il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)

La responsabilità degli articoli e delle informazioni è tutta ed esclusiva dei rispettivi autori. «il GRILLO parlante» ospita volentieri ogni opinione e si assume la responsabilità degli articoli «a cura della Redazione» e di quelli non firmati.

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AMORE
"Il cammino attraverso la foresta è lungo solo se non si ama la persona che si va a trovare"
(proverbio Mongo - nazione: Repubblica Democratica Congo)

Appuntamenti da non perdere
 
 
 
DAL 23/8 AL 9/9 - VERONA - COLTRO... IN MOSTRA 

Nell'ambito della Festa Provinciale dell'Unità (23 agosto - 9 settembre 2001) , in collaborazione con la Libreria Rinascita, sarà allestita nell'unità 24 degli ex magazzini generali di Verona la mostra di Davide Coltro "Viventi", a cura di Camilla Bertoni. Il pubblico costituisce parte integrante al lavoro di Coltro; ogni sera procederà infatti il "censimento dei viventi" grazie al quale, in un work in progress, prende forma l'archivio, potenzialmente infinito, delle individualità umane. Un fotocopiatore e la successiva elaborazione digitale sono gli strumenti usati. La performance, a cui tutti sono invitati a partecipare, costituisce il primo passo della ricerca di Coltro: il fotocopiatore, una macchina di cui l'artista ha dovuto imparare a sfruttare le potenzialità, sfornando una "copia", una riproposizione in chiave contemporanea della maschera dell'antichità, in realtà "smaschera" le persone rubando, a volte forzando, l'espressione di un attimo. Obiettivo primario di questa ricerca, visibile di volta in volta nelle singole installazioni, è tracciare un percorso di immagini condivisibile dalle persone che lo alimentano con le loro individualità. I singoli, "smascherati", mentre si specchiano e si scoprono nei loro ritratti, indagando se stessi intuiscono l'appartenenza alla collettività umana. I documenti dell'archivio possono essere ingranditi al computer e, a seconda delle esigenze espositive, applicati a vari supporti. Dalle scarne pareti dell'unità 24 degli ex magazzini generali emergeranno così sia le gigantografie che la raccolta in progress di espressioni registrate direttamente dal fotocopiatore. Diversamente da quello realizzato con la macchina fotografica, il ritratto "fotostatico" fa emergere il volto da una inquietante oscurità e da una mancanza di contesto che rende misteriose e affascinanti le espressioni dei viventi. La luce mediata dallo strumento meccanico, disegna nel buio con inedita definizione i particolari dei volti, caricando di valore formale queste suggestive icone. PRESENTAZIONE: sabato 25 agosto ore 18.30.

 
29/08/01 - Padova - Macedonia, oltre l'intervento della NATO

La Macedonia e' un paese che sta attraversando un momento di grande difficolta'. Che si puo' fare? I media, l'informazione cartacea o televisiva, in questi giorni parlano della Macedonia. Ne parlano solo per raccontare dei militari Nato che sono arrivati la', o per riportare qualche sensazionale notizia di attentati o di sviluppi preoccupanti. In un modello informativo che non e' altro che una forma di intrattenimento e che non puo' permettersi domande imbarazzanti per  garantire una vita tranquilla e omogenea a chi vive nel benessere. Ho pensato allora di organizzare un Incontro. "Macedonia Oltre l'intervento della Nato; Oltre l'informazione commerciale" Mercoledi' 29 Agosto 2001  ore 16.00 - 22.00 Via S. Giovanni da Verdara, 139 Padova. Sede dei Comboniani 10 minuti dalla Stazione Ferroviaria.
Brevemente: onde evitare malintesi o eccessive aspettative, non c'e' un programma. Non ci sono relatori. Non ci sono soluzioni. Non ho idea di chi partecipera'.
Di certo, per il momento, c'e solo uno spazio dove incontrarsi e una data. L' occasione per parlare della situazione in Macedonia. L'occasione per mettere in contatto quanti seguono e  si occupano della Macedonia. In modo indipendente. Indipendente da logiche politiche, commerciali o corporative. L'occasione per pensare e confrontarsi su possibili e concrete  proposte di azione e di suppporto. Un'occasione per elaborare forme di informazione indipendente. Se vuoi partecipare o vuoi collaborare all'incontro sei pregato di farmelo sapere. (Giorgio Viali viali@altavista.com)
 
 
29/08/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Arena spettacoli - ore 21 Francesco De Gregori in concerto
Concerto dei FARABRUTTO (Combat-Rock), un viaggio tra il sociale e il sogno. Inizio ore 21,30.
 
 
31/08/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Sala dibattiti - ore 21,30 Gianni Minà presenta «Latinoamerica - e tutti i Sud del mondo». Partecipano: Gabriele Colleoni (giornalista) e Giorgio Gabanizza (esecutivo nazionale di "Altri Mondi")
Dance Music: Lounge, Chill Out, Chill House, Jungle, Rap, Sincro House - Special Guest DJ CHILL. Inizio ore 21,30.
 
 
31/08/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)       
 
Musica: Rock lisergico con cover anni Sessanta: «Dottor Hoffmann»
 
 
01/09/01 - MILANO - THAILANDIA
 
Serata dedicata alla Thailandia al Festival dell'Unita' di Milano - Lampugnano, con Nicoletta Negri (info: seiko@katamail.com)

 
01/09/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Sala dibattiti - ore 21,30 Gianfranco Pasquino presenta «Critica alla Sinistra italiana» (Ed. Laterza). Introduce Giangaetano Poli, presidente della Direzione Provinciale DS
Arena spettacoli - ore 21 Ballo liscio con Loretta Giorgi
Musicagiovane: ore 21,30, «Morbluesband» una macchina di ritmo tra R&B e Rock-Blues
 
 
01/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "La destra plurale: le relazioni pericolose tra fascisti di lotta e fascisti di governo", con Guido caldiron (giornalista, studioso dell'estrema destra) e Giovanni Dusi (partigiano).
Musica: Torna in scena lo storico cantautore dell'antagonismo, «Claudio Lolli»
 
 
02/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Didattito: "Palestina: un popolo sotto assedio" con Luisa Morgantini (Europarlamentare di PRC) e Alì Rashid (Giornalista palestinese).
Musica: Psicorock dei «Lecrevisse»
Cinema: "I cento passi", di marco Tullio Giordana (ITA)
 
 
02/09/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Alfiero Grandi e Claudio Sabbatini
Arena spettacoli: ore 21, ballo liscio con «Le tentazioni»
Musicagiovane: ore 21,30 «Tamburi nella notte», da un'idea di F.Rinaldi, voce recitante Fabrizio Rinaldi, percussioni Nelide Bandello dei Nuovi Cedrini.
 
 
03/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "Dopo Genova: quali prospettive per il movimento dei movimenti?", con Gianni Paoletti (promotore di ATTAC Italia), Paolo Andreoli (sindaco di Nogara) e Stefano Guffanti (Rete Lilliput Verona).
Musica: Canzone italiana d'autore con «Scanzonata Sanca»
 
 
03/09/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Sala dibattiti: ore 21,30 Lidia Menapace e Alberto Castagnola presentano i libri di Mario Pianta «Globalizzazione del basso» (ed. manifestolibri) e di Naomi Klein «No logo» (ed. Baldini & Castoldi).
Arena spettacoli: ore 21, Quintorigo in concerto
 
 
04/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Musica: Jazz con «Kyle Gregory» (USA, tromba e flicorno), ospite del trio di Luca Boscagnin (chitarra), Lorenzo Conte (contrabbasso) e Walter Paoli (batteria)
Cinema: «Bread and roses» di Kean Loach (GB)
Dopoconcerto: spettacolo di Claudio Borghi, mangiaspade e mangiafuoco unico in Europa.
 
 
04/09/01 - VERONA - FESTA DE L'UNITA' (presso ex Magazzini generali - info:045 8203050)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, Incontro con Cesare Salvi (già Ministro del Lavoro)
Arena spettacoli: ore 21, ballo liscio con «Annalisa Simeoni»
Cabaret: «Verona Cabaret», Laura Magni in "Avviso di chiamata inoltrato, attendere prego".
Mostre: "C'eravamo tanto amati", visita guidata alla Mostra con il curatore Mario Guidorizzi (storico del cinema)
 
 
05/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Musica: Blues dei «Spiders»
Dopoconcerto: spettacolo di Claudio Borghi, mangiaspade e mangiafuoco unico in Europa.
 
