il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.

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PRUDENZA
"Quando si è stati morsi dal serpente si teme persino il millepiedi"
(proverbio Bamileke - nazione: Camerun)

SAYFA 
 
Carissime e carissimi, lo sforzo che hanno compiuto molti di voi per salvare la vita di SAYFA, insieme a molti altri ancora che non riusciamo a raggiungere direttamente, è stato meraviglioso. E sta cominciando a dare dei primi buoni risultati. L'agenzia Misna ci ha comunicato questo dispaccio ANSA:
 
Una corte d'appello dello stato di Sokoto, in NIGERIA, ha sospeso la condanna a morte per lapidazione di una donna incinta (Sayfa, ndr), pronunciata il mese scorso da un tribunale islamico nella stessa regione del paese. La notizia e' stata resa nota dalla radio di stato 'Rima Radio'. Il presidente della corte ha deciso di sospendere l'applicazione della condanna. Non sono state fornite informazioni sulla data in cui sara' annunciata la decisione definitiva della corte d'appello. La difesa della trentatreenne Safiya Tungar-Tudu aveva dichiarato al tribunale che la donna era stata violentata e che quindi non era colpevole di aver avuto relazioni sessuali extra coniugali di sua volonta'. L'accusa aveva pero' ribadito che non erano state trovate tracce della violenza. La rappresentante del ministero delle donne della NIGERIA, Ladidi Bara'u Abdulkadir, e' inoltre intervenuta per  sottolineare che il governo non appoggia la condanna.  (ANSA-AFP).

Appuntamenti da non perdere
Inviaci gli appuntamenti organizzati dalle associazioni del tuo paese! grilloparlante@mbservice.it
 
 
01/12/01 - NOGARA (VR) - «GirOmondo: Mai PIU' DONNE SFIGURATE IN BANGLADESH»
 
SABATO 1 DICEMBRE, alle ore 21, presso il teatro comunale di Nogara, l'Assessorato alle Politiche Sociali di Nogara (VR) in collaborazione con il COOPI (Cooperazione Internazionale) promuove iL SECONDO dei due appuntamenti del palinsesto «Giromondo, iniziative di sensibilizzazione sui diritti umani a favore dei bambini soldato della Sierra Leone e delle donne del Bangladesh». si tratta di un concerto di poesia titolato «a sud del mondo» e che sara' interpretato dalla libera accademia del pernaso. I poeti del Kurdistan, Sabina Absar del Bangladesh, la magia poetica di Tagore, la vita secondo madre Teresa, i versi delle poetesse cubane Geogina Herrera e Nancy Morejon, la presenza della poesia civile di Pablo Neruda, saranno proposti in un concerto di musica etnica di particolare suggesione.
 
Fino all'8/12/01 - Verona - Preghiera per la pace
 
La tradizionale Novena per la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria si tiene in Cattedrale dal 29 novembre all’8 dicembre e assume quest’anno il particolare significato di preghiera per la pace.Il  programma prevede alle 18.30 la S. Messa con omelia di  don Domenico Saretto, cappellano del collegio universitario Pontenavi. Mercoledì 5 dicembre alle 18.30  la catechesi d’Avvento del Vescovo di Verona, Padre Flavio Roberto Carraro che presiederà la Concelebrazione eucaristica conclusiva, l’8 dicembre alle ore 11.00. La liturgia sarà animata dai cori polifonici di: S.Eufemia,  S.Teresa,  S.Pietro di Lavagno, S.Giovanni Evangelista, Zevio,  Valeggio sul Mincio, del coro La Gregoriana e dalla Cappella della Cattedrale.
 
01/12/01 - Cologna Veneta (VR) - Popoli senza frontiere / 6 

SABATO 1 DICEMBRE  - ORE 21.00, Teatro Comunale, Spettacolo musicale con Marco Giacomozzi e il suo ensemble ( premio I.m.a.i.e. al Tenco ’99 ) in  “Cantico d’Occidente”. Partecipano alla serata membri dell’organizzazione umanitaria EMERGENCY. Ingresso libero. Un’ora prima e un’ora dopo lo spettacolo in programma, sarà aperta la mostra fotografica “ Le mani” di Mario Lasalandra.

01/12/01 - Verona - Iniziative in occasione della Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS

PRIMO DICEMBRE 2001: GIORNATA MONDIALE DELLA LOTTA CONTRO L'AIDS. IL CIRCOLO PINK di Verona per l'occasione organizza: SABATO 1 DICEMBRE 2001 ORE 15.30/20.00, PRESENZA CON UN BANCHETTO DI INFORMAZIONE HIV IN CENTRO A VERONA, PIAZZA BRA; SABATO 1 DICEMBRE 2001 DALLE ORE 23.00, PRESENZA CON UN BANCHETTO DI INFORMAZIONE HIV PRESSO LA DISCOTECA SKY-LINE, ( EX B-SIDE).

03/12/01 - Romano d'Ezzelino (VI) - Incontro con Mario Capanna

MACONDO (ASSOCIAZIONE PER L'INCONTRO E LA COMUNICAZIONE TRA I POPOLI) invita lo SCRITTORE, EX PARLAMENTARE EUROPEO, MARIO CAPANNA, ad un incontro in cui si RIFLETTERA' E DIALOGHERA' SUL TEMA: "IL RUMORE DELLA STORIA E IL SILENZIO ELOQUENTE DELLA VITA". L'ospite sarà presentato da GIUSEPPE STOPPIGLIA, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE MACONDO. L'Appuntamento è fissato per LUNEDI' 03 DICEMBRE 2001, ORE 20.30, a SPIN DI ROMANO D'EZZELINO (VI) PRESSO LA SALA RIUNIONI DI VILLA FERRARI (VIA GENERALE GIARDINO, VICINO AL MUNICIPIO).
 
03/12/01 - Nogara (VR) - Afghanistan
 
Lunedì 3 dicembre ore 21, sala consiliare del Municipio, incontro sulò tema"GUERRA DURATURA:  dibattito pubblico sulla guerra in Afghanistan" . Partecipano: Giannina Dal Bosco - portavoce del movimento Donne in Nero di Verona; Corrado Bares - Rifondazione Comunista di Legnago; Paolo Andreoli - Sindaco di Nogara. Coordina: Bruno Fabris, giornalista de "L'Arena"
 
03/12/01 - Vicenza - Incontro con Giuliana Martirani

Un appuntamento da non perdere! Lunedì 3 dicembre, alle ore 20.30, sarà a Vicenza GIULIANA MARTIRANI per la presentazione del suo libro "Il drago e l'agnello. Dal mercato globale alla giustizia universale". La presentazione sarà fatta presso l'Areopago dei Paolini in viale Carducci, 21. E' un'occasione preziosa per riflettere anche sugli ultimi avvenimenti con  un'osservatrice acuta e stimolante. (Fonte: Centro Documentazione e Studi Presenza Donna Suore Orsoline SCM- Vicenza).

DAL 3 AL 7 DICEMBRE 2001 - Caldiero - Corso per smettere di fumare 

ACAT – VO (Associazione dei Club degli Alcolisti in Trattamento del Veronese Orientale) e l’Associazione INSIEME PER NON FUMARE, con il patrocinio del Comune di Calmiero, organizzano un CORSO INTENSIVO PER SMETTERE DI FUMARE dal 3 al 7 dicembre 2002. Ritrovo a CALDIERO (VR), Ore 20,30 - 22,00 presso la Casa Parrocchiale - via Alcide de Gasperi, 14. Per informazioni e iscrizioni: 045 6103287 LUNEDI' - MERCOLEDI' - VENERDI'. É prevista una quota di iscrizione di L. 70.000.

05/12/01 Giornata nazionale del Volontariato

05/12/01 - Negrar (VR) - Banca Etica
 
MERCOLEDì 5 DICEMBRE 2001 alle ore 17.00  si terrà un incontro sulla Banca Etica presso la sala-convegni "Fr. Perez" dell'ospedale S. Cuore-Don Calabria di Negrar (VR). Interverrà il Dr. Riccardo Milano, Socio e Coordinatore Nazionale per il Nord-Est di Banca Etica.
 
06/12/01 - Verona - Incontro con Lidia Menapace
 
«Caffè letterario» in Libreria Rinascita (Corso Porta Borsari, 32 - Verona) giovedì 6 dicembre - ore 18.45, organizza un  incontro con Lidia MENAPACE in occasione della pubblicazione del suo libro «Resisté»  (ed. Il Dito e la Luna).
 
06/12/01 - Verona - La pace: tra diluvio e arcobaleno
 
Giovedì  6 dicembre, ore 17.30, aula 5, Facoltà di Lettere (Università di Verona), Mons. Luigi Bettazzi e Lilia Sebastiani sul tema: «LA PACE: TRA DILUVIO E  ARCOBALENO». 
 
06/12/01 - Verona - Donne afghane protagoniste di un percorso di pace
 
É organizzato per giovedì 6 dicembre - ore 20.45 presso la Sala Elisabetta Lodi - via San Giovanni in Valle l'incontro dibattito sul tema: «DONNE AFGHANE PROTAGONISTE DI UN PERCORSO DI PACE». Relatrice: TITTI DE SIMONE di ritorno dal Pakistan. Interverrà LIDIA MENAPACE. Si tratta di una serata di solidarietà alle Associazioni RAWA  e HAWCA promossa dalle Associazioni delle donne di Verona: Circolo della Rosa, Collettivo Priscilla, Coordinamento Donne Città Futura, Donne in nero, Femmis.org, Filo d'Arianna,Il Melograno,Orientamento e Lanoro Veneto, Telefono Rosa.
 
07/12/01 - Zevio - Incontro con Francesco Gesualdi
 
VENERDI' 7 DICEMBRE 2001 PRESSO IL PALAZZETTO DELLO SPORTI DI ZEVIO: Conferenza-Dibattito con FRANCESCO GESUALDI (Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano). Tema: Due mondi nel mondo. Organizzazione: Parrocchia di Zevio, Bottega del mondo, Pro loco di Zevio.   
 
08/12/01 - Lonigo (VI) - Concerto natalizio per il Congo
 
L'Associazione "Solidarietà Aiuto Speranza» di Locara di San Bonifacio (VR) vi invita al concerto natalizio "AMAZING GRACE" con Will Roberson - Coro e Jazz Band. Direttore: maestro Giuliano Fracasso. L'iniziativa si terrà sabato 8 dicembre 2001, alle ore 21 presso il Teatro comunale di Lonigo (VI). Scopo del palinsesto: raccolta fondi per la continuazione dei progetti scolastici e sanitari nelle missioni di Kiniama e Kasumbalesa (Rep. Dem. Congo). Info: 045 7660140.
 
08/12/01 - Vicenza - Il Gospel, una Cometa e...tu
 
SABATO 8 DICEMBRE 2001 ALLA FIERA DI VICENZA - SALA PALLADIO - CONCERTO GOSPEL : "Il gospel, una Cometa e...TU" con il coro gospel JOY SINGERS OF VENICE. Il ricavato della manifestazione andrà a favore di Cometa ASMME Associazione Studio Malattie Metaboliche Ereditarie - progetto di ricerca per le leucodistrofie. Info 049 - 990.33.03
 
09/12/01 - Verona - É possibile un'economia alternativa?
 
