il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.

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DISCREZIONE
 
"La parola che esce dalla bocca scavalca ben presto le montagne"
(proverbio nazione: Burundi)
 4 ottobre, San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia
 
Caro Francesco,
                                             ho pensato a te in questa notte di vigilia della tua festa. Tu sei anche il Patrono d’Italia. Mi sei venuto in mente perché - non offenderti - qui non sappiamo più che pesci pigliare, e visto che tu te la sei cavata con gli uccelli e col lupo, magari hai qualche suggerimento anche per i pesci… Sì, perché qui siamo travolti da ondate sempre più forti di violenza, di terrorismo e di guerra. Violenza che genera altra violenza. C’è la sensazione che le parole non dicano più nulla, che la verità sia l’ultima cosa che interessa, che l’ebbrezza di fare la guerra sia più forte di ogni altra emozione.  Altro che umiltà, povertà, semplicità e perfetta letizia… E prende piede un po’ anche la rassegnazione. Non sappiamo che pesci pigliare.  Allora mi rivolgo a te che sei ricordato nel mondo come l’uomo della pace. Anche la tua Assisi è città simbolo di pace: c’è stato qualche anno fa un grande incontro di rappresentanti religiosi in preghiera per la Pace e tra pochi giorni sarà meta di una grande marcia per la Pace. Certo, il primo cruccio è proprio per la Chiesa, quella che tu hai voluto ricostruire… Siamo in una situazione dove ci vorrebbe, forse, più coraggio evangelico e invece prende piede la più realistica ‘prudenza evangelica’. Un po’ di anni fa la Chiesa italiana aveva invitato alla scelta preferenziale per gli ultimi… Oggi, agli occhi di chi ci guarda, non appare immediato l’entusiasmo di veder prendere in mano il Vangelo ‘sine glossa’. Tu sei stato un tipo deciso, hai scelto la povertà e i poveri, la libertà da ogni potere e sei stato uomo di pace, per la Chiesa e per il mondo. Certo, ti hanno preso per matto, per uno fuori di testa. Ma non ti sei lasciato condizionare. Tu hai avuto anche qualche problemino col Papa.  Noi oggi abbiamo, a dire il vero, un Papa coraggioso, che sulla guerra non si stanca di ripetere che è ‘avventura senza ritorno’. che continua a richiamare alla pace come unica via. Certo la sua voce è un po’ fuori dal coro, soprattutto in questi giorni in cui soffiano venti di guerra. Anche chi gli sta intorno a volte è tentato di correggere un po’ le sue posizioni… come se avesse paura di prendere sul serio la logica nonviolenta del Vangelo. Aiutaci a non perdere il coraggio della fede. Anche se oggi nella Chiesa se ne sentono un po’ di tutti i colori: c’è chi dice che tu sarai anche un bravo santo, ma non sei adatto a fare il Ministro della Difesa, come dire che la guerra… quando ci vuole ci vuole. C’è chi è preoccupato se i cattolici si mescolano con quanti denunciano, come in occasione del G8, le ingiustizie di questo mondo, globallzzato solo nel denaro non nella solidarietà e nei diritti umani. Come se i cattolici dovessero restare delle persone pie, slegate e non inserite nel contesto reale e faticoso delle contraddizioni, vivendo ‘nel mondo’.  C’è chi, peraltro, ricopre anche gradi militari: abbiamo preti e Vescovi con le stellette. E’ di questi giorni anche la proposta di archiviazione del caso di Emanuele Scieri, il paracadutista trovato morto il 16 agosto 1999. Speriamo che si faccia luce su questa tragedia avvenuta all’interno di una caserma, per essere più credibili quando si vuole andare a fare luce su tragedie a livello internazionale. Tu, che sei l’uomo della semplicità, aiutaci a non accettare le semplificazioni pericolose che oggi rischiano di andare per la maggiore, come ad es. dire che "la guerra è contro il terrorismo e si colpiranno solo i terroristi, in modo chirurgico senza vittime innocenti". Mi sembra una grossa bugia! I recenti conflitti ci ricordano invece che la maggior parte delle vittime sono proprio i civili, oltre il 90%. Anche per noi oggi c’è il rischio di essere presi un po’ per gente fuori di testa se diciamo di essere contro la guerra e contro la violenza. Si rischia di essere considerati ‘amici del nemico’. "Sei contro la guerra, allora sei con i terroristi". E’ faticoso dire il proprio sdegno e la propria condanna di fronte a un criminale attentato terroristico e nello stesso tempo sostenere che non si può combattere il terrorismo con la guerra. Martin Luther King, grande testimone del nostro tempo, diceva "L’oscurità non ci può far uscire dall’oscurità, soltanto la luce può farlo". E’ stato ucciso. Anche un grande Vescovo, amico dei poveri e amante della Pace, è stato preso un po’ per matto: don Tonino Bello, un tuo grande ammiratore. Sulla sua tomba non c’è scritto né Vescovo, né Presidente di Pax Christi, solo il suo nome e "terziario francescano" Un bel riconoscimento alla tua figura. Ma cosa non ne ha sentite anche lui, ai tempi della guerra del Golfo. Quante critiche dai giornali, dai politici e anche da alcuni uomini di chiesa… Ha sofferto molto… Gli è venuta l’ulcera, poi degenerata in tumore. Era lui, con la passione che sempre aveva quando raccontava, a ricordarci - andando a Sarajevo nel 92 - il tuo incontro con il sultano Melik el Kamil. Erano tempi duri, c’erano le crociate, e tu hai voluto compiere un gesto folle, disarmato e sei stato accolto con molta simpatia (più dal sultano che dai crociati) e hai avuto modo di parlare non solo di Gesù Cristo, ma anche della assurdità della guerra, Si, frate Francesco, ci devi proprio dare una mano. Oggi siamo un po’ come quei pescatori di Galilea (li avrai certo incontrati di persona in paradiso) che dopo una notte di fatica tornavano con le reti vuote, anche loro non avevano saputo pigliare pesci; poi però Qualcuno (che tu già conoscevi bene sulla terra e ora puoi incontrare faccia a faccia) ha ridato loro speranza e, gettando di nuovo le reti, non sapevano più come fare perché di pesci ne avevano presi troppi…Grazie (piccolo) fratello Francesco ! Pace e bene. (Cesara, 4 ottobre 2001 , don Renato Sacco, Consigliere Nazionale di Pax Christi, Parroco di Cesara - Vb)

 
Appuntamenti da non perdere
 
 
5 e 6/10/01 - Cremona - «Acqua e petrolio in Sudan: guerra e diritti umani»

Venerdì 5 e sabato 6 ottobre a Cremona presso la Camera di Commercio, via Lanaioli 7, piazza Stradivari si terrà un seminario internazionale su  «ACQUA e PETROLIO IN SUDAN: GUERRA E DIRITTI UMANI»  in collaborazione col Ministero Affari Esteri. A organizzare l'iniziativa, che vedrà la partecipazione di circa 20 oratori, è la Campagna italiana per la pace e il rispetto dei diritti umani in Sudan,promossa da  12 associazioni e coordinata da Pax Christi.
Per informazioni potete rivolgervi a e-mail: campagna_sudan@hotmail.com oppure a segreteria@campagnasudan.it , tel. 02 29417030 (fonte: Sergio Paronetto)

5 e 6/10/01 - S.Martino B.A. e Verona - DANZE SACRE DELLE MASCHERE DOGON

DANZE SACRE DELLE MASCHERE DOGON spettacolo della compagnia Awa Dances from Sangha - Mali: 1) Teatro Peroni - San Martino Buon Albergo (VR) Piazza del Popolo - venerdì 5 ottobre 2001- ore 21; 2) Teatro Camploy - Verona - Via Cantarane 32, sabato 6 ottobre 2001- ore 21 - ingresso gratuito - offerta libera. Sabato 6 ottobre ore 16-18, presso  atelier/palestra del teatro Camploy : «WORKSHOP DI DANZE E MASCHERE»laboratorio con alcuni danzatori e musicisti Dogon a numero chiuso - iscrizione: £. 50.000. Inoltre, sempre sabato 6 ottobre ore 18 presso il Teatro Camploy, «RITUALITÀ E MITOLOGIA DELLA SOCIETÀ DELLE MASCHERE» seminario introduttivo allo spettacolo con Sekou Dolo, Apam Dolo, Marco Gay, Lelia Pisani, Giulia Valerio. Iscrizione: £. 20.000

07/10/01 - Verona - UNA FESTA DI INCONTRO

I soci e amici di Metis Africa organizzano una giornata dedicata all' ospitalità, all'incontro, allo scambio in onore degli Awa Dances del Mali. Sono previste varie attività, al chiuso e all'aperto, e specialità culinarie Corte Molon- Verona - Lungadige Attiraglio domenica 7 ottobre, dalle ore 17 fino a tarda sera
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Rita Bartolucci - tel. 045 8303266 - e mail: mari.pat@tiscalinet.it
Metis Africa o.n.l.u.s., con sede a Verona in via S. Felicita 9, è stata fondata per favorire una cooperazione a specchio con la popolazione dei dogon del Mali, e per finanziare la costruzione di una scuola elementare e di un centro di salute nel villaggio di Bodio, vicino a Bandiagara nell' altopiano Dogon. Il progetto è stato elaborato con O.R.I.S.S. (Organizzazione Interdisciplinare Sviluppo e Salute).

07/10/01 - Verona - Giornata del volontariato

In piazza Brà, «Giornata del Volontariato», promossa dal Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Verona. (fonte:Fevoss)

07/10/01 - Soave (VR) - «Nasce il Cerchio magico»

Rinviata la scorsa settimana per cattivo tempo, la giornata odierna sarà contrassegnata dall'inaugurazione del "Cerchio Magico". Il Cerchio Magico è un'associazione di servizi educativi e ricreativi che, a partire dal mese in corso, inizia la sua attività in Soave e in vari comuni dell'Est veronese. Essa intende promuovere corsi e laboratori didattici per bambini e adulti, mostre e brevi stages, animazioni e manifestazioni artistiche e culturali volte alla conoscenza e all'utilizzo di varie tecniche espressive: il disegno, la pittura, la scultura, l'incisione e l'uso creativo dei materiali. Al fine di far conoscere ai bambini, genitori, insegnanti, operatori sociali e cittadini le proprie proposte, il Cerchio Magico ha ideato una presentazione un po' insolita, scevra da rituali formali, vicina il più possibile al bisogno dei bambini e delle bambine di incontrarsi, giocare, vivere a contatto diretto con l'ambiente naturale nel rispetto delle persone e delle cose. DOMENICA 7 OTTOBRE, dalle ore 10,30 alle 18 nel verde di Parco Zanella (Soave) si potrà "entrare" nel Cerchio Magico. Durante la giornata saranno allestiti 3 laboratori (1 - L'albero dei desideri, creazioni con la carta; 2 - Terra, acqua, fuoco, creazioni con la creta; 3 - Il gioco dei colori, creazioni con materie e colore) che consentiranno ai partecipanti di sperimentare piacevolmente, in qualsiasi momento, l'utilizzo creativo della carta, della creta e del colore. Per informazioni: Paola Zinnamosca, tel/fax 045 8904308 - email: paolazin@tiscalinet.it ; Vittoria Scrinzi, 045 7450820; Luciana Bertinato, 045 7681159.

10/10/01 - Sommacampagna (VR) - «Adotta un popolo»

Il mondo ha bisogno di pace e giustizia, di garantire a tutti l’accesso ai diritti umani fondamentali e di gestire il bene pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche, nell’ambito dell’iniziativa PROGETTO " ADOTTA UN POPOLO", vi invitano all’incontro con la signora Mereso Agina del Kenja, rappresentante della campagna contro la Mine antiuomo, che si terrà nel TEATRO PARROCCHIALE di LUGAGNANO, mercoledì 10 Ottobre alle ore 20.30. Organizzatori: COMITATO PER L'EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' COMUNE DI SOMMACAMPAGNA e COMMISSIONE PER LA PACE COMUNE DI SONA in collaborazione con i Comuni di: FUMANE, S. PIETRO IN CARIANO, DOLCÉ, SANT’AMBROGIO, MARANO DI VALPOLICELLA e NEGRAR in occasione della MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI 4a Assemblea dell’Onu dei popoli (8-14 Ottobre 2001).

11/10/01 - San Bonifacio (VR) - Volontari Croce Rossa

La delegazione di San Bonifacio della Croce Rossa Italiana (CRI) organizza un corso di reclutamento di volontari del soccorso. Per spiegare l’iniziativa si terrà un incontro pubblico giovedì 11 ottobre alle ore 20,30 presso la sede della CRI, sita in via Tombole a San Bonifacio. Per informazioni: tel. 0456102222, lunedì, martedì, mercoledì dalle ore 20,30 alle 22

12/10/01 - San Bonifacio (VR) - Euro

La Lega Pensionati CISL di San Bonifacio (VR) organizza per Venerdì 12 ottobre, ore 15, una assemblea pubblica sul tema: «Euro, cosa fare?». Interverranno: Norma Antonelli (Cisl), Giovanni Gobbi (Banca Popolare Verona), Renzo Bighignoli (segreteria provinciale CISL). Il palinsesto si terrà presso la sala civica "Barbarani" (via Marconi).

12/10/01 - Padova - CONFERENZA REGIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA DEL  VENETO

E' convocato per il giorno 12 ottobre 2001 presso la chiesa Tempio della Pace  via Niccolò Tommaseo 47  Padova ( 5 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria) alle ore 15,30 fino alle 18,30 il consiglio regionale della conferenza volontariato giustizia con il seguente ordine del giorno: Comunicazioni del responsabile regionale; Valutazione applicazione del Protocollo d'intesa negli istituti di prevenzione e pena del Veneto; Principali problemi e priorità d'intervento negli istituti di prevenzione e pena del Veneto; Programma CRVG 2001-2003; Varie ed eventuali. Auspico una significativa rappresentanza delle varie associazioni che operano in tutti gli istituti di prevenzione e pena del veneto per concentrare l'impegno su obiettivi comuni per una migliore rappresentatività e forza contrattuale. Segnalo il sito www.volontariatogiustizia.it  per maggiori informazioni sulla Conferenza Volontariato Giustizia e per reperire documenti. Colgo l'occasione per anticipare  alcuni prossimi appuntamenti di cui daremo maggiori dettagli: 25 ott. Riflessioni sul ruolo della persona all'interno del sistema penale, Padova; 26 ott.   Giornata di studi sul volontariato penitenziario e  Informazione, Due Palazzi Padova; 24/nov. Convegno "Sportelli Giustizia" CSV veneto a VeronaIl responsabile regionale Maurizio Mazzi (Associazione "LA FRATERNITÀ"  Via Provolo 28, - 37132 VERONA - tel/fax 045/8004960 - cell. 347 0064001)

14/10/01 - Praissola di San Bonifacio (VR) - 8^ Festa dell'Anziano

Il Gruppo Ricreativo della Parrocchia di Praissola (San Bonifacio - VR) organizza il 14 ottobre l'8^ «Festa dell'Anziano».Programma: ore 10,30 S Messa solenne; ore 11,30 aperitivo e conversazione tra amici; ore 12,30 Pranzo comunitario; ore 16,30 conclusione della Festa con la consegna di un piccolo omaggio per le signore e i signori che parteciperanno. Quota d'iscrizione £ 23.000. Per Informazioni: Ambroso Silvano 045 7612249; Gianello Giuseppe 045 7613956.

