Poco più di 25 minuti per 3 soli pezzi: di certo non si può dire che quelle degli Ze
Monsta siano scelte facili, almeno all'interno del panorama sotterraneo
italiano.
Partire dalla fine per analizzare un cd così particolare non vi sembri quindi un approccio
sbagliato: i quasi 14 minuti dell'ultima "The end of Wasteland" ci
rivela un gruppo tecnicamente preparato, che ha saputo trarre un insegnamento
dalla lezione di album come Through Silver in Blood o Times
of Grace.
Infatti, ascoltando l'alternanza continua di vuoti e pieni, i ritmi rallentati ed
ipnotici, il vocione urlato ma non sempre (che solo in una breve parte di
questo pezzo accenna qualche frase in italiano), l'atmosfera a tratti quasi
industriale e l'assoluta mancanza di timore nei confronti del silenzio, non si
può che pensare ai Neurosis. Credo che siano poche le formazioni all'interno
del panorama internazionale a farsi direttamente e felicemente travolgere dalla
lenta e magmatica forma musicale di Steve Von Till e soci, almeno rispetto a quelle che
invece da questo gruppo colgono solo alcuni aspetti isolati, per far proprio
quel senso di apocalittica attesa. Considerando la natura trascendentale di
questa musica, la sua forma ricercata e per nulla superficiale, si deve
necessariamente reputare quella degli Ze
Monsta una scelta assai impegnativa,
che, da un lato, gli fa onore, ma che, dall'altro, rischia di rendre fin troppo riconoscibili
le proprie fonti. Non è da tutti riuscire a reggere l'andamento di un brano
così complesso come l'ultimo di questo demo, ma a volte lo spettro che sembra
aleggiare su alcuni tratti (fate attenzione, ho detto alcuni) di questo lungo
percorso è quello di una sublime omologazione ai modelli. Quella
della ripetizione in musica è un'arma a doppio taglio, che richiede di essere
maneggiata con sicurezza per non ritorcersi contro chi la impugna. Così,
secondo il mio modesto parere, alcune fasi insistite, qualche stacco vuoto,
sembrano essere state messe lì più per calcolo che per sentita continuità del
pezzo.
Ma la mia non vi paia una critica eccessiva, quanto uno sprono a rendere migliore
qualcosa che già suona bene.
Anche perché i primi due brani, benché armonicamente leggermente meno ispirati, sono
più personali ed altrettanto efficaci. In particolare "Fire
Generation": strutturalmente variegata ma più veloce e a
tratti caotica, tanto da sfociare quasi nel noise (ma andrebbe ricordata anche
per la buona alternanza tra le due voci).
Questo demo presenta quindi un grande potenziale, però non ancora gestito al
meglio. Nel momento in cui sapranno saggiamente mischiare le carte a propria
disposizione, gli Ze
Monsta rischieranno di fare grandi cose all'interno del
panorama italiano.
Per la cronaca, la registrazione è molto pulita ma un po' piatta, a scapito della
potenza d'impatto, mentre la confezione del cd sobria e ben fatta, quasi
elegante ma a suo modo particolare.
29/12/01, Marco
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