il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)
«il GRILLO parlante» è consultabile anche nel sito della
Biblioteca di Nogara (VR), che gentilmente ci ospita.
La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.
 
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PIGRI E LAVORATORI
«Quando giunge il tempo del raccolto, il pigro comincia a riflettere»
(Proverbio Balari - nazione: Congo)

6 FEBBRAIO 1992-2002, DECIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI  DAVID MARIA TUROLDO,
PRETE, POETA, CANTORE DI SPERANZA E PACE

OLTRE LA FORESTA

Fratello ateo, nobilmente pensoso alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto.Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi liberi e nudi versoil nudo Essere e lì dove la parola muore  abbia fine il nostro cammino.

*** David Maria Turoldo ***


Appuntamenti da non perdere
Inviaci gli appuntamenti organizzati dalle associazioni del tuo paese! grilloparlante@mbservice.it
 
 
07/02/2002 - San Bonifacio (VR) - Globalizzare la Pace
 
L'AGESCI di San Bonifacio organizza un incontro sul tema: «Globalizzare la Pace, la giustizia, la speranza». Interverranno: Edo Patriarca (Presidente nazionale AGESCI) e don Domenico Romani (Istituto don Mazza di Verona). L'incontro si terrà presso la Sala Civica "Barbarani" (via Marconi, sopra la Biblioteca) con inizio alle ore 20,45.
 
 
07/02/2002 - Verona - Verso un nuovo sistema di relazioni internazionali
 
La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: VERSO UN NUOVO SISTEMA DI RELAZIONI INTERNAZIONALI - Prof. Gianfranco Garancini, ordinario di Storia del Diritto Italiano presso all'Università di Milano. Inizio ore 20,45.
  
 
09/02/2002 - San Bonifacio (VR) - Pensando alla Pace/4: Esperienze di mediazione interculturale

«ESPERIENZE DI MEDIAZIONE INTERCULTURALE» è il titolo dell’incontro dibattito organizzato dal «Forum delle comunità in dialogo» in collaborazione con 7 associazioni di volontariato dell’Est veronese e con il patrocinio del Comune di San Bonifacio. All’incontro, che si terrà presso la Sala Civica “Barbarani” di San Bonifacio alle ore 9,30, interverranno: Mauro Gonzo (Psicologo Ulss 5 Vicenza Ovest), Federica Cacciavillani (Centro Territoriale Permanente di San Bonifacio), Maurizio Mazzi (Associazione «La Fraternità» di Verona, impegnata nell'assistenza ai carcerati. Coordina Amedeo Tosi (giornalista).

 
08 -0 9/02/2002 - Abano Terme - Mille papaveri rossi
 
La Città di Abano Terme (Assessorato alle politiche giovanili) e la Cooperativa Cinquantasei e Stella*Nera presentano: Mille papaveri rossi - Ricordo di Fabrizio De Andrè  - Manifestazione di beneficenza a sostegno di Emergency l’8 e 9 febbraio 2002 presso il Teatro polivalente via Donati, 1 (piazza del Mercato) Abano Terme PD. Programma: venerdi 8 febbraio 2002 ore 20:30 - “In direzione ostinata e contraria”, incontro con Paolo Finzi; ore 21 – concerto con Le Panash (Bassano), Marmaja (Rovigo) e Alberto Cantone (Treviso). sabato 9 febbraio 2002 ore 10:30 – proiezione del film “Faber” di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida; ore 15:30 – proiezione del film “Faber” di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida; ore 21 – concerto con Alessio Lega (Milano), Stefano Giaccone (Cardiff, UK) e Lalli (Torino). (info: marcpan@tin.it )
 
 
10/02/2002 - Colognola ai Colli (VR) - Ricordare padre Turoldo
 
Memoria di  Padre DAVID M. TUROLDO a dieci anni dalla morte. Domenica 10 febbraio 2002 ore 18,00 - 19,30 presso la chiesa romanica di Pieve di Colognola ai Colli (VR).
 
 
11/02/2002 - Verona - Donne staniere e italiane insieme
 
Cari amiche e amici volevo informarvi che è nata un' Associazione donne italiane-donne straniere, nominata ISHTAR, per lo scambio culturale, la costruzione di sapere e la tessitura di relazioni. La prima riunione pubblica avverrà al Circolo della Rosa, via Santa Felicita 13 Verona, il giorno 11 febbraio alle ore 18. L'incontro prenderà avvio da un racconto di Rosanna Cima. Tema: A«TTACCARE BOTTONI Un percorso di costruzione di legami tra donne di diverse generazioni e diverse culture». (info: asso.ishtar@libero.it )
 
 
13/02/2002 -  Verona - Energia solare: applicazioni ed incentivi
 
L’Associazione Progetti Alternativi per l’energia e l’ambiente in collaborazione con Legambiente propone: «Energia solare: energia elettrica e riscaldamento. Applicazioni ed incentivi» Incontro tecnico - informativo con : Stefano Cugildi (tecnico del solare termico); Sandro Campagnola (tecnico del solare fotovoltaico); Pierpaolo Salazzari (tecnico di energia da biomassa - legno). Mercoledi 13 Febbraio  ore 20.30, presso la sede Legambiente di Verona, Via Bertoni 4. Informazioni: 337367331.
 

15/02/02 - Lonigo (VI) - Un musical da non perdere!

Venerdì 15 febbraio, alle ore 20,30 presso il teatro Ferrini di Cologna Veneta (VR), i ragazzi dell'ANFFAS di Lonigo presentano il musical "Forza venite gente!", affascinante rivisitazione della storia di san Francesco alla luce dei fatti dell'11 settembre. Ingresso libero. Musiche brillanti, di grande effetto, e bellissima coreografia-balletto faranno da sfondo ad un evento assolutamente da non perdere! Alle porte del teatro verranno raccolte offerte a favore della casa-famiglia "dopo di noi" di Lonigo. Forza, venite gente!!! 

 
16/02/2002 -  Verona - Assemblea Rete Lilliput

Sabato 16 febbraio 2002 alle ore 15.00, presso la Sala civica di via Brunelleschi 12 (Zona Stadio, dietro la farmacia di via Palladio) ASSEMBLEA GENERALE DELLA RETE DI LILLIPUT DI VERONA. Ordine del giorno: - relazione sull'assemblea nazionale della rete, lavoro dei gruppi tematici dei nodi locali, Rete Lilliput e Pôrto Alegre. 

 
22-24/02/2002 -  Ancona - Convegno internazionale di «Chiama l'Africa»

«Chiama l'Africa» organizza un importante convegno internazionale sul tema: "Dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti", che si svolgerà dal 22 al 24 febbraio 2002, ad Ancona. Il convegno si colloca in continuazione di "Break the silence" e SIPA1 (Anch'io a Butembo), ed è all'interno delle iniziative in preparazione di "Anch'io a Kisangani" - SIPA2 - in programma dal 3 all'8 aprile prossimo. (Per informazioni: chiama.africa@agora.stm.it )

 
22/02/2002 -  Verona - Finanza Etica

La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: GENESI E STORIA DELLA FINANZA ETICA: COS'E' E PERCHE' E' SORTA? - Prof. Tonino Perna, Università di Messina, Presidente del Comitato Etico di Banca Etica. Inizio ore 20,45.

 
07/03/2002 -  Verona - Finanza Etica: modalità di funzionamento

La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: L'ATTUALITA' DELLA FINANZA ETICA E LE MODALITA' DI FUNZIONAMENTO - Dott. Mario Cavanni, socio di Banca Etica . Inizio ore 20,45.

 
22/03/2002 -  Verona - Commercio equo e solidale

La Fondazione Toniolo organizzato una conferenza che si terrà presso la sua sede (Chiostro di S. Fermo, via Dogana 2/A, Verona) sul tema: IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE - Prof.ssa Maria Grazia Totola, Facolta' di Economia e Commercio, Università di Verona.  Inizio ore 20,45.

 
Marzo 2001 -  Verona - «Volti di Pace»: 4 incontri
 
Pax Christi di Verona e la Comunità cristiana di San Nicolò organizzano per il mese di marzo 2002 un ciclo di incontri su «VOLTI DI PACE, testimoni e profeti del nostro tempo». Venerdì 1 marzo: TONINO BELLO, La pace è convivialità delle differenze. Relatore: Sergio Paronetto, Pax Christi -Verona. Venerdì 8 marzo: EMMANUEL  LEVINAS, L'etica del volto, futuro di pace Relatore: Roberto Vinco, docente di teologia e parroco di S.Nicolò. Venerdì 15 marzo: DAVID M.TUROLDO, La poesia come canto-profezia di pace Relatori: Luigi Adami, parroco di S.Zeno di Colognola ai Colli e Marco Campedelli, prete, uomo di teatro. Venerdì 22 marzo: ETTY HILLESUM, La pace come cuore pensante Relatrice: Letizia Tomassone, pastore della Chiesa valdese di Verona. Gli incontri si terranno alle ore 21 presso la sala "Pighi" della parrocchia di San Nicolò all'Arena, piazza S.Nicolò (dietro l'Arena), Verona, tel. 045 8000167, 045 565646.
 
 
  
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IN PRIMO PIANO

Lettera agli amici - 1.1.2002

di Alex Zanotelli

Korogocho, 1.1.2002

Carissimi, Jambo! Chiedo perdono per non essere riuscito a trovare il tempo per stendere quest'ultima Lettera agli amici, lettera che ha alimentato questa incredibile ragnatela di amicizie, di relazioni, di Mistero che mi ha permesso di continuare a camminare sulle strade dei poveri per questi dodici anni. Ma la vita a Korogocho è stata talmente intensa da non trovare il tempo per scriverla. Perdonatemi. E' stato l'anno forse più duro a Korogocho, a parte il 1998. Spesso mi sono ritrovato nelle parole del salmo 62 "..come muro, muro sbrecciato e cadente." Ora rafforzato nello spirito dalle gioiose celebrazioni natalizie (che boccata d' ossigeno!) e dall'arrivo di padre Daniele Moschetti (vero dono di Natale)...tento di condividere con voi un anno carico di sofferenza, ma proprio per questo così denso di vita, di birthing (un intraducibile parola inglese che significa nascita-re). Un senso di birthing percepito con forza proprio nella morte della mamma. "Rendiamo grazie a." erano state le ultime parole della mamma come risposta all' "Andiamo in pace", a conclusione dell'ultima messa celebrata a fianco del suo letto all'ospedale di Cles. Mi nasceva spontaneo il grazie per la vita che mi aveva donato, per il suo insegnamento a fare della vita un dono agli altri fin dal suo seno. "Fin dall'utero a Te sono votato - nelle parole del salmo 22 - dall'origine sei il mio Dio, mia vita succhiata col latte." Infatti nel giorno del suo matrimonio aveva chiesto al Signore che il primo figlio maschio fosse consacrato a Lui. Piangeva di gioia il giorno della prima messa (fu il giorno più bello della sua vita). E mi seguì con amore grande sulle strade del mondo anche nei momenti più duri e burrascosi. Insieme con papà (splendida figura di montanaro e di resistente) rimase un punto fermo della mia vita. Quella settimana passata con lei all'ospedale di Cles è stato un momento importante per me per fare memoria ed il regalo più bello che potevo farle. "Ses contenta che son nu?" le chiesi  « Sive, pop ! », mi rispose con un sorriso che non dimenticherò mai. Fu la sua morte però, il 7 marzo 2001 il suo vero testamento. "In genere si ama per essere amati, mentre la morte lei ci insegna, ad amare l'altro lasciandolo essere "altro", lasciandolo essere nella sua alterità- afferma Marie de Hennezel nel suo libro "Passaggio luminoso" che ho riletto mentre assistevo la mamma - Bisogna saper perdere ciò a cui teniamo di più perché è in tale libertà che si ama davvero. Questa vita che amiamo appassionatamente (la nostra vita!) proprio mentre stiamo per lasciarla la amiamo di più. Comprendiamo allora che questa esistenza è un "altro", che "io e' un altro" e che questo essere che amiamo, lo amiamo meglio il giorno in cui siamo capaci di permettergli di andare là dove deve andare.. Spesso i morenti attendono il nostro permesso. Dovremmo riuscire a dire: ' Và, verso te stesso, io sono con te...'. " Pochi lo hanno capito così bene come la zia Alda (la sorella della mamma quando il giorno del suo AD-DIO ci rimproverava: "No planget popi! Laiala nar, cha femma!" (Non piangete, lasciatela andare quella donna). La mamma è stata la persona più decentrata che abbia mai conosciuto. La sua vita erano gli altri. Fino alla fine.  "Quando celebrai la prima messa in questo paesino di Livo fu la mamma la prima persona a venire a baciarmi le mani - dissi durante l'omelia per la sua reposizione. Oggi sono io che vengo a baciare le tue mani, mamma, perché se sono prete lo devo a te e perché lo sei stata più di me." Mi avvicinai e baciai commosso quella bara su cui avevo deposto un crocifisso mutilato di Korogocho e un rosario Pokot preparato dalle ragazze madri dell' Udada. Mi è venuto allora spontaneo invitare i presenti a cantare il Magnificat. Sentivo il bisogno di dire Grazie perché la sentivo viva. Ho voluto esprimere questo senso di vita dando a ciascuno il primo fiore che nelle nostre valli irrompe dalla neve e proclama la primavera: i gattici. "Sei tu Signore che mi hai intessuto nel ventre della madre, facendo del suo grembo una tenda" (Salmo 139). Con questi rametti di gattici, sospinti dalle campane che suonavano a festa, abbiamo accompagnato la mamma a riposare accanto a papà Sandro in quel cimitero di Livo che raccoglie tante umili persone per me così significative. Mentre deponevamo il corpo della mamma nella nuda terra, mi è venuto spontaneo chiedere ai tanti amici presenti di cantare un canto della montagna che lei gradiva molto.

"Che dolcezza nella voze de me mama, quando insieme s'arrivava al Capitel: la polsava en momentin, la pregava pian pianin. E alla fin la me diseva: Vei che nem! Ve saludo Madonina, steme ben!"