Oggi giornata mensile di ATTI 29 c/o Nigrizia - Missionari Comboniani (vicolo Pozzo 1- Verona) dalle 9.00 alle 16.00 circa. Alle 11.00 parlerà Maria Grazia Totola sul tema: “E’ possibile un’economia alternativa?”. Per informazioni: padre Gianni Gaiga tel. 045 596238, e-mail pm@comboniani.org
 
09/12/01 - Verona - Incontro con il giornalista Luigi Sandri
 
Il GRUPPO PER IL PLURALISMO E IL DIALOGO Invita al 99° incontro che si terrà Domenica 9 dicembre 2001 - ore 16.00/18.30 a San Massimo di Verona nel Cinema - Teatro parrocchiale (Via Brigata Aosta - vicino alla chiesa) - TEMA: «Città santa e lacerata: Gerusalemme per Ebrei, Cristiani, Musulmani». Relazione introduttiva di LUIGI SANDRI, giornalista. (Da qualche giorno è in libreria il libro di Luigi Sandri "Città Santa e Lacerata: Gerusalemme per Ebrei, Cristiani, Musulmani" edizioni Monti, pp. 420, lire 40.000. Ordinazione: editrice@padremonti.it)
 
09/12/01 - Verona - Amnesty International... «Per le donne dell'Afghanistan»
 
Domenica 9 dicembre, alle ore 20.30, Amnesty International presenta il concerto: "NOTE SVELATE" presso l’Estravagario Teatro Tenda a sostegno dell'associazione RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) in occasione della ricorrenza del 10 dicembre, giorno della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Il concerto sarà tenuto dai seguenti gruppi musicali veronesi: Barcode (Indie pop), Maryposh (rock alternativo), Random (punk rock), Reggadelica (post reggae). Prevendita biglietti (L. 10.000): Box Office, via del Pontiere. Per informazioni: tel. 349 8473190. RAWA (www.rawa.org) è nata nel 1977 a Kabul, in Afghanistan, come organizzazione indipendente delle donne afghane che lottano per i diritti umani e per la giustizia sociale in Afghanistan. (fonte: Rete Lilliput Verona)

10/12/01 - Verona - Spiritualità ebraica

Il Segretariato attività ecumeniche di Verona organizza un incontro sul tema «I doni della spiritualità ebraica». Relatore: Amos Luzzato (presidente comunità ebraiche - Venezia). L'incontro si terrà presso la sala convegni Cariverona, via Garibaldi 2, con inizio alle ore 20,45.

12/12/01 - Venezia - Endometriosi

ll Comitato Pari Opportunita' dell'Unviersita' Ca' Foscari di Venezia organizza il giorno 12 dicembre 2001 una tavola rotonda sull'endometriosi. Informazioni: lamon@oink.dsi.unive.it

13/12/01 - San Bonifacio (VR) - Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza

L'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani di San Bonifacio promuove un incontro con Edo Patriarca (Presidente nazionale dell'AGESCI, e padre Silvano Nicoletto (Superiore Provinciale dei padri Stimmatini) sull'attualissimo tema: «Globalizzare la pace, la giustizia, la speranza». L'incontro si terrà presso la sala civica "Barbarani" di via Marconi (San Bonifacio), alle ore 20,45.

14/12/01 - Verona - «Digiuniamo insieme»... per la Pace

Venerdì 14 dicembre: digiuniamo insieme. Aderiamo all'invito, rivolto dal Papa a cattolici e persone di buona volontà, ad osservare venerdì 14 dicembre una giornata di digiuno durante la quale "pregare con fervore Dio perché conceda al mondo una pace stabile, fondata sulla giustizia, e faccia sì che si possano trovare adeguate soluzioni ai molti conflitti che travagliano il mondo". L'Avvento dei cristiani e il Ramadam dei musulmani entrano così in reciproca relazione. Digiuniamo insieme, in modo conviviale, per una meditazione comune rivolta alla pace. Troviamoci venerdì 14 dicembre, dalle ore 13 alle 14 (digiuno del pasto), dalle ore 19 alle 20 (digiuno della cena) alla Casa per la Nonviolenza, in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno) per leggere e commentare insieme testi di Gandhi, Lanza del Vasto e Aldo Capitini sul digiuno e la nonviolenza. L'invito è rivolto a tutti, laici e religiosi, credenti e non credenti.
"Il digiuno è un esercizio per non avere fame. E' semplice, basta concentrare l'attenzione sulle ragioni del digiuno. Il digiuno è l'arma favorita dei nonviolenti, perché l'aggressività naturale ha le sue radici nella fame; la fame dà i denti al lupo e lo getta contro la preda. L'aver fame esaspera gli istinti aggressivi. Dunque il digiuno li placa" (Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto - Shantidas)
Chi lo desidera potrà versare il denaro corrispettivo dei pasti non consumati, per sostenere iniziative nonviolente. E' un modo concreto per opporsi alla guerra: SE VUOI LA PACE, FINANZIA LA PACE

15/12/01 - Velo Veronese - Il prete dei castagnari

La Falìa di Velo Veronese sarà presente SABATO 15 dicembre alle ore 21.00 presso il teatro di Santa Teresa a Verona, per presentare il libro di Alessandro Anderloni "Il prete dei castagnari".  Il libro racconta la vita di don Alberto Benedetti, parroco di Ceredo e prete "scomodo", "anarchico", etichettato in vari modi, ma che noi chiamiamo semplicemente "prete libero". Il coro raccontando il libro a più voci e intervallando le canzoni di Bepi De Marzi, farà sentire la sua voce di protesta contro la Guerra, contro tutte le guerre che si fanno per i soldi, soldi, soldi! E proseguirà il grido disperato del prete costretto a tacere e a restare nella sua casa di Ceredo fino alla sua morte, perchè diceva la VERITA'. (Fonte: Associazione Culturale Le Falìe di Velo Veronese giuliacorradi@libero.it)

15/12/01 - Povegliano (VR) - Pensieri di pace

Sabato 15 dicembre, ore 16, presso la Madonna dell'Uva Secca (Povegliano - VR) incontro di spiritualità conviviale sul tema: "Io penso pensieri di pace" coordinato da fratel  Marco Barozzi.

15/12/01 - Verona - Emergency e il popolo afghano

Il Circolo Fagiani nel Mondo, Legambiente ed Emergency organizzano presso Corte Molon (via della Diga 17, proseguendo per il Lungadige Attiraglio) una serata in appoggio ad Emergency, che presenterà le proprie attività in Afghanistan. Seguiranno la cena e la proiezione del video Soran non aver paura. Ritrovo alle ore 19. Per informazioni e prenotazioni, tel. 0458032387 e 045918145 . 

15/12/01 - Verona - Diritti e doveri in carcere

Sabato 15 dicembre, presso la Sala Convegni della Banca Popolare (Palazzo Forti – Via Zambelli – Verona) si terrà il convegno sul tema: «Diritti e doveri in carcere» presentazione della “Guida per i detenuti” dei penitenziari del Veneto. Molti gli enti pubblici e le associazioni proponenti. Nel corso dell'incontro regionale interverranno: Carmelo Cantone (Direttore della Casa di Reclusione di Padova), Lucia Cominato (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo), Antonio De Poli (Assessore alle Politiche Sociali della Regione del Veneto), Ornella Favero (Redattrice di Ristretti Orizzonti), Carlo Furlan (Presidente Centro di Servizio per il Volontariato di Verona), Massimo Guglielmo (Referente “Sportello giustizia” dei CSV del Veneto), Francesco Maisto (Sostituto Procuratore presso la Procura Generale di Milano), Giuseppe Mosconi (Docente Sociologia Diritto Università di Padova), Antonio Stivanello (Vice Responsabile Dipart. Dipendenza ASL 16 di Padova), Giovanni Tamburino (Direttore Ufficio VI “Studi e Ricerche” del D.A.P.), Ettore Ziccone (Provveditore Triveneto Dipartimento Amm.ne Penitenziaria).

dal 29 al 31/12/01 - Locri -  Percorsi di liberazione a partire dai Sud

Nei giorni immediatamente precedenti la Marcia per la pace (Senza perdono non c'è pace)  che - lo ricordiamo - quest'anno si svolgerà a Locri, si terrà un convegno dal titolo: Le violenze della globalizzazione. Percorsi di liberazione a partire dai Sud del mondo. L'incontro avrà luogo presso il Teatro dei Salesiani a partire dalla sera del 29 fino al 31 dicembre 2001. Si prevedono gli interventi di Mons. Giancarlo Bregantini - Vescovo di Locri-Gerace, Diego Cipriani, Tonino Perna, Beppe Lumia, Giovanni Mazzillo, Vincenzo Salvati. Il convergno sarà arricchito dalla presenza di numerosi testimoni del Sud del mondo. Mons. Bregantini parlerà del senso della nonviolenza a partire dal vangelo (il re non si salva per un forte esercito); la nonviolenza sarà posta a confronto dei temi cruciali dell'economia di mercato, della criminalità organizzata, e della guerra.  A partire dalla parola di Dio e dalla profonda conoscenza delle condizioni di vita del sud italia, don Gianni Mazzillo e don Vincenzo Salvati tracceranno l'itinerario possibile per un autentico percorso di incontro tra le persone e di liberazione da ogni schiavitù. L'accoglienza avverrà presso le famiglie delle città di Locri e di Gerace e stiamo cercando di ridurre al minimo tutte le spese di segreteria e soggiorno. Per questo aspettiamo numerosi coloro che vorranno unire la partecipazione alla Marcia ad una vera e propria preparazione che porti a conoscere meglio le strade da percorrere per essere autenticamente nonviolenti e saper rispondere alle sfide dell'oggi. Maggiori informazioni presso la segreteria nazionale di Pax Christi (tel. 080/395.35.07 - e-mail: info@paxchristi.it).

in primo piano 

Armi

di Alex Zanotelli

(Testo di una conversazione radiofonica, estratto da La morte promessa, cit., pp. 153-154)

«Sono sempre più convinto che uno dei mali più gravi che rode questo continente -dalla crescente pauperizzazione con problemi di fame, sete, abbandono delle campagne, debito, eccetera- sia il problema delle armi, la militarizzazione spaventosamente crescente. Alcuni dati rendono chiara questa mia affermazione. Il continente africano nel giro di pochi anni ha subito una spirale militaristica in crescendo. Alcuni esempi. Nel '73 le spese militari in Africa erano di tre miliardi e ottocento milioni di dollari, dieci anni dopo erano salite a sedici miliardi e novecento milioni. Nel '73 le spese militari a testa all'anno  erano di 22 dollari, dieci anni dopo con una popolazione più vasta erano salite a 34 dollari a testa. I militari nell'83 arrivavano già ad un milione e cinquecentomila, un incremento di 2/3 dal '73. A livello di importazioni: nel '73 l'Africa importava per un valore di quattrocentosettanta milioni di dollari, nell'83 eravamo già a quattro miliardi e ottocento milioni di dollari. In un continente pieno di conflitti, con cinquanta Stati, creati da noi dividendo intere popolazioni, questo arrivo a getto continuo di armi, sta creando veramente il disastro. Oggi infatti basta guardarsi intorno: non vi sono altro che guerre e conflitti. Ritengo sempre più criminale questo invio di armi, anche di armi convenzionali. L'Egitto ha un debito verso gli Stati Uniti di 35 miliardi di dollari, metà dei quali in armi. Lo stesso vale per l'Unione Sovietica, presente in Africa soprattutto con armi e soldati. L'Angola, per esempio, ha un debito verso l'URSS di due miliardi e 500 milioni di dollari in armi. Questa militarizzazione del continente è un qualcosa di allucinante, per me, oggi diventa veramente criminale esportare armi in Africa. Un giovane missionario in Mozambico, dove sperimenta una guerra spaventosa che dura da almeno 11 anni, scrive: "La guerra concreta come la sperimentiamo qui è un vero mostro di crudeltà, di barbarie, di disumanità. Che fare per arginare questa situazione, tanta malvagità, e ricreare un mondo nuovo? Da parte mia, vorrei venire in Europa e partecipare a tutte le marce per al pace, a tutte le manifestazioni contro le armi nucleari e non solo...". Che questo grido, questo invito, diventi anche nostro!»