14/10/01 - San Bonifacio (VR) - Sul Carega con il CAI

La sezione di San Bonifacio del CAI (Club Alpino Italiano) organizza per domenica 14 ottobre una escursione sul Gruppo del Carega, significativamente intitolata «Compostrin, i colori d’autunno». Per informazioni: Paolo Luciani (045 6100495).

24/10/01 - Verona - Bellorio: «Allearsi col vento»

Il giorno 24 ottobre, alle ore 16.30, presso la Sala convegni di Cariverona, via Garibaldi 2, si terrà la presentazione ufficiale dell'ultimo romanzo di Gaetano Bellorio, "Allearsi col Vento", Edizioni Paoline 2001. L'incontro è stato organizzato dal Centro Universitario di Educazione alla Lettura dell'Università di Verona, insieme alla Società Letteraria. Interverranno nell'ordine: Franco Larocca (Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione), Maria Fiorenza Coppari (Giornalista, vice presidente ordine giornalisti del Veneto), Elisa Zoppei, del Centro di Educazione alla Lettura ed esperta in educazione alla lettura), Giancarlo Volpato (Direttore della biblioteca Frinzi dell'Università di Verona), Giuseppe Amari (Vescovo emerito di Verona), Peppina Monese (dei "Viaggi in Poltrona dell'ass. Fidapa-Vr Est), Paola Azzolini (Critico letterario e membro del Comitato scientifico della Società Letteraria), I lettori del progetto "Leggere in famiglia", che intervalleranno gli interventi con letture tratte dal romanzo.


in primo piano

UNA LETTERA ALLE BANCHE COINVOLTE NEL TRAFFICO DI ARMI
 
E' in corso da tempo una campagna per persuadere le "banche armate" a cessare di essere coinvolte nelle transazioni finanziarie legate al commercio delle armi. Ridiffondiamo questa proposta ospitata dal «Centro di ricerca per la pace» di Viterbo nella propria newsletter quotidiana, trasmessa loro dal prestigioso giornalista impegnato per i diritti umani Farid Adly.Hai affidato i tuoi soldi a una banca? Sai cosa fanno molte banche con i nostri soldi? Li usano anche per finanziare il commercio di armi.
* L'elenco delle banche coinvolte: Arab Bank PLC; Arab Bankin Corporation; Banca Carige; Banca Commerciale Italiana; Banca d'America e d'italia (anno 1999); Banca di Roma; Banca Nazionale Agricoltura; Banca Nazionale Lavoro; Banca Pop. Bg-Cr. Varesino (anno 1999); Banca Popolare di Brescia; Banca Popolare di Intra; Banca Popolare di Lodi; Banca Popolare Novara; Banca S.Paolo di Brescia; Banca Toscana; Banco Ambrosiano Veneto; Banco Bilbao Vizcaya; Banco di Brescia; Banco di Napoli; Banco di Sicilia; Banco do Brasil SA. - Milano; Banque Nationale de Paris (anno 1999); Barclays Bank PLC; Cariverona Banca Spa; Cassa di Risparmio di Firenze; Cassa Risparmio La Spezia; Cassa di Risparmio delle Province Lombarde; Credit Agricole Indousez; Credito Agrario Bresciano (anno 1999); Credito Bergamasco; Credito Italiano; Gruppo Bancario S. Paolo IMI; Monte dei Paschi di Siena; UGBI Bank; Unicredito Italiano (questa banca ha dichiarato di non voler piu' essere coinvolta).
Nota: I nomi delle suddette banche, eccetto quelli contraddistinti con anno 1999, compaiono tutti nella "Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento nonche' dell'esportazione e del transito dei prodotti ad alta tecnologia", anno 2001, Doc. LXVII n. 5 del Senato della Repubblica.
* Che fare Se la tua banca e' tra quelle sopracitate, non accettare di alimentare questo giro. Invia alla banca il modulo che trovi alla fine di questo documento e soprattutto informa tutti quelli che conosci inviandogli questa e-mail.
* Lettera da inviare alla banca
A. Per le banche presenti nella relazione del 2000, contraddistinte nell'elenco con "(anno 1999)", iniziare la lettera con: Nella relazione 2000 che il Governo ha presentato in Parlamento sulle esportazioni di armamenti autorizzate e svolte nel 1999, e in particolare nella parte curata dal Ministero del Tesoro, ho trovato il vostro nome come banca coinvolta in operazioni connesse con l'export (legale) di armi (e prosegue come nel modulo sottostante).
 
B. Per tutte le banche presenti nella relazione del 2001:
(Luogo e data)
Al direttore della banca...
Oggetto: Coinvolgimento nelle importazione-esportazione di armi.
 
Nella relazione 2001 che il Governo ha presentato in Parlamento sulle esportazioni di armamenti autorizzate e svolte nel 2000, e in particolare nella parte curata dal Ministero del Tesoro, ho trovato il vostro nome come banca coinvolta in operazioni connesse con l'export (legale) di armi. Ritengo che l'attivita' economica e finanziaria non possa sottovalutare il suo impatto sui diritti umani. Banche e imprese dovrebbero considerare le conseguenze sociali ed etiche delle loro azioni economiche. Da questo punto di vista il commercio delle armi continua ad alimentare guerre e violazioni dei diritti umani in tutto il mondo. L'Africa in particolare, pur non essendo in assoluto l'area maggiormente destinataria di forniture di armamenti, e' la regione dove i traffici hanno l'impatto piu' grave in termini umani e materiali. L'Italia continua ad avere un ruolo non marginale in questo mercato: e' tra i primi dieci esportatori nelle vendite di armi leggere. A quanto vedo dai dati, un ruolo cruciale nel mercato delle armi lo svolgono gli intermediari finanziari, cioe' le banche. Poiche' ho un deposito presso di voi (numero completo del proprio conto corrente bancario...), mi trovo nella situazione per cui anche il mio risparmio alimenta indirettamente questi gravi fenomeni. Sono pertanto a chiedere una Vostra eventuale presa di posizione che dichiarasse l'impegno a uscire da queste attivita'. Riterrei opportuno, in questo caso, un'informazione trasparente ai risparmiatori sul percorso per arrivare a questo risultato.Cordiali saluti.
Nome e cognome
Firma

SOLIDARIETA'
UNA JEEP PER SARAJEVO
 
Carissimi, in seguito all'appello di Svetlana Broz : " Abbiamo assoluto bisogno di una macchina registrata all'estero che ci consenta di muoverci  in Bosnia per proseguire nella nostra azione di pace", a Verona  un gruppo di cittadini si è reso disponibile per sorreggere l'iniziativa aprendo una raccolta di fondi che possa , al più presto soddisfare questa esigenza.Dal  1 ottobre  2001 ci mobilitiamo per raccogliere la cifra destinata all'acquisto di  una  buona Jeep ( di seconda mano) da inviare in Bosnia. Ti chiediamo  pertanto  un contributo e la tua collaborazione a farti portavoce presso i tuoi amici. Se saremo in tanti a rispondere, ce la faremo. Grazie. Nadia, Arturo, Benita, Nikita, Laura, Vesna.

Per i versamenti vi diamo le coordinate bancarie: Conto Corrente bancario N. 7319749/01/85 - CAB 11700 - ABI 2002 -  Banca INTESA BCI SPA - RETE COMIT - FILIALE DI VERONA - PIAZZETTA SCALA , 1 - 37121
intestato a : Scardeoni / Cioffi  " UNA JEEP PER SARAJEVO". E' gradita una  conferma del versamento via email a nadiasc@tin.it . I versamenti saranno aggiornati in http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/appello.html

Dal libro: «Buoni al tempo del male: attori e testimoni», di Svetlana Broz (*)

Vent'anni fa, quando, all'ultimo anno di medicina, studiando chirurgia, mi trovai ad avere a che fare con la chirurgia di guerra, ero convinta che, almeno per quanto riguardava il mio paese, si trattasse di qualcosa di anacronistico. Ma passarono solo tredici anni e in Iugoslavia, dov'ero nata, le fanfare di guerra iniziarono a suonare. Da quando fu sparata la prima pallottola e cadde la prima vittima, su tutti i media, oltre che nelle conversazioni private, non si sentì più parlare che degli orrori del conflitto. Per anni sentii esclusivamente parole che determinavano il male. [...] Solo male, male, male. aggressivo, assertivo, inevitabile, scioccante, come se non fosse rimasto spazio per nient'altro. [...] Dalle sterili discussioni da salotto in cui ognuno, incoraggiato da quanti, ogni giorno, predicavano con i fatti che la lealtà era più importante della verità, ascoltava soltanto la propria voce, senza accettare gli argomenti altrui, trovai una personale via d'uscita nella decisione di andare dove si soffriva, in Bosnia Erzegovina. [...] Rifiutandomi di credere che in quella follia non vi fosse più nulla di umano, partii per le zone di guerra nel gennaio 1993, inizialmente come medico, per andare in aiuto ad almeno un essere umano nel bisogno. [...] Prestando le mie cure a persone di tutte e tre le confessioni, mi accorsi del bisogno che avevano di aprirsi, di parlare di quello che era accaduto loro in guerra. E quelle brevi, spontanee confidenze nel reparto di cardiologia mi fecero capire la loro sete di verità, una verità che, dove cadevano le granate, aveva più sfumature rispetto all'immagine in bianco e nero diffusa a Belgrado e nel mondo. Scoprire che, anche nel mezzo del terribile calvario cui erano sopravvissuti, quegli infelici ricordavano ogni minimo segno di bontà che qualcuno aveva voluto rivolgere loro, mi lasciò senza parole. [...] Quei primi segni di speranza, la speranza che, anche nel male peggiore, la bontà umana esiste, qualunque Dio si preghi, hanno dato speranza a me stessa, inducendomi a mettere da parte per un po' lo stetoscopio,
prendere il registratore, e raccogliere storie vere di membri di tutte e tre le confessioni. Quando presi questa decisione, il primo problema che mi si pose fu: come trovare interlocutori? [.] Mentre la guerra era in corso, come d'altronde ancora oggi, a tre anni dalla conclusione della pace, interrogare gente per strada su argomenti così delicati era impossibile.[...] Per trovare interlocutori ho dovuto sempre incontrare prima qualcuno che potesse capire le mie intenzioni e conoscesse persone che avevano avuto l'esperienza che m'interessava. È tramite questi intermediari che sono entrata in contatto con i miei potenziali testimoni: nella maggior parte delle zone che ho attraversato la gente, durante la guerra, e anche oggi del resto, viveva nel terrore. [...] Ogni incontro è stato la testimonianza di una tragedia. Chi era sopravvissuto alle esperienze più dolorose - era stato cacciato dalla propria casa, aveva visto l'orrore del campo di concentramento, o, anche, viveva in una zona in cui della sua etnia o religione non era rimasto più nessuno - conservava nella memoria, insieme a esperienze positive di bontà, i ricordi più terribili: in quelle condizioni, infatti, anche la bontà ha un prezzo altissimo; molto spesso è pagata con la vita. [...] Ogni singolo destino che mi è stato raccontato ha lasciato una traccia nella mia anima. La forza di continuare me l'ha data la grandezza stessa di ciò che cercavo: la bontà. Era a fatica, e con grande esitazione, che i miei interlocutori parlavano delle loro sventure; un'esitazione che aveva molte ragioni, che vanno capite. I segni della sofferenza ancor oggi visibili sui loro volti dovrebbero fermare chiunque intendesse manipolare il loro destino. Da quella paura era sempre necessario liberarli. Li spaventava la loro stessa sincerità, e spesso mi chiedevano: "Parlano di bontà, gli altri? quelli degli altri due campi?". [...] Giungere alla loro verità era molto difficile. Ad aprire la porta alla sincerità è stato nella maggior parte dei casi il mio cognome. Quasi tutti ricordavano con nostalgia i decenni in cui, quando il presidente del loro stato era Tito, "vivevamo vite all'altezza della dignità umana, e non avevamo paura di nulla", come dicevano. Ora hanno paura di tutto, anche della pubblicazione dei loro nomi, e dei nomi di coloro che li hanno aiutati a sopravvivere. Molti, con l'anonimato, cercano di proteggersi dalle persone che hanno attorno: sanno che dire la verità sulla bontà di membri di altri popoli è ancora un peccato imperdonabile. Ma hanno chiesto protezione anche per coloro di cui mi hanno parlato, temendo, giustamente, che nell'ambiente in cui vivono a quelle brave persone possa succedere qualcosa di male, per avere avuto la forza e il coraggio di aiutare chi non era della loro stessa fede. [...] Dal racconto di eventi così drammatici e toccanti, mi aspettavo che le emozioni uscissero più esplicite. Ma, ascoltando i miei interlocutori, ho capito che tenevano i loro sentimenti profondamente celati in se stessi. [.] Spesso mi sentivo ripetere la stessa frase: "Non puoi immaginarlo.". [...] Tuttavia, anche se tutti all'inizio dicevano "è impossibile persino raccontarlo", poi mi aprivano ogni volta la loro anima. Sapevo che le loro ferite non si erano rimarginate, continuavano a sanguinare; e al termine del racconto tutti avevano un'espressione esausta. I tremiti di voce interrotti da singulti muti o appena udibili, le lunghe pause in cui, sopraffatti da emozioni così forti da togliere loro la parola, raccoglievano le forze per continuare, le imprecazioni, i sospiri di sollievo, tutto ciò è rimasto nei nastri. I loro occhi, le loro bocche, le mani tremanti con cui sollevavano un bicchiere o accendevano una sigaretta, sono rimasti nella mia anima. Non ci sono perciò, in questi racconti, molte descrizioni di emozioni. Il compito di sentire la profondità delle loro sofferenze e felicità l'ho lasciato a ogni singolo lettore, secondo il grado della sua sensibilità. Non era possibile fare diversamente. [.] Tutti i fatti e tutte le testimonianze sono autentici. [.]
 
