il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

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BUONI E CATTIVI
 
"Un villaggio dove si litiga continuamente non prospera"
(proverbio Bayaka - nazione: Repubblica Democratica Congo)

Da che parte staremo noi?
 di Giampietro Marchetto

Cologna Veneta, VR, 5 ottobre 2001

A distanza di più di due settimane dall’infame attentato terroristico alle due torri gemelle di New York, sento di dovermi fermare per riflettere sulle gravi decisioni - di carattere politico, economico e militare - che stanno per essere messe in atto da parte dell’alleanza capeggiata gli Stati Uniti d’America, e contemporaneamente mi sforzo di immaginare – scongiurandoli - quali scenari di morte e distruzione si creeranno sia come effetto diretto di eventuali attacchi militari americani e dei loro alleati, sia come preannunciata reazione - violenta e totale - che sarà scatenata dall’altra parte in conflitto. Avverto come la prospettiva di una “guerra totale” crei uno stato di angoscia e di paura diffusa, e getti sconcerto nelle coscienze di molti! Eppure i più sentono come necessario, doveroso se non addirittura come un “diritto” il dare una risposta a tanta barbarie. C’è addirittura chi – incalzato dai giornalisti di tutto il monto - autorevolmente ha cominciato a parlare di “legittima difesa”, come il Portavoce vaticano e – per la Chiesa italiana - il Cardinale Ruini, mentre il Papa Giovanni Paolo II in KazaKhstan ed in terra armena continuava ad implorare “pace”, scongiurava la guerra ed indicava - ancora una volta instancabilmente - il dialogo e “non le armi” come unica soluzione possibile ai conflitti. Ma allora ci si chiede: “Quale tipo di risposta dare?” Ed è certo che qui si “impone” alle nostre coscienze una questione di carattere morale circa quale tipo di intervento adottare! In questo preciso e tragico contesto storico è alquanto significativo ed interessante – non è certamente un caso – che tutti indistintamente invochino Dio. Ciascuna delle due parti in conflitto, infatti, vede Dio schierato dalla propria parte: “Dio salvi l’America” viene cantato alla ripresa di Wall Street; “Allah è grande” viene gridato dal mondo arabo e mussulmano. Questi slogan vengono con enfasi pronunciati dai diversi e contrapposti leader politici o carismatici nella ricerca di ottenere per sé e la propria causa un sempre maggior consenso popolare. Così Dio – a loro dire - dovrebbe benedire le iniziative che si stanno per intraprendere contro quello che tutti – ciascuno per la sua parte - chiamano “il nemico”, oppure “il demonio”. Ma come non rendersi conto che tali iniziative – da una parte e dall’altra – avranno come unico effetto solamente fame e miseria per intere popolazioni; che costringeranno milioni di esseri umani ad abbandonare la propria casa e la propria terra; che produrranno distruzioni e morti, ma soprattutto che accenderanno ancor di più i cuori di risentimento e di odio gli uni contro gli altri. Il conflitto tra Palestinesi ed Ebrei è al riguardo più che emblematico! Le bombe, infatti, non seminano speranza, né raccolgono pace; le bombe – al contrario - da qualunque parte esse siano lanciate abbruttiscono l'essere umano, scavano crateri nel cuore degli individui mentre costruiscono frontiere invalicabili tra gli uomini ed i loro rispettivi popoli. E proprio così! Se così non fosse avrebbero ragione gli antichi romani quando dicevano: “Si vis pacem, para bellum” (Se vuoi la pace, prepara la guerra!). Ma è sotto gli occhi di tutti che per questa strada non si arriva a nessuna “pace vera”, a nessuna “pace duratura”. Al contrario noi oggi assistiamo - impotenti ed atterriti - alle conseguenze di scelte che non hanno avuto come obiettivo primario la pace bensì gli “affari”. In questi ultimi anni, infatti, si sono brevettate e fabbricate armi sofisticatissime per essere vendute da affaristi-mercenari senza scrupoli ad altrettanti uomini senza scrupoli. Fazioni diverse, in lotta tra di loro, sono state appoggiate ed armate, a seconda della convenienza politica, realizzando con loro enormi business come li chiama il Presidente Bush – incuranti però del rischio che gli “amici” del tempo passato si sarebbero potuti trasformare nel futuro in acerrimi “nemici”. La questione fondamentale allora è: “Come costruire la Pace? Con quali mezzi perseguirla?” Un’importante e significativa indicazione che vincola tutti coloro che si dicono credenti, la troviamo espressa dal Salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno: la verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo” (Sal 85,11-12). La verità è che non c’è mai né una “guerra giusta” né una “guerra santa”, ma solo “guerra”. Una guerra che è, in modo assoluto, sempre “terribile e maledetta” perché contrappone tra loro singole persone, interi popoli ed anche le religioni di appartenenza. Ed è per questo che - nonostante le ripetute rassicurazioni che cercano di convincerci del fatto che qui non siamo in presenza di una possibile guerra tra religioni - lo si voglia o no le grandi religioni, quella cristiana e quella islamica, sono chiamate in causa direttamente dalle rispettive parti. Da entrambi i versanti infatti si invoca Dio a difesa della propria parte e a sostegno delle proprie ragioni. Da una parte i terroristi - con tutta quella frangia del mondo islamico che per loro simpatizza – i quali invocano ad una sola voce “Allah” e chiamano a raccolta tutti i fedeli islamici per combattere la “guerra santa” e questa contro quello che loro considerano “l’impero del male”, cioè l’America con la sua politica, la grande finanza, il suo apparato bellico; dall’altra il mondo occidentale, progredito e “civile”, che chiede di “vendicare” i propri morti, ma soprattutto di poter “schiacciare” coloro che hanno osato colpire il cuore economico e finanziario del pianeta, il simbolo di una civiltà ricca ed opulenta - che qualcuno ritiene “superiore” alla civiltà islamica -, che specula e fa affari con tutti in nome del profitto, del consumo e del libero mercato, e che mette già nel conto - come accettabile - la possibilità che ci siano migliaia di vite umane sacrificate sull’altare della loro libertà e della loro supremazia. E così assisteremo ad una guerra che nella realtà dei fatti produrrà solamente brutalità e devastazione, e così saremo “appagati” nella nostra sete di vendetta, ma contemporaneamente “sconcertati” dalla violenza delle immagini televisive che ci passeranno davanti mentre a tavola ceneremo con le nostre famiglie. Staremo davanti allo schermo casalingo come si sta davanti ad un video gioco, (tanto siamo assetati di finzioni cinematografiche dell’orrore e di violenza, stile Hollywood), ed assisteremo ad uno “spettacolo” – la guerra, appunto - che ci farà vedere le più avanzate e sofisticate tecnologie e strategie militari, e dove si tenderà di fatto a mettere in evidenza più la forza e l’efficacia distruttiva dei propri mezzi bellici piuttosto che il dramma vissuto dalla gente sulla loro pelle. In tutta questa vicenda mi chiedo: “Dov’è Dio? Da che parte si schiererà? Perché è vero che tutti noi ci stiamo schierando: chi da una parte, chi dall’altra. Chi pro e chi contro. E ci sembra normale che anche Dio debba schierarsi, per il semplice fatto che Egli non può starsene beato a guardare questo tragico spettacolo. Mi chiedo, allora: Dio starà forse a fianco della macchina bellica americana che vuole vendicare la distruzione dei santuari dell’economia mondiale? Oppure è con i terroristi ed i loro mandanti mossi come sono da un odio nei confronti dell’umanità? Dio propenderà più per una “guerra giusta” oppure per una “guerra santa”? In realtà io penso che Dio non faccia il tifo per nessuna delle due parti in conflitto, ma che scelga una via sempre “Altra” rispetto alle nostre vie, perché “Altri” sono i pensieri di Dio rispetto a quelli degli uomini! Mentre forti spirano i “venti di guerra” e mentre il mondo rimane come senza fiato per le imprevedibili conseguenze di un possibile conflitto totale, la parola di Dio ci parla del soffio leggero dello Spirito che crea e fa nuove tutte le cose, che spinge l’umanità a chiamare “amico” chi ti tradisce; che ti ammonisce di amare soprattutto chi ti è apertamente “nemico”; che ti comanda di “porgere l’altra guancia” a chi ti percuote sulla “guancia destra”; che ti dice di fare agli altri quello che tu vorresti fosse fatto a te; che ti spinge a dare spontaneamente ciò che è tuo a chi ti ruba qualcosa; che ti propone di percorrere un tratto di strada ben più lungo con chi ti costringe con la forza a fare una strada che tu non vorresti e di accompagnarlo addirittura oltre le sue intenzioni; che ti dà l’esempio di come perdonare chi ti inchioda ad una croce essendo tu giusto e santo; che ti ricorda che sono “Beati” e felici non i bombaroli di turno, ma tutti coloro che si danno da fare per costruire la pace anche quando questa sembra impossibile, sapendo sperare anche “contro ogni speranza”, come dice S. Paolo. Ed è Gesù stesso che nella notte più terribile della sua vita ci dà l’esempio di come reagire al male: né maledicendo i suoi avversari, né difendendosi legittimamente, bensì donando la propria vita. Ed è divenuto salvezza per tutti! Ed allora da che parte staremo noi? Con l’America o con i Talebani? Con il mondo occidentale o con l’altro mondo? Come credenti nel Dio dell’Amore non potremo stare né da una parte né dall’altra, ma ci impegneremo ad agire come Dio agisce nella storia, perché Egli “rende giustizia agli oppressi; dà  il pane agli affamati; rialza chi è caduto; protegge lo straniero; sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge la via degli empi” (Sal 146). Siano allora sulle nostre labbra, e soprattutto nel nostro cuore, e si traducano in gesti concreti le parole attribuite a Francesco d’Assisi :

O Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dove c’è odio, fa’ che io porti l’amore; dove c’è offesa,  che io porti il perdono; dove c’è discordia, che io porti l’unione; dove c’è errore, io porti la verità; dove c’è dubbio, io porti la fede; dove c’è disperazione, io porti la speranza; dove ci sono le tenebre, io porti la luce; dove c’è tristezza, io porti la gioia; O divino Maestro, che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare; di essere compreso, quanto di comprendere; di essere amato, quanto di amare. Infatti: donando si riceve; dimenticandosi si trova comprensione; perdonando si è perdonati, morendo si risuscita a vita eterna".