SOLIDARIETA'
 
Corrispondenze solidali
 
Ciao a tutti, sono Vincenzo Tritto (...) Da un mesetto sto corrispondendo via e-mail con un' organizzazione pacifista cristiana pakistana, che sta seguendo da vicino gli avvenimenti attuali in Afghanistan. Naturalmente anche loro sono contro i bombardamenti americani, e ler l'instaurazione della pace. Al più presto. Ho iniziato la mia corrispondenza per sentire e leggere da persone che sono in un ambiente molto vicino all'Afghanistan, il conflitto attuale. Tuttavia tra me e il mio interlocutore si è anche instaurata una specie di amicizia elettronica. Lui è il segretario di quest'associazione. Mi ha proposto di cercare un'associazione italiana, vicina agli ideali di pace, con la quale avere degli scambi culturali e di idee. Naturalmente ci scriviamo in Inglese, e vi propongo qui la sua ultima e-mail:
Dear Mr. Vincenzo, Greetings of peace from Catholic Youth Ministry Lahore, Thank you for you e-mail dated Nov. 15, 2001 and showing us your sympathy on the state of affairs we have been as a result of American attack on terrorists in Afghanistan. In this connection it may be submitted that majority of the people here do not want this lawlessness and terrorism but can not openly declare due to the fear of ethnic and extremists groups, who are always on the look of victimizing any body of their brutality. In order to irradiate such savagery activities, we request you to please use your advocacy and lobby and find out a group of person or any institution which is busy in peace making process over there. So that they could be contacted by our such local groups, in carrying out programs jointly. Thanking you once again for your cooperation and sympathy extended to us all the time. Best regard. Yours sincerely, Bashir Siraj (Executive Secretary)

Ebbene in parole povere....mi ha chiesto di cercare voi!!! Potete contattarlo a questo indirizzo: siraj@pol.com.pk e in più possiate pensare a qualcosa di bello e concreto, che possiate fare insiame, per unire due mondi così lontani, così diversi, ma che hanno in comune una cosa: la stessa religione.Penso che sia un'opportunità unica per crescere per la pace , e per la pace tra i popoli. Spero possiate accogliere questo suo invito, vi auguro buon lavoro e vi saluto calorosamente. Pace a tutti. Vincenzo


MASSMEDIA e TAM TAM vari 

SITI DA VISITARE 
 
1) Pedagogisti on line www.educare.it (buon compleanno!)
2) RAC DIS GIO' 2002: News dall'Informagiovani di San Bonifacio http://infogiovani.interfree.it
3) Notiziario femminile www.femmis.org
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
7) Da San Bonifacio... www.sanbonifacioonline.it
8) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
9) Agenzia giornalistica www.misna.org 
10) Società Aperta: www.societaperta.it
11) Gruppo Solidarietà: www.comune.jesi.an.it/grusol
12) Il paese delle donne http://www.womenews.net
13) Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi www.consumietici.it

Buon compleanno a... www.educare.it

Educare.it ha concluso il suo primo anno di presenza sulla Rete. Il numero 1, infatti, è stato messo on line nel dicembre dello scorso anno. E' una buona occasione per fare un bilancio. Ai più è noto che Educare.it è una rivista on line completamente autofinanziata, che non appartiene a società o a gruppi di interesse. Le pagine che leggete, le consulenze che avete ricevuto sono frutto della passione (gratuita) di redattori e collaboratori. In linea vi sono oggi circa 200 consulenze e quasi 250 articoli e studi. La newsletter settimanale viene spedita a 1.200 indirizzi; in queste ultime settimane registriamo oltre 400 visite al giorno, con più di 1.000 pagine consultate. Il mese di ottobre si è concluso con numeri decisamente lusinghieri: oltre 32.000 pagine consultate, quasi 12.000 visitatori. Grazie anche a voi! Di Educare.it hanno scritto su riviste e giornali nazionali, annoverandoci tra i primi dieci siti italiani di riferimento specializzati sui temi dell'educazione e l'infanzia. Questi risultati sono una bella conferma in merito al servizio che offriamo. Ma il carico di lavoro sta crescendo e diventa ogni giorno più urgente reperire risorse che assicurino il buon funzionamento tecnico e tecnologico del sito. Vi è una riflessione in corso e ci piacerebbe conoscere il vostro parere. Sulla rivista, anche questa settimana, potete leggere nuovi ed interessanti contributi. (fonte: www.educare.it)

ALMANACCO 2002 

L’almanacco 2002, preferiamo chiamarlo così invece di calendario, è sul tema dei diritti umani in rapporto al fenomeno religioso: più esattamente “RELIGIONI E DIRITTI UMANI” perché i due temi si sono storicamente intrecciati e condizionati a vicenda, non sempre in modo positivo. Sono evidenziate le principali feste delle religioni più diffuse e sono riportati testi e recensioni inerenti ai temi trattati nel titolo. Il tutto è poi arricchito da vignette e da 12 tavole illustrate che possono essere considerate la storia della religione, di tutte le religioni. È possibile fare un regalo versando l’importo sul conto corrente postale indicando, oltre al versante, anche il nominativo e l’indirizzo a cui l’Editrice invierà una copia dell’almanacco e una lettera con l’indicazione di chi ha fatto il regalo. Chi fa parte di gruppi ed associazioni ha una buona occasione per far acquistare al gruppo di appartenenza una certa quantità di almanacchi a prezzo scontato (rivendendoli a prezzo pieno è anche possibile autofinanziarsi): Il prezzo di una copia è di € 4,75 - lire 9.197, incluse le spese di spedizione, Dieci copie 35,00 ( 3,50 la copia - sconto 26 %) Lire 67.769,Cento copie 250,00 ( 2,50 la copia - sconto 47 %) Lire 484.068,Per le librerie contratto personalizzato da concordare. Per ordinazioni,telefonare al numero 0141-218291, fax 02-700 519 846, e-mail: tempidifraternita@tempidifraternita.it

Leggete: WWW.PROMISELAND.IT

News di Venerdì 30 Novembre 2001

1000 LIRE PER UN CLICK! - Ultimati i lavori del centro di aiuto in Nicaragua. Grazie a tutti voi per le vostre donazioni! http://promiseland.it/view.php?id=267

SCLEROSI MULTIPLA E ALIMENTAZIONE VEGETARIANA - Lo studio sulla dieta vegetariana nell'incidenza della sclerosi multipla http://promiseland.it/view.php?id=260

UN'AUTO DA SBALLO - Bamboo, lino, cotone. E canapa, parente della marijuana. Ecco i nuovi materiali per le auto http://promiseland.it/view.php?id=266

KILIMANGIARO IN PERICOLO - Il clima provocato dall'uomo fonderà le nevi del Kilimangiaro entro il 2015 http://promiseland.it/view.php?id=256

HAMBURGER E MALATTIA DI ALZHEIMER - Come diventare dementi per il gusto di mangiare un hamburger http://promiseland.it/view.php?id=254

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CARTA

La settimana di Carta, dal 29 novembre al 5 dicembre: Pericolo! Lunardi. Lo sapete che il ministro Lunardi ha una società che progetta tunnel? In questo numero di Carta - esce giovedì a Roma e Milano e venerdì in tutta Italia - vi raccontiamo chi è davvero questo ministro, com'è la legge dittatoriale di Berlusconi sulle Grandi Opere e i casi di Aosta e dell'Abruzzo, dove si vuole riaprire il tunnel del Monte Bianco e costruire un terzo sotto il Gran Sasso, contro le comunità locali e i forum sociali. Ma in questo numero del settimanale parliamo anche: del primo carcere privato in Italia, che sarà gestito da San Patrignano, e di quel che pensano gli operatori pubblici dei Sert della "nuova" politica del governo in tema di droghe; degli studenti in ebollizione contro la privatizzazione dell'istruzione; del prossimo obiettivo della guerra, l'Iraq, con un articolo di Lanfranco Caminiti su "Le donne in guerra", dopo la morte di Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera; della vicenda di Luigino Longo, italiano ancora detenuto, dopo le false accuse per Goteborg, in un carcere svedese; dei problemi della Cgil e dei "nuovi operai" e del loro rapporto con il movimento antiliberista, con articoli di Mario Agostinelli, Loris Campetti e Sandro Morelli. http://www.carta.org/rivista/index.htm

AltrEconomia

Cari amici, ecco il sommario del numero di dicembre di AltrEconomia. Due novità: 8 pagine in più e il colore all'interno.
- Editoriale: Il lustrascarpe e noi nel recinto di Davide Musso
- Le lettere dei lettori
- Panela e pappagalli, la scommessa andina di Davide Musso
- Biomassa: l'energia arriva dai fiori di Pietro Raitano
- Fondi e risparmi solidali: facciamo il punto di Miriam Giovanzana
- Disobbedienti per un giorno. A qualcuno piace un sacco di Miriam Giovanzana
- Società, ambiente e pace: questione di bilancio di Francesco Terreri
- A Natale anche le aziende regalano equo di Emilio Novati
- L'Italia paga il legno dei guerriglieri di Davide Musso
- Microsoft  patteggia la via per la salvezza di Massimo Cavalli
- L'immagine è tutto? Il cortocircuito dell'antipubblicità di Pietro Raitano
- Wto: nuovi protagonisti e pugni di mosche di Maurizio Meloni
- In Lombardia un altro mondo è tascabile di Pietro Raitano; Visti da Sud
AltrEconomia la trovate nelle Botteghe del commercio equo (per sapere dove sono fate un salto su http://www.altreconomia.it) e in strada coi venditori di "Terre di mezzo".
Per abbonarsi http://www.terre.it/altreconomia/Raddoppia/abbonaci.html .Grazie, a presto (La redazione di AltrEconomia)

Iniziativa per abrogare la legge sulle rogatorie

L'Osservatorio Europeo, "G. Falcone" di Monopoli, promuove una iniziativa collettiva a sostegno simbolico di una proposta referendaria per l'abrogazione della legge sulle rogatorie internazionali approvata dal Governo Berlusconi. Questa legge consentirà a fior fiori di criminali di farla franca, di mettere in serio pericolo i processi avviati nei confronti di terroristi internazionali, oltre alla reale possibilità di ostacolare quelle inchieste ancora in corso sulle tangenti transitate attraverso conti esteri. Per partecipare a questa iniziativa e sottoscrivere virtualmente la proposta di referendum puoi collegarti con il nostro sito internet  www.osservatoriomonopoli.it L'iniziativa avrà durata fino a quando le forze politiche e sociali di questo Paese non presenteranno formalmente alla Corte Costituzionale il quesito referendario. Le sottoscrizioni raccolte dall'Osservatorio Europeo "G. Falcone" saranno consegnate all'on. Antonio Di Pietro Parlamentare Europeo e fondatore dell'Osservatorio Europeo sulla legalità e la questione morale.

