il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. il GRILLO parlante ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli a cura della Redazione e di quelli non firmati.

il GRILLO parlante N.38 Stato inviato a 1148 recapiti e-mail
Desideri che altri tuoi amici ricevano "il GRILLO parlante"? Segnalaci i loro recapiti e-mail!
grilloparlante@mbservice.it

AMORE
"Il cammino attraverso la foresta è lungo solo se non si ama la persona che si va a trovare"
(proverbio Mongo - nazione: Repubblica Democratica Congo)

Per Libero Grassi, dieci anni dopo

Si chiamava Libero,
e lo era davvero.
Per questo lo uccisero, per questo
non morira' mai la sua memoria.

 
"TEREZIN: DISEGNI E POESIE DEI BAMBINI
DEL CAMPO DI STERMINIO"
Mostra aperta nella Chiesa di San Rocco (sec.XV) - Borgo Bassano - SOAVE
8 - 30 Settembre 2001, tutti i giorni: dalle ore 9 - 12 e 15 - 18

E' gradita la visita degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
A richiesta saranno a disposizione filmati sulla II^ guerra mondiale, il nazifascismo, la resistenza. Grazie all'artista Renzo Pastrello per l'esposizione di alcune sue opere.
 
Memoria e oblio, storia ed escatologia, passato e futuro, memoria e identità collettiva: sono le grandi parole che hanno costituito la cultura dell'Occidente scandendone l'intera parabola. "Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo come è stato. Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell'istante di un pericolo", scriveva Walter Benjamin. L'Occidente vive oggi in questo "istante del pericolo". La sua cultura, le sue culture, sono necessariamente spinte a ripensare il passato e il futuro, la memoria come elemento di formazione dell'identità sociale, la stessa nozione di conoscenza storica e la sua funzione civile. Ma tutto ciò appare tutt'altro che ovvio: un vento impetuoso di "svalutazione del passato" sembra travolgere la cultura contemporanea. Decisivo è chiedersi se alla svalutazione del passato non possa corrispondere il "declino dell'avvenire". Decisivo è tornare a legare memoria e futuro. Uomini e donne del secolo XXI si devono riappropriare della storia, poter tornare a snodare il filo della memoria e farne racconto.
Terezin è una città fortezza di frontiera, costruita nel 1780 dall'imperatore Giuseppe II° e dedicata alla madre Maria Teresa da cui appunto il nome. Diventò tra il 1942-44, nel periodo cruciale della II^ guerra mondiale, il "ghetto dell'infanzia". Vi furono rinchiusi circa 15.000 bambini strappati ai loro genitori e sottoposti ad un brutale regime di vita. A gruppi furono trasportati nel campo di concentramento di Auschwitz e qui avvelentati o bruciati nei forni crematori, le loro ceneri disperse. Dei quindicimila ragazzi soltanto un centinaio erano ancora vivi al momento della liberazione da parte delle truppe sovietiche.
A Terezin si consumò una delle più mostruose invenzioni della follia nazista: Terezin è pertanto divenuta una profonda ferita nella storia dell'umanità. Uomini e donne di straordinaria sensibilità, anch'essi deportati, destinati alla sorveglianza dei ragazzi, in quella allucinante situazione riuscirono a mantenere vivo in essi il senso della vita e della speranza. facendoli lavorare e studiare, distribuendo a tutti quel calore umano e affettivo tanto necessari nell'età infantile. I bambini e le bambine di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata. L'educazione figurativa veniva organizzata secondo un piano preciso: le ore di disegno erano dirette dall'artista Friedl Dicker Brandejsova. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che oggi fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 opere: i loro autori sono per la gran parte bambini e bambine dai 10 ai 14 anni. Sui disegni c'è di solito la firma del bambino, talvolta la data, l'indicazione della casa in cui viveva e del gruppo di cui faceva parte. In base a questi dati si è riusciti ad accertare la data di nascita  e di deportazione. La stragrande maggiornaza dei piccoli di Terezin morì. Ma è rimasto conservato il loro lascito letteraio e figurativo che ci parla delle loro sofferenze e delle speranze perdute. Grazie per l'attenzione da Luciana Bertinato e ANPI di Soave.

                  
Appuntamenti da non perdere
 
 
 
08/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "Cancelliamo i buoni per la scuola privata della Regione Veneto", parte la raccolta di firme sul referendum abrogativo, con Mauro Tosi (consigliere regionale del PRC), Adriana Costantini (consigliere regionale DS), Daniele Sartori (Coordinamento Genitori Democratici) ed Emanuele Visentini (giovani comunisti).
Musica: reggae con Reggaedelica
Cinema: Fratello dove sei? con Joel Coen (USA)
 
 
08/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Piero Fassino (già Ministro delle Politiche comunitarie e della Giustizia)
Arena spettacoli: ore 21, Ballo liscio con Toni Sessolo
Musicagiovane: ore 21,30 "K" (rock)
 
 
08 e 09/09/01 - Torino - Utopica

"Utopica", un semifestival contro la poverta' globale, in cascina Giaione, via Guido Reni 102, a Torino.
* Sabato 8 settembre: - alle ore 15 seminario su "Passaggio a sud e est: i naufraghi della societa' globale. E' possibile sognare una societa' piu" giusta e solidale?" Moderatore: Aluisi Tosolini, giornalista; intervengono: Ennio Remondino, inviato Rai; Giulietto Chiesa, giornalista; Marco Bertotto, presidente nazionale Amnesty International, Gino Strada, Emergency; Gustavo Meonor Brener, fondatore e direttore Fondazione Rigoberta Menchu; Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. - allo ore 20 cena del commercio equo-solidale. - alle ore 21.30 concerto dei Trencavel: danze e musica occitana dalla Francia. * Domenica 9 settembre: - alle ore 9.30 tavola rotonda su "Ricostruire comunita': quale politica dell'economia per un futuro equo, solidale e sostenibile". Moderatore: Franco Floris, direttore di "Animazione Sociale"; intervengono: Gigi Bobba, presidente nazionale Acli; Luciano Gallino, sociologo; Christian Marazzi, economista; Gianluca Fiori, presidente nazionale GiOC; Giorgio Dal Fiume, presidente Ctm-Altromercato. - alle ore 13 pranzo. - dalle ore 15 festa insieme: pomeriggio di giochi e festa per tutti, animazioni per giovani e anziani, giochi per i piu' piccoli, stand, mostre, ecc. L'iniziativa e' promossa dalle Acli in collaborazione con varie esperienze di solidarieta' ed il patrocinio di Regione ed enti locali. (aclitorino@tiscalinet.it)
 
 
09/09/01 - San Bonifacio (VR) - Cicloescursione con gli «Amici della bicicletta»
 
“AFFRESCHI E PIEVI LUNGO LA VIA PORCILANA” è il nome dato alla cicloescursione organizzata dagli Amici della bicicletta di san Bonifacio (VR). Programma: partenza ore 9.45 da piazzale FF.SS San Bonifacio assieme agli amici di Verona arrivati in treno. Visita Abbazia di Villanova con accompagnatore; pista ciclabile argine Alpone arrivo ad Arcole e visita del Museo Napoleonico; pranzo al sacco alla chiesetta dell’Alzana di Arcole. Pomeriggio: argine dell’Alpone fino località Zerpa, argine maestro dell’Adige, arrivo a Belfiore e visita del santuario della Madonna della Strà. Lungo la Via Porcilana si raggiunge la località Lepia e congedo degli Amici per il ritorno a Verona; ritorno a San Bonifacio. Aperta a tutti. Difficoltà: leggera. Lunghezza percorso: 40 Km (di cui 15 su sterrato, tratte su argini e fondi agricoli). Accompagnatori: Giuseppe Mastella, Andrioli Marco. Costo: lire 2.000 (ingresso museo Napoleonico) Iscrizioni: telefonando al 045-6103636 (333/2400499) oppure al 045-6103067 (368/3585368).
 
 
09/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Luciano Violante (presidente del gruppo DS alla Camera dei Deputati)
Arena spettacoli: ore 21, Ballo liscio con Adamo ed Eva
Musicagiovane: ore 21,30, Dj Evadub (Reggae)
Cinema: Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca (ITA)
 
 
12/09/01 - MILANO - NICARAGUA
 
Serata dedicata al Nicaragua al Festival dell'Unita' di Milano - Lampugnano, con Augusto Colombo. (info: seiko@katamail.com)
 
 
13/09/01 - Belfiore (VR) - Commercio equo e solidale / 1
 
Commercio equo e solidale. Per conoscerlo di più il Gruppo Missionario di Belfiore ha organizzato due incontri aperti a tutti. Il primo si terrà giovedì 13 settembre, alle ore 21, presso  il Centro parrocchiale «Gaudete». Spunti e riflessioni nell’Antico e Nuovo Testamento alla ricerca delle motivazioni di una scelta consapevole che va oltre la carità. Ospite: Giorgio, della Cooperativa «La Rondine¤.
 
 
13/09/01 - San Bonifacio (VR) - Diapositive degli «Amici della bicicletta»
 
 "Il danubio tedesco dalle sorgenti a Ratisbona", è il titolo della serata che si tiene a San Bonifacio. Stefano Gerosa e Mara Giarola proietteranno e commenteranno infatti diapositive sul tema. La proiezione si svolgerà al Parco dei Tigli di San Bonifacio, alle ore 20.30. Ingresso libero. Per informazioni telefonare al 045-6100018 (Battocchia Alessandro)
 
 
14/09/01 - Verona - Rete Radiè Resch
 
Rete Radiè Resch organizza un incontro di discussione per venerdì 14 settembre alle ore 21 alla Casa per la Nonviolenza, in via Spagna 8, a Verona.
 
 
15/09/01 - Verona - Riapre il Circolo Pink
 
Presso la sede del Circolo Pink di Verona (via Scrimiari 7), alle ore 16, COCKTAIL DI RIAPERTURA dopo la pausa estiva. Informazioni: 045 8065911
 
 
19/09/01 - Belfiore (VR) - Commercio equo e solidale / 2
 
Secondo incontro sul commercio equo e solidale organizzato presso il Centro parrocchiale «Gaudete» di Belfiore dal Gruppo missionario (ore 21). Aspetti pratici del commercio equo e solidale: dalla raccolta al prodotto finito, formazione del prezzo, organizzazione della rete distributiva… Ospiti: Luciano e Stefano dell’Associazione «EL CEIBO».
 
 
22/09/01 - Ronzano (BO) - IV festival Missionario: «Pianeta bambini» 

"Una collina in festa" - Centro Missionario dei Servi di Maria  - IV° Festival Missionario - 22-23 Settembre 2001: «PIANETA BAMBINI» a Bologna, Eremo di Ronzano. Programma: SABATO 22 SETTEMBRE: Ore 16 Seminario di approfondimento sul tema: FIGLI DEL BENESSERE E FIGLI DELLA POVERTA'. Relazionano: I bambini stranieri in Italia, tra emarginazione e integrazione Miriam Traversi, CD/Lei Minori che delinquono: punirli o rieducarli?Francesco Rosetti (magistrato). L'Eremo di Ronzano si trova a Bologna, via Gaibola 18. Per prenotazioni e informazioni: tel. 051-581443 - fax 051-333295. In caso di maltempo la festa avrà svolgimento al coperto. DOMENICA 23 SETTEMBRE - Ore 9.30 Tavola rotonda sul tema: I DIRITTI DEI BAMBINI: alla vita, all'ascolto, alla scuola, alla salute, al gioco…Partecipano:Rosetta Mazzone (Avvocata);Esoh Elamè (Esperto educazione interculturale); Eustachio Loperfido (Neuropsichiatra, presidente Associazione Casa sull'Albero); Maurizio Millo (Magistrato); Giuseppe Stoppiglia (Presidente Macondo);Nishu Varma (Scrittrice). Moderatore: Claudio Santini, giornalista. Ore 12.30 Eucaristia Seguirà, per chi lo desidera, il pranzo. Nel pomeriggio: Stands: Centro Missionario, Destinazione Chiapas, Emi, Commercio equo e solidale, Banca Etica, Associazione Amici di Ronzano ecc. Spuntini e rinfresco (tigelle , vino, bibite, gelati, caipirinha…) - Ore 16 Musiche e danze proposte dal complesso brasiliano "Nelson Machado Trio".