 
05/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Pierluigi Bersani (già Ministro dell'Industria e dei Trasporti)
Arena spettacoli: ore 21, i Nuovi Cedrini in concerto
 
 
06/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "La cittadinanza come diritto e non come concessione", a cura del circolo Pink, con Dino Frisullo (segretario dell'Associazione "Senza Confine" ed Elena Biagini (di Azione Gay e Lesbica di Firenze). Moderatore: Roberto Aere.
Musica: Tributo a Jimi Hendrix con «Public Saxophone». Ore 22: Rock anni Sessanta, presentazione del cd da parte dei «Bullfrog».
Cinema: «Meglio del cioccolato» di Anne Wheeler (GB), a cura del circolo Pink
 
 
06/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, Incontro con Livia Turco (già Ministro delle Politiche Sociali)
Arena Spettacoli: ore 21, serata spettacolo con Orietta Berti
Musicagiovane: ore 21,30, «Acquaragiadrom», musiche zingare delle provincie italiane
 
 
07/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "Lavoro flessibile e lavoro precario: quali prospettive alle nuove forme di sfruttamento?" con Giorgio Cremaschi (segretario FIOM CGIL del Piemonte) e Paolo Seghi, responsabile del NIDIL CGIL di Verona
Musica: Hard rock psichedelico e sperimentale da un grande musicista di culto italiano e internazionale: «Paul Chain»
Cinema: «Lista di attesa» di Juan Carlos Tabio (Cuba)
 
 
07/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Arena spettacoli: ore 21,30, Beppe Grillo
Musicagiovane: ore 21,30, «Amorlove» (Love song) Morso Bruno Groove & Reading d'amore
 
 
08/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Dibattito: "Cancelliamo i buoni per la scuola privata della Regione Veneto", parte la raccolta di firme sul referendum abrogativo, con Mauro Tosi (consigliere regionale del PRC), Adriana Costantini (consigliere regionale DS), Daniele Sartori (Coordinamento Genitori Democratici) ed Emanuele Visentini (giovani comunisti).
Musica: reggae con «Reggaedelica»
Cinema: «Fratello dove sei?» con Joel Coen (USA)
 
 
08/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Piero Fassino (già Ministro delle Politiche comunitarie e della Giustizia)
Arena spettacoli: ore 21, Ballo liscio con «Toni Sessolo»
Musicagiovane: ore 21,30 "K" (rock)
 
 
09/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Cinema: «Placido Rizzotto» di Pasquale Scimeca (ITA)
 
 
09/09/01 - Verona - Festa di... Liberazione (Via Porta Catena - info 045 8013200)
 
Sala dibattiti: ore 21,30, incontro con Luciano Violante (presidente del gruppo DS alla Camera dei Deputati)
Arena spettacoli: ore 21, Ballo liscio con «Adamo ed Eva»
Musicagiovane: ore 21,30, «Dj Evadub» (Reggae)
 
 
12/09/01 - MILANO - NICARAGUA
 
Serata dedicata al Nicaragua al Festival dell'Unita' di Milano - Lampugnano, con Augusto Colombo. (info: seiko@katamail.com)
 
 
15/09/01 - Verona - Riapre il Circolo Pink
Presso la sede del Circolo Pink di Verona (via Scrimiari 7), alle ore 16, COCKTAIL DI RIAPERTURA dopo la pausa estiva. Informazioni: 045 8065911
 
 
22/09/01 - Firenze - I cristiani e l'economia
 
La Famiglia Monastica della Fraternita' del Gesu' (Monaci di Lanuvio) e la Banca Etica invitano sabato 22 settembre, presso l'Auditorium della Chiesa dell'Arciconfraternita detta "de' Vanchettoni", in via Palazzuolo 17 a Firenze, dalle ore 10.30 alle ore 17.00 al convegno "Dacci oggi il nostro pane. I cristiani e l'economia". "Dacci oggi il nostro pane": inizia cosi' una preghiera che molti di noi recitano ogni giorno, ma pochi ne conoscono il profondo significato. Si chiede del pane, richiesta comune a gran parte delle preghiere di ogni popolo, ma lo si chiede per "noi" e soprattutto lo si chiama "il nostro pane", frutto quindi della nostra operosita' che tutti ci coinvolge nella collaborazione e nella solidarieta'. E' il pane quotidiano, non soltanto il pane di ogni giorno, ma il pane che basta, non di piu', ne' di meno se ne chiede. In questa frase e' racchiuso il concetto di economia della sobrieta' che emerge dal Vangelo. Oggi in un'economia dai magazzini sempre piu' stracolmi, sostenuta da una finanza sempre piu' sofisticata, il richiamo a "cio' che basta oggi" assume un significato dirompente. (Tratto da un testo di Francesco Grasselli, contenuto in "Ozio, lentezza e nostalgia", Emi, Bologna). Obiettivo di questo convegno e' quello di approfondire il rapporto tra il cristiano e l'economia, quella delle grandi scelte, quella di tutti i giorni. Due diversi livelli che pero' rimandano a un'unica visione del nostro modo di considerare la vita, il prossimo e le risorse che Dio ci ha messo a disposizione. Relatori: Luigi Ciotti, Gruppo Abele; Arturo Paoli, dei Piccoli Fratelli di Gesu'; Gino Barselli, "Nigrizia"; Elena Bartolini, biblista; Maria Grazia Misani, Cisl Lombardia; Tarcisio Benvenuti, famiglia monastica "Fraternita' del Gesu'"; Fabio Salviato, Banca Etica. Invitati (non confermata presenza): Enrico Chiavacci, Rosa Russo Iervolino.
Programma: - ore 10.30 - 13.00: Interventi dei singoli relatori (a seguire dibattito con il pubblico) - ore 13.00 - 14.30: Pausa pranzo - ore 14.30 - 17.00: Tavola rotonda con i relatori (a seguire dibattito con il pubblico). Chiusura del convegno.
Segreteria organizzativa: Marco Piccolo, presso Banca Etica, Piazzetta Forzate' 2, 35137 Padova, tel. 049/8771188, fax 049/664922, e-mail:mpiccolo@bancaetica.com Il primo Convegno organizzato da Banca Etica si e' svolto lo scorso anno a Lanuvio e la EMI ne ha pubblicato i risultati nel libro "Denaro e fede cristiana". (Centro di ricerca per la pace)

in primo piano
 
FRANCESCO GESUALDI: IL LIBERISMO E' CONTRO IL LAVORO E L'AMBIENTE
 
 [Questo intervento di Francesco Gesualdi e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" l'11 agosto, nell'ambito di un dibattito aperto da un articolo di Luigio Cavallaro il 4 agosto. Francesco Gesualdi e' nato nel 1949, allievo della scuola di Barbiana (è il Francuccio di don Milani), tra altre rilevanti esperienze ha trascorso due anni in Bangladesh per un servizio di volontariato; è uno degli animatori del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, che affronta con rigore ed efficacia i temi del disagio economico, sociale, fisico, psichico e ambientale sia a livello locale che internazionale, con particolar attenzione al Sud del mondo. Il Centro ha promosso e sta portando avanti importanti campagne per i diritti umani. E' tra i promotori della Rete di Lilliput. Opere di Francesco Gesualdi e del Centro nuovo modello di sviluppo: Signornò, Guaraldi; Economia: conoscere per scegliere, LEF; Energia nucleare: cos'è e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento; (con José Luis Corzo Toral), Don Milani nella scrittura collettiva, EGA; Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli. Le pubblicazioni del Centro sono: Boycott, Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del supermercato mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze per la dignità del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso l'Emi. Indirizzi utili: Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (PI); tel. 050/826354, fax: 050/827165, in rete: http://www.citinv.it/org./CNMS; e-mail: coord@cnms.it] (Fonte: Centro di ricerca per la pace nbawac@tin.it)

Non sono un erudito e se Cavallaro afferma che Marx elogiava il libero mercato sara' vero senz'altro. Questa scoperta, tuttavia, non mi toglie il sonno ne' mi provoca una crisi esistenziale, come credo non la provochi al resto del cosiddetto "popolo di Seattle". La cosa non mi stravolge perche' nonostante il grande rispetto che nutro per Marx, non gli riconosco il dono dell'infallibilita'. Del resto la mia critica (oserei dire "la nostra critica") alla globalizzazione liberista non prende le mosse da posizioni ideologiche precostituite, ma dai danni sociali e ambientali che il sistema sta provocando. Per questo la nostra critica non puo' essere imprigionata nella contrapposizione capitalismo-marxismo, ne' puo' essere ricondotta al puro e semplice conflitto fra capitale e lavoro. A distanza di due secoli dall'inizio del capitalismo, ci accorgiamo che questo sistema e' nemico non solo del lavoro, ma dell'intera umanita', perche' sta impoverendo porzioni crescenti della popolazione mondiale e sta corrodendo la nostra sicurezza ambientale. Proprio per l'ampiezza e l'originalita' della nostra critica, alla fine anche le proposte che avanziamo non sono classificabili in nessuno schieramento tradizionale, perche' in parte sono totalmente nuove, in parte appartengono alla tradizione socialdemocratica, in parte appartengono alla concezione marxista. La nostra parola d'ordine e' fermezza nei valori, sperimentazione nelle strategie. Non so in quale contesto Marx elogiasse il libero commercio, ma so per certo che dietro questo paravento oggi si nasconde un progetto che ha l'obiettivo di far trionfare l'interesse commerciale e finanziario delle grandi imprese sopra ogni interesse sociale e ambientale. Non a caso e' stata creata l'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), una superistituzione internazionale con il compito di scrivere una sorta di supercostituzione mondiale, che tutti gli stati devono rispettare quando legiferano su argomenti che hanno un legame con la produzione e il commercio. Disgraziatamente, per noi, tali ambiti sono molto vasti e vanno dalle questioni sanitarie a quelle ambientali, culturali, sociali. Immancabilmente, la supercostituzione dell'Omc impone agli stati di privilegiare gli interessi commerciali riducendo al minimo, o meglio ancora eliminando, ogni regola che si contrapponga agli interessi delle multinazionali. Basti pensare che, nel 1999, l'Unione Europea e' stata condannata dall'Omc per aver vietato l'ingresso della carne proveniente da bestiame Usa allevato con ormoni ritenuti pericolosi per la salute dei consumatori. Dunque, il progetto che si sta perseguendo con la globalizzazione e' la costruzione di un mondo che, libero da ogni regola a protezione del lavoro, salute, ambiente, sicurezza sociale, lascia campo aperto alle uniche regole gradite alle imprese: profitto, concorrenza, mercato, speculazione, accumulazione. Nella nostra logica, il commercio non puo' essere un fine in se', ma uno  strumento per servire gli interessi della gente. Dunque, dev'essere perfettamente compatibile con i limiti ambientali, e regolamentato per non compromettere mai la sicurezza economica, sanitaria e alimentare di nessun abitante del pianeta. Al contrario, deve proteggere le fasce piu' deboli della societa': piccoli contadini, indios, salariati, disoccupati. Per questo ci opponiamo all'introduzione di nuovi trattati come quello sugli investimenti e sui servizi, che servirebbero solo a rafforzare la supremazia delle imprese sopra gli interessi collettivi e sociali. Per le stesse ragioni, rivendichiamo la revisione radicale dell'Omc, a partire dai trattati sui brevetti e sull'agricoltura. Due accordi che si accaniscono in maniera particolare sui poveri del Sud del mondo perchÈ ne minano il diritto alla salute, la sicurezza economica e l'autosufficienza alimentare. Smettiamola di guardare l'economia dalla parte dei forti e dei mercanti. Guardiamola dalla parte dei deboli, degli oppressi, del pianeta martoriato. Con occhi nuovi ci renderemo conto che libero mercato e' sinonimo di legge della giungla. Una situazione in cui il forte puo' fare fuori il piu' debole, la sete di profitto puo' spazzar via ogni diritto nel mondo del lavoro, la bramosia per gli affari puo' trasformare qualsiasi risorsa naturale in merce e qualsiasi servizio pubblico in occasione di guadagno, l'ossessione per l'allargamento dei mercati puo' creare un consumismo insostenibile, la corsa al controllo della tecnologia puo' manomettere i meccanismi piu' intimi della vita. Per quanto tempo ancora dovremo considerare il libero commercio come un dio assetato di sangue a cui tutti dobbiamo assoggettarci con impotente rassegnazione? Se fossimo capaci di recuperare un po' di buon senso, ci renderemmo conto che il commercio internazionale non solo va regolamentato, ma va ridimensionato e che se di trattati abbiamo bisogno e' per la salvaguardia dei beni comuni da cui dipende l'esistenza dell'umanita': il clima, la biosfera, le foreste, i fiumi, i mari, la biodiversita'. Dovremmo affermare che la difesa diquesti beni e' la priorita' e che gli interessi produttivi e commerciali non possono essere mai gestiti in maniera da compromettere la loro integrita'. Contemporaneamente, dovremmo cominciare a fare discorsi seri sulla gestione delle scarse risorse e sulla gestione di sostanze inquinanti che incidono sul clima. Urge un trattato sull'utilizzo delle risorse non rinnovabili e sull'emissione di inquinanti, cominciando a definire i limiti insuperabili. Urge un trattato per l'assegnazione delle quote di utilizzo ai vari popoli, in base a criteri di equita' e ai bisogni da soddisfare. Ecco gli argomenti, attorno ai quali costruire un governo mondiale, che rimettono in discussione il modello economico di noi paesi opulenti. Perche' e' dimostrato che la terra non dispone di risorse e spazi sufficienti a garantire a tutti gli abitanti del pianeta il nostro tenore di vita. Per quanto tempo ancora continueremo a ignorare questa verita'? Dobbiamo passare dall'economia dell'espansione all'economia del limite.