* Svetlana Broz (nipote di Josip Broz Tito) è nata nel 1955 a Belgrado, dove, nel 1980, si è laureata in medicina, iniziando a svolgere durante gli studi anche una attività di giornalista. Ora vive a Sarajevo. Il testo che proponiamo è tratto da un articolo scritto per "The New York Times" e pubblicato integralmente in "Revija slobodne misli" ("Rivista del libero pensiero"), 23-24, Sarajevo, luglio-settembre 1999. "Buoni al tempo del male: attori e testimoni" (Dobri ljudi u vremenu zla: sudionici i svjedoci), il libro che Svetlana Broz presenta in queste pagine, è stato pubblicato da Media centar Prelom, Banja Luka, nel febbraio 1999 (seconda edizione, marzo 2000). Si spera venga presto pubblicato anche in Italia.

Aspettando la...Marcia per la pace Perugia-Assisi

Stiamo raccogliendo informazioni  sulle iniziative che si stanno organizzando in vista dell'importante appuntamento del 14 ottobre. Vi preghiamo di comunicarcele al più presto.

A Verona vari gruppi stanno organizzando pullman per partecipare all'importante evento:

ARCI Verona: partenza domenica 14/10/01 alle ore 3 da via Città di Nimes (Verona). Costo £ 40.000. Adesioni entro l'11/10/01. Info: 045 8033589

ARCI Legnago: partenza sabato pomeriggio. Info: 0442 26053

Democratici di Sinistra di Verona: partenza domenica 14/10/01 alle ore 3 dal piazzale dell'ex Gasometro di Verona (zona Cimitero). Ritorno ore 22 circa. Quota di partecipazione £ 45.000. Info: 045 977022

Virtus di Verona (Gavagnin-Borgo Venezia): partenza alle ore 14 di sabato 13/10/01 dal parcheggio ex Gasometro di Verona. Costo: £ 40.000. Pernottamento con sacco a pelo presso palestra di Perugia (costo £ 5.000). Informazioni e adesioni: Gianni Amaini (045 558561) e Michelangelo Gozzo (045 528277)

DA PERUGIA AD ASSISI CON IL CORAGGIO DELLA NONVIOLENZA

di Carlo Gubitosa

Il prossimo 14 ottobre la "Marcia della Pace", legata alla tradizione del Movimento Nonviolento italiano e alla figura storica di Aldo Capitini, sara' una grande opportunita' per dare voce al pensiero "non allineato" che rifiuta la logica della guerra e quella del terrorismo con la stessa fermezza. Ma i "falchi" pronti ad aggredire e strumentalizzare le "colombe" sono molti e ben determinati. Esattamente 40 anni fa, il 24 settembre 1961, Aldo Capitini, il "padre" della cultura nonviolenta italiana, apriva la strada che da Perugia porta verso Assisi in nome della Pace, quella scritta con la maiuscola e ben diversa da una semplice assenza di guerra. Racconta Capitini in un suo scritto autobiografico: "Avevo visto, nei dopoguerra della mia vita, le domeniche nella campagna frotte di donne vestite a lutto per causa delle guerre, sapevo di tanti giovani ignoranti ed ignari mandati ad uccidere e a morire da un immediato comando dall'alto, e volevo fare in modo che questo piu' non avvenisse, almeno per la gente della terra a me piu' vicina. Come avrei potuto diffondere la notizia che la pace e' in pericolo, come avrei potuto destare la consapevolezza della gente piu' periferica, se non ricorrendo all'aiuto di altri e impostando una manifestazione elementare come e' una marcia?". Nelle intenzioni del suo fondatore i caratteri distintivi della marcia dovevano essere l'indipendenza dai partiti e il pacifismo integrale degli organizzatori, il coinvolgimento delle persone piu' lontane dall'informazione e dalla politica, la presentazione del metodo nonviolento alle persone lontane o avverse e il legame della Marcia con Francesco d'Assisi, definito da Capitini come "il santo italiano della nonviolenza". Un'altra caratteristica della prima edizione della marcia era l'assenza di bandiere o simboli di partito, richiesta fortemente dallo stesso Capitini, quasi a presagire i numerosi tentativi di strumentalizzazione politica del movimento nonviolento che si sono puntualmente verificate negli anni successivi, fino alle piu' recenti edizioni della Marcia, dove uno spavaldo Massimo D'Alema ha fatto una fugace apparizione nel 1999 a poche settimane di distanza dai bombardamenti contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, suscitando lo sdegno dei sostenitori del "pacifismo integrale" richiesto da Capitini. Dopo quell'episodio sembrava che il cammino fosse ormai in discesa, ma i tragici avvenimenti relativi all'attentato negli Stati Uniti hanno reso ancora piu' difficile il compito di chi vuole camminare a testa alta combattendo contemporaneamente il terrorismo e la guerra come due facce di un'unica violenza che non da' soluzioni, ma aggiunge solo nuovi orrori. Oggi la situazione e' piu' che mai complessa, e la "Tavola della Pace", il cartello di associazioni promotrici della marcia, ha davanti a se' uno scenario ricco di grandi opportunita' ma costellato di altrettanti rischi. Il primo rischio e' quello rappresentato dalla violenza di molti mezzi di informazione, sempre pronti ad interpretare in chiave sensazionalistica qualunque dichiarazione, un atteggiamento che contiene in se' il rischio di una autocensura o di un eccesso di prudenza da parte di chi dovrebbe sostenere con coraggio posizioni "scomode" come il ripudio della guerra, la condanna delle rappresaglie militari o la necessaria distinzione tra gli interventi di polizia internazionale condotti dai Caschi Blu Onu a nome dell'umanita' e le azioni di guerra della Nato realizzate per conto di un'alleanza militare regionale che rappresenta meno di una ventina di stati, posizioni rese ancora piu' impopolari dai venti di guerra che a partire dall'11 settembre hanno attraversato il nostro Paese e il mondo intero. Un altro rischio e' quello rappresentato dalla formula targata Bush "chi non e' con noi e' con i terroristi", che ha costretto tutti i movimenti per la pace a camminare in bilico tra la violenza della guerra e quella del terrorismo, rischiando di essere additati come fiancheggiatori dell'integralismo islamico armato solo per aver rifiutato il terribile sillogismo "bisogna fare qualcosa, la guerra e' qualcosa, bisogna fare la guerra". E' per questo che oggi per dire no alla violenza armata degli stati come risposta a quella dei gruppi estremisti occorre una dose supplementare di coraggio, il coraggio di rischiare posizioni impopolari che possono allontanare dal pacifismo una classe politica troppo prudente, diplomatica e acritica, un'opinione pubblica che non ha ancora avuto gli strumenti per approfondire le alternative all'opzione militare, un senso comune smarrito che oggi recita come un mantra la parola d'ordine "guerra, guerra, guerra". Il 14 ottobre la marcia ci dimostrera' se e' ancora possibile essere pacifisti rifiutando la "realpolitik" dell'intervento armato in nome di una lotta al terrorismo davvero efficace, condotta ad esempio attraverso l'eliminazione dei paradisi fiscali e del segreto bancario sui flussi di denaro transnazionali, se si puo' essere solidali con le vittime degli attentati senza solidarizzare con la cultura dell'interventismo militare, se si possono ricordare ancora, umilmente e rispettosamente, tutte le stragi silenziose compiute dalla violenza strutturale di un modello di sviluppo che ogni anno sacrifica sull'altare del progresso un numero di vittime ben superiore a quelle del terrorismo, se si puo' chiedere ai nostri parlamentari di non votare l'aumento del 15% alle spese militari previsto dalla prossima finanziaria, che probabilmente sara' decisivo per fare bella figura all'interno dell'Alleanza Atlantica, ma che con altrettanta probabilita' non cambiera' di una virgola le carte sul tavolo della lotta al terrorismo, dove i giochi si decidono altrove e non sul campo di battaglia. Questo aumento non indispensabile e' una piccola voce nel bilancio dello stato, che potrebbe essere impiegata con piu' efficacia per una lotta ad un altro tipo di "terrorismo", quello che costringe sei milioni di italiani a vivere al di sotto della soglia di poverta'. Per la Tavola della Pace la vera sfida da giocare nei 25 chilometri che uniscono Perugia ad Assisi sara' quella di aggregare un gruppo di associazioni e di enti locali, che per ovvie necessita' lavorano quotidianamente a contatto con il mondo della politica e dei partiti, hanno legami e collegamenti con le istituzioni, sono costrette ad interagire con la cultura del potere, e a volte vivono anche grazie a contributi pubblici, cercando il coraggio necessario per risvegliare la coscienza del potere, dei partiti e delle istituzioni, per superare la politica del palazzo ed i suoi limiti con una proposta nuova, onesta, efficace e piu' forte, che nasce dal basso. Il contesto di Perugia e di Assisi sara' la cornice ideale in cui la societa' civile avra' l'occasione di sfidare le regole apparentemente ineluttabili della politica internazionale con una prospettiva in cui la pace non e' un "optional" o un interesse "di categoria", ma una necessita' irrinunciabile per la sicurezza e il diritto alla vita di tutti, una concreta alternativa alla logica militare, per sostenere una lotta al terrorismo che non e' la bandiera di un'azione armata, ma un impegno concreto per combattere i flussi criminali di denaro sporco, il narcotraffico, il disagio sociale della droga, i paradisi fiscali di cui non beneficiano solo i terroristi ma anche molti capi di stato e di governo, e che colpiscono le popolazioni e i paesi piu' poveri, da cui provengono molti degli invitati all'"Assemblea dell'Onu dei Popoli" che si svolgera' nei giorni che precedono la marcia. Un altro ambizioso obiettivo da raggiungere in occasione della Perugia-Assisi sara' quello di costringere i politici che faranno la loro apparizione in occasione della marcia o dell'assemblea dell'Onu dei popoli ad un confronto rispettoso, ma serrato ed implacabile, sui contenuti e sulle concrete proposte politiche contenute nell'"appello" lanciato in occasione della Marcia, senza lasciare il benche' minimo spiraglio a chi vuole raccogliere l'invito al dialogo solo per strumentalizzare questo appuntamento forte della societa' civile, trasformandolo in una semplice "passerella" politica dove fare sfoggio delle proprie capacita' oratorie con alte dichiarazioni di principio, completamente slegate dal voto nelle aule del parlamento. Indubbiamente tutte queste questioni ancora aperte costituiscono un grosso fattore di rischio per le associazioni della "Tavola", ma la grandezza della posta in gioco (la costruzione della pace a partire dall'Italia), lo spessore delle iniziative "dal basso" proposte dalla societa' civile mondiale nell'"Onu dei popoli" e le grandi speranze condivise da tutti quelli che marceranno da Perugia ad Assisi, ci fanno dire che vale davvero la pena di provarci, dimenticandosi per una volta dei propri interessi particolari per cercare davvero di camminare insieme verso il bene comune. (Il seguente articolo verra' pubblicato sul numero di ottobre della rivista "Altreconomia" - www.altreconomia.it).

Informazioni sulla «Marcia per la pace»: www.krenet.it/a/mpace


MASSMEDIA e TAM TAM vari 

SITI DA VISITARE 
 
1) Agenzia giornalistica internazionale: www.fidest.net/   
2) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
3) Rivista "Nigrizia":  www.nigrizia.it  
4) Agenzia giornalistica www.misna.org
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
8) Pedagogisti on line www.educare.it
9) Consumi Etici www.consumietici.it
 
 
UNA DELIBERA PER LA PACE
 
Ti chiediamo di sottoporre ai consiglieri comunali del tuo comune la seguente bozza di delibera affinché l'Ente pubblico si esprima in merito.
 
UNA PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO PER GLI ENTI LOCALI
[La seguente proposta di ordine del giorno e' stata elaborata dal "Centro Studi Diritti della Persona e dei Popoli" dell'Universita' di Padova, ed e' stata diffusa dai "Beati i costruttori di pace"]
 
Il Consiglio Comunale di...
- riaffermando la convinta adesione ai principi e ai fini della Carta delle Nazioni Unite, che escludono la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
- richiamando l'art. 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dall'Italia nel 1977: "1. Qualsiasi propaganda a favore della guerra deve essere vietata dalla legge. 2. Qualsiasi appello all'odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilita' o alla violenza deve essere vietato dalla legge";
- richiamando [nel caso degli enti locali situati nella Regione Veneto] l'art. 1 della L. R. 55/1999: "La Regione del Veneto, riconosce la pace e lo sviluppo quali diritti fondamentali della persona e dei popoli, in coerenza con i principi della Costituzione italiana e del diritto internazionale che sanciscono la promozione dei diritti della persona e dei popoli, delle liberta' democratiche e della cooperazione internazionale"; Tutto quanto precede premesso
Il Consiglio Comunale di...
- condanna con forza gli atti terroristici che hanno colpito negli Stati Uniti migliaia di persone innocenti;
- esprime sentimenti di sincera solidarieta' alle famiglie di tutte le vittime e al popolo americano;
- condivide il profondo dolore, l'angoscia e il senso di smarrimento che sta scuotendo il mondo intero;
- condivide quanto enunciato nella Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1368 (2001) del 12 settembre 2001, e cioe' che:
a) gli atti terroristici dell'11 settembre 2001 costituiscono "una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale";
b) "tutti gli stati devono lavorare urgentemente insieme per assicurare alla giustizia i responsabili, gli organizzatori e i sostenitori di questi attacchi terroristici; e che coloro i quali offrono aiuto, supporto o ospitalita' ai responsabili, agli organizzatori e ai sostenitori di questi atti saranno ritenuti responsabili";
c) la comunita' internazionale deve "moltiplicare gli sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici" e per dare attuazione "alle principali convenzioni internazionali e risoluzioni del Consiglio di sicurezza contro il terrorismo";
d) il Consiglio di sicurezza deve "intraprendere tutti i necessari passi per rispondere all'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 e combattere tutte le forme di terrorismo in accordo con le proprie responsabilita' nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite";
- condivide integralmente il testo della "Dichiarazione comune dei capi di stato e di governo dell'Unione Europea, della Presidente del Parlamento europeo, del Presidente della Commissione europea e dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune" del 14 settembre 2001, in particolare quando si afferma che "combattere il terrorismo significa garantire la sicurezza dei nostri cittadini e la stabilita' delle nostre societa'. Le organizzazioni internazionali, in particolare l'ONU, dovrebbero farne una priorita'. Il diritto internazionale consente di perseguire penalmente gli autori, i mandanti e i complici in tutti i luoghi ovunque essi si trovino";
- fa appello al senso di responsabilita' dei nostri governanti e dell'intera classe politica affinche' facciano prevalere le ragioni della giustizia la piu' rigorosa sugli istinti di vendetta;
- sottolinea con forza che la risposta a un crimine contro l'umanita' non deve essere una guerra, perche' vietata in quanto tale dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale dei diritti umani, deve invece essere un'azione di polizia militare, civile e giudiziaria internazionale condotta sotto l'autorita' delle Nazioni Unite, con la partecipazione di tutti gli stati amanti della pace, come recita l'art. 4 della Carta delle Nazioni Unite;
- sottolinea in particolare che la comunita' internazionale, disponendo di un corpo organico di norme giuridiche internazionali sui diritti umani e di un sistema organizzato di cooperazione internazionale, deve affrontare crisi drammatiche come quella in atto nel segno della legalita', applicando il diritto internazionale penale e procedendo senza indugio alla messa in funzione della Corte penale internazionale;
- riafferma che i crimini contro l'umanita' devono essere efficacemente perseguiti e sanzionati in questa nuova dimensione di legalita' internazionale;
- fa appello al governo italiano perche' intensifichi la sua pressione presso gli altri stati affinche', mediante ratifica, consentano la rapida messa in funzione della Corte penale internazionale;
- fa voti perche' gli Stati Uniti d'America siano fra i primi a farsi carico di rendere subito possibile questo ulteriore passo di civilta' del diritto e della politica;
- sottolinea la necessita' e l'urgenza di rafforzare e democratizzare l'Orga nizzazione delle Nazioni Unite (unica casa comune di tutti i popoli del mondo) e tutte le altre istituzioni internazionali, attraverso le quali occorre finalmente mettere in funzione un sistema di sicurezza collettiva dotato di tutte le risorse necessarie;
- sottolinea che la sicurezza collettiva deve essere economica e sociale oltre che di ordine pubblico;
- manifesta il proprio impegno a partecipare attivamente, in base al principio di sussidiarieta', alla costruzione di un ordine mondiale piu' giusto, pacifico, solidale e democratico;
- rinnova la sua adesione al principio del rispetto della dignita' umana e dei diritti e liberta' fondamentali che ineriscono ad ogni persona; - riafferma solennemente la sua volonta' e la sua disponibilita' a collaborare con le scuole e le formazioni di societa' civile per la diffusione e lo sviluppo della cultura dei diritti umani, della pace e della solidarieta';
- decide di partecipare il prossimo 14 ottobre alla marcia per la pace Perugia-Assisi contro ogni forma di violenza e terrorismo, per la pace, la sicurezza umana, la legalita' internazionale e la riconciliazione fra tutti i popoli.
 
