il GRILLO parlante
il vostro giornale operaio :-)
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996 - Direttore Responsabile: Amedeo Tosi

Non si batte il tamburo sul petto altrui (proverbio Bantandu - R.D.Congo)   

Qualche sera fa, in apertura di un suo concerto tenuto a Verona,
    Francesco Guccini rivolto al pubblico ha esordito con queste parole:
    "Buonasera, ecco il vostro cantautore operaio!"
(segnalazione di Luciana Bertinato)

 

LETTERE DAL BURUNDI

Cari amici e lettori de "il GRILLO parlante", quelle che seguono sono alcune lettere inviateci dal Burundi dal giovane P. Claudio Marano, Missionario Saveriano. La piccola nazione fa parte della regione dei Grandi Laghi e da anni è teatro di duri scontri... di guerra... per motivi che, al di là delle apparenze o della disinformazione dei mass-media, affondano le radici essenzialmente nel controllo delle risorse economiche. Per chi fosse interessato, la redazione può fornire titoli di libri o articoli che spiegano cosa sta succedendo in questa parte dell'Africa... i cui motivi di sofferenza passano anche dalle nostre strade (Vicenza, crocevia dell'oro).
P.Marano vive nel quartiere Kamenge, nella capitale Bujumbura. Un quartiere "atipico", dove da alcuni anni è sorto l'omonimo Centro giovanile, luogo di tante attività. Luogo di Speranza. Luogo di Pace. Luogo citato più volte nelle lettere.

Centre Jeunes Kamenge, 02/03/01
La situazione nei Quartieri Nord - Da sabato sera, alle 20.30, una vera guerra è scoppiata nei Quartieri Nord di Bujumbura, guerra che si è estesa, in alcuni momenti anche verso l'aeroporto, il quartiere Kiriri e i Quartieri Sud. Non possiamo parlare di quello che non abbiamo visto coi nostri occhi e sentito con le nostre orecchie. Un battaglione di oltre 1.200 persone, cantando e suonando i tamburi (si dicono gli inviati del "Dio degli eserciti") ha occupato Kinama. Sono il nuovo FNL. Nuovo, perchè comandati prima da Kosan, che stava dialogando con il governo del Burundi, ora sono guidati da Agatho, che non vuole dialogare con nessuno e vuole conquistare il Burundi. Da sabato sera è la guerra: tutte le armi rimbombano, blindati, bombe, mortai, mitraglie... La gente di Kinama è stata invitata a lasciare tutto e partire, dai ribelli stessi, che hanno rassicurato, in questo tempo, che loro erano venuti a uccidere i militari, ma che i tutsi e gli hutu della città non avevano niente da temere. Molto presto anche la gente di Kamenge e Cibitoke ha fatto lo stesso e subito, all'esterno, in qualche sito di Buterere, di Ngagara e Gihosha e nelle case della città, presso amici e conoscenti si sono trovati più di 80 mila persone. Si combatte 24 ore su 24 e mercoledi sera il porta-parola dell'esercito regolare del Burundi ha annunciato che tutto era finito. I suoi dati sulla gente uccisa erano di 24 ribelli e 6 militari. Dava anche il numero di 10 militari feriti. Ma la cosa non era proprio cosi. Siamo a venerdi sera e la guerra continua. L'esercito è entrato a Kinama, ma i ribelli, almeno qualche gruppo, si trova ancora là, a difendere, secondo il loro linguaggio, la Kinama liberata. In questi giorni le testimonianze raccolte parlano di bambini utilizzati nelle operazioni (i ribelli si servirebbero di bambini e bambine, i militari solo dei bambini), parlano di militari picchiati pubblicamente perchè scappati dal campo di battaglia, di banditi e ladri incarcerati, di ruberie di ogni genere fatte nelle case e strutture lasciate vuote e di morti, morti ...e tanti morti. Quando si potrà effettuare un bilancio, si constaterà che sono certamente oltre, e molto oltre il centinaio, solo di civili. Una cosa che abbiamo provato tutti, sono le tre serate di bombardamento notturno sui quartieri, fatto dai ribelli. Il lancio è di obici di 60, alla cieca. Sono caduti su Ngagara, Cibitoke, su Kamenge, e oltre, nella città. E' terribile, perchè non vedi niente, i quartieri sono anche senza luce, e li senti scoppiare, poi dici, e il prossimo arriverà dove? E aspetti. Poi senti un altro scoppio e sospiri perchè non era per te. E via di questo passo, 15, 20 per notte. Una vera pazzia. Diverse morti e distruzioni. Alcuni non scoppiano e restano nei Quartieri come testimonianza e monito.E poi, non parliamo delle 'pallottole vaganti'. Sono una vera peste e uccidono e feriscono moltissime persone, entrano in tutte le case, in tutti i muri, abbattono tutto quello che trovano sul loro passaggio.
Un po' alla solita maniera arriva l'aiuto per coloro che sono scappati dalla battaglia. Arrivano le ONG e le Associazioni Internazionali, vogliono liste e sicurezza, arriva il Governo e inizia dai quartieri tutsi, arriva l'amministrazione e vorrebbe che la gente rientrasse per non lasciare le case vuote e a disposizione per essere rapinate. E in tutto questo caos c'è chi muore, di stenti, di malattie, di ferite, aspettando che ci si metta d'accordo. Ci si chiede sempre come mai in 9 anni di guerra civile e di interventi umanitari, non si abbia ancora scoperto come fare per aiutare veramente la popolazione! Questo, in gran sintesi, una testimonianza di una guerra senza fine, in attesa di una pace che ancora non si vede, neanche da lontano. E i burundesi attendono... (Claudio Marano)