 
MASSMEDIA e TAM TAM vari
 
 
SITI DA VISITARE 
 
 
2) Genoa Social Forum: www.genoa-g8.org
 
3) World Social Forum: www.forumsocialmundial.org.br/
 
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
 
5) Attac: www.attac.org
 
6) verso il Legnago Social Forum: www.vronline.it/LSF/
 
7) Una piazza solidale virtuale. www.namaste-ostiglia.it
 
 
UN CORSO PROMOSSO DA MOVIMONDO E TRANSFAIR ITALIA
Corso di formazione, promosso da Movimondo e TransFair Italia, sul tema del Commercio Equo e Solidale e del Mercato Equo con i Paesi in Via di Sviluppo. "Commercio equo: istruzioni per l'uso": come aprire o gestire un punto di distribuzione e vendita del Commercio Equo. Un'occasione da non mancare per chi sta meditando un impegno proprio o della propria associazione o comunita' nel settore dell'economia equa e solidale. Sede: Firenze, Fiesole, Centro Studi CISL, Via della Piazzola 71, Tel. 0555032111. Partecipanti: massimo 25 persone. Obiettivi: fornire una full-immersion di 2 giornate a persone o a gruppi che vogliano approcciare i temi del CEeS, del Microcredito, della Cooperazione Internazionale, con la possibilita' anche di sviluppare impresa non-profit nel settore del Commercio Equo e Solidale.
Inizio: Venerdi  26 ottobre
-Ore 10.00: Presentazione dei corsisti e introduzione a cura di Movimondo-GSI, Dr. Antonio Loiacono.
-Ore 10.30-13.00: Primo modulo "Introduzione al Commercio Equo, Storia del CEeS in Europa e in Italia, attori tra profit e non-profit, breve storia dei marchi di garanzia del Commercio Equo, marchio TransFair a garanzia dei prodotti equi in Italia.
-Ore 13.00-14.30: Pausa pranzo.
-0re 14.30-16.30: Microcredito, Microfinanza, connessioni con il Commercio Equo e Solidale,  Cooperazione allo sviluppo non governativa.
-0re 17.00-19.00 : Come aprire e gestire un'attivita' di Commercio Equo dal punto di vista fiscale e finanziario con esempi pratici (cooperativa, associazione, consorzio). Analisi delle implicazioni giuridiche e gestionali con un esperto di imprese non-profit.
Sabato 27 Ottobre
-Ore 9.00-11.00: Come gestire un PDV del CEeS e di prodotti solidali: tecniche di approvvigionamento e vendita, display dei prodotti, tra cooperazione con il Sud del Mondo e Cooperazione Sociale, esempi sulla sostenibilita' economica di un'attivita' di Commercio Equo e Solidale.
-0re 11.30-12.30: Simulazione con i corsisti dei vari modelli proposti, con obiettivi a breve, medio, lungo termine.
-Ore 12.30-14.00: Pausa pranzo.
-Ore 14.00- 16.00: Animazione di una realta' del Commercio Equo e Solidale; tecniche di comunicazione, come gestire i rapporti con i media, come far riconoscere ai cittadini la propria impresa ed i propri prodotti. Eventi connessi al Commercio Equo e Solidale.
-Ore 16.30: Conclusione. Analisi dei contenuti del corso e, per concludere, visita di una Bottega del Mondo nella citta' di Firenze. La comunita' europea sostiene il cofinanziamento delle relazioni e dei materiali forniti ai corsisti. Ai partecipanti viene chiesto un contributo di Lit. 200.000 a copertura dei costi di accoglienza nella struttura fiorentina.
Per le iscrizioni, entro il 30 settembre 2001, rivolgersi all'associazione: Movimondo - Gruppi di Solidarieta' internazionale, viale Trento e Trieste 65, 06049 Spoleto (PG), tel: 074349987, fax: 074347690, e-mail: movimondogsi@libero.it ed a TransFair Italia, passaggio De Gasperi 3, 35131 Padova, tel. 0498750823, fax 049-8750910, e-mail: transfai@intercity.it, sito: www.equo.it  (fonte: Transfair)

 
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
 

Fate sentire la vostra voce
TESTO DELL'APPELLO CHE ANTONINO CAPONNETTO HA LANCIATO SU L'UNITA' DEL 25 agosto 2001

Gli avvenimenti di questi giorni hanno veramente dell'incredibile: è innanzitutto incredibile che un ministro in carica affermi la ineluttabilità della convivenza tra mafia e imprenditori, esplicitando così la pratica che da sempre attuano i suoi amici del Polo (politici, mafiosi e imprenditori).
Le sdegnate reazioni di Piero Vigna, di Maria Falcone e del magistrato Antonino Ingroia sono di per sé eloquenti.
E ben si comprende come Pina Maisano, vedova di Libero Grassi, l'imprenditore palermitano ucciso dalla mafia proprio 10 anni fa per essersi opposto al ricatto dell'estorsione, abbia sentito il bisogno di scrivere al Capo dello Stato per chiedergli «se ritiene che le dichiarazioni del ministro siano compatibili con la sua carica di governo».
Non meno incredibile - poi - mi sembra l'ostinato silenzio che su questa vicenda hanno sino a questo momento (sono le 16 del 24 agosto) mantenuto il Tg1 ed il Tg2: un caso più unico che raro di servile compiacenza verso il ministro…di turno.
Ma voi tutti non avete proprio niente da dire? Mi rivolgo a voi, uomini e donne che avete a cuore il rinnovamento del nostro Paese.
Avete veramente perso la capacità di indignarvi, la volontà di difendere gli ideali in cui siamo cresciuti?
Non avete ancora capito che sono in gioco, ormai, gli stessi basilari principi di ogni vera democrazia? Ed allora non perdete altro tempo! Fate giungere a questo giornale, nel modo che ritenete più opportuno, l'espressione del vostro sdegno e della vostra protesta. Antonino Caponnetto

FRANCESCO COMINA: «ELISABETH, ANNA E TUTTI NOI»

