LA HAINE
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COPERTINA CD: My Dear KillerMOROSE
BEST REGARDS FROM HUNGARY
Ouzel Recors - 2001



La Ouzel Records è una minuscola etichetta indipendente, accasata nei pressi di La Spezia e specializzata in autoproduzioni, per lo più di fattura casalinga. Un discreto numero di lavori (soprattutto stampati su cd-r), contenuti in semplici confezioni, anch'esse fatte in casa, ideate dagli artisti stessi, curate e mai banali. Vero e proprio vessillo del no-profit, la Ouzel distribuisce i propri lavori per due lire o, con altrettanto entusiasmo, promuovendo lo scambio tra gruppi, come dimostra l'interessante compilation commemorativa per i due anni d'attività dell'etichetta, rilasciata nell'estate scorsa e comprendente gruppi dalle diverse nazionalità. La Ouzel è, insomma, una piccola casa, calda e accogliente, per i suoni autoprodotti, sempre impegnata, con grande umiltà, a ricercare attraverso internet nomi nuovi e sconosciuti e a coinvolgerli in scambi e collaborazioni.
Tutto ciò credo che basti per dimostrare a chi si occupa della Ouzel tutta la mia stima. Ma non sarebbe giusto fermarsi qui, senza trattare ciò che questa etichetta promuove: la sua musica.
Occupiamoci quindi dei Morose di La Spezia, gruppo nel quale, tra l'altro, suona anche Mauro, ovvero Mr. Ouzel in persona.
Ad un primo ascolto si potrebbe intendere questo gruppo come una delle possibili derivazioni del suono creato da Sebadoh e, soprattutto, Pavement, ma ciò è vero solo in parte: l'attitudine dei Morose è, infatti, più propriamente pop, spesso tendente all'acustico (tra l'altro, per intenderci, sono molto meno pavementiani di un altro talentuoso gruppo nostrano: gli Yuppie Flu).
Inoltre, l'atteggiamento anti divistico e quasi goliardico dei cinque americani qui si sublima in una malinconica ironia e in un approccio quasi lo-fi, fatto di corde di chitarra invecchiate, continui cambi di strumento tra i componenti e registrazioni tendenti al "buona la prima". Già il precedete Lifespace at a Given Moment, breve dischetto che alterna ballate melodiche a pezzi più rock, mi aveva colpito, soprattutto per l'uso di alcuni strumenti inusuali per questo genere di musica, come un flauto stonato o un'armonica a bocca. Ma i circa trenta minuti di Best Regards from Hungary rappresentano, a mio parere, un passo avanti per il gruppo.
Le sonorità di riferimento rimangono quelle (forse si potrebbe notare una maggiore dinamicità di buona parte dei brani), ma la scrittura qui sembra farsi più varia, i suoni più distinti e la registrazione più pulita, senza però perdere l'immediatezza del lavoro precedente. Ancora una volta ciò che impreziosisce il tutto sono gli arrangiamenti e la varietà degli strumenti utilizzati, attraverso i quali il gruppo dimostra di non volersi fermare a quanto già fatto: una tastiera in "Postcard from Hungary", la fisarmonica che accompagna "Fishing Boots" insieme a quello che sembra esser uno xilofono giocattolo, qualche filtro sulla voce come nella bellissima "Priscilla", e così via.
Non immaginatevi, però, arrangiamenti invadenti o eccessive orchestrazioni, perché ciò che più colpisce dei Morose è, ancora una volta, la semplicità di fondo delle loro canzoni: le melodie appiccicose dei primi due brani sono lì per dimostrarcelo, e forse non casualmente il cd si conclude con "Lonesome", per sola voce e chitarra.
Insomma, in tutta sincerità, questo cd mi piace di più ogni volta che lo ascolto, e quindi è meglio fermarsi qui prima di esagerare negli elogi.


28/11/01, Marco




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