 
PEACELINK: DATABASE PER LA CHIAMATA ALLA PACE

Sei un pacifista telematico? Inserisci i tuoi dati nel database dei pacifisti impegnati in azioni antiguerra, citta' per citta': http://db.peacelink.it/volontari (Database volontari nonviolenti antiguerra). Avete costituito nella vostra citta' un comitato contro la guerra? Inserisci i dati nel database delle associazioni e dei comitati antiguerra: http://db.peacelink.it (PeaceLink Database). E' pronto un database - realizzato da Francesco Iannuzzelli (francesco@href.it) - in cui inserire i nostri nomi per iniziative di pace e per farci referenti nelle nostre citta': http://db.peacelink.it/volontari Permettera' di effettuare delle ricerche, citta' per citta', provincia per provincia, dei pacifisti collegati ad Internet con cui realizzare iniziative assieme. Nel database dei volontari cliccare su "antiguerra". Invito chi vuole ad aderire a questa "chiamata alla pace". Attenzione: questo database serve a segnalare le persone singole, mentre per la segnalazione delle associazioni, dei gruppi e dei comitati antiguerra c'e' il PeaceLink Database: http://db.peacelink.it che ha lo specifico compito di compiere un censimento associativo. L'unico discrimine per l'inserimento dei dati e' l'adesione all'opzione nonviolenta. I gruppi che stanno promuovendo le azioni antiguerra saranno classificati nella categoria "antiguerra" che si aggiunge a quella "pace" gia' presente. Il database ora permette l'input dei dati direttamente da web. Chi vuole puo' inserire i propri dati gia' da ora. Per ogni chiarimento tecnico: francesco@href.it Per ogni altro chiarimento: a.marescotti@peacelink.it . Diffondi questo messaggio e invialo a tutti i tuoi amici interessati alla mobilitazione per la pace e contro il terrorismo. PeaceLink e' contro il terrorismo ed e' a favore di un'azione di polizia internazionale. PeaceLink non vuole che la lotta al terrorismo divenga una guerra che aggiunga nuove vittime innocenti alle gia' troppe vittime innocenti della barbarie e del fanatismo. (Da Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink (e-mail:a.marescotti@peacelink.it; sito: www.peacelink.it) riceviamo e diffondiamo, chiedendo a tutti gli amici della nonviolenza di aderire)
 
 
PRIMA SETTIMANA DELLA LETTERATURA DOMINICANA IN ITALIA

PROGRAMMA

24 OTTOBRE

-  ROMA. Ore 15-18.30. “Classici di domani. Luoghi della narrativa italiana e straniera degli ultimi 30 anni.” Presso la Casa delle Letterature dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, Piazza dell'Orologio, 3 (per informazioni: tel. 06 68134697).

Incontro con cinque scrittori dominicani tradotti in italiano, presentati da Danilo Manera e Silvio Mignano. ; Interventi: Marcio Veloz Maggiolo, Cultura dominicana e meticciato culturale.; Manuel Llibre Otero, Temi ricorrenti e nuove visioni nella letteratura dominicana.; Rafael García Romero, Un posto nel panorama letterario dominicano attuale.; Ángela Hernández Núñez, Appunti sulla demiurgia: un approccio dominicano al racconto.; Proiezione di un video letterario di Luis Martín Gómez, che parlerà sul tema, Giornalismo e scrittura a Santo Domingo.; Alla presenza di Gianni Borgna, Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma e Maria Ida Gaeta, responsabile della Casa delle Letterature.

- ROMA. Ore 19. Presentazione, a cura di Danilo Manera, della collana “Alfabeti” dell’editore Perosini, con i primi tre autori, i dominicani Ángela Hernández Núñez, Rafael García Romero e Marcio Veloz Maggiolo, nonché del romanzo di quest’ultimo Riti di cabaret, edito da Besa. Interviene Giorgio Gabanizza del MLAL. Presso l’Antica Libreria Croce, via Vittorio Emanuele 156-158 (per informazioni: tel. 06 68802269).

25 OTTOBRE

-  COLOGNO MONZESE. Ore 21, Biblioteca Civica di Cologno Monzese, Piazza Mentana 1 (per informazioni: tel. 02 25308367). Serata letteraria dominicana con gli scrittori Marcio Veloz Maggiolo, Ángela Hernández Núñez, Rafael García Romero e Manuel Llibre Otero, presentati da Danilo Manera. Saluto di Mauro Madella, Assessore alla Cultura del Comune di Cologno Monzese. Proiezione dei video letterari di Luis Martín Gómez Otto narratori e la loro isola, A centinaia di metri da terra, Espresso Santo Domingo e Cafetera El Conde, commentati dall’autore.  Rinfresco.

26 OTTOBRE

-  MILANO. Ore 10-13: Convegno Italo-Dominicano presso l’Università Statale di Milano, Sala di Rappresentanza di via Festa del Perdono, con il saluto di Fabrizio Conca, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, e di Salvatore Carrubba, Assessore alla Cultura del Comune di Milano.

Relazioni: Marcio Veloz Maggiolo, Italianos en la vida dominicana.; Ángela Hernández Núñez, Poetas dominicanas de los ‘80: desvío fundacional.; Rafael García Romero, La narrativa de Juan Bosch.; Manuel Llibre Otero, Escribir desde la provincia: Santiago y la costa norte.; Luis Martín Gómez, ¿Cuántos cuentos caben en una mochila? Pequeña antología de viaje.; Interventi di Gina Lagorio (scrittrice), Emilia Perassi (docente di letterature ispanoamericane) e Iñaki Abad (direttore dell’Istituto Cervantes di Milano).

- MILANO. Ore 18. Libreria Feltrinelli di Via Manzoni 12 (per informazioni: 02 76000386). Presentazione dei primi tre volumi della collana “Alfabeti” dell’editore Perosini, con gli autori dominicani Ángela Hernández Núñez, Rafael García Romero e Marcio Veloz Maggiolo, nonché del romanzo di quest’ultimo Riti di cabaret, edito da Besa, e dell’antologia I cactus non temono il vento. Racconti da Santo Domingo, edita da Feltrinelli, alla presenza degli autori in essa inclusi Luis Martín Gómez e Manuel Llibre Otero. Intervengono Danilo Manera, Franco Ceradini, Enrica Rosato del MLAL e le traduttrici.

-  MILANO. Ore 21.30, presso CIGAIR, via Molino delle Armi 25. Serata su invito a cura del Consolato Generale della Repubblica Dominicana di Milano (per informazioni tel. 02 80509804) e dei Viaggi del Ventaglio: Parole e sapori dall’isola sognata. Musica dominicana e degustazione di sigari e rum dominicani, con un commento di Marcio Veloz Maggiolo e Danilo Manera.

27 OTTOBRE

- VERONA. Ore 17.30: Incontro con la letteratura dominicana nella Sala Arazzi di Palazzo Barbieri, Piazza Bra (per informazioni, tel. 045 8102105). Con il saluto di Michela Sironi, Sindaco di Verona, e di Enzo Melegari, presidente del Movimento Laici America Latina. Presentazione delle traduzioni italiane di narrativa dominicana attuale a cura di Susanna Regazzoni dell’Università di Venezia. Interventi di Marcio Veloz Maggiolo, Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero. Proiezione dei video letterari di Luis Martín Gómez A centinaia di metri da terra, Espresso Santo Domingo e Cafetera El Conde.

28 OTTOBRE

- Incontro del Viceministro della Cultura della Repubblica Dominicana Marcio Veloz Maggiolo con i responsabili del progetto “Un mare di sogni” per la diffusione della letteratura italiana in America Latina, con sede presso l’Arci Solidarietà di Cesena, nel quadro di iniziative di scambio culturale tra i due Paesi.

29 OTTOBRE

-  VERONA. Ore 11. Rafael García Romero incontra gli studenti del Liceo Scientifico Statale “Primo Levi” di San Pietro in Cariano.

-  MILANO. Ore 18: Incontro con la letteratura dominicana all’Istituto Cervantes, via Dante 12 (per informazioni: tel. 02 72023450), con letture di poesia dominicana dal n.89 della rivista “Resine” e di testi narrativi di Marcio Veloz Maggiolo da parte dell’autore. Ángela Hernández Núñez e Manuel Llibre Otero parleranno delle sfide attuali della letteratura dominicana. Proiezione di video letterari di Luis Martín Gómez. Intervengono Silvio Riolfo, Emilia Perassi e Danilo Manera. Con esposizione di libri dominicani.

30 OTTOBRE

- VERONA. Ore 10.30. Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero incontrano gli studenti dell’Istituto Tecnico “Marco Polo” di Verona.

- VERONA. Ore 12.30: conferenza stampa alla Libreria Rinascita, Corso Porta Borsari, 32 (per informazioni: tel. 045 594611) per il lancio della collana “Alfabeti”, con l’editore Pierluigi Perosini e gli autori Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero.

- GENOVA. Ore 17: conferenza di Marcio Veloz Maggiolo Antropologia per curiosi. I popoli originari dei Caraibi e la cultura taíno, con Danilo Manera e Ivana Borsotto, presso la Biblioteca Berio, Via del Seminario 16, con  il saluto dell’Amministrazione Comunale e l’appoggio dell'Associazione degli Amici del Castello D'Albertis.

- SAN PIETRO IN CARIANO. Ore 21: serata presso la Sala Lonardi di via Bach a San Pietro in Cariano (per informazioni: tel. 045 6838187), a cura della Libera Università Popolare della Valpolicella, con letture di poesia dal n.89 della rivista “Resine” e dal n.162 della rivista “L’immaginazione” e di brani narrativi dai volumi editi da Perosini. Intervengono Ángela Hernández Núñez e Rafael García Romero, presentati da Carlo Baccini e Franco Ceradini.

PRIMO SALONE DELL'EDITORIA DI PACE IN ITALIA

Nell'ambito delle attivita' della "Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace", da qualche tempo e' stata avviata la realizzazione del "progetto Iride", formula tesa a racchiudere quelle attivita', iniziative e studi che piu' direttamente si riferiscono alle diverse realta' ed anime che formano anche in Italia e nel Veneto il "popolo della pace". Entro l'anno giungono a conclusione due iniziative che si annunciano di gran rilievo:

- La pubblicazione del primo Annuario di pace in Italia per l'editore Asterios di Trieste (si tratta di un volume di non meno di 400 pagine con cronologie, studi, analisi, redatte da un gruppo di studiosi e giornalisti italiani e con la collaborazione di testata quali "Internazionale" e " Nigrizia" e il sito storico del pacifismo italiano "Peacelink").

- La realizzazione del primo salone dell'editoria di pace in Italia, "Fondaco di Venezia" che si terra' l'8 e 9 dicembre 2001 presso il Fondaco dei Tedeschi a Rialto. Quest'ultima iniziativa e' possibile grazie alla collaborazione di Poste Italiane che ha dato la disponibilita' al pieno utilizzo espositivo del Fondaco dei Tedeschi, consentendo cosi' un percorso del tutto inedito anche per i visitatori residenti in Venezia. Il supporto tecnico ed organizzativo e' garantito da VeneziaFiere, che in citta' rappresenta l'operatore piu' affidabile per tali iniziative di fieristica di nicchia. L'Annuario sara' ovviamente presentato nella degna cornice del Fondaco di Venezia. Il bilancio complessivo dell'operazione - comprensiva del salone e dell'annuario- e' dell'ordine dei cento milioni di cui solo venti sono gia' stati destinati dalla Fondazione alla realizzazione dell'iniziativa. Nella piu' rosea delle previsioni - i restanti 70-80 milioni saranno coperti in larga misura dai proventi degli spazi acquistati dagli espositori - che appartengono quasi tutti ad una realta' produttiva dalle molte esposizioni (economiche) e dagli scarsi ricavi -, e in parte minima dai proventi della vendita dell'annuario. Contiamo che i tre Enti fondatori della Fondazione (Comune di Venezia, Provincia di Venezia, Regione Veneto) cui abbiamo chiesto sia il patrocinio sia un contributo straordinario per la realizzazione del progetto rispondano con la ragionevolezza loro consueta, ma allo stato attuale non abbiamo che una deliberazione dell'Amministrazione Provinciale ed una assicurazione formale dell'Amministrazione Comunale. Nel frattempo da parte di Poste italiane abbiamo avuto la conferma della concessione per la realizzazione dei primo salone dell'editoria di pace in Italia della sede del Fondaco dei Tedeschi, non invece quella - che pure avevamo loro proposto - di essere lo sponsor unico dell'insieme del progetto Iride. Di qui, anche con un certo affanno, la richiesta di sostenere l'iniziativa con una opera di sponsorizzazione,  che - ma non siamo noi a doverlo dire - presenta piu' di un fondato motivo di interesse (novita', per certi aspetti, assoluta  nel panorama italiano sia dell'annuario sia del salone dell'editoria di pace; novita' dell'uso di tutto il Fondaco dei Tedeschi come "naturale" spazio espositivo; qualita' del pubblico gia' interessato - il cosiddetto "popolo della pace"; le potenzialita' di acquisire una nuova fetta di pubblico locale data la familiarita' del Fondaco dei tedeschi ). Suggeriamo infine anche la formula della "sponsorizzazione", vale a dire il contributo per far parte del gruppo di sponsorizzatori. (Da Giovanni Benzoni,  responsabile del "progetto Iride" per la Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace. Pubblicato sulla newsletter del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nbawac@tin.it )

EGIN, MUSICA BASCA

Il gruppo musicale EGIN sta preparando il tour autunno-invernale per la presentazione del cd di autoproduzione "Storia Grama". Nel caso vi fosse un interessamento, siamo disponibili per ogni tipo di informazione. Notizie in merito al gruppo le si possono recuperare anche visitando il sito: http://digilander.iol.it/eginus . A seguire trovate una breve presentazione sugli intenti culturali e musicali della formazione.
Nati nel gennaio 1999, gli EGIN (in euskara, la lingua basca, significa "fare, agire"), propongono una musica che, partendo dal rock, dallo ska e dal drum'n'bass, si ispira alle tradizioni popolari e folk mondiali e di Euskadi in particolare sfociando in una sorta di patchanka. Con all' attivo più di 80 esibizioni live in centri sociali, circoli, feste di piazza e locali italiani, gli EGIN hanno calcato palchi al fianco di Cantovivo, Gang, Daniele Sepe, Amici di Roland, Magnaut Big Band, Li Barmenk, Figli di Guttuso e Sud Sound Sistem. Attraverso la musica e ad altre attività culturali, gli EGIN si propongono di diffondere valori quali diritti umani, rispetto ambientale, antimilitarismo, obiezione di coscienza. EGIN suonano e cantano affinchè l' 80% delle risorse mondiali non appartenga più solo al  20% della popolazione. (eginherria@yahoo.it)


INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI

La legge sulle rogatorie internazionali e la lotta alla pedofilia: dichiarazione della deputata Valpiana, della Commissione Parlamentare per l’Infanzia.

Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una innovativa e sacrosanta legge contro lo sfruttamento sessuale dei minori che permette di processare, acquisire prove, punire i cosiddetti “turisti sessuali” per reati compiuti anche all’estero e le reti di pedofili che, attraverso siti internet con sedi all’estero, diffondono nel nostro Paese immagini di bambini orrendamente violati. Grazie a questa legge è stato possibile scoperchiare l’orrore e avviare tante indagini e tanti processi contro crimini che offendono, oltre ai corpi e alle menti dei bambini e bambine di tutto il mondo, la coscienza di ciascuno di noi. Alla giusta indignazione si sono allora aggiunte, soprattutto ad opera di esponenti di partiti di destra, inaccettabili proposte “giustizialiste” che invocavano addirittura la pena di morte o la castrazione chimica. Oggi questa stessa parte politica, diventata maggioranza, ha evidentemente dimenticato l’indignazione e, per coprire  inconfessabili interessi personali e di parte, non ha esitato ad inserire nella ratifica dell’accordo Italia-Svizzera sull'assistenza giudiziaria in materia penale norme sull’acquisizione delle prove provenienti dall’estero che renderanno inutilizzabili i documenti acquisiti e quindi bloccheranno ben 36 processi per pedofilia. Da oggi sarà più difficile, se non impossibile, perseguire  non solo i reati  finanziari compiuti da importantissimi esponenti politici della maggioranza,  ma, oltre al traffico internazionale di armi e di droga, al riciclaggio di denaro sporco, all’associazionismo mafioso, i reati più efferati e inaccettabili contro bambini e bambine usati per il piacere di adulti malati o deviati e da organizzazioni che, per profitto, sfruttano perversioni adulte e innocenza dei bambini.  La testimonianza della bambina cambogiana usata come un giocattolo  dai suoi aguzzini, le agghiaccianti intercettazioni internazionali di vergognose compravendite di neonati destinati all’usa e getta, se trasmesse prive di regolari timbri e modalità, saranno inutilizzabili lasciando andare liberi i loro torturatori. Una vergogna per la maggioranza parlamentare, per il governo, per il paese, per tutti gli elettori che, votando Berlusconi, non avrebbero certo pensato di essere trascinati in una simile infamia. Chiederò da subito al Ministro della Giustizia che la Commissione Infanzia possa essere informata sulle conseguenze di questa nuova legge sui processi per pedofilia già in corso e di creare un osservatorio permanente su quante indagini saranno impedite d’ora in avanti contro la pedofilia internazionale e ne terrò costantemente informati quei cittadini onesti che non accettano che bambini e bambine orrendamente violati vengano  nuovamente “svenduti” per gli interessi del più forte. (Roma, 28 settembre 2001)

GLI ERETICI DELLA PACE

di FRANCESCO COMINA

Gli "eretici" sono scesi in piazza, ieri, oggi e domani ancora sfileranno da soli, in gruppo, sventolando le loro bandiere con l'arcobaleno della pace, dei diritti e della solidarieta' fra i popoli. Un loro avversario li ha appena accusati. Sono loro i veri eretici dentro e fuori la Chiesa - ha detto il consigliere di Berlusconi don Gianni Baget Bozzo, un prete che ha cambiato molte bandiere prima di approdare alla fede neoliberale -, sono loro che contestano lo status quo ad essere fuori pista, lontano dalla Verita' espressa da questo sistema e - lo ha fatto intendere benissimo - da questo governo. Forse pensava ai ragazzi di Genova, don Baget Bozzo, ai "deliri" di piazza che ora tornano a contestare le ragioni di una guerra in un mondo diviso fra "buoni" e "cattivi". Le stesse parole di Wojtyla fatte rimbombare dall'Armenia: "No alla guerra, si' alla pace fra i popoli". Parole eretiche per il Vaticano, che senza ascoltarle aveva, in un primo tempo, dato via libera all'azione militare in Afghanistan, ma il giorno dopo il portavoce Navarro Valls rammaricato era corso a rettificare: "Noi non abbiamo dato il via libera a nessuna guerra...".
Ma gli eretici di Baget Bozzo si nascondono fra i poveri, fra i diseredati, fra i derelitti della storia che egli non ha mai visto e mai conosciuto (altre sono le sue frequentazioni). Sono suoi confratelli: don Oreste Benzi, don Vinicio Albanesi, don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi, padre Alex Zanotelli, mons. Luigi Bettazzi, mons. Loris Capovilla, mons. Giancarlo Bregantini. Eretici e contestatori di un modello di sviluppo rinchiuso nelle torri militarizzate del privilegio dove l'immagine di Cristo allevia la colpa di non essere fuori, la' dove l'"eretico" di Nazareth ha vissuto e seminato il suo "Vangelo della pace": "Ogni volta che entrate in una casa, dite pace a coloro che trovate in quella casa". Ma se ci voltiamo indietro, la memoria si affolla di questi eretici, che sono l'immagine viva della Chiesa. San Massimiliano, patrono degli obiettori di coscienza. Nel terzo secolo, quando l'eresia cristiana era perseguitata dal "sistema" imperiale, il soldato Massimiliano in Africa disse ai suoi superiori: "Io non sparo, sono un credente". Fu processato e mori' sulla croce, come il suo Maestro. Padre degli eretici pacifisti e ambientalisti e' stato Francesco d'Assisi. La sua denuncia del "secolo", con il rifiuto del mercato, ha trovato il suo senso fuori dalle mura di Assisi, nel dissenso piu' scandaloso dell'emarginazione, "peccatore" fra i lebbrosi. Qualcuno l'ha chiamato "folle". Baget Bozzo lo accorperebbe fra i cristiani atavici senza senso. Eppure ha cambiato la storia. Dove arrivava portava la pace. Quando gli eserciti si muovevano per liberare la Terra Santa dai musulmani "infedeli" lui si intratteneva in rapporti di fraternita' con il sultano di Damietta e questi lo riempiva di doni. Ancora oggi, davanti a Francesco credenti e non credenti se ne stanno muti in ascolto e Assisi e' diventata una delle citta' piu' cercate al mondo: da Dario Fo a Leonardo Boff, da Pasolini, che vi medito' il suo Vangelo secondo Marco, a Guenther Grass. L'eresia ha spezzato il cielo di Londra con il grido mortale di Tommaso Moro, ghigliottinato per essersi opposto al suo Re. Il giureconsulto fedele, che aveva sognato Utopia come societa' perfetta, non ha retto al potere dell'impero e lo ha rifiutato radicalmente. E ancora, piu' avanti, l'eresia di Bartolome' de Las Casas in centroamerica, il conquistatore convertito dagli indios, che ha combattuto una lotta tenacissima contro la violenza del nuovo ordine neoliberista del mondo: un ordine che ha ucciso, massacrato, schiacciato e denudato i popoli. I movimenti per la pace e per i diritti, che sono scesi nelle piazze di Genova e che ora scendono nelle strade delle citta' occidentali per dire no alla guerra, sono quei movimenti che hanno ben presenti sullo sfondo i grandi "eretici" del nostro tempo: Gandhi, Martin Luther King, Einstein, Dorothy Day, Luthuli. Conoscono la persecuzione degli ebrei e dei liberi pensatori durante la seconda guerra mondiale; leggono le memorie delle vittime, che non potevano rientrare nell'ordine del sistema: Bonhoeffer, Simone Weil, Etty Hillesum, gli studenti della Rosa Bianca, Josef Mayr-Nusser (tanto per fare solo pochi esempi di sommersi), ma anche l'eresia di coloro che si sono sottratti alla girandola del male, come il soldato altoatesino delle SS Leonhard Dallasega, che si e' rifiutato di uccidere il parroco di Giazza don Domenico Mercante. Ancora sono accompagnati dalle testimonianze di chi ha avuto l'ardire di contrastare l'ingiustizia e la violenza dei sistemi dittatoriali in Brasile, Argentina, Salvador, Messico, Uruguay, Paraguay, quel sistema del terrore che aveva chiari e invadenti compromissioni con gli Usa. Ne sono morti a migliaia come ci ricordano le cronache dei sopravvissuti. Eppure oggi la lezione non e' finita. La guerra torna continuamente a minacciare il futuro dell'umanita', torna con il profilo d'acciaio dei caccia, con gli slogans bellicosi della forza, con l'individuazione del nemico da combattere, con la contrapposizione virtuale delle civilta' secondo orchestrazioni gia' viste. In questo mondo vivono e operano gli eretici pacifisti. Don Gianni Baget Bozzo li contrasta, mentre cercano di scrivere pace sulle carte storte della guerra. Ma intanto sono loro a segnarci la strada per il futuro, la strada del dialogo fra cristiani e Islam. In barba a Baget Bozzo e al cardinale Biffi, otto eretici cristiani in Algeria sono stati sgozzati. Ma le loro parole rimangono scolpite nel testamento spirituale del priore trappista frere Christian: "Se mi capitasse un giorno di cadere vittima del terrorismo, che sembra voler coinvolgere tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunita', la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese... E anche a te, amico dell'ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Si', anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio". [Questo articolo di Francesco Comina e' apparso su "Il Mattino" di Bolzano; f.comina@ilmattinobz.it]

