LA HAINE
barra menù

COPERTINA CD: Eloise ELOISE
MATHIAS RUST
Autoproduzione - 2002



Mentre approfondivo e reiteravo l'ascolto di questo cd, sono passato dai più contrastanti stati di giudizio: dalla repulsione all'arrendevolezza per il ritornello che non ti va più via dalla testa.
Così, se Eloise fosse una ragazza, la descriverei come una di quelle vestite in maniera curata, tra l'"alternativo" e il "fighetta", una di quelle che appare bella, ma che a me non piace molto.
Idiozie a parte, cerco di spiegarmi: gli Eloise, gruppo torinese già attivo da diversi anni e qui giunto al terzo demo autoprodotto, gioca, per quanto mi riguardo, tra il sacro e il profano, cercando di mischiare certo indie-rock americano, reminiscenze new-wave chitarristiche e sensazioni da "rock italiano" (espressione che suona un po' come un ossimoro e che identifica una discreta fetta della musica nostrana, dalle buone intenzioni ma dai risultati che non mi hanno mai interessato).
Le influenze che ispirano il gruppo sono quindi varie ma piuttosto identificabili: in particolare, ciò che si sente è il suono prodotto negli anni '80, sia da una parte che dall'altra dell'oceano, spesso attualizzato con richiami a chi, negli ultimi tempi, ha già cercato di mischiare queste carte. Ecco quindi "Cenere", costruita intorno a linee di chitarra alla Pixies ma infarcita di tonalità più oscure, vicine a chi spesso viene indicato come continuatore di una certa tradizione rock decadente, Placebo su tutti; l'amalgama si fa ancor più evidente nella seguente "L'attesa", un misto tra i primi Cure velocizzati ed un tributo ai Manic Street Preachers di Holy Bible (per la cronaca, secondo me un buon album, dove però il gruppo si sarebbe dovuto fermare). Nei brani che seguono la velocità viene dimezzata e ciò che prevale è il mood più inglese, sottolineato dalla tastiera di "Mathias Rust" (decisamente azzeccata la melodia del vocalizzo finale) e dagli intrecci tra frase spezzata di chitarra e pieni di basso all'inizio di "Microclima". I 20 minuti circa del demo terminano quindi con "La vita segreta dei fiori" (forse l'episodio meno riuscito), dove il rock di base si fa maggiormente cantautoriale.
I continui riferimenti agli anni '80 però non vi spaventino: il lavoro fatto da basso e chitarra rimane comunque in primo piano, e gli arrangiamenti strumentali sono mai banali e generalmente ben fatti (inoltre, il tutto è registrato egregiamente).
Ciò che però non mi permette di apprezzare a pieno questo cd è la voce. O meglio, l'uso che se ne fa: testi in italiano (comunque di per sé interessanti) cantati con quel pathos e quella enfasi tipici di certi "classicismi" rock; eccessive esuberanze vocali che tentano continuamente di prevalere sull'insieme. Sono questi aspetti che (a mio parere) fanno precipitare il gruppo nel limbo del rock italiano, anche se - va detto senza ipocrisie - volendo giudicare gli Eloise esclusivamente all'interno di questa categoria, ciò che prevale e si apprezza è comunque un tentativo di innovazione intestina, fatto con una buona dose di personalità.
Insomma, bisogna un po' decidere da che parte stare e tutto dipenderà dai vostri gusti. Io, per assegnare un voto, provo a pormi in mezzo ai miei: così sappiate che se mi fossi concentrato su ciò che di bello c'è in questo cd avrei dovuto dargli un po' di più, ma se, al contrario, mi fossi fermato a ciò che semplicemente mi piace, gli avrei dato un po' di meno.


04/04/02, Marco


TORNA ALLA LISTA
HOMEPAGE RECENSIONI CONCERTI CINEMA LINKS INTERESSANTI COS'E' "LA HAINE" 'ZINE? INTERVISTE