 

 
22/09/01 - Firenze - I cristiani e l'economia
 
La Famiglia Monastica della Fraternita' del Gesu' (Monaci di Lanuvio) e la Banca Etica invitano sabato 22 settembre, presso l'Auditorium della Chiesa dell'Arciconfraternita detta "de' Vanchettoni", in via Palazzuolo 17 a Firenze, dalle ore 10.30 alle ore 17.00 al convegno "Dacci oggi il nostro pane. I cristiani e l'economia". "Dacci oggi il nostro pane": inizia cosi' una preghiera che molti di noi recitano ogni giorno, ma pochi ne conoscono il profondo significato. Si chiede del pane, richiesta comune a gran parte delle preghiere di ogni popolo, ma lo si chiede per "noi" e soprattutto lo si chiama "il nostro pane", frutto quindi della nostra operosita' che tutti ci coinvolge nella collaborazione e nella solidarieta'. E' il pane quotidiano, non soltanto il pane di ogni giorno, ma il pane che basta, non di piu', ne' di meno se ne chiede. In questa frase e' racchiuso il concetto di economia della sobrieta' che emerge dal Vangelo. Oggi in un'economia dai magazzini sempre piu' stracolmi, sostenuta da una finanza sempre piu' sofisticata, il richiamo a "cio' che basta oggi" assume un significato dirompente. (Tratto da un testo di Francesco Grasselli, contenuto in "Ozio, lentezza e nostalgia", Emi, Bologna). Obiettivo di questo convegno e' quello di approfondire il rapporto tra il cristiano e l'economia, quella delle grandi scelte, quella di tutti i giorni. Due diversi livelli che pero' rimandano a un'unica visione del nostro modo di considerare la vita, il prossimo e le risorse che Dio ci ha messo a disposizione. Relatori: Luigi Ciotti, Gruppo Abele; Arturo Paoli, dei Piccoli Fratelli di Gesu'; Gino Barselli, "Nigrizia"; Elena Bartolini, biblista; Maria Grazia Misani, Cisl Lombardia; Tarcisio Benvenuti, famiglia monastica "Fraternita' del Gesu'"; Fabio Salviato, Banca Etica. Invitati (non confermata presenza): Enrico Chiavacci, Rosa Russo Iervolino.
Programma: - ore 10.30 - 13.00: Interventi dei singoli relatori (a seguire dibattito con il pubblico) - ore 13.00 - 14.30: Pausa pranzo - ore 14.30 - 17.00: Tavola rotonda con i relatori (a seguire dibattito con il pubblico). Chiusura del convegno.
Segreteria organizzativa: Marco Piccolo, presso Banca Etica, Piazzetta Forzate' 2, 35137 Padova, tel. 049/8771188, fax 049/664922, e-mail:mpiccolo@bancaetica.com Il primo Convegno organizzato da Banca Etica si e' svolto lo scorso anno a Lanuvio e la EMI ne ha pubblicato i risultati nel libro "Denaro e fede cristiana". (Centro di ricerca per la pace)
 
 
29 e 30 settembre 2001 - 1^ Festa della Rete Lilliput di Verona
 
 
29/09/01 - Mestre - Laboratorio didattico per insegnanti della scuola dell'obbligo
 
Sabato 29 settembre ore 15.00   PRESSO L'ECOISTITUTO DEL VENETO - VIALE VENEZIA, 7 MESTRE Laboratorio didattico per insegnanti della scuola dell'obbligo. L'urbanista Annamaria Caracristi e la responsabile del settore scuola di Legambiente Veneto Grazia Calcherutti, conducono, assieme ad un gruppo di max 20 insegnanti, un'esperienza di progettazione di interventi nel territorio volto a rendere più sicuri per i bambini e le bambine, e quindi fruibili in autonomia, i percorsi casa-scuola. Nella prima parte (all’Ecoistituto) vengono date indicazioni tecniche, legislative e metodologico-didattiche. Nella seconda parte, con l'architetto Alessandro Covatta (nelle strade e piste ciclabili tra via Cappuccina e v. Piave) si fanno osservazioni sul campo e si individuano possibili interventi migliorativi, a partire dalle indicazioni teoriche. Al termine (presso il Centro Civico di via Sernaglia), visione del CD-Rom e della mostra di Maristella Campello "Strade sicure - percorso casa-scuola". Per informazioni e iscrizioni 041.935.666 ore 17.00/18.00 E-mail info@ecoistituto.veneto.it
 
 
29/09/01 - Mestre - ECONOMIA NONVIOLENTA, AMBIENTE, SOCIETA' SOSTENIBILE E SOLIDALE
 
Sabato 29 settembre ore 15.00  MESTRE, VIA SERNAGLIA Convegno nazionale sul tema: ECONOMIA NONVIOLENTA, AMBIENTE, SOCIETA' SOSTENIBILE E SOLIDALE - CONTRIBUTI PER UNA "CARTA DI GAIA" . Intervengono: Nanni Salio, fisico, del Mov. Nonviolento - MIR, dirett. dell'Ecoistituto Piemonte - Idee ed esperienze di economia nonviolenta, Maurizio Meloni, della rivista AltrEconomia - rete di Lilliput - Contro le multinazionali, un’economia solidale, don Gianni Fazzini, coordinatore nazionale di Bilanci di Giustizia - Esperienze di sobrietà felice, Gianni Tamino, docente di biologia Università Padova - Dall’Ecologia all’Economia ecologica.
 
 
02/10/01 - Mestre - ATTUALITA' DELLA NONVIOLENZA NELLE LOTTE ALLE INGIUSTIZIE IN TUTTO IL PIANETA

Martedì 2 ottobre 2001 ore 18.00 - nascita di Gandhi (2-10-1869)   MESTRE, VIA SERNAGLIA , convegno su "ATTUALITA' DELLA NONVIOLENZA  NELLE LOTTE ALLE INGIUSTIZIE IN TUTTO IL PIANETA". Intervengono: Mao Valpiana, direttore della rivista Azione Nonviolenta; don Albino Bizzotto, dei "Beati i Costruttori di Pace", di ritorno dall’AfricaMarina Gavagnin, dell’Associazione El Fontego - Bottega del Mondo, illustra l’esperienza di una cooperativa di donne in Bangladeshcon proiezione di video originali su Gandhi; ore 20.00 - buffet vegetariano indiano (offerta libera a sostegno della Associazione El Fontego - Bottega del Mondo); ore 21.00 - proiezione del film Gandhi.

 
in primo piano
 
RICORDO DI DON LORENZO MILANI E DI ALDO CAPITINI
 
Una riflessione sul libro "I care ancora" curato da Giorgio Pecorini, edito dalla Emi di Bologna nel 2000, che riporta molti inediti di don Milani, e' fortemente legata al ricordo, nel libro testimoniato, del primo incontro tra il priore e Aldo Capitini, che avevo accompagnato a Barbiana, e alla collaborazione nelle quattro uscite del "Giornale scuola" che ne furono uno degli esiti. Nella folla dei fatti e delle idee che seguirono a quell'incontro, una convinzione, che nacque allora, mi e' stata sempre piu' confermata dalla lettura dei testi di don Milani e delle testimonianze di Pecorini, in questo e negli altri libri. Il cuore - secondo me - dell'impegno di vita, che il priore aveva scelto per se' e chiedeva agli amici o visitatori intellettuali di scegliere anche per loro, era quello di portare i poveri allo stato di cittadini, attraverso la disponibilita' e la padronanza dei mezzi culturali e politici che possedeva lui e i privilegiati come lui, gli intellettuali appunto. Don Lorenzo diceva scherzoso e sul serio che non si possono amare tutte le persone del mondo, ma soltanto quelle con cui entri in contatto lungo la vita. A una parte di queste persone, quella composta dai poveri, aveva deciso di dedicare le sue forze e il suo tempo per istruirli ed educarli. Poi, ai giovani che avessero voluto ascoltarlo, avrebbe consigliato di fare o l'insegnante o il sindacalista. Lui naturalmente non poteva fare altro che l'insegnante. Lo fece per tutta la sua vita di sacerdote cattolico, prima con la scuola serale di Calenzano, dopo con la scuola privata a tempo pieno di Barbiana. Per ottenere il risultato che voleva, accanto alla scuola, all'insegnamento orale, con tutti i suoi strumenti, che si procurava con la produzione autonoma o con l'aiuto degli amici, desiderava fare anche un giornale, anzi un giornale scuola, come voleva chiamarlo. Compito piu' complesso, specialmente a Barbiana, per i notevoli finanziamenti occorrenti e per i problemi della distribuzione. Aveva fatto proposte in giro, ne aveva abbozzato in appunti la forma e i contenuti. Un giornale di un foglio, con un solo articolo e il resto dello spazio dedicato a facilitare ai poveri la comprensione del testo, da tutti i punti di vista, lessicale, politico, storico, geografico, scientifico, ecc. Capitini, al quale don Milani suggeri' l'idea al termine di quel primo incontro a Barbiana nell'agosto del 1960, accolse l'invito e tornato in Umbria, con l'aiuto delle sinistre, riusci' a pubblicare quattro numeri del "Giornale scuola" e a diffonderne in tutta Italia 5000 copie per numero, con grande soddisfazione del Priore per l'impresa, fatta eccezione per il contenuto del quarto numero. Comunque il giornale fini' li' per interruzione dei finanziamenti, e nessuno l'ha piu' ripreso, che sappia io, almeno in Italia. L'incontro, quel giorno, non era cominciato nel migliore dei modi. Don Milani, che probabilmente conosceva poco di Capitini, al di la' della sua fama di antifascista e nonviolento, disse subito anche a lui quello che diceva a tutti. Gli intellettuali sono bravi a scriver libri, a scambiarseli, a lodarseli o criticarseli tra di loro, ma a nessuno stava a cuore quello che stava a cuore a lui: l'elevazione dei poveri a dignita' di cittadini. La scuola era insufficiente e respingeva i poveri invece che aiutarli. Partiti, sindacati, religioni li usavano senza educarli. I poveri di Barbiana e di tutto il mondo avevano bisogno di intellettuali che scendessero dalle loro cattedre e dedicassero la vita a loro. L'equivoco nasceva con gli intellettuali, che ritenevano sufficiente assolvere questo compito attraverso l'impegno politico, sindacale, scolastico, sacerdotale. Don Lorenzo aveva capito subito al suo arrivo a Calenzano come fosse inutile essere soltanto sacerdote per gente da secoli ignorante. Con la sua intelligenza e con l'angoscia della scoperta, senti' che se voleva essere il loro sacerdote doveva fornirli dei mezzi per capire quello che era e che diceva. Da questa consapevolezza maturo' la riflessione sullo stato di inferiorita' dei poveri anche come lavoratori e cittadini. E a Calenzano butto' fuori della parrocchia i biliardini e comincio' la scuola serale. Non era il primo a fare una cosa del genere. I vecchi socialisti di fine '800 e inizio '900 facevano campagne di alfabetizzazione. Don Milani nel 1950 mirava giustamente piu' in alto. Certamente per fare quello che faceva lui, oltre alla convinzione, occorreva un carisma, come puo' averlo un sacerdote, un insegnante, un amministratore, un politico, un sindacalista. Nessun sacerdote, nessun politico di sinistra, nessun sindacalista lo imito'. Isolato dalla destra, con la connivenza delle gerarchie ecclesiali, fu spedito in esilio a Barbiana, dove ricomincio' e questa volta a tempo pieno, ma sempre privatamente, volontariamente e gratuitamente. Capitini, dopo quattordici anni di educazione antifascista elargita a Perugia e in tutta Italia a singoli e gruppi, nel 1944, subito dopo la liberazione di Perugia, aveva fondato i C.O.S., assembee bisettimanali aperte a tutti, dove si educavano le persone al governo della cosa pubblica. I C.O.S. durarono fino al 1948, poi finirono per l'incomprensione delle sinistre italiane, avviate fin d'allora al declino burocratico. Quindi Capitini aveva le carte in regola per accogliere la proposta di don Milani. Il Priore capi', divennero amici, dalla comune scelta pacifista e nonviolenta usci' il documento esemplare per i giudici, la morte li colse a distanza di un anno l'uno dall'altro. Ancora oggi a me parrebbe prioritaria l'educazione dei poveri del terzo mondo, dal basso e a tempo pieno, come a Barbiana, e dei nostri ex-poveri, ma tuttora ignoranti come cittadini, con la scuola serale, come a Calenzano, e con i C.O.S. come a Perugia. A oltre trent'anni dalla loro morte, molti si avvicinano, rileggono o leggono per la prima volta le analisi e gli inviti di don Milani e di Capitini: come allora le risposte sono "bravo, bravi", ma pochi trovano la forza per un impegno parziale o totale nella messa in pratica del loro esempio e del loro insegnamento. Succede a loro quello che e' successo a tanti profeti nella storia del mondo, ma, come e' avvenuto per tutti, il seme caduto non sara' stato inutile.
[Siamo assai grati a Lanfranco Mencaroni per questo suo prezioso intervento. Lanfranco Mencaroni, amico e collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile animatore dell'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini, di cui cura in rete l'eccellente sito e un periodico di informazione e commento: "C O. S. in rete". Per contatti: e-mail: l.mencaroni@libero.it, sito: www.citinv.it/associazioni/ANAAC/. Giorgio Pecorini, giornalista, redattore e collaboratore di vari giornali e periodici, ha anche condotto inchieste televisive per la Rai e la Televisione svizzera. E' stato un fedele amico di don Milani, su cui ha scritto recentemente testi fondamentali. Opere di Giorgio Pecorini: oltre a vari saggi su riviste culturali e in volumi collettivi, ha pubblicato cinque libri: La suora - La monaca, Vallecchi, 1961; A messa coi carabinieri, La Locusta, 1968; Dizionario della scuola democratica, M edizioni, 1977; Il milite noto, Sellerio 1983; Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, 1996. Recentemente ha curato il volume: Lorenzo Milani, I care ancora, Emi, Bologna 2001.] (Centro di ricerca per la pace)