Mi venne poi spontaneo inginocchiarmi sulla tomba e chiedere la loro benedizione. (Non dimenticherò mai l'ultima straziante benedizione, quando papà e mamma mi imposero le mani e mi benedirono prima di ritornare nel 1991 a Korogocho). Su quella tomba sentii nuovamente quelle due mani benedicenti che mi davano tanta vita, tanta forza per ridiscendere agli inferi. Al mio ritorno, la comunità cristiana di St. John organizzò una stupenda eucaristia in memoria della mamma, la cui fotografia vedo spesso appiccicata sui muri delle baracche. La piccola comunità cristiana più povera, quella dell'Ujamaa (lebbrosi che vanno in città ad elemosinare) fece una colletta che mi presento' dicendo: "Antonietta è la nostra mamma." Mai avevo sentito la sua presenza come durante questo difficile anno. L'anno della lotta della terra di Korogocho. Lo scontro durissimo tra la comunità di Korogocho rappresentata dal comitato dei 28 (quattro per ognuno dei 7 quartieri della baraccopoli) e i proprietari delle baracche. Storia che ho narrato nella lettera  "La lotta per la terra" dello scorso anno. Gli insulti, le parole, le minacce che ho ricevuto per questo sono infinite. I proprietari delle baracche riuniti in associazione (COWA) hanno portato la comunità di Korogocho insieme con il prefetto della città e il commissario del governo per la terra in tribunale. La prima udienza fissata per il 4 ottobre fu rinviata. Siamo ancora in trattative per fissare una nuova data. Sarà una storia lunga e difficile. Penso che la comunità, difesa in tribunale dagli avvocati del Kituo cha Sheria, dovrebbe farcela ad ottenere la terra. Sarebbe davvero una bella notizia non solo per Korogocho, ma per tutti i baraccati di Nairobi. Nel frattempo il Pamoja Trust con i suoi organizzatori comunitari ha continuato ad organizzare la gente tramite gruppi di risparmio e credito (Savings & Credit) che sono ora la punta di diamante del Muungano ya Wanavijiji (coordinamento delle baraccopoli). Il Pamoja ha inviato anche vari membri del comitato popolare di Korogocho a visitare Bombay (India) per vedere come i baraccati di quella metropoli si sono organizzati (un'esperienza pilota).  L'8 dicembre abbiamo fatto un incontro di tutti i gruppi del Muungano. E' stato un momento molto bello: i rappresentanti dei baraccati hanno celebrato le loro vittorie. Oltre un migliaio di delegati, riuniti all'Ufungamano House hanno raccontato e danzato le loro imprese. Quest'incontro fu un primo assaggio per preparare gli importanti eventi di quest' anno: la Maratona di Nairobi (14 Aprile) promossa da Vivicittà che vedrà coinvolti insieme ai giovani delle baraccopoli, famosi atleti Keniani come Paul Tergat e l'incontro continentale dei baraccati d'Africa. Quest'ultimo si dovrebbe tenere il 29 Aprile al 3 Maggio a Nairobi. E' il primo del suo genere in Africa. E' promosso dall'SDI (Slum dwellers International) che ha incaricato il Pamoja Trust di organizzarlo. Sarà una vera benedizione anche per il coordinamento delle baraccopoli di Nairobi che dovra' per l' occasione esprimere una leadership democraticamente eletta. Il Land Caucus (un piccolo gruppo di persone impegnate sul problema della terra) ha dovuto darsi da fare per animare tutto questo. Un periodo che ha visto l'esplosione violenta della più grande baraccopoli Kibera (700.000 abitanti). Si parla oggi di 30 morti e di danni ingenti. Il tutto è scoppiato quando il presidente Moi (per scopi elettorali) ha detto che gli affitti a Kibera erano troppo alti. Questo vento di protesta è passato anche ad altre baraccopoli e sta ora surriscaldando Ngunyumu, un villaggio in muratura adiacente a Korogocho. Temiamo un altro bagno di sangue che potrebbe poi coinvolgere anche Korogocho. Altro punto caldo è stata la discarica del Mukuru situata davanti alla chiesetta di St. John. Migliaia di uomini, donne e bambini si guadagnano la vita raccogliendovi i rifiuti. Un gruppo di giovani (Mungiki) che vivono nel quartiere adiacente di Dandora hanno deciso di sbarazzarsi di un'altra banda rivale della discarica (Kamjeshi) che minacciava il loro controllo sui trasporti pubblici (tangenti). I giovani del Mungiki hanno sconfitto quelli del Kamjeshi uccidendo oltre venti persone. Hanno poi bloccato l'accesso alla discarica sia ai camion della nettezza urbana sia ai raccoglitori. E' stata la fame per tanta gente. Con l'aiuto di Anthony, un coordinatore comunitario di Upinde, abbiamo cercato di organizzare la gente della discarica. E' stato durissimo. Ma alla fine i raccoglitori di rifiuti hanno vinto. La polizia ha sgomberato dalla discarica i giovani del Mungiki e l'ha riaperta ai camion della nettezza urbana. Questo ha permesso alla gente di ritornare a lavorare. E' stata una grande vittoria. La gente della discarica ha promesso di organizzarsi in società legale che dovrà poi essere riconosciuta dal governo e di fare elezioni. Nonostante tutte le difficoltà, lotte, scontri, stiamo vivendo un momento di grazia per il problema terra a Nairobi. Per la prima volta il governo Moi ha iniziato ad affrontare seriamente il problema delle baraccopoli (è la prima volta dopo 100 anni di apartheid economica). Sono molte le ragioni di questa svolta. Il governo ha capito che le baraccopoli costituiscono una disgrazia internazionale ma possono essere anche un grosso serbatoio di voti soprattutto in questo anno elettorale. (Ricordiamoci che Nairobi politicamente è in mano all'opposizione). Altra grossa spinta è venuta da Habitat di Nairobi soprattutto tramite la sua dinamica direttrice Anne Tibaijiku. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere a Moi che non potevano continuare a lanciare campagne nel mondo sugli insediamenti urbani e sulla proprietà della terra nelle baraccopoli mentre a Nairobi c'è una delle peggiori realtà urbane mondiali. Infine lo sforzo della campagna per la terra sostenuta dal Pamoja Trust ha certamente influito su questa svolta governativa. In questo contesto l'incontro avvenuto il 16 gennaio di quest'anno tra Jane Weru (Pamoja Trust) e la Anne Tibaijiku è stato significativo. Questo permetterà un fronte comune: Habitat e baraccati per premere sul governo. Oggi sembra davvero che molti esponenti del governo siano pronti a fare qualcosa a favore dei baraccati. E' quanto emerso in un incontro a Thika prima di Natale. Forse il governo  non sa cosa fare, data la vastità del problema. Ma è già importante questa apertura. Si tratta ora di lavorare per concretizzare questa speranza.  Anche dentro Korogocho qualcosa si sta finalmente movendo. Il comitato per la terra che riunisce gli affittuari si sta rafforzando. E' la prima volta che questo avviene a Nairobi. Sono piccoli segni di speranza che hanno costellato questo anno difficile. Altro segno bello dentro Korogocho è stata la riconciliazione di due piccole comunità cristiane (Mukuru A e Mukuru B) che lavorano da anni sui rifiuti ma che si facevano la guerra per la terra data loro dal governo. "Questo nostro atteggiamento - ci disse la gente del Mukuru A - è antievangelico. Il Vangelo ci chiede di perdonarci. Non possiamo mangiare la Pasqua senza riconciliarci." Durante un pubblico incontro si domandarono perdono, divisero la terra con atto notarile mettendo così fine alla disputa. Suggello finale: benedizione della terra e delle due comunità con il sangue di capra per esprimere che i due gruppi sono ora una sola famiglia. Ed ha funzionato. Significativo anche l'accordo pubblico (firmato davanti a tutti) tra i capi musulmani e cristiani di Korogocho per dire la volontà di collaborare a favore della comunità allargata. C'è oggi un ottimo rapporto con l'imam e la comunità islamica nonostante Bin Laden! Questo dovrebbe portare lentamente (ci stiamo lavorando) ad un tentativo di community policing (polizia comunitaria): cioè ad una stretta collaborazione tra la polizia dello stato (corrotta fino all'osso) e la comunità di Korogocho per assicurare un minimo di sicurezza. Abbiamo passato mesi di totale insicurezza (che continua!) per i continui attacchi di bande armate che controllano Korogocho (uccidono, violentano, rubano..). Questa situazione di grande insicurezza dovuta a questi banditi armati ha portato lo scorso giugno a sanguinosi scontri tra la gente di Ngunyumu che vive in case in muratura e la gente di Korogocho. Anche qui siamo intervenuti per aiutare i gruppi avversari a parlarsi. Durante questi incontri è emersa la corruzione totale che regna a Korogocho (è mafia autentica) dove i banditi armati sono un tutt'uno con i poliziotti i quali a loro volta sono in stretto legame con le donne che vendono il chang'aa (alcol locale). Ma visto l'inutilità dei vari tentativi, abbiamo deciso di fare una marcia di protesta contro la polizia. Colmo dei colmi, la polizia sequestrò la macchina su cui avevamo piazzato l' altoparlante. La gente infuriata decise di marciare fino alla caserma di polizia. A pochi metri dalla caserma fummo attaccati dalla celere con lacrimogeni, manganellate. Tentammo di sfondare. Fui preso e schiaffeggiato da un poliziotto. Forzai allora la linea della celere ed entrai nella caserma dove mi attendevano i pezzi grossi della polizia. "Chi sei tu?" mi chiese il comandante. "Sono padre Alex e vengo dalla chiesa cattolica di St.John". "Fuori di qui! ". "Arrestatemi, arrestateci tutti! Siamo stufi di essere trattati così a Korogocho." Alla fine i capi accettarono di trattare e la spuntammo. Ritornammo in trionfo a Korogocho con la macchina sequestrata e l'autista arrestato. Fu una grande lezione per tutti sull'efficacia della mobilitazione popolare. Abbiamo intuito le stesse potenzialità mobilitando i ragazzi di strada. Questa volta aiutati da due amici americani, l'artista Lily Yeh e dal direttore di danza Wilson German. E' stato un momento bellissimo per i ragazzi di strada che frequentano i due centri : Boma Rescue Center e Korogocho Street Children Programme. Mentre la Lily aiutava i ragazzi di strada a disegnare, German li ha aiutati a fare teatro popolare. Lo spettacolo che hanno offerto al Paa ya Paa (un centro artistico retto dal noto Elimu Njao) è stato davvero travolgente. "Fiori dimenticati" era il titolo significativo dello spettacolo. "Ho un sogno" - cantavano i ragazzi di strada - con una grinta straordinaria. La gente mi rispetterà. Uno di noi sarà un giorno Presidente!" Non dimenticherò mai la cena fatta con Lily e Wilson nella casa dei volontari Acri, Monica e Claudina che fanno uno splendido lavoro. (Monica segue i programmi dei ragazzi di strada e Claudina le cooperative del Bega Kwa Bega e del Mukuru). Wilson (minato dal cancro) scoppio' in pianto. "Ho visto oggi una cosa bellissima: questi ragazzi di strada presentarsi con tanta forza e dignita' da lasciarmi interdetto. Io sono povero, un povero nero d'America. Ma farò di tutto per racimolare un po' di soldi per ritornare e dare speranza a questi ragazzi. Sono troppo bravi!". E singhiozzava ripensando alle sue lotte per i diritti umani degli africano-americani accanto a Martin Luther King. Abbiamo già chiesto ad Amref (una grande organizzazione internazionale) di darci una mano per far partire un movimento politico che riunisca i vari centri di Nairobi (sono una valanga) che lavorano per i ragazzi di strada ma che fanno purtroppo solo assistenza. Abbiamo bisogno di azione politica. Mai come quest'anno ho sentito e ho vissuto l'esperienza di Dio dentro le lotte dei poveri. Essi sono un vero luogo teologico. Mai mi sono sentito così vivo nonostante tutta la morte e le sconfitte, i crolli che mi attorniano. Ho sentito pulsare vita. Ho sentito i poveri danzare la vita. La gioia grande dei lavoratori della Del Monte quando lo scorso marzo si sono incontrati a Thika per celebrare la loro vittoria sulla multinazionale. E' stato un momento forte. L'impegno del sindacalista Daniel Kiule e di Stephen Ouma che ora lavora con il Kenya Human Rights Commission. (Stephen ci dà una mano incredibile anche con la scuola informale di St.John che sta filando via come un orologio. Nella gestione della scuola la comunità di St.John ha fatto passi da gigante!). La vittoria sulla Del Monte ha aperto le porte per la campagna contro l' industria dei fiori. Dopo un anno di indagini è ora pronto il documento finale che mette a nudo la drammatica realtà di 120.000 operai (in buona parte donne)che lavorano in questo settore. La campagna nazionale si aprirà il 10 febbraio con una conferenza stampa che rivelerà il vero volto dell'industria dei fiori, la più fiorente in Kenya. E inviterà i Keniani ad un boicottaggio simbolico per il 14 febbraio (No ai fiori per San Valentino). La settimana verrà chiusa da una celebrazione a Naivasha il 17 febbraio in memoria delle vittime di questo settore. All'industria dei fiori verrà dato un chiaro ammonimento: tre mesi per trattare altrimenti a maggio si andrà ad un boicottaggio internazionale. Vari organismi si sono dati un appuntamento a Nairobi il prossimo maggio per lanciare un boicottaggio dei fiori Keniani in Europa (i fiori arrivano ad Amsterdam e da lì sono distribuiti in varie nazioni europee). Un lungo cammino, il cammino dei poveri, degli oppressi. Ma su queste strade ho sperimentato sempre più vivo il Dio di Mosè, il Papi di Gesù, il Dio che cammina con il Suo Popolo, il Dio che libera. Ho vissuto la spiritualità dell'Esodo. Un cammino illuminato dalla lettura continuata dell'Apocalisse che ci ha accompagnato in questo anno difficile. Che forza rivoluzionaria la lettura della Parola fatta nei bassifondi della storia. Per me dodici anni di Parola a Korogocho mi hanno causato una rivoluzione copernicana. E' un dono grande che ho ricevuto. Parola che diventa volto: il volto di Gesù, il volto dei poveri. I volti della gente della discarica, i volti dei ragazzi di strada, i volti di donne, i volti di lebbrosi, volti di malati di Aids. I momenti serali stupendi di eucaristia celebrata a lume di lampada nelle baracche con la piccola comunità cristiana. I volti...un volto! Quello di Grazia, una ragazza madre che è venuta a vedermi la vigilia di Natale. L'avevo conosciuta nel lontano Natale del 94. In quella lontana notte in un locale notturno era stata presa da quattro giovani che l'avevano violentata per tutta la notte. Non riusciva più neanche a camminare. "E' apparsa la Grazia del Signore nostro Gesù Cristo..". E' quella la Parola che risuona nella notte natalizia. Guardando in volto Grazia mi sembrava una bestemmia. Avevo aiutato Grazia, ragazza madre con due figli, ad uscire dalla prostituzione, dall'alcol e dalla droga. Riuscì lentamente a rimettersi in piedi, ad uscire dal giro e a gestire un piccolo business, raccolta e rivendita di bottiglie usate. Era una gioia il vederla! Alla vigilia di questo natale 2001 (sette anni dopo) era venuta a vedermi, in lacrime. "Cosa c'è Grazia?" le chiesi. "Non saprei come ringraziarti per quello che hai fatto per me. Non avrò vite abbastanza per farlo. Ma in questi giorni sono stata male, ho fatto l' esame e il dottore mi ha detto che ho l'AIDS. Alex ieri ho tentato di bere e di far bere ai miei figli il veleno dei topi. Non me ne importa della mia vita ma mi tormenta il pensiero di lasciare soli questi miei due figli. Non hanno nessuno." "Grazia" replico "il Signore ti ha dato una grossa mano per rinascere! " "Sì è vero" mi risponde. "Vuoi che non ti aiuti in questo momento? Fidati ". Si asciugò le lacrime. La vidi il giorno di Natale fare la comunione. Con volto provato ma sereno. Sono questi i volti del mio Natale La vigilia anche noi, come tutte le piccole comunità cristiane ci siamo ritrovati a casa nostra a bere il tè della riconciliazione e a condividere quello che sentiamo in questo Natale. Il fratello Gino, le due volontarie, Claudina e Monica, padre Daniele (grande dono di Natale, segno tangibile che i comboniani hanno assunto Korogocho), e l'ugandese padre Alex Matua e altri amici. Un momento di intimità domestica. All'imbrunire siamo andati alla chiesetta di St. John per la celebrazione dell'eucaristia natalizia. La comunità aveva proprio voglia di celebrare, di cantare, di danzare. Era festa. Dopo il Vangelo come i pastori siamo andati in processione alla capanna dove abbiamo ascoltato l'annunciato "Mtoto amezaliwa Mukuru" (Un bimbo è nato nella discarica). Ritornammo poi nella chiesetta per spezzare il pane. Poi le comunità ritornarono poi alle loro baracche. Noi invece con le comunità della discarica e i ragazzi di strada siamo andati al progetto della discarica. E con i raccoglitori di rifiuti, con i ragazzi di strada (non sono questi i pastori di una volta?) abbiamo vegliato, pregato, danzato fino all'alba. Un'alba stupenda carica di rosso, carica di speranza. Poi abbiamo celebrato due eucaristie gioiose, festose. Nella seconda abbiamo celebrato il battesimo di una dozzina di bimbi. Festa della vita! Siamo ritornati a mangiare un boccone con la gente della discarica. Vero pranzo di Natale con i più disprezzati. E poi per i viottoli della baraccopoli siamo andati a portare l'eucaristia ai malati di Aids. Il giorno dopo una stupenda celebrazione eucaristica con la piccola comunità dell'Ujamaa, la comunità dei lebbrosi. Era proprio Natale. Soprattutto quando abbiamo condiviso il cibo con loro. Ci voleva proprio dopo un anno così duro, così intenso. Una boccata d'ossigeno, un sorso di vita. Soprattutto dopo gli eventi dell'11 settembre e la conseguente guerra degli USA contro l' Afghanistan. Me li son portati nello stomaco come dei macigni che mi hanno fatto un male boia. E' la rivelazione (Apocalisse) dell'assurdita' del sistema. "Dio ci sfida a ripensare la nostra maniera di vivere e di agire. - afferma il teologo sudafricano Albert Nolan - "non siamo noi forse colpevoli di servire due maestri, Dio e il denaro, Dio e il materialismo?." Questa crisi e' un momento unico per dire la nostra fede, il nostro status confessionis. Per questo mi ha fatto ancora piu' male il silenzio della Chiesa e delle Chiese (anche se ci sono delle eccezioni). Korogocho e' un luogo privilegiato per sperimentare questo. "La Chiesa adempie la sua vocazione quando e' presente di fronte alle rotture che crocefiggono l'umanita' nella sua carne e nella sua unita' " - cosi' afferma il vescovo Claverie assassinato nel 1996 in Algeria. "Gesu' e' morto dilaniato tra cielo e terra, le braccia protese a riunire i figli di Dio dispersi dal peccato che li separa, li isola e li volge gli uni contro gli altri e contro Dio stesso. Egli si e' posto sulle linee di frattura nate da questo peccato. In Algeria siamo proprio al nostro posto giacche' e' in questo luogo che si puo' intravedere la luce della Risurrezione." Anche noi a Korogocho siamo al posto giusto! Nella notte fonda di natale ho rivisto brillare la croce del Sud che mi ha sempre accompagnato in questi duri ma bellissimi anni a Korogocho...... quattro punti luminosi.... aspettando ora di camminare con voi sotto la stella polare, la stella del Nord. Il cammino e' uno.....buon cammino. Sijambo! Alex