Ieri era il giorno di Elisabeth, 22 anni, venuta dalla Nigeria con la promessa di un posto di lavoro sicuro. Nel suo paese faceva la cuoca, insieme a sua mamma, ma i soldi non bastavano e qualcuno, molto affidabile, l'ha inviata in Italia con un prestito di quaranta milioni. La "padrona" l'ha accolta a braccia aperte, l'ha rinchiusa in uno stanzino, le ha stracciato i documenti e l'ha buttata sulla strada. A Rimini, sul lungomare, i maschi si fermano e il lavoro non manca. Ogni notte Elisabeth vende il suo corpo con l'obbligo di portare "a casa" un milione di lire. Nessuno sente il suo grido disperato, Elisabeth e' una schiava, una carcassa di carne, uno strumento, un nulla (la sua storia e' raccolta nel dossier sulla schiavitu' della Comunita' di don Oreste Benzi). L'Onu ieri ha ricordato le vittime di quei trecento anni che che hanno incatenato l'Africa alle navi degli schiavisti inglesi, francesi, olandesi, portoghesi. I negri piu' forti, piu' belli, piu' potenti, piu' sani sono stati rastrellati nelle citta' e nelle campagne; il bianco li ha comprati con l'inganno per pochi fiorini e li ha traghettati nel "nuovo mondo" mettendoli all'asta a prezzi maggiorati. E il negro e' stato frustato, malmenato, buttato nelle piantagioni per far bello il raccolto e poi e' stato ucciso senza pieta'. Le statistiche parlano di 30 milioni di uomini, donne e bambini finiti a quel modo. Dal 1600 al 1865 - anno in cui si decreta la fine legale della schiavitu' - il commercio della carne umana e' stato ingrassato dalle leggi della domanda e dell'offerta, e' stato coperto dalle speculazioni etiche e filosofiche, e' stato legittimato dal diritto internazionale ed e' stato benedetto dalla "teologia sacrificale". Oggi che nessuno si azzarda piu' a riproporne la formula (anche se l'humus razzista coltiva i campi di una certa politica), gli uomini "cosa" sono dappertutto, anzi, sono fra noi, nelle nostre periferie urbane, nei crocicchi delle nostre strade metropolitane, sui treni notturni e sugli scaffali dei supermercati ricolmi di prodotti elaborati negli scantinati del lavoro coatto. Anna e' morta stroncata dall'Aids dopo essere stata costretta a vendere il suo corpo al night. Non l'aveva mai fatto, ma i padroni che l'hanno presa in consegna le hanno messo davanti la sola alternativa possibile: vivere vendendosi o morire conservandosi. Si e' lasciata andare al pianto della sua storia africana, ai racconti che la mamma le aveva fatto di quei carichi di antenati-schiavi in partenza per un destino ignoto. Si e' lasciata andare al flusso di una vita negata per sempre, a lei e ai suoi fratelli in Nigeria, Uganda, Sudan Kenya, Senegal, Rwanda, Zimbabwe, Sierra Leone, Madagascar...: un continente alla deriva, pigiato nel cunicolo delle terre dimenticate e soggiogate dai ritmi di crescita dello "sviluppo" dei padroni che tengono fra le mani le leve dei destini umani: "La maggior parte del Terzo Mondo - ha scritto ieri il nobel per la pace Desmond Tutu su "Repubblica " - e' stremato sotto il peso del piu' invalidante e stremante debito internazionale. Le statistiche sono impressionanti: in Etiopia 100.000 bambini muoiono ogni anno di malattie facili da prevenire, mentre il governo spende per ripagare il debito quattro volte quello che spende per la spesa sanitaria. (...) I Paesi poveri sono costretti alla poverta', all'ignoranza, alla malattia, alla fame e alla morte...". Elisabeth e Anna, sono le schiave figlie di terre schiave. Ma intorno a loro si muove un oceano di dannati, che getta solo un lieve sospiro sulle cancellerie mitteleuropee, sulle stanze del Vaticano occupate dalla love story di Milingo, sui vertici della Fao o sulle riunioni consultive della Nato. In India la serva Kavitha ha appena 12 anni e lavora dalle cinque del mattino alle dieci di sera. Un giorno, nell'accendere il fuoco, Kavitha viene avvolta dalle fiamme che la coprono fino al volto. Non puo' pagarsi le cure mediche e il padrone la molla al suo destino di morte. In Peru' Carlos ha 17 anni e lavora dalla mattina alla sera come spaccapietre nelle profondita' della miniera, che durante la conquista ha sfinito i muscoli dei negri trapiantatati. In Pakistan, India e Nepal sono un milione i bambini immobilizzati ai telai di proprieta' dei mercanti di tappeti. Sono schiavi acquistati sotto il giogo del debito: per liberarsi devono pagare il riscatto. Nel giorno in cui l'Onu ricorda le vittime della schiavitu', mi sforzo di ascoltare il grido disperato dei nuovi servi. Ma l'eco degenera in rimbombo e il chiasso sovrasta ogni voce e ogni lamento. Avverto appena il cumulo delle storie: bambini schiavi in divisa costretti a uccidere i coetanei dell'altra etnia, ragazze che portano pesi sovrumani senza fiatare, meniños de rua rifiutati da tutti, mini braccianti, servi al servizio dei ricchi... Ognuno di questi piccoli ha un nome e un cognome, ma nel vocabolario corrente dell'umanita' sono tutti omonimi: sono schiavi. Ricordiamoli.
Articolo di Francesco Comina apparso il 23 agosto su "Il mattino di Bolzano" con riferimento alla giornata dell'Onu contro la schiavitu'.
Francesco Comina, giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi. Nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimundo Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2000. Ha partecipato alla redazione del libro di AA. VV., Le periferie della memoria; e a AA.VV., Giubileo purificato. Per contatti: franzcomina@katamail.com]
 

Anarchico e solitario ecco il «prete salvègo» che amava i monti

Un libro di Anderloni su don Benedetti

A quattro anni dalla sua morte il «prete dal Serè», don Alberto Benedetti, dal basso delle sue prediche inutili, continua a parlare con la voce degli amici che lo hanno conosciuto e di chi ne ha capito lo spirito e il messaggio. Il giorno di Ferragosto nella chiesa della frazione Ceredo di Sant’Anna d’Alfaedo, don Luigi Adami, suo fraterno amico, lo ha ricordato in una messa animata con i salmi cantati dal coro La Falìa di Velo nella versione poetica di padre David Maria Turoldo e accompagnati all'organo da Bepi De Marzi. Il Vangelo della visita di Maria alla cugina Elisabetta è lo spunto per don Luigi per parlare delle strade percorse in montagna da don Alberto, del suo camminare per incontrare gli altri, nonostante si definisse «prete salvègo», «selvatico» per i più, «tramite per arrivare al vero Dio» invece per chi ne capiva l'anima e lo spirito.
È il succo anche del nuovo libro di Alessandro Anderloni «Il prete dei castagnari» (Edizioni La Grafica), presentato al termine della cerimonia religiosa dallo stesso autore e da Bepi de Marzi e che sarà oggetto di una nuova presentazione domani 19 alle 18 nel teatro parrocchiale di Velo.
Il libro prende lo spunto dalla tesi con la quale lo scorso anno Anderloni si era laureato in Lettere e quel materiale è servito per una rielaborazione e un ripensamento lungo 350 pagine sulla vita e le opere di don Alberto. Il titolo è mutuato da una celebre frase del sacerdote: «Investi nel millennio. Pianta castagnari», un invito a considerare la vita un passaggio del quale dovremmo lasciare solo tracce positive per le generazioni future.
«Ho accelerato l'uscita del volume dopo i drammatici e tristissimi fatti di Genova nell'ambito del G8», rivela Anderloni, «perché anche don Alberto, a 77 anni, fu perseguito e perquisito dalle forze dell'ordine su mandato di qualcuno "in alto". Gli contestarono ricettazione e detenzione di armi da fuoco, a 77 anni, dopo una vita passata a studiare e amare la sua montagna, lui che anche durante la Resistenza non aveva neppure voluto tenere con sé la rivoltella che gli avevano offerto i partigiani ed esiste ancora la ricevuta della sua riconsegna in municipio. Non gli perdonarono mai il coraggio di dire la verità. Per questo fu etichettato e lasciato da una parte, anche dalle gerarchie della Chiesa di cui condannava le collusioni con il sistema capitalistico. Un sistema che aborriva perché regolato solo dalla logica del denaro», ricorda Anderloni.
Di fronte alla violenza calcolata degli Stati e delle loro polizie, don Alberto sosteneva che ogni legge punitiva è ingiusta. Deprecava ogni forma di violenza, condannava le guerre, anche le cosiddette guerre umanitarie, inventate, volute e benedette per il solo guadagno dei capitalisti, quelli che chiamava «dinosauri del Quaternario», cioè dei nostri giorni.
«Gridò contro le multinazionali, contro l'informazione controllata e censurata, contro la gestione del potere politico, che diventa la gestione della ricchezza di pochi e della povertà di molti. È quanto volevano dire in modo pacifico e nonviolento anche migliaia di persone che sono andate a Genova e sono state aggredite e picchiate. Abbiamo visto solo scene di violenza, non abbiamo sentito nessuno parlare del perché esistano le ingiustizie nel mondo, perché si continuino a produrre armi e ci sia la maggioranza della popolazione mondiale sempre più povera e depredata», aggiunge Anderloni.
Il riferimento alla Lessinia è inevitabile, come lo è stato per don Alberto, ritiratosi sui monti di casa dove lo spirito anarchico poteva gridare la sua libertà: andando a caccia, costruendosi una casa con le sue mani (Isba la chiamava), avviando una cooperativa di lavoro, facendo anche il prete a modo suo. «Cosa direbbe di una Lessinia che subisce l'oltraggio di cave sconsiderate, aperte per arricchirsi ed esportare marmi altrove e non per servire a chi vive sul posto; di un Parco che, pur avendolo a suo tempo contestato, è oggi diventato rifugio e casa per quella selvaggina che a lui tanto piaceva, ma che è depredata con sistemi illeciti o uccisa da bocconi avvelenati?», si chiede Anderloni.
Un preludio di Bepi De Marzi apre il volume ricordando i fatti di Genova, dove anche la Chiesa «che raramente mostra di opporsi all'arroganza della ricchezza, ha camminato nei cortei della nonviolenza, nel sorridente e disperato desiderio di giustizia e di pace: con le decine di associazioni cattoliche e cristiane c'erano anche suore, frati, preti, con l'appoggio dichiarato coraggiosamente da qualche raro prelato dissociato dall'opportunismo e dal servilismo vaticano. Cosa direbbe don Alberto se fosse ancora qui, seduto ai piedi di un solenne castagnaro?», si chiede De Marzi e risponde: «Forse sarebbe turbato come noi davanti a una Chiesa che accetta un vescovo mago e tormenta cristiani coraggiosi».
«Don Benedetti non ha fatto miracoli, non ha distribuito benedizioni e nemmeno ha tuonato in sermoni celebrativi o dissertato sulla fame dei poveri e sui vuoti meccanismi della fede seduto nei salotti mondani; don Alberto, dal potere ecclesiastico, dalle curie, dalle gerarchie che non ha mai voluto riconoscere, è stato tenuto sotto osservazione come un malato inguaribile. Perciò non verrà beatificato, in questo tempo che elargisce riconoscimenti e carriere, terrene e celesti, come mai era accaduto prima», commenta il compositore vicentino.
Il prete dal Seré non richiamava folle con il pretesto del miracolo o degli effetti speciali, non aveva la smania della testimonianza, era piuttosto un "prete salvègo", di cui si può solo intuire il tormento e l'inquietudine del «silenzio di Dio", il vuoto angosciante di "non aver mani che accarezzino il volto», come recita una poesia di Turoldo. (Vittorio Zambaldo) 
Il prete dei castagnari di Alessandro Anderloni. Preludio di Bepi De Marzi. Edizioni La Grafica  per informazioni sul libro: lefalie@cimbri.it    www.lefalie.cimbri.it
              