 
MASSMEDIA e TAM TAM vari
 
 
SITI DA VISITARE 
 
1) Agenzia giornalistica internazionale: www.fidest.net/
 
 
3) Genoa Social Forum: www.genoa-g8.org
 
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
 
5) Rivista "Nigrizia":  www.nigrizia.it
 

CARTA IN EDICOLA

Cari amici, come di consueto pensiamo di fare cosa utile segnalandovi i contenuti del nuovo numero di Carta settimanale, in edicola da venerdì 7 in tutta Italia. Per prima cosa, ci occupiamo della relazione di cinquanta cartelle con la quale i rappresentanti del Genoa social forum si presenteranno domani davanti alla Commissione parlamentare d'indagine sui fatti del G8; anticipiamo anche alcune delle informazioni contenute nelle relazioni dei servizi segreti sul movimento, come per esempio il fatto che esistono rapporti sulla delegazione italiana al Forum mondiale di Porto Alegre, nel febbraio scorso. A Isidoro Mortellaro, principale studioso italiano dell'argomento, abbiamo chiesto di analizzare il nuovo ruolo della Nato, alla vigilia del vertice di Napoli. Un ampio dossier, con ricerche originali di Ares 2000 sugli effetti sull'Italia e con una geografia mondiale, è dedicato ai paradisi fiscali, tema forte di Attac internazionale. Le università sul mercato è il tema di una inchiesta. Da Chianciano raccontiamo il primo caso di privatizzazione di un acquedotto. Il reportage di una "donna in nero" racconta la Palestina dell'apartheid. Ancora, una ampia discussione, con un intervento di Christophe Aguiton di Attac Francia, sui destini futuri del Genoa social forum.
Vi ricordiamo che sul sito www.carta.org inauguriamo un notiziario no stop sul movimento antiliberista, a fianco delle centinaia di testimonianze da Genova, del dibattito sul Gsf, del censimento dei Forum sociali italiani, ecc. (redazione Carta)
 
 
LIBRI.
LA FAME NEL MONDO SPIEGATA A MIO FIGLIO
DI JEAN ZIEGLER
 
Un libro: Jean Ziegler, La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche Editrice, Milano 1999. Questo nuovo pamphlet dell'illustre sociologo svizzero con uno stile insieme vivace e commosso analizza il più drammatico dei problemi attuali, e dimostra che gli esseri umani che a decine di milioni muoiono ogni anni di fame possono essere salvati, che la fame può essere debellata, che questa tragedia non è una fatalità, ma la conseguenza di un ordine ingiusto, di una rapina e una strage che uomini commettono a danno di altri uomini: di un selvaggio sterminio dei poveri che i ricchi pianificano ed eseguono. Sollecitato dalle domande di suo figlio Karim, Ziegler a sostegno della sua denuncia allinea con pignoleria dati statistici e fonti documentarie; fornisce spiegazioni rigorose; e rievoca incontri, figure, vicende di cui è stato diretto testimone; esamina fatti e concetti con la precisione dello studioso che ama la verità e la passione dell'uomo indignato dinanzi a tanta ingiustizia e violenza. Riportiamo qualche breve citazione dal libro. Lo sterminio: "La Fao stima siano state più di trenta milioni le persone morte per fame nel 1998. Nello stesso anno le persone che hanno sofferto di denutrizione grave e permanente sono stati più di 828 milioni. Si tratta di uomini, donne e bambini che, a causa della penuria di alimenti, hanno subìto lesioni irreversibili, e sono condannati a morire in un arco di tempo più o meno breve o a vegetare in un grave stato di handicap" (p. 11). Questa catastrofe non è fatale: "Il mondo, in base all'attuale stato della capacità produttiva agricola, potrebbe nutrire senza alcun problema più di dodici miliardi di esseri umani. Se la distribuzione degli alimenti fosse equa, tutto il mondo avrebbe da mangiare" (pp. 16-17). La diagnosi: "Principale responsabile della tragedia della denutrizione e della fame sul nostro pianeta è la distribuzione ineguale delle ricchezze. Un'ineguaglianza negativamente dinamica: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri" (p. 129). Cosa occorre fare: "Affermare l'autonomia dell'economia rispetto alla fame è un'assurdità o, peggio ancora, un crimine. Non si può delegare al libero mercato la lotta contro il flagello della fame. E' necessario assoggettare tutti i meccanismi dell'economia mondiale a questo fondamentale imperativo: vincere la fame e nutrire adeguatamente tutti gli abitanti del pianeta. Jean-Jacques Rousseau scriveva: "Tra il debole e il forte, è la libertà che opprime e la legge che libera". La libertà totale del mercato è sinonimo di oppressione, la legge è la prima garanzia della giustizia sociale. Il mercato mondiale ha bisogno di norme e deve essere soggetto alla volontà collettiva dei popoli. Lottare contro la massimizzazione del profitto come unico obiettivo dei soggetti che dominano il mercato, e contro l'accettazione passiva delle sue regole, è un imperativo urgente" (p. 136). Molti sono i temi esaminati nelle 140 pagine del libro: il potere neocoloniale e le guerre; le ambiguità e le aporie delle organizzazioni e degli interventi internazionali; la desertificazione ed i "profughi ecologici"; gli esiti disumani dell'ordine economico vigente; pagine di grande efficacia sono quelle sulla "arma alimentare", e quelle sulle bidonville. Un ricordo commosso è dedicato a Thomas Sankara. Ziegler formula anche una serie di proposte concrete, di emergenza e strutturali, evidenziandone altresì ambiguità, limiti e valenze. Il succo del libro è nell'invito a non considerare ineluttabile la fame, che è frutto dell'ingiustizia e della violenza: "nessuna vittima della fame è una vittima inevitabile". Il sociologo ginevrino è netto: "Niente, se non la brutale imbecillità di un regime strutturato in classi sociali preesistenti alla loro nascita, di ideologie discriminatorie, di privilegi difesi con la violenza, "giustifica" l'ineguaglianza vissuta dagli esseri umani". E l'ultima risposta del dialogo è quindi: "Va cambiato l'ordine omicida del mondo".
[Jean Ziegler, sociologo, docente, parlamentare svizzero, ha denunciato nelle sue opere i rapporti tra capitale finanziario, governi, poteri criminali, neocolonialismo, sfruttamento Nord/Sud. Opere di Jean Ziegler: Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto; I vivi e la morte; Le mani sull'Africa; Il come e il perché; La Svizzera lava più bianco; La Svizzera, l'oro e i morti (sulla perdurante complicità delle banche con la rapina nazista dei beni delle famiglie ebraiche sterminate); tutte presso Mondadori. La vittoria dei vinti, Sonda; Les seigneurs du crime, Seuil (contro le mafie); La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche]
 
 
OTTAVIO RAIMONDO: SENTINELLE DEL MATTINO
 
"Le Associazioni e le ONG hanno dimostrato di essere disposte al dialogo ma questo non deve diventare un modo per insabbiare le legittime richieste di chi vuole far sentire la propria voce. Ad esso devono seguire impegni concreti, e nel dopo G8 le associazioni e le ONG saranno "sentinelle del mattino" per verificare che le promesse fatte siano realmente mantenute". Accogliamo questa dichiarazione del Presidente della Focsiv sottolineando che e' importante "far sentire la propria voce" se questa e' la voce degli ultimi; che e' costruttivo "verificare", ma quando si guarda piu' in la', soprattutto. Anche a noi della Emi e della Emivideo piace definirci "sentinelle del mattino", convinti che l'eta' dell'oro non e' da ricercarsi nel passato ma nel futuro. Ai tempi di Roma l'eta' dell'oro, secondo Virgilio e una miriade di scrittori, era tornata grazie al potere di Augusto, al suo splendore e prestigio, accompagnata dai miti dell'Impero, della pace, della vittoria, della fede e dell'eternita'. L'Impero svelato, nel capitolo "Leggere l'Apocalisse nel suo contesto" denuncia "la natura menzognera e seduttrice" dei miti dell'Impero romano e, nel capitolo "Uscire dall'impero, oggi" presenta "i semi del nuovo nel guscio del vecchio". Ancora una volta un grazie a padre Alex Zanotelli che ha motivato l'Emi a pubblicare questo libro, e un augurio a chi, leggendolo, "riscoprira' la forza dell'Apocalisse per il nostro tempo". Un'altra novita' che la Emi, "sentinella del mattino", presenta, e': Scambiando s'impara. Fa parte di una serie di pubblicazioni che chiamiamo "Strumenti". Per l'Emi, questi "Strumenti" sono pennelli per disegnare un nuovo volto del mondo; vanghe che smuovono la terra per accogliere semi di speranza; leve per sollevare il pianeta e lanciarlo nel nuovo millennio, perche' sia un millennio di convivialita', il millennio della tenerezza. L'essere riusciti a far sperimentare l'esperienza della "Banca del tempo" a un gruppo di ragazzi nell'ambito scolastico e' un fatto di grande importanza di fronte al quale, ancora una volta, diciamo agli insegnanti e agli alunni delle scuole del comune di San Damiano d'Asti un grande grazie: anche voi siete "sentinelle del mattino". La continua richiesta di certi titoli dei quali e' uscita la ristampa e, in alcuni casi, l'edizione aggiornata, proprio in questi giorni, sembra ricordarci che le "sentinelle del mattino" crescono ogni giorno di piu', una schiera che trova nei libri e nella produzione Emivideo materiali e contenuti di grande interesse. Ricordiamo alcuni di questi titoli: Guida al consumo critico, Guida alla finanza etica, Lettera a un consumatore del Nord, Gruppi di acquisto solidali, Globalizzato sara' lei, L'economia giocata. Accanto ai libri, seppure con lentezza, aumenta la richiesta di videocassette. La piu' richiesta in questi giorni e' quella intitolata "Vandana Shiva". E se ognuno di noi, la' dove si trova, desse il suo contributo per la diffusione delle nostre pubblicazioni richiedendole alle librerie, proponendole alle biblioteche scolastiche e non, presentandole in occasione di mostre o banchetti di diffusione? Anche questo e' un modo, e non indifferente, di essere "sentinelle del mattino". (Padre Ottavio Raimondo e' il direttore della EMI, Editrice Missionaria Italiana). (Centro di ricerca per la pace)
 