ANCHE PER QUESTA VOLTA E' FINITA, ALMENO IN QUESTA PARTE DEL BURUNDI.
La guerra di Kinama


Centre Jeunes Kamenge 30/03/2001 - Sotto questo titolo si può mettere di tutto. Tutte le speranze e le disperazioni, tutti i morti e i feriti, tutti quelli che hanno perso tutto e tutti quelli che non hanno più voglia di ricominciare, tutti quelli che vogliono fare qualche cosa e non sanno da dove cominciare ...tutti. Tre settimane fa terminava ufficialmente la presa di Kinama e dopo qualche lungo giorno di attesa, è stato permesso alla gente di ritornare alla propria casa. Intanto si sono raccolti i morti, più di 200 civili e nessuno mai saprà quanti ribelli e militari, e intanto si è tacitamente permesso a militari, estremisti e banditi di rifarsi i magazzini, svuotando completamente il quartiere, come bottino di guerra. Nessuno è riuscito a bloccare questo, anche se le cose sono avvenute in maniera inferiore alle altre volte, per esempio non sono state rubate le lamiere dai tetti, ma sempre con la stessa determinazione. La gente, rientrando, ha trovato il vuoto totale. Un'ennesima occasione persa per almeno una parte dell'esercito di dimostrarsi a servizio di tutta la popolazione, delle due etnie. Cosa dire? La gente di Kinama, almeno per ampie frange del potere, è stata accusata di aver aiutato i ribelli, di non aver avvisato a tempo del loro arrivo l'amministrazione e l'esercito. Questo fa si che siano penalizzati. Nonostante la presenza a Bujumbura di molte ONG e Associazioni Internazionali, una ha distribuito una coperta e 5 pezzi di sapone per famiglia, altre, qualche piccola cosa a qualche gruppo specifico, una ha messo in piedi un Centro Sanitario di emergenza. Un quartiere periferico della capitale del Burundi, con 45.000 abitanti, è là senza alcuna possibilità di ripresa, dopo 15 giorni di bombardamento e 5 giorni di vandalismi. Dovrà, ancora una volta, affidarsi alle proprie forze, alla propria voglia di vivere e di ricominciare tutto da capo. Per la terza, la quarta, la quinta volta in questi 8 anni di guerra civile. Ora alcuni sono rientrati, altri vengono durante la giornata per aggiustare la casa e coltivare un pezzo di terra, altri sono nei quartieri accanto, a Kamenge, a Buterere, a Cibi- toke, o in città, a Buyenzi e Bwiza, altri sono nell'ospedale dei malati di colera, ricavato nel dormitorio di una scuola, fuori quartiere, altri sono nuovamente scappati all'estero. Ricominciare è veramente difficile. Ci vorrebbe la volontà politica di terminare questa crisi, ci dovrebbe essere qualcuno che assicura che questo non succederà più. Invece tutto dice che si "ricomincerà a giorni". E i ribelli lo fanno sapere, e i media stranieri, lo ripetono, e nessuno lo smentisce. Sono anni che i burundesi sono in trattative, sono anni che sono "spinti" a fare la pace, ma gli interessi personali o di gruppo, i soldi che si fanno in tempi di guerra, le grandi manovre in tutta la Regione dei Grandi Laghi, non ha permesso nient'altro che una firma su un trattato rimasto sulla carta. Bisognerebbe arrivare a un cessate il fuoco, bisognerebbe mettere in piedi le istituzioni di transizione. Nessuno ci riesce. Neanche la grande pazienza di Mandela. E gli occidentali sono ben più preoccupati della guerra nella ex Jugoslavia, delle guerre più compromettenti in altre parti del globo. Per qui hanno stanziato dei soldi, hanno fatto delle promesse, e poi hanno detto: volete? Mettetevi d'accordo! Fate la pace! Un metodo che ci ricorda il nostro antenato Pilato. E cosi giustificano la loro inefficacia. Basterebbero poche persone, basterebbero pochi soldi e un po' di fantasia per rimettere il paese in stato di vita e dargli anche la possibilità di non ricaderci più. Il Burundi è un paese di 5 milioni di abitanti, grande come la Sicilia. Un piccolo paradiso nel cuore del l'Africa. Migliaia di colline, tutte
verdi, tutte coltivate, tanta acqua, anche tre stagioni per coltivare all'anno, delle miniere di nikel ancora chiuse per insicurezza, un lago pieno di pesce ... Anche questa volta si volta pagina, fino alla prossima, fino all'ultimo burundese. (Claudio)


Una Pasqua diversa dalle altre...

