Italo Calvino, I nostri antenati

(Il visconte dimezzato viene pubblicato nel 1957; Il cavaliere inesistente nel 1959; i due romanzi, insieme a Il cavaliere inesistente vengono pubblicati nel 1960)

Le trame

Il visconte dimezzato

Combattendo contro i turchi, il visconte Medardo di Terralba viene diviso a metà verticalmente da una palla di cannone. Ne viene ritrovata dal suo scudiero solo la parte destra, che viene curata dai medici dell'accampamento. Il mezzo Medardo, finita la guerra, torna in patria e si rivela di indole estremamente malvagia: taglia ogni cosa verticalmente per segnare il suo passaggio, obbliga i falegnami a costruire in continuazione forche e ai processi condanna tutti a morte indistintamente.
Dopo qualche tempo Medardo, accortosi che tutti gli esseri umani si innamorano, decide che ciò deve accadere anche a lui; così decide di innamorarsi di una contadinella di nome Pamela che però rifiuta il suo amore e scappa nel bosco dopo aver respinto la sua proposta di matrimonio.Non molto tempo dopo arriva a Terralba la parte di Medardo che si credeva perduta: essa si rivela eccessivamente buona, poichè non solo aiuta i poveri, gli ammalati e tutti i bisognosi, ma predica anche la bontà universale e la giustizia, giudicando ogni minimo atto immorale. Anche il Medardo buono si innamora di Pamela a prima vista e trascorre con lei molto tempo; lei trova tuttavia noioso anche questo visconte, perchè è l'esagerato opposto del primo. Si arriva così inevitabilmente ad uno duello tra i due visconti in cui entrambi lottano tenacemente, ma si feriscono a vicenda riaprendo le ferite di guerra. Il medico può in questo modo riunire le due metà, ricreando così il Medardo intero che c'era prima, nè buono nè cattivo, ma molto saggio perchè ha l'esperienza di due uomini.
 

Il barone rampante

Cosimo Piovasco di Rondò è il figlio di un barone e perciò deve rispettare una severa etichetta.Il ragazzo è però di indole ribelle e non si piega ad accettare passivamente queste regole.
Così, con l'espediente di un piatto di lumache rifiutato, si rifugia su un albero del suo giardino per sfuggire all'ira del padre, promettendo che non avrebbe mai più toccato terra per il resto dei suoi giorni; si mantiene fedele alla sua promessa, vivendo sempre sugli alberi utilizzando come unica via di comunicazione con la terra il fratellino Biagio. Egli, come la Viola amata da Cosimo, non ne comprende però fino in fondo la ribellione; nonostante ciò, entrambi lo asseconderanno, anche per la stima che sentono per lui, dovuta alla forza d'animo e alla tenacia che manca loro. Gli anni passano e negli ultimi capitoli troviamo un Cosimo vecchio e malato; egli non vorrà però scendere in terra per farsi curare, ma preferirà attaccarsi ad una mongolfiera e gettarsi in mare per tener fede al suo giuramento anche nella morte.
 

Il cavaliere inesistente

Agilulfo è un paladino di Carlo Magno, impeccabile, infallibile, perfetto; il cavaliere però altro non è che un'armatura vuota.
Non dorme, non mangia e passa tutti momenti di riposo a lucidare la sua armatura. Nella storia viene affiancato da altri guerrieri, come Rambaldo, un giovane inesperto che lo prende come modello, il suo singolare scudiero Gurdulù, che si immedesima in qualsiasi cosa veda, la guerriera Bradamante, di lui innamorata e il paladino Torrismondo. Proprio con quest'ultimo ha un giorno un diverbio: per diventare cavalieri bisognava infatti avere salvato l'onore di una fanciulla vergine, che nel caso di Agilulfo era la principessa Sofronia; Torrismondo sostiene però che Sofronia sia sua madre, e che per questa ragione Agilulfo non abbia potuto salvare la verginità che lei aveva già perso. Il presunto fallimento provato da Torrismondo basterà perchè Agilulfo, senza più ragione di esistere, apra l'armatura e si dissolva nell'aria; è già troppo tardi quando viene dimostrato che il protagonista aveva ragione.