 
MI PROPONGO
 
Spett.le Associazione, sono Piergiorgio Pescali, un fotoreporter che collabora con giornali e con riviste in Italia e all'estero su temi inerenti all'Asia. (attualmente una serie di articoli sull'Afghanistan sono pubblicati sul Manifesto, su riviste asiatiche (FEER, Asian Times, etc) e sul settimanale di Repubblica). Vorrei sapere se sareste interessati ad una collaborazione tramite interventi e proiezioni di diapositive in dissolvenza su titoli di attualità (no turismo). Gli slide-show, premiati in diversi concorsi internazionali in Giappone, USA, Russia, e in Europa e proiettati anche in Università e Associazioni Culturali del settore, durano tra i 20 e i 30 minuti, a cui sarà possibile far succedere un dibattito col pubblico.
In particolare potrei proporre i seguenti incontri:
1) Cambogia - Da Pol Pot a Hun Sen: un popolo allo sbando
2) Laos, la terra incantata
3) Transiberiana - Viaggio tra la nuova e la vecchia Russia
4) Giappone - Aspettando "Japan 2002"
5) Corea del Nord - Un paese all'insegna di Kim
6) Afghanistan - L'indignazione di un popolo
7) Cina, Repubblica Popolare Capitalista
8) Macao e Hong Kong - due colonie, due culture
9) Repubblica di Tuva - La riconquista della cultura nomade
10) Indonesia - Un arcipelago in fermento
11) Malesia e Singapore - Capitalismo all'asiatica
Piergiorgio Pescali - 339 455 1575 - fax 035 890037 ppg.yh@uninetcom.it
 
 
CHI MI AIUTA A RACCONTARE LA MACEDONIA?
 
E' possibile un'autogestione dell'informazione? Fuori dai canali commerciali tradizionali? E' possibile finanziare l'informazione indipendente? Ecco una buona occasione per verificarlo. Da piu' di un mese sto pensando e progettando di andare a Skopje in Macedonia. Non per occuparmi di fare resoconti su come procede l'intervento della Nato. Non per andare nelle zone pericolose. Non per occuparmi della raccolta delle armi o degli scontri militari, politici  o internazionali. Ma per fare un resoconto di cosa accade nella quotidianita' di una citta' come  Skopje. Per incontrare persone, verificare possibili affinita', condividere esperienze. E raccontare tutto questo. Sto cercando di realizzare e finanziare questo progetto.
Chi vuole contribuire puo' inviare un contributo a: Giorgio Viali - Via Magellano 23/I - 36071 Arzignano (VI) . Via posta o posta prioritaria o raccomandata. Per ulteriori Informazioni: mail: viali@altavista.com tel: 0444 450843

INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI

 
Mors tua, vita mea
di Gad Lerner

"La guerra di religione, la guerra delle appartenenze, si conferma come il più terribile fattore di disgregazione dell'età contemporanea". Sempre meno palestinesi contro israeliani, sempre più arabi contro ebrei: questo è il terribile salto di qualità del conflitto in corso nel Medio Oriente.
La guerra si è trasformata da patriottica in religiosa, l'appartenenza all'uno o all'altro popolo prevale su qualsiasi possibile sensibilità comune. Certo, già negli anni trenta del secolo scorso c'era chi metteva le bombe ai mercati frequentati dall'altro popolo, chi se la prendeva con i civili inermi. Ma la contesa, anche la più aspra, riguardava la definizione di confini, la salvaguardia di diritti civili e libertà di culto. Si rischiava la morte in difesa della propria causa, ma non si sceglieva mai il suicidio militante quale benefico martirio, imbottiti di tritolo per sterminare il maggior numero possibile di appartenenti alla comunità nemica.
Questa involuzione non solo rende sempre più difficile separare le ragioni dai torti degli opposti contendenti, ma sembra fatta apposta per disorientare le loro leadership. Arafat e Sharon sono due coetanei abituati da una vita a farsi la guerra, ma si è sempre trattato di una guerra convenzionale, fatta di scontri sui confini, calcoli diplomatici, guerriglia sul territorio nemico, episodi di pulizia etnica, invasioni e ritirate.
Sembrerà paradossale, ma sono sicuro che i due falchi mediorientali oggi provano nostalgia per quella guerra tradizionale della quale erano diventati esperti condottieri. Non a caso Sharon ha cercato di coinvolgere la Siria nel conflitto: è più facile misurare le forze con un esercito in divisa che con una popolazione ribelle che vive sugli stessi tuoi territori. Non a caso Arafat soffre di un evidente ridimensionamento della sua leadership: tornano a prevalere i clan territoriali, come nella preistoria del movimento palestinese.
Da questo punto di vista, l'attuale situazione somiglia molto a quella della Palestina di prima del 1948, cioè di prima della nascita dello stato israeliano. Lo verificherà facilmente chiunque legga lo straordinario libro dello storico "revisionista" israeliano Benny Morris, appena tradotto in italiano (Vittime, editore Rizzoli). All'epoca non esistevano zone interamente abitate da ebrei e altre interamente abitate da palestinesi. Dunque gli scontri potevano scoppiare improvvisamente dappertutto, perfino nel cuore delle città più importanti, da Gerusalemme, a Jaffa, a Haifa. Oggi è di nuovo così. Nessuno può illudersi di allontanare la guerra da casa propria, la minaccia incombe dovunque, ogni strada d'Israele o di Cisgiordania può essere sede di un agguato, i figli possono essere bersaglio di proiettili vaganti, o sequestrati e linciati mentre vanno a spasso da soli. È inevitabile, quando a combattersi sono popolazioni che coabitano mescolate tra di loro, sospinte da decenni d'odio a reputarsi incompatibili.
Il mors tua, vita mea spiega anche le prese di posizione degli intellettuali pacifisti israeliani che tanto stupore hanno suscitato in Italia, fra i loro devoti seguaci. Com'è possibile, ci si è chiesti, che David Grossman, Amos Oz, Avraham Yehoshua, da sempre critici nei confronti dell'intransigenza militarista israeliana, proprio loro che hanno saputo infrangere il tabù del palestinese come nemico eterno, oggi si schierino dalla parte di Sharon e attribuiscano ad Arafat la colpa del fallimento della pace?
Non sono impazziti, questi intellettuali. Non è che di colpo si sono innamorati di Sharon, cioè dell'uomo contro cui guidarono le manifestazioni pacifiste degli anni ottanta. Semplicemente tornano a sentire minacciata, dall'irriducibilità del nemico, la propria stessa esistenza. E anche per loro, come per chiunque altro, l'esistenza viene al primo posto.  La guerra di religione, la guerra delle appartenenze, si conferma così come il più terribile fattore di disgregazione dell'età contemporanea, cioè dell'età in cui siamo destinati a convivere tra diversi.
Copyright © NIGRIZIA

PINO MARTINEZ: NON DIMENTICHIAMO PADRE PUGLISI

Il 15 settembre del 1993 i fratelli Graviano, boss mafiosi del quartiere Brancaccio, e i loro killer, ponevano fine nel modo piu' crudele alla vita terrena di padre Pino Puglisi. Il Comitato Intercondominiale ancora oggi vuole essere testimone coerente di quella esperienza, svolta fianco a fianco al parroco di San Gaetano, anche attraverso il ricordo di quanto insieme abbiamo fatto in quel quartiere fortemente condizionato dal potere politico-mafioso, con il nostro sito web: www.angelfire.com/journal/puglisi Con l'approssimarsi della ricorrenza della sua morte ci sembra giusto rendervi partecipi della nostra volonta' di costituirci "parte civile" nei confronti dei Graviano e dei loro killer che il 29 giugno del 1993, due mesi e mezzo prima dell'omicidio di padre Puglisi, hanno dato fuoco alle porte delle abitazioni di tre componenti del nostro comitato (Romano, Guida, Martinez) per intimidirci ed indurci a porre termine al nostro impegno civile svolto con la collaborazione del nostro parroco. Presenteremo la nostra costituzione di "parte civile" in occasione del dibattimento processuale fissato per il 23 ottobre di quest'anno. Ci sembra il modo piu' giusto e coerente per ricordare e continuare il nostro impegno nel nome di padre Puglisi, un uomo che non ha esitato ad esporsi in prima persona per salvare noi. Il nostro sito web e' stato aggiornato in ragione anche di questi ultimi eventi (costituzione di parte civile) e chi lo vorra' potra' scaricare un video di circa 6 minuti che riguarda l'ultima messa di prima comunione officiata da padre Puglisi. [Ringraziamo Pino Martinez per questo intervento. Pino Martinez fa parte dell'Associazione Intercondominiale Quartiere Brancaccio, che prosegue a Palermo la lotta di don Giuseppe Puglisi. Per contatti: martingiusep@inwind.it Giuseppe Puglisi, sacerdote cattolico, dal 1990 alla guida della parrocchia di san Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, un quartiere dominato dal potere mafioso. Dal 1990 al 1993 un impegno sereno e inflessibile per i diritti e la dignità per aiutare chi ha bisogno e promuovere la civile convivenza. La sera del 15 settembre 1993, mentre rincasava, con un colpo di pistola alla tempia un killer mafioso lo uccide. Opere su Giuseppe Puglisi: F. Anfossi, Puglisi. Un piccolo prete tra i grandi boss, Edizioni Paoline, Milano 1994; F. Deliziosi, 3  P . Padre Pino Puglisi. La vita e la pastorale del prete ucciso dalla mafia, Edizioni Paoline, Milano 1994; Saverio Lodato,Dall'altare contro la mafia. Inchiesta sulle chiese di frontiera, Rizzoli, Milano 1994. Segnaliamo anche i contributi (molto interessanti) pubblicati in "Una città per l'uomo", nel fascicolo 4/5 dell'ottobre 1994 e nel fascicolo 1/2 dell'aprile 1995] (Centro di ricerca per la pace)

«Cari giovani, sappiate dire no alla mediocrità»

È stato diffuso nei giorni scorsi il messaggio di Giovanni Paolo II in vista della XVII Giornata mondiale della gioventù, che verrà celebrata a Toronto nel luglio del 2002. Il tema scelto per l'appuntamento nella città canadese, che ha raccolto l'eredità di Roma 2000, è la frase del Vangelo di Matteo «Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo». A partire da qui il Papa invita i giovani a «evitare la mediocrità e il conformismo» per fare davvero della fede una scelta capace di dare pienezza a tutta l'esistenza.