IL PAPA IN KAZAKHSTAN: CON LE NUOVE GENERAZIONI

Carissimi giovani! 1. Con grande gioia mi incontro con voi e vi ringrazio vivamente per questa cordiale accoglienza. Un saluto particolare rivolgo al Signor Rettore ed alle Autorità accademiche di questa recente e già prestigiosa Università. Il suo stesso nome, Eurasia, ne indica la peculiare missione, che è la stessa del vostro grande Paese posto come cerniera tra l'Europa e l'Asia:  missione di collegamento tra due continenti, tra le rispettive culture e tradizioni, tra gruppi etnici diversi che vi si sono incontrati nel corso dei secoli. In realtà, il vostro è un Paese in cui la convivenza e l'armonia tra popoli differenti possono essere additate al mondo come segno eloquente della chiamata di tutti gli uomini a vivere insieme nella pace, nella conoscenza ed accoglienza reciproca, nella scoperta progressiva e nella valorizzazione delle tradizioni proprie di ciascuno. Il Kazakhstan è terra di incontro, di scambio, di novità; terra che stimola in ciascuno l'interesse per nuove scoperte e induce a vivere la differenza non come una minaccia ma come un arricchimento. È con questa consapevolezza, cari giovani, che rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto. A tutti dico con cuore d'amico:  la pace sia con voi, la pace ricolmi i vostri cuori! Sentitevi chiamati ad essere artefici di un mondo migliore. Siate operatori di pace, perché una società saldamente fondata sulla pace ha davanti a sé il futuro. 2. Preparando questo mio viaggio, mi sono domandato che cosa i giovani del Kazakhstan vorrebbero sentire dal Papa di Roma, che cosa vorrebbero chiedergli. Conosco i giovani e so che essi vanno alle questioni di fondo. Probabilmente la prima domanda che voi desiderereste pormi è questa:  "Chi sono io secondo te, Papa Giovanni Paolo II, secondo il Vangelo che tu annunci? Qual è il senso della mia vita? Qual è il mio destino?". La mia risposta, cari giovani, è semplice, ma di enorme portata:  Ecco, tu sei un pensiero di Dio, tu sei un palpito del cuore di Dio. Affermare questo è come dire che tu hai un valore in certo senso infinito,  che  tu  conti  per  Dio nella  tua  irripetibile  individualità. Voi capite allora, cari giovani, perché io mi accosto a voi, questa sera, con rispetto e trepidazione e vi guardo con grande affetto e fiducia. Sono lieto di incontrarmi con voi, discendenti del nobile popolo kazakhstano, fieri del vostro indomabile desiderio di libertà, sconfinato come la steppa in cui siete nati. Avete vicende diverse alle spalle, non prive di sofferenza. Siete qui seduti, l'uno accanto all'altro, e vi sentite amici, non perché avete dimenticato il male che c'è stato nella vostra storia, ma perché giustamente vi interessa di più il bene che potrete costruire insieme. Non c'è  infatti  vera  riconciliazione, che non sfoci generosamente in un impegno comune. Siate consapevoli del valore unico che ciascuno di voi possiede e sappiate accettarvi nelle rispettive convinzioni, pur cercando assieme la verità piena. Il vostro Paese ha sperimentato la violenza mortificante dell'ideologia. Che non succeda a voi di essere ora preda della violenza non meno distruttrice del "nulla". Quale vuoto asfissiante, se nella vita non v'è nulla che conti, se non si crede a nulla! Il nulla è la negazione dell'infinito, che la vostra steppa sconfinata evoca con forza, di quell'Infinito a cui aspira in modo irresistibile il cuore dell'uomo. 3. Mi hanno detto che nella vostra bellissima lingua, il kazako, "ti amo" si dice:  "mien siené jaksè korejmen", espressione che si può tradurre:  "io ti guardo bene, ho su di te uno sguardo buono". L'amore dell'uomo, ma ancora prima l'amore stesso di Dio verso l'uomo e verso il creato nasce da uno sguardo buono, uno sguardo che fa vedere il bene e induce a fare il bene:  "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona", è detto nella Bibbia (Gn 1, 31). Un tale sguardo permette di cogliere tutto il positivo che c'è nella realtà e conduce a considerare, al di là di un approccio superficiale, la bellezza e la ricchezza di ogni essere umano che ci si fa incontro. È spontaneo chiederci:  "Che cosa rende bello e grande l'essere umano?". Ecco la risposta che vi propongo:  ciò che rende grande l'essere umano è l'impronta di Dio che egli porta in sé. Secondo la parola della Bibbia, egli è creato "ad immagine e somiglianza di Dio" (cfr Gn 1, 26). Proprio per questo il cuore dell'uomo non è mai pago:  vuole di meglio, vuole di più, vuole tutto. Nessuna realtà finita lo soddisfa e lo acqueta. Diceva Agostino d'Ippona, l'antico Padre della Chiesa:  "Ci hai fatti, o Signore, per te e il nostro cuore è inquieto finché non trova pace in te" (Confes. 1, 1). Non scaturisce forse da questa stessa intuizione la domanda che il vostro grande pensatore e poeta Ahmed Jassavi più volte ripete nei suoi versi:  "A che serve la vita, se non per essere donata, e donata all'Altissimo?". 4. Cari amici, questa parola di Ahmed Jassavi contiene in sé un grande messaggio. Richiama ciò che la tradizione religiosa qualifica come "vocazione". Dando la vita all'uomo, Dio gli affida un compito e attende da lui una risposta. Affermare che la vita dell'uomo, con le sue vicende, le sue gioie e i suoi dolori, ha come fine di "essere donata all'Altissimo", non costituisce diminuzione o rinuncia. È piuttosto la conferma dell'altissima dignità dell'essere umano:  fatto ad immagine e somiglianza di Dio, egli è chiamato a divenire suo collaboratore nel trasmettere la vita e nel dominare la creazione (cfr Gn 1, 26-28). Il Papa di Roma è venuto per dirvi proprio questo:  c'è un Dio che vi ha pensato e vi ha dato la vita. Egli vi ama personalmente e vi affida il mondo. È Lui che suscita in voi la sete di libertà e il desiderio di conoscere. Permettetemi di professare davanti a voi con umiltà e fierezza la fede dei cristiani:  Gesù di Nazareth, Figlio di Dio fatto uomo duemila anni orsono, è venuto a rivelarci questa verità con la sua persona e il suo insegnamento. Solo nell'incontro con Lui, Verbo incarnato, l'uomo trova pienezza di autorealizzazione e di felicità. La religione stessa, senza un'esperienza di stupita scoperta e di comunione con il Figlio di Dio, fattosi nostro fratello, si riduce a una somma di principi sempre più ardui da capire e di regole sempre più difficili da sopportare. 5. Cari amici, voi intuite che nessuna realtà terrestre vi potrà soddisfare pienamente. Voi siete coscienti che l'apertura al mondo non è sufficiente a colmare la vostra sete di vita e che la libertà e la pace possono venire solo da un Altro, infinitamente più grande di voi, eppure a voi familiarmente vicino. Sappiate riconoscere di non essere i padroni di voi stessi, e apritevi a Colui che vi ha creati per amore e vuole fare di voi persone degne, libere e belle. Io vi incoraggio in questo atteggiamento di fiduciosa apertura:  imparate ad ascoltare nel silenzio la voce di Dio, che parla nell'intimo di ciascuno; date basi solide e sicure alla costruzione dell'edificio della vostra vita; non abbiate paura dell'impegno e del sacrificio, che richiedono oggi un grande investimento di forze, ma che sono garanzia del successo di domani. Scoprirete la verità su voi stessi e nuovi orizzonti non cesseranno di aprirsi davanti a voi. Cari giovani, questo discorso vi può forse apparire inconsueto. Io ritengo invece che sia attuale ed essenziale per l'uomo moderno, che talvolta si illude di essere onnipotente, perché ha realizzato grandi progressi scientifici e riesce in qualche modo a controllare il complesso mondo tecnologico. Ma l'uomo ha un cuore:  se l'intelligenza dirige le macchine, il cuore pulsa per la vita! Date al vostro cuore risorse vitali, permettete a Dio di entrare nella vostra esistenza:  essa sarà allora rischiarata dalla sua luce divina. 6. Sono venuto a voi per incoraggiarvi. Siamo all'inizio di un nuovo millennio:  è un'epoca importante per il mondo, perché nell'animo della gente si sta diffondendo la convinzione che non è possibile continuare a vivere così divisi. Purtroppo, se da un lato le comunicazioni divengono ogni giorno più facili, le differenze sono spesso avvertite in modo persino drammatico. Vi incoraggio a lavorare per un mondo più unito, e a farlo nel quotidiano della vita, portandovi il contributo creativo di un cuore rinnovato. Il vostro Paese conta su di voi e aspetta molto da voi per gli anni futuri:  l'orientamento della vostra Nazione sarà quello che le imprimerete voi con le vostre scelte. Il Kazakhstan di domani avrà il vostro volto! Siate coraggiosi ed intrepidi, e non sarete delusi. Vi accompagnino la protezione e la benedizione dell'Altissimo, che invoco su ciascuno di voi, sui vostri cari e su tutta la vostra vita! Al termine dell'incontro, nel salutare i presenti, Giovanni Paolo II ha pronunciato queste parole in lingua italiana:  Voglio esprimere la mia profonda riconoscenza per questo incontro con l'Università. L'Università è da sempre molto vicina a me. E sono tanto contento di trovarla qui, perché essa è fondamento della cultura nazionale e dello sviluppo nazionale. La cultura è il fondamento della identità di un popolo. Tante grazie! 

Perché ho votato contro la guerra
di BARBARA LEE *

L' 11 settembre dei terroristi hanno attaccato gli Stati uniti in maniera senza precedenti e brutale, uccidendo migliaia di persone innocenti, compresi i passeggeri e gli equipaggi di quattro aeroplani. Come chiunque altro nel paese, sono in collera per questi attacchi e credo che debba essere fatto tutto ciò che è necessario per portare i responsabili davanti alla giustizia.
Dobbiamo evitare futuri attacchi di questo tipo. E' questo il maggior obbligo dei nostri governi federali, statali e locali. In questo, siamo uniti come nazione. Ogni nazione, gruppo o individuo che non comprenda questo punto o creda che noi tollereremo degli attacchi illegali e incivili sbaglia di grosso. La settimana scorsa, colma di dolore per coloro che sono rimasti uccisi e feriti e di rabbia per coloro che avevano compiuto il crimine, ho affront ato la solenne responsabilità di votare per autorizzare il paese a entrare in guerra. Alcuni credono che la risoluzione sia stata solo simbolica, progettata per mostrare la fermezza nazionale. Ma non ho potuto ignorare il fatto che abbia fornito autorità esplicita, secondo la Risoluzione dei Poteri di Guerra e la Costituzione, a scendere in guerra. Era un assegno in bianco per il presidente per attaccare chiunque fosse coinvolto negli eventi dell'11 settembre -ovunque, in qualsiasi paese, senza considerare la politica estera di lungo respiro della nostra nazione, interessi economici e nazionali, e senza limite di tempo. Nel concedere questi ampi poteri, il Congresso non si è dimostrato in grado di capire le dimensioni della dichiarazione. Non potevo sostenere una tale concessione di autorità al presidente per fare guerra: ritengo che metterà a rischio altre vite innocenti.
Secondo la Costituzione, il presidente ha il potere di proteggere la nazione da altri attacchi e per farlo ha mobilitato le forze armate. Il Congresso avrebbe dovuto aspettare che i fatti venissero presentati e poi avrebbe dovuto agire con piena conoscenza delle conseguenze della nostra azione. Ho sentito migliaia dei miei elettori alla vigilia di questo voto. Molti - la maggioranza - mi hanno consigliato controllo e prudenza, esigendo di accertare i fatti e di assicurarsi che la violenza non generi violenza. Capiscono le infinite conseguenze di una guerra affrettata, e li ringrazio del loro sostegno. Altri ritengono che avrei dovuto approvare la risoluzione -o per ragioni simboliche e geopolitiche, o perché credono veramente che un'opzione militare sia inevitabile. Ma io non sono convinta che approvare la risoluzione mantenga e protegga gli interessi statunitensi. Dobbiamo sviluppare la nostra intelligenza e condurre quelli che hanno compiuto quest'attentato alla giustizia. Dobbiamo mobilitarci e mantenere una coalizione internazionale contro il terrorismo. Infine, abbiamo la possibilità di dimostrare al mondo che le grandi potenze possono scegliere di combattere chi vogliono, e che noi possiamo scegliere di evitare un'inutile azione militare quando possiamo usare altre strade per porre rimedio ai nostri giustificati dolori e per proteggere la nostra nazione. Dobbiamo rispondere, ma il carattere della risposta determinerà per noi e per i nostri bambini il mondo che erediteranno. Non discuto l'intenzione del presidente di liberare il mondo dal terrorismo - ma abbiamo molti modi per raggiungere questo scopo, e misure che generino ulteriori atti di terrore o che non si concentrino sulle fonti dell'odio non aumentano la nostra sicurezza. Lo stesso segretario di stato Colin Powell ha sottolineato, in maniera eloquente, che ci sono molti modi per arrivare alle radici di questo problema - economiche, diplomatiche, legali e politiche, e anche militari. Una corsa per lanciare questo precipitoso contrattacco militare rappresenta un rischio troppo grande che altri uomini innocenti, donne, bambini saranno uccisi. Non potrei votare una risoluzione che credo possa portare a questo risultato. (Barbara Lee, democratica, rappresenta il Nono Distretto del Congresso, che comprende Oakland, Berkeley e Amameda Da Common Dreams News Center (traduzione di Camilla Lai))

Lungimiranza politica invece che rappresaglia.

Dichiarazione del Presidio della sezione tedesca di Pax Christi a proposito degli attacchi terroristici negli USA.

Dopo giorni di sgomento e incertezze in seguito agli attacchi terroristici negli USA si rischia di perdere accortezza e lungimiranza politica. Rileviamo una sorta di tristezza per la perdita di sicurezze e temiamo che questo vada a scapito della reale partecipazione al dolore delle vittime. Non può accadere che la nostra sicurezza venga legata a simboli di potere e denaro e dalla paura scaturisca la disposizione alla violenza.
Gli attacchi terroristici sono un crimine disumano. I colpevoli vanno trovati e puniti secondo il diritto internazionale. Al terrorismo non si può rispondere con la guerra. Laddove persone innocenti sono state vittime non possono altri innocenti diventare vittime della rappresaglia. I valori di democrazia, libertà e diritti umani rischiano di essere sotterrati da azioni militari. L’accertamento del caso di sostegno reciproco secondo l’articolo 5 dell’alleanza atlantica non serve molto. L’assistenza reciproca va organizzata politicamente e giuridicamente nel quadro internazionale. Notiamo che la lotta al terrorismo in buona parte sta emarginando la ricerca delle sue cause. Ma se non si riesce a superare ingiustizie sociali, immiserimento e povertà, allora le umiliazioni ed esclusioni che ne scaturiscono possono venire manipolate per motivare azioni terroristiche. La sicurezza non si può costruire con mezzi militari, oggi come mai finora; piuttosto va intesa soprattutto in senso sociale, culturale, economico e politico. La sicurezza dei benestanti non si può raggiungere senza assicurare l’esistenza di tutti gli uomini. La paternità degli atti terroristici viene supposta nei cosiddetti ambienti islamisti. Notiamo che ciò porta a sospettare indiscriminatamente delle persone di fede musulmana ed origine araba e criminalizzarle. Una società democratica non può ammettere un tale razzismo. Siamo consapevoli di quanto sia difficile resistere all’idea della vendetta e ci sentiamo incoraggiati dalla dichiarazione della sezione statunitense di Pax Christi: “Come persone di fede e seguaci del Gesù nonviolento, anche in questo momento così cupo, dobbiamo essere pronti ad avere la forza di resistere all’impulso della vendetta. Dobbiamo resistere all’istinto di demonizzare e disumanizzare come ‘nemico’ un certo gruppo etnico.” Facciamo appello ai nostri responsabili politici perché mostrino coraggio e lungimiranza e sfruttino il loro peso per smorzare l’inasprimento della situazione politica mondiale. Bad Vilbel, 17 settembre 2001. (fonte: Sergio Paronetto)

RITAGLI DI GIORNALE... da leggere

ESTERI (Corriere della Sera 27/9/01)
Il capo del Governo ha confermato che l'Italia starà con gli alleati Berlusconi: «No a vittime civili». Il presidente del Consiglio in visita a Berlino: «L'intervento militare deve essere mirato. Occidente, civiltà superiore»

BERLINO - La reazione militare agli attentati dell'11 settembre dovrà essere «un attacco ponderato e chirurgicamente mirato». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Berlino per il doppio incontro con Putin e Schroeder. «Nessuno vuole vittime tra la popolazione civile» , ha aggiunto il presidente del Consiglio, spiegando che su questo punto c'è «una grande consapevolezza». «L'Italia - ha ribadito Berlusconi - starà insieme agli Alleati, secondo quanto decideremo insieme».