 
Ecuador: Il genocidio del petrolio ha impronte italiane, ma non solo

L'Ecuador è il quarto esportatore di petrolio di tutta l'America Latina ed il sesto al mondo. Eppure la sua situazione non è delle migliori: la sottoccupazione raggiunge 61 ecuatoriani su 100. 6 ecuatoriani su 10, poi, guadagnano meno di due dollari al giorno (fonte: quotidiano El Universo, Ecuador, 8 ottobre 2000). Qualcosa sembra non funzionare.  L'Amazzonia Ecuatoriana è lo scenario di maggior biodiversità e sociodiversità di tutto l'Ecuador, con una superficie di 130.832 km quadrati che corrispondono al 45% del territorio nazionale ed al 1.6% di tutta la conca amazzonica. Questa zona è per altro considerata come una delle più importanti perché ospita circa 25.000 specie di piante conosciute che si mantengono attraverso una conservazione millenaria. L'attività che maggiormente è stata causa di distruzione di questa terra è stata l'attività legata all'estrazione del petrolio, come dimostrato dall'esperienza vissuta per trent'anni dagli abitanti delle provincie di Napo, Sucumbíos e Francisco de Orellana. Da qui deriva forse il fatto che il paradigma del progresso e sviluppo portato dal petrolio, per l'Amazzonia Ecuatoriana non sia altro che un miraggio ed una forma di complicità verso il debito estero, oltre che l'ennesima forma di aggressione della civilizzazione occidentale, dello "svilluppo" della globalizzazione, a cambio di un genocidio umano e della distruzione della fauna e della flora della regione. E' dal lontano 1941, quando arrivò la Shell a Pastaza, che le popolazioni indigene della zona si trovano aggredite in nome dagli interessi finanziari delle imprese di turno: Shell, ARCO, Tri-Petrol, CGC, AGIP, ENI ecc..  Lo stato ecuatoriano, da parte sua, poco ha fatto per difendere gli interessi dei Popoli Indigeni. Se da un lato, mediante decreti esecutivi (n°551 e 552), il Presidente dell'Ecuador ha dichiarato intangibili, protette da ogni tipo di attività estrattive in modo perpetuo, le zone Cuyabeno-Imuya e le terre abitate dagli Huaorani, dai Tagaeri e dai Taromename (Parco Nazionale Yasuni), ben poca cosa è stata fatta per le popolazioni indigene di Pastaza. Qui sono stati conferiti titoli di proprietà a 10 comunità: Pandanuque, Paparagua, Santa Cecilia, Kurintza, Elena, Bellavista, Chuyayacu, San Virgilio, Pitacocha e Liquino. Va per altro sottolineato che le leggi sulla proprietà comunale valgono unicamente per la superficie della terra. E, malgrado la Legge Forestale preveda la proibizione di attività estrattive del sottosuolo nei territori indigeni, lo stato si è avvalso della Legge sugli Idrocarburi per favorire gli interessi delle multinazionali. E' così che nel 1992, la Arco Oriente Inc. (una controllata della nordamericana Atlantic Richfield Co.) iniziò l'esplorazione della zona, scoprendo un giacimento nella zona tra i fiumi Villano e Liquino (poi nominata Campo Villano). L'ENI entrò subito in partecipazione con una quota al 40% (attraverso la AGIP OIL Ecuador). L'arrivo della multinazionale italiana era per altro datato 1987, quando AGIP Petroli acquistava una società per la commercializzazione del GPL, la ESAFI S.A. e, successivamente, istituendo l'AGIP ECUADOR S.A., per operare nel settore estrattivo (fonte:sito internet dell'ENI, http://www.eni.it ). Negli anni successivi, le proteste delle comunità indigene portarono alla firma di alcuni accordi. Agli stessi (1998-1999) parteciparono per lo stato e la parte impresariale: alcuni rappresentanti del consorzio ARCO/AGIP, Petroecuador, e Ministero per l'Energia e le Attività Minerarie; per le organizzazioni indigene: OPIP (Organizzazione dei Popoli Indigeni di Pastaza), FIPPRA (Federazione Indigena dei Popoli di Pastaza e della Regione Amazzonica) ed Asodira (Associazione per lo Sviluppo Imdigeno della Regione Amazzonica), organizzazioni che si unirono successivamente nel Fronte Indigeno di Pastaza (FIP). Tra i punti più importanti accordati nel documento "Gli Intendimenti sull'Accordo del Piano Texas", l'ARCO/AGIP si impegnava a realizzare una valutazione dell'impatto ambientale del periodo di esplorazione ed a elaborare uno Studio di Impatto Ambientale, oltre che un Piano di Amministrazione Ambientale, per il periodo di sfruttamento. Arco, in realtà, evase alle proprie responsabilità, realizzando degli studi unicamente nell'area dei pozzi di esplorazione e non sulle vie di comunicazione (fonte: Pablo Ortíz T "Globalización y Conflictos Socioambientales", Quito, Abya Yala, 1997).  Di fronte al mancato compimento degli accordi da parte dello Stato e dell'ENI, le comunità di Amazanga e San Virgilio hanno presentato un ricorso di Protezione Costituzionale. Il 7 Aprile 2000, la Corte di Pastaza ha risposto negativamente al ricorso, affermando, tra le altre cose, che il pagamento per opere e servizi deve essere considerato una adeguata indennizzazione. Nel frattempo, nel 1999, l'ENI ha esercitato il diritto di prelazione per l'acquisto del rimanente 60% del Campo Villano, divenendone unica proprietaria. Le organizzazioni indigene continuano ad appellarsi al Accordo Internazionale n°169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), accordo che è per altro incluso nell'attuale costituzione dell'Ecuador e che prevede l'obbligo di consultare i popoli indigeni, di rispettare i loro interessi, le loro istanze organizzative, di assicurare loro benefici per le attività che si sviluppano nel loro territorio e l'indennizzazione per gli impatti ambientali. Di fronte all'indifferenza dello Stato ecuatoriano e dell'ENI, la comunità di Amazanga si è rivolta all'attenzione del Comitato Internazionalista Arco Iris. Ecco quindi che come richiesto da Bolívar Santi, diffondiamo la sua lettera, con la speranza che questa generi la solidarietà dovuta. (Commissione Popoli Indigeni e Direttivo Nazionale del Comitato Internazionalista Arco Iris)