"Voi siete il sale della terra...
Voi siete la luce del mondo"
(Mt 5, 13-14)

Carissimi giovani!
1.
Nella mia memoria resta vivo il ricordo dei momenti straordinari che abbiamo vissuto insieme a Roma, durante il Giubileo dell'Anno 2000, allorché siete venuti in pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. In lunghe file silenziose avete varcato la Porta Santa e vi siete preparati a ricevere il sacramento della Riconciliazione; nella veglia serale e nella Messa del mattino a Tor Vergata avete poi vissuto un'esperienza spirituale ed ecclesiale intensa; rafforzati nella fede, avete fatto ritorno a casa con la missione che vi ho affidato: divenire, in quest'aurora del nuovo millennio, testimoni coraggiosi del Vangelo.
L'evento della Giornata Mondiale della Gioventù è diventato ormai un momento importante della vostra vita, come pure della vita della Chiesa. Vi invito dunque a cominciare a prepararvi alla XVII edizione di questo grande evento, che vedrà la sua celebrazione internazionale a Toronto, in Canada, nell'estate del prossimo anno. Sarà una nuova occasione per incontrare Cristo, rendere testimonianza della sua presenza nella società contemporanea e diventare costruttori della «civiltà dell'amore e della verità».
2. «Voi siete il sale della terra... voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14): questo è il tema che ho scelto per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Le due immagini del sale e della luce utilizzate da Gesù sono complementari e ricche di senso. Nell'antichità, infatti, sale e luce erano ritenuti elementi essenziali della vita umana.
«Voi siete il sale della terra...». Una delle funzioni primarie del sale, come ben si sa, è quella di condire, di dare gusto e sapore agli alimenti. Quest'immagine ci ricorda che, mediante il battesimo, tutto il nostro essere è stato profondamente trasformato, perché «condito» con la vita nuova che viene da Cristo (cfr Rm 6,4). Il sale, grazie al quale l'identità cristiana non si snatura, anche in un ambiente fortemente secolarizzato, è la grazia battesimale che ci ha rigenerati, facendoci vivere in Cristo e rendendoci capaci di rispondere alla sua chiamata ad «offrire i [nostri] corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rm 12,1).
Scrivendo ai cristiani di Roma, san Paolo li esorta ad evidenziare chiaramente il loro modo diverso di vivere e di pensare rispetto ai contemporanei: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).
Per lungo tempo il sale è stato anche il mezzo abitualmente usato per conservare gli alimenti. Come sale della terra, siete chiamati a conservare la fede che avete ricevuto e a trasmetterla intatta agli altri. La vostra generazione è posta con particolare forza di fronte alla sfida di mantenere integro il deposito della fede (cfr 2 Ts 2,15; 1 Tm 6,20; 2 Tm 1,14). Scoprite le vostre radici cristiane, imparate la storia della Chiesa, approfondite la conoscenza dell'eredità spirituale che vi è stata trasmessa, seguite i testimoni e i maestri che vi hanno preceduto! Solo restando fedeli ai comandamenti di Dio, all'Alleanza che Cristo ha suggellato con il suo sangue versato sulla Croce, potrete essere gli apostoli ed i testimoni del nuovo millennio. È proprio della condizione umana e, in particolar modo, della gioventù, cercare l'Assoluto, il senso e la pienezza dell'esistenza. Cari giovani, nulla vi accontenti che stia al di sotto dei più alti ideali! Non lasciatevi scoraggiare da coloro che, delusi dalla vita, sono diventati sordi ai desideri più profondi e più autentici del loro cuore. Avete ragione di non rassegnarvi a divertimenti insipidi, a mode passeggere ed a progetti riduttivi. Se conservate grandi desideri per il Signore, saprete evitare la mediocrità e il conformismo, così diffusi nella nostra società.
3. «Voi siete la luce del mondo...». Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto!
La luce di cui Gesù ci parla nel Vangelo è quella della fede, dono gratuito di Dio, che viene a illuminare il cuore e a rischiarare l'intelligenza: «Dio che disse: "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse anche nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo» (2 Cor 4,6). Ecco perché le parole di Gesù assumono uno straordinario rilievo allorché spiega la sua identità e la sua missione: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). L'incontro personale con Cristo illumina di luce nuova la vita, ci incammina sulla buona strada e ci impegna ad essere suoi testimoni. Il nuovo modo, che da Lui ci viene, di guardare al mondo e alle persone ci fa penetrare più profondamente nel mistero della fede, che non è solo un insieme di enunciati teorici da accogliere e ratificare con l'intelligenza, ma un'esperienza da assimilare, una verità da vivere, il sale e la luce di tutta la realtà (cfr Veritatis splendor, 88).
Nel contesto attuale di secolarizzazione, in cui molti dei nostri contemporanei pensano e vivono come se Dio non esistesse o sono attratti da forme di religiosità irrazionali, è necessario che proprio voi, cari giovani, riaffermiate che la fede è una decisione personale che impegna tutta l'esistenza. Il Vangelo sia il grande criterio che guida le scelte e gli orientamenti della vostra vita! Diventerete così missionari con i gesti e le parole e, dovunque lavoriate e viviate, sarete segni dell'amore di Dio, testimoni credibili della presenza amorosa di Cristo. Non dimenticate: «Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio» (Mt 5,15)!
Come il sale dà sapore al cibo e la luce illumina le tenebre, così la santità dà senso pieno alla vita, rendendola riflesso della gloria di Dio. Quanti santi, anche tra i giovani, annovera la storia della Chiesa! Nel loro amore per Dio hanno fatto risplendere le proprie virtù eroiche al cospetto del mondo, diventando modelli di vita che la Chiesa ha additato all'imitazione di tutti. Tra i molti basti ricordare: Agnese di Roma, Andreas di Phú Yên, Pedro Calungsod, Giuseppina Bakhita, Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati, Marcel Callo, Francisco Castelló Aleu o ancora Kateri Tekakwitha, la giovane irochese detta «il giglio dei Mohawks». Prego il Dio tre volte santo che, per l'intercessione di questa folla immensa di testimoni, vi renda santi, cari giovani, i santi del terzo millennio!
4. Carissimi, è tempo di prepararsi per la XVII Giornata Mondiale della Gioventù. Vi rivolgo uno speciale invito a leggere e ad approfondire la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che ho scritto all'inizio dell'anno per accompagnare i battezzati in questa nuova tappa della vita della Chiesa e degli uomini: «Un nuovo secolo, un nuovo millennio si aprono alla luce di Cristo. Non tutti però vedono questa luce. Noi abbiamo il compito stupendo di esserne il "riflesso"» (n. 54).  Sì, è l'ora della missione! Nelle vostre diocesi e nelle vostre parrocchie, nei vostri movimenti, associazioni e comunità il Cristo vi chiama, la Chiesa vi accoglie come casa e scuola di comunione e di preghiera. Approfondite lo studio della Parola di Dio e lasciate che essa illumini la vostra mente ed il vostro cuore. Traete forza dalla grazia sacramentale della Riconciliazione e dell'Eucarestia. Frequentate il Signore in quel «cuore a cuore» che è l'adorazione eucaristica. Giorno dopo giorno, riceverete nuovo slancio che vi consentirà di confortare coloro che soffrono e di portare la pace al mondo. Sono tante le persone ferite dalla vita, escluse dallo sviluppo economico, senza un tetto, una famiglia o un lavoro; molte si perdono dietro false illusioni o hanno smarrito ogni speranza. Contemplando la luce che risplende sul volto di Cristo risorto, imparate a vostra volta a vivere come «figli della luce e figli del giorno» (1 Ts 5,5), manifestando a tutti che «il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5,9).
5. Cari giovani amici, per tutti coloro che possono l'appuntamento è a Toronto! Nel cuore di una città multiculturale e pluriconfessionale diremo l'unicità di Cristo Salvatore e l'universalità del mistero di salvezza di cui la Chiesa è sacramento. Pregheremo per la piena comunione tra i cristiani nella verità e nella carità, rispondendo all'invito pressante del Signore che desidera ardentemente «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,11).
Venite a far risuonare nelle grandi arterie di Toronto l'annuncio gioioso di Cristo che ama tutti gli uomini e porta a compimento ogni segno di bene, di bellezza e di verità presente nella città umana. Venite a dire davanti al mondo la vostra gioia di aver incontrato Cristo Gesù, il vostro desiderio di conoscerlo sempre meglio, il vostro impegno di annunciarne il Vangelo di salvezza fino agli estremi confini della terra! I vostri coetanei canadesi si preparano già ad accogliervi con calore e grande ospitalità, insieme ai loro vescovi e alle autorità civili. Per questo li ringrazio fin d'ora vivamente. Possa questa prima Giornata Mondiale dei Giovani all'inizio del terzo millennio trasmettere a tutti un messaggio di fede, di speranza e d'amore! La mia benedizione vi accompagna, mentre a Maria, Madre della Chiesa, affido ciascuno di voi, la vostra vocazione e la vostra missione. (segnalato da Francesca Aldegheri)

Berlusconate fiscali

Due noti "quotidiani marxisti leninisti" (il «Corriere della Sera» e il «Sole 24 Ore») evidenziano le incongurenze del governo Berlusconi. (segnalazioni di Paolo Veronese)

Non basta dire tagliamo le tasse di Sanvatore Bragantini

 (Corriere della Sera, 6 settembre 2001) E' naturale che una maggioranza si dia da fare per attuare il proprio programma; è ancor più ovvio che ciò avvenga quando i seggi parlamentari a disposizione fanno pensare a una lunga durata della legislatura. C' è però un vincolo al quale la voglia di cambiamento, per quanto forte sia la maggioranza, si deve comunque attenere: il perseguimento dell' interesse generale. Se una corretta percezione di questo inducesse ad una revisione, essa dovrebbe avvenire, quali che siano state le promesse elettorali. Le prime mosse pratiche dell' esecutivo, invece, danno adito a alcuni dubbi. Sono numerosi gli esempi di questa sindrome, cioè di cambiamenti (già in atto o agitati nella discussione), dei quali non è affatto chiara l' utilità. Mi soffermerò su un solo aspetto, quello fiscale, dove è in arrivo una vera rivoluzione: dall' abolizione totale dell' imposta di successione (già praticamente annullata dalla maggioranza precedente), alla Tremonti bis, dalla graduale scomparsa dell' Irap, alla Dit, eccetera. Domanda semplice: è più importante, per le imprese come per i cittadini, pagare un po' di tasse in meno, oppure lavorare e vivere in un Paese nel quale l' amministrazione pubblica funziona bene, magari proprio grazie ad un uso saggio degli incassi fiscali? Un governo che intenda davvero privilegiare la «cultura del fare» deve curare al meglio il funzionamento dei meccanismi dell' amministrazione pubblica e non disfare tutto per principio: è possibile, anche statisticamente, che sia proprio tutto da buttare? Le scelte politiche sono certamente sovrane, ma esse vanno fatte sapendo che uno dei prerequisiti dello sviluppo economico è la stabilità del quadro di riferimento: le imprese non possono pianificare con un sistema normativo sempre in movimento. Eppure è proprio questo un antico vizio nostrano, se già Dante inveiva contro Firenze: «...che fai tanto sottili/provedimenti ch' a mezzo novembre/non giugne quel che tu d'ottobre fili». Agli imprenditori italiani non interessa tanto sapere se domani dovranno pagare le tasse come ha voluto Visco o come vorrà Tremonti, quanto non dover continuamente rifare i conti sconvolgendo le ipotesi base. E ciò a parte ogni considerazione sulla coerenza delle misure proposte con decenni di studi e discussioni, che non si possono semplicemente ignorare sol perché la maggioranza è «blindata»; mi riferisco anzitutto al capitale errore di chi pensa che la riduzione delle imposte generi tanta crescita da assorbire lo sconto fiscale (responsabile dei buchi di bilancio dell' era Reagan), ma anche alla cronica scarsità del capitale di rischio cui Dit e Irap intendevano rimediare, alla indispe nsabilità dell' imposta di successione in un sistema che si dica liberale, e infine alla tanto pubblicizzata rigidità nella struttura dell' offerta in Italia che, con la riedizione della «Tremonti», rischia di privilegiare oltre misura i produttori tedeschi di macchine utensili (o addirittura di auto), come da tempo predica, inascoltato, Marcello De Cecco. Se davvero così tanti vincoli frenano la nostra offerta industriale, rimuoviamoli, e solo dopo ridiamo fiato alla domanda, altrimenti arricch iremo solo la Renania-Westfalia, che non ci ringrazierà. Per restare alla prospettiva delle imprese in tema di tasse, una sforbiciata alle aliquote è assai meno importante di altre cose; per esempio, sapere se per le società quotate la definizione del carico fiscale potrà avvenire in due piuttosto che in cinque anni, o se il diritto d' interpello potrà funzionare bene. Su altri temi: alle imprese serve un sistema di infrastrutture di trasporto tali da ridurre la necessità di centri di stoccaggio dei prodotti, o poter contare sulla definizione rapida dei procedimenti civili o penali, in linea con i Paesi europei nostri principali concorrenti, e così via. Val bene la pena, allora, di lasciare immutata l'Irpeg se ciò consentisse questi benefici, che vogliono dire molto di più in termini di redditi. In sintesi, l' infrastruttura più importante di un Paese è la sua amministrazione pubblica: nella prospettiva di un' impresa che voglia pianificare il proprio sviluppo, è importante veder funzionare bene questa infrastruttura, assai più di quanto lo sia la possibile riduzione del carico fiscale (soprattutto se ci sono motivi per esprimere dubbi sulla sostenibilità, nel quadro europeo, di tale riduzione). Quando poi si osserva la cosa dal punto di vista degli interessi collettivi - che non coincidono necessariamente con quelli di una organizzazione sindacale chiamata Confindustria - il quadro è ancora più chiaro: la fibra civile di un Paese la si vede nel funzionamento delle sue strut ture collettive, in primis nel suo sistema di istruzione pubblica, non nel tasso marginale d' imposta. Certo, abbassare le tasse porta consensi nel breve periodo, mentre sarebbe impopolare e duro riuscire a migliorare l' infrastruttura pubblica come sopra definita. Ma è questo che serve al Paese, che non si può permettere gli errori del duo Reagan-Stockman col debito pubblico che si ritrova. C'è bisogno, invece, di incentivare in maniera strutturale e irreversibile le imprese italiane a restare tali, a non emigrare a Timisoara, dove le ragazze sembrano allegre, ma forse la certezza del diritto non è così granitica; c' è bisogno, soprattutto, di lavorare per far vivere tutti gli italiani, imprenditori e pensionati, studenti e artigiani, poveri e ricchi, in un Paese migliore.