Regali di Natale

Anche in considerazione e per rispetto dei milioni di bambini e bambine che soffrono per la fame e per la guerra, spesso a causa della nostra indifferenza e dell'opulenza dei nostri paesi, facciamo si che questo Natale sia all'insegna almeno della dignita'. Ci vogliono consumatori? ebbene sia. Ma consumatori con cervello e non macchine da consumo. Per Natale nessuno regalo comprato dalle multinazionali, ma solo prodotti del Commercio Equo e Solidale, gadget di Emergency e di Medici Senza Frontiera, prodotti di piccoli artigiani locali, oppure un libro. (di Bruno Giaccone, un pastore metodista. Per contatti: brunogiaccone@tin.it)


INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI

Menzogne umanitarie
DI JOHN PILGER
 
John Pilger è uno dei più premiati giornalisti britannici. Nato a Sydney, corrispondente e commentatore di guerra quasi leggendario, ha coperto conflitti in tutto il mondo, dal Vietnam alla Birmania, dalla Cambogia al Medio oriente. Ha vinto due volte il principale premio giornalistico britannico (il "Journalist of the year") e i suoi documentari si sono aggiudicati un'infinità di altri riconoscimenti, incluso un Reporter sans frontieres Award e un Emmy. Il suo ultimo documentario, "The new rules of the world", è sulla globalizzazione. Ha scritto sei libri, tra i quali "Heroes" e "Hidden Agendas", rivelando i retroscena di molti conflitti sanguinosi. I suoi articoli appaiono su Guardian, Independent e New Statesman in Gran Bretagna, New York Times, Los Angeles Times e The Nation negli Stati uniti, The Age e Sydney Mornig Herald in Australia. Ha due figli, vive a Londra.
 
Gli stati poveri sono "falliti", quelli che si oppongono "canaglie", alla fine "noi" civilizzeremo "loro". Nel vero paradiso del terrore, gli Usa, i media lavorano per rendere normale l'impensabile 

I guerrafondai della buona società potrebbero non dover attendere molto per il secondo round. Il vicepresidente Usa, Dick Cheney, ha avvertito la scorsa settimana che l'America potrebbe assumere l'iniziativa contro un numero di paesi compreso "tra 40 e 50". La Somalia, accusata si essere un "rifugio" per al Qaeda, va ad aggiungersi all'Iraq in cima alla lista di potenziali obiettivi. Compiaciuto di avere rimpiazzato i cattivi terroristi dell'Afghanistan con i terroristi buoni dell'America, il ministro della difesa Usa, Donald Rumsfeld, ha chiesto al Pentagono di "pensare l'impensabile", avendo respinto le "opzioni post-Afghanistan" in quanto "non abbastanza radicali".
Un attacco americano sulla Somalia, ha scritto un giornalista del Guardian accreditato presso il Foreign Office, "offrirebbe l'opportunità di regolare un vecchio conto: 18 soldati statunitensi furono brutalmente uccisi lì nel 1993...". Egli ha evitato di menzionare il fatto che i marines hanno lasciato tra 7.000 e 10.000 somali morti, secondo la Cia. Diciotto vite americane meritano un regolamento di conti: migliaia di vite somale no.
La Somalia fornirà una palestra ideale per la distruzione finale del'Iraq. Comunque, come riferisce il Wall Street Journal, l'Iraq presenta un "dilemma" perché "restano pochi obiettivi". "Siamo arrivati all'ultima capanna", ha detto un funzionario Usa, riferendosi al bombardamento quasi giornaliero dell'Iraq che non fa notizia.
Essendo sopravvissuto alla guerra del Golfo nel 1991, il controllo di Saddam Hussein sull'Iraq è stato da allora rafforzato da uno dei più spietati embarghi in epoca moderna, fatto rispettare dai suoi ex amici e fornitori di armi a Washington e Londra. Al sicuro nei suoi bunker costruiti dagli inglesi, Saddam sopravviverà a un nuovo blitz - a differenza del popolo iracheno, che è tenuto in ostaggio con la complicità del suo dittatore dalle pretese sempre diverse dell'America.
In questo paese, la propaganda velata giocherà il suo ruolo predominante come di consueto. Poiché tanta parte dei media anglo-americani è nelle mani di vari guardiani di provata fede, il destino dei popoli iracheno e somalo sarà riferito e dibattuto con il rigido presupposto che i governi statunitense e britannico siano contro il terrorismo. Come per l'attacco all'Afghanistan, la questione sarà come "noi" possiamo affrontare al meglio il problema delle società "incivili".
La verità più saliente resterà tabù. Questa consiste nel fatto che la longevità dell'America come stato terrorista e come rifugio per terroristi batte tutti. E' indicibile che gli Usa siano il solo stato ad essere stato condannato ufficialmente dal Tribunale mondiale per il terrorismo internazionale e ad aver posto il veto su una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che imponeva ai governi di osservare il diritto internazionale. Recentemente Denis Halliday, l'ex assistant secretary general delle Nazioni unite che ha preferito dimettersi piuttosto che amministrare quella che ha descritto come una "politica di sanzioni genocida" contro l'Iraq, è incorso nell'indignazione di Michael Buerk della Bbc. "Non si può tracciare una equivalenza morale tra Saddam Hussein e George Bush [senior], non è vero?" ha detto Buerk. Halliday stava partecipando a uno dei programmi sulla scelta morale in cui Buerk è presentatore, e aveva fatto riferimento all'inutile massacro di decine di migliaia di iracheni, in gran parte civili, da parte degli americani durante la guerra del Golfo. Halliday ha osservato che molti sono stati sepolti vivi, e che l'uranio impoverito è stato usato ampiamente ed è quasi certamente la causa di un'epidemia di cancro nell'Iraq meridionale.
E' indicibile che la storia recente dei veri crimini dell'occidente faccia di Saddam "un dilettante", come ha detto Halliday; e poiché non è possibile confutare razionalmente questa verità, quelli che ne parlano vengono tacciati di "anti-americanismo". Richard Falk, professore di politica internazionale a Princeton, lo ha spiegato. La politica estera occidentale, spiega, viene diffusa dai media "attraverso uno schermo morale/legale farisaico, a senso unico [con] immagini positive dei valori e dell'innocenza occidentali, dipinti come minacciati, legittimando una campagna di violenza politica senza restrizioni".
Il potere di cui godono Rumsfeld e il suo vice, Paul Wolfowitz, e i loro collaboratori Richard Perle e Elliot Abrams significa che molta parte del mondo è oggi apertamente minacciata da un fascismo geopolitico, che si è sviluppato a partire dal 1945 e ha avuto un'accelerazione dopo l'11 settembre.
L'attuale gang presente a Washington è formata da autentici fondamentalisti americani. Loro sono gli eredi di John Foster Dulles e Alan Dulles, i fanatici battisti che, negli anni '50, gestirono rispettivamente il Dipartimento di Stato e la Cia, distruggendo i governi riformisti in un paese dopo l'altro - Iran, Iraq, Guatemala - e riducendo a brandelli accordi internazionali, come gli accordi di Ginevra del 1954 sull'Indocina, il cui sabotaggio da parte di John Foster Dulles condusse direttamente alla guerra del Vietnam e a cinque milioni di morti. Documenti ora declassificati ci dicono che per due volte gli Stati uniti sono stati sul punto di usare le armi nucleari.
I paralleli si trovano nella minaccia di Cheney a "40 o 50 paesi", e nella guerra "che potrebbe non finire finché siamo in vita". Il vocabolario del giustificazionismo verso questo militarismo viene fornito da lungo tempo, e da entrambe le coste dell'Atlantico, da quegli "studiosi" fabbricati in serie che hanno tolto l'umanità dallo studio delle nazioni e l'hanno congelata con un linguaggio funzionale al potere dominante. I paesi poveri sono "stati falliti", quelli che si oppongono all'America sono "stati canaglia"; un attacco da parte dell'occidente è un "intervento umanitario" (uno dei più entusiasti guerrafondai, Michael Ignatieff, è ora "professore di diritti umani" a Harvard). E come al tempo di Dulles, il ruolo a cui è ridotta l'Onu è quello di rimuovere le macerie dei bombardamenti e fornire "protettorati" coloniali.
Gli attacchi alle torri gemelle hanno dotato la Washington di Bush di un grilletto, ma anche di una coincidenza notevole. L'ex ministro degli esteri pakistano Niaz Naik ha rivelato che a metà luglio alcuni alti funzionari americani gli avevano detto che l'azione militare contro l'Afghanistan sarebbe partita avanti a metà ottobre. Il segretario di Stato Usa, Colin Powell, in quel momento era in viaggio in Asia centrale, e già raccoglieva il sostegno per una "coalizione" di guerra anti-Afghanistan. Per Washington, il vero problema con i Taleban non erano i diritti umani; questi erano irrilevanti. Semplicemente, il regime talebano non aveva il controllo totale dell'Afghanistan: fatto che impediva agli investitori di finanziare gli oleodotti e i gasdotti provenienti dal Mar Caspio, la cui posizione strategica in relazione alla Russia e alla Cina e i cui giacimenti fossili largamente intatti sono di interesse cruciale per gli americani. Nel 1998, Dick Cheney disse ai rappresentanti dell'industria petrolifera: "Non so pensare a un momento in cui una regione sia emersa altrettanto improvvisamente per diventare così significativa strategicamente come il Caspio".
In verità, quando andarono al potere nel 1996, i Taleban non furono solo bene accolti da Washington. I loro leader volarono in Texas, all'epoca governata da George W. Bush, e furono intrattenuti dai dirigenti della compagnia petrolifera Unocal. Fu offerta loro una fetta dei profitti degli oleodotti: si parlò del 15%: Un funzionario Usa osservò che, con il passaggio del gas e del petrolio del Caspio, l'Afghanistan sarebbe diventato "come l'Arabia Saudita", una colonia petrolifera senza democrazia e con una persecuzione legalizzata delle donne. "Possiamo convivere con questo" disse. L'accordo andò a monte quando due ambasciate americane furono bombardate in Africa orientale, e la colpa fu attribuita a al Qaeda.
Sui media i Taleban sono debitamente passati in cima alla lista dei demoni, una lista a cui si applicano le normali esenzioni. Ad esempio, è esentato il regime di Vladimir Putin a Mosca, responsabile dell'uccisione di almeno 20.000 persone in Cecenia. La scorsa settimana Putin è stata intrattenuto dal suo nuovo "amico intimo", George W. Bush, nel ranch di Bush in Texas.
Bush e Blair sono esentati permanentemente - anche se ogni mese muoiono più bambini iracheni, in gran parte a causa dell'embargo anglo-americano, del numero totale dei morti delle torri gemelle: una verità che non viene messa a conoscenza dell'opinione pubblica. L'uccisione di bambini iracheni, come l'uccisione dei ceceni, come l'uccisione dei civili afghani, è ritenuta meno abominevole dal punto di vista morale che l'uccisione di americani.
Avendo assistito a una quantità di bombardamenti, sono stato colpito dalla capacità di coloro che si definiscono "liberali" e "progressisti" di tollerare deliberatamente la sofferenza degli innocenti in Afghanistan. Che cosa hanno da dire questi commentatori presuntuosi, che non vedono virtualmente nulla delle lotte che avvengono nel mondo esterno, alle famiglie dei rifugiati bombardati a morte nella polverosa città di Gardez l'altro giorno, molto dopo che questa era caduta in mano alle forze anti-talebane? Che cosa hanno da dire ai genitori dei bambini morti i cui corpi giacevano sulle strade di Kunduz domenica scorsa? "Quaranta persone sono state uccise" ha riferito Zumeray, un profugo. "Alcuni di loro sono stati bruciati dalle bombe, altri sono stati schiacciati dai muri e dai tetti delle case quando sono crollati per l'esplosione". Che cosa gli può rispondere Polly Toynbee del Guardian: "Non vedi che il bombardamento funziona?" Lo definirà un anti-americano? Che cosa possono dire gli "interventisti umanitari" alle persone che moriranno o resteranno mutilate per le 70.000 "cluster bombs" rimaste inesplose?
Da molte settimane l'Observer, un giornale liberal, sta pubblicando resoconti privi di riscontri che hanno cercato di collegare l'Iraq con l'11 settembre e la paura dell'antrace. I principali narratori di questa storia sono "Fonti di Whitehall" e "fonti di intelligence". "Le prove si stanno accumulando..." recitava uno degli articoli. La somma delle prove è "zero", fumo negli occhi per la gioia di Wolfowitz e Perle, e probabilmente Blair, che probabilmente proseguirà con l'attacco. Nel suo saggio "The Banality of Evil", il grande dissidente americano Edward Herman ha descritto la divisione del lavoro tra coloro che disegnano e producono armi come "cluster bombs" e "daisy cutters", coloro che prendono le decisioni politiche di usarle, e coloro che creano le illusioni che ne giustificano l'uso. "Tocca agli esperti e ai grandi media - ha scritto - normalizzare l'impensabile per il pubblico medio". E' tempo che i giornalisti riflettano su questo, e si assumano il rischio di dire la verità su una minaccia spropositata a molta parte dell'umanità che nasce non in luoghi lontani, ma vicino a casa.(Traduzione di Marina Impallomeni)