Dio salvi il mondo! Dio salvi gli uomini e l’umanità che in loro è stata impressa dalla mano di Dio! Dio salvi la Pace!


 
Appuntamenti da non perdere
 
09/10/01 - Legnago (VR) - Legnago Social Forum
 
Martedì 09/10/2001 in sala civica Bezzecca a Legnago (Palazzo di vetro) alle ore 20,45 si terrà una riunione per la costituzione ufficiale del Legnago Social Forum. Siete tutti invitati a partecipare per dare un contributo contro la guerra. Nella serata daremo ulteriori informazioni per la marcia della pace Perugia-Assisi. (arci@sttspa.it)
 
10/10/01 - Sommacampagna (VR) - «Adotta un popolo»

Il mondo ha bisogno di pace e giustizia, di garantire a tutti l’accesso ai diritti umani fondamentali e di gestire il bene pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche, nell’ambito dell’iniziativa PROGETTO " ADOTTA UN POPOLO", vi invitano all’incontro con la signora Mereso Agina del Kenja, rappresentante della campagna contro la Mine antiuomo, che si terrà nel TEATRO PARROCCHIALE di LUGAGNANO, mercoledì 10 Ottobre alle ore 20.30. Organizzatori: COMITATO PER L'EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' COMUNE DI SOMMACAMPAGNA e COMMISSIONE PER LA PACE COMUNE DI SONA in collaborazione con i Comuni di: FUMANE, S. PIETRO IN CARIANO, DOLCÉ, SANT’AMBROGIO, MARANO DI VALPOLICELLA e NEGRAR in occasione della MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI 4a Assemblea dell’Onu dei popoli (8-14 Ottobre 2001).

11/10/01 - Verona - Manifestazione studenti per la pace

Giovedì 11 ottobre 2001, dalle ore 14, in piazza Brà a Verona (davanti al municipio), gli studenti veronesi per la pace manifestano contro il terrorismo e contro la guerra. Noi studenti veronesi per la pace siamo sconvolti per gli attentati di un mese fa a New York e a Washington, per la distruzione di così tante vite in modo così inaspettato e terribile. Oggi, ad un  mese di distanza, è ancora tempo di lutto e disperazione e noi siamo qui per ricordare, per commemorare le vittime. Ma siamo qui anche perché molti, dall’una all’altra parte del mondo, parlano di guerra. Poche le voci che si levano a dire che deve esserci un’altra strada, un’altra umanità. Lo vedete tutti: le voci di chi considera necessaria una “risposta militare” si rafforzano a vicenda, dai governi all’opinione pubblica. Possiamo dire, in lacrime, che non siamo d’accordo? Non vogliamo lasciare crescere la sensazione che l’opinione pubblica intera legittimi lo stato di guerra, la logica di uccidere per “fare giustizia”.  Noi non legittimiamo nulla di tutto ciò. Noi studenti per la pace vogliamo costruire una pace vera, condivisa e non imposta. E questo significa mettere in discussione moltissime delle decisioni prese in questi ultimi anni a livello mondiale. Mediazione dei conflitti, disarmo, abbattimento del debito dei Paesi poveri, riforma degli organismi internazionali, lotta alla fame, diritto dei popoli alla terra, La violenza non è mai una speranza per l’umanità. Politiche di sviluppo, lotta alle discriminazioni: questi devono essere gli obiettivi di una vera politica di pace che batta il terrorismo e la violenza. La manifestazione vuole essere completamente estranea ad un determinato orientamento politico, schieramento di partito o di associazioni di ogni sorta, per poter sostenere l’universalità e l’indipendenza di questa manifestazione di pacifismo e opposizione alla violenza degli atti terroristici e della guerra. Noi sogniamo un mondo diverso. Senza ingiustizie, senza terrore, senza armi.Senza assassini e senza vittime.

11/10/01 - San Bonifacio (VR) - Volontari Croce Rossa

La delegazione di San Bonifacio della Croce Rossa Italiana (CRI) organizza un corso di reclutamento di volontari del soccorso. Per spiegare l’iniziativa si terrà un incontro pubblico giovedì 11 ottobre alle ore 20,30 presso la sede della CRI, sita in via Tombole a San Bonifacio. Per informazioni: tel. 0456102222, lunedì, martedì, mercoledì dalle ore 20,30 alle 22

12/10/01 - San Bonifacio (VR) - Euro

La Lega Pensionati CISL di San Bonifacio (VR) organizza per Venerdì 12 ottobre, ore 15, una assemblea pubblica sul tema: «Euro, cosa fare?». Interverranno: Norma Antonelli (Cisl), Giovanni Gobbi (Banca Popolare Verona), Renzo Bighignoli (segreteria provinciale CISL). Il palinsesto si terrà presso la sala civica "Barbarani" (via Marconi).

12/10/01 - Padova - CONFERENZA REGIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA DEL  VENETO

E' convocato per il giorno 12 ottobre 2001 presso la chiesa Tempio della Pace  via Niccolò Tommaseo 47  Padova ( 5 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria) alle ore 15,30 fino alle 18,30 il consiglio regionale della conferenza volontariato giustizia con il seguente ordine del giorno: Comunicazioni del responsabile regionale; Valutazione applicazione del Protocollo d'intesa negli istituti di prevenzione e pena del Veneto; Principali problemi e priorità d'intervento negli istituti di prevenzione e pena del Veneto; Programma CRVG 2001-2003; Varie ed eventuali. Auspico una significativa rappresentanza delle varie associazioni che operano in tutti gli istituti di prevenzione e pena del veneto per concentrare l'impegno su obiettivi comuni per una migliore rappresentatività e forza contrattuale. Segnalo il sito www.volontariatogiustizia.it  per maggiori informazioni sulla Conferenza Volontariato Giustizia e per reperire documenti. Colgo l'occasione per anticipare  alcuni prossimi appuntamenti di cui daremo maggiori dettagli: 25 ott. Riflessioni sul ruolo della persona all'interno del sistema penale, Padova; 26 ott.   Giornata di studi sul volontariato penitenziario e  Informazione, Due Palazzi Padova; 24/nov. Convegno "Sportelli Giustizia" CSV veneto a VeronaIl responsabile regionale Maurizio Mazzi (Associazione "LA FRATERNITÀ"  Via Provolo 28, - 37132 VERONA - tel/fax 045/8004960 - cell. 347 0064001)

14/10/01 - Praissola di San Bonifacio (VR) - 8^ Festa dell'Anziano

Il Gruppo Ricreativo della Parrocchia di Praissola (San Bonifacio - VR) organizza il 14 ottobre l'8^ «Festa dell'Anziano».Programma: ore 10,30 S Messa solenne; ore 11,30 aperitivo e conversazione tra amici; ore 12,30 Pranzo comunitario; ore 16,30 conclusione della Festa con la consegna di un piccolo omaggio per le signore e i signori che parteciperanno. Quota d'iscrizione £ 23.000. Per Informazioni: Ambroso Silvano 045 7612249; Gianello Giuseppe 045 7613956.

14/10/01 - San Bonifacio (VR) - Sul Carega con il CAI

La sezione di San Bonifacio del CAI (Club Alpino Italiano) organizza per domenica 14 ottobre una escursione sul Gruppo del Carega, significativamente intitolata «Compostrin, i colori d’autunno». Per informazioni: Paolo Luciani (045 6100495).

15/10/01 - Verona - Pax Christi in dialogo

Dopo l'ora silenziosa contro le guerre, la festa della Rete Lilliput, il seminario internazionale sul Sudan e la marcia Perugia-Assisi, il nodo veronese di Pax Christi si ritroverà per l'incontro mensile. L'appuntamento è fissato per LUNEDI' 15 OTTOBRE, ore 21 presso il Centro Missionario Diocesano, via Duomo 18/a, Verona. Il dr. Reza Mohaddes, musulmano sciita, parlerà di "Dialogo e prospettive di pace nel mondo islamico-col mondo islamico". Nell'occasione verrà presentata  la  "lettera ai fratelli e alle sorelle che pregano Dio col nome di Allah".  Sul tema dei rapporti tra cristiani e musulmani in Europa, "Adista" del 29 settembre riporta la sintesi della Conferenza internazionale convocata a Sarajevo il 12 settembre scorso, dalla Conferenza delle Chiese  Europee (KEK) e dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE).  Tra le varie riflessioni di questo periodo, è utile ricordare quelle di Giovanni Paolo II in Kazakhstan, dei card. Martini e Silvestrini, del vescovo di Verona F.R. Carraro, di tanti studiosi come Tahar Ben Jelloun o di operatori di pace e dei diritti umani palestinesi, firmatari dell'appello del 18 settembre.

24/10/01 - Verona - Bellorio: «Allearsi col vento»

Il giorno 24 ottobre, alle ore 16.30, presso la Sala convegni di Cariverona, via Garibaldi 2, si terrà la presentazione ufficiale dell'ultimo romanzo di Gaetano Bellorio, "Allearsi col Vento", Edizioni Paoline 2001. L'incontro è stato organizzato dal Centro Universitario di Educazione alla Lettura dell'Università di Verona, insieme alla Società Letteraria. Interverranno nell'ordine: Franco Larocca (Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione), Maria Fiorenza Coppari (Giornalista, vice presidente ordine giornalisti del Veneto), Elisa Zoppei, del Centro di Educazione alla Lettura ed esperta in educazione alla lettura), Giancarlo Volpato (Direttore della biblioteca Frinzi dell'Università di Verona), Giuseppe Amari (Vescovo emerito di Verona), Peppina Monese (dei "Viaggi in Poltrona dell'ass. Fidapa-Vr Est), Paola Azzolini (Critico letterario e membro del Comitato scientifico della Società Letteraria), I lettori del progetto "Leggere in famiglia", che intervalleranno gli interventi con letture tratte dal romanzo.

27/10/01 - Verona - Settimana della letteratura dominicana/1

Ore 17.30: Incontro con la letteratura dominicana nella Sala Arazzi di Palazzo Barbieri, Piazza Bra (per informazioni, tel. 045 8102105). Con il saluto di Michela Sironi, Sindaco di Verona, e di Enzo Melegari, presidente del Movimento Laici America Latina. Presentazione delle traduzioni italiane di narrativa dominicana attuale a cura di Susanna Regazzoni dell’Università di Venezia. Interventi di Marcio Veloz Maggiolo, Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero. Proiezione dei video letterari di Luis Martín Gómez A centinaia di metri da terra, Espresso Santo Domingo e Cafetera El Conde.