«LA CIVILTA' OCCIDENTALE CONQUISTERA' I POPOLI» - Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che l'Occidente comunque è destinato a continuare ad «occidentalizzare e conquistare i popoli». «L'ha fatto con il mondo comunista, l'ha fatto con una parte del mondo islamico». Ma, ha sottolineato, c'è «un'altra parte ferma a 1400 anni fa». E, da questo punto di vista, «dobbiamo essere consapevoli della superiorità e della forza della nostra civiltà». «Credo che si debba essere convinti di questo», ha detto ancora Berlusconi ricordando le «tante lotte, i tanti contrasti, le controversie, le guerre, ma anche le conquiste della nostra civiltà». Tra queste ha ricordato «le libere istituzioni e l'amore per la libertà».(segnalazione: Redazione di RAGGIO)

Con questa lettera vogliamo richiamare la vostra attenzione su un tentativo di speculazione edilizia che è in atto ai danni di un antico borgo medioevale e del territorio circostante e, nel contempo, richiedere il vostro appoggio e di altre associazioni che lavorano in difesa della storia, cultura e del territorio, per eventuali iniziative atte a controbatterlo. Detto appoggio può da subito manifestarsi in consigli, informazioni legali, indirizzi e quant’altro possa rivelarsi utile a tal fine. Il borgo in questione è Campo di Brenzone in provincia di Verona, sito di grande interesse storico ed artistico, oggetto già nel 1998 di un convegno internazionale promosso dal Comune di Brenzone, dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Verona, Vicenza e Rovigo, dal Politecnico di Milano e dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, con lo scopo di cercare delle soluzioni atte ad impedirne il crollo ed a recuperarne le strutture. Campo è situato a circa 200 metri d’altitudine sulla sponda veronese del Lago di Garda, alle pendici del Monte Baldo. Abbandonato da parecchi anni dalla popolazione originaria, da più di vent’anni, ad intervalli più o meno lunghi di tempo, è preso di mira da società immobiliari che posseggono già il 40% del paese, e che tentano di specularci sopra trasformandolo in un villaggetto turistico esclusivo dotato di ogni comfort. E poiché nulla aguzza più l’ingegno quanto la puzza del denaro, per parecchi anni si è tramato per realizzare l’eutanasia di questo paese, cercando tutte le scappatoie legali, i consensi politici e i permessi possibili, ma naturalmente senza quella trasparenza che un’operazione svolta in buona fede e per nobili principi non avrebbe ragione di evitare. Si fa presente che circa 20 anni fa un’altro tentativo fu vanificato da interventi di Italia Nostra e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. Vi scriviamo ora poiché ultimamente le cose si sono fatte, a quanto pare, molto serie. Una nuova immobiliare, forse prestanome di altri personaggi non ben definiti, sta tentando di acquistare il resto del paese per costruirvi miniappartamenti di lusso. Ora stanno contattando i singoli proprietari proponendo acquisti o permute, premendo sul fatto che il primo passo sarà l’urbanizzazione, interamente a spese dei proprietari, ad un prezzo così alto da mettere in difficoltà chi invece vorrebbe tenersi la propria casa. La faccenda in questo modo assume molto l’aspetto di un ricatto. Per aumentare lo scompiglio, promettono a chi non vuole cedere la casa, porzioni della stessa (miniappartamenti) completamente finite e senza ulteriori spese. Qui la cosa diventa inestricabile visto che la Soprintendenza ai Beni Culturali dal 12 agosto 1994 ha posto Campo sotto tutela in base alla legge n° 1089 del 1° giugno 1939 per le cose di interesse artistico e storico, per cui non è permesso nessun cambiamento sostanziale alla struttura medievale del paese come risulta dall’allegato decreto. Secondo il portavoce dell’immobiliare, per loro questo non è un problema perché già hanno un piano approvato dalla Soprintendenza di Verona, cosa che a noi non risulta e che comunque non sarebbe legalmente fattibile. A parte questo, comunque, l’urbanizzazione proposta, proprio perché pensata in termini prettamente edilizi, andrebbe ad appesantire la già precaria situazione ambientale dell’entroterra lacustre e sarebbe un passo decisivo per la manipolazione di strutture architettoniche precedenti l’anno Mille, trasformando l’ultimo paesino gardesano che ha mantenuto la sua struttura ed atmosfera originarie di antica architettura rurale in una fortezza ad esclusivo uso e consumo di pochi. Punto cruciale dell’intera faccenda resta, comunque, quello della strada. Attualmente Campo è raggiungibile solo a piedi, con un trattore o un piccolo fuoristrada, visto che l’unica via d’accesso è data da una di quelle caratteristiche e ,purtroppo, poco protette strade in pietra (le moline) che un tempo caratterizzavano tutta l’area baldense. Questo tuttavia non impedisce a tre nuclei familiari di viverci stabilmente, nel rispetto del territorio, svolgendovi le tipiche attività che da sempre lo hanno contraddistinto: l’allevamento e la raccolta delle olive. E’ evidente che la costruzione di una strada carreggiabile ed i conseguenti parcheggi per auto significherebbe lo stravolgimento e la distruzione di tutto l’ambiente circostante. Vi è poi il problema del castello, perché a Campo c’è un castello addossato alle case di pietra. E’ un castello "sui generis" che risale a prima dell’anno Mille e che nel corso dei secoli è stato manipolato e rimaneggiato, cambiando destinazione d’uso più volte. Tuttavia, sempre castello resta. Presenta una struttura massiccia all’esterno, mentre all’interno è un intrico di stanze, stanzette, scale, passaggi e cortiletti che danno sulla stradina principale che attraversa il borgo. Anche questo è proprietà dell’immobiliare che sembra sia riuscita a farsi finanziare con fondi europei proprio per recuperare questo castello che poi donerebbe (?) al comune di Brenzone, non sappiamo per quali utilizzi ma, visti i personaggi ed i progetti, anche questo lato della faccenda lascia alquanto perplessi e preoccupati. Per finire, a Campo c’è una chiesetta. E’ un piccolo gioiello del 1200, semplicissima all’esterno, con un meraviglioso cipresso dall’età imprecisata davanti all’entrata. Internamente le sue pareti sono rivestite di affreschi recentemente restaurati. Circolano voci che si vorrebbe abbattere il cipresso, che ora crea un’atmosfera veramente poetica all’insieme del paesaggio, per costruire al suo posto un bel traliccio di ferro con la funzione di campanile. Questo sarebbe un atto di pura inciviltà oltre che di pessimo gusto. Ora, non si dice che la contrada debba essere lasciata nell’abbandono e tanto meno che sia giusto lasciarla crollare un pezzo alla volta, ma ci sono tanti modi per realizzare un recupero serio, fatto alla luce del sole, nel rispetto assoluto di ciò che è rimasto e, soprattutto, nel rispetto dello spirito del luogo che è uno spirito contadino, semplice e privo di fronzoli. Oltre alla gente che ci abita stabilmente, vi sono altre persone che ci vivono per alcuni periodi dell’anno ed altri ancora che vengono a passeggiare proprio per trovare quella pace e tranquillità che ora, in nome di interessi meschini, rischiano di essere cancellate per sempre. E’ un luogo quindi, ancora vivo, dove sarebbe bello vedere come abitanti gente semplice, piccoli artigiani e contadini, creando in questo modo una zona di interesse culturale ed artistico. Certi del vostro interessamento aspettiamo proposte e consigli o, semplicemente, messaggi di appoggio e solidarietà. Naturalmente ci auguriamo che parecchia gente venga in futuro in vacanza sul Lago di Garda e, inserendo una visita a Campo nel programma, possa ammirare la bellezza e la suggestione di questo luogo. Per contatti ed altre informazioni: renzosgan@libero.it (Fonte: Rete Lilliput VR e Vincenzo Benciolini)

LA SOLA GUERRA GIUSTA E' AI PENSIERI DI MORTE

Quanto e cosa ha da dire oggi l’esperienza dei monaci del deserto, punto d’incontro tra la spiritualità d’Oriente e dell’Occidente? E’ stato questo il tema della prima sessione dell’VIII Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, dedicato a «San Giovanni Climaco e il Monte Sinai», organizzato dalla Comunità di Bose insieme al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, al Monastero di Santa Caterina del Sinai e all’Università di Torino. Vi hanno partecipato rappresentanti del mondo accademico, culturale e religioso dei paesi europei a tradizione ortodossa oltre che da Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera, Belgio e Italia. Numerosi i vescovi cattolici e ortodossi presenti, tra cui il cardinale Achille Silvestrini, mons. Marc Ouellet (Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani), il metropolita d’Italia Ghennadios e il metropolita di Silyviria, Emilianos (Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli), i vescovi Eugenij di Verija e Basil di Sergievo (Patriarcato di Mosca), Serafim di Germania e Laurentiu di Caransebes (Patriarcato di Romania). Ha preso parte al convegno anche l’abate del monastero del Sinai, l’arcivescovo Damianos. Durante i lavori è stato approfondito in tutti i suoi aspetti il messaggio spirituale della «Scala al paradiso», capolavoro letterario del grande abate del Sinai, Giovanni Climaco, vissuto a cavallo tra VI e VII secolo. E’ un insegnamento sulle tappe della vita spirituale: ascolto della Parola di Dio e del fratello, lotta contro le passioni che dominano contro i nostri cuori e ci impediscono di vivere e di amare, e soprattutto approdo alla vera contemplazione, che non consiste nella fuga dal mondo, ma nell’amore per i fratelli reso possibile dall’umiltà e dal discernimento che si sviluppano mediante l’ascolto e la lotta spirituale. Tutti i convegnisti di Bose hanno allora concordato nel lanciare un appello all’umanità: non ha nessun senso scatenare le nostre passioni contro i “nemici”; non è questa la via cristiana, e in fin dei conti non è neppure una via capace di rendere più umana la vita degli uomini. Si tratta invece di apprendere con umiltà l’arte della carità, riconoscendo nel fratello, anche in quello più sfigurato dal peccato, uno di noi, uno che va ascoltato, capito, amato.

di ENZO BIANCHI (Priore della comunità di Bose)

Sono pienamente convinto che le drammatiche ore che stiamo vivendo a seguito dei violentissimi e tragici attentati della settimana scorsa in territorio statunitense, possano ricevere qualche luce, qualche indicazione di senso dagli insegnamenti della grande tradizione patristica, comune all’oriente e all’occidente. Giovanni Climaco è stato un grandissimo conoscitore dei meandri del cuore umano: forse uno dei più grandi dell’antichità. Perché aveva capito che non vi è regola, non vi è norma, non vi è forza esteriore che possa davvero valere quanto l’autentica conversione del cuore. Sì, il cristianesimo è metànoia, conversione, giorno dopo giorno, come amavano ricordare i primi padri del deserto, insuperati maestri di spiritualità cristiana. Il nostro cuore, il nostro intimo, sono come il crogiolo in cui davvero tutto si decide, per la nostra vita, ma anche per quella di coloro che ci vivono accanto. Come l’ha chiamata padre John Chrissavghis, la vera spiritualità cristiana è una «spiritualità dell’imperfezione»: essa consiste nel prendere atto della nostra fragilità, della nostra precarietà, aprendoci dunque a Dio e agli altri. La salvezza viene sempre dall’altro: per questo alla radice dell’Evangelo, della fede cristiana, vi è l’ascolto – akoé – che inevitabilmente si declina in obbedienza – hypakoé. I monaci lo sanno, lo hanno sempre annunciato, e cercano di testimoniarlo con le loro povere vite. Prendere atto delle proprie debolezze e aprirsi agli altri: ecco la via della gioiosa tristezza di cui parla con grande intelligenza spirituale il venerabile igumeno Giovanni, vissuto nella penisola del Sinai tra il VI e il VII secolo della nostra era. E dall’ascolto, radice di tutto, nasce la possibilità di conoscere cosa arde nel cuore dell’altro, riconoscendosi peccatori come lui, e chiamati insieme a convertirci, a ritrovare la via della vita. Del resto, è lo stesso Spirito santo che annuncia nei nostri cuori e mediante il ministero della chiesa la remissione dei peccati, a essere l’unica vera fonte di comunione. Ma nessuno attinge alle energie dello Spirito, se non riconosce la propria debolezza! Allora lo Spirito che annuncia a noi il perdono, che ci indica la nostra vocazione di figli, ci porta a costruire nell’umiltà e nella mitezza legami d’amore e di pace che sono “contagiosi”. Sì, nella croce di Cristo suo Figlio, Dio Padre ha annunciato la grande forza della “debolezza” cristiana, lo straordinario potere di attrazione dell’umiltà di Dio: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). E questo è anche il volto storico con cui si è rivelata la verità cristiana come amava ricordare un grande monaco occidentale del XII secolo, Guigo il Certosino: «Nuda, crucique affixa adoranda est veritas». La Scala del paradiso, come è chiamato il cammino della vita spirituale da Climaco, è questa ed egli l’ha capita in profondità, e ha speso tutta la sua esistenza per annunciare la via regale dell’ascesi, della lotta per disciplinare e trasformare se stessi, che porta come suo frutto più maturo l’amore, un amore umile e contagioso. E la vera contemplazione della verità è nella pratica profonda, quotidiana e sincera dell’amore. Amatissimi fratelli e sorelle: non è la guerra contro gli altri la risposta più vera che i cristiani possono dare oggi al mondo, ma è piuttosto la guerra contro i pensieri di morte che si affacciano nel loro cuore, e che anche i cristiani spesso lasciano crescere e agire nel loro intimo. Per questo la divisione, l’odio tra i cristiani, non possono essere un problema marginale per le chiese: sono una radicale contraddizione alla loro comune missione; la chiesa non dovrebbe far altro che rispecchiare in tutta la sua esistenza il suo Signore e Maestro, colui che ha detto: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». E’ venuto il tempo di smetterla di chiederci quale sia la vera via verso quel centro di tutto che per noi è Cristo, facendoci la guerra gli uni contro gli altri. Come ricordava infatti il vescovo Damianos, attuale igumeno del Monte Sinai: «Tutti siamo come sulla circonferenza di una ruota, al cui centro vi è Cristo, e ognuno di noi spesso ritiene o presume di avere la via più diretta per giungere a tale centro. Ma non importa tanto sapere chi ha più ragione: ciò che conta è che cerchiamo, nella via della santità, di avvicinarci al centro. Allora, in Cristo, quando Dio vorrà, ci sarà data la piena comunione tra i cristiani». E sarà una comunione contagiosa. Il santo igumeno del Sinai Giovanni è tornato allora a “parlarci” in questi giorni, anche per spronarci a un rinnovato incontro, che potrà avvenire solo nel perdono reciproco, nella presa d’atto che siamo l’unica chiesa di Gesù Cristo – come ha ricordato con coraggio il patriarca di Romania Teoctist nel suo messaggio cl Convegno -, una comunione di peccatori perdonati, chiamati ad annunciare la gioiosa tristezza della conversione cristiana, messaggio di speranza per tutto il mondo. E’ con questo spirito, con questo umile ma deciso appello, che vorremmo dire a tutti gli uomini che non esiste altro nemico che l’opacità del nostro cuore, la nostra opposizione ai pensieri di pace, lo spazio che concediamo ai pensieri di morte. (L’Unità,  GIOVEDI’ 27 SETTEMBRE 2001)


ZOOM ASSOCIAZIONI
 
 
CAMPO DI LAVORO A CUBA
 
Habana Ecopolis, «Campo Lavoro che Cuba cresce». Il progetto Habana Ecopolis  (web.tiscali.it/fagianinelmondo/) organizza un Campo Lavoro per il recupero e il monitoraggio ambientale del Parco Naturale Rincòn de Guanaco. A: Guanabo, periferia della Città dell'Avana, sul mare. Quando: fine 2001 - inizio 2002 Per informazioni, contattare i numeri tel. 3490576137 - 045549841 (Federico) - e-mail: fagianinelmondo@libero.it
 
LE INIZIATIVE DI PINDORAMA
 
Pindorama (pindorama@iol.it) agenzia milanese di viaggi consapevoli, promuove:
6-7 ottobre Immagimondo, festival di viaggi, luoghi e culture - presso la Fiera di Osnago (Lecco) - partecipazione con un banchetto - La fiera intende favorire il desiderio di viaggiare e sostenere un turismo rispettoso delle realta' sociali, culturali e mabientali di paesi vicini e lontani .
21 ottobre Giornata dedicata al Brasile - h.17.00-19.00 intervento di Pindorama - Bloom via Curiel 8, Mezzago (MI).
23 ottobre Serata di diapositive dedicata al Nicaragua, presso il Cai al Castello Visconteo di Trezzo sull'Adda, via Valverde, h. 21.15, con Augusto Colombo.
1-4 novembre Visita di Napoli guidati dal mitico Renato Briganti - Il programma prevede un'articolata visita della citta' e l'incontro con l'associazione "Jesce 'o sole" nei quartieri spagnoli. 
Inoltre segnaliamo:
27 settembre Incontro sul Nicaragua e la campagna Bananeras, sede associazione Italia-Nicaragua, via Saccardo 39, h. 20.30
29-30 settembre Fine settimana di benessere orientale aperto a tutti in un agriturismo nei boschi tra Lecco e Bergamo.  Yoga e massaggio thai. Conoscenza della cultura olistica. Cucina casalinga e vegetariana. Aria fresca, pulita e relax. Per info Nicoletta all'indirizzo seiko@katamail.com oppure tel 02/27208078.
1-4 novembre Benessere orientale nella laguna veneziana. Yoga e massaggio thai. Approccio alla cultura olistica di tradizione asiatica. Cucina tipica e vegetariana. Per info Nicoletta di AsiaClara all'indirizzo seiko@katamail.com
oppure tel 02/27208078.