DOPO LA MATTANZA DI GENOVA...
 
E' indetta una conferenza stampa per giovedì 6 Dicembre alle ore 12,00 presso la Sala Rossa  del Senato della Repubblica per la presentazione della proposta di legge concernente "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento delle forze di polizia". La proposta che reca la firma dei Senatori Occhetto-Baratella-Battafarano-Battaglia-Boco-Calvi-Chiusoli-Cortiana-Coviello-Crema-D'Ambrosio-Dato-De Paoli-De Zulueta-Donati-Falomi-Fassone-Filippini-Liguori-Longhi-Malabarba-Marini-Martone-Murineddu-Pascarella-Petruccioli-Ripamonti-Salvi-Tessitore-Turroni-Veraldi-Vicini-Viserta-Zancan, si pone l'obiettivo di atture principi ed indicazioni finalizzati ad una nuova formazione delle forze dell'ordine introducendo metodologie atte ad elevare la capacità di tutti coloro che sono impegnati nella tutela della sicurezza  e dell'ordine pubblico, attuando soprtattutto il principio della nonviolenza. Alla conferenza stampa parteciperanno i rappresentanti delle associazioni pacifiste e non violente, anche di quelle promotrici della manifestazione di Genova. Saranno inoltre presenti i rappresentatnti dei sindacati di Polizia ed i registi coautori del celebre documentario sul G8 "Un mondo diverso è possibile" tra cui, in particolare Francesca Comencini, Wilma Labate, Citto Maselli, Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo, Pasquale Scimeca, Daniele Segre ed Ettore Scola.
 
GIULIETTO CHIESA: UNA CRISI INTERNA ALLA GLOBALIZZAZIONE
 
Riportiamo il testo dell'intervento di Giulietto Chiesa all'incontro "Contro la guerra, contro la globalizzazione della miseria e dell'esclusione: verso Porto Alegre 2002" organizzato dal Forum Mondiale delle Alternative e da Attac Italia alla Camera del Lavoro di Milano sabato 24 novembre
 