29/10/01 - San Pietro in Cariano (VR) - Settimana della letteratura dominicana/2

Ore 11. Rafael García Romero incontra gli studenti del Liceo Scientifico Statale “Primo Levi” di San Pietro in Cariano.

30/10/01 - Colognola ai Colli (VR) - Incontro sulla globalizzazione

L'Associazione Underforum di Colognola ai Colli organizza un incontro pubblico sulla globalizzazione. «Una voce fuori dal coro» è il titolo della serata che si terrà presso l'Aula magna della scuola elementare di via Naronchi con inizio alle ore 20,30. Relatore: Diego Marani, redattore della rivista comboniana "Nigrizia". Per informazioni: underforum_it@yahoo.it oppure Mirco Piccoli (347 0583179).

20/10/01 - Verona - Settimana della letteratura dominicana/3

Ore 10.30. Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero incontrano gli studenti dell’Istituto Tecnico “Marco Polo” di Verona. Ore 12.30: conferenza stampa alla Libreria Rinascita, Corso Porta Borsari, 32 (per informazioni: tel. 045 594611) per il lancio della collana “Alfabeti”, con l’editore Pierluigi Perosini e gli autori Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero.

06/11/01 - Colognola ai Colli (VR) - Incontro sulla finanza etica

L'Associazione Underforum di Colognola ai Colli organizza un incontro pubblico inerente la finanza etica. «Un approccio alternativo alla finanza» è il titolo della serata che si terrà presso l'Aula magna della scuola elementare di via Naronchi con inizio alle ore 20,30. Relatore: Riccardo Milano della Banca Etica. Per informazioni: underforum_it@yahoo.it oppure Mirco Piccoli (347 0583179).

13/11/01 - Colognola ai Colli (VR) - Incontro sul commercio equo e solidale

L'Associazione Underforum di Colognola ai Colli organizza un incontro pubblico sul commercio equo e solidale. «Iniziative e idee per un consumo più consapevole» è il titolo della serata che si terrà presso l'Aula magna della scuola elementare di via Naronchi con inizio alle ore 20,30. Relatori: Mauro D'Ascanio e Lorenzo Moretti della cooperativa "La Rondine" di Verona. Nel corso della serata la bottega del mondo "El Ceibo" metterà a disposizione prodotti equi e solidali. Per informazioni: underforum_it@yahoo.it oppure Mirco Piccoli (347 0583179).


in primo piano

ENRICO PEYRETTI: LA GUERRA E' L'ANTITESI DEL DIRITTO
 
La guerra e' "l'antitesi del diritto" (Bobbio, nel suo libro sulla guerra e la pace, dalla prima edizione del 1979 alla quarta del 1997, nonostante alcune sue affermazioni rassegnate al peggio). Secondo ogni diritto, anche il piu' primitivo, la prova della colpa va mostrata anzitutto all'accusato. Per una condanna minimamente decente, l'accusato deve essere convinto di colpa, e il tentativo va fatto comunque, anche se egli non si convince. E la prova delle accuse deve essere valutata da un giudice terzo, indipendente. Farsi giudici in causa propria e' distruzione della civilta'. E' terrorismo. E' violenza primitiva. La condanna senza accusa precisa comunicata all'accusato e pubblicamente provata e' agguato, delitto. La guerra e' tale. Questa guerra e' tale. La guerra e' negazione di ogni giustizia. Fare la guerra per fare giustizia e' fare ingiustizia massima sotto nome di giustizia. Capovolgere i significati e' distruggere l'umanita', la natura razionale. La guerra uccide vite umane e significati, verita', possibilita' di comunicazione umana. La guerra, poiche' consiste nell'inganno e nella negazione del dialogo, e' dunque sempre terroristica, batteriologica (avvelenatrice della comunicazione umana), atomica (disintegrante), sempre ingiusta, invincibilmente ingiusta. Questa guerra e' tale.
Solo noi che diciamo questo rispettiamo davvero le vittime del terrorismo, perche' pensiamo e agiamo diversamente dai loro assassini. Solo rifiutando la guerra si rifiuta il terrorismo. Solo sviluppando la giustizia internazionale, quella economica e quella processuale, si potra' sormontare il terrorismo. Bush che fa la guerra-vendetta-inganno conferma le azioni disumane dei terroristi, non vendica ma tradisce le vittime di New York e Washington. Ritorcere e' riprodurre e confermare, stabilire il metodo. Bush ripete il terrorismo. Cosa direbbero di lui i morti delle due torri? La sola differenza e' che ora l'uno fa cio' che l'altro ha fatto a lui. Nessuna vera differenza. Si dira': ma quello e' il colpevole. Appunto: deve giudicare un terzo. Altrimenti quello, o chi per lui, ti fara' immediatamente altrettanto, e avra' la stessa ragione che hai tu, perche' anche lui ti ritiene colpevole. Siete entrambi prigionieri di uno specchio: il vostro assolutismo solitario. L'altro siete voi stessi. Siete nemici di voi stessi. Ma e' possibile essere talmente stupidi? E' la potenza che vi acceca. Posate le armi, la superbia e l'odio, vi si apriranno gli occhi. Vedrete la vita, vostra e altrui. [Enrico Peyretti e' una delle figure piu' prestigiose della cultura della pace. Per contatti: peyretti@tiscalinet.it]


FORMAZIONE
 
Istituto Universitario di Studi Superiori Universita' degli Studi di Pavia

LA SCUOLA EUROPEA DI STUDI AVANZATI IN COOPERAZIONE E SVILUPPO ATTIVA il QUINTO MASTER UNIVERSITARIO INTERNAZIONALE IN COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO - ANNO ACCADEMICO 2001-2002

La Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo ha origine dalla collaborazione fra lo IUSS, il CICOPS-Centro Interfacoltà per la Cooperazione con i Paesi in via di Sviluppo dell'Università di Pavia- e tre Organizzazioni Non Governative CISP-Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Roma), VIS-Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Roma), UNA - Una terra mondo di tutti (Milano), e ha il sostegno del Ministero degli Affari Esteri-Direzione Generale Cooperazione allo  Sviluppo e del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. La scuola si avvale inoltre della collaborazione della Fondazione Cariplo. La scuola attiva, nell'anno accademico 2001/2002, il Quinto Master Universitario Internazionale in Cooperazione allo Sviluppo.

FINALITA'
La Scuola si propone di formare esperti in cooperazione internazionale che possano operare presso Organizzazioni Internazionali, quali l'ONU e le sue agenzie, l'Unione Europea, la Banca Mondiale, nella cooperazione governativa, presso le imprese che operano nei paesi in via di sviluppo, e presso Enti Pubblici, Organizzazioni Non Governative e altri soggetti non-profit che si occupano di cooperazione internazionale.

DURATA
Il Corso dura 14 mesi e  prevede un impegno a tempo pieno (da lunedi' a venerdi'), con residenzialita' degli allievi della Scuola a Pavia dal 12 novembre 2001 al 14 giugno 2002. A partire dal mese di luglio 2002 si terranno gli stages presso organizzazioni internazionali e in progetti sul campo nei Paesi in via di Sviluppo.

ISCRIZIONE E AMMISSIONE ALLA SCUOLA Sono ammessi al Corso 30 studenti di qualsiasi nazionalita' laureati presso un'Universita' italiana o straniera. Materiale didattico esami e lezioni saranno in lingua inglese. Le domande, redatte sull'apposito formulario che puo' essere scaricato dal sito web www.unipv.it/iuss/esascs, corredate dai documenti richiesti dovranno pervenire alla Segreteria della Scuola ESAS-CS (via S.Martino, 17/A - 27100 Pavia)  entro il 12 ottobre 2001. La quota di iscrizione e' di lire 7.000.000 Sono previste borse di studio.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Segreteria Scuola Europea di Studi Avanzati in Cooperazione e Sviluppo,
c/o Collegio S.Caterina, via S.Martino 17/A, 27100 Pavia,
Tel.: +39 0382/22540, Fax: +39 0382/307441,
E-mail: esascd@unipv.it Internet: www.unipv.it/iuss/esascs/

Aspettando la...Marcia per la pace Perugia-Assisi

A Verona vari gruppi stanno organizzando pullman per partecipare all'importante evento:

Associazione giovanile "UNDERFORUM" di Colognola ai Colli (VR): partenza domenica 14/10/01 di buon mattino (l'orario sarà comunicato all'atto dell'scrizione) da Colognola ai Colli. Costo (orientativo) 35.000 lire. Adesioni: al più presto!!! Info: Mirco Piccoli (347 0583179) e Alessio Tosi (349 2556160)

ARCI Verona: partenza domenica 14/10/01 alle ore 3 da via Città di Nimes (Verona). Costo £ 40.000. Adesioni entro l'11/10/01. Info: 045 8033589

ARCI Legnago: partenza sabato pomeriggio. Info: 0442 26053

Democratici di Sinistra di Verona: partenza domenica 14/10/01 alle ore 3 dal piazzale dell'ex Gasometro di Verona (zona Cimitero). Ritorno ore 22 circa. Quota di partecipazione £ 45.000. Info: 045 977022

Virtus di Verona (Gavagnin-Borgo Venezia): partenza alle ore 14 di sabato 13/10/01 dal parcheggio ex Gasometro di Verona. Costo: £ 40.000. Pernottamento con sacco a pelo presso palestra di Perugia (costo £ 5.000). Informazioni e adesioni: Gianni Amaini (045 558561) e Michelangelo Gozzo (045 528277)

