LA HAINE
barra menù

COPERTINA CD: The FingerTHE FINGER
EVERYDAY WAS SUMMER
Autoproduzione - 2000



Forse non ci avevate mai pensato prima d’ora, ma sappiate che da oggi potreste ricordarvi di Casale Monferrato anche per la buona musica. Come quella di Franco di Terlizi, alias The Finger.
Il suo Everyday was summer è stato registrato – tra il ’99 e il 2000 - in solitudine, tra le mura domestiche, ponendosi tuttavia in controtendenza rispetto ai corrispettivi nostrani. Il suo rock fondamentalmente acustico, che flirta continuamente col pop senza aver paura di invischiarsi a tratti con certa psichedelica, è, infatti, registrato molto bene, in maniera pulita e senza alcuna sbavatura (la cosa può piacere o meno, ma non si può fare a meno di notare la cura nella realizzazione); i brani sono riccamente arrangiati (tanto che potrete ascoltare il suono di chitarre, basso, batteria e percussioni elettroniche, sitar, banjo, qualche campionamento e tastierine varie) e la voce, anche se canonicamente (per questo tipo di proposte, si intende) anti-professionale, non si lascia mai prendere da eccessivi abbagli lo-fi.
La prima volta che il lettore ha cominciato a far girare questo cd mi sono venuti in mente una versione dei Silver Jews più pop e meno crooner/pavementiani, dei Flaming Lips senza follia, degli Sparklehorse con meno lacrime e motociclette o degli Smashing Pumpkins acustici per una volta realmente alterativi (a sé stessi?).
Ma questi nomi vi servano unicamente come coordinate iniziali, perché Everyday was summer sembra avere molto più a che fare con la vera tradizione rock e pop anglosassone piuttosto che con chi la recupera al giorno d’oggi. A tratti i brani rivelano lati in questo senso fortemente classicheggianti, tanto che sembrerebbe di ascoltare una summa di quanto fatto tra i ’60 e i ’70, aggiornato però al gusto delle one-man band odierne.
Ogni pezzo cerca una propria variante caratteristica, armonica e strumentale, in maniera tale da distinguersi dagli altri. Ma bisogna ammettere che non tutte le composizioni hanno lo stesso spessore, e che là dove a prevalere è la controparte classica (come nel già citato sitar di “Countryraga” o nel blues fin troppo adulto di “Silent Love”) il discorso rischia di farsi vagamente lezioso. D’altra parte, però, gioielli di melodia come l’iniziale “Hello I’m static”, la ballata “Nicksong” o lo space-pop rallentato di “Mardigras” innalzano la qualità complessiva oltre soglie insperate per un’autoproduzione così poco chiacchierata.
The Finger: ecco un nome che meriterebbe più attenzione.

26/12/01, Marco


TORNA ALLA LISTA
HOMEPAGE RECENSIONI CONCERTI CINEMA LINKS INTERESSANTI COS'E' "LA HAINE" 'ZINE? INTERVISTE