Tutta la riflessione che sto facendo mi e' nata dall'esperienza che ho fatto per tanti anni come inviato dall'Unione Sovietica. Se io non fossi stato a Mosca e non avessi visto con i miei occhi quello che la globalizzazione nascente stava facendo in Unione Sovietica, credo che non avrei capito. Mi sono trovato infatti in un luogo emblematico di come l'Occidente stava trattando, con la fine della guerra fredda, un possibile progetto di colonizzazione. Progetto facile, perche' quando nell'87, '88, '89, quando comincio' la perestroika e quando comincio' a essere chiaro che la Russia non reggeva, i russi erano pronti a diventare capitalisti, a diventare come noi; nella loro grande maggioranza non aspettavano altro, erano un paese proiettato verso l'Occidente perche' usciva distrutto, anche moralmente, dall'esperienza sovietica. Ebbene, sono bastati sei o sette anni della "cura americana", perche' di questo si e' trattato, ovvero di un'esportazione violenta, unilaterale, sistematica, dell'ideologia, dei metodi di comportamento, della vita, della pubblicita', dell'informazione, per creare in Russia una reazione di rigetto totale. Io, riflettendo su quell'esperienza che vivevo dall'interno, pensavo: se l'Occidente non riesce a conquistare un paese che voleva solo diventare occidente, come potra' conquistare, negli anni che vengono, il resto del mondo che non ha nessuna intenzione di diventare occidente? Che non desidera diventare occidente? Ecco, da qui e' cominciata la mia riflessione, che poi e' andata avanti, purtroppo, in modo sempre piu' galoppante, perche' la linea intrapresa dagli Stati Uniti con la Russia e' diventata operativa su scala mondiale, ponendo le basi per le sue piu' grandi crepe. Dove ci troviamo adesso? Io credo che siamo di fronte a una crisi epocale, di dimensioni che nessuno di noi ha mai conosciuto prima, una crisi mondiale che richiede, da parte di tutti coloro che ci vivono dentro, una vera e propria rivoluzione intellettuale, per essere prima di tutto capita, e per essere affrontata in termini politici. Una crisi mondiale che e' endogena alla globalizzazione. Non c'e' una forza che gli si contrappone in modo decisivo e che crea dentro questi processi una contraddizione: questa e' una crisi interna alla globalizzazione. Questo lo dico perche' nella tradizione di pensiero marxista c'era l'idea di una forte contrapposizione, ovvero il movimento operaio che si opponeva al capitalismo, costringendolo a modificarsi, ad adeguarsi. Questo contrapposizione ora non c'e': noi abbiamo si' un movimento, nato da un paio d'anni, che e' stato di grande impatto, che e' stato il prodotto di una crisi, ma nello stesso tempo non e' ancora sufficientemente forte da creare una contraddizione dentro questo processo. La crisi nasce dall'interno della globalizzazione americana. La crisi nasce dal fatto che quel capitalismo, che e' stato messo in funzione una trentina d'anni fa e che ha trovato il suo totale sviluppo negli ultimi quindici anni, non e' piu' capace di riprodursi. I dati ce lo dimostrano. Prendiamo l'ultimo trentennio: la crescita media annua del prodotto interno lordo mondiale (PIL) si e' ridotta (lo dicono i dati ufficiali del Fondo Monetario Internazionale e dell'OCSE), anche se tutti i mass media lo hanno celato. La crescita era del 4,4% negli anni settanta, e' scesa al 3,4% negli anni Ottanta, e' scesa al di sotto del 3% negli anni novanta, e ora, alla fine del secolo siamo a una crescita che si avvicina disperatamente all'1%, e forse meno. Questo significa che siamo gia' da tempo in una pesantissima recessione mondiale. Anche questo non ci e' stato detto. Il sistema dei media e' centrale in tutto questo discorso. Non ci hanno detto che la recessione era gia' cominciata, ce lo hanno nascosto, per ragioni comprensibili peraltro, perche' si temeva che ci sarebbe stato un contraccolpo improvviso nelle borse e nell'economia mondiale. Naturalmente si va in recessione non quando la crescita del PIL mondiale raggiunge la crescita zero: si va in recessione molto prima. Per di piu', questo sviluppo era tutto americano, perche' erano gli Stati Uniti che godevano di questa straordinaria crescita, il resto del mondo gia' da tempo non cresceva (dal '98): il Giappone era fermo, la Russia era ferma. Gia' durante la guerra del Kosovo facevo queste considerazioni: "Il sistema della globalizzazione commerciale e finanziaria americana non solo non sta producendo crescita globale, ma sta contraendo i diritti mondiali di crescita. Ci troviamo palesemente di fronte a due fenomeni in formazione: una contrazione della crescita mondiale; la crescita impetuosa e senza sosta dell'economia americana e soprattutto della finanza. In poche parole ci troviamo di fronte a un pericolosissimo scollamento, del tutto inedito, tra crescita dell'economia reale e crescita finanziaria. Ma anche un controllo totale da parte di un qualche potere mondiale comporterebbe decisioni, misure, correzioni che non sempre potranno essere piacevoli, che non necessariamente implicheranno atterraggi morbidi. E se quelli che stanno sul ponte di comando hanno visto tutto questo, ed e' impossibile che non l'abbiano visto, non puo' non essersi affacciata loro la domanda su come spiegare agli elettori americani che qualche cosa di spiacevole potrebbe accadere presto, che il livello di consumi cui sono abituati, nel quale sono cresciuti, non e' sostenibile indefinitamente. Come si potra' imporre al resto del mondo, quando la crisi si affaccera' minacciosa, il mantenimento, anzi, l'accentuazione di un sistema di distribuzione diseguale della ricchezza mondiale a vantaggio di un quinto dell'umanita', non in condizione di espansione, ma di contrazione dei ritmi di crescita, cioe' in condizioni non di consenso, ma di crescente dissenso?". Quando scrivevo queste cose era in corso la guerra in Kosovo. In quel momento gli Stati Uniti, con l'Europa consenziente, cambiavano le regole del gioco. Proprio in quel momento a Washington si riuni' la Nato e cambio' le regole della Nato: cambio' i confini d'intervento della Nato, cambio' i metodi di applicazione delle norme difensive, quasi che nel 1999 gia' si subodorasse cio' che sarebbe accaduto due anni dopo. Tutto quello che e' stato applicato in questa ultima crisi e' stato preparato nel 1999, a conferma del fatto che qualcuno ha programmato molte delle cose che stanno accadendo. Io uso il termine "ponte di comando" perche' sono convinto che ci sia un gruppo di comando che sta piu' in alto persino del presidente Bush, composto da un gruppo ristretto di uomini che hanno le cifre vere dello sviluppo mondiale e che sono abbastanza intelligenti da capire dove portano. Forse non sono abbastanza intelligenti da avere una soluzione per questi problemi. Sono un gruppo di uomini che sfuggono ad ogni controllo, che conoscono le cifre del disastro e che sta trovando una soluzione, la piu' brutale, terrificante e drammatica: quella di difendere l'America di fronte a tutto il mondo, costi quello che costi. Noi ci troviamo in questo punto esattamente. Credo che questa sia la ragione vera di quello che sta accadendo. La ragione geopolitica della guerra in Afghanistan e' secondaria. Il fatto che la crisi sia esplosa in Afghanistan, cioe' nel luogo del cosiddetto "grande gioco" non deve ingannare: la questione del controllo delle risorse e' una questione importante, ma e' faccenda del tutto subordinata. Il punto centrale e' che e' finita una parte della globalizzazione non piu' controllabile; chi ha costruito questa globalizzazione capisce che non ha piu' gli strumenti per gestire il sistema economico. Lo strumento del costo del denaro si e' rivelato non funzionale: gli americani hanno abbassato il tasso di sconto otto volte nel corso di un anno. Anche in Europa stiamo spingendo verso il basso, ma non si riesce a riprendere perche' siamo di fronte a una crisi di sovrapproduzione di proporzioni tali che ci vuole ben altro. Tutta l'economia mondiale si regge sostanzialmente sui consumi degli americani. Se i consumi degli americani si contraggono i primi a soffrire una crisi drammatica saranno tutti i paesi del sud-est asiatico e poi tocchera' anche a noi. Quindi siamo di fronte a una situazione in cui, sia le misure monetarie, che le misure fiscali non funzionano piu' perche' questo meccanismo di sviluppo ha portato a una situazione riassumibile in questo dato: da qui al 2004 si dovrebbero produrre 85 milioni di automobili e si sa gia' che non se ne riuscira' a vendere piu' del 40-50%. La conseguenza e' che diventa necessario sostituire l'egemonia dovuta allo sviluppo con una militarizzazione del dominio imperiale e la fine dello stato di diritto. Questo e' quello che sta accadendo dopo l'11 di settembre. La versione che ci e' stata offerta dell'11 settembre, che e' passata nelle teste di miliardi di uomini su questo pianeta, non e' vera, o e' talmente deformata da non essere vera. La prima questione e' che ci troviamo di fronte a una militarizzazione del dominio imperiale sul piano planetario e alla fine dello stato di diritto internazionale, sostituito con l'assoluta, completa arbitrarieta' delle decisioni della metropoli imperiale americana. Negli Stati Uniti e' gia' stata approvata la legge per l'istituzione di tribunali militari, speciali, con giudici esclusivamente americani, abilitati a crearsi, costruirsi e funzionare fuori dei confini americani per giudicare cittadini non americani, in termini segreti, cioe' con nessuna esibizione di prove ed accuse contro gli accusati e in grado di somministrare pene capitali fuori dei confini degli Stati Uniti. Voi capite bene che questa norma significa la fine di ogni sovranita' nazionale, ma anche di ogni stato di diritto. Se questo e' il contesto noi dobbiamo capire che la battaglia per una mondo diverso e sostenibile si fara' istituzionalmente e politicamente molto piu' difficile. L'11 settembre ha avviato in molte parti dell'Occidente una riflessione che sarebbe stata impensabile prima dell'estate di quest'anno. Anche negli Stati Uniti si e' cominciata una riflessione: una parte dell'intellighenzia americana e delle elite politiche cominciano a rendersi conto della difficolta' di gestire il mondo con questo criterio. L'altra cosa che ritengo importante e' che gli sviluppi della crisi attuale, molto accelerati, possono aprire ampi varchi per un movimento mondiale di contestazione alla guerra e alla militarizzazione del dominio imperiale. Io ritengo che la scelta che e' stata fatta di aprire la guerra in Afghanistan in quel modo e' una scelta disperata, non razionale. Chi l'ha presa non ha una strategia di lungo periodo, o meglio, ha la strategia di medio corto periodo di avviare una nuova svolta militarizzata del dominio imperiale, ma non ha una strategia, non sa come uscirne. Sono state messe in mezzo dall'11 settembre masse sterminate, 1 miliardo e 300 milioni di musulmani sono stati gettati in questa guerra, che sta gia' diventando davvero uno scontro di civilta', perche' viene vissuto come scontro di civilta', sia da noi che da loro. Non era uno scontro di civilta', lo e' stato fatto diventare uno scontro di civilta'. Questa guerra si sta dilatando nel mondo; loro pensano di poterla controllare con la potenza militare, ma io dubito che siano in grado di farlo perche' hanno messo in moto delle forze superiori alle loro capacita' di controllo. In questo sta l'enorme pericolo di oggi: dobbiamo renderci conto che siamo nelle mani di un gruppo di semicriminali disposti a gettarci in una fornace perche' non ha vie di uscita e perche' non puo' invertire semplicemente la rotta (non ci sara' nessun presidente degli Stati Uniti e neanche nessun dirigente Europeo che avra' il coraggio di alzarsi in un'assemblea o in una televisione e dire ai suoi sudditi "Cittadini, noi abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni al di sopra delle nostre possibilita', abbiamo creato un mondo dove non si puo' sopravvivere e bisogna cambiare"). Questa gente ci sta portando al massacro senza avere nessuna prospettiva diversa. Questa e' la pericolosita': perche' se ci fosse un leader in questo ponte di comando capace di spiegarci dove ci vuole portare, alla fine potrei anche decidere di mettermi una casacca americana, ma la realta' e' che non c'e', ma vedo solo uomini ciechi e assolutamente politicamente irresponsabili (ma guardate la biografia di Bush: questa e' la gente che ci sta portando al massacro). Noi dobbiamo fare un salto di qualita' per capire la drammaticita' assoluta della situazione in cui ci troviamo. Piu' gente ci sara' che prova un brivido nella schiena come io provo un brivido nella schiena dopo aver fatto quest'analisi, meglio sara', perche' c'e' ancora un mare di gente che ritiene che questa sara' una delle tante crisi dalla quale noi usciremo piu' o meno come e' avvenuto in passato. Quindi informare, allarmare, inquietare e' un punto fondamentale. Io ho deciso di non fare il politico e non vengo qui a portare speranze: non lo faccio, programmaticamente. Se qualcuno ha delle speranze lavori perche' queste speranze si realizzino. Io mi limito a dire lo scenario e, se possibile, a dimostrarlo. Ultimo punto, centrale, dell'informazione. Innanzitutto ritengo che non ci sarebbe questa globalizzazione se non ci fosse stata una trasformazione radicale nel sistema della comunicazione mondiale. Il mondo in cui viviamo e' un mondo ormai unificato da un possente sistema di comunicazione: questa e' una novita' assoluta nella storia dell'umanita' e crea uno scarto radicale rispetto a tutti i processi di globalizzazione precedenti. Questa caratteristica nuova comporta che una piccolissima minoranza di persone puo' decidere dei sentimenti di 4-5 miliardi di persone. E se questo sistema non viene democratizzato noi siamo totalmente indifesi, perche' possiamo dirci quello che pensiamo qui dentro, ma in un solo colpo Bruno Vespa informa della versione ufficiale (una sola) 6 milioni di persone. Dobbiamo dunque organizzarci, costruire delle organizzazioni che comincino a mettere i mass media nella loro collettivita' sotto scrutinio, li analizzino, chiedano ai giornalisti di rendere conto di quello che scrivono perche' siano nuovamente responsabilizzati. Ciascuno di noi e' solo di fronte ai giornali che compra o alla televisione che guarda; esempio: tutto il mondo occidentale pensa che a Kabul le donne si sono tolte il burka e che tutti gli uomini afghani si sono tagliati la barba. Ebbene, queste due notizie, che sono state le notizie cruciali dopo la conquista di Kabul da parte dei mujaheddin tagiki, sono false. Chiunque lo capisce: le donne in Afghanistan hanno ancora il burka e continueranno a tenerlo per molto tempo, perche' non e' un bombardamento che cambia i costumi, che piaccia o non piaccia. Ma tutti i giornali hanno messo questa notizia, la quale dice, senza dire, che nel momento in cui i bombardamenti americani sono stati efficaci perche' hanno costretto i talebani ad andarsene da Kabul, e' arrivata la liberta', e la liberta', ve lo dimostriamo, significa togliere il burka. Tutto questo e' un calcolo politico, che non e' stato comandato da nessun ordine esplicito, ma che tuttavia, di fatto, e' stato fatto dal direttore di Repubblica, della Stampa, del Corriere, dal direttore di tutti i telegiornali italiani. Come mai? Perche' c'e' una legge non scritta e tutti la capiscono al volo. Sanno cosa devono dire senza che nessuno glielo dica. E' un meccanismo formidabile, che funziona automaticamente e ci determina totalmente: gusti, costumi, idee... perche' esiste il campo di forza del sistema mediatico, che ha le sue regole e queste regole stanno portando il mondo in una strada senza uscita. Io ritengo che Porto Alegre e tutte le tappe successive di questo movimento potranno essere incisive se noi contemporaneamente capiamo che abbiamo bisogno di aprire una discussione di massa sul sistema mediatico. Il minimo risultato che possiamo ottenere e' di moltiplicare la quantita' di persone che saranno capaci di dotarsi di un apparato critico per analizzare quello che succede. Per fare questo dobbiamo costruire un'organizzazione capace di portare sistematicamente in modo massiccio, multilaterale, diffuso la coscienza critica nei confronti del messaggio mediatico. (fonte:Centro Ricerca per la pace nbawac@tin.it e t.noce@humnet.unipi.it)

ZOOM ASSOCIAZIONI
 
SUCCESSO DI GREENPEACE: BLOCCATA NUOVA CHERNOBYL IL PERICOLO VIENE ORA DAL TRASPORTO DI RIFIUTI NUCLEARI IN MARE
IL 29 NOVEMBRE il presidente ucraino, Leonid Kuchma, ha annunciato che le condizioni del presitito della Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) sono inaccettabili e che quindi non verranno completati due reattori nucleari che avrebbero dovuto sostituire quelli distrutti nel disastro di Chernobyl.
"Il progetto, noto agli addetti ai lavori come K2R4, era estremamente pericoloso. Ora anche la Commissione Europea deve abbandonare il suo sostegno al prestito Euratom, concesso per i due reattori ucraini e la Bers sostenere progetti energetici alternativi in Ucraina" ha detto Tobias Muenchmeyer, portavoce di Greenpeace in Ucraina, che conduce da anni una battaglia contro le centrali nucleari. Lo scorso anno e' stato dichiarato "persona non gradita" e gli e' stato impedito l'accesso nel suo Paese dove risiedono tutti i suoi familiari. Greenpeace ritiene questa decisione antidemocratica una palese violazione del diritto d'espressione dell'individuo. Intanto, la prossima settimana, partira' un pericoloso carico di rifiuti nucleari ad alta radioattivita' dal porto francese di Cherbourg, diretto in Giappone, nonostante l'allarme mondiale per il terrorismo. Il trasporto sara' effettuato su una nave cargo, non militare, battente bandiera inglese.
"La decisione appare folle e ingiustificata, ancor di piu' in questi tempi nei quali la neve potrebbe diventare un obiettivo terroristico, si tratta di una Chernobyl galleggiante- afferma Domitilla Senni, direttore esecutivo di Greenpeace Italia -la radioattivita' del carico, circa 76.000.000 curies, e' superiore a quella rilasciata nel disastro di Chernobyl. I Paesi dell'America Latina e dei Caraibi hanno chiesto di impedire il passaggio della nave nei loro mari, ma Giappone, Francia e Regno Unito fanno orecchie da mercanti".
 