Informazioni sulla «Marcia per la pace»: www.krenet.it/a/mpace

Attacchi USA e la Marcia Perugia- Assisi

Domenica 7 ottobre è iniziata l'aggressione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna contro l'Afghanistan. Anche quest'aggressione, come quelle contro l'Iraq e contro la Jugoslavia, utilizza motivazioni "ideali" per estendere il controllo politico-economico e la presenza militare statunitense in aree di grande rilevanza strategica, ieri il Medio Oriente e i Balcani, oggi l'Asia centrale. Anche quest'aggressione, ritardata per coinvolgere gli stati islamici e mascherata da assicurazioni particolarmente roboanti e ipocrite sul proposito di colpire solo "obiettivi militari", si risolverà nel massacro dei civili, già iniziato con la tragedia dei profughi e con i bombardamenti sulle città afghane. Appare quindi urgente la mobilitazione di massa, nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche e anche con la marcia Perugia-Assisi del 14 ottobre prossimo, contro questa guerra e contro la partecipazione ad essa dell'Italia, che il parlamento si accinge a votare in violazione della nostra Costituzione. Viceversa, la piattaforma su cui i dirigenti della "Tavola della pace" hanno convocato la marcia è peggio che ambigua. Risponde al deliberato tentativo di dividere il movimento offrendo coperture e sponde ai "pacifisti da bombadamento" cioè a quanti, con il pretesto della "lotta al terrorismo", intendono marciare per la pace e insieme sostenere la guerra di Bush, comunque travestita da "operazione di polizia".
Tale tentativo è oggi particolarmente irresponsabile, ma anche fragile e destinato al fallimento, di fronte alla forza del movimento articolato, diversificato e unitario che si è espresso a Genova. Nonostante le violenze squadriste del governo, esso va dando vita ai social forum in tutto il paese e ha ribadito con chiarezza, anche nella manifestazione del 27 settembre scorso a Napoli, il suo "No" alla guerra e alla Nato. Invitiamo quindi tutte le forze sinceramente amanti della pace, comprese quelle presenti nella "Tavola", a rifiutare la trappola del falso pacifismo e a partecipare alla Perugia-Assisi sulla base della piattaforma del Genoa Social Forum, dietro il suo striscione e confluendo nella piazza tematica di Santa Maria degli Angeli da esso oganizzata. (Redazione Guerre&Pace guerrepace@mclink.it )

GIOBBE SANTABARBARA*: LA MARCIA PERUGIA - ASSISI E' ALDO CAPITINI VIVENTE
Noi saremo alla Perugia-Assisi. Anche se la piattaforma proposta dalla Tavola della Pace puo' presentare debolezze, reticenze ed ambiguita' per noi inammissibili. Noi saremo alla marcia. In silenzio, senza bandiere, in angoscia per le sorti dell'umanita', ed insieme sereni e persuasi nel continuare in cio' che e' giusto: affermare la dignita' di tutti gli esseri umani, affermare che solo con la pace si costruisce la giustizia, e solo con la giustizia si costruisce la pace. E' gia' accaduto in passato, e piu' volte, che la marcia superasse e sciogliesse e vincesse ogni ambiguita', ogni limite, ogni errore, ogni provocazione. E' gia' accaduto in passato, e piu' volte, che la marcia cambiasse i partecipanti, che entratici ciascuno con le sue bandierine, le sue fisime, le sue furberie, i suoi distinguo, i suoi dubbi, si sono trovati poi tutti trasformati dall'armonia della campagna umbra, dalla visione luminosa della citta' di Francesco, dal comporsi in un medesimo tessuto della policromia e polifonia del popolo della pace in cammino, dal sentirsi in colloquio corale: dall'eredita' feconda di Aldo Capitini, dalla compresenza di Aldo Capitini. Perche' la marcia e' Aldo Capitini vivente, la marcia e' la nonviolenza in cammino. Che sia scritto o meno sui programmi, sui manifesti, sugli schermi televisivi, sulle delibere delle istituzioni, sui volantini e sugli striscioni, la marcia di Aldo Capitini e' la marcia contro tutte le guerre, contro tutti i terrori, contro tutte le violenze: e' la nonviolenza in cammino. Anche se i camminanti non lo sanno finche' non ci si trovano. *Giobbe Santabarbara esprime il punto di vista del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

ALTRECONOMIA CI SARA'

Cari amici, come sapete il 14 ottobre ci sara' la Marcia per la pace Perugia-Assisi. AltrEconomia seguira' l'iniziativa e, come in occasione del G8, curera' un'agenzia stampa on line, AltrInformazione. Questa volta al progetto partecipa, oltre a Peacelink e Nigrizia, anche Volontari per lo sviluppo, rivista della Focsiv. A partire dall'11 ottobre seguiremo i lavori dell'Assemblea dell'Onu dei popoli, fino al giorno della marcia. Per seguirci il sito e' http://www.peacelink.it/altrinformazione Se volete ricevere direttamente le notizie via mail iscrivetevi alla lista pck-pcknews@peacelink.it Se invece vorrete mandarci le vostre segnalazioni scrivete all'indirizzo pace@altreconomia.it oppure mandate un Sms al numero 349-22.58.342. Per ogni informazione scrivete alla redazione. A presto (AltrEconomia - lettori@altreconomia.it)


MASSMEDIA e TAM TAM vari 

SITI DA VISITARE 
 
 
1) Mensile Tempi di Fraternità www.tempidifraternita.it
2) Agenzia giornalistica www.misna.org
4) Agenzia giornalistica internazionale: www.fidest.net/   
5) Rivista "Nigrizia":  www.nigrizia.it  
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
8) Pedagogisti on line www.educare.it
9) Consumi Etici www.consumietici.it
10) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
 
 
APPELLO
 
Care amiche, abbiamo preso l'iniziativa di stendere un documento e di sottoporvelo, in modo che chi di voi lo condivide possa sottoscriverlo. L'intenzione è di inviarlo ai giornali, alle radio, oltre che di farlo conoscere in occasione della marcia Perugia-Assisi. Le adesioni possono essere inviate ai seguenti indirizzi: pdd@isinet.it    lea.melandri@tiscalinet.it

Non siamo americane, né abitanti di New York, e non conosciamo le vittime degli attentati compiuti negli Stati Uniti l'11 settembre 2001. E non ci è mai capitato - e tanto meno siamo disposte a lasciarlo capitare oggi - di pensarci o dirci 'americane'. Per due buone ragioni. Non accettiamo alcuna forma di identificazione nazionalistica. E, anche se il discorso che domina in questi giorni - il discorso della politica, amplificato da media sempre più smarriti, servili e parassitari - spinge a pensare l'America (insieme alle sue periferie occidentali e orientali e all'Europa) come un corpo unico, compatto e sgombro da contraddizioni e conflitti interni, non siamo disposte a dimenticare che la caratteristica principale dell'America a stelle e strisce è di essere innanzitutto un luogo di 'difficili' convivenze: nera, bianca, europea, araba, cinese, latina, russa, povera, ricca, cristiana, musulmana, ebrea, new age, democratica, repubblicana, laica, fondamentalista, capace - dentro e fuori casa - di grandi atti di democrazia, ma anche delle più feroci politiche di rapina, sfruttamento e sterminio. Al più, dell'America, ciascuna di noi ha amato o respinto uno o più aspetti particolari. Ecco perché, rispetto agli Stati Uniti, soffriamo tutte di quel mal d'America che comprende sia l'amore e il desiderio sia la condanna e il rifiuto. Ed ecco perché non siamo disposte a fare nostro il copione di chi approfitta dello sgomento prodotto dai fatti dell'11 settembre per costringerci a dichiarare e addirittura a "sentire" un'appartenenza a un immaginario e monolitico mondo occidentale - leggasi Stati Uniti - che ha scatenato una guerra "duratura" (e per sua stessa ammissione "sporca" e, aggiungiamo noi, totalmente opaca) in nome della " libertà" e della "sicurezza". Ciò che sappiamo è che oggi, nel mondo che tutti insieme - occidentali, orientali, settentrionali, meridionali - abitiamo, questo tipo di guerra non può che peggiorare la vita di miliardi di persone, tanto nei paesi più ricchi quanto nei paesi più poveri del mondo, e consentire ai pochi padroni della terra di ridistribuirsi aree geografiche, risorse e poteri. Essa, che la si definisca guerra di civiltà o guerra al terrorismo, si risolverà semplicemente in un ennesimo brutale assestamento ai vertici, in cui nessuno può ragionevolmente credere che i poveri e i diseredati della terra, inclusi i tanti statunitensi sotto la soglia della povertà, riescano a riconoscersi o da cui possano trarre qualche vantaggio. Denunciamo dunque questa operazione violenta che si sta tessendo a livello mondiale e la spericolata macchina del consenso che la sostiene. Siamo infatti consapevoli non solo che l'irripetibile identità e singolarità di ciascuna di noi è frutto dell'intrecciarsi di molteplici esperienze e appartenenze cui non intendiamo rinunciare e che dettano il nostro sentire anche di fronte ad avvenimenti come l'attacco terroristico negli Stati Uniti, ma anche che l'esaltazione e il richiamo a un'unica appartenenza si fondano, riproponendolo a livelli diversi (economico, culturale, sociale, politico), sullo stesso meccanismo che ha reso possibile la costruzione di un mondo in cui l'unico soggetto riconosciuto e che si pone come universale - attraverso l'esclusione delle donne in quanto "altre" o la loro cancellazione e inglobamento - è quello maschile. Mentre gli speaker delle reti televisive di tutti i paesi occidentali commentavano eccitati, sproloquiando di scontro tra civiltà, la scena riproposta centinaia di volte dei due aerei che cozzavano contro le torri gemelle di New York, non potevamo fare a meno di pensare che quella era una scena virile, lo scontro di due simboli aggressivi e perfettamente speculari - la grandiosità dei due grattacieli e la potenza di due TIR dell'aria gonfi di carburante -,  non già lo scontro tra due universi simbolici diversi, due culture, due mondi antitetici. Ogni politica di terrore armato, come quella che ha reso possibile quella scena, non solo fa strage di esseri umani inermi, ma distrugge coi loro "corpi" anche le diversità di cui essi sono portatori. Le due torri, gli aerei, il Pentagono contenevano donne e uomini in carne ed ossa provenienti da diverse parti del mondo, professanti religioni diverse, cittadini americani e clandestini senza diritto di cittadinanza. Troviamo rivoltante che quel campione della diversità del mondo rappresentato dalle vittime sia stato, nel discorso e nelle immagini, simbolicamente distrutto una seconda volta per dare forma a un'unica identità collettiva che sotto le bandiere degli Stati Uniti, della Nato e persino dell'Onu difenda con la guerra l'ordine e le gerarchie del mondo ingiusto in cui viviamo. Questa rimozione ci porta inevitabilmente a pensare a un'altra e grave cancellazione, avvenuta da anni sul corpo delle donne afgane, rese due volte invisibili - letteralmente estromesse dalla società - dal fondamentalismo dei loro uomini e dall'interessato disinteresse dei governi occidentali.
Ovviamente non verrà mai ricostruita con esattezza la catena di lunghe collusioni, di antiche e impensabili cooperazioni dettate dall'interesse economico e politico, di minute complicità che hanno reso possibili gli attentati negli Stati Uniti. Sappiamo tuttavia con certezza che, se già nell'ultimo anno il governo israeliano di Sharon e i suoi sostenitori ci avevano familiarizzato all'impiego disinibito di termini come vendetta, ritorsione, rappresaglia contro popolazioni inermi (e alle azioni conseguenti), ora anche l'odio, anzi lo "schifo" per l'altro, a giustificare il quale si è spesa la giornalista Oriana Fallaci con una prosa che ricorda lugubremente quella della rivista fascista "La Difesa della razza" o certe cronache marinettiane della guerra di Libia, avrà nel nostro paese libero corso. Sono queste le parole che ricorrono oggi nei discorsi dei 'difensori' dell'Occidente, come dei 'guerrieri' del terrorismo. Non ci siamo dimenticate del brivido che ci percorreva quando ne sentivamo l'eco proveniente dai combattimenti nella ex Jugoslavia, mirati a separare con la forza, in nome di mitologiche purezze e genealogie, popolazioni diverse che fino ad allora erano in qualche modo riuscite a convivere.