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SOLIDARIETA'

 
Petizione per salvare le foreste

Chiudi gli occhi e respira profondamente. Bene. Adesso apri gli occhi e guarda l'orologio: sono passati solo due secondi per portare ossigeno ai tuoi polmoni e garantirti la vita. Questo è lo stesso tempo che serve alle compagnie del legname di tutto il mondo per abbattere un'area di foresta grande come un campo da calcio. Sì proprio quella stessa foresta che ti ha permesso di  respirare. Di questo passo entro cinquant'anni anche l'ultimo grande albero sarà stato abbattuto e la vita su questo pianeta non sarà più la stessa. E pensa che basterebbero solo due secondi per fermarli. Come? In rete puoi trovare una petizione:   http://act.greenpeace.it/mail_salvaocancella.htm E' indirizzata a tutti i governi che si riuniranno al Summit delle Foreste all'Aja il prossimo aprile per decidere se salvare o distruggere le foreste del mondo. Prendi  dal sito il testo della petizione, stampalo e fotocopialo, distribuiscilo a tutti quelli che conosci. Fai girare questo appello e questa e-mail. Non aspettare domani, non c'è tempo. E' troppo importante. Siamo in tanti pronti a batterci per evitare che questi spazi incontaminati spariscano del tutto, ma dobbiamo essere ancora di più per far si che cambi veramente  qualcosa. Non ti tirare indietro, non girare la testa. Possiamo ancora salvarle.

Cercasi volontario

Giovanni Zampini (Associazione La Fraternità) ci ha inoltrato quest’appello di Arrigo Cavallina: Cerco un volontario disponibile ad accompagnare un ragazzo che uscirà dal carcere di Montorio nella comunità Exodus di Reggio Calabria, dove sarà accolto. La data sarà circa il 4 febbraio prossimo, ma si può modificare secondo le esigenze del volontario. Si tratta di prendere il treno la sera (in cuccette) per arrivare la mattina dopo - stare ospiti a Reggio quanto si vuole - e fare da soli il viaggio di ritorno (c'è sempre la possibilità di viaggiare di notte in cuccetta) - Ovviamente il volontario non ha da spendere niente. Se qualcuno può farci questo grosso piacere, mi telefona: 045-582397 o 583223, lasciando un messaggio in segreteria. (Fonte: Rete lilliput Verona)

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MASSMEDIA e TAM TAM vari 

SITI DA VISITARE 
 
1) Pedagogisti on line www.educare.it
2) RAC DIS GIO' 2002: News dall'Informagiovani di San Bonifacio http://infogiovani.interfree.it
3) Notiziario femminile www.femmis.org ."Femmis", Feminine missionary information service, e' il notiziario telematico femminile  promosso dalle Missionarie Comboniane (Pie Madri della Nigrizia). Femmis e' un servizio informativo in sinergia con tutti e tutte coloro che, come noi, sono sensibili alla situazione femminile nel mondo. La notizia vista e scritta da donne che fanno dell'informazione senza esclusioni, la loro missione. La formazione di donne, protagoniste della loro informazione. Femmis offre ogni giorno: Una frase, un proverbio, una ricetta, un detto sulla donna e altro. Ogni settimana: Una foto, un profilo di donna e un articolo d'attualita'. Ogni mese: Una rassegna stampa, notizie sul mondo femminile e un dossier della rivista "Raggio". Links a siti e bibliografia femminile. Femmis e' membro dell'associazione WIN (Women's International Network).
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
7) Da San Bonifacio... www.sanbonifacioonline.it
8) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
9) Il sito di Mario Lodi www.casadelleartiedelgioco.org
10) Educazione&Scuola, htpp://www.edscuola.com
11) Biblioteca di Nogara: http://digilander.iol.it/biblionogara/
12) Il paese delle donne http://www.womenews.net
13) Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi www.consumietici.it
14) La casa editrice ACHAB: www.edizioni-achab.it
 
Rac Dis Giò 2002 

AMMINISTRAZIONE COMUNALE, DISTRETTO SCOLASTICO N.30 e INFORMAGIOVANI di San Bonifacio (VR) promuovono la 6^ Edizione biennale di «Rac Dis Giò 2002» (Racconti – Disegni – Poesie – Foto : Giovani). Si sta avvicinando la data di scadenza (SABATO 16 FEBBRAIO 2002) per l’adesione e consegna degli elaborati (Racconti, Disegni, Poesie o Foto) relativi alla 6^ Edizione del Concorso culturale «Rac Dis Giò 2002».  Il palinsesto è rivolto agli alunni delle classi 4 e 5 elementare e agli studenti delle scuole medie dei Distretti Scolastici di San Bonifacio e Cologna Veneta; agli studenti delle scuole superiori della provincia di Verona e, limitatamente alla sezione “Foto”, ai giovani dai 17 ai 25 anni residenti nella regione Veneto. Il bando di concorso, che contiene anche i tagliandi di partecipazione, è reperibile presso tutte le scuole della provincia di Verona, tutti gli sportelli Informagiovani del Veneto e nel sito internet dell’Informagiovani di San Bonifacio: http://infogiovani.interfree.it

La rassegna si concluderà sabato 27 aprile, alle ore 17 presso il teatro «Centrale» di San Bonifacio, con la premiazione degli elaborati risultati vincitori e la presentazione del 6 volume «Rac Dis Gio». Per informazioni è possibile rivolgersi a: Gaetano Zonato (Tel. 045 7610152 gzonato@tiscalinet.it) o all’Informagiovani di San Bonifacio (Tel 045 7613707 racdisgio@libero.it).

Premio di Poesia «Cielo d'Alcamo» 

I Edizione Premio di Poesia “Cielo d’Alcamo” in memoria di “Salvatore Di Gaetano” Poeti ed eroi del tempo 2001 Quattro pubblicazioni in premio  SCADENZA 30 maggio 2002 Organizzato dall'Associazione Ce.S.I.S.E., Centro Studi ed Iniziativa Sociali Europee, con sede in Alcamo in Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 11, e con il Patrocinio della Regione Siciliana, Presidenza del Governo; SEZIONE UNICA - Poesia a tema libero di non più di 36 versi (sono ammesse, invece di un'unica poesia, due o più poesie, purché la lunghezza complessiva non superi le 36 righe). Contano anche eventuali righe bianche tra una strofa e l'altra e tra una poesia e l'altra; TESTI - I testi devono essere in lingua italiana, inediti. Non sono ammessi testi che siano già stati premiati ai primi 3 posti in altri concorsi. Possono partecipare autori italiani e stranieri ovunque residenti; NUMERO COPIE - I concorrenti devono inviare tre copie di cui una con nome cognome, indirizzo, numero di telefono e nome del Concorso cui partecipano e una in formato informatico su floppy disc. Le copie vanno inoltrate al Ce.S.I.S.E., Via Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, 11, 91011 Alcamo (TP) – Premio di Poesia Cielo d’Alcamo; QUOTA DI PARTECIPAZIONE - L. 35.000. I giovani fino a 21 anni pagano una quota di ridotta pari a lire 15.000; PAGAMENTO QUOTA - Preferibilmente con versamento sul Conto Corrente postale n. 29888203 intestato a "CE.S.I.S.E. – Via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, 11, 91011, Alcamo (TP)". (È importante indicare la causale del versamento). Oppure assegno o vaglia intestato a Ce.S.I.S.E., Centro Studi ed Iniziative Sociali Europee. Per i pagamenti dall'estero utilizzare contanti in dollari statunitensi da inviare in busta assicurata al Ce.S.I.S.E., Centro Studi ed Iniziative Sociali Europee, Via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, 11, 91011 Alcamo, (TP); SPEDIZIONE - Spedire gli elaborati entro il 30 aprile 2002 a: " CE.S.I.S.E. – Centro Studi ed Iniziative Sociali Europee – Via Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, 11, 91011, Alcamo (TP)"; PREMI Al primo classificato: Targa Poeti ed Eroi “Cielo d’Alcamo” in memoria di Salvatore Di Gaetano, Pubblicazione di un libro di 32 pagg. Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000; Al secondo classificato: pubblicazione di un quaderno di 32 pagg. Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000; Al terzo e quarto classificato:Pubblicazione di un quaderno autocopertinato di 32 pagg. L'autore di ogni opera vinta riceverà 50 copie gratuite. Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000; Dal quinto al decimo e a tutti i segnalati e meritevoli: attestato, pubblicazione della poesia sull’antologia del premio (di cui riceverà una copia in omaggio), e su Internet. Ogni ulteriore copia al costo di lire 20.000; Attestati ai segnalati dalla Giuria. Tutti i segnalati verranno inseriti nell’antologia del premio. Le copie dell’antologia saranno disponibili a lire 20.000 (oltre 10 copie a lire 17.000); ANTOLOGIA - Si prevede la realizzazione di un'antologia del premio su cui saranno inserite le opere migliori; GIURIA - La Giuria è composta da: Antonio Fundarò (Presidente della giuria),  Roberto Calia, Carlo Cataldo, Maria Di Gaetano, Massimo Di Gaetano, Michela Di Gaetano, Antonino Papania; DIRITTI D'AUTORE - Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al concorso, cedono il diritto di pubblicazione all'interno della pubblicazione e sul sito Internet dell'associazione e/o su eventuale Antologia del premio senza aver nulla a pretendere come diritto d'autore. I diritti rimangono comunque di proprietà dei singoli Autori per ogni ulteriore futura utilizzazione; PREMIAZIONE - Avverrà a Alcamo (TP) nel mese di Maggio/Giugno 2002. La data verrà divulgata a mezzo stampa, sul sito internet e per vie postali; INFORMAZIONI - Ce.S.I.S.E. tel. 338 2883039 da lunedì a venerdì in orario 10-12,30 e 15-17.; RISULTATI - Tutti i partecipanti riceveranno notifica dei risultati con posta o per via telematica per coloro che indicheranno l’indirizzo e mail. (fonte: afundaro@unipa.it)

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INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI

 Messaggio ai volontari antiguerra

Cari amici, è attualmente in discussione nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa il disegno di legge n.1927 per la ratifica ed esecuzione dell’accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea, che comporta, al contempo, emendamenti alla legge n. 185/90 sulla trasparenza e il controllo del commercio di armi. Tali emendamenti introdotti possono avere conseguenze sulla trasparenza e il controllo del commercio delle armi, sulla pace e la sicurezza sia italiana che internazionale. Il risultato è che una parte significativa delle esportazioni di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell’ opinione pubblica. Vi proponiamo che questa informazione 'nascosta' sia la base su cui far nascere una campagna informativa che metta i parlamentari italiani di fronte alle loro gravi responsabilità nel caso passassero le modifiche alla legge che i mercanti di armi da anni chiedevano. Siamo di fronte all'ennesima conferma della necessità di unire le forze e di indire una mobilitazione. Vi segnaliamo che sul sito di PeaceLink c'è l'intero dossier sulla questione della modifica alla legge 185: http://www.peacelink.it/dossier/oscar/ Vi chiediamo di diffondere l'informazione, di scrivere ai giornali nazionali e locali e di informare le associazioni, gli amici e i parlamentari con cui siete in contatto.Un cordiale saluto. Alessandro Marescotti - presidente di PeaceLink - www.peacelink.it

Lettera di 53 soldati e ufficiali israeliani: «NON SPARO PIU'»

«Noi, ufficiali e soldati combattenti di riserva di Tzahal, che siamo stati educati nel grembo del sionismo e del sacrificio per lo stato di Israele, che abbiamo sempre servito in prima linea, che siamo stati i primi, per ogni compito, facile o difficile che fosse, a difendere lo Stato di Israele e a rafforzarlo. Noi, ufficiali e soldati combattenti che serviamo lo Stato di Israele durante lunghe settimane ogni anno, nonostante l'alto prezzo personale che abbiamo pagato. Noi che siamo stati in servizio di riserva in tutti i territori e che abbiamo ricevuto ordini e istruzioni che non hanno niente a che fare con la sicurezza dello Stato, e il cui unico obiettivo è la dominazione sul popolo palestinese. Noi che con i nostri occhi abbiamo visto il prezzo di sangue che l'occupazione impone su entrambe le parti di questa divisione. Noi che abbiamo sentito come gli ordini che ricevevano stavano distruggendo tutti i valori di questo paese. Noi che abbiamo capito che il prezzo dell'occupazione è la perdita dell'immagine umana di Tzahal e la corruzione dell'intera società israeliana. Noi che sappiamo che i territori occupati non sono Israele, e che tutte le colonie sono destinate ad essere rimosse... Noi dichiariamo che non continueremo a combattere in questa guerra per la pace delle colonie, che non continueremo a combattere oltre la linea verde per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo. Noi dichiariamo che continueremo a servire Tzahal in qualsiasi obiettivo che serva la difesa dello Stato di Israele. L'occupazione e la repressione non hanno questo obiettivo. E noi non vi parteciperemo.
 