Centre Jeunes Kamenge, 13/04/2001 - Chi vi scrive, vive in un paese in guerra civile, da ben 8 anni, alla fine di un'ennesima manifestazione di forza, dove i ribelli, gli armati contro il potere sul posto, hanno attaccato la città e i militari li hanno respinti, facendo 15 giorni di guerra nei quartieri nord con morti, oltre 200 i soli civili, distruzioni, fuga di oltre 80 mila persone, ruberie e ingiustizie di ogni genere. Si combatteva a 250 metri dall'abitazione. Abitazione speciale, che 17 mila giovani usano come luogo di incontro, 1000 - 1500 ogni giorno, giovani di tutte le diversità, diversità etniche, di paese, di religione, sociali, politiche, per testimoniare a tutti che la pace è possibile, che vivere assieme è possibile, che la guerra è inutile e stupida... Come fare Pasqua in questi momenti? Pasqua è un'esperienza di fede, di speranza, d'amore.
Un'esperienza di speranza. Essendo vacanza dalla scuola, abbiamo organizzato un campo di lavoro per dieci giorni, dove giovani di tutti i quartieri vanno a lavorare nel quartiere colpito dall'ultima crisi, per aiutare a pulire strade e cortili, riparare case, ma specialmente incoraggiare la popolazione a riprendere la strada della speranze e della vita. E' una testimonianza molto bella, perchè difficile testimoniare tutto questo con atti concreti, sotto gli occhi burberi dei militari e controllati da lontano da estremisti di ogni genere. Altra testimonianza è la preghiera comune, ecumenica, ai piedi della croce, il venerdì santo, mettendo accanto al Cristo, tutti i poveri cristi di questo popolo distrutto dall'odio etnico, dopo quarant'anni di guerre civili, di massacri di ogni genere, abbandonati da tutti, nelle mani dei politici arricchiti, senza alcun scrupolo. Altro momento importante sarà l'eucaristia pasquale per i cattolici, questa volta non il giorno di Pasqua, per permettere ai giovani di fare comunità con le proprie comunità, ma il giorno dopo, il pomeriggio, prima di ripartire. Un momento di gioia freschissima, africana, con canti, musiche e tantissimi. gesti di riconciliazione, di speranza di resurrezione. Un'eucarestia partecipata anche da giovani di altre denominazioni cristiane, da mussulmani.  La festa è un momento comune. E poi la festa, la festa dei quartieri con due grandi concerti e altri momenti similari.  Come si riesca a fare della musica e mettere insieme 4/5 mila giovani in tempo di guerra è un po' assurdo, ma è la realtà. La nostra
orchestra canterà e suonerà per tutti i Quartieri Nord, sia sul campo da calcio del Centre Jeunes Kamenge, sia a Kinama, sempre il quartiere colpito dall'ultima crisi. Assieme a cantare, a danzare, a far festa, in attesa della pace, per dire che si è vivi, che ci si incontra, che non si crede che la morte vincerà, che il futuro è sempre là, migliore di quanto ce lo dipingono e ce lo fanno credere, con il sangue di ogni giorno e il boato dei cannoni, sempre presente, sempre lontano, ma a volte cosi vicino, che fa tremare i vetri e i muri di casa. Tutto questo insieme a tantissime attività, tantissimi giovani e ragazze, tantissimi tornei e progetti nei quartieri, sempre per far "rifiorire la speranza", dove la morte troneggia da troppo tempo. Una Pasqua perchè la pace nel mondo possa rifiorire ogni giorno. (Claudio)

Centre Jeunes Kamenge
BP 500 - Bujumbura
Tél (00257) 23 28 05
Fax (00257) 23 28 07
Site web : www.cejeka.com



Appuntamenti da non perdere
 
 
19/04/01 - SOMMACAMPAGNA (VR) - INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO
 
"SOMMACAMPAGNA  VIVA" Gruppo culturale politico ORGANIZZA  L'INCONTRO Con MARCO TRAVAGLIO Giovedì 19 aprile, Ore 21, presso la Palazzina degli impianti sportivi di Sommacampagna. Chi è Marco Travaglio? Insieme a Elio Veltri ha scritto il libro che ha scatenato il caso Satyricon e le polemiche conseguenti, non ancora sopite. Il libro è “L'ODORE DEI SOLDI - Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi”
 
 
20/04/01 - BOVOLONE (VR) - CONSUMO CRITICO
 
Come passare da consumatore a CONSUM-ATTORE. E' questo il titolo dell'incontro organizzato dall'Associazione "la Goccia" di Bovolone VENERDI 20 APRILE 2001 ore 20.45 presso il TEATRO PARROCCHIALE DI BOVOLONE . Interverranno: Dott. A. D’Ascanio, curatore della nuova Guida al Consumo Critico e responsabile per il Nord del Centro Nuovo Modello di Sviluppo; Giorgio Benedetti, volontario fondatore della cooperativa «La Rondine».
 