Lea Melandri, Paola Melchiori, Maria Nadotti, Paola Redaelli, Anita Sonego (Associazione per una Libera Università delle Donne, Milano), Maria Grazia Campari (Osservatorio sul lavoro delle donne, Milano) Cristina Papa (Il Paese delle donne)

Diario della settimana... in edicola
 
Diario della settimana è in edicola. Potete decidere se comprarlo con il cd (Arturo Benedetti Michelangeli interpreta Bach, Scarlatti. Chopin, Bach e Marescotti) oppure senza. Fate voi (ma il cd è bello). Nel numero trovate: 25 idee per salvare il mondo che ci hanno dato, tra gli altri, Ralph Dahrendorf, Bernardo Bertolucci, Corrado Passera, Mario Deaglio, Gian Carlo Caselli, Michail Kalashnikov, Paco Ignacio Taibo II, Fabio Fazio e Muhammed Yunus. Intanto, in Italia... Gianni Barbacetto spiega che cosa significano e che cosa comporteranno le gaffe del Premier, la legge sulle rogatorie, quella sul falso in bilancio e quella sul conflitto di interessi. Domenico Marcello racconta che cosa sono e come funzionano i paradisi fiscali e perché è difficile che George W. Bush decida di assediare un castello da 7 mila miliardi di dollari per trovare gli spiccioli di Osama bin Laden. Alessandro Cassin è andato alla Annin Flag Co. di New York, una ditta che produce bandiere a stelle e strisce da 180 anni e sta facendo soldi a palate grazie al suo 25 per cento di operai libanesi ed egiziani. Sergio Trippodo dal Pakistan ricostruisce i problemi interni del presidente Pervez Musharraf e spiega perché l'appoggio all'azione americana è tutt'altro che scontato. David Silvera, da Tel Aviv, è andato a incontrare un gruppo di oltre mille ex generali israeliani che propongono il ritiro unilaterale dai territori. Rezia Corsini racconta la guerra dal Kosovo, Carla Rescia analizza la Finanziaria di guerra che si appresta a essere approvata dalla maggioranza in Italia. Giusy Concina descrive le disavventure di una donna che ha attraversato l'Arabia Saudita in automobile. Nel resto del giornale trovate l'incontro tra Giuseppe Montesano e Andrea Zanzotto, il poeta che sta per compiere 80 anni. Marco Lodoli ha visto Paul, Mick e gli altri di Ken Loach, Marco Mathieu ha incontrato Leonard Cohen per parlare di Ten new songs, il suo nuovo cd, Luca Fontana (per un errore l'articolo è uscito a firma Allan Bay, ce ne scusiamo) si scaglia contro la "Gultura nazzionale" sbandierata al Maurizio Costanzo Show dal Presidente della Regione Lazio, Francesco Storace.

INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI

Pax Christi: «Un altro passo indietro»

L’11 settembre l’umanità aveva fatto un balzo indietro. Il 7 ottobre ne ha fatto un altro. Non possiamo esimerci dalla condanna dell’attacco militare sferrato dagli Usa e dai suoi alleati contro l’Afghanistan perché ancora una volta si fa affidamento sulla forza delle armi piuttosto che sulla forza della ragione, sulla violenza dei missili piuttosto che sul diritto internazionale, sulla potenza di fuoco invece che sul dialogo e sulla capacità di estirpare alla radice le motivazioni che portano tanti ad aderire al terrorismo. L’umanità avrebbe potuto meglio rialzarsi dall’orrore provocato a Washington e New York dimostrando di aver compreso che la sofferenza ha lo stesso colore a tutte le latitudini e che la lezione della storia mostra come la violenza non ha mai aiutato la ricerca della verità, il trionfo della giustizia e il godimento della pace piena. Per questo motivo abbiamo coscienza che gli attacchi missilistici ed aerei servano a prolungare il lutto della ragione inaugurato tragicamente con le stragi dell’11 settembre. In questo momento ci pare che due strumenti rimangano nelle mani dei poveri: La preghiera che da credenti nell’unico Dio vorremmo si alzasse forte e insistente da tutti i confini della terra. Al Dio della pace chiediamo di convertire il cuore dei violenti, di far tacere il fragore delle armi, di illuminare la mente dei governanti e dei leaders. La preghiera - autentica e profonda – fornisce una luce nuova per riconoscere le persone anche laddove altri vedranno solo i nemici, per continuare ad alimentare la speranza e per comprendere ancora che “è durante il diluvio che bisogna mettere da parte le sementi” come ci ricordava don Tonino Bello. Le Nazioni Unite nella cui autorevolezza continuiamo a porre la nostra fiducia. E’ proprio in questa ora drammatica che ci aspetteremmo uno scatto di dignità del “governo mondiale” per decretare il superamento della guerra e l’avvento dell’era nuova del diritto. Le civiltà si riconoscono soprattutto dalla capacità che hanno di utilizzare della forza del diritto e non del preteso diritto della forza. Intervenga con voce autorevole il Segretario Generale dell’ONU a ricordare gli stessi fini per cui – all’indomani di un’altra sconfitta dell’umanità – si scelse di porre un patto tra i popoli perché mai più si dovesse ricorrere alla guerra per risolvere le controversie. Resta comunque l’urgenza di una riforma profonda di questo organismo in senso democratico. Alla luce di quanto sta avvenendo la marcia Perugia–Assisi prevista per domenica 14 ottobre assume significato e senso maggiore e diventa manifestazione di popolo, del popolo che crede che mai la guerra ha preparato la pace e che non si deve accettare di confrontarsi sullo stesso terreno del terrorismo. Il popolo della pace – numeroso e unito – sarà capace di porre un segno che i potenti della terra devono leggere come auspicio per il futuro. La nonviolenza ha un linguaggio universale perché parla all’impronta che il Creatore ha impresso in ogni donna e in ogni uomo. (Pax Christi Italia

E’ la guerra

Con i bombardamenti sulle città è iniziato l'attacco americano contro l'Asia centrale per la conquista del petrolio del Caspio. Una popolazione già debilitata da un regime di fanatici religiosi, fino a ieri servi armati dagli americani, è ora sotto bombardamento. Chi pensa che un mondo diverso è necessario deve sapere che finchè sono al potere i cannibali, la storia si ciba di carne : la carne umana degli sfruttati, dei bombardati, di quelli inviati a scannarsi gli uni contro gli altri. La sanguinaria parata di armamenti che ci viene esibita serve ancora una volta per imporre al mondo intero l’immagine che non è possibile sottrarsi al dominio dei potenti. Al di là di tutte le scusanti con cui da settimane nutrono i nostri cervelli, l’ insopportabile evidenza materiale di questa guerra è che le nazioni più forte e ricche del mondo si stanno scatenando sulle zone più povere e miserabili del pianeta. Oggi il pretesto del terrorismo, figlio della stessa violenza imposta dalla globalizzazione imperialista, serve per nascondere che il capitalismo è il regime cannibalesco che genera e genererà sempre guerre. Con qualsiasi pretesto e in qualsiasi parte del mondo. Chiudersi in casa ad ascoltare l'enorme complesso di bugie che i mass media ci propineranno è cosa vile. Bisogna schierarsi, mobilitarsi, non accettare supinamente quello che ci fanno capitare. Noi siamo contro questa e ogni altra guerra. (Slai Cobas cobas@inwind.it )

La parola alle donne afgane

Contro questa nuova guerra degli Stati Uniti vale la pena rileggere queste righe scritte dalle donne afgane subito dopo la strage di New york e Washington, con il titolo significativo: LA GENTE DELL'AFGHANISTAN NON HA NIENTE A CHE FARE CON OSAMA BIN LADEN E I SUOI COMPLICI. E' ora di scendere in piazza contro la guerra. E' ora di usare ogni mezzo della lotta nonviolenta per contrastare la cultura della guerra, dello scontro frontale e del dominio.(Farid Adly, ANBAMED, notizie dal Mediterraneo  ANBAMED@katamail.com) 

