alla perfezione durante gli allenamenti, ma il giorno della prova ufficiale li sbagliano perché avvertono la tensione del proprio conduttore.

L’espressione vocale costituisce una parte molto limitata del linguaggio canino, ma un proprietario attento sa cogliere le diverse sfumature di significato delle vocalizzazioni del proprio "amico"; vocalizzazioni che già sono chiarificatrici a seconda che siano espresse sotto forma di abbaio, di ringhio, di uggiolio, di sospiro, di ansito, ecc.

Il cane è un libro aperto e possiede capacità comunicative talmente affinate da essere in grado di esprimere, con infinite sfumature, il suo mondo interiore non meno chiaramente dell’amico a due zampe…