 
 
Tremonti pronto a licenziare Romano. Fisco, sarà sostituito il capo dell’Agenzia
 

(Il Sole 24 Ore, 2 settembre 2001) ROMA - Si profila un avvicendamento ai vertici della macchina del Fisco: il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, avrebbe deciso di sostituire l’attuale direttore dell’agenzia delle Entrate, Massimo Romano, con Raffaele Ferrara, responsabile dell’ufficio legale e finanza alle Fs. L’intenzione del ministro sarebbe stata già comunicata allo stesso Romano dal capo di gabinetto all’Economia, Enzo Fortunato. Per la sostituzione di Romano (chiamato a Roma dall’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco) si profila il ricorso al meccanismo dello spoil system previsto per i massimi dirigenti pubblici, anche se l’incarico di direttore dell’Agenzia è di natura privatistica e legato al raggiungimento di determinati risultati.  Romano era stato nominato alla guda dell'agenzia delle Entrate dall'ex ministro delle Finanze, Ottaviano Del Turco. In precedenza Vincenzo Visco lo aveva invece chiamato alla guida del dipartimento delle Entrate al posto di Giuseppe Roxas.Con un passato da ufficiale della Guardia di Finanza e di ispettore del Secit, Massimo Romano è considerato tra i principali artefici del risanamento della macchina fiscale e dei risultati raggiunti negli anni scorsi sul versante delle entrate fiscali. Proprio in relazione a questi risultati il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lo aveva insignito dell'onorificenza istituita per premiare le persone che maggiormente hanno contribuito all'ingresso nell'Euro. (...) Il cambio al vertice dell'agenzia delle Entrate arriverebbe in un periodo ancora critico per le agenzie fiscali e l'intera struttura del Ministero: la stessa Corte di Conti ha segnalato i rischi connessi (...) mettendo l'accento su possibili divaricazioni di obiettivi, interferenze nell'autonomia gestionale e sull'adeguato esercizio delle funzioni di vigilanza.

 
 
DA DURBAN UNA SPERANZA PER L'AFRICA
 
Ormai e' storia; il Sud Africa sta tracciando la via maestra per ridare speranza al continente africano e non solo. Non e' l'ennesima speranza ma e' realta' sorretta dai fatti. Il percorso viene da lontano: da Gandhi, per esempio, che ha iniziato qui le sue lotte di liberazione. E queste lotte sembrano non aver avuto pausa: la sconfitta politica dell'apartheid, quella legale delle multinazionali farmaceutiche ed ora l'abolizione totale di ogni forma di razzismo con la richiesta di risarcimento degli orrori compiuti con  la schiavitu' ed il colonialismo. Quest'ultima richiesta viene dalla Conferenza sul razzismo, promossa dalle Nazioni Unite, che sta avendo luogo, in questi primi giorni di settembre, a Durban in Sud Africa.  In realta' la cosa ha avuto una modesta eco solo ora, in occasione di un Meeting internazionale, ma e' stata accuratamente preparata dal 22 al 24 gennaio a Dakar - Senegal in occasione di una Conferenza promossa dall'Organizzazione per l'Unita' Africana (OUA) sempre contro il razzismo. Il documento finale, che ha trovato l'unanimita' dei capi di stato africani, afferma che il mercato degli schiavi e' stato una tragedia senza precedenti nella storia dell'umanita' e che si e' abbattuta particolarmente contro l'Africa, e prosegue invitando la comunita' internazionale a riconoscere pienamente le ingiustizie praticate dallo schiavismo, dal colonialismo e dall'apartheid, tutte forme istituzionali di violazione dei diritti fondamentali. Tra i moltissimi misfatti compiuti dal colonialismo viene ricordata, tra le altre, l'occupazione belga del Congo. Tra il 1880 ed il 1920 fu compiuto un vero e proprio olocausto nel Congo con milioni di morti. Il documento di Dakar termina con la richiesta di compensazione che secondo il diritto internazionale trova legittimita' in un precedente caso di 200.000 ebrei schiavizzati dal regime nazista; recentemente, i diretti o i discendenti, hanno avuto un qualche risarcimento. Prima la schiavitu' e poi il colonialismo hanno, senza ombra di dubbio, devastato la dignita' e l'economia continentale, ma solo gli ingenui possono pensare che le colpe stanno tutte a nord del mar Mediterraneo. Ancor oggi i dittatori presenti nella Regione dei Grandi Laghi, solo per rimanere nell'esempio, compiono brutalita' non inferiori agli ex-coloni. Uno di questi, Paul Kagame, autoproclamatosi Presidente del Rwanda, capo delle forze armate e quant'altro, ha giustamente alzato la voce a Durban contro le nazioni europee ree di aver diviso i popoli africani. Il Belgio in particolare, afferma Kagame, ha responsabilita' sino al genocidio rwandese del 1994. E' tutto vero ma non dimentichiamo che il suo Rwanda sta partecipando, con gli alleati anglofoni, Burundi ed Uganda,  alla conquista della Repubblica Democratica del Congo, causando una tragedia non inferiore al genocidio rwandese o ai massacri perpetrati dai belgi. La sistematica violazione dei diritti umani nelle prigioni rwandesi non ha eguali al mondo. Non solo. Kagame accusa l'Europa ma si guarda bene dall'attaccare gli Stati Uniti ove e' stato preparato in una Scuola Militare gia' soprannominata "fucina di dittatori". E' normale che la richiesta di risarcimento non abbia trovato ne' astenuti ne' contrari in sede OUA ma qui si ripropongono gli stessi problemi, in parte risolti dalla buona legge italiana, pur essendo ancora in attesa di applicazione, sulla cancellazione del debito estero. Quali Paesi devono essere risarciti, a quanto ammonta il risarcimento, quali garanzie di utilizzo del denaro; ed ancora: verra' favorito uno sviluppo umano sostenibile, o un ennesimo commercio di armi e un arricchimento delle classi dirigenti di alcuni Paesi africani che perpetuano un neo-colonialismo? Il problema e' drammatico in quanto il 39% di questi paesi e' governato da sistemi manifestamente antidemocratici. Una risposta politica, questa volta, potrebbe arrivare indirettamente dal presidente della Commissione Europea Romano Prodi. In occasione della consegna del Premio Internazionale Viareggio Versilia affermo' che "Sostenere con coraggio e con investimenti le classi dirigenti africane che mostrano sensibilita' democratica e' un atto di lungimiranza politica. Impedire il commercio delle armi pesanti e leggere con il Sud del Mondo e fermare le "guerre canaglie" e' la via per scrivere un progetto di pace. Avviare progetti che rimettano in piedi l'economia di questi paesi come il programma "Everything but arms" (tutto eccetto le armi), che ha aperto in modo unilaterale i nostri mercati alle produzioni provenienti dai 49 Paesi piu' poveri del mondo, e' indicare la strada dello sviluppo e della pace". Era impensabile, negli anni '80, durante gli anni della malacooperazione italiana, sentire interventi cosi' puntuali. Ma il pericolo non e' cessato. Di tutt'altro avviso, infatti, e' l'attuale Presidente della Camera Pierferdinando Casini che in una intervista rilasciata al sottoscritto, durante l'ultima edizione di "Civitas - Salone del nonprofit", ha dichiarato di voler innanzitutto salvaguardare i posti di lavoro in patria e che non e' all'ordine del giorno dell'attuale governo un ridimensionamento dell'export di armi leggere. Eccezion fatta per gli Stati nord-europei relativamente coinvolti nel periodo coloniale, dagli altri Stati burocratici, protezionisti, ex-colonialisti, armati e sovrani non c'e' da aspettarsi una politica unilaterale, e senza l'aiuto di altre Organizzazioni sovranazionali sara' impensabile ogni forma di compensazione, cancellazione del debito e di buona cooperazione allo sviluppo. Cosa fare allora? Attraverso l'ONU che e' l'unico organismo deputato a tale politica e che non casualmente ha promosso la Conferenza di Durban, si puo' proseguire la proposta del presidente della Commissione Europea aiutando subito i Paesi impoveriti che, secondo i diversi rapporti ONU (dall'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite al Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Umano) dimostrano un'attenzione democratica. Cancellare quindi il debito estero e fornire credito o compensazione vincolata a soddisfare i bisogni essenziali delle popolazioni. Per i Paesi in transizione si congelano semplicemente i fondi che potrebbero essere utilizzati, nel frattempo, dalle stesse Agenzie e Programmi ONU o regionali (OUA) di sviluppo umano e sostegno democratico. E' impensabile aiutare oggi un paese come il Burundi che, attraverso una estenuante trattativa diplomatica condotta da Nelson Mandela, sta ipotizzando un percorso di pace. Se si fornisce a questo paese denaro contante (cosa diversa e' se si cancella il suo debito estero) si rischia di farlo cadere nell'ennesima ecatombe. L'Italia, come i suoi partner europei, non deve ripetere gli errori del passato. L'affare Telecom Serbska, per esempio, ha fornito denaro contante al dittatore Milosevic ed ha permesso a costui di evitare una rivoluzione interna nell'ex-Jugoslavia pagando le pensioni e stornando capitale per l'invasione del Kossovo. Per la realizzazione di questi percorsi di "global justice", per usare un termine di Enrico Peyretti, non c'e' altra via che il potenziamento di organizzazioni sovranazionali democratiche che figurerebbero come "terza parte" nel processo di condono del debito estero e di riparazione dei danni provocati dallo schiavismo e dal colonialismo, terminando quell'opera incompiuta iniziata nel dopoguerra che ha visto in parte la decolonizzazione politica ma non quella economica. (Autore: Fabio Pipinato. Egli e' stato fino a  poco tempo fa direttore dell'eccellente sito di "Unimondo", ed e' attualmente cooperante in Africa)

