LA HAINE
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COPERTINA CD: Silver Jews SILVER JEWS
BRIGHT FLIGHT
Drag City - 2001



Ultimamente cerco di concentrarmi, per le mie (ormai poche) recensioni, soprattutto su quanto succede nelle pieghe dell'underground nostrano, sia perché son convinto che il mondo dell'autoproduzione abbia un fascino tutto particolare, sia perché mi piacerebbe riuscire a creare, tramite questo sito, un piccolo punto di riferimento per chi volesse scoprire qualche piccolo angolo di questo mondo (e qui - approfitto di questo incipit di recensione per un piccolo commento sul mio/nostro operato - devo ammettere che, dopo un anno di esistenza, siamo ancora ben lontani da questo obbiettivo, anche perché La Haine, tra continui ritardi, demo che si accumulano sulla mia scrivania e collaboratori che spesso scarseggiano, non può certo considerarsi tra i siti più apprezzati nel suo genere…).
Questo sassolino dalla scarpa, però, me lo devo proprio togliere, e così scrivo una recensione di un cd comprato in un negozio, e questo perchè quello che vado a descrivere è stato uno dei miei dischi preferiti dell'anno da poco concluso (anche se, in realtà, il cd in questione è uscito sul finire del 2001).
Per tanto tempo sono stato abituato a pensare ai SilverJews come alla versione cantautoriale dei Pavement, che il primo ascolto di Bright Flight fu per me quasi straniante; niente più Malkmus o altri membri del gruppo tra le scatole, anzi: una bella pulita al pavimento ed un rinnovato piglio country/folk quasi neoclassico. Con questa prova David Berman, infatti, si piazza definitivamente sul podio dei nuovi cantautori americani, insieme a gente come Will Oldham o Bill Callahan, rispetto ai quali rivela un anima vagamente più rock (sempre classico rock, ovviamente) vicina ai due per un analogo (ma personale) carattere destrutturante. Divora, cioè, il country-rock dall'interno: quella voce a volte immobile a volte scazzata e la chitarra annoiata si incastrano su melodie ed arrangiamenti che potrebbero far pensare a Leonard Cohen o al Dylan d'annata, in questo modo aggiornati e, insieme, trasfigurati splendidamente.
Tutto ciò viene confezionato in maniera sublime, con coretti che ci si ritrova a canticchiare nel tempo e accompagnamenti d'eccezione. Per quanto mi riguarda, è stato il disco della mia estate, dato che l'autoradio della macchina si rifiutava di sputarne il nastro, troppo impegnata ad assaporarne il buon gusto.


27/01/03, Marco Guizzi


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