LA HAINE
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COPERTINA CD: Old Man Gloom OLD MAN GLOOM
SEMINAR III
Tortuga Recordings - 2001



Parlare degli Old Man Gloom non è facile: la loro musica è, infatti, un miscuglio di psichedelia post sabbathiana, di pesantezza metal-core e di sprazzi di elettronica, tendenti all'ambient, che andrebbe più ascoltato che descritto...
E quella degli Old Man Gloom è una formazione non facile da intendere anche per via del misterioso misticismo che vorrebbe esprimere, quasi cercasse di concretizzare lo spiritualismo deviato dei Neurosis in un credo religioso, esclusivamente dedicato agli adepti della setta post-core, attraverso l'epica carica dei propri album, chiamati non a caso "seminari".
L'unica cosa certa è che dietro a questa sigla si cela né più né meno di un super gruppo, comprendente membri di alcune tra le migliori formazioni interpreti della musica pesante statunitense, ovvero Cave In, Converge e Isis, il cui cantante Aaron Turner, anche tuttofare e capoccia della Hydrahead (della quale la Tortuga è una propaggine), è l'iniziatore della saga qui giunta al terzo capitolo.
Mentre i due precedenti seminari (dei quali - per la cronaca - preferisco il secondo) si ponevano come una specie di approfondimento degli Isis, attraverso brani ugualmente divisi tra quadrate sfuriate sludge-core e composizioni di rumori elettronici vari, questo presenta un unico pezzo (chiamato "Zozobra"), lungo quasi 30 minuti, capace di racchiudere in sé tutti gli elementi precedentemente tratteggiati in una forma originale, tanto forte quanto inusuale.
Infatti, questa suite per lo più strumentale, capace di passare dalla psichedelia pura a certo post-rock da colonna sonora minimale, difficilmente accontenterà chi si aspetta una miscela dei gruppi madre dai quali provengono gli Old Man Gloom, ma sicuramente saprà affascinare l'ascoltatore più smaliziato. Rumori giocati su basse frequenze, accordi riverberati ed arpeggi acustici, il vociare di un fiume e il cinguettare di uccelli, urla disperate e praticamente inintelligibili, dialoghi campionati da film e un lungo assolo con wah wah puramente settantiano (a piccoli tratti mi ha fatto venire in mente la versione di "One" dei Metallica fatta per il video…): tutto ciò si sussegue con continuità, legato dal tipico lento e pesante incedere di chi ha fatto propria la lezione dei Neurosis.
Se la forma non tradisse la natura estemporanea (ma, speriamo, non irriproducibile) del gruppo, lasciando un certo amaro in bocca (ci sarà chi non riuscirà ad andare oltre i primi 3 minuti, ma ci sarà chi, al contrario, si dispiacerà che il tutto sia durato solo 27 minuti e 40 secondi), il risultato sarebbe quasi perfetto.

24/02/02, Marco


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