L'11 settembre 2001 il mondo è rimasto scioccato dagli orribili attacchi terroristici agli Stati Uniti. RAWA esprime con il resto del mondo il proprio dolore e la condanna di questo atto barbarico di violenza e terrore. RAWA aveva già avvertito che gli Stati Uniti non avrebbero dovuto sostenere i più infidi, i più criminali, i più antidemocratici e misogini partiti fondamentalisti islamici, perché dopo che i Jehadi (l'Alleanza del Nord di Massud, ndr) e i Talebani avevano commesso ogni possibile sorta di orrendi crimini contro la nostra gente, essi non avrebbero provato alcuna vergogna nel commettere tali crimini contro il popolo americano che considerano "infedele". Allo scopo di raggiungere e mantenere il proprio potere, questi delinquenti crudeli sono pronti a rivolgersi a qualsiasi forza criminale. Ma sfortunatamente noi dobbiamo dire che è stato il governo degli Stati Uniti a sostenere il dittatore pakistano gen. Zia-ul Haq nel creare migliaia di scuole religiose dalle quali sono emersi i germi dei Talebani. Allo stesso modo, come è evidente per tutti, Osama Bin Laden è stato il pupillo della CIA. Ma ciò che è più penoso è che i politici americani non hanno tratto una lezione dalle loro politiche a favore dei fondamentalisti nel nostro paese e stanno ancora continuando ad appoggiare questo o quel gruppo o leader fondamentalista. Secondo noi, ogni tipo di sostegno ai fondamentalisti Talebani e Jehadies significa in realtà calpestare i valori democratici, i diritti delle donne e i diritti umani. Se è provato che i presunti autori degli attacchi terroristici si trovano fuori dagli Stati Uniti, il nostro grido costante che i terroristi fondamentalisti avrebbero finito per ritorcersi contro i loro creatori, è confermato una volta di più. Il governo degli USA dovrebbe considerare le cause di fondo di questo terribile evento, che non è stato il primo e non sarà l'ultimo. Gli USA dovrebbero smettere di appoggiare i terroristi afghani e i loro sostenitori una volta per tutte. Adesso che i Talebani e Osama sono i primi indiziati dalle forze americane dopo gli attacchi criminali, gli USA sottoporranno l'Afghanistan a un attacco militare simile a quello del 1998 e uccideranno migliaia di innocenti afghani per i crimini commessi dai Talebani e da Osama? Pensano gli USA che attraverso questi attacchi, con migliaia di diseredati, poveri e innocenti afghani come vittime, saranno in grado di cancellare le cause del terrorismo o piuttosto diffonderanno il terrorismo su più larga scala? Dal nostro punto di vista vasti e indiscriminati attacchi militari ad un paese che da più di due decenni è sottoposto a disastri permanenti, non sarebbero un motivo d'orgoglio. Non pensiamo che una tale aggressione sarebbe l'espressione della volontà della gente americana. Il governo degli USA e il loro popolo dovrebbero sapere che c'è una grande differenza tra la gente povera e martoriata dell'Afghanistan e i terroristi criminali Talebani e Jehadi. Mentre noi manifestiamo ancora una volta la nostra solidarietà e il profondo cordoglio al popolo degli Stati Uniti, crediamo anche che attaccare l'Afghanistan e uccidere la sua gente più derelitta e sofferente, non allevierà in alcun modo il lutto del popolo americano.Speriamo sinceramente che il popolo americano sia in grado di DISTINGUERE tra la gente dell'Afghanistan e un pugno di terroristi fondamentalisti. I nostri cuori si rivolgono alla gente degli Stati Uniti. ABBASSO IL TERRORISMO! (14 settembre 2001 RAWA - ORGANIZZAZIONE PER L'EMANCIPAZIONE DELLE DONNE AFGANE)

Report (Rai 3)... IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

Vi proponiamo la trascrizione del servizio televisivo mandato in onda il 4 ottobre da Report, palinsesto di Rai 3

CONTADINO
" Questo e' il mio campo e questo e' il mio cacao, il piu' buono".

CHIARA BALDASSARI, giornalista RAI
Da un po' di tempo a questa parte sugli scaffali della grande distribuzione alimentare troviamo prodotti contraddistinti da un particolare marchio che ci garantisce, almeno questo è quello che leggiamo sull'etichetta, che il prezzo riconosciuto al produttore gli consente di promuovere migliori condizioni di vita e opportunità per uno sviluppo autonomo. Questi prodotti noi li troviamo nei supermercati sotto l'indicazione "equosolidale". Perché avete deciso di iniziare a venderli?

GIUSEPPE BRAMBILLA - Direttore supermercati GS
"GS e anche il gruppo Carrefour, di cui facciamo parte, attua una politica  di offrire al consumatore quante più alternative possibili"

CHIARA BALDASSARI, giornalista
Ma di queste alternative possibili i consumatori ne sanno qualcosa? Cosa è un prodotto "equosolidale"? Lei lo sa?

SIGNORA CHE FA LA SPESA
"Sono quei prodotti che vengono direttamente dai paesi d'origine e vengono venduti a minor prezzo per aiutare le popolazioni del terzo mondo".
 

CHIARA BALDASSARI, giornalista
La signora dice "minor prezzo", non è proprio così basta  andare a vedere. Barretta Lindt, la più costosa 2380 lire, barretta Novi  1450, barretta Milka 1600. La nostra barretta equosolidale costa 1790 lire,  per cui 500 lire meno della barretta più griffata e 300 lire in più rispetto alle altre. E' leggermente più cara rispetto alle altre barrette?

GIUSEPPE BRAMBILLA - Direttore  supermercati GS
"Sicuramente non nella fascia più economica dei prodotti, ma credo che ci siano dei contenuti importanti in questi prodotti che ce lo giustificano ".

CHIARA BALDASSARI

Ritorniamo allora sui contenuti importanti. 

SIGNORE CHE FA LA SPESA
"Equosolidale...equo vuol dire che è uguale e solidale che è amico di qualcuno, non è così?"
 

CHIARA BALDASSARI
Non è proprio così, ma andiamo avanti. In percentuale quanto cacao equosolidale vendete, per esempio?


GIUSEPPE BRAMBILLA - Direttore supermercati GS
"La quota raggiunta dal cacao è intorno al 2 per cento dei prodotti che noi vendiamo".
 

CHIARA BALDASSARI
Solo il 2 per cento! Forse è per questo che tra i consumatori regna ancora tanta confusione...
 

RAGAZZE CHE FANNO LA SPESA
"Prodotti equosolidali? Sono quei prodotti il cui ricavato va ai paesi del terzo mondo senza passare dalle multinazionali"
 

CHIARA BALDASSARI
Le multinazionali non c'entrano, è vero, ma non ci siamo ancora. A pochi chilometri da Pisa c'è il Centro Nuovo Modello di Sviluppo e dove se non meglio di lì ci sanno spiegare la differenza tra un prodotto equosolidale e uno tradizionale.
 

FRANCO GESUALDI - Centro Nuovo Modello di Sviluppo
"Per quanto riguarda i produttori la differenza sostanziale è nel prezzo; nel caso del cacao venduto nel circuito del commercio tradizionale l'obiettivo dell'acquirente, del commerciante, della multinazionale è quello di ottenere un prezzo più basso possibile, per avere poi un profitto più alto possibile.Nel caso del cacao venduto nel circuito del commercio equo, l'obiettivo è quello di garantire ai piccoli produttori la possibilità di vivere in maniera dignitosa e di riuscire anche a garantire alla comunità locale di poter avviare tutta una serie di progetti che permettono di superare una serie di situazioni tragiche che sono state create attraverso il colonialismo".
 

CHIARA BALDASSARI
La barretta che ho comprato è questa, m'informo per capire da dove viene il cacao e scopro che arriva dal Ghana. A questo punto non resta che partire per andare a vedere se chi lo ha raccolto beneficia dei vantaggi descritti sulla nostra etichetta. Kumasi, Ghana, città di più di 1.000.000 di abitanti a circa 200 Km a nord dalla capitale Accra e dal mare. Siamo di fronte all'ufficio di una cooperativa di contadini che raccolgono il loro cacao e poi lo vendono. Quando a comprarlo è un'organizzazione equosolidale il guadagno per i contadini è maggiore. Quest'anno su 32.000 tonnellate vendute, 400 sono andate al commercio equo. Tradotto in soldi cosa vuol dire? Lo chiediamo al direttore generale.
 

DIRETTORE GENERALE - Kwabena Ohemeng
Se calcola che quest'anno abbiamo venduto 400 tonnellate al commercio equo, se fa due conti, vede che abbiamo guadagnato 299 mila 500 dollari in più rispetto allo stesso peso venduto ad una multinazionale.
 

CHIARA BALDASSARI
Vale a dire 630 milioni di lire circa. Questi soldi costituiscono un fondo che per il 75% va a finanziare progetti equi e il 25% finisce nelle tasche dei contadini. Ma in che modo?
 

DIRETTORE GENERALE - Kwabena Ohemeng
I soldi del commercio equo vengono ridistribuiti tra i contadini per sacco di cacao venduto. Per ogni sacco venduto quest'anno i contadini hanno guadagnato 400 lire in più. 

CHIARA BALDASSARI
Sarà vero? La verifica la faccio alla banca dei contadini soci della cooperativa.
 

CONTADINO DAVANTI ALLA BANCA
"Si è vero per ogni sacco venduto noi guadagniamo 80.000 lire più 400 lire del commercio equo".
 

CHIARA BALDASSARI
Non è un po' pochino solo 400 lire per sacco?
 

CONTADINO DAVANTI ALLA BANCA
"qualcuno potrebbe avere 100 sacchi, o 50 sacchi, cosi se calcoli 400 lire per 100 sacchi per esempio, sono abbastanza".

CHIARA BALDASSARI
E il resto dei soldi dove sono andati a finire? Quest'anno la maggior parte dei soldi sono serviti per costruire le pompe dell'acqua. Senza l'intervento di nessuna organizzazione non governativa o senza l'aiuto di nessun missionario. Purtroppo su 667 villaggi di piccoli produttori i soldi sono bastati per 60, Fenaso è uno di questi villaggi.
 

CONTADINO DEL VILLAGGIO
"Prima dovevamo percorrere più di un chilometro e mezzo a piedi per trovare l'acqua potabile, adesso ce l'abbiamo e la pompa è qui, fuori di casa e l'abbiamo costruita noi con i nostri soldi".

DONNA AL VILLAGGIO
"Voi non potete avere idea della felicità che può dare una pompa dell'acqua; se riuscissimo a risolvere anche il problema della scuola saremmo davvero a posto".
 

CHIARA BALDASSARI
cioè, cosa vuol dire? Che non ci sono insegnanti? Che i bambini non vanno a scuola? Che la scuola costa troppo?
 

RITA DAMOAH - Center of development of people
"I contadini non possono permettersi di mandare i loro figli a scuola, alcuni non hanno i soldi per comprare neanche le uniformi. Le uniformi costano dalle tre alle 5 mila lire e qualcuno addirittura non è in grado di comprare neanche quelle".
 

CHIARA BALDASSARI
Qualcuno non è in grado di comprarle e sicuramente tra questi ci saranno anche i soci della nostra cooperativa, ma loro a differenza di tutti gli altri, in virtù del loro status di soci, possono chiedere un prestito alla loro banca senza pagare tassi da usura.
 

CONTADINO AL VILLAGGIO
"Capisci? Abbiamo fondato una banca e così anche il più povero può chiedere un prestito a dei tassi bassissimi. Per pagare le tasse scolastiche, per esempio".

CHIARA BALDASSARI
5 mila lire all'anno più l'uniforme per mandare i figli a quelle che possono essere le nostre elementari. Per mandare i figli alle scuole medie si può arrivare a pagare dalle 500 alle 700 mila lire l'anno. Facciamo allora due conti in tasca ai contadini. Quanto cacao avete venduto lo scorso anno?
 