La Finanza e la Banca Etica: economia e solidarietà. Un Incontro a Negrar.

Mai il mondo è stato più ricco e mai più povero: assistiamo ad una economia che lascia l'86% delle ricchezze al 20% per cento della popolazione mondiale, riservando le briciole al resto del mondo (dati della Banca Mondiale). E questo sfruttamento è spacciato per democrazia economica: ma dov'è questa democrazia? C'è parità di potere fra l'acquirente occidentale e il contadino del Mali? Fra una multinazionale e una cooperativa di campesinos? C'è giustizia in un sistema dove pochi speculatori sono in grado di mettere in ginocchio l'economia di un paese intero? Qual è il prezzo umano, sociale e ambientale di tutto questo? Questi problemi sono così grandi da sembrare insormontabili e la via più breve porterebbe alla rassegnazione: sembra impossibile poter fare qualcosa, eppoi mettere il discussione il sistema significa, prima o poi, mettere in discussione le nostre tasche, il nostro stile di vita, il nostro modo di usare e di concepire il risparmio. Qualcosa però sta cambiando: diverse esperienze un po’ in tutto il mondo, cercano di cambiare le regole del gioco; nascono dai piccoli, dagli ultimi e vengono comunemente raccolte sotto il nome di Finanza Etica. Tutte mirano a riequilibrare i rapporti riportando la finanza al servizio della persona: credito a tutti, libertà vera di mercato, rispetto, dignità. Mirano a costruire un mondo più giusto, attraverso un'economia che sappia coniugare competitività con solidarietà, efficienza con giustizia, ricchezza con condivisione, attenta ai valori umani e rispettosa dell'ambiente. L'esperienza italiana più importante di finanza etica, la Banca Etica, ha visto la luce a Padova due anni e mezzo fa e si basa sull'idea che "l'interesse più alto è quello di tutti". Attualmente comprende oltre 16000 soci ed è sostenuta dalle seguenti associazioni: Acli, Agesci, Amnesty International Italia, Arci, Ass. Botteghe del Commercio Equo e Solidale, Associazione Italiana Agricoltura Biologica, Caritas, CIMI (Istituti Missionari), Cooperazione Terzo Mondo, Emergency, Italia Nostra, Legambiente, WWF Italia, Mani Tese, Medici senza Frontiere, UISP, diverse diocesi, oltre 170 Comuni, 20 Province, 5 Regioni e molte altre realtà. Il capitale sociale è di 20 miliardi e il risparmio raccolto finora ammonta ad oltre 200 miliardi (dati settembre 2001). La Banca Etica non fa carità o beneficenza, ma utilizza un credito solidale, vale a dire presta denaro a iniziative meritorie che hanno anche la capacità di restituire il credito. La Banca Etica è un punto d’incontro tra risparmiatori che non si accontentano di criteri economici per la gestione del proprio denaro, ma richiedono anche criteri etici nella scelta dei soggetti che verranno finanziati, per esempio il commercio equo e solidale, finalizzato a un concetto di cooperazione internazionale più ampio ed efficace. Lo stesso dicasi per molte cooperative sociali che producono beni e servizi per l’inserimento di persone svantaggiate. Tra le diverse attività finanziate figurano anche iniziative di tipo culturale, ambientale, come la gestione dei parchi, e i progetti di alcune organizzazioni non governative per la costruzione di ospedali, scuole e laboratori artigianali nel Sud del mondo, e sono gli stessi risparmiatori ad indicare il settore di impiego che preferiscono tra cooperazione sociale, cooperazione internazionale, cultura e ambiente. Per ulteriori informazioni è possibile telefonare al numero 049.87.71.111 o visitare il sito www.bancaetica.com. Per chi fosse interessato, il giorno MERCOLEDì 5 DICEMBRE 2001 alle ore 17.00  si terrà un incontro sulla Banca Etica presso la sala-convegni "Fr. Perez" dell'ospedale S. Cuore-Don Calabria di Negrar (VR). Interverrà il Dr. Riccardo Milano, Socio e Coordinatore Nazionale per il Nord-Est di Banca Etica.

I SINTI A VERONA

É disponibile il nuovo dossier del Coordinamento Antirazzista «Cesar K» di Verona, sul tema: "I Sinti a Verona". Racconta le vicende della comunità veronese di Sinti dalle delibere della Lega Nord contro i campi nomadi agli sgomberi di questa estate. Il costo è di lire 15.000 .... è molto interessante e raccoglie molto molto materiale. Se siete interessati fateci sapere. (Informazioni presso filoross@tin.it)
 
Viaggi solidali con... Planet

Cari amici, anche per quest'anno Planet Team Viaggi di Verona vi propone delle interessanti mete per le vostre vacanze di Natale. In un'ottica di incontro con una cultura diversa e lontana dalla vostra, attraverso la conoscenza guidata e mediata da interlocutori locali, è possibile vivere l'esperienza di un viaggio arricchente per voi ed equo economicamente e socialmente per i popoli visitati. Incontrando la gente del posto e ascoltando le esperienze di chi da anni opera nel mondo del volontariato internazionale, delle missioni e delle Ong potrete far tesoro non solo della storia, delle tradizioni e della cultura dei popoli visitati, ma anche delle aspirazioni e dei desideri di cui oggi essi sono portatori. Per avere informazioni più dettagliate: www.planetviaggi.it

Greenpeace. STOP ALLA DIRETTIVA UE: NO ALLA CLONAZIONE ANIMALE, ANTICAMERA DEGLI INTERVENTI SULL'UOMO

Greenpeace chiede con fermezza al Ministro della Salute di reiterare l'ordinanza di divieto alla clonazione animale. "Accettare la clonazione animale significa aprire la strada a simili interventi sull'essere umano- afferma Luca Colombo, responsabile campagna Ogm di Greenpeace Italia - I pareri negativi di Bush, della Commissione europea e del Vaticano non bastano, se si accettano poi gli animali biotech". L'Italia si appresta a recepire la Direttiva 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, nonostante il Parlamento Italiano nel 1998, anno di approvazione dell'attuale norma europea, approvo' due ordini del giorno alla Camera ed al Senato dove si invitava il Governo ad attivarsi affinché fosse sospesa la sua adozione in attesa di una radicale riformulazione. "Il recepimento di una direttiva in cui si ammette la brevettazione del vivente e' di per sé inaccettabile- spiega Colombo - Nonostante sia esclusa la brevettazione del corpo umano e dei suoi elementi allo stato naturale, all'articolo 5.2 si afferma che "un elemento isolato dal corpo umano, o diversamente prodotto, mediante un procedimento tecnico, ivi compresa la sequenza o la sequenza parziale di un gene, puo' costituire un'invenzione brevettabile, anche se la struttura di detto elemento e' identica a quella di un elemento naturale". Si riconosce la non brevettabilita' per "le utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali o commerciali", ma si lascia aperta la porta per la brevettabilita' ad altri fini. Per queste ragioni Greenpeace fa appello a tutti i parlamentari che si troveranno a votare il recepimento della direttiva Ue, perché prevalga la coscienza e la ragione. L'Italia, che e' stato finora uno dei Paesi leader nell'opposizione alla clonazione, deve fare la sua parte.

Bamb...iniziative

Desidero segnalarvi l'editoriale di Mario Lodi: I bambini e il terorrismo (13 novembre) che si può leggere cliccando il logo della "Casa delle Arti e del Gioco" nel sito: www.casadelleartiedelgioco.org E' aperta nel palazzo municipale di Sàrmede (Treviso) Le Immagini della Fantasia - 19^ Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia sino al 20 dicembre 2001. L'edizione di quest'anno è dedicata al celebre burattino PINOCCHIO e, come è consuetudine, vede la presenza di numerosi artisti italiani e stranieri. Per la sezione dedicata a Pinocchio: R.Angeletti, D. Avendano, N. Bertelle, D.Dal Molin,A.D'Este, G.Ericani, D. McKee, O.Monaco, M. Pogran,T. Romanin, E.Sopko, R. van Bilsen ed una selezione di illustrazioni degli allievi della Scuola estiva. Ci sarà anche il nostro amico "mascheraro" Vittorio Riondato nei laboratori previsti ogni sabato dalle ore 14.30 alle 16.30. Orario: feriali 9.00-12.30 e 20.00-21.30 prefestivi e festivi: 10.00-12.30 e 14.30-21.30. Per informazioni relative alle visite guidate: Tel. 0438.959582.

Vuoi diventare Majorette? A Meledo (VI)...

Siamo un gruppo di ragazze  che fanno parte del gruppo “MAJORETTES LE STELLE DI MELEDO”, anche quest’anno abbiamo voglia di ricominciare l’attività invitandovi a provare l’esperienza di gruppo nelle nostre attività. Il nostro allenamento settimanale consiste in un misto tra ginnastica e coreografia dei balletti che porteremo nelle sfilate; esso si svolgerà una sola serata alla settimana con orario da stabilire. Ricordiamo che l’attività è gratuita e che sarà consegnato a ciascuna il materiale occorrente. Per informazioni potete rivolgervi ai seguenti numeri: Salgarollo Sonia 0444/820353. Tini Daniela 0444/820613

Dal 01/12/01, a Bologna: «Slovene Way»