LE FRONTIERE DELL'INTERVENTO CIVILE NEI CONFLITTI
Quarto corso nazionale UNIP diplomazia popolare e cooperazione decentrata


Rovereto, 27 ottobre - 3 novembre 2001 - La International University of Peoples' Institutions for Peace (IUPIP) - Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP),  nell'ambito del lavoro di formazione e ricerca sui temi dei conflitti e dei fenomeni sociali, che concorrono ad una conduzione democratica e nonviolenta di essi, propone la quarta edizione del corso sulla diplomazia popolare e la cooperazione  decentrata, orientato a sviluppare conoscenze e competenze utili ad operatori di ONG e associazioni impegnate in interventi sul campo.
Segreteria ed organizzazione - Paola Pegoretti -- Karl Deering - Segreteria UNIP - Palazzo Adami - Piazza San Marco, 7  -  38068 Rovereto (Tn) - Tel.   0464 42 42 88 - Fax   0464 42 42 99 - e-mail: iupip@unimondo.org- www.unimondo.org/iupip
 

SABATO 13 OTTOBRE 2001 A FIRENZE: VOLA ANCORA LA SPERANZA ECOLOGISTA E NONVIOLENTA

L’incontro del 3 giugno a Bologna (con centinaia di partecipanti, il cui verbale verrà distribuito a Firenze) ha costituito un primo momento di intesa tra il movimento dei verdi nonviolenti, associazioni nazionali storiche come il CODACONS e il CONACEM, associazioni ambientaliste radicate nel movimento sindacale come la SAMBA del COMU e comitati sorti nelle battaglie di tutela dell’ambiente, come Mamme contro l’elettrosmog di Napoli, Comitati Roma Nord, ecc. Negli ultimi dieci anni gli ideali e le battaglie ambientaliste, per le energie rinnovabili, una mobilità più leggera, la prevenzione dei rifiuti, l’uscita dal consumismo, i diritti dei più deboli e degli altri animali, le alternative alla guerra e agli eserciti, la difesa della bio-diversità, delle culture locali, della fertilità della terra e dell’integrità dei cibi, le iniziative per la crescita di una cultura ecologista dentro e fuori la scuola, per la soluzione nonviolenta dei conflitti, per l’obiezione di coscienza ed il servizio civile, per la prevenzione delle malattie degenerative, per un’economia ed una tecnologia più sostenibile e rispettosa degli equilibri di Gaia, delle popolazioni più povere e delle generazioni che ci seguiranno, che non possono vivere in un mondo in preda ai veleni chimici e alle radiazioni nucleari ed elettromagnetiche, sono stati portati avanti dai comitati di base, dalle associazioni locali, dai/dalle singoli/e insegnanti, dagli ecologisti e dai nonviolenti, dai singoli tecnici, agricoltori o anche amministratori locali. L’attuale stagione si caratterizza per l’offensiva lanciata dai padroni del mondo globalizzato, fondato sullo sfruttamento del petrolio e delle altre energie non rinnovabili, sulla depredazione e devastazione del pianeta e sui conflitti armati che queste generano. Offensiva che non è fermata e non può essere fermata dalla violenza. C’è sempre più bisogno che i nonviolenti, obiettori di coscienza, consumatori critici, biologici, equo-solidali, allergici all’invasione della plastica e dei campi elettromagnetici, amici della bicicletta, studenti e insegnanti anti-autoritari, animalisti, donne e uomini di buona volontà, si organizzino in rete di solidarietà e testimonianza non violenta e d ecologista. La rete, costituita il 3 giugno 2001 a Bologna, deve crescere attraverso un lavoro di coscienza e culturale, che cambi gli stili di vita, ma vigile e presente alla politica e nelle istituzioni, a partire da quelle locali, con le quali realizzare momenti di mobilitazione per leggi di iniziativa popolare, referendum, iniziative provinciali e comunali. Per questo ci diamo appuntamento SABATO 13 OTTOBRE DALLE ORE 10 ALLE 17 A FIRENZE PRESSO LA SALA DEL DOPOLAVORO FERROVIARIO DELLA STAZIONE S.M.N. (vicino al binario 1) per discutere liberamente della situazione e delle iniziative da prendere assieme. (fonte: Ecoistituto del Veneto info@ecoistituto.veneto.it)

 
SORRISI (pochi) & CEFFONI
 
Berlusconate
 
1) L'amnesia di Berlusconi

Per tentare di risolvere la crisi diplomatica con il mondo arabo, Silvio Berlusconi ha deciso, con una notevole dose di cinismo, di ricorrere a un'amnesia. Durante l'incontro con il corpo diplomatico musulmano Berlusconi ha detto di non aver mai pronunciato quelle frasi.

El Mundo, Spagna
http://www.elmundo.es/diario/mundo/1055404.html
 
2) Un nemico della democrazia

Cosa intende Berlusconi quando parla di superiorità della nostra civiltà? Il premier italiano ha imparato che è più conveniente manipolare il sistema parlamentare che rovesciarlo.

The Guardian, Gran Bretagna
http://www.guardian.co.uk/Archive/Article/0,4273,4268224,00.html
 
3) Italia umiliata

Con le sue affermazioni della scorsa settimana sulla "superiorità dell'Occidente", Silvio Berlusconi ha umiliato l'Italia e ha rischiato di trasformare la lotta al terrorismo in una lotta tra Occidente e Islam. Poi si è scusato, dicendo che le sue parole erano state "riportate fuori dal contesto". E su questo ha ragione: sono parole di un altro secolo.

The Washington Post, Stati Uniti
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A50496-2001Sep30.html
 
Zuccherino Sgarbato
 
Ho telefonato al numero verde di Eridania Zuccheri, quella della pubblicità con Sgarbi, dicendo che non comprerò più il loro zucchero proprio a causa di quella pubblicità. La tizia che mi ha risposto ha detto che le dispiace, che la presenza di Sgarbi ha un intento ironico: lo zucchero Eridania riesce ad addolcire perfino quel personaggio lì...
Ho detto che il personaggio non mi piace comunque, ma che soprattutto trovo disdicevoli due cose: che un viceministro faccia pubblicità, e che faccia una pubblicità così stupida, con annessa parolaccia finale coperta dal bip.  La tizia mi ha chiesto il mio numero telefonico. Per fare che? Sgarbi cercherà di farmela pagare? Mah. Ho capito, tra le... righe, che di telefonate come la mia ne sono arrivate molte. "Ci dispiace che il messaggio ironico non sia riuscito a passare... ", non vi sembra un'ammissione che non tutto va bene? Il numero verde di Eridania è 800.812.812. Grazie per l'attenzione e ciao. (Rosa Pia)

 
PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous
(centrostampa@cdg.it - Tel. 0382 3814417)
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.
La Pietà della giustizia. 

Sono i giorni della pietà del Santo Padre. Dell’indulto e dell’amnistia in antitesi a pena e colpa: equazione facile per un carcere che separa e allontana ogni possibilità di riparazione. Si dissente ideologicamente sulla  differenza  sostanziale dei due eventuali benefici, poco importa l’alto messaggio del Papa e del problema a monte. Sono d’accordo sulla necessità del debito da pagare per il male fatto, altresì su una privazione della libertà che è certamente “responsabilità acquisita”,  ma a qualcuno vorrei chiedere se per caso sa quanto gli anni di prigione fanno sentire ancora viva una persona? Vorrei domandare, a chi giudica e fa spallucce, se  ha consapevolezza  di un  carcere che spersonalizza e annienta l'umanità che comunque ognuno di noi custodisce in sé? In questi giorni di sacro e profano, ho compreso quanto la società sia lontana dal conoscere e sapere cos'è il carcere e quali gli effetti di una pena fine a se stessa. Ho la sensazione che i films e i romanzi siano opzioni intellettuali assai più coinvolgenti, perché meno responsabilizzanti di una realtà che invece é sotto gli occhi di tutti. Una realtà carceraria ben diversa da quella raccontata, una dimensione, sì, di colpa, ma anche di ricerca di opportunità e occasioni per tentare una riparazione.  Forse potrebbe essere salutare e ragionevole che prima di esser giudicato, il mondo carcerario fosse conosciuto attraverso una forma diretta ( questo non vuol dire che auguro la galera a qualcuno, intendo un'azione sociale che guardi davvero al carcere tutti i giorni, che controlli tutto ciò che all'interno accade o peggio non avviene). Conosciuto per quello che nella sostanza é, o meglio tenta disperatamente di non essere... permanendo nella sua solitudine e costrizione a vivere e riprodursi del e nel suo. Gli uomini liberi, con la loro logica del chi-sbaglia-paga- e del penitenziario ridotto a contenitore raccoglitutto,  non tengono conto di una valutazione concreta del carcere; infatti prima o poi tutti escono, ma quali persone usciranno? Tanti uomini bambini, perché infantilizzati? Tanti uomini bomba, perché ancor più desocializzati?  Nonostante questo pericolo e l'imperativo auspicato a risolvere-evolvere, inspiegabilmente emerge una nuova sottocultura politica che nega un vero ascolto e disattende il desiderio di conoscenza della società, la quale, confusa e impaurita,  non intende farsi carico del carcere. Come se il reinserimento del detenuto non riguardasse nessuno ( o solamente l'Organizzazione Penitenziaria e chiaramente chi, in galera, è costretto a sopravvivere ), perché questo agglomerato umano é percepito come una strada di non ritorno. Questa impermeabilità é presumibile che non possa coincidere con una razionalizzazione dei problemi che ci investono tutti, per cui aumenta l'assenza di volontà e di intenzione a comprendere il mondo ( non solo del carcere ) in cui viviamo, privandoci della possibilità di contribuire quanto meno a migliorarlo. Sociologia carceraria? A me detenuto ( giustamente ) é chiesto di passare a una nuova scala di valori, a un nuovo modo di pensare, di fare, di agire, comunque tenendomi ancorato fino alle ginocchia nella privazione della mia dignità, tenendomi agganciato ad alcuni meccanismi perversi che creano regressione e non evoluzione. Con attori diversi, la stessa cosa intravedo all'esterno. Se mi fermo un attimo a pensare, mi pare di intuire che la società esige dai suoi componenti - costitutivamente, direi - sia  comportamenti buoni che opere di bene e a tal proposito vorrebbe educare e formare nella sacralità di certi valori e modelli di riferimento. Scorgo d'altro canto che i valori d'èlite, i valori cardine più apprezzati di questa società sono e si rafforzano nell'efficienza, nel successo, nel profitto della cultura della competizione dove non esiste merito o possibilità per il secondo (accantonando l'altra cultura, quella della cooperazione per chi non ha più gambe per correre o é malato nell'anima). A prima vista potrebbero essere valori eccelsi, prioritari per chi crede nel progresso, ma scandagliando a fondo mi accorgo che da queste prerogative discendono i segni e gli effetti che sconvolgono non solo le generazioni giovani ( come furbescamente si analizza-grida per non pagare il dazio di tale eredità ), ma anche quelle più mature: dunque ne è coinvolta tutta la società. Qualcuno ha detto: "il carcere riflette la società in cui viviamo". ma la società non lo riconosce come una sua parte. In questo stato di cose, nel mio piccolo e sottovoce divengo voce protestataria; perché quand'anche vivessimo un momento di confusione, di smarrimento e disorientamento, ritengo che il ragionamento della separatezza e dell'isolamento sia il risultato di una ipocrisia interessata a mascherare altre colpe ( che certamente non giustificano le mie)...E dal momento che nessuno di noi è un alieno, ciò consiglierebbe più moderazione su questa scissione. Voci autorevoli si sforzano per indurre il sentire comune a riappropriarsi di quella morale irrinunciabile che è la coscienza; che io sia credente o meno, poco importa se per coscienza intendo il punto principale per la mia azione morale, nel ritrovare e ricostruire me stesso, nel rispetto di me stesso e degli altri, in forza di una scelta intima, dettata dalla responsabilità di una persona di sentirsi parte in causa, e parte che intende partecipare alla comune umanità. Inciampando, cadendo, rialzandomi, agisco perché conosco, agisco e intervengo, perché credo e sento nei valori che mi sono formato, per cui non esiste solamente il mio mondo, ma fors’anche quella solidarietà attiva che comporta il mettersi nei panni degli altri, persino di chi ha sbagliato. Ciò nella necessità  di un ripensamento culturale che coinvolga tutti, nessuno escluso; anch'io dal di dentro, anch'io ristretto devo assumere la mia parte e lavorare insieme a tanti altri, in cerchi concentrici sempre più allargati, sempre più coinvolgenti. Solidarietà non significa restringere tutto ai buoni sentimenti, perché sebbene apprezzabili risulterebbero sterili. La solidarietà che dal carcere richiamiamo è la stessa che s'innalza silenziosa dalle periferie, dalle città, dal mondo a cui dobbiamo dare un senso. Solidarietà come ha inteso il Pontefice: nei gesti concreti e atti vissuti, anzi convissuti con gli altri. (11-7-2000 Pavia)


Progetto Sorriso - Salvador

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


altrePAROLE

L'umanita' non si raggiunge mai in solitudine. (Hannah Arendt)

L'integralismo, come il razzismo, non è un'opinione, è un delitto (KHALIDA MESSAOUDI)

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