CONTADINI DAVANTI ALLA BANCA
"io lo scorso anno ho prodotto 65 sacchi... io l'ultimo anno 45... 65 sacchi... io ho prodotto 100 sacchi". 
 

CHIARA BALDASSARI
Stando ai conti della cooperativa, per ogni quattro produttori come questi ne esistono altri 15 che non superano i cinque sacchi venduti all'anno, con un guadagno intorno alle 400 mila lire. Per cui se le elementari, con grossi sforzi, se le possono permettere tutti, le medie rimangono un lusso per pochi. E per il maestro di un villaggio i problemi non finiscono qui.
 

MAESTRO IN CLASSE
"Nel periodo della raccolta del cacao molti bambini vengono portati dai genitori a lavorare nei campi, e così non possono venire a scuola...e tu arrivi e ti ritrovi la classe vuota".
 

CHIARA BALDASSARI
Ecco la magagna! Bambini che lavorano nelle piantagioni. Ma allora non è vero che il nostro cacao è più buono degli altri! La buona notizia vacilla pericolosamente. Ma non è che, anche voi della cooperativa, fate lavorare i bambini nei campi?
 

CONTADINO DAVANTI ALLA BANCA
"No, è proibito! Assolutamente proibito! Non c'è lavoro infantile".
 

CHIARA BALDASSARI
E' vietato! Allora andiamo a vedere. In queste piantagioni raccolgono il cacao e di bambini al lavoro non ne abbiamo trovati.

KWAKU OWUSU-YEBOAH - Giornalista della tv pubblica ghanese
"La cooperativa ha affermato forte e chiaro: noi coltiveremo, produrremo il cacao, ma questo non significa che faremo i nostri affari a spese dell'educazione dei nostri figli. Non li manderemo nei campi quando dovrebbero essere a scuola".
 

CHIARA BALDASSARI
In effetti all'ultima riunione plenaria dei contadini della cooperativa la risoluzione di non avvalersi del lavoro dei bambini nelle piantagioni è stata votata all'unanimità. Ecco un'altra sostanziale differenza tra i contadini soci della cooperativa e gli altri. All'interno della cooperativa le iniziative imprenditoriali vengono sostenute con un piccolo contributo del fondo equosolidale. Le donne di un villaggio hanno avviato una vera e propria impresa di produzione di sapone con gli scarti del cacao e poi lo vanno a vendere al mercato.
 

SIGNORA AL VILLAGGIO
"Quando aiutiamo i nostri mariti nei campi, non è che ci paghino. E così quando non dobbiamo andare a raccogliere il cacao possiamo fare il sapone e andarlo a vendere. E quei soldi sono nostri e possiamo spenderli come ci pare".

CHIARA BALDASSARI
Per cui, ritornando alla nostra barretta di cacao le garanzie che ci da l'etichetta vengono rispettate. Anche se abbiamo visto che il dato rilevante non sono certo né le 400 lire in più per sacco, né il resto dei soldi che non sono sufficienti per migliorare sensibilmente la vita di tutti. Il dato rilevante è che per stare all'interno del circuito del commercio equo i contadini si devono organizzare in strutture democratiche, non sono solo braccia da sfruttare.

GEORGE GRANTADJEPONG - Dipartimento Cooperative del Ghana
"La cooperativa è organizzata effettivamente secondo principi democratici. Le scelte politiche provengono dalla base, non dall'alto al basso ma dal basso all'alto...un uomo un voto".
 

CHIARA BALDASSARI
Un uomo un voto anche quando si deve eleggere l'uomo della bilancia, cioè  colui che al momento della vendita pesa i sacchi di cacao. Anthony è per questo motivo che è felice di essere membro della cooperativa.
 

ANTHONY
"io sono membro della cooperativa che pesa il mio sacco di cacao, se la bilancia dice 60 chili, io so che sono proprio 60 chili. tutti gli altri contadini invece che non sono soci vendono ad altre compagnie, e queste cosa fanno? pagano. lo stesso, ma rubano sul peso. Può capitare che con le bilance truccate arrivino a fregarti anche 10 chili".

CHIARA BALDASSARI
Come?...i soci della cooperativa sono 35 mila, ma i contadini che vendono il cacao in Ghana sono molti di più. Metti che si rubino 10 Kg per sacco, è un bell'affare! Sarà vero? In un capannone c'è una bilancia di una compagnia concorrente alla cooperativa. E l'unico modo che ho per verificare se la bilancia pesa correttamente è quello di pesarmi. Dato che se c'è una cosa di cui tutti siamo certi è il nostro peso. Salgo sulla bilancia e peso 52 chili. E' impossibile! Io di chili ne peso 67. Per cui ogni contadino che viene a vendere il cacao qui ci rimette 15 chili per sacco.Altro villaggio, altra bilancia. Questa è quella della PBC, una compagnia che prima era del governo e adesso è stata privatizzata. Qui peso 64 chili, quindi questa bilancia ruba solo tre chili. Lei che qui è il responsabile, crede che le bilance siano tarate?

JOHN SARFO - commissione marketing della PBC
"Si, questa è perfetta!" E anche le bilance che avete negli altri villaggi pesano correttamente? "Dipende da dove sono state settate, questo può portare anche a un chilo di differenza".
 

CHIARA BALDASSARI
Altro che un chilo di differenza, caro John Sarfo...io in un colpo solo ne avevo persi 15 di chili. Adesso non mi resta che l'ultima verifica, la bilancia della cooperativa. Infatti qui sono 67 chili belli tondi, come la bilancia di casa mia. Pessima conferma per me, nonostante la dieta africana e buona notizia per i contadini che vendono il cacao al commercio equo. Nessuno li frega sul peso, i bambini vanno a scuola, hanno la loro banca che gli concede prestiti a tasso quasi zero e con i loro guadagni, anche se piccoli, si sono costruiti la loro pompa per l'acqua. (fonte:www.report.rai.it , segnalazione di Cristina Muzzolon)


ZOOM ASSOCIAZIONI
 
GREENPEACE: IL GOVERNO INGLESE RENDE DISPONIBILI LE BOMBE NUCLEARI AI TERRORISTI
 
Londra, giovedi' 4 ottobre 2001 - Il governo inglese ha  approvato oggi l'avvio di un nuovo impianto per la produzione di combustibile nucleare all'interno del complesso di Sellafield, dove arrivano rifiuti ed altro materiale per il riprocessamento  da tutta Europa, nel passato anche dall'Italia. Secondo Greenpeace, questo nuovo impianto mettera' a disposizione di eventuali terroristi nuovo materiale per fabbricare bombe atomiche. "E' una decisione irresponsabile- afferma Domitilla Senni, direttore generale di Greenpeace Italia -L'esportazione del MOX, un combustibile a base di plutonio e' molto pericolosa. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, aveva suggerito proprio la settimana scorsa di ridurre il rischio di proliferazione di plutonio nel mondo. Quello inglese e' un affronto alla comunita' internazionale". Scopo dell'impianto di Sellafield e' esportare centinaia di migliaia di tonnellate di combustibile nucleare in Europa e in Giappone, con il rischio che le navi divengano obiettivo dei gruppi terroristici. Greenpeace ricorda che Germania, Giappone e Stati Uniti hanno gia' annunciato di aver sospeso i trasporti di materiale atomico per il rischio attentati. Il governo inglese, evidentemente va in una direzione opposta, nonostante il vicino governo irlandese si opponga da sempre al funzionamento dell'impianto di Sellafield, giudicandolo particolarmente pericoloso dal punto di vista ambientale e sanitario. (fonte: greenews@greenpeace.it )

 
GREENPEACE CHIEDE AZIONI IMMEDIATE PER SALVARE LE FORESTE L'ITALIA TRA I MAGGIORI IMPORTATORI AL MONDO DI LEGNO AFRICANO
 
Roma, 5 ottobre 2001- Greenpeace ha manifestato questa mattina a Roma davanti alla sede della riunione dell'ATIBT (Organizzazione internazionale del legname tropicale), che riunisce le maggiori aziende che sfruttano le foreste nel mondo. L'ATIBT si e' riunita per festeggiare il suo cinquantennale, mentre fuori una ventina di attivisti di Greenpeace, vestiti da animali della foresta, hanno srotolato uno striscione con scritto "50 ANNI DI DISTRUZIONE DELLE FORESTE: E' TEMPO DI AGIRE". Ad accogliere gli industriali del legno anche una gigantesca motosega lunga circa 18 metri. "L'Italia e' uno dei maggiori importatori al mondo di legno africano e le aziende italiane sono tra quelle coinvolte nei tagli illegali in Africa ed in altre operazioni poco cristalline- afferma Sergio Baffoni, responsabile Campagna Foreste per Greenpeace Italia -lo sfruttamento industriale delle foreste, del resto, e' stata una delle maggiori cause della loro distruzione negli ultimi 50 anni ed oggi e' scomparsa cosi' la meta' dell'originaria copertura forestale del pianeta". Greenpeace chiede al governo di intervenire presso le aziende italiane coinvolte negli illeciti: anche la Fao ha ricordato la scorsa settimana come la corruzione e l'illegalita' diffusa contribuiscano alla distruzione delle foreste. Il disboscamento e' causa anche del bracconaggio, visto che i bracconieri utilizzano per spostarsi proprio le strade forestali; allo stesso tempo si accelera in questo modo la conversione dei boschi in terreni agricoli, mettendo a rischio numerose specie e a repentaglio habitat preziosi e fragili. Greenpeace, ricordando alle multinazionali del legno, le loro responsabilita', chiede un'azione decisa dei governi di tutto il mondo per invertire la rotta. Occorre:
- una moratoria sullo sfruttamento industriale delle foreste primarie e di altre aree boscate di importanza strategica;
- la certificazione indipendente (FSC) delle operazioni forestali come ecosostenibili;
- un fondo internazionale per aumentare le aree protette e far applicare le leggi esistenti a tutela delle foreste

 
SORRISI (pochi ?!?) & CEFFONI (molti e abbondanti)
 