"Berlusconi? Una minaccia per l'Europa"

FRANCIA - Durissimo "Le Monde Diplomatique" sul premier italiano. Intervista al direttore Ignacio Ramonet
ANNA MARIA MERLO - PARIGI

Oggi 1° febbraio, Le Monde Diplomatique esce in Francia con un editoriale del direttore Ignacio Ramonet intitolato semplicemente "Berlusconi" (che sarà pubblicato nell'edizione italiana da il manifesto il 15 febbraio). Un'analisi dura, che mette in evidenza le caratteristiche del regime italiano e il rischio che "questo modello così preoccupante" si estenda in Europa
Come mai adesso questo appello alla vigilanza? C'è una ragione quasi editoriale: non abbiamo parlato molto dell'Italia ultimamente, anche se per il primo compleanno del governo Berlusconi stiamo preparando degli articoli. Ma già adesso questo governo ha un bilancio che obbliga a prendere posizione, sotto gli occhi di tutti con la crisi causata dalle dimissioni di Ruggiero. Non per simpatia verso Ruggiero, che è stato il primo direttore del Wto, ma per i metodi di Berlusconi. Pensiamo che il gruppo di Berlusconi tratti la politica in un modo che merita riflessione, perché rischia di estendersi. L'idea di considerare lo stato come un'impresa, di non avere un comportamento che risponda alla domanda sociale, l'idea che primeggino i principi del marketing, che la volgarità invada il governo: tutto ciò ci ha spinti a fare questo primo punto. In Francia e non solo resta incomprensibile perché gli italiani abbiano rivotato per Berlusconi dopo l'esperienza del `94. Lei come lo spiega? Berlusconi non ha potuto apparire che dopo il crollo del mondo politico italiano. Con l'operazione Mani pulite, con l'evidenza della corruzione, ma anche con l'usura del potere dell'Ulivo, Berlusconi sorge nel campo di rovine della politica italiana. E purtroppo non trova nulla di fronte per fermarlo, bisogna dirlo. Gli europei possono imparare qualcosa da questa storia? Due lezioni, secondo me. Primo: anche in altri paesi, in Francia per esempio, c'è la tentazione di gettare dalla finestra tutti i partiti, di dire che sono tutti corrotti. Certo, bisogna che la verità venga detta, ma non arrivare a una liquidazione generalizzata della politica, che può favorire l'apparizione di personaggi come Berlusconi, il più corrotto, il più affarista di tutti. La seconda lezione è che Berlusconi, per il momento, è un esempio quasi unico - c'è per esempio anche il sindaco di New York, Michael Bloomberg - di un personaggio che possiede un enorme patrimonio e dei media e che arriva ad ottenere tutto il potere. E domani? Avremo Jean Marie Messier in Francia? (il presidente di Vivendi Universal, ndr). C'è la volontà di governare come in un'impresa, cioè di governare per sé, per proteggere il proprio patrimonio, per arricchirsi ancora, per proteggersi dalla giustizia. Berlusconi ha guadagnato milioni di euri in Borsa con la sua sola elezione. Si può dire che sia il primo governante quotato in Borsa: se vince, si guadagna! All'estero stupisce il suo metodo di governo... Sì, un comportamento personale dove la menzogna viene eretta a metodo. Il fatto che dopo aver affermato la superiorità della cultura occidentale abbia invitato gli ambasciatori dei paesi arabi in Italia per far sentire loro una cassetta con una registrazione truccata del suo intervento a Berlino è pazzesco: un governante o si assume la responsabilità di quello che ha detto o fa ammenda. Ma non mente così spudoratamente. A completare il quadro ci sono poi gli alleati, che all'estero "passano" difficilmente...  L'idea di associarsi a Bossi è impresentabile. Siamo ai banditi al potere, come nel caso del partito di Haider in Austria. Per non parlare del neo o post-fascista Fini, che in questo contesto passa per essere il migliore. Non è possibile immaginare una situazione peggiore. In Europa c'è la tendenza a pensare il governo Berlusconi come qualcosa di pittoresco, un po' ridicolo, un Alberto Sordi al potere insomma. Invece, per me, siamo di fronte a una situazione molto pericolosa. Bisogna fare molta attenzione. Sono preoccupanti, per esempio, i risultati elettorali di un paese serio come la Danimarca. C'è un'esplosione di egosimi locali, che non è altro che l'espressione della crisi della democrazia. Berlusconi rappresenta questa crisi e ne è una cattiva risposta: è come se a prevalere fosse stata una specie di ipnosi televisiva, che fa credere che ci siano soluzioni demagogiche ai problemi reali.

SEM TERRA: Uccisi dal potere
di FREI BETTO *

Ametà degli anni '70 ho contribuito a organizzare le Comunità ecclesiali di base a Sao Mateus, nello stato di Espirito Santo. Nella riunione in chiesa notai la presenza di un giovane alto e secco che per la prima volta si interessava all'articolazione fra la fede cristiana e i diritti sociali. Era José Rainha, oggi leader dei sem terra nel Pontal do Paranapanema (nello stato di San Paolo), alla cui formazione ho partecipato. Due sabati fa, dopo l'occupazione della fazenda Santa Rira, nella località paulista di Primavera, espropriata tre anni fa dall'Istituto nazionale per la riforma agraria (l'Incra) José Rainha si è beccato due tiri da parte dei pistoleros che lavoravano come personale di sicurezza della proprietà. E' entrato così nella tragica statistica dei braccianti assassinati, feriti o minacciati di morte, in Brasile, per rivendicare un diritto elementare: un pezzo di terra nel paese del latifondo. Secondo la Commissione pastorale della terra e il Movimento sem terra (Mst) dal 1987 al 2001 sono stati uccisi 132 lavoratori rurali. E dal 1997 al 2001 ne sono stati arrestati 607 colpevoli di avere lottato per la giustizia. Gran parte delle terre del Pontal è stata accaparrata dai fazenderos. Sono terre che appartengono allo stato e, tuttavia, sono nelle mani di privati. In quanto improduttive ledono la Costituzione e sono, con giusta ragione, obiettivo delle occupazioni dell'Mst. L'aggravante, nel caso della fazenda Santa Rita, di proprietà della famiglia Junqueira, è che il denaro per l'esproprio da tre anni è stato stanziato dall'Incra, ma la giustizia locale non l'ha mai messo a disposizione né ha ordinato che la proprietà fosse consegnata agli agricoltori. Venerdì 18 gennaio il sindaco di Santo André, nella cintura industriale paulista, è stato sequestrato in piena San Paolo e il giorno dopo barbaramente assassinato. Eravamo amici. Da più di vent'anni lavorava con la Pastorale operaia dell'Abc paulista, la cui sede è nello stesso municipio che lui guidava, come sindaco, per la terza volta consecutiva. Nel 2000 era stato rieletto con circa il 70 per cento dei voti. Era una persona dolce, ponderata e molto competente. Ingegnere e dottore in scienze politiche, Celso Daniel era professore dell'Università pontificia di San Paolo (la Puc) e della Fondazione Gétulio Vargas. Da poco era stato nominato coordinatore della campagna di Luiz Ignacio Lula da Silva alla presidenza della repubblica.
L'attentato contro José Rainha, il sequestro e l'assassinio di Celso Daniel e le minacce di morte contro esponenti politici del Pt sono la prova che San Paolo è ostaggio dei banditi. L'assassinio, l'anno scorso, di Toninho da Costa Santos, il sindaco del Pt di Campinas, è rimasto insoluto e va ad aggiungersi all'impunità degli assassini che a Eldorado dos Carajas, il 17 aprile del '96, uccisero 21 sem terra. Nel paese dell'impunità, i banditi agiscono nella convinzione di possedere l'immunità. * Frei Betto, brasiliano, è scrittore e autore, fra gli altri libri, di "Battesimo di Sangue" (Sperling & Kupfer)

Federalismo e appalti

Le opere pubbliche del Veneto potranno presto essere progettate, appaltate e realizzate con criteri di maggiore "agilità e celerità" grazie al disegno di legge n° 56 del 31.12.2001 intitolato: "Disposizioni generali in materia di lavori pubblici e di interesse pubblico". Secondo le previsioni dell'assessore proponente, Massimo Giorgietti (An), sarà consentito alle amministrazioni pubbliche di affidare gli incarichi senza alcuna gara per importi al di sotto di 300 mila euro - fino a 400 mila con eventuali prosecuzioni - e di adottare una formula di "gara informale", con la partecipazione di almeno 10 soggetti, fino ai 750 mila euro. Simile il metodo proposto dal ddl per gli incarichi di stesura di studi di fattibilità e progettazione: se l'importo è inferiore ai 100mila euro le consulenze potranno essere affidate direttamente dalle amministrazioni "con provvedimento motivato a soggetti di propria fiducia"... !
 

R E S I S T E T E !

"Aquì estamos", così vorremmo rispondere a tutti quei giornalisti della televisione e della carta stampata che all’indomani della manifestazione a Roma dell’Ulivo hanno saputo solo riportare quanto a loro faceva più comodo, estrapolando solo quelle frasi e quelle parole che a loro servivano per gettare fango su di un centro sinistra in difficoltà, ma non ancora finito. Purtroppo, buona parte della televisione e della carta stampata oggi "puzza di regime", e quel che più dispiace, è che proprio le reti pubbliche siano le più asservite a questo "regime". Noi il 02 febbario eravamo a Piazza Navona ed il grido di Marcos a Città del Messico non può non fare eco anche nella piazza della nostra capitale; dove i più elementari diritti dell’uomo e del cittadino vengono messi in pericolo, è necessario che la gente comune scenda in piazza a sostenere i propri leader, i propri rappresentanti. Certo le parole di Moretti erano necessarie, ci voleva uno scossone, altrimenti qui si rischia di cadere definitivamente in letargo, ma Piazza Navona, il 02 febbraio e soprattutto l’Ulivo non sono solo Nanni Moretti. E’ così brutto e triste aver visto in televisione e sui giornali solo l’intervento del regista, quando prima di lui erano saliti sul palco docenti, scrittori, economisti, gente comune, che parlando con il cuore hanno saputo tenere viva la fiamma seppur esile della speranza, la speranza di un’Italia differente, di un paese che appartiene non ad un solo uomo ed alla sua banda, ma ai cittadini a tutti gli italiani. "Noi siamo qui", il popolo dell’Ulivo c’è, è nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nei posti di lavoro, noi ci siamo, non ascoltate la televisione e la stampa, noi abbiamo visto e ciò che i giornalisti vi raccontano sono distorsioni, non si può e non si deve ridurre una giornata come quella del 02 febbraio al solo intervento di Moretti. Strano che nessuno abbia fatto riferimento all’in tervento del giornalista Massimo Fini, che tutto è se non un uomo certamente non di sinistra, proprio quest’ultimo ci ha augurato e raccomandato di RESISTERE, lui che nulla ha da spartire con la sinistra e con l’Ulivo, ha ringraziato la gente di sinistra di esserci, perché finchè noi ci saremo il "regime" dovrà temere. Nel suo intervento, Massimo Fini ha messo in guardia la gente contro le vili mosse e le furberie di questa "banda" che oggi ci governa, grazie anche probabilmente ad una maggioranza donatagli da mosse sbagliate e dalla poca convinzione di molti uomini del centro sinistra. Ma questo deve farci riflettere, e soprattutto deve essere di stimolo per ripartire. Ripartire da dove? Anzitutto ritorniamo ad essere uniti, uniti nelle piazze, nelle nostre città, riscopriamo il piacere di fare politica, che non è solo andare a votare, ma è soprattutto prenderci a cuore il presente ed il futuro del nostro paese, "I Care". Se oggi dobbiamo fare manifestazioni per difendere un diritto elementare come "la legge è uguale per tutti" (riportata in tutti i tribunali) , allora vuol dire che la situazione è più grave di quello che possa sembrare. Scuotiamoci dal nostro torpore, non pensiamo che siccome abbiamo la pancia piena, soldi da spendere ed un euro convertitore in più, le cose vadano bene. Al contrario. Quando in un paese c’è chi da solo controlla una buona fetta dei mezzi di comunicazione di quel paese, ed è a sua volta capo del governo, e ci propina l’idea di un primo ministro operaio, insegnante, impiegato, noi siamo preoccupati; già negli anni venti del secolo scorso, qualcuno diceva di essere il Duce operaio, contadino, ecc., c’e ra una stampa di regime, si creavano slogan con cui parlare alla gente, forse nulla è cambiato da allora, questi sono i rischi dei ricorsi della storia, speriamo proprio di no! Siamo convinti che il popolo di sinistra reagirà, dal 02 di febbraio siamo convinti che questa reazione è già iniziata, anche se c’è chi tenta di minimizzarla, proprio come faceva la stampa del regime fascista contro l’opposizione di allora. Noi abbiamo già avuto i nostri Matteotti e Rosselli, sì, Falcone e Borsellino, non dimentichiamoli per favore. Giornalisti abbiate il coraggio e la decenza di riportare quanto veramente avete visto a Piazza Navona. Noi abbiamo visto migliaia di persone, con le loro bandiere, con la loro voglia di sapere, conoscere, far proprie le parole di quella manifestazione. Non si possono dimenticare i molti interventi che hanno preceduto quello improvvisato di Moretti, e se proprio quelli di Fassino e Rutelli sono stati i meno coinvolgenti, i più politicizzati e sicuramen te anche i più "macchiavellici", non si può fare finta di nulla, e soprattutto, non si può continuare a fare solo televisione e stampa di "regime", abbiate voi giornalisti il coraggio di raccontare almeno la verità, abbiate rispetto delle idee e di tutti coloro che non la pensano come voi e come il "regime" a cui vi siete asserviti. Ci siamo commossi ascoltando il docente di Firenze, l’ex magistrato di "Mani pulite" che è costretto a difendere i suoi colleghi e se stesso solo per aver fatto il proprio dovere, che è quello di giudicare chi ha commesso dei reati, indipendentemente dal colore della pelle, dalla suo sesso, dal fatto se sia ricco o povero, (anche perché oggi i magistrati si dovranno difendere da soli, soprattutto quelli che indagano sugli uomini di "regime", la scorta non serve, togliamola, questo è ciò che pensano i nostri attuali governanti), la cantante Cinquetti, che oggi ha l’età giusta, ci ha invitato a tornare nelle piazze, la sinistra ha sempre fatto sue le piazze di tutta Italia, non possiamo continuare a nasconderci dietro ad un dito, a fare finta di nulla, siamo chiamati ad assumerci tutti le nostre responsabilità, facciamoci carico ognuno di noi di queste battaglie di civiltà anzitutto, visto che purtroppo, nonostante il capo del governo ritenga che noi siamo più civili dei nostri fratelli mussulmani, oggi in Italia, dobbiamo preoccuparci di difendere i più elementari valori di civiltà, dobbiamo preoccuparci che le nostre conquiste civili non cadano nel baratro per colpa di questi "banditi". Come mai nessun telegiornale ha riportato gli interventi di Dalla Chiesa, del docente di architettura di Firenze, come mai nessuno ha detto che la destra che oggi governa il nostro paese è fra le peggiori destre del mondo, il centro destra si è legato alla Lega e alla destra di Rauti, come mai solo pochi hanno avuto il coraggio di riportare anche altre parti del discorso di Moretti, quelle in cui lo stesso ha detto che continuerà a votare Ulivo e che dobbiamo preoccuparci di chi ci governa e dei suoi uomini (vedi Fede, definito dal regista uno squadrista, che ha sostituito l’olio di ricino ed il manganello con un telegiornale fazioso, violento nel linguaggio, offensivo, razzista e sicuramente pericoloso). Quindi perché raccontare e riportare sol o mezze verità, perché distorcere la realtà, questo lo si faceva all’epoca del fascismo, dobbiamo pensare che ci siamo ritornati? Carissimi, questo è il nostro paese oggi, dobbiamo metterci ai remi prima che vada alla deriva nelle mani di questi insensati, di questa "banda" che compera i voti con l’euro convertitore, che chiama la Marina Militare a svolgere compiti di polizia contro un canotto sgangherato con sopra disperati alla ricerca di una vita migliore, che sogna un sistema giudiziario americano, fatto di pochi che si possono permettere i migliori avvocati ed i più costosi in grado di scavalcare leggi e giustizia. Non fatevi illudere dal vostro benessere, non pensate perché avete il cellulare, la macchina nuova, i soldi per comperarvi nuovi vestiti, che tutto vada bene; e che diamine! scuotetevi, non vi accorgete che vi stanno fregando, non vedete che vi stanno prendendo in giro, non possono rispondere legalmente alle accuse mosse contro di loro nelle aule giudiziar ie, allora cosa fanno, cambiano le leggi con la maggioranza del parlamento, si creano i salvacondotti, fanno "fuori" i giudici e chi li difende, fanno leggi appositamente per loro, BASTA, non siamo un paese democratico, siamo in una "dittatura di regime", e la cosa che più scandalizza e che facciamo finta di nulla, finchè non toccano le tue tasche, finchè non scuotono il tuo torpore, che facciano pure! E’ incredibile quanta viltà, è incredibile come si possa pensare che tutto vada bene, perché in televisione si ostentano soldi, benessere e schifezze di ogni genere (mi viene da ridere se penso che il nostro presidente del consiglio vuole combattere la prostituzione nelle strade, se per primo non combatte quella nelle sue reti televisive, tutte le trasmissioni sono una buona occasione per fare vedere culi e tette, soubrette incapaci di ballare, recitare e persino parlare, cavalcano il sipario mostrando il loro corpo, è l’unica cosa che sanno fare, ed il loro "padrone", nonché nostro presidente del consiglio dei ministri cosa dice: non posso uscire di casa con i miei figli perché lo spettacolo a cui devono assistere per le strade a causa di donne che si prostituiscono è vergognoso, devo supporre allora che i suoi figli non guardano le trasmissioni delle sue reti televisive perché lo spettacolo è altrettanto vergognoso, inoltre è ancora più ipocrita e assurdo perché è giustificato dal mezzo di comunicazione, insomma dalla televisione stessa). Per favore allora! Noi dovremmo tacere ed ascoltare quanto ci riportano i giornalisti servi del padrone? Ma per favore, a loro e a questa "banda" che ci governa non gli lascerei fare neppure un uovo al tegamino. RESISTETE. Altro da dirvi non abbiamo, se non di resistere e di invitarvi a Roma per la grande marcia dell’Ulivo il 02 marzo 2002. "Aquì estamos". Mirco (mircoguerra@hotmail.com) e Concettina.