 
23/04/01 - VERONA - PAX CHRISTI
 
Sergio Paronetto (Pax Christi) ricorda che lunedì 23 aprile, ore 20,30 a Verona, presso il Centro Missionario Diocesano (via Duomo 18/a) verrà ricordato, con un filmato, don Tonino Bello e inoltre si parlerà del Congresso Nazionale di Pax Christi, che si terrà dal 28 aprile al 1 maggio a Marina di Massa, al quale sono invitati a partecipare aderenti e non aderenti al movimento.


 

 
MASSMEDIA e TAM TAM vari
 
 
NUOVO LIBRO DELLE EDIZIONI ACHAB
 
É uscito il nuovo libro di Edizioni Achab (info: http://www.edizioni-achab.it/libri/index.html)
 
Carlos Méndez Tovar
Autocrazia o democrazia a Cuba?


Il libro ci presenta un singolare laboratorio sociopolitico, dove, nonostante gli ingenti sforzi della più grande potenza mondiale per frenare lo sviluppo dell’isola delle Antille e annientare la sua Rivoluzione, il processo si consolida, si sviluppa e si proietta universalmente.
EDIZIONI ACHAB - VIA CAROTO, 2/A - 37121 VERONA
TEL. +39 045 8489196 - FAX  +39 045 8403149 - www.edizioni-achab.it
 
 
DANONE

Carissimi, vi informiamo che Attac Italia ha deciso di aderire alla campagna di boicottaggio contro la Danone, lanciata dai lavoratori di Calais, minacciati di licenziamento, e fatta propria anche da Attac Francia. Sul sito www.carta.org trovate le informazioni relative alla campagna, i documenti di Attac e l¹elenco dei prodotti da boicottare [con qualche sorpresa].


 
INFORMAZIONI, RIFLESSIONI & OPINIONI
 
IMMIGRATI - Il pane dell'estero ha sette croste

La triste e tragica vicenda dell’ingegnere-manovale romeno, morto dopo un mese di sofferenze a seguito delle ustioni provocate dal datore di lavoro che gli aveva dato fuoco perché non accettava che egli chiedesse il rispetto dei suoi diritti e un trattamento più umano, merita alcune considerazioni. La grande dignità con cui lui e la moglie hanno affrontato l’intera vicenda - che ha avuto il suo epilogo giudiziario con la condanna in primo grado dell’imprenditore a 30 anni di carcere - mi ha molto colpito e mi ha riportato alla mente le parole di mio padre emigrato in Svizzera come tanti altri, subito dopo la seconda guerra mondiale, perché in Italia non c’era lavoro e si faceva la fame. Diceva: «El pan de l’estero el gà sette groste» per ricordare le innumerevoli umiliazioni e i tantissimi soprusi che gli italiani dovevano subire all’estero per guadagnare qualcosa da mandare ai propri fratelli o genitori che in Italia non avevano di che sfamarsi. Molte persone hanno la memoria corta e non si ricordano, o fanno finta di non ricordarsi, dei milioni di nostro connazionali, anche veneti, che fino a trent’anni fa emigravano per cercare un posto di lavoro dignitoso e quando parlano di immigrazione la descrivono solo in termini di pericolo, di minaccia e di calamità. Non è neanche possibile pensare agli immigrati esclusivamente come schiavi da sfruttare e da utilizzare per la mancanza di manodopera nelle nostre industrie. L’Arena e molti altri quotidiani riferiscono quasi giornalmente degli appelli alle autorità da parte di associazioni imprenditoriali che chiedono più lavoratori stranieri perché quelli autorizzati a entrare in Italia sono troppo pochi per garantire le varie campagne agricole per la raccolta della frutta o altre attività lavorative. Per non parlare del fenomeno ormai diffusissimo delle ragazze dell’est europeo che, pur essendo irregolari e quindi clandestine, accudiscono e assistono i nostri anziani malati. Se abbiamo bisogno degli immigrati dobbiamo garantire loro anche una dignitosa qualità della vita e il rispetto dei loro diritti di persone e di lavoratori. Un individuo non può essere considerato esclusivamente come forza lavoro. Quale inserimento, quale integrazione, quale partecipazione si può pretendere da chi prima che come persona è visto solo come lavoratore da sfruttare? Certamente coloro che delinquono e che non rispettano le leggi e gli obblighi imposti dalle regole della civile convivenza vanno sanzionati, puniti o espulsi applicando in modo efficace e puntuale la normativa esistente. Nel frattempo è necessario combattere con tutti i mezzi leciti e disponibili lo sviluppo del traffico illegale di persone a fini di prostituzione, lavoro nero o commercio d’organi. Dobbiamo però fare anche uno sforzo per cambiare la nostra mentalità e il nostro modo di vedere il fenomeno dell’immigrazione. La diversità di razza e di cultura sono trattate troppo spesso come una minaccia piuttosto che una ricchezza, minaccia cui si risponde sempre di più con il disprezzo e i conflitti di tipo razziale, con l’esclusione, la discriminazione e l’intolleranza. Molte parti del mondo hanno visto aumentare le migrazioni e il traffico di persone e questo pone grosse preoccupazioni sui diritti umani. Centinaia di migliaia di persone lasciano il loro luogo di residenza in cerca di migliori condizioni di vita, spostandosi da aree rurali ad aree urbane e dai Paesi più poveri a quelli più ricchi. Tantissime di queste persone affrontano discriminazioni sistematiche o sono vittime delle reti transnazionali del crimine organizzato. Il punto di partenza per affrontare la questione dell’immigrazione - legale o illegale che sia - è quindi, a mio parere, affermare che i migranti hanno gli stessi diritti umani di qualunque altra persona, compreso il diritto alla vita, il diritto alla dignità e alla sicurezza, il diritto a condizioni di lavoro giuste e favorevoli, il diritto alla salute e a un trattamento equo davanti alla legge. Dobbiamo educarci ed educare i nostri figli a coltivare il sentimento dell’unicità della famiglia umana cosicché ogni persona possa avere un senso di appartenenza al mondo e nessuno si senta escluso. Infine dobbiamo impedire che le diversità di razza e di cultura diventino un fattore limitante negli scambi e nello sviluppo umano, discernere in tali diversità il potenziale di mutuo arricchimento e capire che lo scambio tra le grandi tradizioni della spiritualità umana offre la migliore prospettiva per la sicurezza e la crescita umana nostra e dei nostri figli. Come dice un proverbio africano: «Quando di notte vedi in lontananza un’ombra, pensi che sia un animale feroce. Quando questa ti si avvicina, ti sembra di riconoscere un animale mansueto. Se si avvicina ancora di più, ti rendi conto che è un uomo e quando infine è accanto a te, capisci che è tuo fratello». (Paolo Veronese - Cazzano di Tramigna)