Slovene Way è il titolo della mostra di collettiva di artisti sloveni a cura di Aurora Fonda e coordinamento di Natasha Bordiglia . Inaugurazione il 1 dicembre 2001. alle ore 18.00. Sede: Galleria Mondo Bizzarro, Galleria Neon, Villa Serena, a Bologna Artisti invitati: Marko Kovacic, Damjan Kracina, Darij Kreuh, Gorazd Krnc, Marko Peljhan, Tadej Pogacar, Natasa Prosenc, Tobias Putrih, Miha Strkulj, Damjan Tomazin, Saso Vrabic. La mostra è stata organizzata con il patrocinio ed un contributo del Ministero della Cultura Sloveno, ed in collaborazione con il Comitato per i diritti Civili delle Prostitute di Pordenone ed il Mit di Bologna.  “Slovene way” può essere vista come una manifestazione che offre un’ampia panoramica dell’arte slovena oggi, attraverso diverse forme di espressione, come il video, le installazioni, la pittura e la fotografia.  Espongono, in tutto, una dozzina di artisti che presentano alcune delle ricerche più interessanti di uno dei paesi tra i più vivaci nel campo culturale dell’est europeo. Gli artisti sloveni, infatti, nell’ultimo decennio hanno saputo imporsi in tutte le maggiori manifestazioni artistiche internazionali (Documenta, Manifesta, Biennale di Venezia). A cominciare dal gruppo degli Irwin, che con una visione smaliziata  del rapporto tra occidente ed est europeo, hanno dato una lettura politica estremamente acuta dei cambiamenti subiti dal nostro continente. Un’analisi perpetuata con successo dalla video artista e filosofa Marina Grzinic. Non dobbiamo dimenticare, però, il lavoro di Marjetica Poterc, vincitrice del prestigioso premio Hugo Boss. Una nazione, dunque, che per quanto piccola sta attivamente contribuendo allo sviluppo contemporaneo  delle arti. La mostra bolognese, è una panoramica delle nuove generazione, artisti emergenti che proseguono un’analisi attenta del mondo che ci attornia. Ma la manifestazione è anche un percorso attraverso la città di Bologna, infatti, per avere una visione completa della mostra è necessario andare da galleria in galleria. Si richiede, inoltre, una partecipazione attiva da parte del visitatore nella costruzione del catalogo, che consiste in una serie di cartoline del lavoro degli artisti dislocate nelle diverse sedi espositive, e che alla fine danno vita al catalogo globale. Il giorno dell’inaugurazione, il 1 dicembre 2001, presso la galleria Neon di Bologna si svolgerà un happening collegato all’installazione di Tadej Pogacar (Padiglione sloveno alla Biennale di Venezia) sul tema della prostituzione in cui le varie parti sociali  saranno a disposizione del pubblico per parlare delle loro reciproche posizioni (politiche). Da una parte le prostitute e i transessuali dall'altra il mondo intero. In questo modo si intende favorire il  dialogo sociale tra le parti, mettendo a disposizione del pubblico gli attori principali di questo dialogo, invitandolo ad interagire direttamente con loro.


SORRISI & CEFFONI   

ANIMALI

Gli animali hanno cominciato una protesta contro il Creatore perché si lamentano del loro stato fisico.
La protesta monta a tal punto che una delegazione di animali viene ricevuta da Dio.
Entra per prima la giraffa che subito si lamenta del collo troppo lungo
"Ma ti sembra una bella cosa avermi fatto questo collo così lungo dar far schifo?"
" Ingrata !- tuona Dio, -il collo così lungo ti consente di mangiare le foglie delle acacie più alte che sono le più tenere e saporite. Nessun animale gode di questo privilegio. Non lamentarti e ringraziami invece per questo dono ".
La giraffa esce dalla riunione contenta e rifrancata, mostrando riconoscenza a Dio.
Gli animali che compongono la delegazione non la prendono bene ma la giraffa pensa alle sue buone foglioline che l'attendono e se ne và.
E' il turno dell'elefante: "Guarda che orecchione che mi hai fatto e che nasone lungo. Tutti mi prendono in giro e non posso dargli torto!".
"Ingrato anche tu - lo incalza Dio, - se hai le orecchie così grosse è perché sei in grado di regolare la temperatura del tuo corpo come nessun animale può fare. Puoi dissetarti senza chinarti eppure ti lamenti. "
Anche l'elefante esce dall'incontro più convinto. Gli altri delegati cominciano ad incazzarsi ma l'elefante si vanta di essere l'unico animale con l'aria condizionata e il quick refreshment system.
A questo punto la gallina si fa largo  e irrompe nella stanza dei ricevimenti di Dio e :
"Senti, chiariamoci subito, a me non mi freghi...
o l'uovo più piccolo o il buco del sedere più grande!!!!"


PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous
(centrostampa@cdg.it - Tel. 0382 3814417)
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.
SICUREZZA E SOLITUDINE
Leggo spesso editoriali, articoli, saggi, sulla funzione del carcere e sulla pena. Mi sembra che tutti, nei loro ruoli e competenze, parlino in fretta per non dire nulla. Ritorno ora da un convegno: tra i relatori c’era un Magistrato. Uno di quelli che non demanda ad altri, né al potere politico né a quello giudiziario, l’azione forte della parola che non consente giustificazioni. Egli ha esordito dicendo: “ Il discorso sulla sicurezza è diventato un’ossessione, ma non bisogna aspettarsi la soluzione dei problemi da un maggior numero di caserme ( io aggiungerei di carceri ), e sebbene sia giusta e congrua l’azione delle Forze dell’ordine, non dovremmo mai perdere di vista l’essere umano, la fragilità della vita umana “. Per trent’anni ho ascoltato il suono degli scarponi chiodati sbattuti al suolo, lo stridio delle mura protese al cielo, i silenzi assordanti mai stanchi di urlare. Per anni ho attraversato il filo spinato delle parole “ delle mie e delle tue “, così delle leggi e delle aspettative auspicate. Per troppi anni per ogni ideale ho sentito mutare pensieri, azioni e reazioni, persino le utopie sono divenute bestemmie da affossare. Quando penso al carcere, mi viene in mente quel nobile russo dell’era zarista a nome Oblomov, di cui mi ha raccontato don Franco Tassone della comunità “Casa del Giovane “: costui era una brava persona, non fece mai male ad alcuno, tanto meno lo si sentì mai lamentarsi. Semplicemente, non faceva nulla, sopravviveva a se stesso, nel più totale disconoscimento del fare, così tutto ciò che gli apparteneva decadeva per usura del tempo e nell’introvabilità di una scelta. Sebbene non contemplato in alcun testo scientifico, questo immobilismo è oggi denominato come la patologia dell’ oblomovismo. Oblomov aveva un sacco di progetti, di architetture mentali, ma morì senza avere costruito nulla, lasciando ai posteri ruderi e miserie. “Sicurezza” è l’imperativo, e a mio avviso essa non è solo un’ossessione, ha la parvenza della teoria di Thomas, cioè la profezia che si autoavvera. Sicurezza non è un ramo staccato dal vivere civile. Sicurezza sta a significare il coraggio con cui affrontare l’insicurezza, che è anche e soprattutto solitudine e mancanza di relazioni umane. Sicurezza non può essere lo strumento con cui chiedere alla giustizia penale di risanare ogni contraddizione, ogni conflitto, ogni disattesa promessa di paradiso. Infatti per ognuno di coloro che varcano la soglia di un carcere, la pena avrà un termine. Quella persona uscirà, e ancora una volta ci si aspetterà la soluzione dalla giustizia penale. Ma tutto quello che viene prima e deve venire dopo, deve riguardare un intervento sistemico generalizzato, che coinvolga l’intera società, senza che chicchessia possa ritenersi escluso dal farci i conti. Le scelte di politica criminale non possono essere dissociate da precise politiche sociali. Se ciò non è, allora equivale ad ammettere, per tecnici del diritto ed editorialisti di fama, che reprimere e rinchiudere conviene assai di più che recuperare, rieducare, risocializzare. Conviene, perché costa meno in termini finanziari, costa meno in risorse umane specializzate, costa meno in termini di ideali cristiani e democratici. Infine, comporta meno rischi da correre, è inevitabile che sia così. Tolleranza zero è il verbo per tutelare i “normali”, ma ciò vuol dire che chi ha problemi e sofferenze da contenere è accantonato. Si rimane impantanati in una storia che non insegna a pensare, ma a condannare, nel tentativo di allontanare lo spettro, sibilando a chi ha problemi di tenerli per sé. Eppure la storia è vita, e la vita non è uno slogan elettorale, ma una fotografia che non si impolvera, che ci rammenta cosa eravamo, chi siamo, e cosa vorremmo essere. Non ho usato queste parole per richiamare una visione cristiana del perdono, o la ricerca di esso a testimonianza di cosa significhi essere perdonati. Non è pietismo a buon mercato che occorre per rendere effettiva la propria rinascita, bensì una precisa volontà politica, affinché la rieducazione e la Costituzione possano finalmente estrinsecarsi attraverso passaggi e dinamiche esistenziali vere, condotte e sostenute da metodologie e atteggiamenti vivificanti, in forza di spazi di socializzazione e di figure di riferimento autorevoli, di educatori e operatori penitenziari effettivamente a stretto contatto con i detenuti, e non solo per controllare e reprimere, non solo per inculcare norme e regole nel tentativo di educare. Ma per supportare e sostenere “insieme“ la capacità di esprimere l’uomo nuovo che può nascere, e rinascere, anche in una prigione. Ciò per favorire “ insieme “ un ripensamento culturale che tolga le bende dagli occhi e allontani la convinzione che basta mettere dentro il delinquente per risolvere il problema. Un carcere a misura di uomo significa concedere la possibilità di rivedere con occhi e sguardi nuovi ciò che è stato, e soprattutto di intendere il proprio riscatto e riparazione, non come l’assunzione di un servizio statuale, che come tale rimane uno scarabocchio sulla carta, ma dovrà essere inteso come una vera e propria conquista di coscienza. Aumentare gli organici, ma quali? Solo gli Agenti di Polizia Penitenziaria? Eppure l’aspetto trattamentale serve a formare personalità mature, aiuta a trasformare irriflessivi gregari in protagonisti attivi e positivi di se stessi. Rieducare non sottende un’astrazione, neppure deve essere un traguardo per pochi privilegiati, ma una realtà costante, alimentata dalla capacità di mediare i principi del vivere civile alla quotidianità. Questo non può significare un fallimento a priori, perchè mancano le forze in campo e la credibilità di una legislazione forse non condivisa, certamente mal sopportata. Se reinserimento e rieducazione camminano sulle tracce di una osservazione concreta del detenuto, allora si può e si deve parlare di una crescita effettiva. Una crescita che non ha nulla da spartire con le false aspettative, con le pretese assurde di un auspicato cambiamento del detenuto, quando vi è assenza di strumenti e di interventi chiari e decisi. Il carcere e la pena non saranno mai di alcuna utilità, se non vi sarà una accettazione di obiettivi intermedi, personalizzati e soprattutto possibili, adeguati al tempo previsto di permanenza in una struttura carceraria. Inoltre, ma questa è davvero un’utopia irrealizzabile, ogni  progetto rieducativo individuale andrebbe collegato a un progetto di struttura, ciò per evidenziare quegli aspetti qualificanti e quello stile pretesi dalle leggi, mai del tutto compresi dalla società. Quanto fin qui espresso, potrebbe aiutare a chiarire ciò che in un carcere accade e soprattutto non accade. Sottolinearne una metodologia di lavoro e di impegno, per edificare ponti significativi di relazioni e rapporti reciprocamente rispettosi, tra detenuti, operatori, società libera. In conclusione, per quanto possa essere opinabile la mia riflessione di detenuto, ritengo non più dilazionabile l’urgenza di coniugare in modo autentico teoria e prassi, sicurezza e risocializzazione, in quanto entrambe le istanze sono elementi costitutivi della nostra collettività. Forse, oltre la condivisione dei principi morali, i quali sono logicamente immutabili, sarebbe più consono e umano condividere le modalità e le sfumature, che invece e purtroppo cambiano sovente.

Progetto Sorriso - Salvador

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


Pensieri @ltri 
 
Ogni cosa del mondo può aspettare;
tranne la ricerca di Dio e l'amore per il prossimo".
(George Harrison)

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