                                    ZOOM ASSOCIAZIONI

DUE PAROLE SUI QUACCHERI di Davide Melodia

Questo ramo del Cristianesimo e' nato dalla intuizione e dalla operosita' di George Fox, fin dal 1648, un anno dopo che egli aveva trovato la certezza che ogni creatura puo' avere un diretto rapporto con Dio, sia perche' ha dentro di se' una scintilla divina, sia perche' puo' coltivarla nella meditazione silenziosa del culto. L'estrema semplicita' della formula religiosa della Societa' Religiosa degli Amici, chiamati Quaccheri, cioe' "tremanti" (quakers) - epiteto dato in carcere da un giudice a Fox, che gli aveva detto di "tremare di fronte alla parola di Dio", ed anche perche' nei primi tempi la profonda intensita' della meditazione portava alcuni fedeli a tremare - non poteva piacere ne' ai cattolici, con le loro chiese solenni, la liturgia, i sacramenti, il sacerdozio, la gerachia ecclesiastica, ne' ai protestanti, che pur con maggiore semplicita', erigono chiese, e nel culto hanno inni, letture bibliche, preghiere, sermoni, e due sacramenti. Per un rapporto diretto con Dio, secondi i quaccheri, tutto cio' non e' assolutamente necessario. Di qui una persecuzione ingiustificata e incredibile nel Vecchio Continente e nel Nuovo, portata avanti per oltre un secolo, da cristiani verso cristiani. Ma da molto prima che le persecuzioni avessero fine, i quaccheri hanno svolto, sempre e dovunque, un'opera "filantropica" - oggi diremmo "sociale" - di grande respiro. Con una sensibilita', una dedizione ed un tempismo straordinari, per oltre tre secoli, anche lontano dalle loro comunita', in varie parti del Mondo, hanno portato il verbo e i frutti della pace, della mediazione, della solidarieta', dell'assistenza morale e materiale, della ricostruzione, dell'educazione, arrivando nei luoghi dove la tensione puo' sfociare in conflitti aperti, per impedirli, per renderli meno atroci, per ridare speranza. Dalla guerra di Crimea alla guerra franco-prussiana, dalla guerra di Spagna alla prima e alla seconda guerra mondiale, e dopo ciascuna, i libri bene informati di storia li trovano affaccendati come e piu' della Croce Rossa, nel loro piccolo, a curare le ferite piu' profonde di popolazioni senza speranza, Italia compresa. E' una Societa' religiosa che coniuga il massimo di spiritualita' al massimo di attivita' concreta di solidarieta' umana. Fatica ad esistere nei paesi latini, dove la cultura e la mentalita' religiosa non si ritrova nel Culto Silenzioso quacchero e in una serie di convegni di meditazione, di confronto e di lavoro, con una organizzazione altrettanto semplice, fatta di comitati, di cento comitati, di mille iniziative... Ma il suo messaggio, di pace e di fraternita', e la sua originale ricerca del divino, questi passano, ed in Italia, dopo vari alti e bassi, un gruppo solido esiste, a Bologna, e centinaia di quaccheri e simpatizzanti sparpagliati nella penisola ci sono, e piu' di un sito e di e-mail possono dare e danno informazioni a chi le chiede. Per ulteriori informazioni: Cecilia Clementel, via L. Alberti 25, 40137 Bologna, tel. 051399965; Andrea Guidotti, tel. 051306011; "Lettera Quacchera", Pier Cesare Bori, v. Angelelli 18, Bologna, tel. 0516237608, e-mail: bori@spbo.unibo.it; Davide Melodia: melody@libero.it; sito internet: www.quaker.org/Italia

UN VIAGGIO NELL’INFERNO DELL’AIDS IN ZAMBIA

La testimonianza dei giovani di «Chiama l’Africa» di Fano: “ Zambia, una nazione da salvare”.

Aperto un Centro Notturno di Pronto Soccorso  per bambini di strada. Cinque giovani volontari (Nadir, Raffaella e Valeria di Fano, Cecilia e Valentina di Pesaro) sono tornati dallo Zambia, dove hanno trascorso ventitre’ giorni davvero indimenticabili: tanta voglia di raccontare e di riferire quanto hanno visto e vissuto per sensibilizzare anche altre persone sulla drammatica situazione della popolazione zambiana. Nel primo periodo di soggiorno, a Luanshya, il gruppo e’ stato ospite di Maria Pia Ruggeri, volontaria laica di Carpegna, che vive e opera in Zambia dal 1995. “ Con lei- afferma Cecilia, Facolta’ di Scienza dell’Educazione- ci e’ stato possibile toccare con mano le tante situazioni di estrema indigenza, alle quali, Maria Pia, con grande tenacia ed ammirevole impegno, cerca di provvedere con la costruzione di casette per le famiglie piu’ povere, con i centri nutrizionali, con la scolarizzazione di circa duemila bambini e con la distribuzione di viveri e generi di prima necessita’ a chi e’ stato adottato a distanza dalle famiglie della nostra zona.” I giovani hanno anche visitato varie missioni, piccole “oasi nel deserto” con scuole, orfanotrofi, piccoli ospedali, centri nutrizionali ecc…. “ Con grande piacere-ricorda Raffaella, Facolta’ Scienze Internazionali Diplomatiche - ho potuto rivedere quasi tutti i bambini che sono stati ospitati, per interventi e cure,  negli anni passati dalle famiglie fanesi. Tutti ricordano con affetto e con gratitudine quanti hanno incontrato e conosciuto in Italia, in particolare le famiglie che li hanno accolti e che ancora continuano a sostenerli con l’adozione a distanza. Qualcuno di loro parla ancora italiano, mentre tutti vorrebbero tornare in Italia.” Nella seconda parte del soggiorno sono stati ospiti di una casa famiglia della Comunita’ Papa Giovanni XXIII di Rimini nella citta’ di Ndola dove e’ operante da tre anni il progetto Rainbow, un programma di interventi umanitari a favore di diecimila bambini e ragazzi orfani dell’AIDS. Un viaggio “missionario”, tra i quartieri (compounds), dove migliaia e migliaia di famiglie vivono senza lavoro e senza nessun sostentamento e la disperazione cresce soprattutto nei giovani che non vedono nessuna prospettiva per il futuro. I dati dicono che lo Zambia e’ il Paese del mondo con piu’ orfani a causa dell’AIDS: sono piu’ di un milione e mezzo su una popolazione di nove milioni e mezzo di abitanti, e dicono anche che un adulto su cinque e’ ammalato di AIDS. “Avere l’AIDS significa morire nelle proprie case-racconta Nadir, laureando in medicina- senza medicine e senza assistenza fra atroci sofferenze. Anche negli ospedali gli scaffali dei medicinali sono vuoti. Sta sparendo un’intera generazione, quella dai venticinque ai quarant’anni, con un aumento vertiginoso di orfani”.In molte famiglie zambiane una nonna si ritrova da sola ad accudire fino a quindici o venti nipoti. Figli e figlie, nuore e generi sono morti di AIDS. L’AIDS nell ‘Africa subsahariana sta facendo strage della generazione adulta privando in questo modo intere famiglie del necessario. “Ammirevole lo slancio con il quale gli operatori della Papa Giovanni  -dice Valentina, Facolta’ di Comunicazioni Internazionali- portano avanti le numerose attivita’: sostegno scolastico ai bambini piu’ poveri, scuola per bambini portatori di handicap mentali, sostegno ai malati di AIDS, un’ azienda agricola e una fabbrica di mattoni. Abbiamo avuto anche la fortuna e il piacere di incontrare don Benzi, venuto in Zambia proprio nello stesso periodo”. Le famiglie piu’ povere fanno fatica a prendersi cura degli orfani e per questa ragione viene loro concesso un prestito per iniziare un’attivita’. Una caratteristica tutta originale della comunita’ di don Benzi e’ la presenza in mezzo ai ragazzi della discarica, ai ragazzi di strada.” Con gli operatori sociali- riferisce Valeria laureanda in Psicologia - siamo stati, di notte, a parlare con i bambini di strada che vivono in condizioni disperate: dormono all’aperto coperti da qualche cartone, uno attaccato all’altro per proteggersi dal freddo( in Zambia la temperatura di notte scende a zero gradi),  dai cani randagi e da altri pericoli”.Per questi orfani,  gia’ in questo mese di agosto e’ stato avviato un Centro Notturno di Pronto Soccorso, alla periferia di Ndola, in una casa  che potra’ ospitarne una cinquantina e alla quale sono destinati i proventi raccolti dal comitato di Fano  Chiama l’Africa (tel.0721/865586) tramite l’iniziativa delle Bomboniere della “Solidarieta’ e dalle donazioni di tante persone sensibili.  A tutt’oggi e’ stata raggiunta la considerevole somma di 60 milioni,importo necessario per affrontare la spesa annuale per il funzionamento del Centro.  Data la gravissima emergenza dei tanti bambini di strada, i volontari fanesi di Chiama l’Africa, incoraggiati da tanta generosita’, si propongono di sostenere la Comunita’ Papa Giovanni XXIII anche  per il progetto dell’apertura di un altro  Centro  Notturno di Pronto Soccorso, per cinquanta bambini, a Kytwe, sempre nella zona mineraria dello Zambia. (fonte: Chiama l'Africa Fano info@chiamalafricafano.org )


SOS Salvador
Progetto Sorriso

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


CORRISPONDENZE DAL BURUNDI
 
Prosegue la pubblicazione di articoli scritti e tradotti dai giovani del Centre Jeunes Kamenge di Bujumbura (Burundi). Si tratta di pezzi pubblicati sul loro giornale interno "Arc-enciel" [Arcobaleno]. Il Centre Kamenge, promosso dai Missionari Saveriani, è un punto di riferimento molto importante, per migliaia di giovani che vogliono sognare e vivere in un mondo diverso, dove la Pace e la Solidarietà fioriscano in una regione - quella dei Grandi Laghi e delle Mille colline -  martoriata.
Vi segnaliamo che anche il settimanale Famiglia Cristiana ha dedicato nel NUMERO 33 un ampio servizio su Kamenge (pagg. 54, 55 e 56) che pubblicheremo nei prossimi numeri del «GRILLO parlante». Per sostenere la missione dei Saveriani in questa regione dell'Africa, rivolgersi alla Procura di Parma: tel. 0521 960420 - 960466
 
 
PER PRESERVARE IL VOSTRO DINAMISMO: GYM TONIC, NIENTE DI MEGLIO

Migliaia di persone, specialmente in Burundi, non conoscono ancora l'utilità degli esercizi fisici. Fino ad oggi alcuni lasciano questi esercizi agli sportivi (atleti, calciatori, ...) quelli che ne fanno una carriera in un certo senso! Una cosa è certa: se voi siete spossati, qualche movimento che esige certi sforzi fisici può distendervi e farvi sentire di colpo ringalluzziti. La ginnastica in se è l'insieme degli esercizi fisici destinati a sciogliere o sviluppare il corpo. La Gym Tonic è ritmata il che vuol dire che coloro che praticano questo genere di esercizi fanno dei movimenti seguendo una musica prescelta; è anche un'occasione di mettere il corpo intero al ritmo della danza facendo anche dello sport come lo si dice spesso, è unire l'utile al dilettevole. Prima di tutto voi mettete il vostro corpo in forma e poi approfittate della musica che addolcisce i costumi. Se avete il fiatone quando camminate, se volete sbarazzarvi di qualche chilo di troppo, di certi dolori, pensate alla Gym Tonic che non richiede molto sforzo ma piuttosto la volontà di far lavorare i propri muscoli senza ricorrere a grandi mezzi. Prendiamo l'esempio sul numero di flessioni avanti che fate in un minuto, questo permette di misurare la resistenza dei vostri muscoli addominali. E dei buoni addominali sono una garanzia contro i dolori lombari e aiutano a mantenersi dritti. Sapevate che delle gambe solide e una schiena sciolta sono una garanzia contro i dolori lombari e le lussazioni? La forza dei muscoli delle vostre braccia, delle vostre spalle e dei vostri pettorali contribuisce a un buon portamento e permette di sollevare, di portare, di spingere e appoggiare senza difficoltà. Gym Tonic, ecco il mezzo più semplice di misurare il funzionamento del vostro cuore. La vostra resistenza e la vostra energia saranno tanto più grandi quanto voi avrete un cuore vigoroso e ben funzionante. Sarete anche meno soggetti alle diverse cardiopatie. La Gym Tonic è consigliata per gli obesi. Un consiglio, per aiutarvi a perdere del peso, a condizionare il vostro cuore e i vostri polmoni e a ridurre i rischi di malattie cardiovascolari. Evidentemente potete scegliere lo sport che vi piacerà tale è il consiglio che ho ricevuto da un medico generico tre anni fa quando soffrivo di una polmonite. Da allora, ho scelto la Gym Tonic, questa può sembrare difficile all'inizio, ma aiutandosi con l'abitudine, voi troverete la vostra cadenza in modo quasi automatico. Non vi resta che provare e il vostro tono muscolare sarà al top. E' una garanzia.