 
BERLUSCONI, CREDIBILITA' E...
 
Caro direttore, una campagna elettorale è fatta di confronto tra programmi. C'è, però, una questione preliminare per tutti. Anni fa si chiamava " questione morale".  Chiamiamola  "etica politica". La trasparenza è la premessa della democrazia. Dal punto di vista  strettamente giudiziario, Berlusconi  può  presentarsi candidato in una contesa elettorale. Ma i suoi reati prescritti o amnistiati non depongono certo a favore della  sua credibilità politica e di quella dei suoi ammiratori. In merito alla corruzione della Guardia di Finanza, ad esempio, beneficiare della prescrizione non significa assoluzione totale, visto che la Corte d'Appello ha ribadito la colpevolezza.  Mi interessa maggiormente ricordare la condanna per falsa testimonianza sull'iscrizione alla P2, per la quale  è arrivata l'amnistia. La sez. istruttoria della  C.d.A. di Venezia, pur applicando la sopraggiunta amnistia, con sentenza n.97 del 1.10.90, entra nel merito della vicenda, esprimendosi testualmente così: "Ritiene  il  Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non corrispondono a verità. In sostanza, infatti, secondo il Berlusconi la sua definita adesione alla P2  avvenne poco prima del 1981 e non si trattò di vera e propria iscrizione, perché non accompagnata da pagamenti di quote appunto di iscrizione, peraltro mai richiestigli. Tali asserzioni sono smentite: a) Dalle risultanze della commissione Anselmi; b) Dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G.I. di Milano, e mai contestate, secondo cui l'iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978. Invero dagli atti della commissione parlamentare  ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (n. di rif. 625) e l'annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di Gelli". Avendo letto tutti i volumi della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 (sono 120  ma si può leggere la Relazione Conclusiva di 165 pagine), posso solo confermare. La Relazione finale, tra l'altro, parla di appoggi e finanziamenti a Berlusconi da parte di banchieri piduisti al di là di ogni merito creditizio" (p.120). Fraterni saluti. (Sergio Paronetto)
 
Appello di Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Alessandro Pizzorusso, Paolo Sylos Labini   
E' necessario battere col voto la così detta Casa delle libertà. Destra e sinistra non c'entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare anche la prima parte della Costituzione, e cioè i valori fondamentali su cui poggia la Repubblica italiana. Ha annunciato una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire.  Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto.  Oltre a ciò, Berlusconi, già più volte condannato e indagato, in Italia e all'estero, per reati diversi, fra cui uno  riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontro al mondo. Ma siamo ancora un paese civile? Chi pensa ai propri affari economici ed ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia sia, ancora di più, in Europa.  Le grandiose opere pubbliche promesse dal Polo dovrebbero essere finanziate almeno in gran parte col debito pubblico, ciò che ci condurrebbe fuori dall'Europa. A coloro che, delusi  dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria della Casa delle libertà minerebbe le basi stesse della democrazia. Le adesioni possono esser inviate: al sito internet  www.ilponterivista.com  oppure all' e-mail   ilponteed@iol.it al fax 055 623 6102
 