Lettera di Ettore Masina

Quando dalle mammelle non le fosse più fluito il latte per la sua bambina –Adama - o comunque Adama, con il passare dei mesi, avesse richiesto inequivocabilmente un cibo più sostanzioso, allora il destino di Safiya Husseini si sarebbe compiuto. La polizia l’avrebbe collocata in una buca e ve l’avrebbe seppellita fino al suo ormai inutile seno. La gente del villaggio avrebbe raccolto pietre, non più grandi di un pugno, e con una grandinata di quelle pietre l’avrebbe uccisa. Delitto di Safiya, l’avere procreato fuori dal matrimonio: e a esigere quel supplizio non era il Corano, misericordioso, ma la sharia, una legge che pretende di derivare dalle parole di Maometto e che conosce varie interpretazioni: crudelissima nel Sokoto, lo stato nigeriano in cui vive Safiya. Non avevo letto questa notizia sui grandi giornali italiani e, del resto, soltanto uno di essi, come ho poi constatato, l’aveva pubblicata, con un titolo a una colonna: gli orrori (ma anche le meraviglie) del mondo “altro” trovano ben poco spazio, com’è noto, sulla nostra stampa. A segnalarmi la notizia è stato un giornalista arabo, Farid Adly , che vive in Italia e dirige ANBAMED, un’agenzia di informazioni sul Mediterraneo. Subito ho pensato che dovevo fare qualcosa. Forse sono stati i miei viaggi nel Sud della Terra a “sbalestrarmi”, come si dice volgarmente, cioè a confondere la mia bussola ideale, il fatto è che mi càpita (ma so che è condizione di molti miei amici e amiche) di sentirmi, in certe occasioni, in casa mia e contemporaneamente sulle falde di qualche Calvario: fra i lontani, che si pretendono innocenti a causa della loro dislocazione, e contemporaneamente, se fingessi di non sapere, fra i carnefici. E’ accaduto anche questa volta. Ho provato a fare qualcosa perché non riuscivo a rimanere inerte davanti a quella fossa in cui si sarebbe compiuto, oltre a tutto, mandato assolto il padre della bambina, un altro ignobile capolavoro del maschilismo. Così mi sono aggrappato all’e-mail come a un tam tam capace di raggiungere altre persone che non riuscissero a rimanere zitte e immobili davanti al destino di Safiya. Ho spedito circa 300 messaggi ad altrettanti amici: voi. Nel giro di pochi giorni sono stato travolto da una gigantesca ondata di solidarietà: più di 3500 richieste di informazioni o relazioni sul lavoro svolto: una girandola vorticosa di iniziative prese da persone e da associazioni, da parrocchie e da scuole, da consigli comunali e da sindacati, da maestranze e persino da caserme, da italiani all’estero e dai loro amici stranieri. Una grandinata di “Salvate Safiya, vogliamo che Safiya viva” sull’ambasciata nigeriana in Roma, sul nostro ministero degli esteri, su altri indirizzi che parevano validi… Quando ho saputo che persone e associazioni ben più importanti di me (e di Farid Adly, che pure aveva lanciato una sua campagna) erano scese in campo, ho cercato di sottrarmi a quel vero e proprio movimento che mi gravava addosso in maniera assai pesante. Non ci sono riuscito, perché evidentemente la gente prova il bisogno di un dialogo interpersonale. La grande maggioranza di chi mi ha scritto non aveva la minima idea di chi io fossi, ciò che le interessava era uno strumento per evadere dalla prigione dell’impotenza e una parola da scambiare per vincere l’angoscia. La gente ormai (molta, molta gente) benché circuita e assediata dall’ideologia del consumismo, dal volto soave e rassicurante del neoliberismo, comincia a sentire odore di morte (lo smog, ma non solo!) e vorrebbe fare qualcosa per costruire realtà migliori. Se i politici democratici fossero meno ipnotizzati dai loro giochi di potere, molte cose potrebbero cambiare.

* Nella tragica aridità della miseria di Safiya, la “nostra” campagna è stata una goccia d’acqua. ma ha avuto una qualche efficacia: del tutto artigianale, e però sostenuta da alcune care colleghe della RAI (“Chi l’ha visto?”, “Primo piano” , “Harem”), dalla Radio Vaticana, da quella della Svizzera italiana e da Radio Kolbe, da qualche quotidiano “locale”, da Pax Christi, dal Centro missionario della diocesi di Firenze, etc. ha fatto giungere all’ambasciata nigeriana a Roma (è sicuramente un calcolo per difetto) 250 mila richieste di salvezza per Safiya. Oggi, mi consento un po’ d’ottimismo: il processo a Safiya è stato rinviato al 18 marzo prossimo per nuovi accertamenti, alcuni gruppi islamici di difesa della donna le hanno procurato un avvocato di vaglia, il governo federale (che all’inizio aveva dichiarato di non poter intervenire) adesso assicura che impedirà comunque  l’esecuzione della “rea”; premi Nobel e capi di stato e di parlamenti hanno inviato appelli umanitari. Posso permettermi di riflettere su questa esperienza.

* Che grande festa della solidarietà intorno a questa donna  di un minuscolo villaggio dell’Africa Nera. Lei era disposta a morire, non fuggiva dalla sua capanna, si affidava a Dio. Quando, una decina di giorni fa, il suo nuovo avvocato le ha spiegato che tante e tanti, in regioni lontanissime dal Sokoto, si occupavano di lei, è rimasta sorpresa e forse non ha neppure capito bene. Aveva in braccio la sua Adama, bellissima bambina. Forse Adama, un giorno, capirà:  Siamo, io credo, sorpresi anche noi. Chi più chi meno, nel silenzio dei grandi mass-media, delle grandi agenzie dell’ONU, ci domandavamo se c’era davvero una speranza di salvare Safiya con le nostre iniziative “di base”, spontanee. La risposta (forse!) è che quando speranze pulite, buone, coraggiose si mettono insieme, colgono frutti nei deserti legali. La prima cosa che i Potenti della Terra cercano per meglio governarci  è l’eliminazione di questo tipo di speranze, la loro sostituzione con le leggi dell’apparente buonsenso, che nega validità alle iniziative delle minoranze e spinge a rivolgersi ai  Grandi Poteri. Come dice un’orrendo spot televisivo, tornato non a caso di moda dopo quindici anni con l’avvento del nuovo regime, “Gigante, pensaci tu”!  La speranza collettiva, lo si voglia o no, è politica. Lo si voglia o no, è politicamente eversiva poiché non accetta neppure le leggi quando esse neghino, esplicitamente o implicitamente, la dignità delle persone:

* Nelle lunghe lunghe ore passate al computer per più di due mesi, mi sono continuamente domandato se avesse senso tanto coinvolgimento. Forse avremmo salvato la vita di Safiya ma non avremmo mutato la sorte di centinaia di milioni di donne calpestate e uccise dalle leggi dei maschi e dalla miseria. Mentre portavo avanti questo lavoro si andava ammantando di nuovi orrori la tragedia palestinese che da anni seguo con amore. Gli Stati Uniti di Bush ripiombavano nell’oscura violenza delle “gabbie di tigre”, trasportando a Cuba gli orrori del Vietnam del Sud, anni ’70. Nell’agonìa di un paese che mi è carissimo, l’Argentina, si rendeva evidente il fallimento delle ricette neoliberiste. In Italia l’oscenità politica del capitalismo arraffone berlusconiano veniva, giorno dopo giorno, favoreggiata da una classe politica che perpetua le proprie tendenze alla sconfitta: Non era più urgente che, come cittadino responsabile, di un paese e del pianeta, mi occupassi di cose come queste, in cui si sta giocando il futuro dei nostri figli e nipoti?  E però era impossibile, a un vecchio quale sono, fare l’una e l’altra cosa; ed io non riuscivo ad allontanarmi dalla fossa preparata ai margini del villaggio di Safiya. Come dimenticarla, dopo averne saputo l’esistenza?

* Forse abbiamo salvato Safiya ma certamente non abbiamo sconfitto la sharia: L’altro giorno mi è giunta la notizia che Abok Alfa Akok, una ragazza sudanese cristiana di 18 anni, della tribù Dinka, è stata condannata per adulterio alla lapidazione da un tribunale di Nyala, Darfur del Sud. (L’indirizzo dell’ambasciata sudanese in Italia è: via Spallanzani 24, 00161 Roma. Il fax del presidente del Sudan sudanese – S.E. Omar Hassan Al-Bashir - è: 00249. 11.771,7.24)

* Credo che in realtà non vi sia risposta possibile al dilemma se privilegiare l’impegno per un individuo o per una situazione più vasta, la cronaca o la storia. L’importante è che ciascuno di noi ponga, ogni giorno, segni significanti dell’amore che sente dentro; e anche comprenda che vi sono poi nodi della realtà in cui impegni per gli individui e impegni per la Terra si incrociano e si saldano. Safiya e Abok diventano allora concretissime creature in pericolo di vita ma anche simboli delle strutture di morte che dobbiamo combattere nella macropolitica. Io amo credere (e in parte so per certo) che nelle tante discussioni di gruppo sorte intorno al caso di Safiya (per esempio in non poche scuole occupate o autogestite, a Taranto, a Ischia, a Roma…) sia apparso chiaro che accanto alle lapidazioni “rituali” vi sono anche le lapidazioni di massa di innocenti ad opera di bombardieri i cui piloti considerano semplici astrazioni le loro vittime o ad opera dei bull-dozers di Sharon il Genocida..

* Mi pare importante aggiungere che quando usciamo dalla nostra solitudine più o meno ricercata, dal tepido alveo della nostra pigrizia, impariamo e incontriamo, (che sono verbi da giovane). Nella vicenda di Safiya ho visto svilupparsi in tanti ragazzi e adulti e anziani capacità creative che non avrei mai supposte. Ho imparato tecniche che userò certamente in altre evenienze: e mi sono trovato in crocevia reali o virtuali in cui mi è stato facile allacciare nuove conoscenze che mi sembrano preziose e che spero si svilupperanno in amicizie. Quando ci alziamo e usciamo di casa per tentare un gesto di solidarietà anche piccolo, saldando la nostra mano a quella di altri, nei volti di questi compagni di speranze, sconosciuti sino a quel momento, leggiamo nuovi nomi della Storia – e, per chi crede, nuovi nomi di Dio. Grazie dunque, con tutto il cuore, per la vostra vicinanza; Scusate se, a causa del lavoro per Safiya e dei pessimi strascichi di una brutta influenza sono  in debito di risposte a tanti di voi.. Spero di mandarvi presto un ricordo di padre Davide Turoldo di cui ricorre il 6 febbraio il decimo anniversario della morte,

* I libri: E’ di Davide il primo libro che vi consiglio questo mese. Lo ha pubblicato Mondadori (pagg. 228, 15,00 euro) si intitola “la mia vita per gli amici” e ha un sottotitolo bonhoefferiano: “Vocazione e resistenza”. E il racconto, pacato e solenne, delle ragioni di vita di questo monaco che usò la poesia come liturgia e come impegno planetario. Davide è morto dieci anni fa ed è un’assen-za che si fa sentire in molti campi: La Rete Radiè Resch mi ha chiesto di commemorare lui e padre Balducci il giorno 14 aprile p.v., a Rimini, in occasione del suo Convegno nazionale.

