LA HAINE
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COPERTINA CD: 4ever21 RE:COOPERATION
TRANSCOLLABORATION
Uncle Buzz Records - 2003



Direttamente dal Texas mi arriva questo cd dei Re:Cooperation, duo strumentale composto da un inglese ed uno statunitense, conosciutisi tramite la mailing list di Looper's Delight, e che - così come ci suggerisce la fantasia postale del libretto - costruiscono insieme musica a distanza, utilizzando la posta per scambiarsi nastri e cd sui quali lavorare singolarmente.
La loro è una forma musicale fondamentalmente elettronica (completamente assemblata con Acid), divisa tra sentori ambient, ricami su ritmi quasi danzerecci, cenni psichedelici e richiami da post-rock etereo.
Il cd, lungo praticamente un'ora, si snoda attraverso 15 episodi, spesso legati tra loro per titoli ed atmosfere, toccando i diversi ambiti nei quali si muove il gruppo: l'indistinguibile trittico di "Thing" è un insieme di loop di chitarre, riverberi ed e-bowe; in "And then this", "Garage gamelan" e "Delayed in traffic" si fanno prevalenti toni più oscuri e l'uso di tastiere o rari suoni programmati attraverso il computer; "There and back and there again", "East of ealing" e "Between breaks" si avvalgono anche di batterie elettroniche; la coppia di "Re:cooperation" torna su riavvolgimenti e ripensamenti spaziali di chitarra, mentre quella di "Never enough" è purissimo rock psichedelico spogliato però della maggior parte della propria strumentazione tipica.
Come ci informa il gruppo stesso, TransCollaboration vuole essere una summa, una raccolta varia del materiale che i due hanno elaborato in comune per ben 5 anni: proprio in questa sua forma di sintesi credo però di poter identificare il principale difetto del cd. Spesso si ha l'impressione che il gruppo non si sia voluto sbarazzare facilmente di episodi non del tutto riusciti, addirittura tornando più volte sopra alle stesse idee, permettendosi varianti e lievi ripensamenti. La qualità risulta così essere discontinua e poco coesa, spezzata spesso da impantanamenti in una certa ripetitività o in un'eccessiva prolissità (complice anche una capacità di scrittura non sempre incisiva). Gli episodi migliori sembrano quindi essere quelli che più si distaccano dallo stile medio del disco, come lo sguardo che avvicina "There and back and there again" a certa nuova elettronica, i suoni meno smaccatamente "spaziali" di "Garage Gamelan", l'emotività di "Between breaks" o il breve e sobrio chitarrismo di "Texas trees" (mentre il funk pseudo-caraibico di "East of earling" è la stonatura più evidente del cd).
Nel complesso, un disco che non mancherà di interessare gli amanti delle sonorità più distaccate ed impalpabili, mentre tutti gli altri, in questi "fondali per viaggi tra buchi neri e galassie in via di collisione" (così recita il sito della loro etichetta), rischiano di sentirsi unicamente sperduti.


28/04/03, Marco


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