 
Lettera di un leader indigeno contro l'aggressione dell'ENI
 
Noi che viviamo nella comunità di San Virgilio, vogliamo far conoscere al mondo intero che attualmente stiamo subendo le invasioni delle imprese petrolifere, dell'estrazione e di quelle minerarie, in diversi territori ancestrali. La situazione del benessere culturale delle nostre etnie si trova in una situazione critica, in cui l'ENI/AGIP sottostima i problemi che ci troviamo a vivere nella comunità di San Virgilio, sovrapponendosi nei nostri diritti ecologici e culturali nelle nostre terre, di cui siamo legittimi proprietari dall'antichità. Lo Stato ecuatoriano e le imprese del petrolio hanno imposto la loro volontà ai popoli indigeni, in flagrante violazione dell'Accordo Internazionale N°169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), precedentemente accordo internazionale N°107, accordi che sono per altro inclusi nella attuale costituzione politica vigente, i cui strumenti prevedono l'obbligo di consultare i popoli indigeni, di rispettare i loro interessi,  le loro istanze organizzative, di assicurare loro benefici dalle attività che si sviluppano sui loro territori ed indennizzazioni per gli impatti ambientali, il diritto dei popoli indigeni di usufruttare, usare, amministrare ed assumere la gestione delle risorse naturali che si trovino nei loro territori, conservando la propria cultura, la propria integrità, il proprio mondo spirituale, riti, luoghi sacri, la ricchezza della biodiversità, proteggendo il proprio patrimonio genetico, cosa che esclude l'op! era di manipolazione, corruzione delle coscienze, inganno e divisione che sono prassi delle imprese petrolifere e dello Stato, con la loro politica utilitaristica, economicistica, a danno dei popoli indigeni, dalle cui terre fluisce abbondante petrolio e, ciò nonostante, senza beneficio alcuno e meno senza indennizzazione per i danni ambientali, sociali, culturali, economici, ecc. che in modo grave ed irreparabile causa lo sfruttamento petrolifero. I rappresentanti della comunità di San Virgilio esigono il ritiro immediato delle tubazioni dell'oleodotto istallato nei propri territori dalla compagnia ENI/AGIP  e la riparazione immediata di tutti i danni causati dalla sua invasione illegale della bioriserva indigena 'PashPanShu'.
La comunità di San Virgilio venne creata 85 anni fa. Dalla sua fondazione questo luogo venne chiamato "Cupal Yacu Pungo Yana Rumi", appartenendo al curaka Virgilio Santi Yuu, e poi venne conosciuto come 'PashPanShu', bioriserva naturale indigena, data e sottoscritta dalla parola dei propri avi. Attualmente questa è sotto la responsabilità degli eredi delle famiglie Santi, come sono Bolívar Santi e Rafael Santi e dai loro rispettivi figli. Questo territorio ancestrale comprende: Witahuai Urco, Gastañas, Taruga Urrco, il fiume Añango fino al confine con il territorio Chapana, Villano, la comunità di Chuyayacu e la Colonia Bolivar.
A causa della costante degradazione provocata dall'impresa ENI/AGIP nei nostri territori, informiamo dei danni causati da questa. Secondo l'articolo 86 della costituzione ecuatoriana: lo stato proteggerà il diritto della popolazione a vivere in un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato che garantisca uno sviluppo sostenibile. Lo stato vigilierà perché questo diritto non sia negato e garantirà la preservazione della natura. Si dichiarano d'interesse pubblico e si regoleranno conformemente alla legge: 1. La preservazione della natura, la conservazione degli ecosistemi, la biodiversità e l'integrità del patrimonio genetico del paese. 2. La prevenzione della contaminazione ambientale, il recupero degli spazi naturali degradati, la gestione sostenibile delle risorse naturali ed i requisiti che per questi fini dovranno compiere le attività pubbliche e private. 3. La creazione di un sistema nazionale di aree naturali protette che garantiscano la conservazione della biodiversità ed il mantenimento dei servizi ecologici, in conformità con gli accordi ed i trattati internazionali. All'articolo 87 si afferma una volta di più, che la legge tipificherà le infrazioni e determinerà i procedimenti per stabilire responsabilità amministrative civili e penali che corrispondano alle persone naturali o giuridiche nazionali o straniere per le azioni e le ommissioni contro le norme di protezione dell'ambiente. All'articolo 88 si dice poi: Ogni decisione statale che possa danneggiare l'ambiente, dovrà previamente godere del parere favorevole della comunità, ragione per cui questa sarà dovutamente informata, garantendo la legge la sua partecipazione. All'articolo 90 si proibiscono la fabbricazione, l'importazione, il possesso e l'uso di armi chimiche, biologiche, nucleari, così come l'introduzione di residui nucleari e rifiuti tossici.
Per tanto, noi, come comunità di base, esigiamo che nelle aree colpite si contempli l'accordo per la conservazione delle specie e della natura, dal momento che attualmente non si rispetta quanto stabilito dalla legge e, molto meno, si applica tecnologia di punta.
A seguire dettagliamo i danni occasionati dalla compagnia ENI/AGIP nella attualità: 1. Fuoriuscite di petrolio causato dall'oleodotto Triunfo-Villano.  I nostri sentieri si trovano attualmente bloccati dalle tubature dell'oleodotto, ciò costituisce un problema serio per gli abitanti che circolano giornalmente. 2. I fiumi Curaray, Ceslao Marin, Liquino, Chambira, Cupal sono sempre stati vitali per le nostre comunità, ma oggi sono contaminati dalle fuoriuscite di petrolio del loro oleodotto, da frane provocate dalla presenza dell'oleodotto, da spargimenti di olii di motore, ossidazione di tubi e scoli, che hanno provocato malattie, infezioni della pelle, diarree, mal di testa .. agli abitanti, come anche la morte della fauna acquatica e di animali domestici. 3. La presenza dell'ENI/AGIP ha provocato l'allontanamento di tutti gli animali selvatici esistenti come: tapiri, ungulati, cervi, scimmie, tucani, pappagalli ed altre varietà di animali selvatici che sono propri di questo habitat. 4. Gli accampamenti petroliferi istallati nei nostri territori di San Virgilio hanno provocato la contaminazione dei ruscelli vicini alle abitazioni per l'istallazione di sistemi fognari che sboccano nei fiumi senza nessuna prevenzione della possibile contaminazione. Inoltre si sono istallati siti per l'accumulazione di rifiuti plastici, materiali ferrosi, grassi e metalli. 5. La compagnia ENI/AGIP nelle comunità ha causato divisioni e conflitti tra i vicini, tra persone e famiglie, con l'inganno e comprando le coscienze. 6. Questa impresa petrolifera ci proibisce il passaggio ai nostri territori, militarizzandoli con guardie di sicurezza come anche con l'istallazione di fili elettrici, attentando alle nostre vite. 7. I tubi degli oleodotti istallati nei nostri territori sacri non compiono con lo spessore richiesto, dal momento che sono meno spessi di quanto stabiliscono le regole. A breve si romperanno per la forte pressione del liquido e, rompendosi, contamineranno irrimediabilmente la flora e la fauna esistenti. 8. L'articolo 84 C.P.E al comma 1 afferma che bisogna mantenere, sviluppare e rafforzare l'identità e le tradizioni tanto nello spirituale come a livello culturale. L'ingresso della compagnia ENI/AGIP nei territori indigeni, come quello di San Virgilio, viola il nostro diritto a mantenere la nostra identità come popoli tanto a livello culturale come spirituale. Questi territori sono considerati come luoghi sacri,  che sono parte delle nostre tradizioni, della nostra cosmovisione e costituisce l'essenza stessa della nostra identità come popolo. La militarizzazione è stata una minaccia intollerabile a San Virgilio. Ci hanno proibito l'accesso ai nostri sentieri ancestrali ed anche abbiamo dovuto sostenere scontri violenti non voluti da noi, ma imposti dalle minacce dei confinanti ancestrali della associazione dei Canelos, dall'invasione della federazione FENAQUIPA, a causa del fatto che l'impresa compra le coscienze con la logica degli alimenti, per gestire i conflitti territoriali, o ancora, con veicoli per gli spostamenti del personale che defende gli interessi del petrolio. Coloro che difendono gli interessi petroliferi sono le persone responsabili degli atti intimidatori, nonché gli incaricati delle relazioni comunitarie della compagnia ENI/AGIP que opera a Pastaza. E cos', comprando le coscienze di molte comunità, i conflitti tra indigeni aumentano, mentre noi continuiamo a difendere il territorio ancestrale. Abbiamo già avuto scontri a fuoco nel territorio di San Virgilio, queste armi e queste persone sono venute a spararci nel nostro territorio e queste persone sono state inviate dall'impresa ENI/AGIP. Io, Bolívar Santi, che ho 63 anni, la mia sposa, che ne ha 59, i nostri figli, nipoti e pronipoti, fratelli e compagni, siamo oggi perseguitati dai guardiani della compagnia ENI/AGIP. Continuiamo a difendere i l territorio, a resistere nella lotta, anche se da questa siamo rimasti aggrediti e feriti: io e mia moglie, così anche una madre con il suo bimbo di 4 mesi ed altri compagni. Per questo chiediamo la vostra solidarietà. Aiutateci a proteggere i nostri territori per assicurare la vita della nostra foresta, oggi che ci sentiamo così insicuri, vivendo con le nostre famiglie nella foresta. Vi chiedo anche una solidarietà economica per poter procedere alla segnalazione dei confini del nostro territorio e ottenere così il titolo della sua legalizzazione, perchè non possa più disturbarci l'impresa petroliera ENI/AGIP. Voi state rubando più di 38.000 barili di petrolio al giorno (più di 3 miliardi di  lire al giorno) e questo succederà per 20 anni nel campo di Villano e per noi popoli indigeni: fame, malattie, distruzzione culturale ed ambientale, senza nessuna indennizzazione per i danni ambientali. No grazie, signori. Non vi permetteremo di distruggere il nostro paese, continueremo a protestare, trincea dopo trincea.
Bolívar Santi   ( bolivarsanti@latinmail.com )
 
PER PROTESTARE E FERMARE IL GENOCIDIO

Doctor Gustavo Noboa Bejarano (presidente della Repubblica dell'Ecuador)
Palacio de Gobierno  - García Moreno 1043  - Quito (Ecuador)
Tel: 00593 - 2 - 210-300
Fax: 00593 - 2 - 580-735
calvachee@presidencia.ec-gov.net

ENI
Piazzale Mattei 1 - 00144
Tel 06 59821 - Fax 06 59822141
www.eni.it
Presidente: Gian Maria Gros Pietro  ( gianmaria.gros@eni.it )
Amministratore delegato: Vittorio Mincato   ( vittorio.mincato@eni.it )
Responsabile Relazioni Esterne: Dott. Sergio Luciano Meazza  ( sergioluciano.meazza@eni.it )

AGIP Petroleum Ltd. (Filiale)
Av. Patria 640 -  P.O. Box 3188 - 1280 Quito (Ecuador)
Tel. 00593 - 2 - 561710
Fax 00593 - 2 - 561798


