Un 7" autoprodotto, spesso e colorato d'azzurro, per questa formazione emergente proveniente dalla toscana e fautrice di una musica di stampo noise/post-punk. Un solo brano per lato, il che non è moltissimo per capire pienamente dove voglia arrivare il gruppo, ma che basta per farsi ammaliare ed incuriosire.
Il pezzo presente sul lato A comincia con chitarra elettrica non distorta, basso e batteria fissate su un semplice giro ipnotico e volutamente ripetitivo. Quando entra la voce - cantata in inglese e sugli stessi toni contenuti della parte strumentale - sembra di ascoltare qualcosa di simile a dei Primus senza funk e tecnicismi. Poi nel ritornello entra la distorsione, la voce si fa vagamente nirvaniana, così come il riff portante, e subito ci si accorge della bravura e della preparazione tecnica di batterista e bassista. Il brano procede così, per poco meno di 5 minuti, tra ripetizioni di pieni e vuoti musicali, leggere dissonanze nelle strofe e tensione strumentale vicino ai ritornelli.
Il lato B, invece, fatta eccezione per la voce, mi ha ricordato gli Shellac, nel suo incedere rumoroso e nell'incipit chiaramente post-punk. Il brano è più breve ma più rabbioso, e rivela, negli attimi di maggior coesione strumentale, degli accenni tendenti al noise di buon livello, i quali suggeriscono come i Creepmouse potrebbero costruire un discorso musicale più personale e ancora più interessante se coltivassero questi terreni, a tratti quasi post-rock di scuola June of '44.
In definitiva, un lavoro non originalissimo ma di tutto interesse, ben suonato e registrato (anche se, a mio parere, il suono della chitarra è un po' piatto o comunque in secondo piano rispetto alla parte ritmica: particolare voluto o no?). Due canzoni sono però forse troppo poco per comprendere appieno le potenzialità di un gruppo, e quindi aspettiamo nuovi sviluppi da questa band di Carrara.