LA HAINE
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COPERTINA CD: UVMMS ULTRA VIOLET MAKES ME SICK
SOUNDPROOF
Camera Obscura Records - 2001



Il loro nome è inglese, la casa discografica australiana, la loro musica non ha bisogno di servirsi delle parole, eppure si tratta di un gruppo italianissimo, proveniente dai dintorni di Pavia. Sto parlando degli Ultra violet makes me sick, dei quali spesso ho sentito parlare come di creatori di musica per immagini, o di colonne sonore di un film non ancora girato: troppo facile servirsi di tali definizioni per composizioni prettamente strumentali, anche perché, a sentire sia certi rimandi e certe strutture musicali, sia le parole del chitarrista Gianmaria (il quale, tra l'altro, gestisce un sito musicale molto interessante, Post?), la musica che fanno è, né più né meno, rock.
Solo che è un rock evoluto, che cerca di liberarsi o, quantomeno, di eludere i tradizionali schemi compositivi. Ecco perché, ancor più facilmente, li si accosta ai "soliti" gruppi di quella mutevole massa musicale spesso (e, a volte, a sproposito) definita "post-rock". Non potendo esimermi neanche io da questa pratica, vi farò i nomi dei Tortoise (soprattutto i primi), dei Mogwai (soprattutto quelli più eterei), e, nella mia ignoranza, anche quelli di Unwed Sailor e Paul Newman.
Ma quello del far nomi è, in questo caso, un gioco alquanto facile, e la lista potrebbe essere lunga: le note di questo bel cd, infatti, riescono a viaggiare lungo diversi confini, nonostante un certo suono (potremmo parlare di stile) come denominatore comune ai vari brani, probabile retaggio di un gruppo coeso e di una forma compositiva che parte dall'improvvisazione personale dei singoli elementi.
Ecco quindi, i gentili arpeggi dell'ottima carta da visita "Milk", che continuano fino ad irrobustirsi nel fraseggio distorto alla fine di "Faye"; gli accordi riverberati e vagamente "desertici" di "Black Canvas"; le assonanze para-jazzistiche di "Bad ideas trapped in empty bottles"; gli accenni di bossa nova di "On the way back"; la soffice psichedelia-rock di "Once again turtle", e tutto il resto che sarebbe inutile citare, che non saprei descrivere ma che vale la pena di ascoltare.
Composizioni espresse attraverso chitarra, basso "fretless", qualche effetto, qualche distorsione, e la batteria, precisa e sempre appropriata, come collante ritmico e sonoro, a volte esplicitando un riferimento, altre volte ispessendo la trama degli altri strumenti.
La musica degli UVMMS possiede una grazia ed una limpidezza non comuni, soprattutto per gruppi simili; mi verrebbe da dire che è dotata di un'anima gentile, modesta: buone idee, sviluppate quel tanto che basta per farle respirare in maniera personale, ma senza indugiare oltre un solo minuto in più.
Un gruppo che molti dovrebbero scoprire.


16/02/02, Marco


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