Kayuzi Josiane (n 3448)

Centre Jeunes Kamenge
BP 500 - Bujumbura, Burundi
tel. (00257) 23 28 05 / fax (00257) 23 28 07
Site Web : www.cejeka.com

 
PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Amdraous 
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.

Liberare la libertà

Mi convinco sempre di più che una persona detenuta debba fare ricorso alle proprie energie interiori per riuscire a vincersi e migliorarsi, ma ciò “ nonostante il carcere“, diventando a nostra volta soggetti sociali attivi e non solamente "larve”, né tanto meno rassegnandoci a essere “oggetti”. Questa riflessione parte dalla constatazione che, nonostante la mia condizione di prigioniero, mi ritengo comunque parte di un insieme, in quanto: sono, vivo, miglioro, perché appunto parte di una ampia collettività. Senza ciò io stesso non sarei più. In questo tempo d’impegno nella comunità “Casa del Giovane”, ho capito che è proprio dall'esperienza che nasce la necessità di cercare ripetutamente dei chiarimenti.  La  spinta a mettersi in discussione, a rimettersi in gioco, per conoscere di più noi stessi e gli altri, viene soprattutto dagli incontri e dal confronto che ne deriva. So bene di non avere  titoli nel mio carniere, ma confidando nelle parole dapprima di Don Enzo e poi di Don Franco:  “Affrontare il cambiamento è una necessità, come affrontarlo è una sfida per i comunitari e le comunità. Se la comunità è un sistema chiuso gestirà i problemi del cambiamento e dell’aggiornamento tentando di mantenere lo status quo ripiegandosi su stessa; se invece è un sistema aperto diventa luogo di testimonianza”. Mi sovviene un ulteriore convincimento. Il grande problema  sul versante carcerario consiste nel favorire e costruire una cultura nuova più consona allo spirito delle leggi e delle norme,  una cultura nuova che permetta anche a chi vive a contatto diretto e quotidiano con il recluso, un modo nuovo di concepire e mettere in pratica la propria professionalità e le proprie responsabilità. Mi chiedo infatti se un carcere che risponde a condizioni strettamente custodialistiche e prisonizzanti, non sia nell'effetto antitetico allo spirito e alle attese della legge stessa. Altrettanto bene so che è innanzitutto al detenuto che viene chiesto doverosamente di essere all'altezza del servizio offerto ( e sarebbe bene intenderlo come una conquista di coscienza e non solo come una mera possibilità statuale ), ma questa prigione costantemente  costretta a vivere del suo, a rigenerarsi di una speranza pressochè spenta, rafforza la separazione tra  il carcere e la  società. EPPURE IL CARCERE E’ SOCIETA’. Io  mi sento parte della società, da essa provengo e ad essa intendo tornare, a fronte di decenni di carcere già scontato. Per cui la società non può chiamarsi fuori, tanto meno considerare questo perimetro un agglomerato o un corpo morto a lei estraneo, questo perché lei stessa con i suoi squilibri, le sue ingiustizie e i disvalori, ne partorisce le trasgressioni e le conseguenti devianze che comportano quel sovraffollamento che tutti conosciamo. Perciò se io ritorno nella società non può esserci nessuna separatezza, estraneità, affinché la società stessa si senta esentata dal dover fare i conti con questa realtà Allora come può una società non sentirsi chiamata in causa, non avere la consapevolezza che è suo preciso interesse occuparsi di ciò che avviene dentro un carcere, perché, volenti o non volenti, esiste un dopo e questo dopo positivo dipende da un durante solidale costruttivo e non indifferente. Giugno 2001 Pavia


                                       SORRISI & CEFFONI

 

Mio caro suddito, tuo Silvio
di STEFANO BENNI (Manifesto, 31 agosto 2001)

Caro suddito.
Sono passati pochi mesi da quando mi hai eletto e sono costretto a darti un primo dolore. Tu lo sai bene, non ti ho mai detto la verità e forse proprio per questo mi hai votato, ma ora ti prego, leggi questa lettera come se fossi un altro, non più il tuo adorabile pataccaro miliardario, ma un uomo sincero, perso nei difficili meandri della politica (questa frase me l'ha scritta Pera). In questi mesi ho fatto una scoperta assai deprimente. Ebbene sì, caro suddito, ho scoperto che il mondo è cattivo, aziendalmente disorganizzato e, se non temessi di offendere il Collega che lo ha creato, è un mondo tendenzialmente filo-comunista. Tutto ciò che avviene in Italia e nel mondo va contro le mie intenzioni, le mie promesse, i miei hobby e i miei piani, e una lunga serie di inconvenienti si abbatte sul mio programma di governo. Io non sapevo, ad esempio, quanto fossero diffusi inconvenienti come l'Aids, le carestie le guerre e soprattutto la fame nel mondo. Evidentemente c'è alla base di tutto un problema di scarsa educazione. Perché tre quarti del mondo ha fame e non fa nulla per ovviare a questo fastidio, ad esempio andare al supermarket, o al ristorante, o telefonare a un take-away di pizza? Perché se ne restano lì magri ed emaciati, creando imbarazzo e disturbo a coloro che fame non hanno? Io ho spesso avuto fame, in questi anni, ma non sono andato certo a chiedere vertici o provvedimenti, me la sono cavata da solo o tutt'al più con l'aiuto di un cuoco. Cosa c'è che rende così urgente questa storia della fame, quale particolare mi sfugge? Ma non solo questo duolo mi travaglia (questa me l'ha scritta Urbani).
Un altro inconveniente che rovina la mia serenità politica è quello dei "vertici". Io conoscevo questa parola dai tempi della scuola, sapevo benissimo che il vertice è il punto del triangolo dove si radunano più soldi, il vertice Fiat, il vertice Mediaset eccetera. Ma adesso imparo che l'Italia deve ospitare un sacco di vertici in cui non si guadagna niente. Quello della Nato, che conosco bene, e quello di una certa Fao che credo sia una cosa mezza cinese. Ma io ne ho avuto abbastanza di Genova. Anche se vi posso assicurare che la prossima volta non ci saranno deputati di An nella sala operativa dei carabinieri, ma i carabinieri lavoreranno direttamente nella sede di An. E questo movimento no-global non è solo italiano, è un inconveniente mondiale, e mi sa che non molleranno neanche se inventiamo cento bombe e cento grandi vecchi, stavolta hanno capito il trucco. Perciò vertici non ne voglio più, se i potenti del mondo vogliono venire ad Arcore io gli apro la mia villa, feste da ballo sì, buffet bipartisan sì, Gasparri sul cubo sì, ma vertici no, costano troppo, i poliziotti si sbranano tra loro, si incazzano i cittadini e ci può essere anche il piccolo inconveniente di qualche morto. Se qualcuno mi parla ancora di vertici, io per legittima difesa gli scardino il cranio a manganellate (questa me l'ha scritta Fini). E poi, caro suddito, c'è la mafia. La fastidiosa, dispettosa, persistente mafia. La mafia è come il Lipobay. Abbassa il tasso di disoccupazione ma provoca leggeri effetti collaterali come omicidi, grassazioni, tangenti e giudici che saltano in aria. Ma Lunardi ha ragione: bisogna conviverci, non bisogna esagerare, i capitali mafiosi sempre soldi sono, ed è inutile teorizzare se son puliti e sporchi, una legge dell'azienda dice: soldo guadagnato soldo lavato. Perciò io avevo deciso di accettare la proposta Lunardi in tre punti. A) appalti a metà tra governo e mafia, magari con contabilità diverse e diversa applicazione del falso in bilancio. Ad esempio potremmo dividere il ponte di Messina in due tranche. I cantieri dello Stato partono dalla Calabria, la mafia dalla Sicilia, ci si incontra a metà, si scambiano i gagliardetti come all'inizio delle partite di calcio e poi ognuno per la sua strada.
B) affitto di tutti i piloni di cemento a Cosa Nostra per eventuale tumulazione di avversari.
C) nuovi cartelli all'inizio di ogni galleria autostradale: si prega di accendere i fari e di pagare il pedaggio ai due signori coi baffi che troverete a metà del tunnel. Ma subito, sia nel mio governo sia all'opposizione, mi hanno detto che non si poteva fare. Cosa ci posso fare io se esiste un fenomeno endemico, una malattia territoriale, un inconveniente psicosociale come la mafia? Io ogni anno vado in vacanza al sud, precisamente alle isole Bermude, e lì nessuno lamenta della mafia. Allora, esiste davvero o mi state prendendo in giro? Perché D'Alema non mi ha avvertito? E perché Dell'Utri quando glielo chiedo si chiude in bagno? E' una congiura. Comprendi il mio duolo, caro suddito elettore, questo è un mondo imperfetto, se fossi un demiurgo (questa è di Casini) licenzierei tutti. In quanto al conflitto di interessi, sono stufo di questa lagna. Si dice sempre: "è una persona con molti interessi" per indicare una persona attiva, culturalmente vivace. E allora perché questo non deve valere anche per me? Io giuro che non sapevo di avere tutte quelle televisioni, mio fratello Paolo non mi aveva detto niente. Cosa ci posso fare se a mia insaputa qualcuno compra la Mondadori? Che ne so io delle sale cinematografiche, io al cinema non ci vado mai, ho la sala in casa. Beh, sapete cosa vi dico? Non ho la minima intenzione di rinunciare a quei quattro soldini che ho messo da parte e del conflitto di interessi me ne frego. Io mollo tutto a Fini e Bossi, che per un posto in più ormai sono pronti a scambiarsi doppiopetti, canottiere e anche i rispettivi partiti. Quando ho firmato quel contratto, non sapevo che il mondo era un azienda piena di magagne. Voi mi avete truffato, non io. Perciò non vi abbasso le tasse e zitti.
Ma io sono generoso, modesto e trino. Perciò farò per voi qualcosa che non ho mai fatto prima. Vi aprirò la password del mio cuore, vi confesserò qualcosa che non direi a nessuna tonaca nera o toga rossa. Vi dirò, finalmente, come ho fatto i soldi.
Lavoravo come pianista e cantante su una nave da crociera. Ero giovane e ingenuo, cantavo anche canzoni comuniste come "Papaveri e papere", ma la mia preferita era "La vita è un paradiso di bugie".
Una sera che ero particolarmente stanco e triste, e il futuro mi appariva incerto, mi apparve un uomo elegantissimo e di venerabile aspetto. Era Licio Gelli. Mi diede un biglietto da visita a cui mi iscrissi, mi parlò del fastidioso inconveniente della democrazia e prima di andarsene mi consegnò la mappa di un tesoro sottomarino. Quella notte stessa mi buttai in mare trattenendo il fiato, scesi a settecento metri di profondità, trovai uno scrigno pieno di gioielli, combattei nell'ordine contro un sottomarino russo, un calamaro gigante e una cozza anomala e dopo circa mezz'ora di apnea risalii sulla nave e da lì cominciò la mia fortuna.
Ma già sento che non mi credete, anzi pensate che mi sia inventato tutto. O ipocriti lettori, sudditi di merda, comunisti! Ebbene volete sapere la verità? Analizzate bene il mio sorriso stereotipato, i miei fotomontaggi, il mio linguaggio e i miei scatti d'astio. Scoprirete il mio segreto. Io amo i miei dipendenti, i miei cortigiani, i miei elettori. Ma quando costoro perdono la peculiare qualità di servirmi, mi diventano indifferenti. Ebbene sì, non capisco, anzi disprezzo profondamente l'inconveniente del genere umano. La gente non mi piace, il mondo non mi piace, tutto ciò che non va a mio pro mi prostra. Non mi sentirete mai pronunciare con vera partecipazione o emozione la parola "dolore". Il resto è silenzio (non ricordo se è un verso di Shakespeare o un consiglio di Previti).

- FINE -


HOME PAGE