LA HAINE
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COPERTINA CD: DIY AA.VV.
YOU CANNOT HOLD DIY - IT IS AN ADJECTIVE
Ouzel Records - 2002



Quali sono le caratteristiche di una buona compilation?
La risposta più istintiva che si potrebbe dare a questa domanda è che, prima di tutto, una buona compilation dovrebbe mettere insieme delle buone canzoni. Ciò però non basta perché, altrimenti, nessuna differenza effettiva ci sarebbe tra le cassette che uno si fa da ascoltare in macchina e una qualsiasi raccolta in vendita. Quel che dovrebbe contraddistinguere una compilation che egregiamente voglia essere tale è un senso proprio, un denominatore comune ai pezzi che raccoglie o un significato dietro alla scelta dei compilatori. Insomma, un'idea.
E, riferendoci a questa nuova uscita della Ouzel Records, potremmo dire che, spesso, le idee migliori sono proprio le più semplici: i pezzi qui raccolti non sono, infatti, legati da un preciso filo conduttore, ma insieme vanno a comporre qualcosa di molto importante, ovvero l'espressione di un nuovo passo avanti per l'etichetta spezzina, una nuova scommessa da parte di chi, dopo anni trascorsi tra cassette, cdr autoprodotti e scambi fatti in tutto il mondo, ha deciso di investire ancora di più nella propria passione. You Cannot Hold DIY - It's an Adjective è, insomma, il debutto della Ouzel nel mercato del disco, la prima uscita stampata, la prima creazione "ufficiale".
Ecco dunque l'idea… e le canzoni? Beh, anche considerando la compilation come semplice somma dei propri componenti, le cose vanno bene: il cd infila 19 inediti di gruppi, per lo più italiani ma non solo, spaziando tra le diverse sfumature di indie e i nuovi suoni del cosiddetto post-rock. L'inizio è dei migliori, con un trittico tutto affidato ai gruppi di casa: i Morose ci propongono una deliziosa ninnananna (sbaglio, o si stanno facendo sempre più malinconici e meno cazzoni?) condita di armonica e un non meglio precisato strumento africano; i Jumpin'cherries una buona outtake dal loro ultimo cd, tre minuti di distorsioni, rumore e melodia; ONQ una piccola perla di malinconia, che potrebbe essere stato il miglior brano del suo ultimo cd (eppure dal vivo riesce a risultare migliore!). I genovesi Lo-fi sucks! regalano un brano del loro ultimo album in versione demo, mentre l'inglese Ian Simpson un breve bozzetto chitarristico (giusto un minuto e venti) dal sapore quasi bucolico. Minmae è una vecchia conoscenza in casa Ouzel (tra l'altro, Sean è il coniatore dell'azzeccato titolo della compilation), e questa "Cold and lonely winter" ce lo presenta nella sua veste di mesto pop-rocker: gran bel pezzo, dai sussurri iniziali alla distorsione finale. I Prague, duo di laziali sotto le mentite spoglie londinesi, proseguono il loro lento percorso quasi "slow-core", mentre gli americani Darryl Leigh Blood si impegnano in un misto di Belle&Sebastien e country alla Lambchop. Gli Skoda, al momento, non li conosce nessuno, ma sicuramente ne sentiremo riparlare anche perché, molto probabilmente, presto o tardi, faranno uscire un cd proprio con la Ouzel: il loro pop lo-fi a base di elettronica vagamente anni '80 è, comunque, uno dei momenti di maggiore interesse della raccolta, distinguendosi dagli altri per originalità. Italiani sono anche i seguenti Zen Circus (con un pezzo dall'apeal molto Pixies), milaus (come al solito ottimi), Spiralman (brano completamente strumentale - post-rock + elettronica - dai sentori quasi psichedelici, che però non mi convince molto), e Azucena (ancora "post", questa volta con accenni quasi southern-rock), mentre - ovviamente! - italiani non sono i compianti June of '44: sulla carta sono uno dei motivi d'interesse dell'intera raccolta, ma, tutto sommato, questo loro inedito registrato dal vivo (decisamente post-punk, ma più punk che post) non impreziosisce più di tanto un cd che cammina tranquillamente, agilmente, anche da solo. Gli EN procedono tra fraseggi rock, rumori elettronici ed una tromba, senza praticamente fare uso della voce, così come i francesi Klimperei, che rappresentano, a mio avviso, un altro apice del disco: La valse des sables è un giocattolino strumentale che chiude nell'armadio i Cure insieme a qualche balocco sonoro. Non è da meno, però, il brano seguente: aria di cameretta si respira anche in "A safe place" di The Colours seen from behind, progetto solista di Mr. Ouzel, tutto rock sommesso + xilofono giocattolo (a quando un cd tutto nuovo?). Sul finale Luke ci presenta il brano, tutto sommato, più rock dell'intera scaletta, mentre il compito di chiudere la porta è dato ai Cary Quant, anche questi di Genova, con un curioso strumentale che sembra mescere insieme tutte le diverse parti del loro primo cd su Marsiglia Records, ovvero arpeggi di chitarra, campionamenti vocali e rumori vari.
Il totale sfiora i 70 minuti, e l'impressione generale è quella di una buona raccolta, con qualche cedimento in alcuni rimpasti strumentali, ma con una media qualitativa molto alta e certi spunti piuttosto originali (insomma, è quel tipo di compilation che ti fa venire voglia di saperne di più sui suoi protagonisti).
Le riviste blasonate ne parleranno poco e di pubblicità in giro, molto probabilmente, proprio non se ne vedrà, ma se state leggendo queste righe avete veramente poche scuse, considerando anche che non si tratta più "solo" di cdr…
In questo cd troverete (anche) le nuove speranze della musica indipendente italiana: non vorrete mica ignorarle?



05/05/02, Marco


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