ZOOM ASSOCIAZIONI 

 
Greenpeace

CODICE FORESTALE BRASILIANO, LA TELENOVELA CONTINUA
Brasilia, 25 agosto 2001, Greenpeace denuncia il nuovo tentativo della lobby agraria brasiliana di indebolire il codice di protezione forestale. Obiettivo degli agrari e eliminare le norme che vietano di disboscare quote superiori al 5% delle proprieta' terriere. Al momento ne' il settore privato ne' il governo hanno la minima idea dell'estensione delle proprieta' private in Amazzonia. Una apposita Commissione di inchiesta del Parlamento Brasiliano ha recentemente scoperto che oltre 100 milioni di ettari di terreno (20% dell'Amazzonia legale) erano in realta' terreni pubblici, "privatizzati" con falsi certificati. Dati recenti ottenuti con immagini satellitari, rivelano che nel 2000 la crescita del tasso di deforestazione delle foreste primarie dell'Amazzonia e' aumentato del 15%, per un'area di 590.000 chilometri quadrati. Una significativa parte di questa deforestazione e' stata realizzata appunto dai proprietari terrieri, per trasformare la foresta in allevamenti e piantagioni. Questa deforestazione senza controllo ha gia' raggiunto in 30 anni un'estensione pari all'intero territorio della Francia. Recenti sondaggi rivelano che la maggioranza dei brasiliani richiede la preservazione della foresta amazzonica. Di fatto, la distruzione della foresta arricchisce solo alcune ristrette elite di proprietari terrieri e impresari del legno. Le comunita' che abitano la foresta e vivono dei suoi prodotti, si oppongono alla deforestazione, che distrugge il loro mondo e le loro risorse. Greenpeace chiede misure effettive per attuare la legge e fermare la devastazione della piu' grande foresta del mondo. In Amazzonia, le aree protette oltre ad essere eccessivamente ridotte (appena l'11,1%) esistono solo sulla carta. La maggioranza delle terre indigene non sono state ancora demarcate, malgrado la legge lo preveda.
Greenpeace e' impegnata in questi mesi con una azione diretta di misurazione e demarcazione delle terre del popolo indio Deni (invase da una multinazionale del legno, la WTK) allo scopo di assicurare la  protezione  congiunta della cultura indigena e della foresta  amazzonica. Informazioni sul codice forestale brasiliano: http://www.greenpeace.it/archivio/foreste/amazzonia/codice.htm
Press pack: http://www.greenpeace.it/utils/media Per firmare la petizione in sostegno della demarcazione delle terre  tradizionali dei Deni http://www.greenpeace.it/camp/foreste/deni.htm
 
 
GREENPEACE: BUSH METTE IN PERICOLO IL FUTURO DEL PIANETA
 
Londra, 22 agosto, 2001 - Gerd Leipold, nuovo direttore internazionale di Greenpeace, ha criticato il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, responsabile di mettere in pericolo il futuro del pianeta "e' davvero scioccante come la sua politica stia annullando tanti progressi verso la protezione ambientale e la pace mondiale." Gerd Leipold ha aspramente criticato le incriminazioni contro i 15 attivisti di Greenpeace e i due giornalisti, nel corso della protesta che ha ritardato il test missilistico statunitense dello scorso luglio (il famoso progetto "Star Wars - Guerre Stellari"). "Le accuse hanno una forte motivazione politica" ha commentato Leipold. "E' il progetto Star Wars che dovrebbe essere processato. I nostri attivisti erano la per proteggere la pace."
Per firmare la petizione contro il progetto Star Wars e contro le accuse agli attivisti: http://cybercentre.greenpeace.org/t/s/aas/e?a=StarWars_em&s=blue2

SOS Salvador
Progetto Sorriso

«Progetto Sorriso» è l'iniziativa di cooperazione con il Ser.Co.Ba di San Salvador avviata un anno fa a San Bonifacio (VR). Obiettivo: fornire aiuti materiali alle popolazioni terremotate del Salvador e, in particolare, finanziare la fornitura di materiale sanitario (multivitaminici) e per l'igiene personale. Per INFORMAZIONI: progettosorriso@infinito.it . Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Turbigo (Milano), incaricato per le operazioni bancarie.


CORRISPONDENZE DAL BURUNDI
 
Prosegue la pubblicazione di articoli scritti e tradotti dai giovani del Centre Jeunes Kamenge di Bujumbura (Burundi). Si tratta di pezzi pubblicati sul loro giornale interno "Arc-enciel" [Arcobaleno]. Il Centre Kamenge, promosso dai Missionari Saveriani, è un punto di riferimento molto importante, per migliaia di giovani che vogliono sognare e vivere in un mondo diverso, dove la Pace e la Solidarietà fioriscano in una regione - quella dei Grandi Laghi e delle Mille colline -  martoriata.
Vi segnaliamo che anche il settimanale Famiglia Cristiana ha dedicato nel NUMERO 33 un ampio servizio su Kamenge (pagg. 54, 55 e 56) che pubblicheremo nei prossimi numeri del «GRILLO parlante». Per sostenere la missione dei Saveriani in questa regione dell'Africa, rivolgersi alla Procura di Parma: tel. 0521 960420 - 960466
 
 
IL CAMPO DI LAVORO
 
Nel cuore dell'Africa esiste un Paese, il Burundi. Un Paese lacerato dalla violenza, del quale la capitale è Bujumbura.  Nei Quartieri Nord vicino al corso d'acqua Nyabagere, a qualche metro dal mercato di Kamenge, c'è un luogo, il CENTRE JEUNES KAMENGE (CJK), É stato pensato perché i giovani tra 16 e 30 anni si incontrino.  Al CJK possiamo trovare diverse attività: cinema, giochi, computer... Ciò nonostante quello che mi colpisce molto è che il CJK organizza delle attività durante le vacanze dall'inizio di luglio fino a fine agosto. Per esempio: tornei di calcio, concerti, campi di lavoro ... Da parte mia io preferisco il campo di lavoro perché mi sento direttamente responsabile in tutte le questioni del paese.  Sono ormai 2 vacanze che partecipo ai campi di lavoro e posso dirvi di cosa si tratta e cosa ho vissuto. Il campo di lavoro è una delle più grandi attività del CJK durante le vacanze estive.  Riunisce 1000 / 1250 giovani, scolarizzati o no, per un po' di vita insieme: lavorare, consigliare, formare ... Di propria volontà ci si iscrive ai capoluoghi di Zona dei Quartieri Nord (QN). Ci sono degli animatori inviati dal CJK per questo lavoro.  Per altri giovani che non abitano nei QN, vanno direttamente in ufficio al CJK. Io sono animatore nel campo e alla fine delle attività, naturalmente, ci sarà la ripresa della scuola. Cos'è un animatore? Sono responsabile di un gruppo di sedici / diciassette giovani con i quali dobbiamo vivere durante quattordici giorni.  Alla fine il CJK ci dà un pacchetto (uguale per tutti) di materiale scolastico come segno di ringraziamentio e di incoraggiamento. Nostro scopo è di aiutare la gente più debole, delle persone che hanno veramente subito le scosse della situazione che attraversa il nostro paese; andiamo a pulire dai rovi le strade, pulire i canali laterali delle strade o fabbricare mattoni, mattoni per la ricostruzione delle case. Col mio gruppo di sedici persone, ci si dà un indirizzo al quale andare a lavorare.  Prendiamo l'esempio dei mattoni: la maggior parte degli appezzamenti ha bisogno di 2000 / 2500 mattoni per la costruzione di una casa.  Il problema della costruzione non è affar nostro. La maggior parte dei campeggiatori non conosce ancora la definizione di animatore.  Si crede che un animatore è là per fare il capo con carta e penna per scacciare coloro che si comportano male.  Ho visto che è mio compito mostrar loro che sono là per una vita d'insieme dalle 7,45 alle 16,30.  Alle 7,45 si beve un thé, alle 8,00 si va lavorare e alle 12,00 è la fine del lavoro.  Tra le 12,00 e le 14,30 si fa una doccia, si mangia, ci si riposa. Tra le 14,30 e le 16,30 c'è la formazione.  Ogni giorno, si scelgono dei temi diversi, posso citare: «Scenari del Burundi», la «Vita in gruppo», «l'AIDS», i «Diritti dell'Uomo, dei Giovani e del Bambino» in particolare ... e si rientra per ritornare il giorno dopo. Ce n'è tra loro che ci credono e che sono capaci di dar dei consigli ai loro compagni e anche all'animatore. Hanno la certezza di trovarsi alla fine del campo come una famiglia senza tener conto delle loro diversità. Ma bisogna dire che questo risultato è il frutto di un lavoro molto lungo degli organizzatori e degli animatori.  Noi siamo presenti e se seguiamo bene il campo e la formazione con il nostro cuore, la nostra testa e la nostra anima, siamo allora convinti che non esiste un'attività alla quale possiamo patecipare e che possa apportarci una tale esperienza di vita insieme. Ecco allora, che coloro che hanno altre idee per il campo cerchino di pensarci un po' di più, magari non esttamente come me, ma a loro modo e questo farà un BURUNDI RICONCILIATO.

Mutanga Dickson

LA REGOLA D'ORO
 
Durante il nostro incontro con Renzo sui diritti dell'Uomo nel Corano e nella Bibbia, dal 9 al 14 luglio 2001, abbiamo notato che leggendo nella Bibbia : l'Esodo 20,1-20; Deuteronomio 5,1-22 e Levitico 19,1-22 e nel Corano Sura 18,23-41... esiste un certo numero di diritti che hanno come fondamento "DIO"; mentre il fondamento dei Diritti dell'Uomo adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è "La presa di coscienza" degli individui che data da molto tempo e che è stata proclamata dall'ONU nel '19. A parte questo, noi abbiamo anche parlato del precetto della "REGOLA D'ORO" che si trova nel vangelo di Matteo 7,12 che dice: "Tutto ciò che voi volete che gli uomini facciano per voi, fatelo voi stessi per loro"; in Luca 6,31; in Giacomo 2,13, nel testamento di Tobia 4,15 e presso i musulmani la ritroviamo nella tradizione del pofeta (Hadith del profeta 40, collezione An Nawawi 13) che dice: "nessuno tra voi è credente se non desidera per il suo fratello ciò che desidera per se stesso". Per quanto mi riguarda, preferisco prendere questa versione positiva della regola d'oro che dice: "cercate di trattare gli altri come voi volete che vi trattino". In effetti, se ci mettiamo a riflettere nella maniera alla quale noi ameremmo esere trattati, noi determineremmo nello stesso tempo quali sono le virtù umane. Immaginate semplicemente come voi amate che gli altri si comportino con voi. Prima di tutto voi volete senza dubbio che vi si tratti con GIUSTIZIA; volete che le persone siano IMPARZIALI con voi e forse amerese che vitrattino con GENTILEZZA e senza crudeltà; preferireste che gli altri sappiano PERDONARE piuttosto che di voler a tutti i costi condannare e punire. Non è vero? Da certe persone vi attendete forse dell'AMORE ...  E bene, noi abbiamo appena stabilito un sommario di ciò che chiamiamo le VIRTU'. Quando si ha la fortuna di scambiare delle parole con uomini e donne che padroneggiano una professione, si constata spesso con sorpresa che sono le persone più picevoli che esistano al mondo. Del resto è questa una delle ragioni per la quale essi padroneggiano la loro professione: la maggior parte di loro si sforza di trattare la gente con rispetto. E le persone della loro cerchia li ricambia e li tratta con lo stesso rispetto. In definitiva, questa versione positiva della regola d'oro, vuole dirci che se noi vogliamo essere trattati con: GIUSTIZIA, IMPARZIALITA', GENTILEZZA, RISPETTO, FIDUCIA, ..., ebbene dobbiamo prima di tutto cominciare a trattare gli altri con GIUSTIZIA, IMPARZIALITA', GENTILEZZA, RISPETTO, FIDUCIA, ... Giovani del Centro, approfittiamo di ogni bella occasione per imparare ciò che il Centro ci orffre gratuitamente perché il tempo passa e non ritorna mai.

