LA HAINE
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COPERTINA CD: Plastik ExplosionPLASTIK EXPLOSION
THE MOON INSIDE THE WELL
Dr Gonzo Records - 2001



Piccoli spiritelli lo-fi crescono: ecco un altro cd completamente autoprodotto, completamente registrato in casa, completamente ideato e suonato da un'unica persona, che esce per un'etichetta fittizia. Questa volta si tratta di Plastik Explosion, sigla dietro alla quale si nasconde Dr Andrè Kafka (lo so, è un altro pseudonimo), proveniente dall'Emilia.
Se è vero che la pratica dell'autoproduzione spinta non è più una novità dalle nostre parti, bisogna dire che quella di Plastik Explosion è una proposta nel suo ambito piuttosto originale.
L'ispirazione, come spesso succede, proviene dall'estero, solo che questa volta è puramente albionica; anzi, si può dire di più, visto che questo cd potrebbe essere considerato (come, del resto, viene esplicitamente indicato all'interno della confezione) una specie di tributo a Barrett (soprattutto a quello solista).
Verrebbe quindi da definire la musica del Dr Kafka folk-psichedelico, costruito intorno a strutture portanti piuttosto semplici, solitamente composte da chitarra acustica e voce (a tratti dimessa, ma pur sempre nella parte), intorno alle quali si avvita, impastato con una certa dose d'ironia, un apparato dilatato e sognante ma, al contempo, volutamente artigianale e casalingo, fatto di vari arrangiamenti strumentali. Ecco quindi gli accordi riverberati e il flauto di "Sunday morning", il condimento di armonica a bocca della breve "Syd's song" (tanto per esplicitare maggiormente il concetto…), il pianoforte cantilenante della title-track, gli effettacci di "My wasted life", lo spoken-word su base di flauto e chitarrina in "Indomiti&Orgogliosi" (l'unico brano cantato in italiano), il guazzabuglio di tastiera e tromba di "Dead song", e così via.
La scrittura è capace di buone intuizioni (come, nei primi due brani, o in "Blue song for freedom", tanto per fare qualche esempio), anche se a tratti sembra essere troppo dispersiva, quasi eccessivamente invaghita della propria estetica da "space-folk da quattro soldi", col rischio di perdersi tra suoi arrangiamenti bizzarri.
Dunque, musica interessante, comunque migliorabile, senza dubbio particolare.


23/04/02, Marco


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