LA LETTERA DI ETTORE MASINA

Care amiche, cari amici, questa è, credo, la LETTERA più lunga che vi ho inviato  negli ultimi sei anni. La ragione è che ci troviamo davanti a scelte difficili e mi pare giusto parlarne. La Grande Storia ci pone sempre nuove inquietudini e responsabilità: dalla superbia di Sua Maestà Dobliù Bush, che sfida il resto del mondo tenendo alta la distruttività delle esalazioni industriali americane e “confrontandosi” a muso duro con la Cina all’ormai scoperta arroganza delle multinazionali che pretendono di dettare legge in tutti i paesi (si veda il caso Monsanto);.Tuttavia la Piccola Storia, quella che ci riguarda più da vicino, quella italiana, non è, in questo momento, meno importante. Ci avviciniamo a elezioni in cui, come dice l’appello firmato da Norberto Bobbio e da Alessandro Galante Garrone, uomini della Resistenza, dallo storico Alessandro Pizzorusso e dall’economista Paolo Sylos Labini, “destra e sinistra non c’entrano: è in gioco la democrazia: Berlusconi ha dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i valori su cui si fonda la nostra società, e di volere altresì una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto. Oltre a ciò Berlusconi, che è ancora indagato, in Italia e all’estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo (…).Chi pensa ai propri affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia, e ancora di più, in Europa. Le grandiose opere pubbliche promesse dal Polo dovrebbero essere finanziate almeno in parte col debito pubblico, ciò che ci condurrebbe fuori dall’Europa. A coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia”.

E non basta…

Dopo la diffusione di questo appello, nota Marzia Galleani, “il programma elettorale di Berlusconi si è arricchito di ulteriori spunti interessanti: la proposta di costituzione di un tribunale che giudichi i giudici, la riforma della Corte costituzionale (“inquinata di comunisti”), l’occupazione della RAI con l’epurazione dei giornalisti sgraditi” dei quali i suoi colonnelli hanno resa pubblica una prima lista di proscrizione. A proposito di liste, Vittorio Feltri, che a suo tempo pubblicò un elenco di pedofili accertati o sospetti, creando gravissimi drammi personali e sociali (vi furono omonimi additati al ludibrio…), ha ora indicato ai berlusconiani i loro e suoi nemici, pubblicando su “Libero” un paginone con l’elenco dei primi mille sottoscrittori dell’appello di Bobbio e Galante Garrone. Leggere per credere quanto noi firmatari siamo in buona compagnia; e difatti Feltri ci definisce “razza eletta”. “Razza è un nome che gli piace tantissimo…

Come scrivono Raniero La Valle e Enrico Peyretti in un loro appello agli elettori che propone di “votare per la lista che si preferisce nella quota proporzionale, e per i candidati indicati dal centro-sinistra in tutti i collegi uninominali (…) come atto volto ad arrestare la deriva in corso e a rompere l’ipnosi  che tende a far vivere le prossime elezioni come una pura formalità di investitura del governo Berlusconi”, non è una destra a cercare di riprendere il potere,  “ è tutta la destra: tutta la destra, e solo la destra, con la sua variegata nomenclatura politica, con il suo retroterra monetario e industriale, e con il suo insediamento sociale piccolo-borghese (…). Questo coagulo in Italia fa paura, perché è quel fascio di forze che già una volta ha preso le forme e ha parlato la lingua del fascismo. La cultura popolare italiana, che già allora non seppe resistergli, è oggi ancora meno resistente; essa infatti è stata preparata ad accoglierlo negli ultimi anni di imbarbarimento della comunicazione di massa, di crisi della scuola, di diffamazione della politica e dei partiti, di delegittimazione della funzione giurisdizionale e di amplificazione retorica di due guerre effettivamente combattute, una in Medio Oriente e l’altra in Europa”.

La cronaca si incarica già di chiarire cosa significhi un regime di destra: la polizia ha ricominciato a “menare” con cattiveria; un preside di Palermo consente un “seminario” sull’antisemitismo e sul feroce dittatore fascista romeno Antonescu; un altro preside (a Terlizzi) vieta ai suoi ragazzi un incontro con Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso; il senatore Baldini (Forza Italia) deposita in Commissione parlamentare di vigilanza della RAI una proposta di regolamento per abolire trasmissioni “politiche” come Porta a Porta, Il Fatto, Sciuscià, il Raggio Verde, Mi manda Rai Tre, Elmo di Scipio, Satyricon, 3131 Chat, Prima pagina e Rai Tre Mondo… Mentre scrivo Berlusconi, Bossi e Fini stanno ulteriormente violando la Costituzione mediante la richiesta di impegni vincolanti ai propri candidati; mentre la Costituzione prevede che il parlamentare non possa avere vincolo di mandato, rispondendo in prima istanza soltanto alla propria coscienza (libero poi il partito cui appartiene di espellerlo dal gruppo e i suoi elettori di non votarlo più).

Bloccare la destra è quindi non una necessità ma una urgente necessità. Tuttavia hanno ragione i gruppi e le persone che aderiscono al manifesto “Per una nuova politica” nel rilevare (http://www.arpnet.it/abele) che i programmi dei due poli sembrano ”troppo simili, cloni di un pericoloso ”Pensiero unico” e la politica “ridotta a fatto tecnico e succube dei sondaggi (…) che rifugge la passione e la battaglia delle idee in nome di un freddo pragmatismo”.

Che fare?