Katimba Venceslas Dolly (n° 15887)


PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Amdraous 
Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954,  una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da qualche tempo usufruisce di permessi premio e di lavoro esterno semilibertà svolgendo attività di Tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia. E’impegnato in attività sociali e culturali con scuole, parrocchie, associazioni e movimenti culturali. E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, ha conseguito circa 80 premi letterari, pubblicando libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia. Ha pubblicato: “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans”   edito da Ibiskos di Empoli;  “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia. “Oltre il carcere” è un libro che tenta di camminare sull’esperienza dell’autore, senza per questo rimanere prigioniero della presunzione di insegnare nulla a nessuno.Ci sono pagine che raccontano quanto avviene e spesso non avviene all’interno del perimetro carcerario. Atteggiamenti e gesti che vorrebbero provocare in ognuno un cambiamento per raggiungere secondo le proprie capacità quella necessaria consapevolezza per rimediare alle ferite inferte alla vita. Avamposti della memoria per i più giovani, sui rischi della trasgressione, nell’affidarsi ai valori estremi delle passioni estreme, votate all’annientamento. C’è il progetto di un percorso comunitario che può diventare stile di vita al servizio degli altri, apprendendo l’arte dell’ascolto e della promozione umana, attraverso l’impiego del sapere e del sentire, per una rielaborazione delle proprie esperienze vissute.

Uscita di emergenza

Mi sono chiesto tante volte cos'è la libertà, questa condizione di grazia che rincorriamo e quasi mai raggiungiamo. Mi sono chiesto se esistono davvero uomini liberi. Osservo l’intorno, le strade dove i ragazzi stazionano perché non sanno cosa fare: per molti il tempo è una comoda convenzione, una tabella di marcia da espletare ed ogni sur-plus di tempo è da riempire in qualche modo, e la strada diventa il prosieguo per dare un contenuto al proprio essere. Per non parlare degli altri ragazzi, quelli che ancora non sono uomini, e che non si riconoscono nei più grandi, per i quali in strada c’è la scoperta del contesto di forza, dove il legame cresce e si rafforza nella trasgressione e….. autoghettizzazione.  Osservo ancora più in là, e vedo gli adulti tutti in corsa, tutti presi e affannati dalle mete da afferrare, dai rimpianti che premono alle porte, dai rimorsi che sono zittiti dal benessere da agguantare a tutti i costi. E osservando ancora a questi giorni, alle masse in piazza, ai giovani ed ai meno giovani in cammino, agli slogans e agli ordini impartiti, alle grida di gioia, alle urla di dolore, ai morti ed ai feriti, ai giusti ed agli ingiusti, mi chiedo dove sta la libertà  degli uomini liberi, liberi di governare e di decidere per tutti. Degli uomini liberi di non condividere né accettare deleghe in bianco, dove sta la libertà di dissentire, di sottrarsi dall’effetto di mille politiche confutate o che potranno esserlo in futuro. Dalla mia cella, dalla mia testa ignorante, osservo senza il peso di una bandiera, da reietto, da colpevole e detenuto, osservo e rifletto sulle libertà che non hanno colore nè facili entusiasmi, le libertà che sono di tutti, e conoscono la paura, e non mi rimane resto nelle tasche, solo somme da pagare. Libertà di manifestare, libertà di protestare, libertà di non accettare, libertà di parola, libertà di prenderle e di darle, libertà di morire in nome dei più alti ideali, eppure in loro nome sono state commesse le nefandezze più inenarrabili. Questa non è la trama di un film già visto altre volte, come qualcuno si ostina a raccontare. E’ un film nuovo di zecca, dell’era digitale, e sebbene nulla del passato potrà mai ritornare, qui non c’è la possibilità di gridare: “ehi regista fammi uscire dalla trama del film, mi sono stancato. voglio ritornarmene a casa”. Con la mente ripercorro uno sceneggiato di tanti anni addietro, dove utopie e romanticismi sociali, sconvolsero drammaticamente il paese, finchè si perse il conto dei morti e dei feriti. Quella fu una degenerazione sociale fisiologica al sistema di allora, il 68 reclamava il giusto cambiamento, ma pochi uomini condussero alla eliminazione non solo di tante persone, ma addirittura di una intera generazione. Oggi lo scenario investe una libertà  che non è quella invocata ieri, perché  coinvolge confini, terre, mondi, uomini e politiche; non ci sono più  quegli slogans né quei compartimenti stagni. Non ci si ammazza più per concetti quali: colpire al cuore dello stato, o per fronteggiare gli strumenti di annichilimento statuali. In questo presente ciò che più colpisce è il canto di gioia che si innalza nelle marce, nei raduni, parole come “solidarietà, amore, giustizia, debito dei paesi più poveri, ambiente, organismi geneticamente modificati”. Parole che non sono slogans, né bollettini o comunicati di alcuna nuova e scellerata brigata, né frutto di qualche eredità inconsapevole. Parole e stili di vita che di per sé, sono, o dovrebbero essere, diga insormontabile per qualunque ritorno al passato, che non posseggono propri colori e brevetti, ma sono comportamenti alti di tutti e per tutti, per te, per me, fino al Papa. Genova ha comunque insegnato qualcosa a ognuno di noi.  Le botte fanno male, ma passano, mentre i segni che non si vedono lasciano tracce indelebili. So per certo che alla violenza non è possibile guarire con altra violenza. Tanti uomini grandi per autorevolezza hanno ribadito di non cadere nella trappola della violenza, di non riesumare pagine di un libro ingiallito dal tempo.  Io so per esperienza che non è un’arma a fare di un uomo un rivoluzionario, so che una pistola fa di un uomo un futuro assassino, e quando questo accade, non ci sono giustificazioni né attenuanti: c’è il baratro, da cui risalire è assai difficile. Non faccio parte di alcun movimento per la pace, ma comprendo che essa rappresenta il mondo umano senza bisogno di tessere o bandiere, è una canzone che ha note di evidenza reale che appartengono a tutti, potenti e non. Non è con il bastone, con le bottiglie incendiarie, o peggio con il fucile, che  le richieste di giustizia, di solidarietà, di democrazia possono transitare da una istanza politica a una scelta morale, ma con la fede della ragione, della mia, della tua, dell’altro: questo può avvicinare a un’idea di imparzialità e giustizia. (Vincenzo Amdraous - Carcere di Pavia - Tutor Casa del Giovane di Pavia - Agosto 2001)


SORRISI & CEFFONI
 
IL VALORE DEL TEMPO
 
Immagina che esista una Banca che ogni mattina accredita la somma di L. 86.400 sul tuo conto. Attenzione, però, non conserva il tuo saldo giornaliero. Ogni notte cancella qualsiasi quantita' del tuo saldo che non sia stata utilizzata durante il giorno.
Che faresti? Ritireresti fino all'ultimo centesimo ogni giorno, ovviamente!!!!
Ebbene, ognuno di noi possiede un conto in questa Banca.
Il suo nome? TEMPO.
Ogni mattina questa Banca ti accredita 86.400 secondi. Ogni notte questa Banca cancella e da' come perduta qualsiasi quantita' di questo credito che tu non abbia investito in un buon proposito. Questa Banca non conserva saldi ne' permette trasferimenti. Ogni giorno ti apre un nuovo conto. Ogni notte elimina il saldo del giorno prima. Se non utilizzi il deposito giornaliero, la perdita e' tua. Non si puo' fare marcia indietro. Non esistono accrediti sul deposito di domani. Devi vivere nel presente con il deposito di oggi. Investi in questo modo per ottenere il meglio nella salute e felicita'. L'orologio continua il suo cammino. Ottieni il massimo da ogni giorno.
Per capire il valore di un anno, chiedi ad una persona che è rimasta in coma per dodici mesi. Per capire il valore di un mese, chiedi ad una madre che ha partorito prematuramente. Per capire il valore di una settimana, chiedi all'editore di un settimanale. Per capire il valore di un ora, chiedi a due innamorati che attendono di incontrarsi. Per capire il valore di un minuto, chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno. Per capire il valore di secondo, chiedi a qualcuno che ha appena evitato un incidente. Per capire il valore di un milionesimo di secondo, chiedi ad un atleta che ha vinto la medaglia d'argento alle Olimpiadi.
Dai valore ad ogni momento che vivi, e dagli ancor piu' valore se lo potrai condividere con una persona speciale, quel tanto speciale da dedicarle il tuo tempo e ricorda che il tempo non aspetta nessuno. Ieri? Storia. Domani? Mistero. E' per questo che esiste il presente!!! Ricorda ancora, il tempo non ti aspettera'. Dai valore ad ogni momento a tua disposizione. Lo apprezzerai ancor piu' se potrai condividerlo con qualcuno che sia speciale.
 
FINE

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