Di un altro profeta del nostro tempo ha indagato vicende e messaggi Maurizio Di Giacomo. Il suo “DON MILANI. Tra solitudine e vangelo” (Borla ed:, pagg 402, euro  20,66).è il frutto di un’inchiesta giornalistica che non ha dato niente per scontato e che ha scandagliato anche episodi scomodi per chi preferisce i miti alla storia. Sovversivo e fedelissimo, segno di contraddizione, don Milani rimane una voce che continua a stanare pigrizie e moderatismi.Un saluto affettuoso dal vostro Ettore Masina

Dì la verità, Shimon!
Di Gideon Levy, giornalista israeliano
Ringraziamo i "Traduttori per la Pace" per la traduzione. Pubblicata su Ha'aretz il 24 Gennaio 2002

Nei 24 anni da che ci conosciamo, quattro dei quali passati come tuo aiutante in campo, questa è la terza volta che ti scrivo una lettera aperta. Nel 1989, quando eri ministro delle Finanze del governo Shamir e scoppiava la prima intifada, utilizzai queste pagine per scrivere "Una lettera all'ex-capo". Allora ti dissi: "per la prima volta nella vita non hai nulla da perdere tranne la prospettiva di svanire". Questo succedeva dopo che eri rimasto in silenzio di fronte alla condotta dell'IDF (Israel Defense Forces) verso l'intifada, di fronte alla continuazione dell'occupazione e all'ostinato rifiuto da parte di Israele di riconoscere l'OLP come rappresentante dei palestinesi. A quell'epoca, credevo che la pensassi diversamente da Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin (allora noti come "duri") ma che non avevi sufficiente coraggio per parlare. Undici anni dopo, nel 2000, ti scrissi un'altra lettera aperta. Era dopo Oslo e l'assassinio di Rabin e dopo una tua ennesima sconfitta alle elezioni: questa volta erano quelle presidenziali. Allora dissi: "Molti israeliani adesso ti vedono come un'altra persona. Per loro rappresenti la speranza di qualcosa di diverso". E ora, mentre ti scrivo di nuovo, devo dire: non rappresenti più nessuna speranza. Il governo del quale sei un membro anziano, il ministro degli Esteri, non è più solo l'ultima risorsa nella nostra storia governativa; questo governo è un governo del crimine. E la partecipazione a questo crimine è un'altra questione. Non è più possibile assolverti, darti credito per Oslo, capire che soffri per quanto sta accadendo, sapere che potresti addirittura arrabbiarti ma che ti trattieni dal parlare e, soprattutto, dall'agire solo in base a considerazioni tattiche che tu comprendi meglio di chiunque altro. No, il tuo silenzio e la tua inerzia non hanno più scuse: Shimon, sei complice del crimine. Il fatto che tu possa rendertene conto nel profondo e che, a volte, possa esprimere flebili parole di condanna, il fatto che non sia primo ministro proprio mentre l'America sta dando carta banca, il fatto che la maggior parte delle persone la pensi diversamente e che abbandonare e mettersi a scrivere per Ha'aretz, come hai detto, sarebbe inutile - tutte queste scuse non cambiano niente. Continui a servire un governo dalle mani insanguinate, che porge la mano con cui continua a uccidere, incarcerare, umiliare e tu sei complice di tutto questo. Così come il ministro degli Esteri talebano fa parte del regime talebano, tu fai parte del regime di Sharon. La tua responsabilità non è minore di quella del primo ministro. Equivale a quella del ministro della Difesa e del capo di stato maggiore, di cui in privato hai severamente criticato l'operato. Sempre e solo in privato.
Dici che hai saputo dell'assassinio di Raed Karmi, dopo tre settimane dalla tregua palestinese, dalla radio. Secondo te, questo basta a esentarti dalla responsabilità per l'accaduto e perfino dal condannarlo. Mentre l'IDF rioccupava Tul Karm, stavi con Bill Clinton. Quando ti si chiese un'opinione, borbottasti parole incoerenti. Dopo la demolizione delle case a Rafah, chiudesti la bocca e mantenesti il silenzio. Si potrebbe pensare che neanche la distruzione della stazione radio sia tra i tuoi argomenti preferiti. Ma hai la responsabilità di tutte queste cose, di tutte queste azioni che non possono essere definite se non come crimini di guerra. Chiedi a tuo cognato, il professor Rafi Walden, capo chirurgo dello Sheba Medical Center, che a volte va come volontario di Physicians for Human Rights nei territori occupati e ti dirà di cosa sei complice. Ti racconterà delle donne che stanno per partorire, non una o due, non la rara eccezione, che non possono raggiungere l'ospedale a causa della crudeltà dell'IDF, di cui una volta eri tanto fiero, e dei loro neonati che muoiono non appena vi giungono. Ti racconterà dei pazienti malati di cancro a cui viene impedito di andare in Giordania per la terapia. No, non possono nemmeno andare in Giordania, per "ragioni di sicurezza". Ti racconterà degli ospedali a Betlemme bombardati dall'IDF. Ti racconterà dei dottori e delle infermiere che dormono nell'ospedale perché non possono andare a casa. Ti racconterà dei pazienti in dialisi costretti ad affollarsi percorrendo strade di fortuna tre volte a settimana, nel disperato tentativo di raggiungere i macchinari da cui dipendono le loro vite. Ti racconterà dei pazienti a cui sono negate cure mediche essenziali a causa del blocco e delle ambulanze a cui viene impedito di attraversare i checkpoint, anche quando trasportano passeggeri gravemente ammalati. Ti racconterà delle persone che sono morte nei checkpoint e di quelle morte a casa perché non hanno osato avvicinarsi ai checkpoint, che ora sono formati da carri armati minacciosi al centro della strada o da cumuli di blocchi di cemento e porcherie che non possono essere spostati, nemmeno per coloro che sono in fin di vita. Voi tenete prigioniero un intero popolo da oltre un anno con un grado di crudeltà senza precedenti nella storia dell'occupazione israeliana. Il tuo governo sta calpestando tre milioni di persone, lasciandoli in condizioni che non somigliano affatto a una vita normale. Senza poter andare al mercato, senza poter andare al lavoro, senza poter andare a scuola, senza poter visitare una persona cara malata. Niente. Senza poter andare da nessuna parte, senza poter tornare da nessuna parte. Giorno e notte. Movimenti furtivi ovunque e ovunque un altro checkpoint, a soffocare l'esistenza. Un'intera nazione ha già parzialmente teso la mano in segno di pace, non meno di quanto abbiamo fatto noi, lo sai bene. Ha fatto il pieno di dolore con Nakba nel 1948, con l'occupazione del 1967 fino all'assedio del 2002 e vuole esattamente le stesse cose che vogliono gli israeliani: un po' di pace, un po' di sicurezza e un filo di orgoglio nazionale. Tutta questa gente, nessuno escluso, tutte le mattine si sveglia sull'orlo dell'abisso della disperazione, della disoccupazione, della privazione, adesso anche con i carri armati parcheggiati alla fine della strada. Sei sempre stato scusato per tutto questo ma ora basta. Chi fa parte di un governo che deliberatamente sabota ogni sforzo palestinese per raggiungere la tregua, che umilia completamente i suoi leader, per cui la vendetta è l'unica forza motivante, che sfrutta cinicamente la cecità e l'ottusità del dopo 11 settembre per fare quello che vuole, non può più essere scusato. È vero, non condividi niente di quanto vuole fare questo governo, ma che importa? Ci sei dentro, sei complice come in qualsiasi altro crimine. Mi capita di vederti mentre rispondi alle domande dei giornalisti sull'ultima deprecabile azione del governo. Il tuo sguardo (e dopo tutti questi anni riconosco le tue espressioni) tradisce disagio, addirittura disgusto. Poi dai una delle tue risposte vaghe, evasive e non proprio dirette. Mormori qualcosa e cerchi di districarti usando imbarazzanti giochi di parole. Come è successo questa settimana quando stavi accanto a Clinton e ti è stato chiesto cosa pensavi dell'occupazione di Tul Karm: non hai risposto niente, niente, limitandoti ad aspettare che la domanda cadesse, di essere lasciato solo e poter tornare a parlare di pace e sogni. Quando ti è stato chiesto degli assassinii, delle demolizioni, dell'umiliazione di Arafat e del suo scandaloso confinamento, della distruzione dell'aeroporto di Dahaniya o del festival delle munizioni esibite a Eilat, hai corrugato la fronte e dato una mezza risposta. Ma questo non basta più. È giunto il momento di una risposta schietta, onesta e sincera oppure niente. È giunto il momento di dire che l'occupazione di Tul Karm è stata una mossa insensata, che lo scopo dell'assassinio di Raed Karmi era di rinfocolare la violenza e che la distruzione delle case a Rafah è stato un crimine di guerra oppure il momento di essere come Ariel Sharon. Questo non è il momento per le sottigliezze, per i significati nascosti, per la critica velata in privato perché qui fuori si è scatenato un disastro terribile e sta soffiando un vento contrario che devasta ogni cosa. Vuoi un esempio? Alcuni giorni fa, ti è stato attribuito di aver detto (sempre in privato) che era difficile per te criticare le azioni del governo quando non lo facevano gli Stati Uniti. Che scusa patetica è questa? Cosa c'entra con le tue posizioni di principio il fatto che negli Stati Uniti vi sia un'amministrazione predatrice il cui potere non è controbilanciato da nessuno nel mondo, che fa quel che vuole e fa fare a Israele quel che vuole? Tutto questo cosa c'entra con il bene di Israele? Cosa c'entra con i valori fondamentali di giustizia e moralità? Forse dovresti prenderti un giorno di vacanza, cosa che fai raramente, e visitare i territori occupati. Hai mai visto realmente il checkpoint di Qalandiyah, almeno una volta? Hai visto cosa vi succede? Pensi di poter assolvere ai tuoi compiti senza vedere il checkpoint di Qalandiyah? Ti rendi conto di essere responsabile per cosa vi succede? Ti rendi conto che qualsiasi ministro degli Esteri di uno stato che installa questi checkpoint si assume la responsabilità della loro esistenza? Poi dovresti andare al villaggio di Yamoun e conoscere Heira Abu Hassan e Amiya Zakin, che hanno perso i loro bambini tre settimane fa, quando i soldati dell'IDF non hanno lasciato passare le loro auto al checkpoint mentre avevano le doglie e perdevano sangue. Ascolta le loro storie terribili. Cosa diresti loro? Che ti dispiace? Che non sarebbe dovuto succedere? Che questo fa parte della guerra al terrorismo? Che è sconvolgente? Che forse la colpa è di Shaul Mofaz e non la tua? Il portavoce dell'IDF ancora non ha espresso il rincrescimento per questi due episodi, non ha parlato di nessuna indagine giudiziaria. Ha solo confermato un episodio e ha detto di non sapere dell'altro. E, altrettanto importante, cosa diresti dei nostri soldati che si comportano in questo modo? Che è a causa della sicurezza nazionale? Che bisogna prendersela con i palestinesi? O con Arafat? La verità, Shimon, è che tu sei responsabile della morte di questi due bambini. Perché hai taciuto. Perché siedi in questo governo. Sono tempi terribili. Ma il peggio deve ancora venire. Il ciclo di violenza e odio è ancora lontano dal suo culmine. Tutte le ingiustizie e il male perpetrati ai danni dei palestinesi alla fine ci scoppierà in faccia. Un popolo che subisce questi abusi da anni esploderà un giorno in una furia terribile, perfino peggiore di quella a cui ora assistiamo. E nel frattempo i nostri soldati entrano nella stazione radio, depositano esplosivo e la mandano all'aria, senza fermarsi a chiedersi perché. Questi soldati sono portatori di cattive notizie, non solo per le vittime ma anche per i mandanti. I soldati che distruggono dozzine di case appartenenti ai profughi, con tutte le loro povere cose dentro, senza un attimo di esitazione e certamente senza rifiutarsi di eseguire ordini così evidentemente illegali, non sono buoni soldati, nemmeno per il loro paese. I piloti che bombardano obiettivi nel cuore di città abitate, i carristi che puntano le armi contro le donne che cercano di arrivare all'ospedale per partorire nel mezzo della notte e gli agenti della polizia di frontiera che maltrattano donne e ragazzi non sono un buon presagio per il futuro. Testimoniano tutti della perdita di ritegno che deriva dalla totale perdita di guida. Sì, quest'anno abbiamo perso la strada. Abbiamo unito le nostre forze con quelle di un primo ministro che è il più esperto guerrafondaio di Israele e nessuno può dire con certezza quali siano le sue intenzioni. E con un'opinione pubblica sottoposta al lavaggio del cervello che parla con una spaventosa uniformità, per te è facile. Da quando un altro membro del tuo partito, Ehud Barak, ha intenzionalmente distrutto il tavolo della pace, sei stato in grado di fare praticamente quel che volevi. L'IDF non indaga più su nessun crimine di guerra e il sistema legale approva ogni ingiustizia che sia avvolta nel manto della sicurezza. Tutto il mondo è impegnato a combattere contro il terrorismo, la stampa si nasconde e l'opinione pubblica non vuole sentire, non vuole vedere e non vuole sapere. Vuole solo vendetta. E coperta da queste tenebre e con il sostegno di una persona della tua statura, l'occupazione è diventata una macchina del crimine e del male. Naturalmente dirai: cosa posso fare io? Non sono stato eletto primo ministro. E non sono stato eletto presidente del Partito Laburista. Non sono nemmeno il ministro della Difesa. Hai ragione: in questo governo non puoi fare niente e non stai facendo niente. Proprio per questo non avresti mai dovuto entrarne a far parte. Dirai: ho una certa influenza, freno le cose, sono una forza moderata, sto provando. Sciocchezze. Non potrebbe essere peggio di come è ora, perciò dove esattamente stai esercitando la tua influenza e cosa stai impedendo che accada? Avresti mai immaginato di sedere in un governo che avrebbe rioccupato zone dell'Area A completamente indisturbato?
Pensa solo a cosa sarebbe successo se ti fosse alzato e ti fossi dimesso clamorosamente da questo governo e avessi detto al mondo ciò che (forse) senti. Il premio Nobel contro i crimini del governo Sharon. Immagina se ti fossi recato a Ramallah, da Yasser Arafat che è sotto assedio e foste usciti insieme per la strada, affrontando i carri armati israeliani e chiedendo il loro ritiro e il cessate il fuoco. È vero, non sarebbe crollato il mondo, l'occupazione non sarebbe finita e il blocco di Jenin non sarebbe stato tolto ma si sarebbero aperte delle crepe reali nelle fondamenta morali, politiche e internazionali di questo governo attualmente immune. Pensa se avessi detto: Sì, le demolizioni delle case sono un crimine di guerra. Sì, uno stato che ha elenchi di obiettivi da assassinare non è uno stato legale. Sì, l'installazione di un checkpoint che causa la morte delle persone è un atto di terrorismo. No, i palestinesi non sono gli unici colpevoli di questa orgia di sangue. Sì, abbiamo un capo di stato maggiore che costituisce un pericolo per la democrazia. Sì, abbiamo un ministro della Difesa e un presidente del Partito Laburista che è complice del governo per gli assassini e le demolizioni delle case. Sì, abbiamo un primo ministro che vuole solo occupare, vendicare, uccidere, espellere, demolire e sradicare e non pensa ad altro.
Questo è quello che pensi, vero? Se è così, allora dillo, per amor di Dio. Se non lo pensi, allora il tuo posto è davvero in questo governo e noi, che una volta credevamo in te, abbiamo commesso un terribile errore. E per favore, non dire di fare da "punching bag" ancora una volta. Non lo stai facendo. Fin da Oslo, eri la personificazione delle nostre speranze. E queste sono state deluse. Il tempo passa, Shimon. Non solo per te, ma per tutti noi. Stiamo sul bordo dell'abisso. Se aspetti che Benjamin Ben-Eliezer, Ephraim Sneh, Ra'anan Cohen, Dalia Itzik e i loro simili si accordino vilmente per dimettersi dal governo con l'obiettivo di nuove elezioni, ti potresti trovare confinato nell'oblio da loro. Sai che non vedono l'ora di sbarazzarsi di te per un po' adesso. E anche se ti opponessi sarebbe troppo tardi. Potresti aver già deluso tutti e potrebbe non esserci modo per ricostruire le macerie prodotte da Sharon. Ma l'unico modo per te per aggiungere un'altra impresa più importante alla tua ricca biografia non è solo alzarsi e dimettersi da questo governo, cosa a cui potresti essere costretto comunque, ma di farlo gridando forte e chiaro, dicendo agli israeliani tutto quello che pensi di quanto sta succedendo, soprattutto sul male che stiamo perpetrando con le nostre stesse mani. Ancora una volta nella vita, cerca di costruire qualcosa di nuovo, non un reattore atomico né un'industria aerea, di cui ne abbiamo più che abbastanza. Adesso, a dispetto di tutti gli ostacoli, cerca di costruire radicalmente un tavolo della pace israeliano, per fare qualcosa oltre il niente. È troppo inverosimile credere che ancora vedi le cose diversamente dal resto dei tuoi colleghi nel governo? Di' la verità, Shimon.
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Le attività di Pax Christi 