Si profila un astensionismo di sinistra che consentirebbe a Berlusconi di portare a termine i suoi programmi, che sono esattamente quelli del suo Gran Maestro Licio Gelli. Pietro Ingrao e Rossana Rossanda (“il manifesto”, 6 aprile) scrivono fra l’altro: “non condividiamo il giudizio di scarsa rischiosità e durata del governo Berlusconi-Bossi-Fini. Esso ha alle spalle il Fondo Monetario, l’OCSE, la Banca Centrale europea, a Confindustria (…).. Non condividiamo la rassicurazione, secondo la quale ciò che ci attenderebbe non sarebbe più che una molle alternanza fra una coalizione e l’altra. Ma non condividiamo neanche  l’ipotesi di chi vede in una sconfitta del centro-sinistra una frustata positiva che farebbe risorgere gli spiriti della sinistra(…). L’esperienza ci insegna che dalla sconfitta non è mai venuta una radicalizzazione di grande respiro, piuttosto la diaspora di una aggregazione già sfilacciata”. (Ingrao e Rossanda invitano a votare Ulivo nell’uminominale nei luoghi in cui Rifondazione certamente non può vincere; e Rifondazione altrove). Io credo però che la gente voglia anche “parlare”, dire ad alta voce in pubblico e “insieme” non soltanto come voterà ma perché. E quindi mi trovo pienamente coinvolto in una iniziativa “dal basso” cui vi prego di prestare attenzione. Un gruppo di cittadini di Roma, Pisa, Viareggio e Livorno ha deciso di dare vita a un mini-movimento di “gruppi di dichiarazione di voto” che chiariscano ai responsabili dell’Ulivo (DS, Verdi e Popolari) e all’opinione pubblica le ragioni del voto che esprimeranno il 13 maggio.Invieranno pertanto a Castagnetti, Francescato, Veltroni la seguente lettera: “Siamo un gruppo di elettori fortemente preoccupati dalla possibilità che Berlusconi, Fini, Bossi e i loro alleati minori possano tornare al governo. Come hanno scritto Bobbio, Galante Garrone, Sylos Labini ed altri, crediamo che queste elezioni pongano una scelta fra civiltà e prevaricazione di interessi privati eretti a parte politica, di fascismo e di razzismo. Desideriamo preservare dalla aggressione di questa destra la Costituzione repubblicana e le libertà che essa garantisce, il sistema sanitario e quello pensionistico, la scuola pubblica, il servizio pubblico radio-televisivo, la libertà di stampa, la possibilità di una politica estera degna di un paese libero.

“Alla ricerca di un voto che  serva a contrastare la violenza eversiva delle destre, ci poniamo nella prospettiva di votare e di fare votare l’Ulivo, almeno nei collegi uninominali. Tuttavia, prima di farlo, desideriamo rendere pubblica la seguente dichiarazione: in nessun modo il nostro voto potrà essere considerato come dato a sostegno della politica che avete sinora seguito. Non neghiamo taluni risultati ma li consideriamo complessivamente meno importanti di troppe vostre scelte del tutto divergenti dal concetto ideale di “sinistra” al quale siamo fedeli, e talvolta dalla Costituzione: la partecipazione alla guerra della NATO, la mancanza di reali interventi contro i conflitti di interesse, la più che dubbia politica nel confronto delle multinazionali e delle loro attività industriali e commerciali, la svendita della laicità dello Stato, il crescere della violenza della polizia, la durezza nei confronti dei cosiddetti “extracomunitari” sono altrettante tappe di un cammino che ci ha disgustati. L’arroganza con la quale avete scelto il candidato premier e i candidati nei singoli collegi senza interpellare i cittadini, lavorando soltanto fra voi, a Roma, e riducendo al minimo la presenza delle donne nelle vostre liste, ci ha profondamente irritati. L’inserzione nelle stesse liste dell’Ulivo di personaggi discutibili e discussi della cosiddetta Prima Repubblica, ci ha mostrato come non riusciate a liberarvi di un sistema politico trasformista e clientelare.

Siete certamente meno pericolosi delle destre e per questo pensiamo di votarvi. Ma se tornerete al governo non contate sul nostro preventivo consenso”.

Firmano: Ettore e Clotilde Masina, Roma; Giorgio e Giusi Gallo, Pisa; ; Giorgio e Teresita Montagnoli, Santa Maria in Giudice (LU); Giovanna Bennati, Pisa; Francesco Marioni, Viareggio, Enrica Martinotti, Viareggio; Orfeo Filidei e Teresa Frongia, San Giuliano Terme (PI); Angelo e Paola Mancusi; Pisa; Cecilia Mancusi, Pisa; Chiara Mancusi, Pisa, Enrico Meschini, Livorno, Sandra Rastelli, Viareggio; Gianfranco Barsotti, Livorno .

 

ZOOM ASSOCIAZIONI 
 GIUSTIZIA!

