Less is More, ovvero 4 brani dalla registrazione casalinga ma non troppo
low-fi per questo quartetto toscano che, per quanto mi riguarda, sembra
spuntare fuori dal nulla, benché raccolga l'esperienza di progetti come
Clerks e Fred G. Un demo di buon livello, questo, dalla discreta vena
compositiva, che riesce a convincere senza dilungarsi un solo minuto in più
(il totale si avvicina ai 14 minuti).
I 4 sembrano aggirarsi soprattutto nei pressi di un suono "post", a volte
"-rock", a volte "-punk", amalgamando il tutto con quel pop che fa rima con
indie, e che sembra ispirarsi a gruppi come Lapse, a certe cose degli ultimi
Fugazi, e, a tratti, a trame sonore datate "giugno del '44". E' ciò che
testimonia in apertura "That's great": chitarre elettriche pulite impegnate
su giri ripetitivi di accordi ritmati, sezione ritmica prima all'unisono poi fautrice di lievi variazioni, voce cantata in
inglese a metà tra Chris Leo e il Guy Picciotto maggiormente preso dalla
melodia. La seguente "Ricciarelli" strutturalmente procede in maniera
analoga, sottraendo però le parti cantate e avvalendosi di un arrangiamento
di chitarre più tipicamente indie-rock, in evidenza soprattutto nella coda
strumentale, tutta ritmata da continue rullate. "Cangour eats paul" è il
brano più scarno e asimmetrico, quasi mancante di voce e batteria, con un
incastro di chitarre sbilenco. L'ultima "Frankie's trumpet" è il brano più
lungo - se quelli fin qui ascoltati raggiungevano a stento i 3 minuti,
questo supera i 5 - e, insieme, quello che risente maggiormente delle
influenze del suono di Chicago: potrebbe infatti provenire dalla sessione di
"Four Great Points" se, anche qui, la parte ritmica non fosse stata
prosciugata e l'armonia disossata.
Detto ciò, quel che sembra prevalere nelle composizioni degli Uber, tanto da
farsi cifra stilistica di questo demo, è l'attenzione per arrangiamenti
quasi minimali, convincenti, che, supportati in ciò dal tipo di
registrazione, danno al gruppo un'aria da "post-rockers da salotto", cosa
piuttosto inedita per un gruppo di casa nostra. Insomma, una produzione
interessante, dalle ispirazioni riconoscibili ma comunque dotata della
giusta personalità.
22/04/02, Marco
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