LA HAINE
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COPERTINA CD: Vestfalia VESTFALIA
CREVICE
Autoproduzione - 2002



Giovane formazione padovana giunta al traguardo del terzo demo (molto ben registrato), i Vestfalia ci mostrano una volta di più quanto sia stato forte e fecondo, almeno tra i giovani gruppi di casa nostra, l'esempio della forza compositiva dei Tool, gruppo passato indenne attraverso le definizioni di "post-grunge" e "nu-metal", tanto da aver creato una propria riconoscibile e fulgida impronta stilistica (se addirittura quell'incontentabile rompiballe di Scaruffi li apprezza ci sarà un perché!).
Proprio dalla band di Keenan e soci, dicevo, i Vestfalia sembrano trarre maggiore ispirazione, in particolare da quell'umore oscuro, fermo un passo prima della psichedelia ma con i piedi bene in ammollo in un hard-rock metalloso da Pearl Jam particolarmente depressi (o meglio, da AliceInChains senza speed(-metal) nelle vene), che si potrebbe immaginare come tragitto ideale da Undertow ad Aenima.
Nonostante tale impronta ispirativa sia lampante (a volte forse anche troppo: tanto l'impianto ritmico - con quelle percussioni aggiunte - quanto la struttura dei riff di "No More Questions", così come certi risvolti finali di "B Remote", sono al limite tra citazione e contraffazione), i nostri riescono a restituirne sfumature interessanti e incoraggianti, soprattutto grazie ad alcune particolarità costitutive, quali la capacità tecnico-compositiva e, soprattutto, la presenza di Eleonora alla voce.
L'interpretazione femminile di costruzioni musicali che fuoriescono dalla fucina machista del metal - benché anche i Tool, a ben vedere, abbiano il loro lato androgino - di per sé potrebbe rappresentare un bonus, ma in più, contro ogni possibile (e preconcetta) previsione, lo stile di Eleonora (che, a tratti, mi ha fatto pensare ad una Tori Amos dalle tonalità ben più alte, cosa che di per sé esteticamente potrebbe non piacere, ma innegabilmente è qualcosa di particolare) è asciutto e capace, e mai si perde in quell'impostazione da Carmen Consoli con le fregole - veramente insopportabile al sottoscritto - che tanto spesso ho sentito associare al "rock italiano al femminile", tanto da farmi credere a momenti che fosse uno stile irrinunciabile per il genere.
Al contrario, Crevice, nei sui 26 minuti circa spesi tra durezze, melodie ed improvvisi e fugaci groove (a tratti "Day After Day" anticipa curiosamente certe cose degli ultimi The Music: proprio strano a dirsi!), scorre liscio verso la propria conclusione col grande pregio di non annoiare, anche se i momenti realmente convincenti ancora non la fanno da padrone. Un maggior affrancamento dai propri modelli potrebbe portare i quattro verso lidi anche migliori: la capacità tecnica già c'è, le idee si sentono dischiudersi pian piano...


06/01/03, Marco


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