VECCHIANO (PI) - "Mi ribolle il sangue". Questo il giudizio di Francesco Gesualdi, della Rete di Lilliput, sul documento "Oltre la cancellazione del debito" presentato il 26 febbraio a Londra dal ministro del Tesoro, Vincenzo Visco e che dovrebbe essere lanciato ufficialmente al G8 di luglio di Genova. L'idea di Visco e del governo italiano è che ognuna delle prime mille multinazionali del mondo versi un minimo di 500.000 dollari su un fondo di solidarietà a favore dei Paesi più poveri (fondo che dovrebbe essere gestito da Banca mondiale e da altre istituzioni internazionali). I governi dei Paesi industrializzati dovrebbero poi integrare il fondo fino ad arrivare a una cifra complessiva di 1 miliardo di dollari. "E' scandaloso - prosegue Gesualdi - che si chieda un gesto di carità a coloro che stanno contribuendo a generare la povertà nel Sud del mondo. E tra le prime mille multinazionali ci sono tutte le peggiori del mondo, quelle che non rispettano i diritti umani, quelle che vengono continuamente pizzicate per i comportamenti antisindacali o che sfruttano il lavoro minorile. Dobbiamo uscire dalla logica della carità e cominciare a cambiare le regole economiche, e tornare a parlare di giustizia". "Oltretutto - dice ancora Gesualdi - in cambio di questa solidarietà il governo italiano chiede una ancora maggiore liberalizzazione dei mercati e la fine di ogni ostacolo alla libertà di circolazione per i capitali finanziari. E cioè esattamente ciò di cui i Paesi poveri non hanno bisogno". Infine "se proprio dobbiamo parlare di interventi di sostegno, servirebbe non l'aiuto delle imprese multinazionali che hanno tutt'altra politica e interessi, ma la ripresa di una seria politica di cooperazione internazionale, con la destinazione di una quota del reddito nazionale dei Paesi più ricchi a favore di quelli in via di sviluppo. Ma anche in questa direzione l'aiuto pubblico invece che aumentare si riduce". "Ancora – conclude Gesualdi - ci sarebbe da domandarsi perché mentre la società civile chiede l'applicazione di una Tobin tax (cioé di una tassazione sui movimenti speculativi dei capitali) che potrebbe generare tra i 60 e i 400 miliardi di dollari l'anno e costituire appunto uno strumento, una regola nuova per l'economia, il governo italiano se ne esce con una proposta di questo genere che appartiene a una vecchia e brutta logica di scambio: io ti aiuto, tu in cambio accetti di liberalizzare totalmente i tuoi mercati". [fonte: Redattore Sociale – 27/02/2001]


 
SOS Salvador - Progetto Sorriso
 
Lettera inviata agli aderenti a Progetto Sorriso il giorno di Pasqua

Carissimi amici, ben ritrovati in questo periodo pasquale! Come molti di voi sapranno nei mesi scorsi siamo stati molto impegnati nella raccolta di generi di prima necessità destinati alle popolazioni terremotate del Salvador. Abbiamo contribuito, grazie al vostro aiuto, a rendere possibile l’invio con la nave di due container di materiali, giunti a destinazione in questi giorni. Vi porgo il più sentito ringraziamento da parte degli amici volontari che operano nel Paese del Centro- America. I volontari del Ser.Co.Ba sono impegnati, oltre che nella distribuzione equa degli aiuti, anche nella riorganizzazione delle attività con-e-per la gente. Si sta organizzando la ricostruzione delle "case", rase al suolo dalla furia dei terremoti, che oltre ai mattoni ha abbattuto una popolazione già in seria crisi... L’appello che ogni volta conclude le telefonate con chi opera laggiù è sempre lo stesso: "Non dimenticateci!". E vi assicuriamo che fa rabbrividire sentirselo ripetere con dignità mista a disperazione. «Progetto Sorriso», nel suo piccolo, comunque non abbandona, anzi. Vogliamo continuare a perseguire gli obiettivi di sempre. In particolare ci sembra doveroso dire il nostro "sì" alle richieste che i fondi che d’ora in poi saranno raccolti vengano destinati per le priorità, ovvero al finanziamento delle attività dei promotori-animatori, indispensabili supporti psicologici per le comunità e factotum preziosi e instancabili.  Chi di voi non l’avesse ancora fatto, è pregato di comunicarci la propria casella di posta elettronica, in modo da poter dialogare con maggior facilità e tempismo. Nel salutarvi, vi ringraziamo di cuore per il vostro importante segno di solidarietà, e vi invitiamo, se possibile, ad essere voi stessi promotori di questo piccolo-grande progetto, comunicandoci i nominativi di altre persone sensibili. A presto! Un saluto di Pace e Gioia! (Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi)  Per versare il proprio contributo ricordiamo che è possibile utilizzare il conto corrente postale di "Progetto Sorriso - El Salvador": ccp numero 21008305 - intestato a: Amedeo Tosi - Chiara Terlizzi. Indirizzo: località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (Verona) - Causale del versamento: "Progetto Sorriso". Progetto Sorriso invierà tempestivamente quanto raccolto al gruppo di appoggio "Italia-Cuscatlan" di Milano.


 
Desideri che altri tuoi amici ricevano "il GRILLO parlante"? Segnalaci i loro recapiti e-mail!
 
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Amedeo Tosi
loc. Praissola 74/b
37047 San Bonifacio (VR)

Informazione - il GRILLO parlante: grilloparlante@mbservice.it
Comunicazioni varie: amedtosi@tin.it

 


HOME PAGE