Pax Christi è una realtà lillipuziana sia perché  fa parte della  Rete Lilliput  e della  Tavola della pace, sia perché (in Italia) è un movimento leggero dal punto di vista organizzativo, anche se diffuso e reticolare, affidato, comunque, a scelte personali  e all'impegno dei "punti pace". Dopo la partecipazione all' Assemblea dell' "Onu dei popoli"  a  Perugia per la globalizzazione dei diritti e della solidarietà, ha aderito alla grande marcia Perugia-Assisi  (ottobre 2001);  di essa intende sviluppare le tematiche e lo spirito, l'idea che "un altro mondo è  possibile e necessario"; a tale fine seguirà, indirettamente (tramite il Movimento  dei  Sem Terra  e la Pastorale per la terra in Brasile), il Forum sociale mondiale di  Porto Alegre; in tale contesto, nell'ottica di rilanciare il ruolo delle Nazioni Unite (di cui è membro consultivo) sta pensando a una campagna per una "istituzione nazionale dei diritti umani", che potrebbe chiamarsi "forza Onu" per lo sviluppo di un nuovo diritto internazionale, compreso il consolidarsi della Corte Penale Internazionale; a fine anno, ha organizzato prima un convegno giovanile ad Assisi (con la Cittadella) intitolato "Oltre le storie ferite il coraggio di sognare" e, subito dopo, un incontro in Calabria, a Locri, sui processi di liberazione dei Sud del mondo (sono state presentate esperienze di pace in Sud Africa, in Irlanda, in Afghanistan e in Calabria): uno degli argomenti principali è stato quello della "reciprocità"; l'ultima notte dell'anno, sempre a Locri, in collaborazione con la CEI, con la Caritas e con la diocesi (mons. Bregantini) si è svolta la marcia per la pace che ha sviluppato la tematica della Giornata mondiale per la pace del 1 gennaio 2001: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono". Negli Stati Uniti alcuni vescovi aderenti a Pax Christi promuovono campagne contro la corsa agli armamenti e, in particolare, contro le armi atomiche; nel Massachusetts, ad Hardwick, Pax Christi  ha favorito un "appello cattolico alla costruzione della pace", redatto dalla "Agape Catholic Worker Community", (associazione impegnata nell'insegnamento della nonviolenza), contrario al bombardamento di civili innocenti in Afghanistan; l'appello ha trovato consensi anche a Berkeley in California; per l'Africa; a livello nazionale coordina la  campagna per i diritti umani in Sudan, dove fondamentalismo e interessi petroliferi calpestano i diritti umani e la vita di numerose popolazioni, soprattutto quelle residenti presso i Monti Nuba; nel Centro Africa è collegata a padre Alex Zanotelli, direttore di "Mosaico di pace", attivo nel Kenya, promotore della Rete Lilliput  e del "Giubileo degli oppressi" (ottobre 2000 a Vr); collabora, assieme ai Beati costruttori di pace, all'iniziativa "Liberiamo la pace"  che comprende, tra l'altro, una marcia "anch'io a Kisangani"  nella Rep. Dem. del Congo (aprile 2002)  che possa continuare l'impegno assunto lo scorso anno a Butembo (con il Simposio per la pace in Africa). Per  il Medio Oriente: è viva l'attenzione per i danni prodotti dall'embargo in Iraq e, quindi, la difesa dell'infanzia irachena:
Per la Palestina sono state attivati sia canali di comunicazione e di aiuto ai profughi palestinesi anche attraverso l'opera delle Donne in nero,  sia pressioni diplomatiche per una presenza mediatrice dell'ONU; lì opera Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme e presidente internazionale di Pax Christi, testimone infaticabile di pace, presente anche alla marcia Perugia-Assisi; a Verona, Pax Christi sostiene il progetto di ricostruzione di Betlemme  "luce per Betlemme", promosso dal vescovo e dal sindaco della città e altre iniziative con vari gruppi. Per l'Asia :si può citare l'assistenza ai profughi afghani in Pakistan tramite la Caritas di Lahore, affiliata al Movimento. Nei Balcani: è a buon punto un progetto educativo-sociale in Albania. In America Latina è presente in Salvador in progetti sociosanitari, educativi (è previsto un viaggio in agosto 2002); mantiene contatti con  le madri, ora nonne , di plaza de Mayo in Argentina  nonché con gruppi per la pace in Cile; sta preparando un viaggio in  Messico (andrà anche nel Chiapas, incontrerà mons. Samuel Ruiz) per il marzo 2002; tiene contatti con Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace, esempio di lotta nonviolenta per i diritti dei popoli indigeni e del Guatemala, che viene abbastanza spesso nel Veneto. In Italia, oltre alla citata campagna per il Sudan, Pax Christi coordina la campagna contro le mine antiuomo, costruite in gran parte nel nostro paese, tragicamente di attualità in Afghanistan dove, ogni tre ore, avviene una mutilazione o una morte a causa dello scoppio delle mine; continua  l'opera di informazione-denuncia sulle "banche armate" attraverso le quali passano finanziamenti per il commercio di "armi leggere"  (o pesanti) che provocano ogni giorno la morte di 1300 persone nelle circa 20 guerre tuttora accese; in questo campo si muovono "Mosaico", "Nigrizia", "Missioni oggi"; aderisce alla raccolta di firme per un progetto di legge di iniziativa popolare contro il proliferare di transazioni finanziarie speculativa ("Tobin tax") assieme ad Attac, a Mani Tese a altri; farà la sua parte perchè non venga modificata negativamente la legge sul commercio delle armi; - partecipa alla via Crucis da Pordenone ad Aviano (quest'anno il 17 marzo) per il disarmo delle menti, delle strutture, degli stati e degli arsenali militari; collabora a iniziative favorevoli all'integrazione degli immigrati e alla modifica dell'attuale proposta di legge sui migranti (come quella del 19.1 a Roma); sostiene attività informative e formative sul rapporto pace-democrazia, sulla Costituzione italiana, sull'indipendenza della Magistratura, sulla lotta alla mafia (assieme a Libera), sulla trasparenza e sulla legalità; In varie occasioni, il movimento promuove o partecipa a ore di silenzio contro le violenze e le guerre;   a giornate di digiuno;  a  momenti di contemplazione e di preghiera; a veglie di riflessione; a incontri ecumenici e interreligiosi (ad esempio con esponenti islamici; è stata inviata anche una "lettera ai credenti in Allah").  Se invitato, espone il suo punto di vista in assemblee politiche, in convegni culturali, nelle scuole, nelle parrocchie.  Possiede un sito internet e una mailing list. Organizza  percorsi di formazione alla nonviolenza (è in cantiere un mese di incontri, ogni venerdì durante il mese di marzo, su "volti di pace" presso la parrocchia di S.Nicolò: T.Bello, E.Hillesum, E.Levinas. D.M.Turoldo). Anche durante l'Assemblea Nazionale, che si svolgerà in aprile, la riflessione operativa riguarderà la nonviolenza, metodo e valore primario. A Verona, il "punto pace" intende partecipare alla gestazione del Sinodo diocesano, assieme al Coordinamento delle aggregazioni laicali. (a cura di Sergio Paronetto)
 
 
SOLIDARIETA' AI MAGISTRATI
Dalla segreteria nazionale di Pax Christi, movimento cattolico per la pace, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: Pax Christi Italia, segreteria nazionale, via Petronelli 6, 70052 Bisceglie  (BA), tel. 0803953507, fax: 0803953450, e-mail: info@paxchristi.it, sito: www.paxchristi.it, o anche: www.peacelink.it/users/paxchristi/
Pax Christi Italia e il "Centro studi economico-sociali per la pace" di Pax Christi esprimono solidarieta' ai magistrati italiani, che hanno manifestato il loro dissenso nei confronti delle proposte di modifica dell'ordinamento giudiziario avanzate dal Governo (nonche' le leggi di recente approvate che diminuiscono la possibilita' di rendere giustizia - falso in bilancio, rogatorie, ecc.), modificazioni, per quanto ci e' dato conoscere, fatte con leggi ordinarie che svuotano di fatto i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana. La tensione tra forze di Governo e Magistratura a parere nostro non e' dovuta a posizioni arretrate e conservatrici della Magistratura stessa, che in questi anni ha contribuito, per quanto le e' stato possibile, a fare chiarezza su molti misteri del nostro Stato, ma al rischio che essa sia privata della sua indipendenza dal potere politico. Dal canto nostro vogliamo sottolineare ancora una volta le strane coincidenze che fanno si' che le proposte governative sulla giustizia siano analoghe a quelle contenute nel "piano di rinascita" della loggia massonica P2, documenti sequestrati nel 1982 e acquisiti dal Parlamento italiano nella IX Legislatura con l'istituzione di una Commissione d'inchiesta presieduta dall'on. Tina Anselmi. Poiche' pero' molti cittadini, soprattutto i piu' giovani, non conoscono il contenuto di questo piano eversivo ci permettiamo di chiedere ai mezzi di informazione (Rai, giornali) di pubblicare anche le proposte della P2 sull'ordinamento giudiziario stralciabili dagli atti parlamentari, affinche' tutti possano fare un confronto chiaro con le attuali proposte del Governo per meglio comprendere a chi giovano le nuove leggi. La rivista di Pax Christi "Mosaico di pace" continuera' a farsi voce di questi problemi anche pubblicando alcuni dei testi citati che saranno quindi a disposizione di quanti lo desiderano. L'amministrazione della giustizia in Italia ha bisogno di essere piu' celere, ma con regole che valgano per tutti: ricchi e poveri, potenti e nullatenenti. Tutti pero' abbiamo bisogno di riscoprire il valore della legalita' e del bene comune, che e' garanzia di democrazia cosi' come ci veniva a suo tempo autorevolmente chiesto dal documento dei vescovi italiani "Educare alla legalita".
 
 
FORUM SUL PIAVE

Il Forum scientifico sul fiume Piave, conclusivo del lavoro svolto dal Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua iniziato con un seminario storico-antropologico il 3 marzo 2001 e proseguito fino al novembre dello stesso anno attraverso un laboratorio sperimentale, avrà luogo venerdì 22 marzo 2002, giornata mondiale dell’acqua, presso la sala Ronchi del Consorzio di Bonifica di San Donà di Piave (Venezia). Nel sito web del Centro Civiltà dell’Acqua (www.provincia.venezia.it/cica) è a disposizione la traccia di documento Il Fiume possibile, risultato del lavoro e dei confronti realizzati in questi mesi di attività intorno al fiume, utile base per continuare la collaborazione con quanti sono interessati a contribuire alla definizione di un elenco di azioni concrete  per ridare alla Piave la sua integrità di corpo naturale vivo, indispensabile allo sviluppo culturale ed economico del Veneto orientale, nella  tutela e sicurezza dei territori interessati dal suo corso. I lavori del Forum occuperanno l’intera giornata di venerdì 22 marzo, dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 19 e il programma dettagliato dei lavori e della loro organizzazione sarà reso noto e divulgato al più presto.  Il costo di partecipazione è di 35 Euro e l’iscrizione da diritto all’accredito al Forum, al ritiro del materiale di documentazione, a due pause caffè e alla colazione delle 13 e 30. L’iscrizione al Forum è gratuita per i collaboratori del Centro, per i delegati dei Soci e degli Utenti del Centro,  per i docenti in rappresentanza di scuole di ogni ordine e grado e di istituti universitari. Per il limitato numero di posti a disposizione, è opportuno che chi vuole partecipare a questa iniziativa comunichi al più presto la sua iscrizione. Può farlo via Internet compilando, per l’occasione, il modulo che si trova nel link interno al nostro sito, informazioni specificando, oltre ai dati richiesti, la ragione del contatto nella casella dedicata alle ‘attività:  iscrizione al Forum sulla Piave. Oppure, contattando direttamente la segreteria del Centro a cui si possono chiedere ulteriori informazioni sull’iniziativa:  Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua,via G. Berchet, 3 – 31021 Mogliano Veneto (Treviso) tel. 041 5906897  fax 041 4566658 e-mail: cica@provincia.venezia.it 