 
In nome della legge
di STEFANO BENNI

Dopo le leggi sul diritto di successione, sul rientro dei capitali dall'estero, sul falso in bilancio e sulle rogatorie internazionali, si sottopone al Parlamento il nuovo disegno di legge che dovrebbe appianare ogni polemica sui presunti abusi della maggioranza a favore del suo datore di lavoro.
Comma uno - L'articolo uno della Costituzione è così modificato: L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro dell'attuale presidente del consiglio.
Comma due - Per non turbare il corretto svoglimento del mercato e del campionato, è fatto divieto assoluto di incriminare qualsiasi cittadino italiano che possieda un patrimonio superiore ai mille miliardi, e che sia presidente di una squadra di calcio milanese di serie A.
Comma tre - Dal divieto è escluso chiunque abbia una sorella ministro dell'Istruzione.
Comma quattro - Ogni cazzata detta dal presidente del Consiglio e che susciti polemiche sulla stampa estera, comporterà immediata smentita nonché severi provvedimenti a carico della sinistra che l'avrà inventata e strumentalizzata. Si consiglia a tutti i parlamentari di prendere esempio da Silvio, e al posto del coraggio delle proprie idee praticare e valorizzare il sondaggio delle proprie idee.
Comma cinque - Il comma quattro è provvisoriamente esteso anche a Bossi e Storace, per i quali sarà però necessaria una giustificazione scritta di Fini.
Comma sei - Essendo l'Italia in Stato di guerra, ogni protesta contro il suo governo verrà dichiarata disfattismo.
Comma sette - E' sospesa la lotta alla mafia in quanto sottrarrebbe tempo e forze preziose alla battaglia contro la criminalità organizzata.
Comma otto - E' sospeso lo Statuto dei lavoratori in quanto sono evidenti le sue responsabilità nella recessione mondiale. I lavoratori non potranno più rivolgersi alla magistratura ma a un arbitro, nel senso che da disoccupati avranno molto più tempo per andare allo stadio.
Comma otto bis - Il ministro al Welfare Maroni diventa ministro del Farewell, cioè dell'addio ai diritti sindacali. Verrà stipendiato direttamente dalla Confindustria ma, per sottolineare le sue origini padane e operaie, durante le riunioni potrà disporre di un bloc-notes verde.
Comma nove - Per evitare la possibilità che il presidente del consiglio sia anche possessore o controllore di sei televisioni, si provveda subito a fargliene controllare una settima.
Comma dieci - Per risolvere il conflitto di interessi del ministro Lunardi che scava le gallerie, sceglie i collaudatori e decide le parcelle, viene istituito un Comitato di controllo gallerie guidato da tre saggi scelti dal presidente del Senato Marcello Pera. Nel costituire il comitato il presidente Pera non adotterà criteri politici ma di pura competenza.
Comma dieci bis - Su proposta del presidente del Senato il comitato dei tre saggi risulta formato dalle signore Wanda, Sofronia e Marisa, talpe terraiole.
Comma undici - Dovendo il presente testo di legge essere approvato mediante firma del Presidente della Repubblica ma essendo egli assai impegnato per la difficile situazione della sicurezza italiana, il decreto legge viene firmato direttamente dal presidente del consiglio. Il testo verrà controfirmato in via definitiva dal Presidente della Repubblica non appena il presidente del consiglio sarà diventato Presidente della Repubblica.
Comma dodici - Per ogni controversia riguardante l'applicazione del seguente testo il solo competente è il tribunale di Milano o, in sua impossibilità, lo studio legale Previti.
Comma tredici - Con stanziamento immediato di venti miliardi si dà inizio ai lavori di ammodernamento e ristrutturazione delle macchine distributrici di caffè del tribunale di Milano, con sospensione temporanea delle attività lavorative.
Comma quattordici - Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge.
Comma quindici - Alcuni cittadini insigniti di cariche politiche possono, in circostanze particolari, non stare di fronte alla legge, ma alle sue spalle. (da "il Manifesto" di venerdì 5 ottobre 2001)


 
PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous
(centrostampa@cdg.it - Tel. 0382 3814417)
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.
Tra menzogne e verità. 

Il G8 imperversa con il suo inarrestabile carico di globalizzazione e mondializzazione. Con esso il popolo delle tute multicolore a fare da cornice a uno scenario….. di guai a non finire. A fronte dei miei 28 anni di carcere già scontati, leggendo e ascoltando ciò che ci attende al varco (mi perdoneranno tutti i poveri del mondo), ho la mente  e lo sguardo incollati a pochi metri  dal mio presente che è già futuro. Grandi i temi allo “sbando”,  ma che non fanno sbandare i potenti della terra, i quali assicurano attenzione sensibile per chi è più piccolo e….. displasico. Così le tute  bianche e quelle nere a confermare nel digrigno dei denti quel pacifismo che fa adirare i potenti. Televisione, giornali, internet dispiegano mezzi e progressioni da fare invidia persino a Cipollini, per giungere primi alla meta…..di un agognato sfascio…..,e non ho ancora ben capito a discapito di quale  dei due…..o più  contendenti. La mia ignoranza non mi consente di elucubrare sui contenuti del G8, sulle tute bianche o nere, neppure sul debito del paese più povero…..che però con qualche aggiustamento per niente oneroso per i grandi di questa terra, potrebbe essere azzerato. Mi colpisce qualcos’altro, che non sfiora i potenti ormai dislocati troppo in alto per dare una sbirciatina in basso, né il popolo delle tute multicolore troppo impegnate a fronteggiare….. a tasche vuote l’urto del  semidio denaro. Nessuno ne parla neppure sottovoce, ma c’è stato il quasi svuotamento di un paio di carceri, il trasferimento di tanti detenuti in altri istituti…..e poco importa se a mille chilometri di distanza da dove risiedono i loro parenti, i propri affetti….. se negli anni ancora ne sono rimasti. Mi colpisce questa, quanto meno, originale e strana forma di prevenzione per dare il benvenuto ai malcapitati che saranno arrestati in strada a protestare, e varcheranno quindi le soglie di una galera. Rifletto sulla percezione che i cittadini hanno di una cella, osservo e rifletto sulla reale accezione che si trasferisce alla prigione quando qualcosa lede i nostri interessi. Mi colpisce l’indifferenza o la  disattenzione, con cui si evita di affrontare un problema  così umano e devastante. Non occorre essere partecipanti attivi di uno o dell’altro fronte su quella zona rossa ove si giocheranno visibilità e credibilità per un progetto mai del tutto sviluppato e quindi nell’impossibilità di confutarlo.  In questo bailamme di versioni telecomandate, di disegni sgangherati, di giustizia dell’ingiustizia e di ingiustizia della giustizia, in questo abisso: alla prima curva non c’è più a fare da ponte l’uomo, ma lo spettro di una violenza che non ha colori né santificazioni postume. Ecco perché questa riflessione a proposito di una tematica così grave e pertinente per l’intera umanità, mi induce a ritornare su un’area problematica da me conosciuta come unica e reale “zona rossa”, cioè quel carcere che, oramai inteso come mero contenitore, anche stavolta servirà al G8 di turno per contenere e incapacitare chi da oppositore si lascerà trascinare in una  sterile violenza. Nell’attesa di veder confluire nelle celle sempre uguali tante persone differenti per convinzioni, culture e antagonismi, mi domando perché non s’è costruito in un battibaleno un altro paio di carceri, dotate magari se non di uno scudo spaziale, di uno scudo perimetrale tutto italico. E dal momento che chi entrerà in carcere non sarà un reietto, né un soggetto da stigmatizzare, ma saranno uomini e donne con ideali maturati nel tempo delle proprie esperienze,  ideali più forti di ogni più perverso meccanismo prisonizzante, devo dedurre che si partoriranno nuovi e pur vecchi miti di movimenti allo stato solo in embrione. Gli “altri” non amano soffermarsi sulla sofferenza, tanto più quando la sofferenza è strettamente connessa alle regole che si sono scelte di infrangere. Penso  al carcere, penso a questi nuovi ospiti, nuovamente ai potenti, e ancora a questa prigione che sopravvive a se stessa… Penso alla politica alta, penso agli uomini che la fanno, penso ai Caino come me che scontano la propria condanna, penso agli Abele dai silenzi protratti, e ricordo i tanti miliardi elargiti a parole nella vecchia legislatura per un progetto “intero”, almeno così era stato promesso. Rammento le conferme di nuove assunzioni di Agenti di Polizia Penitenziaria, di Educatori, di Esperti, di Assistenti Sociali….sembrava un investimento serio e notevole per far si che la prigione potesse praticare il dettato Costituzionale. S’è trattato di utopia, e gli utopisti sono illusi nella teoria, e violenti nella pratica. Di illusione s’è trattato davvero, infatti quei soldi sono stati dirottati verso altri lidi, verso altre istanze, non più per bilanciare precise scelte di politica criminale, che andassero, sì, verso una richiesta legittima di sicurezza collettiva, ma con la stessa intensità non disdegnassero  una pena coercitiva e afflittiva, ma improntata realmente su passaggi rieducativi, risocializzanti, quindi  destrutturanti-ristrutturanti. Le necessità operative del carcere restano, impellenti, improrogabili, eppure rimangono a sopravvivere delle loro assenze e mancanze. Peggio, si rifiuta di ovviare al problema degli spazi che mancano, con lo sviluppo di spazi psicologici  e relazionali, dove chi è in prigione possa esprimersi liberamente, in un terreno fertile per l’autocritica, e per la propria crescita personale.  L’antropologia insegna che dal confronto, laddove si realizzi un vero ragionamento dialogico, scaturisce sempre e comunque un “prodotto nuovo”, perché  l’incontro e lo scambio conducono a risultati sempre migliori rispetto ai precedenti.  Tutto  questo mi porta comunque a una ulteriore considerazione.  In centomila saranno in strada a ribadire che vivere non significa sopravvivere. In 8 saranno seduti a ricercare percorsi percorribili e condivisibili. In tanti rimarranno alla finestra ad aspettare. Allora persino in una cella ci si chiederà se tutto questo dispiegamento di menzogne e di verità, di paure e di miti di cartone, non serva piuttosto a riconoscere l’esistenza di valori, di ideali, di utopie, fino a ieri negate, ma invece ben vivi nella nostra stessa società. Soprattutto nei tanti giovani.(Luglio 2001)


Progetto Sorriso - Salvador

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


altrePAROLE

QUANDO IL PENSIERO FA BANCAROTTA (SYLVIE GERMAIN)

Il pensiero fa bancarotta non appena trascura di stabilire nessi di causa ed
effetto fra i suoi principi e la realta', non appena separa parole e atti
dalle loro conseguenze - non appena "separa" il male che viene commesso,
rendendolo indolore per la nostra coscienza.

@ @ @   FINE   @ @ @


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