M A N G I A S A N O

Al via la Campagna nazionale per la sicurezza alimentare promossa da VAS. Un milione di depliant informativi; una petizione da sottoscrivere in materia di pesticidi e OGM; un conto corrente istituito per sostenere la campagna (CCP n°87728002); sono gli strumenti attivati da oggi per la realizzazione di MANGIASANO, la campagna per la sicurezza alimentare promossa da VAS. Due gli obiettivi operativi di MANGIASANO: "No ai veleni nel piatto: subito la legge sui pesticidi" è la richiesta, rivolta a Governo e Parlamento, affinché dopo oltre vent'anni si proceda al varo della nuova legge in materia di fitofarmaci, la cui approvazione è stata tenacemente ostacolata dalla lobby della chimica. Con il risultato che nel nostro Paese sono in vigore norme che irridono alla sicurezza ambientale e alimentare, come quella che consente la multiresidualità degli additivi chimici nei prodotti alimentari e che non prevede alcuna norma cautelare sulla residualità nei prodotti alimentari per l'infanzia. "Mai dire Mais: Niente scherzi sugli OGM" è invece l'invito rivolto al Governo e al Parlamento al fine di tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini dagli effetti, indesiderati all'80% degli italiani, di Decreti in Deroga concepiti allo scopo di aggirare gli attuali diviti all'utilizzo di OGM in agricoltura. E' questa una iniziativa di prevenzione che ancora una volta si propone il più rigoroso rispetto della moratoria UE e delle leggi nazionali che hanno congelato l'utilizzo agricolo di OGM in base al principio di precauzione.
MANGIASANO in tutte le piazze d'Italia. Centinaia saranno le iniziative pubbliche che in ogni parte del Paese veranno promosse da VAS nel corso dell'anno a sostegno di MANGIASANO. Una campagna che è al tempo stesso di informazione e di mobilitazione affinchè la sicurezza alimentare costituisca nei fatti il prodotto di un Paese capace di concretizzare il rinnovato patto di reciprocità sancito fra il cittadino, il produttore e l'ambiente. E' possibile aderire all'appello sul sito internet di Vas all'indirizzo: http://www.vasonline.it


Verona: Con il Wwf alla scoperta di Vajo Galina

Un percorso attraverso l´oasi naturale, scortati da una guida specializzata. Tutte le domeniche il Wwf, in collaborazione con l'Ada (Associazione difesa ambientale), organizza escursioni guidate in Vajo Galina. La vallata prende il nome dall'estrazione della "pietra galina", un´attività che si è protratta fino agli anni '60. La zona è vincolata con la denominazione di "oasi di protezione" grazie all'intervento dell´Amministrazione provinciale. È stata inoltre riconosciuta a livello europeo come S.i.c, sito di importanza comunitaria. In quest'oasi è presente una coppia stanziale di corvi imperiali che si riproducono regolarmente; inoltre vi nidificano numerose varietà di uccelli migratori. Interessante è il particolare aspetto geologico e geomorfologico delle colline che circondano l'abitato di Avesa. «Noi proponiamo», spiega Luciano Corso attivista del Wwf, «un percorso di educazione ambientale attraverso l'oasi naturale. Una guida specializzata permette ai partecipanti di avvistare il maggior numero di animali selvatici e di notare le particolarità botaniche. E' stato studiato un sentiero denominato "natura", proprio per dare la possibilità di osservare i vari aspetti di questo habitat».
«In questa oasi sono presenti tutti gli ambienti naturali caratteristici della collina pedemontana: boscaglia, sorgenti d'acqua, greto di torrente, coltivi, grotte, bosco d'alto fusto. E' un ambiente naturale in continuo cambiamento: di mese in mese le specie animali si succedono, la vegetazione muta aspetto. L'oasi si presta a visite guidate da diverso tempo. In questi anni abbiamo notato che le presenze di adulti e ragazzi sono in continuo aumento. Abbiamo allestito all'interno di Villa Guardini (sita a circa un chilometro prima dell'ingresso dell'oasi) un piccolo museo che è possibile visitare nella mezz'ora che precede l'escursione. Qui si potranno osservare i materiali rinvenuti nell'oasi». «Siamo orgogliosi», afferma Salvatore Coccozza, presidente dell'Ada, «di essere stati coinvolti in questo progetto. Speriamo che a breve sia possibile ampliare le visite guidate proponendo un percorso che, partendo da Borgo Trento e utilizzando la pista ciclabile che da via Santini si congiunge ad Avesa includa anche la visita guidata al Lorì, il piccolo fiume che attraversa la vallata di Avesa, per poi proseguire in Vaj o Galina». (fonte: "Fagiani nel Mondo" - Donatella)

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PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous
(vincenzo.andraous@cdg.it- Tel. 0382 3814417)

Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in regime di  semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola,  Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia; E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di  vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli; “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia.

EDUCATORI DEL TERZO MILLENNIO

Siamo in un’era dall’impronta maternalistica, dove non c’è accesso al giudizio più consono, perché comporta responsabilità condivise, quindi carichi pesanti da portare e sopportare. Un’era dove “attenzione sensibile” sta per accudente protettiva, al punto da sfociare in scuse improponibili che divengono illusoriamente pacificanti; in giustificazioni che travestono di comodo ogni scelta e responsabilità, dove la coscienza rappresenta più un’impalcatura teatrale, che il senso che si è chiamati a dare. Sembrerebbe facile, a questo punto riesumare un’epoca patriarcale: un tempo di limiti che sono regole, di severità che è anche tutela dell’attenzione, di reverenza per un’autorevolezza forte nei messaggi quotidiani e ripetuti. Ma forse, in questa deriva esistenziale, è poco salutare affidarsi alla sociologia spicciola, alle alterne vicissitudini delle scienze umanistiche, come variabile scientifica…il più delle volete impazzita per difetto. Penso a questo nuovo millennio, ai ragazzi che corrono, ai genitori fermi a ricordi indelebili ma irrimediabilmente lontani e trapassati dagli ambiti premi messi in palio dalla lotteria del benessere. Intravedo un accompagnamento educativo solo sulla carta, sulle copertine patinate e colorate di internet, che disegnano approcci educativi d’elite, per pochi, mentre i tanti sono costretti ad arrancare. Stamattina, durante la Santa Messa, ho avuto la fortuna di ascoltare un prete uomo, che non si nasconde nelle “parole valigia “ ( è una sua definizione ), ove tutto sta, sacro e profano, secolarizzazione e Vangelo, misteri vissuti e promesse vane. L’ho ascoltato con passione parlare dell’inverso diritto che alberga in noi: in noi adulti, che lamentiamo le obliquità del futuro e ci avventuriamo in esso, privi di amore autentico, noi che puntiamo il dito sui giovani che troppo spesso delegano ad altri-noi fatica e impegno. Quel prete ha citato “l’abisso del doppio pensiero” di Dostoevskij, nel senso che a volte vogliamo fare del bene  e invece facciamo del male involontariamente, coinvolgendo nei nostri inciampi soprattutto i più giovani, proprio coloro che hanno gambe ancora molli per affrontare la maratona della vita.Educare significa “tirare fuori”, costruire insieme, dico io. Ma è un’era in cui imperversano paccottiglie di ideali, di idee, di bandiere pedagogiche da consumare celermente, perché non c’è più destino legittimo del fare, ma alienazioni, che non ci consentono di scendere nel profondo di noi stessi, né di osservare l’intorno che respira a nostra misura. Come predatori mai contenti, disconosciamo gli atti gratuiti, quegli atteggiamenti che non sono figli di un ritorno premeditato. C’è egoismo, poco o tanto, in ciò che svolgiamo nei riguardi di chi ha bisogno di una guida, per riconoscere ruoli e un’identità a venire. Egoismo, che è richiesta affermata neppure troppo sottovoce, di medagliamenti, di riconoscimenti da parte di chi impone le mani, di chi si ritiene al di sopra dell’errore, come a sfuggire la discesa alla “com-passione”, alla pena del vivere altrui, con la presunzione di poter insegnare a veder le stelle durante un’alluvione di parole spese male. Educatori del terzo millennio, diplomati e…. laureati nella pazienza della speranza, che non è pazienza della disperazione…forse occorre avere occhi “tattili”, essere miniera e minatori, per poter vedere nella polvere più nera uno spicchio di cielo. Quel prete ha chiamato Gesù “servo inutile”, ha chiesto a tutti di diventare servi inutili. In quella Chiesa, visi perplessi, occhi increduli, orecchie alte, ma pochi debbono aver compreso il valore insito del servo inutile. Quello che non si aspetta alcuna ricompensa.

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Progetto Sorriso El Salvador

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.

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SORRISI & CEFFONI
 
TIPI DI SCOREGGE (by Luisita)
(testo da dedicare a chi volete, tanto abitiamo in una nazione delle libertà ((e del buongoverno)), N.D.R.) 

Estratto  dal concorso "gratta e annusa " www.testinadivitello.it   

Scoreggia Vulgaris (normale): scoreggia per ogni occasione, non particolarmente puzzolente, particolarmente adatta per le passeggiate, non bisogna mollarla con grande rabbia o enfasi perchè può ingannare: da condividere con amici e parenti più stretti.

Scoreggia salonis phoetida (pettaccio humilis): tipica in ambienti chiusi, motivata dalla assenza di desiderio di alzarsi e uscire per sganciarla da qualche altra parte:basta assumere un aria ingenua, alzare poco la gamba e guardare gli antestanti con malcelato disgusto in modo da deviare da sè i sospetti.

Scoreggia cum tusse dissimulatae: scoreggia dissimulata con colpi di tosse:rientra tra le pericolose in quanto neccessita di appropriata spinta e buona coordinazione. Tipica negli uffici, bar, cinema, insomma ambienti affollati dove anche l'odore viene in fretta assimilato: un respiro a testa e la si fa fuori.

Scoreggia humidis maculatae: Una delle peggiori: prende il nome dalle caratteristiche macchie che lascia sulle mutande. Complica terribilmente la vita in quanto bisogna cercare con urgenza un bidè per togliere le eccedenze e lavare i miseri resti. Rimane comunque mimetizzata sulle mutande molto scure.

Scoreggia matutinis albae: Quale modo migliore per cominciare una giornata se non tirando una bella scoreggia al caldo delle lenzuola appena apriamo gli occhi? Vedrete con gioia il/la vostro/a compagno/a schizzare fuori dal letto con rapidità e agilità inaspettate per uno/a appena sveglio.Chiamato anche pettaccio egoistico perchè non c'è nessuno che lo voglia condividere con voi.

Scoreggia humidae alonata: tipico nelle scuole, uffici, ambienti dove il deretano e costretto al costante contatto con la sedia.Lascia un alone nelle mutande, tanto più grande quanto più morbida è la sedia.

Scoreggia deflagrantae vulcanica: Probabilmente la più temuta e odiata.Nel tirarla si prova una sensazione simile alla depilazione: è come se ci strapassero i peli del culo con la ceretta.Ascoltala e chiamala pure come ti pare.

Data l'impossibilità di riprodurre adeguatamente la serie di scoregge silenziose ne riassumiamo brevemente le caratteristiche:

Scoreggiae silenti tossicae. Si dividono in tre categorie:

-Luffa- ancora percepibile se pur vagamente dall'orecchio umano è fortemente percepita dalle narici.  Detta anche scoreggia del diavolo sia per l'odore dello zolfo che per la domanda: cosa diavolo hai mangiato?

-Loffa- completamente silente suscita una vivace ondata di sdegnate proteste.  Ideale sui tram, autobus, treni, metrò molto affollati.  Ne bastano due per trovare posto a sedere.

-Caloffa- silenziosissima e estremamente calda all'uscita, cosa che ne favorisce la rapida diffusione.  Gli effetti sono terribili.  Spesso neanche l'autore riesce a sopportarla.

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Pensieri @ltri 

IL SIGNIFICATO DELLE BANANE
 
Un mio amico decise di passare alcune settimane in un monastero del Nepal. Un pomeriggio, entrò in uno dei numerosi templi del monastero e trovò un monaco che, sorridente, era seduto sull'altare. "Perché sorridete?" domandò. "Perché capisco il significato delle banane", rispose il monaco, aprendo la borsa che aveva con sé, tirandone fuori una banana marcia e mostrandola al mio amico. "Questa è la vita che è passata e non è stata goduta al momento giusto - disse - ora è troppo tardi".  Estrasse poi dalla borsa una banana ancora acerba, gliela mostrò e la ripose di nuovo.  "Questa è la vita che non è ancora accaduta, bisogna aspettare il momento giusto". Infine, estrasse una banana matura, la sbucciò e la divise con il mio amico. "Questa è la vita al momento giusto: il presente. Alimentati con esso, e  vivilo senza paura e senza colpa".  (Paulo Coelho)
 
Al domani
 
Intro. Stavo alla finestra e aspettavo che la Vita passasse di lì, per poterla toccare. Passavano i giorni e gli anni e ancora non si era vista. Niente. Allora uscii per andare a cercarla.
 
Uno. Lasciai la città e mi avventurai lungo i sentieri incerti della mia Fede claudicante: incontravo Turisti dell'Indefinito che mi chiedevano dove ero diretta. Oltre. Dove? Oltre la superficialità, oltre l'apparente uniformità, oltre la  di-sperazione di un Mondo che pensa di non aver bisogno neppure del Nulla. Oltre.
 
Due. E giunsi ad un CroceVia. Subito non capii, che cosa volevano dire quelle due strade davanti a me. C'era un Uomo, sembrava aspettarmi, fissò il suo sguardo e disse: Ascolta i sogni e segui la Stella, quella è la strada verso l'Alto. E mi indicò il sentiero che scendeva in Basso. Ci deve essere uno sbaglio, sa, io sto andando Oltre. Cammina in basso sognando l'Alto. Lo seguii. A volte veniva voglia di tornare indietro, ma si incontravano molti  Pellegrini dell'Assoluto lungo questo sentiero e il viaggio era piacevole in loro compagnia. Chiedevo dove erano diretti. «A Gerusalemme». La città della Pace.
 
Tre. Ma quel giorno di settembre il viaggio sembrava aver perso la sua meta: verso quale Futuro stiamo andando? Pensavo che una volta scelto il sentiero giusto non ci sarebbe stato che da camminare e camminare, prima o  poi sarei arrivata. Invece no. Pensavo anche che il viaggio fosse solitario. Invece no. Alzai gli occhi verso il Cielo e chiesi una parola, una soltanto per continuare a sperare. Ti basta la mia Grazia? No, Signore, no, così non va bene, mi hai portato fino a qui, e ora mi lasci così? Non puoi. Mi avevi promesso l'Alto, mi avevi promesso la Vita, ti ho seguito fin qui, e ora? Ti ho portato fin qui, mi disse Dio, affinché tu prepari il terreno alla mia semina.
Conclusione. La Pace non è un diritto dell'uomo, ma un dono di Dio. Come la Vita. Non ci è dato di sapere quanto tempo ancora manca, ma abbiamo la possibilità, ogni giorno, di preparare il terreno. Insieme. Perché la  Salvezza non è solo per qualcuno, in questo nostro «treno» chiamato Terra ci siamo tutti e arriveremo a destinazione insieme. Se arriveremo. Prepariamo insieme il terreno. Il seme poi morirà e darà frutto. E Inschallah sarà Shalom. (Chiara, giovane Mendicante della parrocchia del Cielo)
 
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